THURISAZ: SPINA

NORVEGIA 2014

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  1. Atypical'
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    Allen Wilson
    Professore di Antiche Rune | 30 anni

    ''Thurisaz'' Protezione, spina, magia, incantesimo, ammaliamento, tu. Noi e il nostro potere, noi ed i nostri studi, la nostra vita dedicata a questo. Dobbiamo proteggerci, non dai nemici, non solo da loro... dobbiamo proteggerci da noi stessi, dalla tentazione di un'ambizione eccessiva, dalle scelte sbagliate che faremo nostre, dalle relazioni che stringeremo. Thurisaz e muovo il capo inseguendo i tuoi suoni, le tue parole che tanto vanno riempiendo un contenitore vuoto, le tue congetture così profonde da scavare il terreno, da strisciare insistentemente nella mia memoria. Lo studio e la scoperta ci hanno reso liberi: non avrei mai giurato sino ad ora, che sarei finito così, così lontano da casa. Ma casa è il luogo in cui scegliamo di essere protetti. Thurisaz e la tua bontà mi è così di conforto da modificare il passato burrascoso che, mesi fa, ho abbandonato alle mie spalle. Noi mutiamo col tempo, mutiamo se ci sforziamo di farlo, se accettiamo di divenire qualcun altro, qualcuno che non conosciamo e forse non riconosceremo mai. Le parti migliori di noi, potrebbero essere doni di qualcun altro, potrebbero essere i nostri canti lontani dalla neve, le pietre incavate che in questa troviamo.
    Spolvero con cura una runa rovinata dalle intemperie, sotto i polpastrelli lascio scorrere l'incisione nella pietra. Thurisaz. Ne ripercorro i tratti più e più volte, immedesimandomi nella storia impressa, nell'uomo che, prima di me ne ha trasmesso i significati. Il barattolo vuoto posto al lato della scrivania aspetta di essere riempito: Con delicatezza vi lascio scivolare le pietre. Il loro toccarsi, trovarsi, risuona nella stanza silenziosa. Tu non parli più, seduto vicino al fuoco del camino. Ti ho lasciato leggere pagine di un libro che non potrò mai sfogliare, ti ho lasciato ponderare su quanto sia importante ciò che abbiamo: tutto questo, i nostri studi, la nostra cultura, il nostro volersi bene come fratelli uniti dalla nascita. Il mio bisogno di ricercare in te conferme sulle mie teorie, sulle mie comprensioni. Sono ancora un uomo debole, ma questo mi ha fortificato: Le lande gelide della Norvegia sanno riscaldare il mio cuore malato, sanno ricomporre i pezzi della mia storia frantumata. Non sono più l'adolescente di una volta, eppure il risultato delle mie azioni grava ancora sulle mie spalle, sui miei occhi spenti. Ti cerco con l'udito, per assicurarmi di averti ancora un po' con me, di poter ancora leggere ed udire nozioni alchemiche e concetti runici. Di poter continuare a portare avanti questa sciocca routine. ''Trovato nulla di interessante?'' E' una domanda come un'altra, come quando incontri un vecchio amico e gli chiedi a quando una birra insieme...sapendo che non ci uscirai mai più. Preferisco questo alla verità, piacevole o non piacevole. Preferisco questo al dover ammettere di essere felice nel poter condividere qualcosa con un altro essere umano. Ad Hogwarts, prima che la ragione tornasse a funzionare, non avrei mai provato nulla di ciò: le rune mi hanno salvato. Anche tu lo hai fatto.

