such a shame we are shameless

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    Slytherin pride

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    « Spiegheme na cosa Carrow. Com'è sta storia? Thomas er marito, Nate l'amante.. ma io dico no.. a Rocky tuo nun ce pensi? » Quella stramba combriccola che ormai si ritrova sin troppo spesso nello stesso spazio vitale sbuffa quasi all'unisono. Riesce a percepire la risata silenziosa di Thomas poco più in là e l'irrigidirsi del fratello al suo fianco. Nate le mette un braccio attorno alle spalle e ride a sua volta. « Lo trovate divertente? Sul serio.. questa storia deve finire per l'amor del cielo. Ci hanno massacrati. » Commenta lei, mentre si sta gustando elegantemente l'ultimo pasto prima del ballo. E' l'ora di pranzo, ma Mun sa già che oltre quella leggera insalata non mangerà nient'altro, se vuole entrare nel suo tutt'altro che comodo vestito, senza sembrare una donna incinta. Riuscirebbero a inventarsi una storia anche su quello. La Carrow in dolce attesa. « Non te la prendere. Lo sai com'è fatto. » Lei guarda in cagnesco il giovane Dragomir che le fa l'occhiolino prima di continuare a ingurgitare quanto di migliore sia stato servito sul tavolo Serpeverde. « No, non lo so, è amico tuo. Io non so nemmeno cosa ci fa al nostro tavolo. » « Ahia, ragazzi, la Carrow è indisposta. » Fissa Montgomery dall'altra parte del tavolo gettandogli addosso una mollica di pane, mostrandogli una smorfia chiaramente dispettosa. « No. Sono solo.. seccata. Tutto questo stress mi secca la pelle. » Cerca di gettarla su un commento superficiale, per non far capire loro quanto poco abbia gradito effettivamente l'essere vista come una poco di buono. Che poi, in realtà, non faceva nulla per mettere a tacere le voci. Ci sarebbero state anche senza il muro della vergogna. Ma quello era spiattellare tutto senza esclusioni di colpo. « E allora è deciso regà! Sabato portamo la Carrow a 'e terme. Co l'occasione la famo pija a bene pure a sto muso lungo de su fratello. Mado Marte e fattela na risata che magari domani te sveji sotto a 'n cipresso. » Douglas la stringe di più a sé. « Tra qualche giorno avranno qualcos'altro di cui parlare, piccola Carrow. Non tormentare la tua testolina con queste sciocchezze. » Lei scuote la testa. Mun resta pur sempre una fissata con la giustizia. E nascondersi dietro una bacheca anonima è molto facile. Vigliacchi. « Il punto è un altro. Stanno riuscendo nel loro intento: non importa quanto ignoreremo la loro voce; continueranno a umiliarci ancora e ancora e ancora.. » Sente le dita di Ares stringesi attorno alla propria mano, e d'istinto lei fa altrettanto. Lo so che ci sei. Lo sguardo si sposta nell'ambiente che li circonda. Hanno toccato così tante persone, in così poco tempo. Li hanno spogliati della loro intimità, del loro sacrosanto diritto di fare ciò che vogliono. Questa è intimidazione, è insinuare sospetto e vergogna nelle persone. Lei di certo, di quelle voci se ne è vergognata, anche solo per semplice fatto di essere spiccata per un argomento tanto futile come le relazioni - tra l'altro nemmeno consumate. Mun, che della sua intimità era molto gelosa, che amava avere i suoi spazi e restare nell'ombra, trovava quell'essere messa alla gogna in piazza il modo peggiore per toccarla