BASIC INSTINCT

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    Riesce ancora a percepirle le tracce cocenti che le sue mani le lasciavano sul corpo. A volte si sente ancora pizzicare le labbra, quando finisce di mettersi il rossetto davanti allo specchio. Stuzzicate dai suoi denti, come faceva ogni volta che gli si infilava nel letto, nel pieno della notte. "Se è uno dei motivi per il quale hai deciso di fregarmi il corpo, perché non hai trovato ancora il coraggio di parlarci?" Già, perché non l'hai ancora fermato, anche solo per scambiarci due parole? Mazikeen e Beatrix hanno passato dei giorni interi a seguire le tracce che lo spirito della demone riconosce, come le molliche di pane lasciate indietro, come a volersi far seguire. Edric Sanders è così che si chiama il guscio nel quale Mirot ha deciso di scivolare. E' bello, incede in ogni sala con la sicurezza di chi sa benissimo cosa vuole e cosa può permettersi di chiedere al mondo che si ritrova spettatore di tale determinazione. Sembra essere un valido alleato per il demone che ha deciso di albergare in lui. Beatrix non le è molto di aiuto, non conosce il ragazzo se non di vista. «Com'è possibile? Un ragazzo che non ti sei fatta? Una vera tragedia. Com'è che è scappato alle tue sevizie? L'hai semplicemente graziato Commenta l'aspra notizia, Maze, con una vena piuttosto carica di sarcasmo. Sta andando meglio il rapporto tra le due. Seppur sia con lei ormai da quasi un anno, Maze ha cominciato ad apprezzare veramente la compagnia di Beatrix soltanto nell'ultimo periodo, appena varcata il portone possente di Hogwarts. E' più facile la convivenza quando Beatrix si ritrova nel suo habitat naturale, quello che conosce meglio. Quello
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    che Maze non conosce assolutamente. Quando era ragazza lei, le cose erano ben diverse. L'amore era una cosa futile, per arrivare ad ottenere la mano di una dama si doveva passare attraverso un torneo di cavalieri ed era generalmente il padre a dettare legge sulla vita e il futuro di una figlia. Lì, invece, è tutto completamente diverso. Tutto disorientante. Le ricorda molto l'Inferno, per certi versi. Tutti che vanno con tutti, si fa a gara nell'avere più tacche possibili sulla cintura, tutti che si incornano come se non ci fosse un domani. Ancora Maze non è riuscita a trovare una coppia, all'interno del castello, che sia basata sull'effettiva e reciproca fedeltà. Su quei valori morali che il Padrone, da lassù, impone sulle sue povere pecorelle smarrite. Quei valori che tanto stridono con la filosofia di vita che sembra accomunare le due anime, quella di Maze e quella di Trixie, come nient'altro al mondo: essere libere come il vento. "Devo essermene perso qualcuno per strada, evidentemente" le risponde, piuttosto ironica, mentre Maze continua a rigirarsi la penna tra le dita. Seppur ai tempi fosse stata una delle poche privilegiate a saper leggere e scrivere, essendo una nobile, si ritrova spesso e volentieri con la testa tra le nuvole, quando dovrebbe invece studiare o finire di fare l'ennesimo saggio per questo o quello. «Chiaro. Quando serve un favore a me, te non mi sei mai d'aiuto.» Si gratta la nuca con l'unghia affilata dell'indice, prima di rimettersi a leggere qualche riga di quel pesante mattone di Pozioni. «Però quando ti serviva con l'amichetto tuo, il lavoro sporco l'ho fatto io.» Trixie sbuffa e Maze ridacchia. Ci sono delle volte in cui la sua parte del cervello la tiene sveglia a forza, di notte, tentando di farla sentire in colpa per aver trattato male il suo fidanzatino dei bei tempi andati. Alza gli occhi cristallini e li fissa nel febbricitante scoppiettare del fuoco nel caminetto della Sala Comune. Si guarda intorno, circospetta, per sincerarsi che non ci sia nessuno, prima di alzarsi e avvicinarsi ad esso. Si piega sulle ginocchia, lasciando che gli orli dell'ampia gonna sfiorino il pavimento. Allunga una mano a saggiare il calore del fuoco. Lo attraversa, con chirurgica lentezza, crogiolandosi