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  2. Il Mago che Danza sulla Luna
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    Il Ministero della Magia era esattamente come l'aveva lasciato qualche mese prima, tutto non sembrava cambiato di una virgola. Le stesse mattonelle nero ossidiana, lo stesso scrosciare dell'acqua nella fontana dei Magici Fratelli a sovrastare l'altrettanto rumoroso ticchettio del passo svelto di decine e decine di dipendenti, pronti per un'altra giornata di lavoro. Sempre uguale, un ritratto scolpito nel ghiaccio. Uguale è il percorso, uguale il sorriso e le battute dell'addetto alla sicurezza all'ingresso. "Signor Darling, è da un pezzo che non la vedevo! Si è fatto le ferie lunghe?!" Ed uguale sembrava anche lui, Westley Darling, calcando le piastrelle dell'atrium del ministero diretto verso il cuore stesso della struttura. Uguale sarebbe dovuto rimanere, era ciò per cui l'avevano addestrato: lasciarsi scivolare tutto, affrontare di peso anche la più complicata delle situazioni, risolverla e tornare là dove tutto era iniziato. E ricomincare, in un ciclo che non avrebbe mai avuto fine. Così aveva fatto. Quando la situazione in Sud Africa era diventata troppo calda per un gruppo di diplomatici che avrebbero dovuto mantenere un alto profilo per conto del Ministero, Norwena Zabini aveva deciso di sfoderare il suo asso nella manica e mandare l'unica persona al mondo che, ne era certa oltre ogni dubbio, avrebbe saputo gestire tutto. Aveva così aperto le gabbie del proprio serraglio, il ministro Zabini, e l'Idra era andata a caccia. Aveva trovato quei diplomatici sequestrati all'interno di una miniera di diamanti ad un centinaio di kilometri da Città del Capo, li aveva salvati, aveva ucciso i rapitori e con essi i loro mandanti. I diplomatici erano tornati all'ambasciata, ricoprendo le poltrone per cui Norwena li aveva scelti e così si era concluso il lavoro. Tornato a casa, solo per scoprire i dettagli della nuova missione. La terza. Chiuso in una remota stanza del quartier generale dell'Inquisizione, trovò sull'unico tavolo presente al centro un fascicolo. Lo lesse velocemente: Norvegia. Sospirò, richiudendo con uno scatto il fascicolo e nascondendolo in una tasca incantata della giacca. « Almeno stavolta, un po' di inglese lo masticano. » Non come quella volta in Nepal, pellegrinando tra villaggi alle pendici dell'Himalaya. Si era categoricamente rifiutato di imparare il nepalese e il vietnamica solo per una missione. Piuttosto li faccio sparire tutti, era stata la filosofia. Quanto al norvegese.. « Fanculo. » Quell'unica parola stava diventando quasi una tradizione, prima di ogni missione. Fanculo.. e si parte.



    [o p e r a z i o n e "y g g d r a s i l"]

    Le forze di Intelligence hanno rilevato picchi magici anomali nelle foreste a 300 km da Oslo.
    La sperimentazione e l'impiego di armamenti bellici magici viola il Trattato di Godric's Hollow.
    I rapporti diplomatici tra le nazioni della comunità magica europea ne verrebbero inficiati.

    Missione sotto copertura: livello di segretezza alpha
    Sarai Scott Thomas.
    Americano.
    Diplomato all'accademia Ilvermorny.
    Studioso di Rune Antiche.

    Scoprirai la fonte dell'anomalia magica.
    Farai rapporto ogni 28 giorni.
    Ti è data licenza di uccidere.




