And after all, you're my wonderwall

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    Corvonero
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    31 Luglio 2009
    Lo strano cigolio della chiave che gira all'interno della toppa ha un che di illegale alle loro orecchie. Dal fondo delle scale riescono ad udire quel coro eterogeneo di Tanti auguri a te che esplode in un applauso generale, accompagnato da urla e complimenti vari. Loro, a quel piccolo coro, mancano, ma hanno ragione di credere che per un buon quarto d'ora nessuno penserà a cercarli, tutti troppo impegnati a complimentarsi con il festeggiato, scattare le foto ricordo e assaggiare una fetta di torta. È il compleanno del signor Potter, uno dei migliori amici della mamma di Apple, nonché zio di Lucas, e dunque entrambe le famiglie dei due bambini sono state invitate ai festeggiamenti alla casa dei nonni di Lucas, denominata in un modo quasi buffo agli occhi della biondina, ovvero "la Tana".
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    Non ha mai capito perché.
    Apple abbassa nuovamente la maniglia e prova a tirare la porta verso di sé, volendosi sincerare che sia davvero chiusa a chiave, e che nessuno, di punto in bianco, possa spalancarla e trovarli lì dentro. Poi si volta verso il biondo e prende un enorme respiro. Hanno pianificato questa piccola fuga da settimane, ormai, studiandone ogni minimo dettaglio. Hanno scelto il bagno dell'ultimo piano, quello più difficile da raggiungere dagli invitati in caso di necessità immediata, e hanno deciso di farlo proprio al momento della torta, così che la loro assenza sarebbe più facilmente passata inosservata dai loro parenti e amici. Si guardano negli occhi. Stanno per farlo. La piccola Apple si sente stranamente tranquilla, forse perché ha immaginato l'arrivo di questo momento da fin troppo tempo, oppure perché si tratta di Lucas, e con lui non ha motivo di essere agitata. « Non vorrai tirarti indietro adesso » gli dice la piccola, prima di compiere un passo nella sua direzione. « Guarda che lo sto facendo per te. Io ho nove anni e posso aspettare. Ma tu ne hai undici, e a Settembre andrai a Hogwarts. E non puoi arrivarci senza aver mai dato il primo bacio. È la regola, non lo sai? » Incrocia le braccia al petto e annuisce decisa. Parla come una vera donna vissuta, questa piccola Apple Scamander, come se conoscesse tutti i segreti del mondo; e si è ritrovata a ripetere all'amico, più di una volta negli ultimi tempi, che se alla scuola di Magia e Stregoneria ci arrivi senza mai aver baciato qualcuno, non vali proprio niente. E lei, sebbene abbia ancora due anni di tempo per dare il proprio, si è comunque offerta come cavia, sia perché ha voglia di portarsi avanti, sia perché le piace l'idea di provare questa cosa. Si avvicina di più a lui, fino a stringere la sua mano nelle proprie dita sottili. Lo guarda negli occhi e gli sorride, incapace di nascondere quella punta di nervosismo che comincia a montare dentro di lei. « Noi due saremo amici per sempre, no? » annuisce piano, compiendo un altro passo nella sua direzione. Fino a quando non gli è tanto vicina da potergli contare le leggere lentiggini sul naso. « Promettimelo » aggiunge, questa volta a bassa voce, e solo dopo aver sentito la sua risposta riduce del tutto le distanze tra i loro volti, fino a sfiorare le labbra di lui con le proprie.

