Pity party

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    Sarebbe voluto andare al lago nero, Albus. Sarebbe voluto andare in quella sua piccola e fidata radura, mettersi seduto sulle sponde dello specchio d'acqua e lanciare sassolini, uno dietro all'altro, sino a quando anche i suoi pensieri non sarebbero affondati alla stessa loro maniera. Lo avrebbe davvero fatto, ma al lago nero non ci si poteva più andare. O meglio: lo potevi fare, ma a tuo rischio e pericolo, dato che chi lo aveva fatto non lo aveva raccontato. Ogni tanto in lontananza sentiva i rigurgiti del mostro marino che si agitava tra le acque torbide, e sebbene una parte di lui si sarebbe volentieri buttata tra le sue fauci, l'altra sapeva di dover resistere: non per se stesso, perché lui si sentiva meno di zero, ma quanto meno per la sua famiglia, per non lasciare Jay orfano di padre in così tenera età. Chissà se si ricorda di me. L'ultima volta che l'aveva visto era stato a Gennaio dell'anno precedente. Ormai lui sicuramente camminava e parlava, e Albus si era perso tutti quei momenti. Per un istante aveva pensato, nel sentire la voce di Evey e correre ai cancelli, che nel giro di poche ore avrebbe rivisto il viso di suo figlio..e invece così non era stato. Ma ormai cosa conta più un giorno o un mese? Probabilmente se mi dovesse rivedere nemmeno mi riconoscerebbe. Lanciò un sassolino nel pozzo del chiostro, sentendolo atterrare a svariati metri sotto i suoi piedi. Aveva ripiegato sul cortile, perché quanto meno da lì, qualcuno ancora in vita ci era ritornato. Spostò lo sguardo su una delle statue di pietra, fissandola in attesa che si muovesse e cominciasse ad attaccarlo. Nulla. Scrollò le spalle, raccogliendo un altro sassolino da terra e lanciandolo a far compagnia a quello di prima. Erano stati giorni pesanti. Tra le morti in ascesa, il panico dilagante e i singoli problemi di ciascuno, la situazione era tanto tesa quanto una corda di violino. E di problemi personali, Albus ne aveva una ricca manciata. Poteva però esternarli in quelle condizioni? No, ovviamente. E quindi non poteva che stare zitto e tenerseli per sé, un po' come sempre. Ad aggravare il tutto, poi, c'erano i postumi di quel vomito scuro che lo aveva scosso la sera del ballo per la seconda volta in quegli ultimi mesi. Il buio, tuttavia, sembrava averlo aiutato in questo: quanto meno si era evitato la fotofobia. L'iperacusia, la febbre e i sogni strani, però, c'erano stati lo stesso. Ora, alla luce (si fa per dire) del quarto giorno di chiusura, tutti i sintomi avevano cominciato ad affievolirsi, e la lucidità del Serpeverde a riprendere pian piano terreno. Doveva solo ringraziare il cielo di non essere morto, perché evidentemente c'era qualcuno lassù che ci teneva troppo a farlo restare sulla terra per mandarlo al camposanto. Rivolse lo sguardo al cielo scuro, a quella luna che se ne stava fissa sullo stesso punto da giorni e giorni. Ancora non hai finito con me, suppongo. Però ti avverto: stai tirando un po' troppo la corda. Lanciò un terzo sasso, mancando tuttavia il bersaglio. Con un pesante sbuffo si alzò dalla panchina, andando a raccoglierlo e gettandolo dentro al pozzo insieme agli altri, per poi tornare indietro e rimettersi a sedere. Scavò nelle tasche dei pantaloni, estraendone il pacchetto di sigarette che continuava maniacalmente a duplicare con la magia. Non avevano lo stesso sapore, non davano la stessa soddisfazione, e duplicazione dopo duplicazione perdevano sempre più le proprie qualità. Ma in fin dei conti che poteva fare? Andare ad Hogsmeade? Risate registrate. Accese dunque la cicca, sbuffando verso l'alto una densa nuvola di fumo biancastro. Non sa di un cazzo. Tanto perché le gioie non sono mai troppe. Si accompagnavano, ad esempio, al fatto che ormai la vita lì dentro non avesse più alcun senso. Certo, c'era chi cercava di mantenere la calma e dire il contrario, ma Albus non ci credeva. Se ne stava zitto, come al suo solito, per non scatenare un putiferio, ma dentro di sé avrebbe tanto voluto dire che forse rimanerci secchi fosse l'alternativa migliore a tutto il resto. Il resto inteso come vivere allo stato brado in un luogo ostile e distaccato dal mondo. 'Dobbiamo lottare per vivere' aveva detto uno di quei simpatici ottimisti. Albus, nei suoi pensieri, aveva ribattuto: 'Non per vivere. Per sopravvivere. C'è differenza.' E quello stavano facendo: sopravvivevano, al caro prezzo di tutto ciò che rendeva la vita effettivamente degna di essere vissuta. Ci svegliamo la mattina, sfoderiamo le bacchette, ci azzanniamo a vicenda, e per cosa? Per respirare? Per poterlo fare anche il giorno dopo e quello dopo ancora? Per trovare una soluzione che è sempre più lontana allo scorrere di ogni minuto? La differenza tra noi e gli animali non è più così netta. Sbuffò un altro tiro, aggrottando la fronte a quei pensieri e abbassando lo sguardo sul libro che aveva aperto sulle proprie gambe. Qualcuno ce lo aveva preso per il culo a riguardo, facendogli giustamente notare che forse leggere non era l'occupazione migliore di quei tempi. Lui, dal canto suo, gli aveva fatto notare altrettanto giustamente che fino a quando le sue azioni non avessero messo in pericolo se stesso o il prossimo, non erano esattamente cazzi suoi cosa lui facesse e quando. E così la discussione si era esaurito, e Albus aveva ripreso il proprio libro, perché ci vuole ben più di una trappola mortale formato castello per dividere Albus dalla propria lettura.