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    Erano passati nove mesi da quando aveva messo piede nelle terre del grande Nord e, diavolo, qualcosa di norvegese l'aveva imparata davvero. Era diventato casa, quel posto gelido, quel piccolo appartamento colorato perché far risaltare la poca luce dell'inverno nordico. Era diventato casa, lui. Lasciò cadere sul divano il libro che stava leggendo e si diresse verso la cucina. Era diventato casa il corridoio stretto, le mensole spoglie, il frigorifero vuoto. Di tanto in tanto pensava, come spesso accadeva dopo lunghi mesi in un unico luogo, che gli sarebbe mancato tutto quello. Ma guardandosi allo specchio, l'unica certezza che aveva era che Scott Thomas sarebbe morto di lì a poco. Lui e i suoi occhiali da vista, il suo viso sbarbato, la sua mente curiosa alla perenne ricerca di nuovi punti di vista Aveva dovuto studiare a fondo per calarsi nel personaggio, era la prima volta nella sua vita in cui veniva a contatto con le Rune, totalmente estranee alla sua formazione giapponese. All'università magica di Oslo, durante un seminario sulle ripercussioni della mitologia norrena sulla società del tempo, Scott Thomas conobbe Allen Wilson e scattò subito qualcosa: un interesse comune verso un campo che la maggior parte dei maghi considerava nicchia, perdita di tempo. Il tempo, loro, iniziarono a perderlo insieme. « Trovato nulla di interessante? » Lanciò un'occhiata al quaderno manoscritto che aveva lasciato in salotto: era il diario di un esploratore, Johann Larsen, ricordato dagli studiosi di quella nicchia del sapere come il primo mago ad aver esplorato sistematicamente la penisola scandinava, alla ricerca di tracce di magia nella cultura vichinga. E ne aveva trovate eccome. Se quelle annotazioni non avrebbero fatto nascere alcun entusiasmo in Westley Darling o in Valentin Flamel, il ricercatore americano Scott Thomas ne sembrava oltremodo affascinato. Buttò giù un sorso d'acqua, posando la bottiglia sul tavolo su cui Allen Wilson stava lavorando. Gli si fermò alle spalle e là posò entrambe le mani, massaggiandole appena. « Nel diario si parla di iscrizioni runiche in una caverna.. ho controllato la mappa, è nelle vicinanze della miniera di Kongsberg. Iscrizioni antiche anche per l'epoca di Larsen! » Scott Thomas sorrise, sporgendosi oltre la spalla di Wilson. Allen poteva essere molte cose, ma era sincero. Quanto a quel suo bizzarro e intraprendente compagno di avventure d'oltreoceano, nulla avrebbe potuto far sospettare il vero e proprio castello di bugie che aveva messo in piedi. Perché questo so fare, per questo mi pagano. Mentire. Ferire. Risolvere. E non guardare in faccia a nessuno, nel cammino. L'agente aveva mentito per nove lunghi mesi ad un ragazzo che, ne era consapevole, gli si era affezionato; una parte di sé, quella più sincera e umana, corrispondeva tale sentimento. Non era ancora pronto ad affrontare il momento in cui, senza spiegazioni, Scott Thomas sarebbe morto e l'agente Darling tornato in patria, con una nuova missione compiuta sul curriculum. « E tu, scoperto nulla? Sono autentiche quelle? » Avevano passato giorni in un terreno distante decine di kilometri, scavando alla ricerca di qualcosa che poteva non esistere e avevano trovato quelle. E più scavavano, più trovavano sé stessi e si ritrovavano insieme. Riscoprirsi insieme eppure, col senno del poi, non scoprirsi affatto.
     
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  3. Atypical'
         
     
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    Scus per il ritardissimo, ma ho avuto un periodo di non ispirazione per 'sto stronzetto.