    25 Agosto 2014
    « Tu dici che lo troveremo, Luke? » I capelli di Apple stanno cominciando a scurirsi. È una cosa che le capita spesso quando è ansiosa, giù di morale, particolarmente triste o, come in questo caso, sul punto di perdere le speranze. Le ginocchia strette al petto, punta gli occhi chiari sul suo compagno di avventure, che, le mani ferme sul volante, continua a guardare di fronte a sé. Lo spazio piccolo dell'abitacolo è riempito dalle note di una canzone degli Oasis, il gruppo preferito del biondo, il quale cerca sempre di propinarle, in un modo o nell'altro, l'ascolto dei loro brani. Apple fa spesso finta di esserne annoiata o stufata, ma in fondo piacciono anche a lei, e in particolar modo questa canzone, che sembra essere fatta apposta per essere ascoltata in auto. Con un sospiro pesante, la ragazza scosta lo sguardo dal profilo dell'amico, per poi ritrovarsi a seguire con fare quasi annoiato il percorso di una goccia d'acqua lungo il vetro del finestrino. « I don't believe that anybody feels the way I do about you know... » si ritrova a cantare, quasi sussurrando, insieme alla voce principale della canzone, mentre dondola leggermente la testa un po' a destra e a sinistra. Scruta l'orizzonte con lo sguardo sempre più assottigliato: alla vista sembra impossibile intercettare la fine del nuvolone scuro che li sovrasta.
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    Con la coda dell'occhio nota le sue ciocche diventare quasi di color pece, mentre un altro sospiro sconsolato abbandona le sue labbra. Non lo troveranno mai. Certo, non che si aspettasse una vittoria rapida: quando questo pomeriggio, nel bel mezzo di un'acquazzone di fine estate, sono usciti di nascosto dalla Tana, prendendo in prestito l'automobile volante del nonno di Lucas, per andare alla ricerca del confine della pioggia, la giovane Scamander sapeva bene che le probabilità di tornare a casa con la coda tra le gambe e le speranze distrutte erano più alte che mai. Ma sono due sognatori inguaribili, Lucas e Apple, e l'idea di starsene rinchiusi in una stanza a giocare a scacchi, quando avrebbero potuto scappare per quella piccola avventura, per la quale si sarebbero beccati un miliardo di rimproveri al ritorno, non riuscivano a farsela andar bene. Sono rimasti per svariati minuti ad osservarla da dietro la finestra, quella pioggia insistente che non accennava a quietarsi, e a parlare di come sarebbe stato bello trovarne, da qualche parte, un limite: porsi al margine di quel nuvolone grigio e guardare la pioggia dall'esterno, come uno spettatore incuriosito, a pochi metri di distanza dalla tempesta vera. E poi magari compiere un paio di passi in avanti e bagnarsi completamente, buttarvisi dentro all'improvviso e danzarci anche, in mezzo a quelle precipitazioni torrenziali, sentire addosso l'energia della bufera dopo aver saggiato la calma dello starne fuori. Un concetto un po' strambo, decisamente, ma di solito sono questi i pensieri che vagano per la mente dei due ragazzi, sempre con la testa troppo sulle nuvole e i piedi che fluttuano, incapaci di toccare davvero il pavimento.
    Si sporge leggermente, Apple, appiccicando la fronte al finestrino, per poter spiare di sotto: devono star volando a qualcosa come decine di metri sopra le punte degli alberi, e questa cosa, se soffrisse di vertigini, o se anche solo si trovasse in auto con qualcuno di cui non si fida ciecamente, la manderebbe fuori di testa. Fortunatamente nelle mani dell'amico sarebbe capace di riporre la sua stessa vita, e dunque quella visione di alberi e praterie, rese offuscate da quella coltre di nebbia nella quale sono immersi, non può che meravigliarla. La canzone, nel frattempo, prosegue, riempiendo quel silenzio quasi pacifico che si è creato nel loro spazio. Sono la classica coppia di amici, Apple e Lucas, capaci