nell'orgoglio. La piccola ragazzina timida, anonima, che improvvisamente scopre le gioie della gioventù. Non era così che voleva essere ricordata. Sapeva oltretutto, che se lei aveva ossa abbastanza forti da poter affrontare quegli sguardi, non per tutti era lo stesso. Bullismo psicologico, ecco cosa stavano attuando quei malfattori anonimi. E no, non era un'esagerazione, perché nell'ottica di un adolescente, quelle cattiverie erano più che sufficienti per buttare giù una persona. Lei per prima ne era consapevole. Quando aveva assistito alla comparsa delle notizie sul suo conto, aveva completamente perso il controllo, e tutti avevano saputo che lei aveva provato a strappare quel biglietto dalla bacheca. Era risultata colpevole, volente o nolente, perché agli occhi degli altri, doveva esser sembrato che avesse provato a nascondere la sua colpevolezza. Erano crudeli. Nel loro stupido giochino, erano diventati semplicemente spietati. Forse è meglio per voi che restiate anonimi. Pregate che questa cosa non degeneri più del dovuto e che io non vi associ un nome e un volto. « Ma davvero oh, ma che te frega! Ar massimo sembri una molto attiva.. e meno male se lo sei.. pensa che tragggedia er contrario. » « Un vero signore, Dragomir. Sempre e comunque. » L'argomento si sposta su altro, mentre la ragazza finisce il suo pasto in silenzio. Parlano delle rispettive accompagnatrici, scherzano di questa e quell'altra cosa, mentre Mun dal canto suo si isola ricadendo in quel suo tipico silenzio. Di fronte a sé, al tavolo dei Grifondoro, in compagnia di alcuni amici, si siede proprie lei. L'ha osserva negli ultimi giorni, sin da quando quelle notizie erano uscite tutte insieme. Aveva provato una strana forma di solidarietà nello scoprire che non solo quella lettera anonima che aveva ricevuto più di un mese prima, proveniva da una persona a lei vicina, ma che oltretutto tra loro doveva esserci qualcosa. Aveva una vaga idea di chi dovesse essere, ma il punto non era quello, ancora una volta. La Stone e la Carrow erano state sputtanate in malo modo a destra e manca e le notizie sul loro conto avevano fatto scalpore per un semplice motivo: rientravano nel prototipo delle brave ragazze. Le brave ragazze, o quanto meno quelle che non sbandierano le loro conquiste ai quattro venti come il manifesto d'intenti dell'Onu, sembrano non avere il diritto di tentare la sorte tra i ragazzi, tanto quanto le altre, o quanto meno, quando lo fanno, fa più scalpore. Ceeeerto Carrow, zitta zitta, fai tutta la pulitina, e poi ti trombi Weasley negli spogliatoi maschili. Vecchia volpe, ti ho capito eh! Vuoi fare l'insospettabile. Istintivamente afferra la tracolla, strappa una pagina vuota dal suo quaderno, scrive poche parole sul foglio, prima di accartocciarlo e colpirla in pieno volto attirando la sua attenzione. "Stai al gioco." Non appena un paio istanti dopo, si toglie il braccio di Douglas dalle spalle, scivolando via dal tavolo Serpeverde. Inizia a parlarle mentre sta facendo ancora il giro dei tavoli per raggiungerla. Il che significa che deve alzare la voce. « Stone! » Il chiacchiericcio, seppur ancora presente, tende a ridursi man mano che quei tacchi vertiginosi ticchettano nella sala grande. « Complimenti! » Dice battendo le mani, mentre si posiziona di fronte a lei a un