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    Non sa quanto tempo sia passato, quanto tempo abbiano effettivamente trascorso nella Rimessa, quante volte si è addormentata e risvegliata ancora e ancora a intervalli irregolari, tra una chiacchiera e una non chiacchiera. E' solo quando sente il battito ben distinto della torre dell'orologio che si costringe finalmente ad alzarsi e rivestirsi. Finita la pacchia, si torna alla normalità. Alle trappole e alla gioia di rischiare la vita ogni due secondi. Ancora una volta affronterà il prossimo giorno senza scorte, ma la cosa non la preoccupa più di tanto. Troveranno sempre un modo; troverà qualcosa da cacciare nella foresta, e se non dovesse essere abbastanza fortunata, troverà qualche frutto ancora sopravvissuto alle intemperie ai margini della foresta o nelle buie serre. Patire la fame è qualcosa che la preoccupa particolarmente, ma a dirla tutta, lottare con i ragazzini per un pacco di biscotti e qualche caramella le sembra oltremondo infame, oltre che estremamente crudele. Lei, quelle scorte non le toccherà, a meno che non sia assolutamente necessario. In cuor suo sa che dovranno iniziare ad organizzarsi. E' già passato parecchio, seppur non sia in grado di conteggiare precisamente quanto tempo, e di una via d'uscita nemmeno l'ombra. Per quanto ci abbiano provato e riprovato, non c'era modo né dall'esterno di penetrare all'interno, né viceversa. E allora, in attesa di soluzioni più drastiche, dovevano iniziare a prendere in mano la situazione, dare un ordine sistematico alla questione sopravvivenza. Ci fu un momento, mentre si rivestiva silenziosamente, in cui i sensi di colpa l'assalirono come un fiume. Questa loro cosa li ha distratti; sono diventati leggermente negligenti. Sono stati stupidi. Ma di una stupidità strumentale. Nel pensare quella parola non poté trattenere un leggero sorriso che si dipinse spontaneamente sul suo volto. Sei una persona di merda, Beatrice, quindi non c'è davvero nulla da ridere. « Cristo santo, finalmente! » « E chi li sopportava più. » « Mis niños! » Qualcuno alle loro spalle dice qualcosa in tedesco di cui Beatrice comprende perfettamente la traduzione, ma che decide deliberatamente di ignorare e via così, finché non escono dalla Rimessa. « Devo dire un tocco di classe, la Rimessa. Ma quindi posso abbracciarvi quando arrivate? No perché voglio abbracciarvi. Fatemi capire: è una cosa top secret? Volete fare gli amanti segreti? » Beatrice di rimando intreccia le dita a quelle di lui, senza nemmeno pensarci e insieme si avviano verso il castello, eludendo con maestria il moto delle statue che si aggirano per la tenuta. E nemmeno tutto quel brulicare di voci che sembrano stappare lo champagne in quattro diverse aree geografiche, sembrano darle fastidio. Perché in fin dei conti è evidente che questo macigno non ha pesato solo sui loro animi, esattamente come tante, troppe volte, i macigni di qualcun altro erano pesati su di loro. « Stasera a Hogsmeade si beve pesantemente, ve lo dico. Lo sapevo io che il giubbotto di pelle prima o poi avrebbe dato i risultati sperati. Watson, vecchia volpe! » Alza gli occhi al cielo, ben convinta che questa cosa non andrà che peggiorare. « Scusate, a me sorge un dubbio. Ma se Tris è la mammina.. questa fa di Percy.. » « No Joyce, ascolta, va tutto bene, ma resta comunque l'ultimo arrivato, quindi Tris vedi un po'.. » « Queste gerarchie mi faranno girare la testa. » « E che c'è di male. Percy è comunque il giovane vecchio. Il sommo. » Ecco che sono partite le prese per il culo. « Effettivamente gli anni di questi due si contano come quelli dei cani. » Uno sguardo che incenerisce. Ma no, la Branwell ha intenzione di partecipare alla processione rigirando il dito nella piaga. « Ogni anno equivale a sette. Di testa hanno già superato il secolo. E in quanto a pesantezza ci siamo.. » « Ben detto sorella. Ti compatisco. Li hai pure dovuti reggere dal vivo. Da spararsi sui coglioni. » E in quel frangente nessuno dei due parla. E' solo quando la festa si fa sempre più affollata