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    « Vieni con me » Una volta fuori dalla Sala Grande le stringe di più la mano, voltandosi per rivolgerle un sorriso veloce, prima di trascinarla con sé verso i corridoi vicini. Lo spazio antistante alla Sala è pieno di ragazzi che chiacchierano, si rilassano sui divanetti appositamente posizionati dagli organizzatori o si disperano per qualche dramma amoroso in corso. A Nathan non va di mischiarsi a quella gente, per cui, senza dire nulla alla ragazza, svolta a destra e imbocca il primo corridoio. Qualche passo più in là, si appresta ad aprire la porta dell'aula di Trasfigurazione e, dopo essersi accertato che fosse deserta, vi sguscia all'interno insieme alla ragazza, stando attento a richiudere la porta alle proprie spalle. Piuttosto che accendere la luce della stanza, tira fuori la bacchetta dalla giacca e, con un colpo leggero, accende a distanza la debole lampada ad olio sulla cattedra, che illumina flebilmente la camera, lasciando le loro figure in una sorta di penombra che, a detta del ragazzo, rende tutto più intimo e intrigante. « Scusa. Volevo stare un po' da solo con te. » Le rivolge una lunga occhiata, che dal suo viso sembra spostarsi lentamente sul corpo di lei.
    La osserva mentre si appoggia con le spalle al muro, poco distante dall'ingresso della stanza. « Cosa ne pensi di fare un gioco? » Inarca un sopracciglio, Nathan, incuriosito da quella proposta. Un gioco non è esattamente quello che lui stava pensando di fare, lì dentro, ma decide comunque di ascoltarla, e vedere cosa può cavar fuori dalla sua idea. « A turno dovremo rispondere sinceramente ad una domanda dell'altro e in cambio riceveremo una ricompensa... » Inclina leggermente la testa, interessato, mentre le sue labbra piene sembrano allargarsi in una sorta di sorriso. La sua risposta è palese: sì, questo gioco gli piace. E non si tratta di essere competitivo, né di morire dalla voglia di scoprire dettagli segreti della vita della ragazza che ha di fronte, quanto più è l'idea della ricompensa a intrigarlo.
    Compie un passo nella sua direzione, mentre infila le mani nelle tasche dei pantaloni scuri. « Sono pronto ad essere messo alla prova, MacBride. Questi giochini mi piacciono parecchio. » E ride sommessamente, divertito, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di lei, resi scuri dalla penombra della stanza. Anche mentre lei comincia a parlare lui resta a guardarla, studiandone in silenzio i lineamenti del volto, il taglio degli occhi, la curva delle labbra. E la osserva, come sempre, con quel fare poco discreto che lo distingue in ogni situazione, quel mezzo sorrisetto sulla bocca e quella strana luce ad illuminargli il verde degli occhi.
    « Da buon cavaliere permettimi di cominciare...perchè hai scelto proprio me per questa sera? » Nathan inclina leggermente la testa di fronte a quell'interrogativo, per poi mordersi leggermente il labbro inferiore.
    zfPbWpA
    Chissà per quale motivo, in questo momento le parole di Amunet Carrow gli risuonano nella testa con insistenza. Ma le rivolge un altro sorriso, sforzandosi di cacciare quel ricordo in un angolo della sua testa. Perché di certo non si pente della scelta fatta. E non ha da sentirsi in colpa, perché non doveva il proprio invito a nessuno.
    Si stringe nelle spalle mentre la guarda, l'espressione sincera. « Ho scelto te perché sei una delle ragazze più carine della scuola. Perché sei dolce, gentile, e perché ero certo che questa sera saresti sembrata una principessa. E avevo ragione. » Le sorride, mentre si avvicina di più a lei. E per quanto Eris possa non voler credere alle sue parole, non ha detto nulla di falso. La trova davvero dolce, bellissima, e dagli atteggiamenti tanto graziosi da dar l'impressione di essere una principessa. La verità completa, ahimè, Nathan non sa donarla a nessuno, ma questo è già qualcosa. Inarca entrambe le sopracciglia, mentre tiene incollati i loro sguardi e si avvicina sempre di più al suo viso, tanto da arrivare a far sfiorare i loro nasi, e da poter avvertire il respiro caldo di lei confondersi con il proprio. Resta fermo lì per qualche attimo, al limitare di quel desiderio che più volte ha espresso in modo abbastanza eloquente, gli occhi a mala pena socchiusi e una mano che, casualmente, scende ad accarezzarle un fianco. E poi si avvicina ancora, fino a lambire le labbra di Eris con le proprie, in un bacio tanto leggero quanto prolungato. Resta fermo sulle sue labbra, senza accennare a spostarsi per svariati secondi, e quando finalmente si distacca, una mano che le carezza delicatamente l'incavo del suo collo, le rivolge un sorriso soddisfatto. « Oh, scusa, forse ho avuto un po' di fretta... Ma suppongo che la mia ricompensa l'avrei scelta comunque da solo, no? » le dedica un veloce occhiolino e ride piano, senza tuttavia accennare ad allontanarsi troppo da lei. « E adesso direi che tocca a me » annuncia dunque, la mano che dal suo collo passa ad accarezzarle delicatamente prima la spalla, e poi il braccio nudo. « Che cosa speri per questa serata? Cosa desideri davvero, Eris? » domanda dunque, puntando gli occhi chiari in quelli di lei.