paio di metri di distanza. Le sorride con fare sarcastico, prima di scuotere la testa. A questo punto lo scontro è assicurato vero? Cat fight! e tutti sono invitati ad assistere. « Vergognati! Non solo ti sei fatta il mio ex ragazzo, ma hai deciso di puntare anche a mio fratello. Pare proprio che tu abbia un debole per gli uomini che orbitano nella mia vita. Vuoi fare gli onori anche con Douglas? Montgomery? Posso assicurarti che ne valgono la pena uno più dell'altro. » Sorride ancora una volta sarcastica, abbassando lo sguardo mentre si avvicina ulteriormente. Si porta platealmente una mano al petto per indicarsi. « Io, dal canto mio, mi sono fatta il mio ex ragazzo nonché tuo attuale interesse amoroso, dopo aver saputo che tu ci eri già andata al letto. Zero dignità. » E a questo punto, dovrebbe essere chiaro alla Stone, che cosa intende con reggimi il gioco. Questa non è una fucilazione in piazza. E' combattere il fuoco, col fuoco. « Oh, oltretutto pare che io mi sia fatto anche il tuo migliore amico; è proprio vero che più li tratti male, più hai voglia di trombarteli. Vergogna, vergogna, vergogna! » Incrocia le braccia al petto facendo altri passi nella sua direzione. « Però devo dire che ancora non siamo pari. Voglio dire, potevi farti chiunque, ma Weasley.. non hai sentito? Pare ci sia del tenero tra noi, e tu sei una vergognosa sfascia famiglie di prima categoria. Come osi? Vergognati! » Si stringe nelle spalle scuotendo la testa con finta aria di disapprovazione. « Ho pensato che per pareggiare i conti dovessi attentare a qualche tuo ex ragazzo, o a qualche tua attuale fiamma; pare la lista sia infinita. Tra un po' te la farai persino col custode. » Pausa. « Ma ora che ci rifletto, il punto è un altro. La domanda non è per quanto ancora la Stone e la Carrow faranno scambio di coppia.. bensì perché la Stone e la Carrow non hanno ancora inciuciato? »
    Prima che la mora possa protestare, Mun si avvicina abbastanza da poggiarle una mano sulla guancia incollando le labbra contro le sue. E no signori, non è un bacio a stampo quello che Mun e Malia condividono, proprio lì, all'ora di pranzo, di fronte a tutti i commensali. Un bacio che dura abbastanza da non sembrare evasivo. Anche l'altra mano si poggia sulla guancia della mora, circondandole il viso, prima di scendere, glaciali come sempre, sul collo di lei. Una s'intreccia ai suoi capelli, mentre sente qualche commento di troppo al tavolo dei Grifondoro, di fronte al quale si trovano. Un bacio piperino, che tutto è tranne che innocente. Dopo un tempo contato sulle lancette dell'orologio, si stacca, dandole un leggero buffetto sulla guancia, con apparente affetto, mentre i loro sospiri sono destinati a confondersi ancora per qualche istante. « Ricordati di vergognarti Stone, mi raccomando. » Dice infine facendo un passo all'indietro, mostrandole un sorriso sarcastico. « CONFESSIONE #17: La Stone bacia da dio. E lo dice una sua rivale, nonché nuova fiamma saffica. Vergogna! » Pausa. « Riservami un ballo per stasera, amore. » Dicendo ciò, le fa l'occhiolino prima di rivolgendole le spalle; e senza nemmeno tornare a raccogliere la sua roba al tavolo Serpeverde, esce dalla Sala Grande, con la consapevolezza che non c'è peccato più denigrante per il muro della vergogna dell'essere svergognate.