    archie-comics-beanie-boys-fandom-Favim.com-5175895
    Voltò la pagina, facendo appena in tempo a leggere i primi versi della poesia successiva prima che la sua concentrazione venisse interrotta da un rumore di passi sul limitare del cortile. Alzò istintivamente lo sguardo, fissando la figura in arrivo da dietro le fessure lasciate dalla chioma corvina che gli ricadeva su un lato del viso. Fred. Drizzò il capo, chiudendo il tomo con uno schiocco e distendendo meglio le gambe di fronte a sé, facendo cenno al cugino di mettersi a sedere. Che brutta cera tra tutti e due. Prese un respiro profondo, incerto su cosa dire. Da dopo il ballo la bacheca era andata in silenzio stampa, e la gente aveva di colpo cominciato a rivalutare seriamente il valore intrinseco del farsi i cazzi propri; tuttavia non poteva dire che qualche voce non gli fosse giunta, anche solo sotto forma di mormorii che si interrompevano al suo passaggio. Continuavano a speculare sull'esistenza o meno di suo figlio, e - a sua gran sorpresa - su una relazione omo-incestuosa tra Fred e Hugo. All'inizio Albus l'aveva presa sul ridere, dicendo a chi di dovere che quella era una cazzata grossa come una casa per il semplice fatto che la relazione omo-incestuosa era tra lui e Fred, e che Fred ci teneva troppo a tenersi i gioielli attaccati alle gambe per tradirlo così biecamente. Con il passare dei giorni, tuttavia, i comportamenti strani delle persone coinvolte non avevano fatto altro che insospettirlo un po', sebbene quel fatto nella sua mente avesse sempre la dimensione di una stronzata. "Ci voleva proprio la fine del mondo per far zittire quella bacheca, eh?" disse ironicamente, lanciando uno sguardo di sbieco al cugino e dando un tiro di sigaretta. "Tieni. Ci ho castato il geminio tipo tre volte, quindi fanno un po' schifo, ma meglio di niente." disse, passando il pacchetto di sigarette a Fred prima di poggiare la nuca contro il muro di mattoni alle sue spalle. Silenzio. Era più che mai lapalissiano quanto entrambi avessero ben più di un sassolino nella scarpa da togliersi, oltre che una serie di domande da porsi a vicenda. E allora Albus, come tipico di lui, si incaricò dell'ignobile compito di aprire quel vaso di Pandora. "Va bene, comincio io." disse, nella speranza di rompere il ghiaccio, prima di frugarsi nelle tasche dei pantaloni, estraendone una scatolina metallica di dimensioni quadrate che passò al cugino. Al suo interno vi avrebbe trovato diverse polaroid di Jay, quelle che aveva accumulato nel tempo. Rimase in silenzio, scrutando le reazioni sul viso del cugino man mano che sfogliava le fotografie. In quel silenzio nemmeno si accorse di stare sulle spine, mordendo freneticamente l'interno del proprio labbro in attesa che qualsiasi cosa Fred stesse pensando si scatenasse su di lui. "Mi dispiace." disse infine, sottovoce, spezzando quel silenzio. "Avrei voluto dirlo tante volte..ma non potevo. E forse la cosa che mi fa più male di tutte è che lo siate venuti a sapere in questa maniera stupida invece che da me." Abbassò lo sguardo, fissando il viso del bambino su una di quelle polaroid, sorridendogli di rimando. "Immagino che in fondo non siamo la famiglia del mulino bianco che diamo a vedere." Ma tanto, chi lo è davvero?

     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    --
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    416
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Va tutto bene. » Ma non andava bene per niente. Lo ripeteva da ore ormai, Fred, la mano stretta contro le dita esili e tremanti di Lilith Stanford, una Serpeverde del sesto anno. L'avevano trovata due o tre giorni fa sul limitare della foresta proibita, immersa in una pozza di sangue. Il suo stesso sangue. Era stata ferita, in maniera brutale, oltretutto. Aveva graffi lungo tutto il corpo, ed un orribile squarcio sull'addome, che lasciava intravedere persino le interiora, per quanto era profondo. Non riusciva a parlare, Lilith, che a malapena riusciva a respirare, ma era ancora viva. L'avevano riportata al castello, lui, Malia, ed un gruppetto di altri Grifondoro. E da lì, avevano aspettato. Fred aveva aspettato. Non la conosceva nemmeno poi così tanto. Una gran bella ragazza, con capelli biondi e curve al punto giusto. Ricordava ancora quella volta in cui Albus l'aveva usata per mandarlo a chiamare, nel bagno dei prefetti. Lilith era arrossita vistosamente quando il rosso era sgusciato via all'improvviso dalla vasca, completamente nudo, per poi scappare e -i giorni dopo- lanciargli occhiate di fuoco a lezione o in sala grande. Non gli era mai stato particolarmente simpatico, e dopo quel piccolo incidente la situazione non era certo migliorata. Ad oggi, eccoli quì. Buffo, come cambino le cose. Le tiene ancora la mano stretta tra le sue, Fred, lo sguardo fisso sul suo viso sofferente. Continua a non conoscerla, continuano a non essere amici, eppure non l'ha mollata un attimo da quando l'hanno ritrovata. Perchè Lilith sta morendo, e nessuno dovrebbe morire da solo. In quei giorni, dei quali ormai sembra aver perso il conto, la morte è diventata una costante per loro. Persino per lui, Freddie, quel frizzante Weasley dai capelli rossi ed un perenne sorriso sfottente stampato sul viso allegro. Ha visto la vita abbandonare lo sguardo di tanti suoi compagni. Ha dovuto accettare il mancato ritorno in sala comune di tanti suoi amici. « Vedrai, domani sarai già in piedi e ruberemo il cibo più buono. » Ma nonostante tutto, non si è arreso. Continua a sorridere, continua a dare speranza, a combattere per la sopravvivenza, sua e di chi gli sta attorno. « Non ci sarà domani per me » Almeno fino ad ora. Non c'è un domani per nessuno di loro. Sono rinchiusi in un'enorme trappola mortale. Adesso ci sono, tra qualche ora solo il destino può dirlo. E Fred in fondo lo sa, lo sanno tutti. Ciò nonostante, continua ad ignorarlo. Ha ignorato tante cose, in questi ultimi giorni, dopotutto. Come la preghiera di Lilith di lasciarla andare alla sua triste