Make a sacrifice

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  1. AresCarrow
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    Penso sia ora tu prenda una decisione. Tutti noi lo pensiamo.
    Ares doveva ancora abituarsi a quella costante presenza in fondo alla testa. Doveva ancora capirla del tutto.
    Quando tutto gli era esploso intorno, al ballo, non si era posto domande. Non si era chiesto cosa avesse fatto Tallulah, ne cosa stesse succedendo, ne quale fosse la cosa giusta da fare. "Se vuoi proteggerle devi muoverti!" era stato l'imperativo e lui non aveva esitato. Si era mosso. Aveva agito. Era quello che si presupponeva facesse una volta che si arrivava al punto: che agisse. Per quanto romantico fosse Ares non era infatti il genere di persona adatto a porsi troppi dilemmi morali e o a filosofeggiare troppo su cosa era giusto e cosa invece sbagliato, non prima di farle, le cose, almeno.
    Forse un piccolo incentivo?
    L'ombra sussurrò suadente, poco più di una sfumatura più scura ai margini del suo campo visivo. Le ombre erano più forti di notte, o al buio, ma anche in frangenti come quelli trovavano il modo di farsi vive, celate nell'elmo di un'armatura o nello spazio dietro un mobile. Talvolta solo come voce nella sua testa.
    Non di lì, a destra.
    Ares si fermò in cima alle scale che portavano ai sotterranei, incerto. L'ombra, forse l'unica femminile che aveva visto fino a quel momento, si mosse sul fondo, vicino all'ultimo scalino. Invitante come colo il peccato sa essere. Ares esitò solo per un attimo, prima di iniziare a scendere. Non avrebbe dovuto allontanarsi da gruppo, lo sapeva, ma era anche difficile starci in quel momento. Difficile stare insieme a Maze, o a Tallulah, o alla stessa Amunet. Difficile perché adesso che aveva intravisto quelle cose...
    Non devi farne loro una colpa, non avrebbero potuto dirtelo in ogni caso. Capirai.
    Ares storse la bocca, mentre imboccava il corridoio. Pochi passi dopo sentì scoccare in lontananza l'ora, e il corridoio intorno a lui si mosse. C'era cresciuto in quel corridoio, quello che portava alla sala comune dei Serpeverde, era stato la sua casa per anni e Ares avrebbe potuto percorrerlo ad occhi chiusi, normalmente, solo che adesso...svoltò un angolo, trovandosi davanti un muro che non c'era mai stato. Poco oltre, delle nuove curve andavano a creare una struttura che il giovane Carrow non sapeva riconoscere. Casa sua, trasformata in qualcosa di completamente diverso - Cosa...? -
    Un decisione, Ares.
    Se vuoi proteggerla, ovviamente.
    Solo se vuoi proteggerla.
    Amunet.
    Mun.
    Per essere sicuro.
    Una soddisfazione da toglierti.
    Un piccolo...sacrificio.
    A te stesso. Un premio.

    Ares aggrottò la fronte, mentre le ombre gli indicavano una direzione. Di tanto in tanto un ruggito scuoteva le mura, rimbalzando di angolo in angolo. Un ruggito arrabbiato. L'urlo di una creatura a caccia. Svoltò un angolo, poi un secondo, fino a bloccarsi a metà del corridoio successivo, proprio nell'attimo in cui una seconda creatura sperduta si affacciava in quel tratto di labirinto e si bloccava a sua volta ricambiandone lo sguardo con uno altrettanto sorpreso.
    Un piccolo segno della nostra amicizia.
    - Fred? -
    Gli incidenti capitano.
     
