LITTLE SOMETHING

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  1. gin and tonic
         
     
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    Come faceva la gente? No, sul serio: come facevano le persone a costringersi a stare chine sui libri in una giornata come quella? Era assurdo ed assolutamente inaccettabile, oltre che una prova più che palese del fatto che la maggioranza di quella gente non avesse la benché minima idea di cosa fosse l'estro artistico. Probabilmente non l'avrebbero riconosciuto nemmeno se questi avesse deciso di prendere sembianze umane e bussare alla loro porta. Era così triste che le loro preoccupazioni cominciassero e finissero coi compiti. Così insopportabilmente triste che la povera Gin aveva deciso di abbandonare la sala comune prima di dare il via ad una crociata sull'importanza del Bello e sulla sua principale funzione - un po' perché non ne aveva voglia, un po' perché la surclassavano dal punto di vista numerico e non sarebbe stata una scelta saggia - e si era portata dietro anche il gatto perché sapeva benissimo che non avrebbe preso bene un abbandono, non quel giorno. Era già stato giustamente accusato di aver attaccato una primina - il dettaglio a cui nessuno pareva far caso è che quell'idiota gli avesse camminato sulla coda che manco Kate Moss alla Paris fashion week - e aveva come il sentore che se l'avesse lasciato solo allora si sarebbe trovata a dover giustificare qualcosa di molto più catastrofico. Tipo come mai la suddetta cerebrolesa non avesse più gli occhi.
    La verità era che l'Inghilterra - o più nello specifico la sua tendenza alla pioggia - la rendeva malinconica. Non triste, ma mogia abbastanza da rimpiangere il sole e la possibilità di scattare quante più foto riuscisse. Le piacevano i giochi di luce, e le piaceva avere la presunzione di pensare di poter rendere qualcosa eterno. O di vedere in qualcuno un qualcosa di invisibile agli altri. Era una cosa soltanto sua, il suo piccolo grande mondo oltre la lente.
    E forse era solo un'adolescente presuntuosa, ma la fotografia restava un'ottima scusa per non pensare all'imminente compito di incantesimi - doveva proprio?
    In fondo non era così vicino! - e il lago nero era un posto bellissimo. Oddio, forse il lago in sé no, alla fine non si era mai avventurata nelle sue acque e francamente nemmeno ci teneva, ma la riva era un posto decisamente rilassante. Si era fermata in un punto imprecisato della stessa e aveva giusto tirato fuori la macchina fotografica cominciando a guardarsi attorno - sempre attraverso l'obiettivo - quando qualcosa catturò la sua attenzione. Forse sarebbe stato più giusto dire "qualcuno", ma a lei dell'esattezza dei termini in quel momento non fregava proprio niente.
    «Non ci posso credere» sussurrò a nessuno in particolare «è assolutamente perfetto.» E poteva anche essere rimasta a bocca aperta, ma le sue dita erano state più veloci di lei. Zoom in. Zoom out. Perfetto. La sua vittima preda nuova scoperta si trovava a diversi metri da lei quindi non avrebbe potuto nemmeno sospettare di star causando tanta tribolazione, ma questo non lo rendeva meno speciale. Era fermo sulla riva e osservava l'acqua, una cosa piuttosto comune. Tuttavia Virginia riusciva quasi a sentirla la magia. Era come se si incastrasse perfettamente con lo scenario. Come se vi appartenesse. C'era qualcosa, qualsiasi cosa fosse, e sebbene non sapesse dire se si trovasse nel modo in cui la sua figura si stagliava contro tutto il resto, o ancora nei suoi capelli biondi, o nella pelle pallida - onestamente, per quanto la riguardava, poteva anche essere il modo in cui stava fermo....e, un attimo: a proposito di stare fermi. Avrebbe fatto bene a restare in quella posizione o non allontanarsi troppo, quel tipo - chi era a proposito? - perché lo stava raggiungendo con tanto di gatto zompettante dietro di lei. Gli si affiancò in qualcosa come trenta secondi - forse aveva inconsapevolmente accelerato il passo - e si rese conto che beh, era davvero alto. E ti pareva. Magari era lei quella bassa.
    Tuttavia aveva quel qualcosa anche da vicino, quel... non avrebbe avuto idea di come chiamarlo finché non avesse scattato e sviluppato delle fotografie. Rimase ferma accanto a lui - a distanza di sicurezza, comunque - la testa voltata nella sua direzione (le piaceva proprio il riflesso della luce sulla sua pelle), poi Otto miagolò e si rese conto che forse doveva palesare la sua presenza. Forse. Per non passare per una stalker fuori di testa.
    «Uhmm... so che non abbiamo mai parlato prima di oggi e che la mia richiesta potrebbe sembrarti strana, ma... alzò lo sguardo su di lui, inclinando la testa leggermente di lato come per osservarlo meglio. «prima stavo facendo delle foto e non ho potuto fare a meno di notarti. Ti dispiacerebbe se te ne facessi qualcuna? È che sei...hai... non lo so nemmeno io. So solo che sarebbe una perdita per l'umanità intera se ti rifiutassi di posare.» Gli fece un gran sorriso, indicando la macchina fotografica che teneva con la mano destra.
    «Per favore?» aggiunse, sfoderando la sua arma letale nonché la ben nota combo: sorrisone e occhioni da cerbiatto. Sperando potesse vederla da lassù, ovvio.

    Edited by gin and tonic - 14/10/2017, 03:47
     
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