     
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    « Duecentocinquanta punti Stone, mica taralli. »
    « Di' un po' Wilson, ma i cazzi tuoi? »
    « No no, per carità, i cazzi sono tuoi. Tutti quanti. Letteralmente. »
    « Allora, ci vai da solo a fanculo o preferisci che prima ti spacchi la faccia? »
    La giornata comincia così. Con una Malia Stone con i coglioni ampiamente girati già di prima mattina. Sono già giorni, ormai, che è costretta a sopportare le occhiatacce severe di alcuni tra i suoi compagni di casata, i quali non sembrano aver particolarmente apprezzato la sua ultima mossa, costata effettivamente troppo a Grifondoro. Una parte di loro, quella più comprensiva e più tipicamente in linea con lo spirito della casata, che se ne frega altamente delle regole e di una cosa scema come la Coppa delle Case, è riuscita ad andare oltre la questione del punteggio e a mettersi nei suoi panni, empatizzare con lei, perfino. Giusto ieri una ragazzina del terzo anno, in Sala Comune, le ha sorriso con fare indulgente, ammettendo che, se fosse stata al posto suo, di schiaffi, a quell'infame di uno Scamander, gliene avrebbe rifilati pure tre o quattro. E per quanto alla giovane Stone possa dispiacere l'idea di aver messo il neo-professore di Volo leggermente in difficoltà, sotto gli occhi di tutti, continua a ripetersi che si è meritato tutto. Certo è che poi quel suo schiaffo le sia tornato indietro, pure con gli interessi, da un punto di vista scolastico, così come di reputazione: per farla breve, oltre ai duecentocinquanta punti fatti perdere alla casata, e all'impossibilità di giocare alle prossime partite, Malia Stone adesso non è più soltanto poco di buono, per le malelingue di Hogwarts, ma è pure una pazza isterica che fa scenate senza senso. Oltre al danno, la beffa.
    « Che poi, onestamente? Possiamo per un attimo dire le cose come stanno? » si ritrova a dire, quella mattina, al tavolo Grifondoro, rivolta a nessuno in particolar modo. « Quella che ci ha rimesso di più, in tutta questa storia, come volevasi dimostrare, sono io. Non siamo neanche a Novembre, e per riprendere quei punti persi basteranno un paio di piantine ben interrate alle lezioni di Wilde da questa qui » e indica Olympia, al suo fianco « e qualche sorriso in più di Freddie alla Branwell, che sappiamo tutti che non disprezza. E siamo a cavallo. » Si stringe nelle spalle, prima di infilare in bocca un'enorme cucchiaiata di latte e cereali. Lo sguardo vaga casualmente per la Sala, fino a posarsi sul tavolo dei Professori. Lui sta chiacchierando amabilmente con la Castillo, mentre sorride e sorseggia di tanto in tanto da una grande tazza di ceramica. Gli rivolge uno sguardo rapido, le sopracciglia corrugate, prima di tornare a posarlo sui suoi compagni di casata. « E poi, sul serio, non capisco questo continuo lamentarsi per la cosa del Quidditch. » Sbuffa, scuotendo la testa e prendendo un'altra cucchiaiata. Neanche le reazioni a quella parte della punizione sono state particolarmente facili da affrontare. Con sua enorme sorpresa, ha scoperto che i Grifondoro sembravano tenerci parecchio alla sua presenza in squadra. E d'altronde è stata proprio questa l'implicazione più dolorosa della vendetta - perché sì, inutile prendersi in giro, è stata una vendetta bella e buona - di Scamander: non le è mai importato troppo del punteggio, o dei propri voti, ma essere impossibilitata dal salire sulla propria scopa... questo è senza dubbio un dramma. Per non parlare del fatto che, quest'anno, finalmente la squadra sembrava perfettamente calibrata in tutti i punti: finalmente possiedono giocatori bravissimi e incredibilmente dediti, seri nell'organizzazione degli allenamenti e appassionati al gioco. Insomma, a nessuno questa situazione può dispiacere più di lei. « Cioè, siamo seri, dai. Il mio sostituto sarebbe Rudy - Rudy! » indica il compagno, seduto poco più in là, con la mano libera. « Cioè, non stiamo parlando di un qualunque primino coglioncello. No? È anche più forte di me. Il campionato lo vinciamo lo stesso, tanto. E poi si tratta di soltanto tre partite, dai. Lasciatemi in pace, davvero. » E così conclude il suo monologo, lasciandosi andare ad un leggero sospiro, prima di concentrarsi unicamente sulla propria tazza di cereali. Non che si aspetti sul serio di essere lasciata in pace, specialmente se un discorso del genere viene fatto in prossimità di persone quali Olympia, Rudy, Fred, Lily, e Fawn, che non si sognerebbero minimamente di giudicarla o crocifiggerla per aver fatto una cosa che tutti riconoscono essere tipicamente da Malia. Sanno bene che sarebbe stato inutile provare a fermarla, una volta visto quel bigliettino sulla bacheca della vergogna, così come sono perfettamente consapevoli del fatto che lei stessa non sarebbe stata in grado di arrestare per un istante la furia del momento per razionalizzare e riflettere sul da farsi. No, quella semplicemente non è lei. Eppure, proprio perché è stata se stessa si ritrova adesso ad essere punita. E non con i punti tolti, né con le partite negate: bensì con la gogna pubblica, che pare inseguirla ormai dall'inizio dell'anno ininterrottamente. Tutto perché non si vergogna, come invece suggerisce quella ignobile bacheca, perché continua a fare quello che farebbe sempre nonostante i risvolti negativi e le maldicenze.