che alla fine Tris si ferma per un attimo sulla soglia del salone d'ingresso, si gira verso i loro ospiti indesiderati e scocca loro un sorriso piuttosto ironico. « Se non vi dispiace, un po' di spazio sarebbe ben gradito. Avrete sicuramente da fare.. e se non ce l'avete ve lo trovo io. » E dicendo ciò sbatte la propria porta mentale in faccia a tutti quanti interrompendo qualunque forma di contatto. Comunicazioni chiuse, per quanto la riguarda, fino a nuovo ordine. E' solo allora che si ritrovano da soli, e in cuor suo sa che stanno camminando ancora mano nella mano. E' strano, eppure non lo è affatto, come se staccarsene potrebbe non pesarle, tanto quanto non le pesa, restare così. Nel dubbio non fa domande, non contesta quel gesto e soprattutto non lo sottolinea. Perché non sia mai che Beatrice Morgenstern si mette a disagio da sola. Ogni tanto lo osserva con la coda dell'occhio mentre attraversano il corridoio principale e poi lungo il tragitto nei sotterranei fino alla Sala Comune Tassorosso, quella che, dovrebbe essere aperta per quella notte. Il moto delle Sale Comuni non viene mai mostrato loro, e così, qualcuno, al rintoccare del orologio, deve appostarsi di fronte alla porta di ciascuna entrata, in attesa dell'apertura; poi si dà il segnale. Quella sera, nel salone d'ingresso, pare chiaro dalle chiacchiere che ad essersi aperta è quella dei Tassorosso. E così si fanno spazio fino all'entrata, assieme al restante degli ospiti di Hogwarts, fermandosi solo per un istante sulla soglia. Beatrice dovrebbe stare con Dean e Sam, come la sera precedente, quando Dean l'aveva praticamente presa di peso e spostata dalla Sala Comune su un vero letto, dopo giorni in cui aveva dormito si e no, non più di un paio d'ore, relegata in un angolino, frustrata e grondante di risentimenti come non mai. Per quanto avesse protestato, lui aveva insistito. Le aveva detto, "Stasera stai con noi e non si discute. Col cazzo che ti lascio fare ancora lo zombie in giro." Quante cose potevano cambiare nel giro di dodici ore. E ora come funzionava? Ovviamente voleva stare con Percy, ma per farlo, doveva prima dire a quei due che il suo posto letto potevano darlo a qualcun altro. Avrebbe potuto semplicemente mandare qualcuno al posto suo ed eludere direttamente tutte le varie domande sul dove stesse andando, perché, con chi, come eccetera eccetera. Ma era davvero così disgraziata? Sì lo era. Se non fosse che si era ripromessa di portare loro qualcosa di solido da ingurgitare, nel caso in cui avessero avuto meno fortuna di lei durante il giorno, la disgraziata l'avrebbe fatto per davvero. Ma ancora una volta, gli stupidi istinti materni vincevano a mani base sull'istinto di preservazione. Sospirò profondamente scuotendo la testa. « Ho due cuccioli di dinosauro da nutrire. Ci vediamo dopo? » Nel dire ciò, lo sguardo incontrò quello di Nathan Douglas, già presente nella Sala Comune. Quanto meno avrai compagnia. Spiacevole, ma pur sempre compagnia. Alzò gli occhi al cielo nuovamente, prima di strofinare appena la guancia contro il braccio di lui, staccandosi, e partendo alla ricerca dei cuccioli di dinosauro, appunto.

    « Eccoli! » Si è girata parecchie stanze prima di trovarli, ma alla fine, da veri temerari e veterani, doveva aspettarsi che sarebbero stati tra i primi a colonizzare una stanza. Non sia mai che Dean Moses e Samuel Scamander dormono per terra. Dei veri maestri della sopravvivenza.. a discapito dei ragazzini. Ci mette un po' troppo entusiasmo nel salutarli. Un bacio sui capelli di Sam e un altro sulla guancia di Dean, prima di saltare su uno dei letti liberi portandosi davanti la borsetta incantata. « Com'è andata la giornata? Non vi ho visto in giro. » Cazzo quanto suona innaturale. Distogliere l'attenzione assumendo implicitamente di aver avuto tanto da fare, è la strategia migliore. Sorride ad entrambi, mentre tira fuori dalla tracolla un pezzo di morbido tessuto in cui ha avvolto il pasto preparato quella stessa mattina grazie alla fortuita caccia, e ben tre mele, gettandone una a ognuno di loro.