di trascorrere ore a parlare del nulla, così come a starsene in silenzio senza proferir parola. Si trovano così tanto a proprio agio, l'uno con l'altra, che semplicemente a volte non è necessario riempire la loro quiete solo per dar fiato alla bocca. There are many things that I would like to say to you, but I don't know how. Posa lo sguardo sul suo profilo. Hanno litigato, appena qualche giorno fa. O, per lo meno, Apple è convinta che quello che è accaduto tra loro due possa essere classificato come "litigio", per quanto sia stata più che altro lei a dimostrare un atteggiamento che riconosce essere stato un po' infantile. Avevano pianificato insieme una piccola gita di un giorno a Godric's Hollow, la domenica precedente e, sorpresa delle sorprese, quella mattina era apparsa magicamente anche la nuova ragazza di Lucas, Mary Jane. Non che alla giovane Corvonero la mora non piacesse: era perfino la sua compagna di stanza, e ci andava incredibilmente d'accordo; ma quella domenica, forse perché si sentiva messa da parte, forse perché aveva voglia di lasciare ai due piccioncini un po' di privacy, nel bel mezzo della loro passeggiata in centro era sparita dalla loro vista. Senza farsi trovare né dare segni di vita per le successive due ore, facendo così alterare non poco il Grifondoro. E sebbene, nonostante l'atteggiamento decisamente puerile della giovane, lei e Lucas siano stati in grado di far pace nel giro di poco (due ore dopo dal ritorno erano già a rincorrersi in giro per la casa ridendo e a fare la lotta del solletico), la giovane sembra sentire ancora il desiderio di chiarire come si deve. Porta le ginocchia al petto, e si ritrova a lisciare con le mani la stoffa dei jeans, come a volersi in qualche modo riscaldare da quell'improvviso cambio di temperatura che ha investito l'Inghilterra in quegli ultimi giorni, a preannunciare l'arrivo dell'autunno. « Mary Jane mi piace » dice, spezzando quel silenzio, e sovrastando così la voce del cantante degli Oasis. « Lo sapevi che suona benissimo il flauto? Forse te l'avevo già detto. Aiuta un sacco con l'ispirazione per i miei disegni, quando lo fa in camera. E poi è intelligentissima, e questo è ottimo perché si bilancia alla perfezione con la tua testa bacata. Credo... sì, credo stiate bene insieme. » Gli rivolge un breve sorriso, forse un po' debole, prima di tornare a guardare di fronte a sé, e accorgersi che sta cominciando a fare buio. « I said maybe you're gonna be the one that saves me... » riprende a cantare, dopo avergli dato un buffetto sulla guancia.


    Edited by apple pie. - 5/11/2017, 20:08
     
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    31 Luglio 2009

    Sembra essere semplice crescere. E lo è davvero quando si vive con una famiglia come quella di Lucas. Tutto sembra essenzialmente naturale, tutto meravigliosamente colorato e divertente. In casa Weasley tutto così, specialmente quando vi sono delle ricorrenze da festeggiare. Come in quel caso. Il compleanno di zio Harry che Lucas si domanda sempre perché non è diventata ancora una festa nazionale nel Mondo Magico. "Cacchio, è solo il Prescelto. Colui che ha messo fine alla guerra. Scusate se è poco!" (Il piccolo biondino ha sempre avuto un enorme debole per la figura che era diventata Harry, grazie alle sue prodezze, nel tempo. E quindi c'è una gran festa e un gran baccano che anima la Tana, il luogo dove solitamente si raduna l'intera famiglia in occasioni del genere. Ma è un giorno speciale oggi, per questo sono state invitate tantissime altre persone, compresa Apple con la sua famiglia. Ed è per questo che si ritrova lì con lei, piuttosto confuso sul da farsi. « Non vorrai tirarti indietro adesso » Lucas deglutisce, ma non fa alcun passo indietro mentre lei fa un passo avanti verso di lui. Okay, stai calmo, non è niente. Non dargli tutta questa