    La parte peggiore, poi, si ritrova a pensare mentre rivolge un'ulteriore sguardo al tavolo dei Prof, è stata non avere l'opportunità di dire l'ultima parola. O sferrare un altro colpo. Si è ritrovata con una porta chiusa in faccia e l'orgoglio in frantumi, da raccogliere pezzo per pezzo. E ancora più fastidioso è il pensiero che Sam abbia avuto ragione, in fondo, che la colpa non sia stata tutta sua, ma che quel piccolo telefono senza fili si sia effettivamente fermato una volta raggiunto l'orecchio della Caposcuola di Serpeverde. Non avere nessuno contro cui poter puntare il dito, questo è proprio seccante.
    « Resta il fatto che su un punto Scamander ha ragione » le ha detto Fred qualche sera fa, durante una delle loro lunghe conversazioni - slash sessioni terapeutiche - al riguardo.
    Malia, la testa pesante abbandonata tra i cuscini rosso-oro di uno dei piccoli divanetti della Sala Comune, l'ha guardato dal basso aggrottando le sopracciglia con aria tanto confusa quanto curiosa. « Su che cosa, di grazia? » A quel punto ha stretto di più le braccia al petto, come a voler evitare di scagliargli un pugno sul braccio prima del tempo. Lo guarda in attesa, e con un'aria un po' di sfida, come a volergli dire: ehi, ti pago per insultarlo insieme a me, non per dargli ragione.
    Il rosso, intento a giocherellare distrattamente con una ciocca dei capelli scuri di lei, si è limitato a sollevare lo sguardo, l'espressione vagamente seria. « Sul fatto che non può essere stata Mun, a spifferare tutto allo Shame. » Malia si è morsa il labbro inferiore, leggermente, per poi sospirare. Una parte di lei sospettava che da questo punto di vista Sam fosse stato sincero, eppure sentirlo proprio da Fred rendeva la prospettiva decisamente più reale. « Considera che negli ultimi tempi la bacheca ha pubblicato un bel po' di cose non troppo carine anche sul suo conto. E posso assicurarti che lei non ci sta bene. La vedo difficile che si sia messa a sputtanarci in questo modo, ecco... Per fartela breve, secondo me tu e lei siete un po' sulla stessa barca, ora come ora. » Ha sospirato profondamente, un po' assorta, lo sguardo perso nel vuoto. Sapeva che Fred aveva ragione: aveva letto tutte le confessioni sul conto della Carrow e, se possibile, quella bacheca con la Serpeverde era stata ancora più crudele che con lei. Tuttavia, per qualche motivo, non si era soffermata mai troppo su quel pensiero. Erano sempre state sulla stessa barca.

    Stai al gioco.
