Là dove si posano i corvi

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  1. AresCarrow
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    Non so cosa sia, ma è qualche giorno che mi sento inquieto.
    Ogni anno quando la scuola ricomincia ci sono sempre moltissime novità con cui fare i conti ma i cambiamenti nell'ambiente esterno non mi hanno mai destabilizzato più di tanto e quindi fatico, stavolta, a dare la colpa a loro. In fondo il campo estivo ha fatto sì che nessuno di noi finisse davvero mai la scuola, quest'anno, e stavolta non ci sono nemmeno stati quei due mesi di vuoto a separarmi da una parte dei volti a me tanto familiari.
    Passerà, mi sono detto, e come tutta risposta ho finito con l'isolarmi un poco di più nell'ultimo mai di giorni.
    Alzo lo sguardo, ad osservare il cielo che tramonta in direzione delle montagne.
    Sono salito fino in cima alla Torre di Divinazione e mi sono seduto su uno dei balconi, in terra, in modo da osservare il paesaggio stendersi verso ovest. C'è silenzio, lassù, e tutto sembra un po' più piccolo visto da quella distanza. Tutto. Il Clavis, i cui ragazzi hanno imparato con il tempo a lasciarmi i miei spazi quando ne ho bisogno, e Amunet che ogni giorno di più mi sembra di non capire. Rocket e Missy sono lontani, con le sfumature morali di ciò che è accaduto, così come lo sono anche Maze, o almeno la sconosciuta che è tornata al suo posto, e Malia che di tanto in tanto fa capolino fra i miei pensieri.
    Forse dovrei lasciar perdere tutto e decidermi a chiedere a Tallulah di diventare una coppia ufficiale, lasciarmi cullare da quello che ho già fra le mani, ma non sono sicuro di cme la prenderebbe lei. E poi per ora va bene così, in quel rapporto altalenante che ci tiene sempre sul chi vive. Alzo gli occhi, osservando un uccello che dalla foresta proibita è venuto a posarsi vicino a me, sulla ringhiera. Resto immobile ad osservarlo, incuriosito, con un libro di Storia della Magia posato fra le gambe e una tazza di the fumante posata accanto alla gamba. E' un corvo, e dal becco gli pende ancora un filo rosso, residuo del suo ultimo pasto. Chissà cos'era...
    Un rumore dall'interno dell'aula lo fa fuggire, e io mi volto per osservare la figura aggraziata che è appena montata fino a lì. Dev'essere il mio destino, quello di non riuscire a restare solo per più di qualche minuto - Byrne - la chiamo, non fosse altro per farle notare la mia presenza. Non sono sicuro di cosa ci faccia lì, ed è sicuramente meglio che sappia subito che ci sono: vorrei evitare di veder entrare al seguito qualche ragazzo, o ragazza, o qualsiasi cosa le piaccia. In effetti, rifletto, non ne so molto. Non è una delle cui abitudini di parli molto, in giro, cosa strana viste le gambe che si ritrova. Ho sempre avuto un debole, per le belle gambe - Fawn - ripeto, e alzo appena una mano.
    Non serve che venga a salutare, basta che sappia che sono lì.
     
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0 replies since 8/10/2017, 14:33   25 views
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