importanza, anche se si tratta di Apple. E' una ragazza, sa come vanno certe cose. E' il primo bacio di entrambi, può anche andare male no? Capita, ci sta. La testa del biondo si riempie di mille interrogativi e paranoie inutili perché la bionda ha deciso che è arrivato il momento e lui è sinceramente d'accordo. E' arrivata l'ora e non può più ignorare il problema. Tutti i suoi amici, nell'ultima classe della scuola magica prima di approdare ad Hogwarts, l'hanno fatto. Lui, al solito, è l'ultimo. Il ritardatario, il fanalino di coda del gruppo. Ma mentre guarda negli occhi Apple, capisce che è giusto aver atteso, aver aspettato a dare quel primo bacio tanto desiderato perché loro sono migliori amici e lo rimarranno per sempre. Ed è convinto che il sentimento che prova per lei, in quell'istante, non sarà mai eguagliato da quello per nessun'altra, in vita sua. «Ma chi, io? Hai forse dei ripensamenti Pie?» Inarca un sopracciglio, mentre fa un passo in avanti a sua volta, leggermente più spavaldo e meno rimbecillito. « Guarda che lo sto facendo per te. Io ho nove anni e posso aspettare. Ma tu ne hai undici, e a Settembre andrai a Hogwarts. E non puoi arrivarci senza aver mai dato il primo bacio. È la regola, non lo sai? » Scoppia a ridere di fronte a quella regola di cui non aveva mai sentito parlare prima in vita sua. «E questa? Chi te l'avrebbe raccontata? I Nargilli che ti girano per casa?» Fare il duro per non sembrare agitato quanto lo è davvero. Suo cugino Albus, che il primo bacio l'ha già dato da un pezzo, gli ha detto che si deve fare così con le ragazze. Fingersi dei gradassi, perché poi loro ti muoiono dietro. Ma Lucas ha scoperto da poco che Apple è effettivamente una ragazza. Ed è anche la sua miglior amica, quindi insomma, è ancora più confuso dalle dinamiche che dovrebbero intercorrere tra di loro. Perciò va un po' a tastoni, muovendosi come meglio capita, come meglio gli sembra. Vorrebbe aggiungere che, forse, invece di avere dei ripensamenti a riguardo, la piccola sembra essere fin troppo impaziente di darglielo questo famoso bacio intorno al quale girano da fin troppi giorni. Ed era cominciato tutto per colpa di un film babbano che le loro mamme si erano messe a guardare una sera. Un certo Titanic, dove c'era anche roba più spinta, roba che era valsa ad entrambi due mani pronte a serrar loro gli occhi. Il bacio sul ponte però l'avevano visto entrambi e ci avevano rimuginato su talmente tanto che alla fine erano arrivati alla conclusione di toglierselo, questo dannato pensiero. « Noi due saremo amici per sempre, no? » Il silenzio cala tra di loro, mentre la consapevolezza si fa strada in quel piccolo bagnetto dal tetto spiovente. Sta per succedere. Annuisce a sua volta, mentre sente la bocca seccarglisi. Aveva ragione Albus: doveva bere come minimo un bicchiere prima e mettere un po' di burro cacao su quelle labbra che avevano tutta l'aria di volersi disidratare da un momento all'altro. « Promettimelo » «Te lo prometto.» Tre parole che si piegano alla volontà della ragazza, quando decide di accorciare ogni distanza. Tre parole che diventano sussurro sulle sue labbra, mentre le proprie ne ricalcano la forma con dolcezza. Senza alcuna pretesa, senza alcuna fretta, con una naturalezza disarmante. Come se fossero state sempre destinate a fare questo. Baciarla. Si stacca dopo qualche istante, con un mezzo sorriso che si allarga pian piano, andando ad illuminargli il volto. Si trattiene dal chiederle se l'è piaciuto, perché un'altra delle lezioni di Albus quella. Così la guarda soltanto, leggermente tronfio in quella sua nuova posizione da uomo navigato. «Beh, allora quando vuoi, si può anche rifare! Davvero, a tua completa disposizione.» Le fa un occhiolino, prima di spingerla verso la porta e poi giù, lungo le scale. Mentre capisce di sentirsi strano. Leggermente diverso.