    Aggrotta le sopracciglia, la mora, confusa da quel bigliettino stropicciato che l'ha appena colpita in piena faccia, dal nulla. Si guarda intorno, visibilmente alterata da quello che le pare uno scherzo stupido, mentre Olympia al suo fianco spia oltre la sua spalla per poter leggere anche lei il contenuto del pezzo di carta. Tuttavia non ha il tempo di scervellarsi troppo sul mittente di quel messaggio scritto in calligrafia tanto elegante, perché all'improvviso si sente chiamare da una voce non eccessivamente familiare, ma quanto meno conosciuta. « Complimenti! Vergognati! Non solo ti sei fatta il mio ex ragazzo, ma hai deciso di puntare anche a mio fratello. Pare proprio che tu abbia un debole per gli uomini che orbitano nella mia vita. Vuoi fare gli onori anche con Douglas? Montgomery? Posso assicurarti che ne valgono la pena uno più dell'altro. » Sbalordita, e visibilmente presa in contropiede, guarda la Carrow che adesso si staglia esattamente di fronte a lei, con quel suo completino extra-costoso e quei tacchi a spillo su cui Malia non sarebbe in grado di mantenere l'equilibrio nemmeno se forzata. La osserva dal basso, confusa, quel biglietto ancora stretto tra le mani, mentre sente il brusio intorno a sé diminuire sempre di più e quasi arrestarsi di fronte ad una scenetta che forse da settimane l'intera scuola attendeva con ansia.
    « Tuo fratello? » ripete scettica, per poi stringersi nelle spalle. Per certe cose è un po' lenta di comprendonio, Malia, e sulle prime non è in grado di capire il senso di quel confronto inscenato lì, alla mercé di tutti. Si alza in piedi però, per fronteggiarla, perché non si dica mai che una Stone si tira indietro di fronte ad una dichiarazione di guerra. « Senti Carrow, mettiamo un paio di cose in chiaro. Io- »
    « Io, dal canto mio, mi sono fatta il mio ex ragazzo nonché tuo attuale interesse amoroso, dopo aver saputo che tu ci eri già andata al letto. Zero dignità. Oh, oltretutto pare che io mi sia fatto anche il tuo migliore amico; è proprio vero che più li tratti male, più hai voglia di trombarteli. Vergogna, vergogna, vergogna! »
    ay1osoj
    E qui sta per replicare, ma nel registrare quelle parole, il suo cervello sembra elaborare meglio tutte le informazioni. Stai al gioco. Inarca un sopracciglio, inclinando leggermente la testa, mentre il suo sguardo cambia e da confuso si fa sempre più curioso. Dove vuoi arrivare, Carrow?, le chiede con lo sguardo, ma intanto decide di acconsentire a quella sua piccola richiesta. E così, nonostante non gliene freghi veramente nulla delle scopate che avvengono all'interno del castello, decide lo stesso di stare al gioco, per un motivo che non sa spiegare nemmeno a se stessa. Si stringe nelle spalle allora, assumendo un'espressione apparentemente tranquilla e serena. « Ma sì, d'altronde lo sappiamo tutti qui che sei una ninfomane anche tu. Ti capisco però. È così difficile reprimere il desiderio di fare le puttane. » Si lascia andare ad un sospiro teatrale, senza poter fare a meno di spiare con la coda dell'occhio le reazioni dei presenti in Sala. Intorno a loro, il silenzio più tombale. Riesce a sentire qualcuno che alle sue spalle comincia a bisbigliare il desiderio di vedere una bella lotta femminile in azione.
    « Però devo dire che ancora non siamo pari. Voglio dire, potevi farti chiunque, ma Weasley.. non hai sentito? Pare ci sia del tenero tra noi, e tu sei una vergognosa sfascia famiglie di prima categoria. Come osi? Vergognati! » Ridacchia Malia, prima di arricciare il naso, in una smorfia più falsa dei sorrisi benevoli di Kingsley, annuendo convinta. Non sa cos'abbia in mente la Carrow. Probabilmente vuole soltanto dare un po' di show davanti a tutti, giusto per far capire che a nessuna delle due importa troppo di quelle dicerie, e di quel parlottare continuo, degli sguardi di tutti fissi su di loro in attesa del prossimo passo falso. Capisce soltanto, dal suo sguardo che le rivolge, che per qualche strana dinamica, in questo frangente, per quanto strano e paradossale possa sembrare, sono insieme. Dalla stessa parte del campo di battaglia, a combattere qualcuno di cui non conoscono il volto, e che per ora possono solo identificare in quegli occhietti attenti che le guardano senza perdersi nemmeno un respiro di nessuna delle due.