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    Perso. Sotterranei del castello, buio pesto. Non ha idea di che ore siano, e l'unica fonte di luce presente, proviene dalla punta della sua bacchetta. Non ha mai conosciuto alla grande quell'ambiente, perchè in fin dei conti, non gli è mai importato più di tanto. Lui, il Grifondoro per antonomasia, non ha mai avuto granchè interesse di intrufolarsi nel covo delle serpi, tranne per qualche eccezione: Amunet, principalmente. Vi si recava spesso anni fa, quando erano ancora fidanzati e capitavano quelle volte in cui decidesse di sgattaiolare nella sua camera nel bel mezzo della notte. Gli manca, quel periodo. Ma adesso non sa neanche perchè si trovi lì. Abitudine, forse, o nostalgia? Fatto sta che si è perso. Quel luogo l'ha sempre trovato particolarmente angusto e fin troppo opprimente per i suoi gusti, ma mai quanto adesso. Gira in tondo da un sacco di minuti ormai, e gli sembra quasi di percorrere sempre la stessa strada. Sta impazzendo, con ogni probabilità. Forse il fatto che non abbia curato quella febbre che ancora si porta addosso, sta giocando i suoi brutti scherzi. Volta l'angolo, convinto di trovare l'uscita, ma niente: altri due bivi, separati da un muro in pietra. Sbuffa, innervosito. Fantastico, adesso si è pure perso come un idiota nel bel mezzo dei sotterranei, come se i problemi non fossero già abbastanza. E' in quel momento che adocchia qualcosa davanti a sè. Una sagoma stesa a terra, un ragazzo con ogni probabilità. Metà del corpo è nascosta dal muro, e lui riesce ad intravedere solo la parte superiore del busto. Ha gli occhi chiusi, ed una ferita non indifferente alla testa. Si premura ad andargli in contro, inginocchiandosi per terra. Gli illumina il volto con la bacchetta, e lo scuote per vedere se è ancora vivo. Ma è allora che si accorge dell'orribile verità: la seconda metà del suo corpo, non era nascosta dal muro, bensì mancante. Sobbalza, poggiandosi una mano sulla bocca, ed indietreggia appena strisciando per terra.
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    Non ha idea di chi o meglio cosa diavolo possa averlo ridotto in questa maniera, ma se c'è qualcosa che sa, è che deve trovare la via d'uscita prima di incappare nella stessa cruenta fine. La cosa terribile di questa situazione in cui sono precipitati ormai da giorni, è che la morte sembra esser diventata una costante. Se prima avrebbe vomitato per lo shock, nel vedere un simile spettacolo, adesso non sembra impressionarsi più di tanto. E questo è ignobile. Un boato attira la sua attenzione, seguito da un urlo. Alza la testa di scatto, girando su sè stesso per guardarsi attorno, e si affretta a percorrere quel corridoio il più velocemente possibile. C'è qualcosa, lì. Ed è a caccia. Svolta l'ennesimo angolo, ed un'altra sagoma appare nel suo campo visivo. « Fred? » Lo illumina con la luce della bacchetta, e lo riconosce. « Carrow. » Una delle persone che detesta di più al mondo. Di bene in meglio. Ares Carrow, il fratello gemello di Amunet. Non è mai scorso buon sangue tra loro. Non hanno mai avuto uno scontro diretto, a parte forse qualche discussione in passato, ma sa quanto con ogni probabilità il Serpeverde lo odi; e la cosa è reciproca. Col senno di poi, però, non gli dà tutti i torti, in fondo. Ha fatto soffrire sua sorella, e continua a farlo, al suo posto probabilmente avrebbe già fatto qualche stronzata. Ma è più che sicuro che Ares Carrow lo odiasse già da prima, quando tutto andava ancora bene. Lui, dal canto suo, ha sempre provato a nascondere quest'astio nei suoi confronti quando si trovava con Mun, perchè in fondo non si sarebbe mai permesso di allontanarla dalla sua stessa famiglia. Adesso che si trovano da soli, però, potrebbe dirgli tante di quelle cose. Rigettargli addosso tutto quel risentimento accumulato negli anni. Incolparlo per non esser riuscito a salvare sua sorella, lui che nella tana del mostro ci viveva. Ma c'è un altro mostro di diversa natura da affrontare, al momento, quindi mentre si avvicina a lui, decide di mettere da parte ogni antipatia. Almeno per il momento. « C'è qualcosa, quì. E non è particolarmente..carino. Ho visto un ragazzo morto..- Sventrato -prima di raggiungerti. » Rimane in silenzio per qualche istante, il tempo che l'ennesimo ruggito faccia tremare i muri. « So che mi odi, e fidati è tutto ricambiato, ma dobbiamo un attimo metterlo da parte per non finire a fettine. Sai come diavolo uscire di quì? Insomma, è casa tua. » Alza il capo per scrutare ulteriormente l'ambiente « Se tu fai strada, io posso coprirti le spalle. » Gioco di squadra tra un Weasley ed un Carrow, per quanto durerà?
     