    Edited by everybody lies. - 5/11/2017, 12:23
     
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    «Ho scelto te perché sei una delle ragazze più carine della scuola. Perché sei dolce, gentile, e perché ero certo che questa sera saresti sembrata una principessa. E avevo ragione Eris si sente lusingata, è raro che le persone esaltino le sue qualità e nella sua vita non aveva fatto altro che sentirsi dire di non essere abbastanza, di essere mediocre in ogni cosa. Sua sorella traeva forza dallo sminuirla, come se ogni sua cattiveria fosse un modo di punirla per essere nata strega, per averle portato via quello che secondo lei le spettava per diritto di nascita. La corvonero aveva imparato a farsene una ragione, ma non per questo non poteva fare a meno di sentirsi ferita e allo stesso tempo scettica ogni qual volta era soggetta dell'ammirazione di qualcuno. Una piccola parte di lei la spingeva a mettere in dubbio le parole del serpeverde perchè lei per prima stentava a crederci, ma una nuova consapevolezza di sé le imponeva di credere in quelle parole. Scrutò attentamente il ragazzo, curiosa di scoprire cosa si nascondesse dietro quegli occhi, ma Nate era come un bellissimo scrigno chiuso a chiave che solo il possessore di quest'ultima poteva aprire. Nathan aveva la capacità di sfidarla, di tirare fuori un lato di sé che nemmeno lei pensava di conoscere; la spronava ad ascoltare i suoi desideri senza vergognarsene. E proprio per questo motivo non si mosse di un passo mentre il ragazzo si avvicinava a lei sempre di più. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quello del serpeverde, incatenata e incantata da quella vena maliziosa che sembra avergli acceso gli occhi. La ragazza può sentire chiaramente la mano calda premere sul suo fianco in una carezza leggera, quasi impercettibile. Non si scosta quando le labbra del ragazzo si posano finalmente sulle sue, un bacio che più volte il ragazzo sembrava aver annunciato, un bacio che lei sapeva benissimo di ricevere non appena aveva proposto quel piccolo gioco a premi. Nate le piaceva perchè non faceva mistero di quali fossero i suoi desideri, li esprimeva a gran voce e senza preoccuparsi di ciò che la gente avrebbe pensato; era dotato di una spontaneità che Eris bramava disperatamente nella sua vita. Era stanca di avere sempre a che fare con persone che avessero problemi con i loro sentimenti e i loro desideri, incapaci di palesarli perchè rallentati dalle costrizioni mentali che si trascinavano dietro. Emise un sospiro deluso quando il ragazzo si allontanò da lei, ma grata per quella mano poggiata sul suo collo in grado di farle venire piccoli brividi. «Oh, scusa, forse ho fatto un po' di fretta... Ma suppongo che la mia ricompensa l'avrei scelta comunque da solo, no?» «Touché...» si ritrova a rispondere con un piccolo sospiro, per niente meravigliata dalla prontezza di spirito del ragazzo. «E
    adesso direi che tocca a me. Che cosa speri per questa serata? Cosa desideri davvero, Eris?»