    Si stringe nelle spalle, quasi con fare impotente. « Che vuoi farci. Mi diverte sempre tantissimo rubare i fidanzati alle altre. Non lo sapevi? Stai attenta, anzi. Magari uno di questi giorni vengo sul serio a dare una prova a Douglas o a Montgomery, visto che me li consigli tanto caldamente » ribatte dunque, sarcastica, prima di scuotere leggermente la testa. A questo punto qualcuno, che ha capito l'andazzo della situazione, comincia a ridere. Altri sbuffano, forse delusi nel notare che quello che si prospettava come un bellissimo litigio tra donne non è altro che pura solidarietà. Quanto meno perché si sono ritrovate entrambe senza chiederlo a stare, appunto, sulla stessa barca.
    Fa per sedersi, la mora, divertita dall'aver messo in scena quel piccolo teatrino in modo così estemporaneo, eppure la Carrow le si avvicina di più, pericolosamente, dimostrando di non aver ancora finito. « Ho pensato che per pareggiare i conti dovessi attentare a qualche tuo ex ragazzo, o a qualche tua attuale fiamma; pare la lista sia infinita. Tra un po' te la farai persino col custode. Ma ora che ci rifletto, il punto è un altro. La domanda non è per quanto ancora la Stone e la Carrow faranno scambio di coppia.. bensì perché la Stone e la Carrow non hanno ancora inciuciato? » A quel punto Malia scoppia a ridere, divertita da quella ipotesi, ed è sul punto di dire qualcosa al riguardo, ma non fa in tempo perché, senza alcun preavviso, le labbra della Carrow si poggiano sulle sue, e così le sue mani sul suo viso. Se ne resta lì impalata e rigida Malia, colta ancora una volta del tutto alla sprovvista da quell'azione tanto impulsiva e inaspettata. Ma la Carrow si dimostra determinata, e le fa capire di non avere intenzione di mollare la presa tanto facilmente. Dà loro quello che vogliono. Così si rilassa, Malia, e sta al gioco. Bacia Amunet lentamente, con quella dedizione e quella passione che non dedicherebbe a nessun altro, proprio perché una situazione del genere è estremamente singolare. Una mano si ferma sul braccio della ragazza, in un modo un po' impacciato, più per metterla da qualche parte che per altro. E se Amunet è tanto tranquilla e disinvolta in quella situazione, Malia, per quanto divertita e determinata, è tutto fuorché a proprio agio. Per carità, le labbra di Amunet sono morbide, piacevoli da baciare, e questa non è nemmeno la prima volta che si ritrova in una situazione simile con una ragazza - per un istante, in modo fulmineo, le balena in mente quella notte in compagnia di Olympia, della quale le due avevano giurato più volte di non rivelare mai a nessuno gli avvenimenti - tuttavia la situazione rende tutto estremamente strano. E meccanico. Ogni mossa pare calcolata al millimetro, e la giovane Grifondoro si ritrova quasi a sospirare di sollievo nel momento in cui le due si distaccano. « CONFESSIONE #17: La Stone bacia da dio. E lo dice una sua rivale, nonché nuova fiamma saffica. Vergogna! Riservami un ballo per stasera, amore. » Ridacchia, Malia, nello scambiare un ultimo sguardo d'intesa con la Serpeverde. Poi, senza aggiungere altro, torna a sedersi al proprio posto, e riprende a mangiare come se nulla fosse, un sorriso beffardo dipinto sulle labbra.
     
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