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  3. AresCarrow
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    E' davvero Fred.
    Lo guardo da sopra la punta delle bacchette di entrambi, unica fonte luminosa in quei corridoi altrimenti bui, e per un lungo attimo sono tentato di lanciare l'incantesimo che accenderà tutte le torce del corridoio, illuminando a giorno. Non lo faccio per due motivi che, come piccole matrioske, si nascondono uno dentro l'altro. Il primo è la creatura che sta cacciando in quel frangente - un minotauro sussurra una delle voci, a strapparmi un brivido - potrebbe essere attratta da quell'improvviso illuminarsi e quella di sicuro non sarebbe una cosa saggia. La seconda, la piccola verità scomoda che fatico a confessare anche a me stesso, è che so che le ombre sono più forti al buio e che questo, in qualche maniera, rende più forte anche me.
    Perché non ho ancora deciso.
    Perché la tentazione, c'è.
    Le voci tacciono mentre scosto lo sguardo nella direzione da cui è venuto Fred, quasi potessi vedere il cadavere che ha appena citato attraverso gli angoli di quel nuovo labirinto. E' solo un attimo, prima di tornare a guardare il Weasley. Finché le bacchette di entrambi sono impegnati a far luce, poi, è difficile che possano scagliare altri incantesimi così rapidamente da poter cogliere l'altro di sorpresa. Lo penso io, ma so che lo pensa anche lui. Sarei deluso del contrario - E' un Minotauro - gli dico semplicemente, senza spiegargli come faccio a saperlo. Le ombre si agitano ai margini del mio campo visivo.
    Dovesti spegnere la luce e abbassarti di scatto.
    E' solo un sussurro, da qualche parte intorno al mio piede destro. Il buio non le rende solo più forti, ma pare eccitarle anche. In tutta risposta, la luce emanata della mia bacchetta si fa leggermente più intensa.
    Dovresti colpirlo.
    Lasciarlo qui.
    Qui.
    Per lui.

    Piego appena la testa di lato, mentre socchiudo le palpebre per metterlo meglio a fuoco. Non ci sono voci in quel momento, ne sussurri, ma una piccola ombra pare scivolare per caso fuori dal colletto del ragazzo a carezzargli la pelle morbida, in un suggerimento discreto come un amante. E' un bel punto, quello, dove infilare un coltello e dove posare un bacio. Forse è per quello che mi fermo, per il ricordo erotico che quel particolare punto evoca in me. Un bacio proprio in quel punto, lungo, curato, amato. La pelle di Fred è quella di Tallulah, di quello stesso candore, così come la sfumatura di rosso che vi scivola appena contro è la stessa che ho imparato ad amare tanto in Tallulah quanto in Olympia, a suo tempo. Forse è per quello che esito.
    Perché se la sofferenza fosse una moneta saremmo ormai tutti ricchi, in quegli incroci fra le nostre famiglie.
    - Tu non mi piaci - gli rispondo, contrariato quanto le ombre che continuano a chiedere il loro tributo di sangue. Credo non lo volessero solo per me, ma anche per loro stesse, e questo se possibile mi piace ancora meno - Ma se ti odiassi te ne saresti accorto già da molto. Dolorosamente - tengo a specificare, mentre parlo con la stessa calma di sempre. L'odio è un sentimento profondo, ma è l'amore che mi ha sempre mosso a detestare il modo di fare del rosso. L'amore per Amunet.
    Muovo un passo di lato, prudente, mentre mi rendo conto che Fred non si è ancora reso conto di quello che sta succedendo alle mura che ci circondano - E farmi proteggere da una persona che ha appena ammesso di odiarmi? Curioso...cosa racconteresti poi a Amunet dopo avermi colpito alle spalle? O a Lulah? Che è stato un incidente? - sorrido, mio malgrado.
    Gli incidenti capitano.
    Ripete la voce, quasi a voler giustificare le mie parole. Quasi volesse convincermi che si tratterebbe di difesa preventiva.
    Che picchia...
    L'attacco...
    ...per primo...
    ...è la miglior difesa.
    ...picchia due volte!