fine, o il consiglio di qualche amico di ucciderla di propria mano. Una morte rapida ed indolore, un avada kedavra o un cuscino pressato sul viso per porre fine alle sue sofferenze. Ma non ha voluto farlo, Fred, e si è persino preso a pugni con Lewis di Corvonero, per questo motivo. Fin quando il cuore di Lilith batterà, fin quando tutti i loro cuori continueranno a pulsare, c'è ancora speranza. Flebile, tremolante e oltremodo instabile, ma pur sempre una scintilla. Così era rimasto, ed era rimasto fino alla fine, accanto a quella ragazza che sino a qualche tempo fa aveva preso in giro assieme ad Albus; quella Serpeverde anonima con la quale mai avrebbe pensato di trascorrere più di dieci minuti in sala grande. Mai avrebbe pensato di essere l'ultima cosa che avrebbe visto, prima di morire. Perchè infine, con un debole grazie sulle labbra violacee ed un'ultima lacrima a rigarle il viso sporco di sangue, anche Lilith se n'era andata. La presa delle dita tra quelle del rosso si era allentata, mentre la sua pelle si era fatta sempre più fredda; gelida. L'ennesimo addio. [...] Si passa una mano fra i capelli, mentre percorre velocemente le scale. Ha sentito voci non particolarmente piacevoli sui corridoi, quindi si premura a percorrerli il più velocemente possibile. Fa freddo, sia fuori che dentro il castello, ma al momento una ventata d'aria gelida è ciò di cui ha bisogno. Per schiarirsi le idee, per scacciare tutti quei demoni che sembrano ingrigire di giorno in giorno la sua mente. Il cortile gli sembra la soluzione più ovvia, sperando di non incappare in qualche incidente. Non ha voglia di lottare, non adesso, non ancora. Oltrepassa la grossa arcata di pietra, ed un debole sorriso gli piega un angolo delle labbra, nel ricordarsi tutte le stronzate che lui, Malia, Albus ed Hugo ci hanno fatto, tra quegli alberi. Quel tempo sembra così remoto da far male. Ed è allora che lo vede. Girato di spalle, con un libro dispiegato tra le gambe. Albus. Il duo inseparabile, la combinazione perfetta...Eppure sono giorni ormai che non si beccano. Non l'ha evitato volutamente, il rosso, ha solo..messo da parte l'idea di cercarlo. Gli è bastato vedere che stesse bene la notte nel caos delle sale comuni, ma per il resto è rimasto lontano. E questo lo ha fatto sentire tremendamente in colpa. Ma in fondo, tutte le certezze che sembrava avere fino a poco tempo prima del ballo, sembrano averlo abbandonato. Ha combinato un gran bel bordello, Fred. Con Amunet, con Hugo, con Albus e con Malia. Praticamente con tutte le persone alle quali tiene di più a questo mondo. Bella merda, insomma. Ma è forse giunto il tempo di rimediare, perchè di evitarlo ancora, Weasley non ne ha voglia. Si avvicina a lui dunque, sedendosi là dove il cugino gli ha indicato. Lo guarda in silenzio e di sottecchi, visibilmente a disagio. Gli sono giunte quelle voci. Il figlio, Jay. Dapprima l'idea l'aveva fatto ridere: Albus con un figlio? Andiamo! Ma con il passare dei giorni, quel pettegolezzo era diventato sempre più una verità. Albus Potter aveva un figlio e lui non ne sapeva nulla. Non l'aveva sconvolto la notizia in sè, ma più il fatto che per tutti quegli anni non gli avesse detto nulla, nemmeno a lui. Ma in fondo, in un momento del genere con degli antefatti come quelli che ormai conosciamo tutti, chi era lui per fargliene una colpa? Segreti, troppi segreti. Verità nascoste che andavano districate.
    tumblr_inline_on2yy7J0L51rqq37j_400
    "Ci voleva proprio la fine del mondo per far zittire quella bacheca, eh?" Si gira a guardarlo nuovamente, mentre l'ombra di una risata gli scuote appena il petto. « Cazzo, sì. Secondo te chi ci sta dietro è già crepato male? » Domanda ironicamente, senza effettivamente aspettarsi una risposta vera e propria. Allunga la mano per afferrare il pacchetto di sigarette che gli viene offerto, sorridendo alle sue parole. « Dio, grazie. Queste nelle scorte la sera non le trovo mai. » Assieme al cibo di merda e alle medicine per non morire orribilmente, insomma. « T'oh, mettile via. C'è gente che ucciderebbe per averle » Ridacchia, mentre si accende la sigaretta e la aspira a pieni polmoni, concedendosi di rilassarsi per qualche minuto, la schiena e la testa poggiata contro il muro in mattoni alle sue spalle. Il silenzio cala tra loro, immersi in una tensione palpabile che mai si sono ritrovati a dover affrontare prima d'ora. "Va bene, comincio io." Si mordicchia il labbro inferiore, Fred, mentre lo osserva estrarre qualcosa dalla tasca dei pantaloni. Tutta quella situazione non gli piace. Quel disagio, quell'imbarazzo: questi non sono loro. Come sono arrivati a questo? Sospira, mentre cala lo sguardo verso la scatolina che stringe adesso tra le mani. Piega la testa di lato, estraendone il contenuto con cura. Eccolo, Jay. Scorre le foto, l'espressione vagamente accigliata, mentre gli occhi di fuoco vagano attraverso quei ricordi su carta. Adesso che lo vede, tutto sembra davvero reale. Respira profondamente, mentre con le dita accarezza il profilo del bambino su di una polaroid. Un debole sorriso gli piega un angolo delle labbra, mentre fa un altro tiro con la mano libera. « Ti somiglia... » Mormora, sovrappensiero « Sì, ecco, ha la tua stessa espressione da chi me l'ha fatto fare a nascere. » Alza il capo verso di lui, e ride sommessamente. Dovrebbe essere arrabbiato, ma proprio non ci riesce. Non con lui, non adesso. E' solo...Confuso. "Mi dispiace. Avrei voluto dirlo tante volte..ma non potevo. E forse la cosa che mi fa più male di tutte è che lo siate venuti a sapere in questa maniera stupida invece che da me. Immagino che in fondo non siamo la famiglia del mulino bianco che diamo a vedere." Si mordicchia il labbro inferiore, annuendo poi. Albus sa, ne è sicuro. Vorrebbe dirgli che gli dispiace, ma ogni cosa a suo tempo. « Direi proprio di no. Anzi col senno di poi siamo pure peggio dei Lannister o dei Targaryen. » Asserisce con un sorriso amaro, mentre, di nuovo, cala lo sguardo sulle foto. Rimane in