    25 Agosto 2014

    « Tu dici che lo troveremo, Luke? » Si stringe le spalle Luke, in tutta risposta. Non ne ha idea. E' un'altra delle avventure che si sono ripromessi di fare, ma Lucas, per quanto profondamente ottimista, non è certo nemmeno di star andando verso la direzione giusta. E' come quando avevano cercato di arrivare alla fine di un arcobaleno e avevano cominciato a correre come dei disperati, fuori Villa Conchiglia, per poi capire di essere andati verso la direzione opposta. Le dà una veloce occhiata, prima di tornare a guardare di fronte a sé. I capelli le si scuriscono quando è triste e quella sensazione è palpabile persino nella sua voce. E' abbattuta e sconfortata all'idea di non trovare ciò che stanno cercando. «Pie, è chiaro che lo troveremo. Ma abbiamo mai fatto giri a vuoto, io e te?» Un sacco di volte. «E anche se non lo trovassimo, sarà sempre stata un'incredibile avventura, non trovi?» Lucas, il figlio dei fiori fatto e finito. Anche quando la situazione si mette dannatamente male, riesce a scorgervi del buono, del bene. Per questo, ogni qual volta lui e lei si mettono in viaggio, tutto diventa bello, anche se non arrivano alla meta prefissata. Perché lui a quel cliché del "Non è importante l'arrivo ma il viaggio" ci ha sempre creduto veramente. Così come fa in quell'istante. «Ci siamo tu, io, la macchina, l'ottima musica, la pioggia. Mal che vada, sarà pur sempre un'avventura che non potremo non ricordare perché l'abbiamo vissuta insieme, no?» Un sorriso si allarga sulle labbra, mentre prende a seguire il ritmo della musica picchiettando gli indici sul volante. « I don't believe that anybody feels the way I do about you know... » Gli si stringe lo stomaco. Per qualche istante soltanto, prima di rilassarsi. E' strano che Apple abbia deciso di canticchiare proprio quel pezzo di canzone, quello che sembra definire sempre alla perfezione quello che caratterizza il loro rapporto. «Ah ma allora vedi che ti piacciono gli Oasis alla fine? Ti ho fatta passare al lato oscuro, senza bisogno di offrirti i biscottini.» La butta sul ridere, così come fa sempre quando rimangono soli loro due e le cose si fanno strane. Perché le cose, tra di loro, sono scadute sempre più nello strano crescendo. Si può dire che tutto ha avuto origine con quel bacio nel bagno e non vi è più stata una fine. Un rapporto che si è evoluto, nel tempo. Che è cresciuto ed è andato via via maturando, così come lo avevano fatto loro. Erano rimasti sì amici, come lui le aveva promesso, eppure c'è sempre stato anche dell'altro. Un qualcosa di indefinito, un qualcosa di incomprensibile a chiunque altro sulla faccia della Terra. Un qualcosa di unico. I don't believe that anybody feels the way I do about you know. Con la coda dell'occhio nota lo scurirsi delle punte dei suoi capelli. Così allunga una mano e le fa un buffetto sulla guancia. Il suo sguardo saetta tra il fuori e la figura dell'amica. «Dai, Pie, non essere giù. Lo sai che non riesco a vederti così.» Prova a sorriderle. «E' vero che sei bella sempre e comunque, ma questo non vuol dire che non ti preferisca quando mi sorridi.» Capisce di non star ottenendo l'effetto che desidera avere. La mano si sposta sul bottone dell'invisibilità, così tanto per essere sicuri, prima di scivolare nuovamente sul cambio. « Mary Jane mi piace » Apple è solita uscirsi così, dal nulla, con certe cose. Lucas perciò è abituato a beccarsi certe palle curve in piena faccia. Per questo non fa un frizzo, ma continua a guardare avanti, muovendo la testa a tempo di musica, senza dare il minimo accenno ad un qualsiasi segno di turbamento. « Lo sapevi che suona benissimo il flauto? Forse te l'avevo già detto. Aiuta un sacco con l'ispirazione per i miei disegni, quando lo fa in camera. E poi è intelligentissima, e questo è ottimo perché si bilancia alla perfezione con la tua testa bacata. Credo... sì, credo stiate bene insieme. » Annuisce, incassando il colpo. Mary Jane è stata una cometa per lui. E' entrata di prepotenza nella sua vita, costringendolo a non poter far altro che volerla un po' anche per sé. Sa alla perfezione che ogni parola appena pronunciata su di lei è vera. Ma sa anche di non meritarsela, affatto. Mary Jane è pura, è concreta, è reale, è lì, mentre lui continua a seguire i propri sogni, i propri vaneggiamenti, le