    - Convincimi Fred - dico infine - Convincimi che stare insieme è davvero la migliore scelta per entrambi e che non farei meglio ad andarmene per la mia strada e a tentare la sorte da solo -
     
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    « E' un Minotauro » Lo fissa in silenzio per qualche istante, Fred. In una situazione normale, con ogni probabilità, scoppierebbe a ridere. Un minotauro ad Hogwarts, andiamo. Ma se c'è qualcosa che ha imparato in quei giorni, è che non c'è più di che stupirsi. Le cose più assurde sono all'ordine del giorno ormai, le cose più orribili fanno parte del loro quotidiano. Hogwarts non è più un luogo sicuro. Questa consapevolezza gli causa un senso di nostalgia e tristezza degradante. Ha sempre visto il castello con gli occhi di quel giocherellone che è sempre stato, Weasley. Una seconda casa, con tanti amici e tanti scherzi da fare. Quel tempo sembra quasi un ricordo lontano, ormai. « E tu come..Vabeh, lascia stare » Come diavolo fai a saperlo? Vorrebbe chiedergli, ma in una situazione come quella le domande non hanno poi molta importanza. Nulla ha un senso logico, lì dentro, e cercare di trovarlo è pressochè impossibile. Fa mente locale, allora: si trova nei sotterranei, un posto che non ha mai conosciuto più di tanto. Assieme a lui, un fottuto Minotauro da un lato, e Ares Carrow, forse uno dei suoi silenziosi nemici più giurati, dall'altro. Ah, per non dimenticare, i sopracitati sotterranei si sono mutati in un labirinto che sembra mutare forma ogni minuto che passa, inventandosi sempre nuove direzioni e sentieri. A quanto ammonta la sua percentuale di sopravvivenza? Sotto zero, probabilmente. « Fantastico. » Borbotta allora, passandosi una mano fra i capelli e lanciando un'occhiata al di là del corridoio, visibilmente nervoso. Non che abbia particolare paura, ma diciamo che morire sventrato non rientra tra i suoi desideri più grandi. « Tu non mi piaci » Si rigira verso di lui e, nel sentire quelle parole, non riesce a trattenere una risata sarcastica. « Ma dai? Non l'avrei mai detto. » Sibila, affilato. Non rientra nelle scelte migliori da intraprendere quella di provocare la tua principale fonte di salvezza in una situazione avversa, ma..Fred è Fred. Una testa calda, principalmente. « Ma se ti odiassi te ne saresti accorto già da molto. Dolorosamente » Una testa calda che se questa volta ha la decenza di non ridere alle parole del Serpeverde, annuisce con un'espressione visibilmente scettica e divertita. Il che forse è ancora peggio. « P a u r a » Scandisce ogni lettera con il labiale, in una presa in giro bella e buona. Che poi, che ci crediate o no, non ha neanche tanta voglia di litigare. E' solo che..Beh, è semplicemente fatto così. Cieco di fronte alle minacce velate e sfottente dinnanzi al pericolo. Si stringe nelle spalle, scuotendo la testa. « E farmi proteggere da una persona che ha appena ammesso di odiarmi? Curioso...cosa racconteresti poi a Amunet dopo avermi colpito alle spalle? O a Lulah? Che è stato un incidente? » Lo fissa a quel punto, confuso. Non gli farebbe mai del male, in fin dei conti, Fred. Non gratuitamente, per lo meno. Provocarlo a parole, magari, ma colpirlo alle spalle..Decisamente no. Non è nel suo stile, una cosa del genere. E' un Grifone, la lealtà fa parte del suo dna. Ma più di ogni altra cosa, fare del male ad Ares sarebbe come fare del male indirettamente ad Amunet. Sa quanto siano legati, sa quanto Carrow sia una delle persone alle quali lei tiene di più al mondo, colpirlo per il solo gusto di farlo -seppure negli anni di motivi per fare una cosa del genere ne abbia ricavati un bel paio, ad esser sinceri- lo farebbe sentire un ingrato. E Fred non vuole ferirla, non ancora. « Primo: non so a cosa sei abituato tu, ma colpire alle spalle qualcuno non è mai stato nel mio stile. Se ti volessi far male, è guardandoti negli occhi mentre lo faccio, che agirei. Secondo: ci troviamo entrambi nella stessa merda, e oltretutto io questo posto lo conosco molto meno di te, mi servi, sarebbe da idioti metterti fuori gioco. E poi la violenza gratuita non rientra nelle mie corde, Carrow, tu sai cosa vuol dire? » O sei anche tu come quel mostro che ha reso la vita di tua sorella un inferno per anni? Si blocca all'ennesimo ruggito che scuote le pareti, lo sguardo che saetta verso l'estremità del corridoio. « Convincimi Fred. Convincimi che stare insieme è davvero la migliore scelta per entrambi e che non farei meglio ad andarmene per la mia strada e a tentare la sorte da solo » Sbuffa, scocciato, mentre alza la bacchetta per illuminargli meglio il viso. « Se il minotauro ed il ragazzo sventrato non ti convincono abbastanza, facciamo così. Le spalle adesso te le do io, tu mi dai indicazioni. E, dato che questo non mi sembra il luogo più adatto per dimostrarci quanto ci vogliamo bene, appena usciremo di quì, ti prometto che potremo insultarci o picchiarci quanto diavolo vuoi. Allora, ci stai? Certo, potresti farlo quì stesso, ma chi ti assicura che il Minotauro non ne venga attirato e decida di cenare con entrambi? » Pausa, mentre comincia ad incamminarsi di qualche passo, dandogli le spalle come promesso. « Allora? La prospettiva di potermi pestare in santa pace ti convince? »
     