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    « Non sapendo se siete riusciti a mettere qualcosa sotto i denti, vi ho tenuto un po' da parte. » E dicendo ciò, scarta davanti a loro il consistente pezzo di coscia di capriolo riscaldandolo velocemente con un tocco di bacchetta. Estrae dall'interno della giacca un piccolo pugnale, con cui affetta il suo bottino di guerra, per poi sorridere ad entrambi. « Voilà, la cena è servita. » E dicendo ciò, salta giù dal letto invitandoli a favorire, mentre dal canto suo, inizia a girare per la stanza, fermandosi subito sull'armadio. Ovviamente, la prima regola del gioco è fare scorte. Una paio di magliette pulite, una felpa, una sciarpa, e persino un paio di guanti. Grazie, chiunque tu sia. Quanto alle misure dei pantaloni, sono troppo grandi per lei, così decide che l'indomani, si sarebbe semplicemente recata al lago per ripulire il paio che aveva attualmente indosso. « L'avete visto il mostro marino che esce dal lago? » Si gira verso i due, iniziando a ripiegare i panni energicamente per riporli nella propria borsetta, per poi estrarre dalla tasca un elastico, rilegandosi i capelli scompigliati. Lei di certo lo ha visto, in lontananza. Si era alzata un attimo, lo aveva fissato con fare disinteressato, e poi si era riaddormentata, perché per un paio d'ore, potevano anche farcela senza di loro. Quanto poco altruismo, Beatrice Morgenstern. Vergogna. Solo tanta vergogna per questo tuo comportamento. « Certo che se l'è inventate veramente tutte; una cosa non si può dire su EddyKing.. che non avesse fantasia. » Per un istante si stringe nelle spalle, sedendosi sul letto di fronte a quello su cui ha lasciato loro spazio per consumare la cena. « Beh comunque avevo necessità di parlare con voi.. » Pausa. Da stasera trovatevi un'altra compagna, rompicoglioni. Mi sto trasferendo. Non piangente, tanto lo so che non vi mancherò. « ..insomma è tempo di organizzarci. » Grifondoro fino al midollo, Morgenstern. Con quel sorriso ebete stampato in faccia e gli occhi che le brillano come fossero luminari nella notte, è una necessità primaria fare la gerarca nazista. Credibile soprattutto. « Dobbiamo iniziare a collaborare e fare in modo che questi poppanti restino uniti. E ovviamente ho bisogno del vostro ineguagliabile fascino.. » E nel dire ciò getta loro un sorriso prettamente malizioso, sollevando le sopracciglia a mo di sfida. « ..per fare in modo che anche le oche di giulive mettano la testa apposto. » Scocca la lingua contro il palato. Ha riempito così tanti silenzi nel giro di dieci minuti. Un altro po' e gli raccontava anche tutta la Storia della Magia annata per annata con tanto di particolari inutili e irrilevanti. « Bisogna darsi da fare. » Già. Si schiarisce la voce e prende a mordere la mela che ha ancora tra le mani, masticando molto lentamente. Molto in paranoia e molto sugli attenti. Decide che la mossa migliore è gettare loro la notizia lì quando hanno finito di mangiare e ormai si sono fomentati all'idea di fare i capetti e dare ordini in giro. Piano infallibile.

     
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    "SAM. NON PUOI CAPIRE." Ovvero l'incipit di qualsiasi storia, dalla più strana alla più stupida, che Dean raccontava. Tutto trafelato e a passo svelto, con il maglione letteralmente squarciato in pieno petto, si fece largo tra la gente accalcata in cortile, raggiungendo l'amico e appoggiandosi con la schiena al muro per accendersi una sigaretta. "Lo vedi questo?" chiese retoricamente, indicandogli il maglione strappato. "Lo sai chi l'ha fatto? Eh? Te lo dico io chi l'ha fatto: quello stronzo ingrato di Sir Wulfrig, ecco chi." Scosse il capo, evidentemente deluso e disgustato dal ricordo. Dean era noto per non avere la capacità fisica di tenere a freno la lingua; era più forte di lui: l'americano parlava in continuazione e proprio non riusciva a smettere per un secondo. Ne era talmente incapace da essere arrivato, nel corso dei suoi anni al castello, al punto di fare conversazione con i quadri. Si sa, d'altronde, che il giovane Moses riuscirebbe a farsi amico anche un giaguaro, e infatti il suo percorso scolastico lo aveva portato a conoscere ogni personalità viva, morta, vera o fittizia che abitasse il castello. Li conosceva tutti, dal primo all'ultimo, e con alcuni di loro era anche parecchio in confidenza. Sir Wulfrig, ad esempio, era uno di quest'ultimi. "A una certa me lo trovo davanti, e allora faccio come sempre, no? Lo saluto. 'Oh, bella Wulf. Che mi dici? Che situazione, eh?!'..insomma, cose di prassi. E che ti fa il fenomeno?" lasciò una pausa ad effetto, tirando avidamente dalla propria sigaretta. "Sguaina la spada e comincia a venirmi incontro nemmeno gli avessi detto che ha la mamma puttana. Ma ti pare? Oh, ricordiamoci che sono pur sempre io quello che l'ha fatto combinare con Madama Occhio di Vetro del terzo piano. Ci vuole la sua bella faccia tosta per puntare la spada proprio contro di me." Tirò un sospiro, a metà tra l'offeso e la semplice voglia di allontanare il discorso. "Da lui proprio non me lo aspettavo." furono le sue parole di estrema delusione a riguardo, e probabilmente stava per aggiungere altro quando un sibilo lo distrasse, portandolo di colpo a balzare di un lato per non essere colpito in pieno da un preservativo sfrecciante alla velocità della luce davanti al suo naso. "Wooooooo!" protestò, a occhi sgranati, guardando l'involucro dorato allontanarsi come un bolide verso la tenuta. A pericolo scampato si ritrovò a inclinare il capo in un cenno veloce, voltandosi a guardare Sam in faccia con un sorriso divertito. "E' proprio vero che nei momenti di difficoltà nascono i veri eroi. Vai così, fratello, chiunque tu sia!"