proprie aspirazione, i propri desideri. E non sempre sembrano coincidere con quelli di lei. «Mi stai forse cercando di dare la tua benedizione?» Le domanda, di punto in bianco, mentre lei riprende a cantare. «E' questo che mi stai dicendo? Che sei contenta per me e per lei?» Non sa perché ma la voce si indurisce appena. Sembra quasi un rimprovero, il suo. Sembra quasi volerle rinfacciare il fatto che si stia abituando all'idea di vederselo scivolare tra le dita. Scrolla la testa, riacquistando la sua solita espressione. «Sono contento che lei ti piaccia.» Aggiunge infine, guardandola per qualche istante. Ed è in quel momento che arriva quel verso. E lui deve cantarlo. «And after all, you're my wonderwall.» Lo fa non staccando per un attimo gli occhi da quelli di lei. Il mio muro delle meraviglia. Passano alcuni istanti in silenzio, mentre lui continua a guardarla, con la pioggia che batte incessante sulla carrozzeria chiara dell'automobile di nonno Arthur. Quella che hanno preso, chiaramente, di nascosto. Come al solito. Torna poi a guardare avanti, accelera, spingendo il piede fino in fondo sul pedale e la macchina risponde ai suoi comandi borbottando. La musica si fa più intensa e loro si spingono in avanti, fin quando non si rendono nemmeno conto ma lo attraversano davvero quel confine. Si trovano sopra le montagne che circondano le campagne intorno alla Tana. Passano alcuni secondi prima che Lucas si renda effettivamente conto che ha smesso di piovere. I tergicristalli scorrono a vuoto, stridendo contro il vetro ormai pulito e lui li blocca, girando la manopola. Poi gira di colpo la macchina, mettendo sotto sterzo il volante e si muove lentamente verso la fine dell'acquazzone, che è ormai visibile ad occhio nudo. Un muro d'acqua e poi il sereno. Mette il freno a mano e si volta verso la bionda. «Hai visto?» Chiede, con un sorriso a trentadue denti. Si allunga verso il cassettino sotto il cruscotto, lo apre, andando a beccare il quadernino. Lo mette nelle mani della bionda e le dà un'occhiata allusiva. E' lì dentro che hanno stilato la lista di 100 cose da fare prima dei diciotto anni. La lista dai punti che vengono cancellati, man mano che le loro avventure hanno luogo. «Puoi cancellare anche questa.» La numero 52. Torna a guardare quel confine che sembra invalicabile, ma che loro hanno appena attraversato, passando sotto la scrosciante pioggia. «E' come te» si ritrova a commentare, preso com'è nel guardare la loro opera riuscita. «Un muro delle meraviglie.» E' disarmante nella sua estrema sincerità. Le lancia un'occhiata con un sorriso sincero sulle labbra. «Non devi gettare la spugna con me.» Ha un significato strano quella frase. Non farlo mai.

    20 Giugno 2016

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    Sono quasi due anni che è in viaggio. Prima l'America, poi il resto dell'Europa, l'Africa ed ora l'Asia. E' quasi al termine il suo viaggio e già comincia a sentire la mancanza della stanchezza che caratterizzava ogni suo giorno, da due anni a questa parte. La stanchezza con la quale si trascinava a letto, a fine giornata. Ma sempre con il sorriso. Il sorriso di chi ha visto realtà differenti, di chi ha camminato e camminato, tanto da farsi logorare le suole delle scarpe, per poi finire a camminare a piedi scalzi, fin quando delle buone anime gli hanno regalato un paio di scarpe da ginnastica nuove, in Kazakistan. Il sorriso di chi è stato accolto in casa di sconosciuti, senza poter dar nulla in cambio che un aiuto nelle faccende domestiche. Di chi ha conosciuto persone in ogni parte di mondo e da loro ha imparato tanto. Comincia a sentire già la mancanza di quel stare bene genuino, senza pretese. Il semplice alzare un pollice a mezz'aria per farsi dare un passaggio da completi sconosciuti, il darsi da fare per ripagare la gratitudine che il mondo gli ha riservato per un tempo più lungo di quanto si sarebbe mai meritato. Ma se sente anche la mancanza di quelle parti essenziali che hanno caratterizzato il suo viaggio, per quelle ultime tappe ha acquistato un'incognita importante: Apple è riuscita a prendere il primo aereo per Bangkok e ora è lì, con lui. A vivere senza pretese, con nient'altro che loro stessi, gli indumenti che hanno addosso e i pochi oggetti che hanno nello zaino che sta stretto sopra le loro spalle.