silenzio per qualche altro minuto, prima di annuire senza un motivo ben preciso. « Wow, cavolo, allora è tutto vero: hai un figlio. » Mormora « Ed io che pensavo che la mia, di vita, fosse difficile... » Prova a sdrammatizzare, dandogli una leggera spallata. « Perchè non me l'hai mai detto? Non ti avrei mai giudicato, lo sai. E noi ci siamo sempre detti tutto... » Beh, fino ad ora. Si sente in colpa. Per tutte quelle volte che avrebbe dovuto capire e che invece non è stato capace di farlo. Perchè la gente che ama di più soffre attorno a lui e lui continua a non poterci fare nulla? E' successo con Amunet, ed ora anche con lui. « Non sono arrabbiato, dude, è solo che..Non avresti affrontato tutto questo da solo, se me l'avessi detto. Non è giusto che tu l'abbia dovuto fare » Lo guarda e questa volta gli sorride, sincero. Lo avrebbe aiutato, lo avrebbe fatto davvero. « Lei lo sa già? Come l'ha presa? » Betty. Un altro tiro alla sigaretta, prima di porgergli le foto. « Mi dispiace di non esserci stato quando quei coglioni ti hanno sputtanato, Al. » Ero a fare il mio, di guaio. Sa che presto sarà il suo turno, di dare risposte. Spera solo che quel momento arrivi il più tardi possibile. « Jay dov'è, al momento? Non è quì al castello, vero?..Però che palle eh! Lo sappiamo entrambi che i preservativi te li presto sempre io, questo marmocchio è tuo quanto mio e non ne sapevo niente, ho dei diritti! » urlacchia infine, mollandogli un pugno sulla spalla. Meglio sdrammatizzare, se vogliamo sopravvivere a questa merda.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    tumblr_inline_owunrdPsp81qlt39u_250
    “Wow, cavolo, allora è tutto vero: hai un figlio. Ed io che pensavo che la mia, di vita, fosse difficile...” annuì, incassando con una mezza risata la spallata di Fred. Già, incredibile ma vero, ho scalzato tutti voi stronzetti dal titolo di peggior disastro della famiglia. Son soddisfazioni. E così si sentiva, Albus: come un grande e grosso fallimento su tutta la linea. Ai propri cari non aveva fatto altro che dare delusioni, e in tutta onestà ancora non si capacitava di come alcuni di loro fossero ancora disposti a dargli fiducia dopo tutte le dimostrazioni contrarie che gli aveva fornito. Prima la bocciatura, poi lo spaccio, poi il riformatorio, poi un’altra bocciatura, poi l’aggravarsi della sua salute psicologica, e ora persino un figlio segreto. Che altro aveva in serbo per loro, quel disastro ambulante? E’ davvero duro l’essere deludenti, ma il giovane Potter sembrava riuscirci con una maestria impressionante. “Perché non me l'hai mai detto? Non ti avrei mai giudicato, lo sai. E noi ci siamo sempre detti tutto... Non sono arrabbiato, dude, è solo che..Non avresti affrontato tutto questo da solo, se me l'avessi detto. Non è giusto che tu l'abbia dovuto fare.” Aggrottò la fronte, fissando lo sguardo sui propri piedi. Era difficile spiegare il domino di ragioni che lo avevano portato a quella scelta, soprattutto sapendo quanto opinabili potessero risultare agli occhi altrui. Sospirò, dunque, sollevando poi il capo verso il cielo scuro e appoggiando la nuca contro il muretto alle sue spalle. “Non sapevo che altro fare, Fred. Mi è piombato addosso tutto di un colpo. Io stesso ho saputo di aspettare un figlio quando ormai la gravidanza era inoltrata nell’ottavo mese.” Sollevò un sopracciglio, ancora urtato dal ricordo. “All’inizio non ero nemmeno certo che fosse mio. Insomma, era stata questione di una botta e via; sembra brutto da dire adesso, ma poteva davvero essere di chiunque, per quanto ne sapevo io. Quindi ho aspettato il test. Quando è venuto fuori positivo sono entrato in panico. Volevo dirlo, ma non sapevo come ne’ quando. E allora ho rimandato..e rimandato..e rimandato. Il tutto fino a quando ormai non era troppo tardi. Ormai papà e mamma avevano già il sentore che mi fossi cacciato in un brutto circolo, e prima che me ne rendessi conto mi sono ritrovato con la testa sbattuta contro il cofano di una volante della polizia – gentile regalo di papà. A quel punto delle cose ero incazzato nero: non l’avrei detto nemmeno sotto tortura. Il crollo nervoso, poi, non ha di certo aiutato. Quando sono uscito dal riformatorio, la situazione politica è cambiata. Essere un Potter, e per giunta metà babbano, aveva iniziato ad essere la cosa peggiore che una persona potesse essere. E allora l’ho tenuto nascosto perché era l’unica cosa da fare..altrimenti lo avrebbero preso e strumentalizzato per questa stupida guerra senza senso.” Disse quelle parole tutte d’un fiato, ritrovandosi poi a prendere un grosso respiro per sopperire alla mancanza di ossigeno che gli avevano provocato. Lasciò che il silenzio si insinuasse tra loro, dando modo a Fred di elaborare la storia prima di incassare la domanda da un milione di galeoni, quella la cui risposta aveva accuratamente evitato di fornire nel racconto. “Lei lo sa già? Come l’ha presa?” Betty. La grande incognita. La x nell’equazione della vita di Albus. Sospirò, gettando la sigaretta a terra e rigirandovi sopra la punta del piede. Riprese le foto, riponendo la scatola di latta al proprio posto. “Lo sa. Abbiamo parlato dopo il ballo e..non so, sembra averla incassata stranamente bene. Mi ha persino chiesto di farle vedere le foto.” Fece una pausa, rivolgendo uno sguardo serio a Fred da sotto le ciglia. “Il fatto che la prendesse bene, però, mi ha sempre spaventato molto di più del suo contrario, Fred. Ed è uno dei motivi per cui ho fatto quello che ho fatto.” Altra pausa eloquente. “Capisci cosa intendo?” Betty non può farsene carico. Non di questo. Non glielo lascerò fare, e se dovesse presentarsi l’eventualità, anche tu, Fred, dovrai impedirglielo. Non è materia da prendere alla leggera, questa. “In ogni caso ormai la frittata è fatta. Quindi immagino che lei stessa abbia capito che il prenderla male non avrebbe comunque cambiato la situazione. Mi è stata vicina. E questo è già più di quanto meritassi dopo il modo in cui l’ho trattata.” Sospirò, stringendosi nelle