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  5. AresCarrow
         
     
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    Freddie ha in sé tutto il sarcasmo tipico di chi, avendo voglia di giocare a chi ha il cazzo più grosso, è più interessato a dimostrarsi il vero maschio alfa della situazione che a trovare una soluzione alle sue pene. Lo osservo. Probabilmente crede che questo atteggiamento da macho virile e dominante possa avere su di me un qualche effetto positivo - intimidatorio, forse? - mentre l'unica cosa che riesce a farmi sbocciare nel petto è una domanda pura e semplice, contornata appena da una punta di disgusto: davvero ad Amunet piace questo genere di ragazzo?
    L'unica risultato che ottiene è che io indietreggi di un passo e che mi appoggi al muro alle mie spalle, incrociando le braccia la petto. Non spengo la punta della bacchetta, lasciando che il punto luce che emana mi dondoli pigramente all'altezza di un fianco. Temo l'arrivo del Minotauro ovviamente, non sono così stolto, ma di sicuro non voglio dimostrare a Fred che sono spaventato quanto lui - e sì, la preoccupazione del rosso non è difficile da cogliere nel suo tono di voce - e di sicuro mi sto rendendo conto meglio di lui di una pura semplice verità: meno casino facciamo, parlando e muovendoci, meno possibilità ci sono che ci trovi - Appunto. Ti servo, il che dimostra che non siamo esattamente nella stessa merda - puntualizzo a bassa voce. Per un attimo l'idea che possa cercare di obbligarmi ad aiutarlo mi attraversa la testa, ma la scaccio subito. Perfino ad uno come lui deve essere chiaro che mi farei ammazzare piuttosto che dargliela vinta.
    E poi in realtà io non so dove andare, e muoversi non ridurrebbe affatto il rischio di incontrare il Minotauro rispetto allo stare fermi lì.
    E se morisse, avresti tutto da guadagnare.
    Gli sorriso appena, mentre altre gocce di veleno mi vengono sussurrate nell'orecchio.
    Amunet si farebbe ammazzare per lui. Si farà ammazzare per lui, probabilmente.
    Deve essere più concentrata.