in quella piacevole sensazione. Il suo elemento le ha sempre provocato uno spietato senso di potere. E l'averne il controllo, lì sulla terra, è stata la prima fonte di conforto, al suo risveglio. Anche Trixie si è ormai abituata al turbinio di emozioni che quell'affinità particolare crea al livello del loro stomaco. "E' così che ti sentivi? Invincibile?" Maze si morde il labbro inferiore, rievocando i ricordi di quell'eterna dannazione che era stata per lei nient'altro che liberazione. «Così e molto di più. Era un qualcosa di unico, di assoluto, di vincolante, di potente. Non credo sia possibile farti un paragone abbastanza accurato per farti capire.» Ma Trixie capisce lo stesso, non lo dice, ma Maze sente nascere in lei quella consapevolezza latente, tipica di chi comincia a comprendere la visione generale della situazione. Rimangono così, per qualche istante, a guardare le fiamme, fin quando entrambe non provano una fitta poco piacevole, all'altezza dello stomaco. Fame. Da quando è sulla Terra, le capita fin troppo spesso di provare quel vuoto alle ore più improbabili della giornata. E di solito sono sempre al di fuori del coprifuoco. Per qualche assurdo motivo. Forse perché ad entrambe piace andare di soppiatto in giro per il castello. Quando tutti sono addormentati e anche le ronde notturne sono finite da un pezzo. Piace ad entrambe starsene un po' nel silenzio assordante che le assorbe, facendole entrare a far parte di quell'atmosfera mistica. Ogni notte si spingono più in là, pronte a scoprire nuovi angoli di quel castello. Così, anche quella sera, Maze si ritrova a passeggiare per i corridoi, questa volta però con una meta precisa: le cucine, una delle gemme migliori all'interno di quelle mura. Cammina veloce, ma con la grazia tipica di chi non vuole farsi scoprire e di chi sa benissimo passare inosservata. Felpata e felina come un gatto, si muove con la gonna che le sbatte dolcemente sulle cosce, quasi a volerle ricordare che è sbagliato ciò che sta facendo. Che è contro le regole. Le regole di chi? Non di certo quelle di Mazikeen. E nemmeno quelle di Beatrix. Ancora una volta, si ritrovano ad essere d'accordo, in un sodalizio strano, complicato, ma forte. E' quasi vicina alle cucine quando lo sente. Avverte una sensazione di freddo che le pizzica giocosamente la nuca, facendole attraversare la schiena da un brivido di freddo. Si volta di scatto, si affaccia al corridoio con la testa e lo vede. "Sanders." No. Mirot. E' un qualcosa di strano ciò che le prende lo stomaco, fino quasi a stritolarlo. Le è mancato, terribilmente. Se n'è andato dal giorno alla notte. L'ha lasciata indietro e l'ha odiato per questo, tanto. Eppure, mentre lo vede lì, di fronte a sé, non riesce a pensare ad altro che a volerlo di nuovo, tutto per sé. Ancora una volta. Così non ci pensa due volte, balza fuori all'improvviso, con un sorrisetto smagliante ad allungarle le labbra. "Ricordati che potrebbe non essere cosciente. Edric potrebbe non sapere cos'ha dentro." E' saggia la ragazzina quando ci si mette. Ma Maze lo è di più. Improbabile. Tu non lo conosci. Lui ama risplendere. Ama primeggiare e farsi notare. E' sempre stato così. «Buonasera» esordisce, mentre si porta le braccia a stringere sotto il seno. Ha ragione Trixie. Deve andarci con i piedi di piombo, deve sondare il terreno, prima di lanciare effettivamente la bomba. «Se ci beccasse qualcuno ora, fuori dai nostri letti e a quest'ora di notte, beh, faremmo perdere non pochi punti alla nostra casata. Sarebbe un vero peccato!» Gli lancia un'occhiata affilata, prima di avvicinarsi a lui di qualche passo. «Avevo deciso di fare una visita alle cucine. Vuoi essere il mio ospite?» Domanda, con un mezzo sorriso ambiguo sulle labbra. Ospite, quante accezioni si possono dare al suddetto termine. Scegli quella giusta, mi raccomando, tesorino.

    I know I wont get out if I fall in
    So I dont wanna think about it now
    It’s dark in my imagination


     
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