spalle e scuotendo il capo come a scansare il delicatissimo argomento Betty. “Mi dispiace di non esserci stato quando quei coglioni ti hanno sputtanato, Al.” Il suo scuotimento di capo, questa volta, indicò la sollevazione di Fred da quel senso di colpa immotivato. “E’ stato meglio così. La platea era già sin troppo affollata per i miei gusti.” E leggere la delusione anche nei tuoi, di occhi, non avrebbe fatto altro che farmi sentire ancora più una merda di quanto già non mi senta. “Jay dov'è, al momento? Non è quì al castello, vero?..Però che palle eh! Lo sappiamo entrambi che i preservativi te li presto sempre io, questo marmocchio è tuo quanto mio e non ne sapevo niente, ho dei diritti!” Si ritrovò a ridere alle parole di Fred, ricambiando il pugno amichevole sulla spalla che il Grifondoro gli aveva assestato. Era stato sempre così tra loro: non c’era situazione al mondo che non potesse essere sdrammatizzata dal sorriso del rosso, e di questo Albus non poteva che essergli continuamente grato. Albus e Fred erano diversi, forse addirittura opposti, ma funzionavano proprio per questo: perché ciascuno dei due aveva qualcosa che all’altro mancava, e che li faceva incastrare alla perfezione come due pezzi contigui di un puzzle. Una coppia tanto esplosiva quanto vincente, inarrestabile. “Ma infatti dovevano iniziare a venirti dei dubbi quando ho smesso di chiederti i preservativi, Fred. Ora capisco perché non sei finito in Corvonero.” Disse ironicamente, sollevando un sopracciglio. “Comunque Jay è al sicuro. Evey ha portato con sé lui e sua madre. Non chiedermi dove si trovino di preciso perché non lo so, ma sono insieme ai Ribelli. Quindi ecco, diciamo che il danno dello sputtanamento è stato abbastanza contenuto. L’importante era che lui fosse al sicuro, lontano dal Ministero. Quello che accade a me nel processo è irrilevante.” E prima o poi trovo sempre la maniera di farci i conti. Si strinse nelle spalle, mestamente. Ormai Albus aveva sviluppato una soglia di sopportazione impressionante nei confronti di tutta la merda che si vedeva lanciare puntualmente addosso. In parte era convinto di meritarsela, e in parte ormai aveva fatto pace col concetto che la vita non è giusta e non si può pretendere che lo sia solo perché lo si desidera. Magari quella convivenza con i pesi che portava non era poi così pacifica, e la maggior parte delle volte lo portava a crollare psicologicamente, ma alla fine riusciva sempre a rialzarsi. Un po’ malandato, un po’ stanco, un po’ più cinico, ma comunque in piedi. Quella forse, era la più grande dote che Albus aveva affinato. Sospirò dunque, volgendo lo sguardo al cugino. “Tu piuttosto? Come stai?” In generale. Su tutto. Per questa prigione, per le malelingue su te e Hugo, per Mun. Fred era sempre stato la roccia tra i due, quello che incassava meglio i colpi e affrontava le situazioni con il coraggio di un leone rampante. Era certo che avrebbe trovato il modo di reagire anche a quella merda, e che ne sarebbe uscito in piedi come al suo solito. Anche lui, però, aveva bisogno di supporto come chiunque altro. Per tutta la vita non aveva fatto altro che darne ad Albus, e di certo il Serpeverde non avrebbe battuto ciglio dal fare lo stesso per lui come aveva sempre fatto. Rimase qualche istante in silenzio, a guardarlo, incurvando poi le labbra in un sorriso solidale. “Sono sempre dalla tua parte, Fred. Lo sai, vero?” L’ho fatto una volta, e continuerò a farlo. Anche nel torto più marcio, sarò sempre quello che dirà a tutti ‘Fred ha ragione’.
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    --
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    416
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    “Non sapevo che altro fare, Fred. Mi è piombato addosso tutto di un colpo. Io stesso ho saputo di aspettare un figlio quando ormai la gravidanza era inoltrata nell’ottavo mese.” Lo ascolta in silenzio, Fred, lo sguardo fisso su di lui e l'espressione stranamente seria. Se lo immagina quasi, in quella situazione del cazzo. In fondo, non c'è da stupirsi che abbia deciso di affrontare ogni cosa senza dire niente a nessuno. Albus è sempre stato così. Circondato da parenti, amici e conoscenti, eppure sempre così tremendamente solo. Tutto il contrario di lui, in fin dei conti, che delle persone che lo circondano ne ha sempre fatto un punto di forza personale. La notorietà non l'ha mai cercata, il rosso, eppure non gli è mai dispiaciuta. Avere tanti amici, tanta gente con cui ridere e scherzare, problemi da ascoltare, guai da compiere..Fanno parte della sua esistenza, del suo essere più intrinseco. Albus invece è diverso, lo è sempre stato. Non lo fa neanche apposta, in fin dei conti, ce l'ha nel dna e basta. Al di là della gente che gli sta attorno, Potter rimarrà sempre Potter, quel ragazzo con fin troppi problemi caricati sulle spalle, impossibili da esprimere, nascosti dietro quella facciata d'indifferenza. Con Fred, tuttavia, è sempre stato diverso. Albus e Freddie sono inseparabili. Albus e Freddie si dicono tutto. Per anni, almeno, questo è ciò che ha sempre pensato. Ma il tempo passa, in fondo, le situazioni mutano, e le persone cambiano. “All’inizio non ero nemmeno certo che fosse mio. Insomma, era stata questione di una botta e via; sembra brutto da dire adesso, ma poteva davvero essere di chiunque, per quanto ne sapevo io. Quindi ho aspettato il test. Quando è venuto fuori positivo sono entrato in panico. Volevo dirlo, ma non sapevo come ne’ quando. E allora ho rimandato..e rimandato..e rimandato. Il tutto fino a quando ormai non era troppo tardi. Ormai papà e mamma avevano già il sentore che mi fossi cacciato in un brutto circolo, e prima che me ne rendessi conto mi sono ritrovato con la testa sbattuta contro il cofano di una volante della polizia – gentile regalo di papà. A quel punto delle cose ero incazzato nero: non l’avrei detto nemmeno sotto tortura. Il crollo nervoso, poi, non ha di certo aiutato. Quando sono uscito dal riformatorio, la situazione