    E se dovessi scegliere fra Mun e Fred non si penserei due volte, non è vero?
    Il problema è che non sono nemmeno così sicuro che le cose andrebbero in quella maniera. Davvero Mun sarebbe più concentrata, o forse sarebbe tanto preoccupata o ferita da farsi ammazzare nel tentativo di capire, di soccorrerlo? E Tallulah? Come reagirebbe, sapendo che sarebbe stata solo colpa sua? Non ha ancora capito come funziona con quel nuovo aspetto del mondo con cui convivono adesso, ma dubita di poterle tenere nascosto qualcosa, non ancora. Sono considerazioni che richiedono una certa attenzione, prima di cedere alla volontà di quelle voci che sussurrano suadenti - Un giorno uno di voi dovrà provare a spiegarmi per quale motivo siete portati a credere che a noi tutti piaccia la stessa stupida brutalità che tanto amate voi - commento, in barba ai commenti sul Minotauro e sul ragazzino sventrato. Una fine deprecabile, senza dubbio, ma che per il momento non mi riguarda. Parlo con calma, a bassa voce e scandendo bene le parole mentre le pronuncio. Ci tengo ad essere chiaro - Arroganti coglioni tanto convinti di aver capito tutto della vita e di ciò che li circonda da non provare nemmeno la tentazione di allungare una mano, presentarsi e fare una sola, piccola domanda - scuoto la testa, una punta di disprezzo - Non mi saluteresti nemmeno se mi sbattessi contro, nei corridoio fuori di qui, e adesso che sono la tua ancora di salvezza sei pronto a concedermi...cosa? La tua attenzione "una volta fuori di qui"? - scuoto la testa, imboccando il corridoio che da lì si snoda verso sinistra. Non ne sono sicuro, ma è quello in cui le ombre sembrano addensarsi con minore affollamento e che spero che porti verso l'uscita - Io non ti odio, Fred, ti disprezzo. Per il resto sei un problema di Mun, e non è mia abitudine impicciarmi in faccende che non mi competono -
     