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    "Ma tu l'hai vista oggi Tris?" una domanda veloce, dettata da un pensiero fuggevole nella sua mente, alzando lo sguardo interrogativo dal libro che teneva aperto sulle ginocchia, rivolgendolo al compagno. Non aveva avuto notizie dell'amica per tutto il giorno, e sebbene fosse cosciente del fatto che la Morgenstern sapesse cavarsela più che egregiamente, non poteva che provare una punta di preoccupazione. Insomma: in quei giorni l'aveva vista saltare come una pallina da tennis da una parte all'altra del castello, sempre affaccendata in questa o quell'altra cosa. Quel giorno, però, di lui non si era sentito nemmeno l'odore, nulla di nulla. Ma evidentemente quel mistero decise di svelarsi da sé con l'apertura della porta, rivelando la figura dell'ex Grifondoro. "Eccoli!" "Eccola!" esalò, chiudendo il libro con uno schiocco e mettendosi meglio a sedere sul letto. "Com'è andata la giornata? Non vi ho visto in giro." Una mezza risata scivolò dalle sue labbra, osservandola in ogni movimento. "Ho subito un bruciante tradimento da quella testa di cazzo di Sir Wulfrig. Vatti a fidare degli amici. Per il resto sono vivo quindi direi che è stata una bella giornata. Tu, piuttosto? Avevi deciso di darti alla macchia?" Evidentemente Tris la prese come una domanda retorica, perché non gli diede una risposta, ma si limitò piuttosto a estrarre dalla tracolla la cosa migliore che si potesse mettere sotto il naso di Dean: cibo. "Non sapendo se siete riusciti a mettere qualcosa sotto i denti, vi ho tenuto un po' da parte. Voilà, la cena è servita." Afferrò una mela al volo, dandogli un morso deciso prima di bofonchiare un "Grazie." tra i bocconi. "L'avete visto il mostro marino che esce dal lago?" "No, ma oggi ho visto un preservativo volante." Rise di gusto, dando un altro morso alla mela. Voltanndosi poi verso Tris, ancora ridanciano, le diede di gomito con fare ironico. "Mi sa che era quello il mostro marino, eh. Qualcuno ha uscito il kraken." Si fece un'altra grassa risata, completamente ignaro di qualsiasi retroscena, prima di riprendere a mangiare la sua mela. Non si aspettava, ovviamente, che la battuta avesse un qualsivoglia seguito, conoscendo i suoi polli - o meglio, conoscendo Tris, che di sicuro l'avrebbe liquidata in fretta. E infatti così fu. "Certo che se l'è inventate veramente tutte; una cosa non si può dire su EddyKing.. che non avesse fantasia. Beh comunque avevo necessità di parlare con voi..insomma è tempo di organizzarci. Dobbiamo iniziare a collaborare e fare in modo che questi poppanti restino uniti. E ovviamente ho bisogno del vostro ineguagliabile fascino..per fare in modo che anche le oche giulive mettano la testa apposto. Bisogna darsi da fare." Ascoltò attentamente le parole della ragazza, aggrottando la fronte e annuendo di tanto in tanto mentre consumava il suo pasto. "Non ti preoccupare, colonnello, sto già sul pezzo. Ho radunato qualche buon samaritano di circostanza per tenere l'asilo al sicuro. Per quanto riguarda le gentili donzelle, vedrò di immolarmi per la causa, dato che il compagno Scamander qui presente ha un palese bersaglio disegnato sulla schiena - qualcuno forse farà di lui un uomo onesto, chi lo sa?!" A un certo punto, finito di parlare, sollevò il dito nella sua direzione, indicandola. "Comunque sei loquace oggi. E lusinghiera, pure. Se non ti conoscessi bene direi che stai provando ad approfittarti delle virtù mie e della buon anima di Scamander." Sorrise con aria sbruffona. "Passato una bella giornata?" Altro sorriso, tanto perché le prese per il culo non si esauriscono mai con Dean Moses.