politica è cambiata. Essere un Potter, e per giunta metà babbano, aveva iniziato ad essere la cosa peggiore che una persona potesse essere. E allora l’ho tenuto nascosto perché era l’unica cosa da fare..altrimenti lo avrebbero preso e strumentalizzato per questa stupida guerra senza senso.” Annuisce calando lo sguardo. Conosce la guerra di cui parla Albus, seppur indirettamente. Abigal è morta, per quella guerra. Tutti loro si trovano in quella fottuta situazione di merda, per quella guerra. Se lui si fosse trovato nella sua situazione, proteggere Jay sarebbe stato il suo primo pensiero. Un bambino non dovrebbe neanche immaginarlo, un mondo simile, figuriamoci venirne strumentalizzato per chissà quale scopo. E allora sospira, Freds, dedicandogli un sorriso lieve, ma sincero. « Guardati, già parli da paparino provetto... » Lo prende in giro bonariamente « Non ti biasimo di nulla, Al. Probabilmente se mi fossi trovato nella tua situazione avrei fatto lo stesso, o -conoscendomi- peggio. Mi dispiace solo..Non esserci stato. Non solo per Jay, ma per il riformatorio, il crollo..E tutta la merda che hai dovuto passare. » Il riformatorio. Fred non l'ha mai accettato. Prova ancora del risentimento nei confronti di Harry, da quella decisione. La verità è che Fred ed Al di merda ne hanno sopportata parecchia. Potter il riformatorio, Weasley l'incidente, Potter il figlio, Weasley i problemi con Amunet e suo padre. E ne continuano a sopportare, in fin dei conti, perchè basta guardarli con una certa attenzione, ben oltre le apparenze, per capire che no, al di là di ciò che vogliono dare a vedere, non stanno bene per niente. Eppure continuano a combattere, stanchi e provati forse, ma sopravvissuti. Perchè è questo che sono loro due, sopravvissuti a quel mare di merda che è la vita. “Lo sa. Abbiamo parlato dopo il ballo e..non so, sembra averla incassata stranamente bene. Mi ha persino chiesto di farle vedere le foto.” E questo è proprio da Betty. Un animo puro come pochi, quello della Tassorosso. L'ha sempre ammirata per questo, in fin dei conti. Lei ad esempio, non l'ha mai giudicato. Nonostante Al l'abbia fatta soffrire, Fred non ci ha mai ficcato il naso più di tanto nei loro affari. Ha continuato ad esserle amico e specialmente non ha cambiato nulla nel suo rapporto con Albus. E questo, nonostante avrebbe avuto più di un motivo per farlo, Betty non gliel'ha mai rinfacciato. “Il fatto che la prendesse bene, però, mi ha sempre spaventato molto di più del suo contrario, Fred. Ed è uno dei motivi per cui ho fatto quello che ho fatto. Capisci cosa intendo?” Annuisce, sospirando. Betty se ne farà carico. Lo aiuterà con ogni mezzo, se necessario. Perchè è fatta così, perchè lo ama e non sarebbe capace di fare altrimenti. E Fred è sicuro che se Albus non le ha mai detto nulla in passato, l'abbia fatto proprio per questo. Per proteggerla da ciò che sarebbe diventata la sua vita se fosse stata a conoscenza di Jay. « Se ne prenderà carico in tutto e per tutto. Ma ti prometto che sarò il primo che tenterà di non farglielo fare. Ad una condizione: lascerai che almeno io ti aiuti, in questa situazione. » Perchè devi smetterla di sopportare tutto questo peso da solo, Al. Scoppia tuttavia a ridere non appena il cugino ricambia il suo pugno sulla spalla, e per qualche secondo gli sembra quasi di esser tornato a qualche settimana fa, quando tutto andava bene. O quasi, per lo meno. Seppur siano passati pochi giorni da allora, sembra un periodo tanto remoto da mettergli nostalgia. Gli mancano le risate, gli mancano le cazzate, gli manca tutto ciò che Albus e Freddie sono sempre stati. A prima vista due coglioni, ma in fondo quel duo inseparabile che mai nessuno si sognerebbe neanche lontanamente di allontanare. Opposti, persino incompatibili ad un primo sguardo superficiale!, eppure necessari. Albus, per Fred, è sempre stato necessario. “Ma infatti dovevano iniziare a venirti dei dubbi quando ho smesso di chiederti i preservativi, Fred. Ora capisco perché non sei finito in Corvonero.” Si stringe nelle spalle con espressione colpevole « Pensavo ti fossi dato al sesso non protetto, che ne so! » Ridacchia, con la scintilla di quel suo solito atteggiamento da coglione ad illuminargli il viso stanco. “Comunque Jay è al sicuro. Evey ha portato con sé lui e sua madre. Non chiedermi dove si trovino di preciso perché non lo so, ma sono insieme ai Ribelli. Quindi ecco, diciamo che il danno dello sputtanamento è stato abbastanza contenuto. L’importante era che lui fosse al sicuro, lontano dal Ministero. Quello che accade a me nel processo è irrilevante.” Sospira di sollievo. Non sa perchè, in fondo non lo conosce nemmeno, ma ci tiene già a Jay. E' parte della famiglia. Albus ci tiene, e allora ci tiene anche lui. Al di là delle stronzate, si sente responsabile in qualche modo. Se prima non sapeva della sua esistenza, adesso che lo sa non riuscirebbe mai e poi mai a sopportare che qualcosa di brutto capiti a quel bambino che, in fin dei conti, ha solo visto in foto. Gli appartiene, appartiene ormai a tutti loro, e Fred lo sa, ci metterebbe la mano sul fuoco, che farebbero di tutto per difenderlo. « Almeno una gioia. » Commenta allora, ironico, lanciandogli uno sguardo di sottecchi. « Allora dovremo assicurarci di tenerti vivo. Non vorrai che Jay cresca senza scoprire il suo primo spinello con suo padre, mh? » Perchè no, Al, non è irrilevante, sembra volergli dire con lo sguardo. Questa vita fa schifo, ma devi tenertela stretta. Per Betty, per Jay. Uno dei migliori pregi ed al tempo stesso difetti di Albus: la sopportazione. I guai -davvero tanti guai- arrivano, e lui resta lì, a fronteggiarli. Piegato ma non spezzato. Fred sa che per quanto lui possa provare ad aiutarlo, per quanto proverà a mettersi in prima linea per non farlo sentire solo, è solo che Al rimarrà sempre. Perchè in fondo, in questo forse si somigliano. Pronti a prendersi sulle spalle i problemi degli altri, ma incapaci di depositare i propri sulla schiena altrui.