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    « Appunto. Ti servo, il che dimostra che non siamo esattamente nella stessa merda » E allora fanculo Carrow. Rotea gli occhi, Fred, sbuffando rumorosamente. Il fatto che Ares abbia fatto sembrare la sua richiesta di collaborazione un'elemosina d'aiuto, gli fa prudere le mani per il fastidio. Che Weasley chieda aiuto, è cosa assai rara, figuriamoci a chi gli sta sulle palle. E, più tempo passa, più Carrow gli sta di gran lunga sulle palle. E' tentato di girare i tacchi ed andarsene, lasciarlo da solo nelle sue dimostrazioni di chi che l'ha più grosso, e tanti cari saluti. Ma purtroppo, si conosce, Fred. Se gli dovesse capitare qualcosa, si sentirebbe in colpa per averlo mollato in quel posto di merda. Per lei, solo ed esclusivamente per lei. E allora serra la mascella e stringe i pugni, prendendo un lungo respiro e mordendosi la lingua per non rispondergli a tono. Per una volta. « Un giorno uno di voi dovrà provare a spiegarmi per quale motivo siete portati a credere che a noi tutti piaccia la stessa stupida brutalità che tanto amate voi » Lo osserva, la testa leggermente piegata di lato. Fantastico, adesso si va pure di odio fra casate, di bene in meglio! Fred di queste stronzate non se ne è mai curato. L'appartenenza o meno ad una casata non ha mai fatto la differenza di ciò che una persona è o non è veramente. Basta dare un'occhiata alla sua cerchia di conoscenti, per vederlo. A parte la sua famiglia, appartenente alle più disparate casate, tra i più stretti potremmo contare Albus, Hugo, Betty...Mun. Quindi no, Carrow, hai toppato alla grande. « Dov'è che la amiamo questa stupida brutalità, di grazia? E, ad ogni modo, le casate non c'entrano. Parlavo di te, te come Ares Carrow, non come serpeverde. La tua coda di paglia cela forse un'esitazione di fondo? » Schiocca la lingua al palato, e si gira poi per ritornare ai suoi passi. Prima esce di lì, meglio è, ed il Minotauro è forse il minor problema al momento. « Arroganti coglioni tanto convinti di aver capito tutto della vita e di ciò che li circonda da non provare nemmeno la tentazione di allungare una mano, presentarsi e fare una sola, piccola domanda. Non mi saluteresti nemmeno se mi sbattessi contro, nei corridoio fuori di qui, e adesso che sono la tua ancora di salvezza sei pronto a concedermi...cosa? La tua attenzione "una volta fuori di qui"? » Okay, questo è un duro colpo contro la sua pazienza. Respira profondamente, Fred, ma lo sente comunque quel ruggito scuotergli il petto. Che sia orgoglio personale o grifondoro, poco importa. Le parole di Ares gli scorrono dentro aumentando quel fuoco classico di quando sta per perdere la testa. Ma perderla in una situazione del genere non è poi molto indicato, quindi, per l'ennesima volta, tenta un approccio pacifico. ...O quasi. « Okay, adesso hai rotto con questa storia. Dio, siamo in un fottuto labirinto con un fottuto minotauro e ciò a cui pensi e quanto buhu i grifondoro sono tutti coglioni che odiano i serpeverde. Ti sembra anche lontanamente sensato? A me no, ma magari sbaglio, perchè sono solo un arrogante coglione, no? » Si stringe nelle spalle « Ed è vero, se ti sbattessi addosso nei corridoi non ti saluterei nemmeno perchè non mi piaci. Non mi piaci tu come Ares, non tu come ciò che rappresenti. Quindi smettila con questo vittimismo patriottico e se dobbiamo scannarci -proprio quì, tra l'altro, ottima scelta!- trova argomentazioni meno idiote. » Fa una piccola pausa, il tempo di voltare l'angolo dell'ennesimo corridoio. Fa luce di fronte a sè con la bacchetta a quel punto, accertandosi che non ci sia nessun pericolo nei paraggi. « Inoltre, giusto per esser chiari, non sei la mia unica ancora di salvezza. C'è una differenza dal chiederti una collaborazione o il chiederti aiuto. Non ho bisogno della tua elemosina, ho pensato che assieme avremmo avuto meno probabilità di lasciarci le penne ma evidentemente mi son fidato della persona sbagliata. Ergo: fai il cazzo che ti pare. La strada la ritrovo da solo » Scusa, Mun, tuo fratello era troppo odioso per non mollarlo lì. Cristo! Maledetta la sua lealtà. « Io non ti odio, Fred, ti disprezzo. Per il resto sei un problema di Mun, e non è mia abitudine impicciarmi in faccende che non mi competono » L'ennesima frecciatina che incassa con una certa difficoltà a restare calmo, ormai. Sei un problema di Mun, il solo sentire quel nome gli ricorda che lo stesso sangue che scorre nelle vene di lei, scorre nelle vene di lui. Per quanto sarebbe forse il primo lui a gracchiare un ben gli sta!, se il Minotauro lo beccasse lì da solo, non si perdonerebbe mai il dolore che la Carrow proverebbe per quella perdita. E allora, continuiamo a reprimere gli istinti omicidi. « Come dici tu. » Sibila infastidito, ed è in quel momento che lo vede. Non lo riesce a distinguere bene nel buio, ma è enorme. Passa loro di fronte, e il terreno sembra tremare sotto il suo peso. Fred rimane con gli occhi spalancati, le dita serrate contro la bacchetta in attesa del peggio, ma la bestia sembra non accorgersi di loro mentre li oltrepassa di qualche metro, svanendo oltre il buio. « Io direi di cambiare direzione. » Sussurra allora, lanciandogli uno sguardo « E alla svelta. »
     