    Una domanda che forse nessuno le ha mai veramente posto, nemmeno Sam si era mai preoccupato di cosa lei desiderasse; subito dopo la trasformazione lei era rimasta al suo fianco e aveva cercato di aiutarlo e lui aveva preso tutto ciò che lei gli aveva offerto senza fare domande. Quando la situazione si era fatta troppo complicata lei era scappata, impaurita dall'idea di dar voce ai propri sentimenti e ai propri desideri. «Desidero scegliere, fare qualcosa che mi faccia sentire libera e felice. Devo sempre reprimere quello che provo perchè gli altri non sembrano pronti e non lo voglio più fare. Sono stanca di mettere sempre da parte ciò che voglio io per gli altri...» Mossa da un coraggio che raramente aveva mostrato sfiorò con sicurezza il profilo del ragazzo, il volto, le spalle e il petto nascosti da quell'abito di ottima fattura; sicuramente cucito su misura per esaltare il fisico del serpeverde. Come Nate si prese la sua ricompensa senza chiedere, senza preoccuparsi se fosse ciò che anche lui desiderava. Lo tirò a sé e poggiò nuovamente le labbra sulle sue, senza limitarsi ad un semplice contatto, ma assaporando con gusto le sue labbra, saggiandone la morbidezza e il sapore. Non le interessava la piccola voce di biasimo che protestava nella sua testa perchè per la prima volta sentiva di aver imbrigliato i propri desideri a scapito di quelli degli altri; decisa a non sacrificarsi più. Si allontanò leggermente posando una mano sul proprio petto per sentire il libero e furioso battito del suo cuore che scalpitava per quella libertà che aveva deciso di concedersi. Istintivamente posò la mano sul petto del serpeverde, curiosa di capire quali fossero le sensazioni che quel bacio aveva scatenato in lui. «Cosa anima Nathan Douglas? Cosa brucia sotto questa algida corazza?» Una domanda forse troppo personale, ma Eris era così incuriosita da lui che non poteva fare a meno di scavare; lei stessa alla ricerca di una risposta che potesse giustificare l'innata attrazione che sentiva nei suoi confronti.
     
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    Se c'è una cosa che devi sempre tenere a mente, figliolo, è che un Douglas non deve chiedere. Mai. Queste le parole di Charles Douglas, ripetute fin dall'infanzia come un mantra continuo. Un uomo parecchio loquace, il padre di Nate, sempre capace di dire la cosa giusta al momento giusto, ma anche in grado di essere abbastanza lapidario quando la situazione lo richiedeva. Non c'è niente che non puoi ottenere. È cresciuto con questa ninna nanna, il giovane Serpeverde, tra complimenti esterrefatti e lodi ricorrenti, che sarebbero state capaci di far montare la testa a chiunque. E lui, a guardarlo, forse un po' montato lo è: lo vedi dall'atteggiamento sempre un po' spocchioso, dall'aria di superiorità che si arroga, pur essendo un qualunque ragazzo di diciannove anni che possiede le medesime abilità dei propri coetanei, dagli sguardi superbi che rivolge, di tanto in tanto, a chi gli sta intorno. Forse questo atteggiamento tanto convinto nasce proprio dall'idea tanto radicata che non c'è nulla, al mondo, che lui non possa raggiungere. Niente per cui debba pregare o chiedere il permesso. Per questo quasi sorride tra sé e sé, tronfio, quando sente la Corvonero rilassarsi sotto al suo tocco delicato, e sospirare, quasi con disappunto, quando lui decide di allontanarsi dalle sue labbra.
    « Desidero scegliere, fare qualcosa che mi faccia sentire libera e felice. Devo sempre reprimere quello che provo perché gli altri non sembrano pronti e non lo voglio più fare. Sono stanca di mettere sempre da parte ciò che voglio io per gli altri... » Annuisce piano, e mentre l'ascolta con fare interessato si umetta il labbro, come a voler pregustare il sapore di lei che, lo capisce dalle sue parole, tornerà a saggiare. Le sorride, sempre più attratto da quel contatto, mentre avverte le sue mani posarsi con delicatezza sul suo petto e poi sulle sue spalle. Non gli è nuovo un contatto del genere. E quella incredibile tenerezza, la leggerezza dei movimenti, l'espressione tanto dolce e tutta quella innocenza nello sguardo non possono far altro che ricordargli qualcun altro. Qualcuno la cui vita ha cinto nella stessa maniera di Eris, le cui labbra ha lambito con la stessa accortezza. Che ha fatto soffrire a causa della medesima svogliatezza. Quando la mora si avvicina di nuovo a lui, offrendogli un bacio più profondo e maturo, deciso come non credeva la giovane Corvonero fosse in grado di essere, le sue mani vagano sulla schiena di lei, fino a fermarsi alla base di essa, per poi attrarla a sé, così da far aderire maggiormente i loro corpi. Con un vigore che ancora non ha dimostrato, dettato dall'attesa e dal desiderio, e forse anche da una voglia di riscatto. A lui non piace far soffrire le persone. Continua a baciarla per un tempo che gli pare infinito, fino a quando non sono entrambi costretti a separarsi per riprendere fiato. Abbassa lo sguardo su di lei, mentre avverte la sua mano poggiarsi delicatamente all'altezza del suo petto, come a voler percepire i battiti del suo cuore, che al momento sono decisamente superiori alla norma. Riprende fiato, mentre la guarda in silenzio, chiedendosi a cosa stia pensando. Se si stia domandando per chi batte quel cuore, se per lei o per un'altra. E Nathan per questo interrogativo avrebbe una risposta ben precisa, forse per lei deludente, oppure no; non la conosce ancora abbastanza per poterne prevedere le reazioni.