    tumblr_inline_oxzp48Xo1h1rqq37j_400
    “Tu piuttosto? Come stai?” Una merda. « E' tutto okay » E' l'istinto a parlare. E' fatto così, Weasley. A guardarlo, e a credere alle sue parole, sembrerebbe che problemi non ne abbia. Ma è scavando più a fondo, infiltrandosi in quella parete d'apparente forza che si è creato attorno, che si può scoprire la verità. Non va bene per niente. Mun mi odia, Malia mi schifa, Hugo è scomparso, e il castello è una fottuta trappola mortale. “Sono sempre dalla tua parte, Fred. Lo sai, vero?” E la verità Al la conosce. Sa come scavare oltre quel muro di facciata, così come Fred sa, dal canto suo, che non può mentirgli. Non proprio a lui, che è sempre stato dalla sua parte. Sospira allora a quel punto, passandosi una mano sul viso per strofinarsi gli occhi, l'espressione stanca. « Lo so bro, grazie » Almeno tu. « Però stavolta avresti ben pochi motivi per stare dalla mia parte.. » Ridacchia forzatamente, stringendosi nelle spalle. « Mi sono fottuto tutto, per una cosa che non ho neanche idea del perchè l'abbia fatta. Malia è fredda con me, e anche se non me lo vuole dire, so che c'è qualcosa che non va. Hugo è scomparso, sono sicuro mi stia evitando. Il resto della nostra famiglia mi ucciderà quando capirà che è successo davvero quel che è successo e poi...Amunet. » Il solo pronunciare il suo nome gli causa un nodo alla gola. Tu rinneghi di continuo tutto quello che mi dici. Perché forse non ci credi nemmeno tu. « Credo di averla persa, questa volta per sempre. Perchè sai qual'è la fregatura? Che non ho mai smesso di amarla. E Merlino, ero ad un tanto così dal riprendermela..A tanto così... E ho mandato tutto a puttane. Come sempre » Lo guarda a quel punto, facendo qualche minuto di pausa, mentre il ricordo dello sguardo ferito di lei gli blocca quasi il respiro. Una ferita ancora aperta e sanguinante, quella. « Abbiamo fatto..cose. - Ed è stato fantastico -E abbiamo avuto momenti. E per qualcuno di questi momenti mi è sembrato che sarebbe potuto tornare tutto come prima. Sai quando stavamo assieme, ed eravamo il quartetto speciale. » Un sorriso nostalgico gli attraversa il viso « Questa però credo non me la perdonerà mai. Io non me la perdonerei mai, non so come tu faccia a farlo. » Cala lo sguardo, e si sente un idiota. Albus ha un figlio, sta nella merda fino al collo, e lui gli parla dei suoi problemi di cuore. « Scusa, lo so che in confronto ai tuoi di problemi questa è una stronzata...E' solo che..Stiamo in una trappola mortale. La gente a cui voglio bene muore come niente fosse. E' in questo momento che vorresti le persone che ami più vicino possibile, se qualcosa di orribile dovesse capitare. » Morire assieme farebbe meno male « E lei non vuole più vedermi. » Si stringe nelle spalle, aspirando gli ultimi tiri dalla sigaretta e lasciandola cadere per terra, mentre il fumo gli inonda i polmoni e per qualche istante lo rilassa. « Quindi niente. Abbiamo fatto dei gran bei guai del cazzo tutti e due, mh? »
     
    .
  5.      
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    "Lo so bro, grazie. Però stavolta avresti ben pochi motivi per stare dalla mia parte.." sorrise, cercando di sdrammatizzare, sebbene fosse serissimo anche nelle parole che andò a dirgli. "Me ne basta anche solo mezzo." pronunciò, con un tono che sembrava voler essere di incoraggiamento. Albus aveva sentito voci su ciò che si muoveva nella vita di Fred, ma per sua natura non le aveva prese come certezze, ne' tanto meno si era alterato a riguardo. Aveva aspettato pazientemente, senza forzare in alcun modo i due cugini, in attesa di sentire le loro versioni. E ciò semplicemente perché di loro, a differenza di tutti gli altri o di una stupida bacheca, si fidava ciecamente. Conosceva Fred e conosceva Hugo, erano suoi fratelli per estensione, e sapeva che qualsiasi cosa stesse accadendo, non aveva affatto le tinte che la gente gli dava con così tanta facilità. Ne avevano avuto la prova, di queste cose, più e più volte. Le famiglie Potter-Weasley erano sempre state nell'occhio del ciclone da quando la battaglia di Hogwarts si era conclusa. In una qualche strana maniera, senza alcun motivo ne' volontà, erano un po' tutti diventati una sorta di piccole celebrità nel mondo magico. Albus e Fred avevano vissuto in quella realtà sin da bambini, ritrovandosi alle volte con le proprie faccette prepuberali sbattute su qualche articolo di giornale che raccontava per filo e per segno la loro gita di famiglia al mare. Ad Harry quella cosa non era mai piaciuta, e non aveva mancato occasione di sottolineare più e più volte alla stampa quanto disapprovasse quel tipo di attenzione sui bambini della famiglia. 'Sono solo bambini e devono crescere in maniera sana e serena, senza sentirsi costantemente braccati in ogni loro mossa più piccola.' Quelle erano state le parole del Prescelto in una delle sue tante interviste. Crescendo, poi, non avevano fatto altro che passare dalla padella alla brace. Ormai le loro vite cominciavano a diventare più interessanti, più succulente, più facili da torcere in ogni direzione possibile e immaginabile. Albus e Fred andavano in discoteca? Il giorno seguente potevi star tranquillo che avresti trovato un articolo intitolato 'I figli di papà del mondo magico. Da prescelti a privilegiati'. Fred usciva con Amunet? 'Weasley-Carrow: una storia di connubio e larghe intese ai piani alti della società'. E poi erano arrivati i problemi seri: Olympia internata, Albus che finiva al riformatorio tra uno scandalo di droga e un crollo nervoso, l'incidente di Fred e le cure conseguenti..tutte cose che li avevano messi sotto un costante bombardamento. E faceva male, faceva un male cane, perché per quanto Albus potesse essere il tipo di persona a cui non interessava l'opinione altrui sul proprio conto, in ogni caso non poteva che sentirsi ferito da tutte quelle accuse che gli venivano lanciate addosso. Ognuno si sentiva in diritto di sparare un giudizio su di loro, come se li conoscessero, come se sapessero con precisione chi fosse il tipo di persona dietro quelle foto. Ma non lo sapevano, non li conoscevano affatto, e nonostante ciò continuava a sparare le proprie sentenze come se fossero intitolati a farlo. 'Sei nato in quella famiglia e dunque devi accettarlo e imparare a farci i conti': questa era la risposta se provavi a lamentarti. 'Con tutti i soldi e i privilegi che avete, come pegno mi sembra il minimo': altra acuta risposta. A un certo punto era chiaro che Albus avesse smesso di ascoltare qualsiasi diceria, specialmente quando andava a intaccare qualcuno nel suo nucleo familiare. Saranno stati pure un disastro dietro all'altro, ma erano una famiglia, e lo erano nel senso più profondo del termine.