     
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    «Ti dico che è così, credimi. C'è chi sta prendendo meglio del previsto questa situazione e chiamali scemi.» Si rigira la cartina tra le mani, mentre rolla un po' di semplice tabacco - una tristezza infinita -. Lancia un'occhiata a Russell, suo vecchio compagno di casata, nel pieno del racconto di ciò che Sam ha appena potuto vedere. «Jenna ha deciso che se deve morire, vuole provare a farsi tutta la popolazione rimanente nel castello. Anche quella femminile. E' diventata un'assatanata.» Lo dice ridendo, mentre passa la lingua sull'attaccatura della cartina, per chiuderla saldamente. «Dovevi vedere il povero Romanoff. Loro sono abituati al freddo, al gelo, al ghiaccio e la neve, mica a tutto questo calore improvviso. Jenna non gli ha permesso nemmeno di scendere l'ultimo scalino, che l'aveva già agguantato, spingendolo nello sgabuzzino delle scope. Te lo giuro Russell, lui aveva il terrore negli occhi, poco prima che la porta si chiudesse dietro le spalle di lei.» Scoppiano a ridere entrambi, trovando sempre qualcosa per cui sorridere. "Ma com'è questa storia che scopano tutti tranne noi?" Una smorfia ludico deforma le labbra di Sam. Non palesa il pensiero che lui non lo fa pure da parecchio. Non può minare così apertamente la sua carriera di libertino convinto con l'ammettere che è da mesi che non si combina niente con Sam Jr. "SAM. NON PUOI CAPIRE." Fortuna arriva sempre Dean a salvarlo da certi momenti. Sorride all'amico, mentre Russell, così come è arrivato, si dilegua tra la folla che sta riempiendo il cortile. Alza le sopracciglia, mentre si porta a sua volta la sigaretta alla bocca. "Lo vedi questo? Lo sai chi l'ha fatto? Eh? Te lo dico io chi l'ha fatto: quello stronzo ingrato di Sir Wulfrig, ecco chi." Non sa se mettersi a ridere o piangere, di fronte all'affronto palese che vede scritto sulla faccia del biondo. Così decide di abbassare lo sguardo su quello squarto e rimirarlo, fin quando l'amico non decide a fornirgli maggiore delucidazioni a riguardo. "A una certa me lo trovo davanti, e allora faccio come sempre, no? Lo saluto. 'Oh, bella Wulf. Che mi dici? Che situazione, eh?!'..insomma, cose di prassi. E che ti fa il fenomeno? Sguaina la spada e comincia a venirmi incontro nemmeno gli avessi detto che ha la mamma puttana. Ma ti pare? Oh, ricordiamoci che sono pur sempre io quello che l'ha fatto combinare con Madama Occhio di Vetro del terzo piano. Ci vuole la sua bella faccia tosta per puntare la spada proprio contro di me." Annuisce, facendogli intendere che lo capisce alla perfezione, quando non riesce a trattenere una risata che, liberamente, esce dalle sue labbra. «Magari è incazzato perché Madama Occhio di Vetro non gliela dà più? Non hai sentito che ha preso a bazzicare con Little John e Robin Hood? Buongustaia la ragazza, ma Wulf non deve averla presa bene.» Lo guarda allusivamente, prima di riportarsi la sigaretta alla bocca. "Da lui proprio non me lo aspettavo." Alza la mano libera per andargli a dare una pacca di conforto sulla spalla, quando il suo udito riesce a percepire un sibilo strano, di qualcosa che sta sfrecciando velocemente in aria. Un qualcosa che si palesa essere un preservativo. I due si guardano, capendosi soltanto con un'occhiata. E sorridono, diabolici. "E' proprio vero che nei momenti di difficoltà nascono i veri eroi. Vai così, fratello, chiunque tu sia!" Sam si porta un pugno sotto l'occhio, fingendo di asciugarsi una lacrima di commozione. «Tieni l'alto l'onore, fratello, TIENILO ALTO E chiunque tu sia, beato te.