    « Cosa anima Nathan Douglas? Cosa brucia sotto questa algida corazza? » Inarca un sopracciglio, quasi sorpreso da quella domanda più spinosa di quanto evidentemente la ragazza pensa. A lui l'introspezione non piace eccessivamente: sa essere in grado di analizzare i propri pensieri e se stesso in generale, ma non si sofferma troppo a ponderare la propria psiche o il proprio animo - crede sia meglio così.
    sunRIme
    Essere troppo riflessivi o consapevoli di se stessi, almeno a suo parere, può solo portare a effetti negativi. Si conosce, per carità, e ha una vaga idea di quali siano quegli elementi che lo animano, e lo spingano ogni giorno ad affrontare quelle piccole lotte personali, ma è indubbio che tali verità mai lasceranno le sue labbra. E forse, si ritrova a pensare con una certa amarezza, non c'è niente che bruci, lì sotto. È triste, come cosa, eppure a volte il giovane Serpeverde si ritrova a pensare di essere solo una corazza, senza niente a sostenerlo in fondo. Maschera dopo maschera, una patina dietro l'altra, ha cominciato a rendersi invisibile anche a se stesso, tanto che ci sono volte in cui gli risulta incredibilmente difficile potersi definire.
    No, a questo interrogativo non sa rispondere con sincerità. E allora opta per la strada della deviazione, si limita a rivolgerle un sorriso quanto meno enigmatico, prima di stringersi nelle spalle. « Se te lo rivelassi, poi dovrei ucciderti. E sarebbe proprio un peccato, considerati i bei presupposti di questa serata. Non trovi? » le rivolge un occhiolino con fare complice, prima di avvicinarsi nuovamente alle sue labbra, senza mai sfiorarle, però. Un patto è un patto, e per quanto possa essere subdolo e ingannevole, il giovane Douglas è capace di rispettare la parola data: non è stato completamente onesto in questa sua ultima risposta, e dunque non si merita alcuna ricompensa da lei. Evita allora quel contatto, che pare essere diventato implicitamente la loro ricompensa comune, nonostante continui a bramarlo. Non si preclude tuttavia la possibilità di continuare a stuzzicarla in qualche modo, però: e dunque, mentre le sue mani scivolano lentamente lungo il suo corpo, fino a posarsi sui fianchi, le sue labbra lasciano qualche bacio leggero sulla guancia di lei, per poi scendere sulla mandibola, ed infine sul collo, sempre con estrema lentezza. Un bacio dopo l'altro, lascia che il proprio respiro caldo s'infranga contro la pelle di lei, mentre una mano sale ad accarezzarle la guancia, con gentilezza. « Dimmi un po'... » sussurra contro l'incavo del suo collo, senza voler accennare a muoversi. « Questo ti piace? » Un altro bacio, prima di ritrovarsi a sorridere tra sé e sé, la fila di denti bianchi che sfiorano per un istante la sua pelle profumata. « Questo ti fa sentire libera e felice? » domanda allora, ripetendo le parole di lei di qualche istante prima. Prosegue a lasciarle una scia di baci lungo il collo, fino ad arrivare alla spalla nuda, che poi accarezza delicatamente. Solleva il capo, a questo punto, in modo da poterla guardare in viso. Punta gli occhi chiari nei suoi, mettendo su una di quelle espressioni autentiche in cui ormai è allenatissimo. Le carezza leggermente i capelli, lo sguardo che segue il suo profilo. « Con me non devi reprimere nulla, Eris. Devi solo essere te stessa e fare quello che vuoi. È importante che tu lo sappia. »
     
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2 replies since 3/11/2017, 16:37   69 views
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