    tumblr_on0jeufG3T1qeey9xo8_250
    "Mi sono fottuto tutto, per una cosa che non ho neanche idea del perchè l'abbia fatta. Malia è fredda con me, e anche se non me lo vuole dire, so che c'è qualcosa che non va. Hugo è scomparso, sono sicuro mi stia evitando. Il resto della nostra famiglia mi ucciderà quando capirà che è successo davvero quel che è successo e poi...Amunet. Credo di averla persa, questa volta per sempre. Perchè sai qual'è la fregatura? Che non ho mai smesso di amarla. E Merlino, ero ad un tanto così dal riprendermela..A tanto così... E ho mandato tutto a puttane. Come sempre." sospirò, immagazzinando quelle parole. E su questo nessuno ti capisce meglio di me, bro. "Abbiamo fatto..cose. E abbiamo avuto momenti. E per qualcuno di questi momenti mi è sembrato che sarebbe potuto tornare tutto come prima. Sai quando stavamo assieme, ed eravamo il quartetto speciale." Annuì con una certa mestizia, mentre un tratto amaro si dipingeva sulle sue labbra a quel ricordo. Albus per primo non avrebbe voluto altro che riportare indietro le lancette e tornare a quel periodo di pura spensieratezza in cui non erano altro che ragazzini alle prese con il loro primo amore, che si spalleggiavano l'un l'altro. Quante cose erano cambiate da quei tempi. Così tante che ora quei giorni sembravano lontani secoli, appartenenti ad altre persone completamente differenti da quelle che erano adesso. "Questa però credo non me la perdonerà mai. Io non me la perdonerei mai, non so come tu faccia a farlo. Scusa, lo so che in confronto ai tuoi di problemi questa è una stronzata...E' solo che..Stiamo in una trappola mortale. La gente a cui voglio bene muore come niente fosse. E' in questo momento che vorresti le persone che ami più vicino possibile, se qualcosa di orribile dovesse capitare. E lei non vuole più vedermi. Quindi niente. Abbiamo fatto dei gran bei guai del cazzo tutti e due, mh?" Annuì, in silenzio. E in silenzio ci rimase per un po', cercando di riordinare tutte quelle cose nella sua testa. Di certo non era semplice, non tanto perché gli fosse difficile prendere le parti di Fred - no, quella era una delle cose a venirgli più naturali - ma piuttosto perché non sapeva quali risvolti questa storia avrebbe avuto su quel gruppetto tanto stretto che si era andato a creare tra lui, Fred, Hugo e Malia. Amicizia e famiglia per Albus erano le due cose più importanti al mondo, quelle che avrebbe dato persino la vita per salvaguardare, e il terrore che tali tesori gli si potessero sgretolare sotto agli occhi senza poterci far nulla, quella era la vera punta di tormento nella sua testa. Ma appunto, Albus per amici e famiglia avrebbe dato tutto, e per questo deglutì il proprio personale egoismo, comprensivo del disappunto riguardo la storia tra i suoi due cugini, mettendo tutto da una parte per concentrarsi su ciò che di tangibile c'era e ci sarebbe sempre stato: l'affetto viscerale nei confronti del Grifondoro. "Hai detto che non sai come io faccia a perdonarti." cominciò, titubante, tenendo lo sguardo dritto di fronte a sé, perso nel vuoto "Semplicemente non lo faccio. Non ti perdono. Ma non ti condanno nemmeno. Non ne ho il diritto. Nessun altro, a parte te stesso, lo ha." Prese un profondo respiro, passandosi una mano tra i capelli scuri. "Quello che c'è stato tra te e Hugo..lo ammetto..non è facile da mandare giù. E sicuramente il tempismo non è stato dei migliori, dato ciò che mi hai detto riguardo Mun. Ma Fred, ricordati sempre che la tua vita è solo tua." nel dire quelle parole si voltò verso il cugino, scuotendo il capo con un mezzo sorriso, stringendosi nelle spalle. Un concetto davvero semplice, ma la cui accettazione risultava sempre complessa a chiunque. Si assestò meglio a sedere sulla panchina, ruotando il busto in maniera da volgersi meglio verso Fred. "Il punto è che abbiamo fatto delle stronzate clamorose che, almeno tra noi, dobbiamo ammettere come tali. Le abbiamo fatte e ormai non possiamo puntare i piedi e fare i capricci perché ci va di tornare indietro e fare come se niente fosse successo. Non è possibile, purtroppo. Ma quando indietro non si può andare, e di vicoli laterali non ce ne stanno, ci rimane una sola direzione possibile." Avanti. "Quello che io vedo come problema comune di me, te, Mun, Hugo e Betty è proprio questa presa di posizione. Non ci va di lasciar andare ciò che ci ha reso felici - ed è umano, Fred, non c'è davvero niente di più umano di questo. Ma forse, e dico forse, quello che ci ha reso felici due anni fa non coincide con ciò di cui abbiamo bisogno ora, non in forma di mero ricalco. Forse ciò di cui abbiamo bisogno davvero, è solo smetterla di pressarci tutti a vicenda affinché le cose ritornino come erano una volta, e semplicemente.." si interruppe un attimo, cercando le parole giuste con una scrollata di spalle "..lasciare che sia. O almeno permettere a noi stessi di essere ciò che siamo, in modo tale che quando e se quelle persone ritorneranno nella nostra vita, lo faranno in maniera nuova, senza la pressione di un passato idilliaco che ormai non calza più nessuno di noi." Prese un sospiro, stirando un piccolo sorriso nel poggiargli una mano sulla spalla. "Non ti sto dicendo di gettare la spugna. Ti sto solo consigliando di non stringerla così forte." E per quel poco che conosco Amunet Carrow, questa al momento è la cosa migliore che tu possa fare. Perché tu e Betty siete tanto simili quanto lo siamo io e Mun, e persone come noi, dei propri spazi non sono solo gelose, ma ne hanno un vitale bisogno che le fa sentire soffocate al più piccolo dei tocchi. "Lo abbiamo fatto tutti, per due anni. E non era amore, non del tutto. Era paura. E non mi pare che abbia portato niente in tasca a nessuno di noi." Non possiamo più dire 'amami o faccio un casino'.
     
    .
4 replies since 7/11/2017, 17:14   134 views
  Share  
.