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    "Ma tu l'hai vista oggi Tris?" La voce di Dean gli arriva da dietro le spalle, mentre lui è tutto intento a razziare, con ben poca discrezione, il baule di uno de vecchi abitanti di quella camera. Ne tira fuori di tutto, lanciando roba a destra e manca. «Non dopo questa mattina Si sente pure un cretino a definirla tale quando la luce non si vede più da giorni e la loro giornata è scandita soltanto dall'apertura e dalla chiusura delle sale comuni. «Ma fidati, sta bene. Non chiedermi come lo so, ma lo sento.» E infatti, riconosce il suo odore dietro la porta, ancor prima che la apra. « Eccoli! » Lancia un'occhiata alla mora da sopra la spalla, con un sorriso sulle labbra. «Ehilà, straniera.» La saluta, incassando il bacio, fin troppo espansivo, che la mora gli stampa tra i capelli. Si stringe nelle spalle e riprende a passarsi tra le mani gli oggetti, piuttosto noiosi, che trova nell'equipaggiamento di quel Tassorosso. Non deve avere più di 12/13 anni, viste le varie copie di fumetti babbani che si è portato dietro. Per un attimo, un attimo soltanto, il pensiero che il possessore di tutta quella roba può essere già morto gli fa stringere lo stomaco. Ma gli amici, i suoi due meravigliosi amici, lo salvano dal pensare. Di nuovo. « Com'è andata la giornata? Non vi ho visto in giro. » "Ho subito un bruciante tradimento da quella testa di cazzo di Sir Wulfrig. Vatti a fidare degli amici. Per il resto sono vivo quindi direi che è stata una bella giornata. Tu, piuttosto? Avevi deciso di darti alla macchia?" «Oh guarda, finalmente qualcosa di interessante. Piccoletto il ragazzino, ma dai gusti decisamente..atomici.» Estrae una rivista, dal fondo del baule. E non una rivista qualunque, ma qualcosa di decisamente spinto. E inappropriato da sbandierare di fronte agli occhi di Tris. Così abbassa velocemente la mano, facendola fuggire oltre il bordo del mobiletto, con un sorriso paraculo sulle labbra. «Sì, ehm, magari di questa ne parliamo dopo» prende a dire, con un occhiolino verso Dean. «In realtà io sono stato parecchio in giro oggi, tra castello e tenuta, ma sei tu quella che sembra essere svanita nel buio. Strano.» Aggrotta appena le sopracciglia, soffermandosi per la prima volta, veramente, su quelle parole. Non l'ha mai vista, per tutto il giorno. Lei che di solito si fa in quattro per essere in più posti nello stesso momento, senza bisogno di una GiraTempo. Ma le domande, nuovamente, gli scivolano di dosso, nell'istante in cui Tris fa vedere loro la refurtiva. Si allunga appena con il collo, per sbirciare meglio di cosa si tratta, seppur il suo fiuto sia già riuscito ad identificare il tutto: benedetto cibo. « Non sapendo se siete riusciti a mettere qualcosa sotto i denti, vi ho tenuto un po' da parte. Voilà, la cena è servita. » Sam è riuscito a mangiare, chiaramente, ma non è mai abbastanza per lui. Specie da quando è diventato un mannaro e deve sfamare non solo la propria bocca ma quella famelica del lupo che convive con lui. E' come essere perennemente incinto. Perciò non se lo fa ripetere una seconda volta e si porta a sedere sopra il letto, dall'altra parte rispetto a Dean, afferrando al volo un pezzo di coscia. «Grazie mamma Seguendo il galateo passo passo, riesce a dire, tra un boccone e l'altro. Loro chiacchierano di mostri marini e cappucci volanti e lui, ingordo come solo un animale può essere, continua ad abbuffarsi, senza intromettersi, perché il pasto è sacro e quel povero capriolo, morto per sfamare proprio lui, va onorato. E' una cosa da prendere sul serio. « Beh comunque avevo necessità di parlare con voi.. » E qui le orecchie di Sam cominciano a drizzarsi un po', perché sa benissimo che quando una ragazza mette in mezzo ad una frase "parlare" è una cosa seria e lui solitamente ha già cominciato a correre dall'altra parte. « ..insomma è tempo di organizzarci. Dobbiamo iniziare a collaborare e fare in modo che questi poppanti restino uniti. E ovviamente ho bisogno del vostro ineguagliabile fascino....per fare in modo che anche le oche di giulive mettano la testa apposto. Bisogna darsi da fare. » Lancia un'occhiata di traverso a Dean. E' leggermente confuso da tanta loquacità, anche se, quando si tratta di organizzarsi e fare piani da sergenti in carica, tutte queste parole c'è da aspettarsele da Tris. Così si stringe nelle spalle e continua a masticare, aspettando di mandare giù il boccone prima di parlare. "Non ti preoccupare, colonnello, sto già sul pezzo. Ho radunato qualche buon samaritano di circostanza per tenere l'asilo al sicuro. Per quanto riguarda