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  7. AresCarrow
         
     
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    « Dov'è che la amiamo questa stupida brutalità, di grazia? »
    - Nel credere che l'onore di poterti mettere le mani addosso sia una moneta sufficiente a convincermi a salvarti la vita, per esempio - gli rispondo con una certa noncuranza, anche se so perfettamente che la sua non è una domanda così letterale come la mia risposta lascia intendere - Tu non puoi parlare di me. Tu non sai nulla, di me - aggiungo dopo un attimo, sempre con la stessa serafica calma che mi ha mosso fino a lì. Ho paura, ovvio, sono terrorizzato quanto lui, ma credo di essere più bravo di Fred a mascherarlo. Sono bravo a mascherare un sacco di cose, pare. Immagino dipenda dall'ambiente in cui io a Amunet siamo cresciuti.
    Alzo gli occhi al soffitto, mentre Fred si lascia andare alla sua scenetta da prima donna ferita nell'orgoglio.
    Credevo di essere stato chiaro, ma effettivamente la mia frase si poteva interpretare in più di una maniera. Colpa mia ad aver sperato che sapesse cogliere quello giusto - Ma mi hai salutato adesso che avevi bisogno di me - gli faccio notare, segno di quanto siano labili i suoi principi. Mi odia finché non crede che io possa salvargli la vita, indicargli la strada, ma tornerò a non esistere nel momento esatto in cui saremo di nuovo alla luce. Inspiro lentamente - Non me ne frega un cazzo della tua casata, Freddie. Ti pare che abbia un senso, là fuori? - alzo un dito, ad indicare i piani superiori. Scuoto la testa, però, senza aggiungere altro. Sarebbe stupido, farlo qui, e comunque non credo ci sarebbe comunque modo di fargli vedere il mondo da un punto di vista diverso da quello da cui lo sta osservando adesso.
    Non ti ringrazierà, lo sai?
    Lo so, lo so bene.
    L'unica cosa che racconterà ai suoi amici...
    ...sempre che ne esca...
    ...è questa conversazione...
    ...magari...
    ...forse...
    ...perfino di come è stato lui a salvarti.

    Hanno ragione, e lo so.
    Probabilmente ai suoi occhi sarò io a doverlo ringraziare perché mi avrà concesso l'onore di salvarlo.
    Quando devo reagire, però, reagisco d'istinto.
    Dovresti spingerlo. Adesso.
    E io mi allungo, di scatto, verso di lui. Gli afferro la maglia con una mano e, mentre spengo la mia bacchetta, avvolgo la mano intorno alla punto della sua. Lo tirò a me, nell'ombra, giusto un attimo prima che il Minotauro passi a poca distanza da noi, in uno dei corridoi laterali. L'odore della bestia si mescola con quello di Freddie, meno intenso ma molto più vicino - Zitto - gli sibilo all'orecchio. Le ombre sono contrariate, posso sentirle. Resto in attesa finché non sono sicuro che la bestia se ne sia andata, e solo allora lo lascio andare.
    E' vero, Freddie non mi ringrazierà mai, ma di Freddie a me non importa nulla se non quello che importa a Mun, e Mun sarebbe distrutta dalla sua morte. Forse sarebbe meglio, alla lunga, ma non potrei mai darle quel dolore. E' l'amore per lei, che vince, alla fine. Sempre - Lascia che ti spieghi - sussurro, a voce molto bassa. Non mi muovo, non ancora: voglio che lui capisca una cosa molto, molto importante - I sotterranei sono cambiati, per quello ci continuamo a perdere, e visto il Minotauro probabilmente sono diventati un labirinto. Spiegherebbe un mucchio di cose - più di quanto mi piacerebbe ammettere. Non ho barato, con lui, però. Credo davvero di sapere come uscire di qui - I sotterranei non sono grandi, e noi non sappiamo quanto siano contorti. Ora...seguimi, che è difficile...il Minotauro sa come muoversi qui dentro, ed è a caccia, quindi prenderà solo corridoi che sa che portano da qualche parte, e se c'è un modo di essere sicuro di non trovarcelo di fronte all'improvviso, a tagliarci la strada di un vicolo cielo... - alzo una mano, indicando una direzione ben precisa. Non quella da cui il Minotaro è arrivato, ma quella che ha preso - ...di là, e prega il tuo Dio, se ne hai uno, che questa trappola duri solo un'ora come tutte le altre -
    Forse...
    ...debole...
    ... abbiamo sbagliato...

    Non rispondo, non dico nulla.
    Sono loro ad aver voluto un protettore.
     
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6 replies since 7/11/2017, 13:29   122 views
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