    E' arrivata da qualche giorno e quella notte hanno trovato alloggio nella casa del gentilissimo signor Pravat, un pescatore che i due avventurieri hanno conosciuto al porto, quella stessa mattina, mentre lui rientrava con la sua barca e loro si trovavano lì per guardare l'alba sorgere sull'acqua. E ora, dopo una cena a base di pesce e cibo tipico, si aggirano nuovamente per la città. Lì dove si sta tenendo la festival delle lanterne, una delle festività principali nella cultura tailandese. Si aggirano per le strade che portano al porto, mentre intorno a loro si muove la città in festa. Tutti vestiti di rosso, così come sono riusciti a vestirsi loro, più o meno, aiutandosi con il vestiario messogli a disposizione dal padrone di caso. Per lui, una camicia color rubino sopra, tenuta sbottonata per il troppo caldo e dei pantaloni bianchi, abbastanza abbinati alle scarpe rosse che ha ai piedi. I capelli, ormai lunghi fino a metà collo, raccolti in un codino basso. «Vieni, ti porto in un posto che mi ha consigliato Pravat prima di uscire.» Sorride all'espressione confusa dell'amica, mentre le stringe la mano e la costringe a destreggiarsi per le strade, cercando di evitare quanti più cortei possibili. Lucas, se ha un qualcosa di buono, è sicuramente l'orientamento, quindi per lui è facile arrivare alla banchina raccomandata. Lì dove ci sono poche altre anime oltre loro, ma da dove c'è una vista migliore sulla spiaggia dove si stanno dando inizio ai festeggiamenti. La musica arriva forte e chiara persino alle loro orecchie, mentre Lucas continua a camminare ancora un altro po', per distaccarsi completamente dal resto dei presenti in quel luogo appartato. «Dice che da qui si vedono meglio i giochi di luce» le spiega, mentre tira fuori dallo zaino una lanterna colorata, presa appositamente per l'occasione. La luna piena, sopra le loro teste, riflette la sua elegante figura sulla superficie dell'acqua e riesce ad illuminare il volto di Apple a metà. «Dovresti indossare il rosso più spesso. Ti sta dannatamente bene.» Se ne esce, guardandola di traverso, mentre armeggia con la bacchetta per accendere lo stoppino della candela. Prende fuoco lentamente, mentre il cielo comincia a riempirsi di lanterne colorate, così come lo fanno le leggere onde, sotto di loro. Il biondo passa la lanterna all'amica, facendo poi un passo indietro. «Ferma così, non ti muovere.» La intima, mentre prende la macchinetta che ha al collo e le scatta una foto veloce. Per immortalare il momento. Per ricordarlo per sempre. «Secondo la tradizione, bisogna esprimere un desiderio prima di lasciarla andare. Così da portarlo alla Dea della luna.» Seppur in quel periodo si sia convertito al buddismo, Lucas non crede troppo a queste credenza popolari, ma da sognatore qual'è, non può far altro che rimanerne affascinato, lasciandosi travolgere da esso. Torna al suo fianco, prendendo la lanterna per uno spigolo. «Allora..- volta il capo verso di lei, guardandola dall'alto - qual'è il tuo desiderio, Pie?»
     
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