QUESTIONI DI FAMIGLIA

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  1. Karen MCDuhab
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    - Non credo di potere, sai? Ho una lezione lunedì mattina - Karen sedeva su una delle poltrone del suo appartamento di professoressa, le gambe accavallate e la testa di Syd che la osservava dal camino. Stava esaminando il contenuto di una cartellina che teneva in bilico sul ginocchio, fermata da due dita, in quell'incontro a distanza che durava ormai da quasi mezz'ora. Credeva seriamente fosse un record l'essere riuscita a tenerlo fermo con la testa nel camino del Ministero da cui la stava chiamando tanto a lungo, ma le occasioni di vedersi dal vivo erano diventate parecchio rare di recente e fare il punto era una necessità imprescindibile, di tanto in tanto - Ma sarò a Londra questo fine settimana, da Norwena, e li vedrò volentieri domenica sera se proprio non possono farne a meno - aggiunse con una scrollata di spalle. Seguire gli affari da lì non era poi tanto difficile di quando li seguiva dal Maniero, distante appena una manciata di centinaia di chilometri da Hogwarts, se non per il fatto che i viaggi a Londra avevano assunto una sfumatura decisamente più piacevole in quegli ultimi tempi, e che al contempo Syd si era fatto carico via via di sempre maggiori responsabilità con il passare del tempo. Era piacevole vederlo finalmente motivato in un ruolo più attivo di quello di semplice esecutore e Karen era entusiasta dell'essere riuscita a coinvolgerlo di più, ma il quadro completo restava comunque in mano sua ed era a lei che spettavano le decisioni più importanti. Era importante, che fosse così - Dovremmo deciderci però a risolvere quella situazione con i Serbi - scrollò le spalle, chiudendo la cartellina e alzandosi in piedi - Bisogna anche chiudere la questione con i ragazzi dell'east end, non possono sempre cercare di versarci meno quote, inizia ad essere seccante. Uccidene uno dei due, con la famiglia magari e...no, nulla. Decidi tu quale - aggiunse con un cenno della mano, prima di augurargli la buona serata e un buon lavoro. Il segreto di una buona leadership era nel sapere quali compiti delegare e a chi.
    Responsabilizzare Karen, responsabilizzare.


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    I passi leggeri non riscuonavano quasi per le scale, mentre l'ultima dei McDuhab quasi sfiorava gli scalini nello scenderle. Aveva riflettuto parecchio dopo aver chiuso la comunicazione con Syd - i vantaggi del legame che la univa a Norwena era la garanzia che lo stesso Syd potesse poi cancellare qualsiasi traccia di quei contatti senza alcun intralcio - ed era giunta la comunicazione che quel titolo non le piaceva più così tanto. L'ultima dei McDuhab. Suonava decadente, e profetico in maniera inquietante.
    Imboccò uno dei corridoi, seguendo le indicazioni datele da uno dei dipinti, e uscì alla luce del freddo sole scozzese. Quello almeno era lo stesso sia lì che a casa - Nate Douglas? - domandò ad una studentessa che stava passandole lì vicino, e prima ancora che lei potesse rispondere a voce un'immagine precisa le balenò fra i pensieri. Nate che passeggiava sulla riva del lago, appena pochi minuti prima - Grazie - le sorrise, per poi incamminarsi in quella direzione. Il problema era appunto che Karen non aveva ancora un erede, e che probabilmente non l'avrebbe mai avuto. Per gli uomini era più facile, anche nel suo mestiere, perché a loro bastava prendere una donna, metterla incinta e lasciarla al sicuro a casa, a fare la balia, mentre a lei...se anche non ci fosse stato il problema delle sue particolari preferenze di sicuro non avrebbe potuto girare per il Regno Unito e fare ciò che faceva con il pancione, o con un marito a casa. Storse appena la bocca, incamminandosi lungo uno dei sentieri che portavano al Lago. Un marito. L'idea di un marito, che pure già le era sembrata tanto noiosa quando viveva le sue avventure femminili come piccole perversioni in cui indulgere di tanto in tanto, appariva ridicola ora che si era finalmente abbandonata all'idea di poter tollerare meglio la compagnia di un'altra donna rispetto a quella di un uomo. Certo, gli uomini avevano i loro lati divertenti, ma li avevano anche i cavalli e non per quello te li portavi a casa solo perché di tanto in tanto ti piaceva farci un giro.
    Rallentò fino a fermarsi. Il ragazzo non l'aveva ancora vista arrivare, e lei si era fermata abbastanza lontano da poterlo osservare senza riuscire a cogliere il senso dei suoi pensieri. Sarebbe stato maleducato, soprattutto se fatto in famiglia - Disturbo? - una sola parola, pronunciata a voce alta appena il necessario a farsi sentire. Era lì che l'avevano portata i suoi pensieri, a quel ragazzo che per gran parte della sua vita si era limitata a incontrare per cinque o sei volte all'anno. Non si poteva dire che ci fosse un vero e profondo affetto fra di loro, soprattutto per via della distanza che Karen tendeva a mettere piuttosto naturalmente fra sé stessa e gli altri, ma la famiglia era pur sempre la famiglia e in ogni caso era lì che sarebbe andato a finire l'enorme patrimonio dei McDuhab, se a lei fosse successa una di quelle spiacevolezze tipiche di chi faceva il suo mestiere. Prima a Chuck e poi a Nate il castello e le partecipazioni legali e a Syd tutto quello che viaggiava sotto la superficie della legalità. Non era un pensiero piacevole, ma era comunque un conto che andava fatto e il minimo che poteva fare era di approfittare di quel periodo ad Hogwarts per conoscerlo un po' meglio. Piegò appena la testa di lato, innocente come una statua della Vergine - Mi chiedevo come stessi...temo di averti visto un po' distratto all'ultima lezione, Nate - riprese avvicinandosi di qualche passo. Spostò lo sguardo sul Lago e sui riflessi del sole sulla superficie increspata - Ti ha seccato duellare con la tua compagna perché è una ragazza? -
     
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