le gentili donzelle, vedrò di immolarmi per la causa, dato che il compagno Scamander qui presente ha un palese bersaglio disegnato sulla schiena - qualcuno forse farà di lui un uomo onesto, chi lo sa?!" E qui gli va un po' tutto di traverso, gli occhi diventano lucidi e lui fa di tutto per non tossire, ma almeno una volta gli tocca farlo se non preferisce morire affogato. Non è che abbia avuto tutto questo tempo di mettere al corrente gli amici della nuova situazione, se di situazione si può parlare, perché non sa nemmeno lui come definirla. Così fa la cosa che gli riesce meglio: tergiversare e rigirare la frittata. «Io? Non sono io quello che si è portato al ballo una bionda e ricca ereditiera.» Prende a dire, alzando un sopracciglio. «E non sono io quello che, con la suddetta, si è andato ad infrascare, di nuovo, nelle Serre di Erbologia. Errare è umano, ma perseverare è diabolico.» Lancia un'occhiata a Tris. Uno di quelli da "Facciamo fronte comune perché qui c'è bisogno di un chiaro intervention." Ma Dean è più veloce e passa all'attacco velocemente con la vecchia tattica del "Col cazzo che giochiamo a incularella con il mio sedere." "Comunque sei loquace oggi. E lusinghiera, pure. Se non ti conoscessi bene direi che stai provando ad approfittarti delle virtù mie e della buon anima di Scamander. Passato una bella giornata?" Le sopracciglia di Sam sciabolano verso l'alto, divertite. «Ah ma allora non l'ho notata solo io. Pensavo di essere scemo io.» Si ritrova a commentare, mentre ruba una delle mele che Tris ha messo loro a disposizione. Ne stacca un morso, buttandolo giù velocemente, probabilmente senza nemmeno masticarlo. «Per esperienza personale, tutto questa buona propensione al dialogo, nelle donne, è dettata soltanto da due fattori scatenanti: hanno rotto con un uomo che non vedevano l'ora di togliersi dalle palle, o hanno scopato.» Continua a masticare, mentre dà per assunti quei due precetti che, nella sua testa, sono effettivamente Vangelo. C'è del silenzio, intorno a lui, perciò si sente costretto ad alzare lo sguardo. Guarda prima Dean, poi Tris, poi di nuovo Dean e ancora Tris. «Eddai, Tris, scopare, fare sesso, fare roba, insomma, come lo dici, lo dici, mica cambia il concetto.» Ridacchia, riportandosi la mela alla bocca. «Tanto che ti frega, mica l'hai fatto, no?» Cioè, impensabile.
     
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    Sam, Dean e Tris sono evergreen, intramontabili e soprattutto insuperabili. Persino di fronte alle più ampie difficoltà che possono manifestarsi nella vita di tutti i giorni, riescono comunque a strapparsi un sorriso. E' sempre stato così, sin dai loro esordi, sin da quando Tris ha deciso di superare i suoi pregiudizi nei confronti dei due scemi - come amava definirli ai tempi -, lasciandosi travolgere dalla loro convivialità e il loro spirito perennemente positivo. Perché non importava quanto le cose andassero male, bastavano beccarsi sui corridoi, ed era subito festa. Non importava quanto il mestruo perenne di Sam o quello di Tris - a volte persino sincronizzato perché appunto perenne - influisse sui loro singoli vissuti; stare insieme significava lasciarsi alle spalle quanto di terribile vivessero singolarmente. Nella compagnia dei due, anche nei giorni peggiori, l'ex Grifondoro riusciva a trasformarsi, e non era in grado di tenere loro il muso troppo a lungo. Amava quei due zucconi, e immaginare di vivere la sua vita senza la loro compagnia, senza saperli in salute e felici, era qualcosa che non concepiva. Dean e Sam erano i suoi paladini del buon umore, la cura ad ogni male, il perenne senso del benessere e del benestare. « Ho subito un bruciante tradimento da quella testa di cazzo di Sir Wulfrig. Vatti a fidare degli amici. Per il resto sono vivo quindi direi che è stata una bella giornata. Tu, piuttosto? Avevi deciso di darti alla macchia? » Si schiarisce la voce a quel punto Tris, guardando Dean con un palese sorriso a trentadue denti stampato su quel suo radioso volto. « Classico. La donna lo tradisce e Wulf va su tutte le furie. D'altronde, non posso mica darle torto. Il fascino dell'uomo che scocca le frecce.. un classico appunto. » Un leggero sospirino prima di scoppiare a ridere scuotendo appena la testa. « Oh guarda, finalmente qualcosa di interessante. Piccoletto il ragazzino, ma dai gusti decisamente..atomici. Sì, ehm, magari di questa ne parliamo dopo. » Ed ecco che l'estasi di questa Tris, si trasforma in pura curiosità. Non riesce a stare ferma; peggio della coca cola. C'è un'intesa sospetta negli sguardi di Sam e Dean nel guardare quel relitto, ma