    Allen Wilson
    Professore di Antiche Rune | 30 anni

    Non so quanto possa essere considerato sbagliato fuggire via, lasciare che il passato vada deteriorandosi sotto i miei passi, nascondendosi nella polvere delle mie azioni inconcludenti. Ho tagliato i miei polsi donando del sangue per una giusta causa, per ciò che fermamente credevo mi avrebbe salvato. Ho rafforzato me stesso nascondendo il mio nettare in un disegno su pavimento. Immobile, sono rimasto ad osservare il suo effetto benefico riempire l'aria di giustizia. Come sotto effetto placebo, ho creduto fermamente di star cambiando velocemente ad ogni passaggio. Sono cresciuto di pari passo all'indebolimento del mio organismo. Nel cerchio ho ricercato la vista che anni addietro mi è stata tolta, ritrovandomi con le mani vuote ed i sensi nettamente sviluppati. Sepolto nella neve, con i palmi delle mani al suolo, pronti a stringere il terreno in cui ero avviluppato, credetti di percepire in lontananza, l'arrivo di una donna dal buon profumo. Quando Freya riuscì a trovarmi, fui scortato nel suo rifugio e medicato a dovere. Se adesso passo i polpastrelli sulle ferite che circondano i miei polsi come collane di perle incastonate nella pelle, non posso che provare gratitudine e coraggio. Ho ferito me stesso cercando la risoluzione ad un problema: risoluzione che non sono riuscito ad ottenere. Freya ha cresciuto una bontà acerba che non sapevo di possedere ed ha alimentato il fuoco della mia passione, le mie capacità sepolte nell'ozio.
    Continuo a leggere incisioni su carta dura ricercando risposte ad un mondo che, nonostante i trent'anni, ancora non riesco a comprendere: è come se fossi rimasto indietro, bloccato in un'adolescenza che credevo mi stesse donando tutto ma che in realtà, non faceva altro che privarmi della vita. Ho diminuito le sigarette da quando ho conosciuto Scott Thomas e smesso di incorrere in incubi senza alcuna via d'uscita. I polsi mi fanno male quando incerto sulla fiducia che nutro per lui, mi soffermo a riflettere: ormai sono in grado di riconoscere i suoi passi tra mille e di prevedere ciò che potrebbe dirmi. Ho incontrato le sue mani troppe poche volte, ma potrei trovar difficoltoso incrociare una delicatezza simile. In Norvegia, tra la neve che cade leggera sui tetti della piccola dimora che mi è stata affittata e gli studi che in solitaria porto avanti, ritrovandomi a combattere demoni privi di volto, ho trovato la pace descritta dalle mie rune: un volto tranquillo nascosto tra le lenzuola del mio letto. '' Nel diario si parla di iscrizioni runiche in una caverna.. ho controllato la mappa, è nelle vicinanze della miniera di Kongsberg. Iscrizioni antiche anche per l'epoca di Larsen!'' Sento le sue mani poggiarsi sulle mie spalle. Le massaggia sapendo cosa toccare, sapendo come muoversi ed io, muto, lo lascio percorrere la mia schiena, rabbrividendo al suo tocco. ''La miniera di Kongsberg...è così strano pensare che il mondo runico sia circoscritto a queste terre, come se la conoscenza volesse intrappolarci qui.'' Rimarrei volentieri bloccato nel tempo e nello spazio, se lui rimanesse saldamente al mio fianco. ''E tu, scoperto nulla? Sono autentiche quelle?'' ''Più di quanto avrei potuto trovare a Londra.'' Non ho mai parlato della mia terra natia, né dal vacuo desiderio di ritornavi ex novo, ambendo ad una cattedra scolastica che probabilmente mai mi calzerebbe a pennello. '' Sono autentiche solo se chi le ha incise è riuscito a trasmettere ciò che desiderava enunciare. Non credo che pietre del genere siano in grado di apparire dal nulla: non c'è nulla di speciale in dei piccoli sassi incisi. '' E le rigiro tra le mani, per poi posarle nuovamente sul libro difronte a me. Mi alzo, dandogli le spalle e prendendo a passeggiare per la stanza come per invogliarmi a riflettere e rilassarmi più del dovuto. ''Sono le verità che potrebbero raccontare, a dar senso a tutto. Ma la verità è soggettiva, quindi queste potrebbero rimanere solo e soltanto pietre inutili.'' A volte mi sembra di perdere pezzi e di star perdendo tempo. Mi sembra di star ingannando i miei bisogni e di cercare disperatamente, tra i detriti di una città nascosta, il collante in grado di legarmi a Scott più del dovuto. Non so quantificare il bisogno di cui nutro paura. ''Sei ancora convinto di andare avanti? Possiamo tornarcene indietro e smetterla con queste sciocchezze.'' L'alchimia sarebbe stata in grado di donarmi più soddisfazioni, ma dopo aver sacrificato la mia linfa in favore di poco, ho deciso di allontanarmene senza rifletterci su più del dovuto. Devo essere ancora debole su tale fronte. ''Non siamo costretti a restare isolati dal mondo in favore della ricerca. Forse è da pazzi.'' Non siamo costretti a restar vicini se non ci sono sentimenti a tenerci incollati.

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2 replies since 6/10/2017, 14:36   73 views
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