BLESS THOSE TIRED EYES

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    Thomas emette un unico lungo sbuffo. Il rumore dei suoi passi lenti e appesantiti dai ciottoli chiari che calpesta si perde, portato via dal vento che agita le acque del lago e scuote le chiome morenti degli alberi attorno. Gli occhi grigi richiamano il torpore del cielo, e come lui sono appesantiti, stanchi, e solcati da ombre scure. È troppo tempo che non dorme come si deve, e non è che ci sia niente a impedirglielo; niente di particolarmente preoccupante, comunque. Si tratta di un periodo, Thomas lo addebita al nervosismo per questo nuovo anno per il Clavis. La sera prima è stata poi decisamente intensa, sebbene assolutamente indimenticabile, come la maggior parte delle loro serate. C'è, tuttavia, qualcosa di più magico nelle iniziazioni, e, forse per via della carica che per la prima volta in tutti questi anni lui si ritrova a ricoprire, e per le aspettative riposte in lui in quanto Vice, quest'anno è stato diverso da tutti gli altri.
    Pronunciare il Voto Infrangibile non è una barzelletta, e questo il giovane Montgomery lo sa benissimo. E pur essendo tendenzialmente superiore a certe convenzioni e immune al fascino reverenziale che le situazioni dai più considerate importanti e intimidatorie, Tom riconosce il valore di rituali come quello. Perché pronunciare un voto del genere ha un peso, un peso che nessuno sarebbe tanto insofferente e stupido da sottovalutare e disprezzare, tendenze personali a parte. Ci sono cose a cui Thomas dà importanza, nella sua vita, sebbene il padre avrebbe un'opinione divergente sull'argomento; non è un adolescente che non dà valore a niente, non solo, almeno. Ci sono cose al mondo che contano per lui, e anzi, sono proprio queste a definirlo e a smuoverlo. E nonostante parte di lui si compiaccia al ritrovarsi assolutamente indifferente davanti a contesti per altri quasi sacri, non è una cosa che fa di proposito, quella. Spontaneamente, la natura e la vita di Tom lo hanno condotto ad allontanarsi da quegli stessi ambienti che da piccolo aveva frequentato sentendosi dire di doverli apprezzare. Aveva sviluppato, infatti, una sorta di spiccato senso critico, un occhio aguzzato a scovare le ipocrisie alla base dei loro castelli di carta, costruiti sulle bugie, sulla falsità più pura, sull'egoismo, e sul culto di sé. Tutti i membri dell'aristocrazia inglese si ergevano davanti ai suoi occhi come le sculture monumentali che, se fosse stato socialmente accettabile, avrebbero probabilmente fatto costruire in loro onore. Le loro case erano templi dedicati al culto di loro stessi, del loro Dio personale, l'unico veramente importante nelle loro vite. E se per suo padre provare disgusto verso una realtà che non riesce a cogliere aspetti del reale che non si mantengano su un livello definito dagli interessi e dalla soddisfazione personale, che non attengano solo alla cura del proprio giardino ma che vadano oltre significava non riuscire a riconoscere e apprezzare il valore delle cose, allora sì, Thomas era veramente una persona cieca alla fortuna che aveva avuto nella sua vita. Non c'era, per lui, niente che sapesse di benedizione nell'essere cresciuto attorniato da giocattoli, elfi domestici al suo servizio, pavimenti in marmo e soffitti alti e stuccati. Non c'era niente che gli ricordasse di ringraziare il Cielo ogni giorno per quello che aveva, quando ciò che veramente c'era a fargli compagnia durante le giornate interminabili che trascorreva tra quelle mura d'oro era la sua ombra. Per cosa avrebbe dovuto essere grato? Chi mai avrebbe desiderato una vita come la sua? Nessuno, e se qualcuno era abbastanza imbecille da volerla, probabilmente si trattava di individui senz'anima, venduti come tutti gli altri e consacrati solo ed esclusivamente al denaro. E che esistenza miserabile dev'essere, quella. La sensazione di
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    non essere nato per quel mondo è sempre rimasta consapevole e bruciante in Thomas, qualcosa di assolutamente sicuro e, anzi, identificativo di chi lui fosse e da che cosa volesse nella vita sin da quando era piccolo. Non sarebbe mai diventato come loro, quella era una promessa ed una garanzia, perché non ne sarebbe stato capace.
    Tuttavia ciò che gli sfuggiva – e che sfuggirebbe anche ad un osservatore più attento di lui – era che l'ipocrisia che tanto lo disgustava nella vita altrui, quello stesso liquido velenoso, aveva trovato il modo di insediarsi anche nella sua, e di consolidarsi assieme alle fondamenta su cui ergeva le sue credenze così anticonformiste. Thomas continuava, e continua, a vivere con un tenore nient'affatto umile: alle belle cose non ci rinuncia, non ne sarebbe capace, non saprebbe come si fa. I soldi del padre li disprezza, odia come lui se ne serva per rafforzare il proprio ego e porsi sul podio del vincitore, ma sono gli stessi che gli pagano le scarpe, e le sigarette, e l'acqua di colonia, e tutto il resto. Non indossa la seta in cui ama avvolgersi Nate, e questo fa di lui un ipocrita ancor maggiore: un ricco che gioca a fare il povero, che gioca a fare il comunista, il sindacalista della classe media, che però torna a casa e si fuma un sigaro di prima qualità e beve del vino altrettanto pregiato. Dov'è l'umiltà che predichi, Thomas?
    Ma è una questione di comodità, si dice; una faccenda al contrario che lui si fa andar bene perché è intelligente, e sarebbe da stupidi buttare tutto via, e finire veramente come un ingrato. Si dice che non è una questione di soldi in sé, ma di come questi ti fanno diventare, e lui non lascerebbe mai che vivere senza stenti possa mai significare diventare come loro. In sostanza, si prende dalla situazione ciò che gli è più utile (e anche qualcosina di più).

    Si sente più di tutto emozionato. Trepidante per questo nuovo anno, per il Clavis di nuovo al completo, e se qualcuno potesse vederlo, in questo momento, riuscirebbe sicuramente a cogliere l'ombra di un sorriso farsi strada sul suo volto pallido, la sigaretta di erballegra spenta tra le labbra – aspetta Maya per fumarla – e lo sguardo perso a riflettere. Davanti a sé ha la prospettiva delle loro imprese, pronte ad essere compiute.
    Le braccia di Maya lo colgono di sorpresa, cingendogli il collo da dietro. Lui si volta rapidamente, e con delicatezza la spinge sui ciottoli, le mani premute sulle sue spalle. «Mai attaccare un nemico alle spalle, Cooper» ghigna Thomas, trionfante sopra di lei. Quindi torna a sedersi, e le porge una mano per aiutarla a rialzarsi. «Certo che ce ne hai messo di tempo per arrivare. Cosa ti ha trattenuto così tanto?» Le rivolge uno sguardo di sottecchi accompagnato da un sorrisetto. Non perde tempo: estrae l'accendino dalla tasca e brucia la punta della sigaretta. Gliela porge dopo un paio di tiri, quindi espira, stendendo la gambe davanti a sé, e si appoggia sugli avambracci. «Volevo chiederti una cosa, comunque.»
     
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