prima che lei possa appurare di cosa il Serpeverde stia parlando, ecco la prima prova di fuoco. « In realtà io sono stato parecchio in giro oggi, tra castello e tenuta, ma sei tu quella che sembra essere svanita nel buio. Strano. » Si stringe nelle spalle con noncuranza, la mora. In realtà ha un pessimo rapporto con le bugie. Diventa sospetta alla minima cazzata raccontata; lei le bugie deve studiarsele, deve aver modo di convincersi di ciò che dice, guardarsi allo specchio e mentire prima di tutto a se stessa. Ma nonostante ciò, cerca di mantenere una faccia tosta e ci riesce, più o meno. Lì da qualche parte c'è Savannah che la sostiene. Lei le sembra una grande abile bugiarda. « Ehm, boh. Ero di qua e di là. Sai le solite cose.. forse eri distratto.. io in realtà ti ho visto.. » Sente uno sbuffo di disapprovazione alle sue spalle. « Sei troppo vaga Morgenstern. Nemmeno il mio cane ci crederebbe a quello che dici. E ti ricordo che i cani sono più scemi di questi due. » Certi giorni, non ci scommetterei proprio. « ..oggi ho visto un preservativo volante. Mi sa che era quello il mostro marino, eh. Qualcuno ha uscito il kraken. » Si ritrova a corrugare la fronte di fronte a quell'affermazione. « Ma che signore! » Commenta con un certo sarcasmo. Se l'è presa? Ma certo che se l'è presa. E anche parecchio sul personale. « Così non sei credibile, te lo dico. » « E comunque.. pessimi! Come sempre. La gente muore e questi pensano a cose così.. spicciole. Non puoi fidarti davvero di nessuno dentro questo castello. » Li lascia mangiare mentre inizia a illustrare loro i piani su come portare avanti la situazione dentro il castello. E come sempre è puntuale nell'impartire disposizioni. Beatrice non ha mai smesso di essere una Caposcuola. E le riesce dannatamente bene. La verità è che ne trae un tale piacere che quasi quasi si metterebbe a piangere per essersi diplomata in anticipo solo per finire nell'Inquisizione. Lì, a Hogwarts, c'era tutta questa carne fresca da mettere in croce. E invece al Quartier Generale il più delle volte quella messa in croce, in quanto nuovo acquisto, era lei. E' un tale cruccio essere i novellini di turno. « Non ti preoccupare, colonnello, sto già sul pezzo. Ho radunato qualche buon samaritano di circostanza per tenere l'asilo al sicuro. Per quanto riguarda le gentili donzelle, vedrò di immolarmi per la causa, dato che il compagno Scamander qui presente ha un palese bersaglio disegnato sulla schiena - qualcuno forse farà di lui un uomo onesto, chi lo sa?! » Almeno non sono l'unico target della giornata. Te lo meriti Scamander. Hai cercato di puntarmi il lanternino addosso con le tue occhiate sospette. Lo sai che a Dean gli ci vuole davvero poco per scatenare l'inferno. E ci riesce benissimo anche da solo, Sam, vorrei ricordartelo! Sorride alle parole di Dean e all'improvviso le torna in mente il loro ballo di qualche giorno prima. Quel momento piuttosto dolce e toccante che hanno condiviso. Quell'argomento e quella persona di cui Sam chiaramente cerca di eludere qualunque riferimento, anche casuale. « A proposito.. » Inizia con un chiaro sorriso compiaciuto sul volto, sollevando le sopracciglia a mo di sfida. « ..che cosa ci racconti in merito? Ci sono stati sviluppi? » « Io? Non sono io quello che si è portato al ballo una bionda e ricca ereditiera. E non sono io quello che, con la suddetta, si è andato ad infrascare, di nuovo, nelle Serre di Erbologia. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. » Ma Sam riesce a eludere l'argomento in modo magistrale, attirando persino l'attenzione di Tris su altro. Si scambiano un'occhiata d'intensa con Sam e lei capisce che è chiaramente chiamata in causa. No, non mettermi in mezzo. Sono nella merda fino al collo e sono un'ipocrita. In realtà tra tutti e due l'ipocrisia è di casa; l'unico apertamente onesto su dove bazzica e con chi, lì in mezzo, è chiaramente Dean. E allora che fare? « Qui sono d'accordo con il compagno Scamander. Rendiamoci conto del fatto che non ci hai detto nulla di questa cosa per un sacco di tempo. A me e Sam! Rendiamoci conto, Dean! Tu che sai tutto di noi! » Scuote la testa fintamente ferita da quella situazione tra Dean e Ania. In realtà Beatrice non è mai stata molto attenta al girovagare di Dean, semplicemente perché era troppo complicato tenere il conto di cosa stesse facendo, dove e con chi in un determinato periodo della propria vita. Dean era in grado di farle venire il mal di testa; iperattivo come Tris quando le facevano bere la coca cola. Se gli chiedeva cosa gli piacesse, Dean rispondeva che le piacevano tutte e che ognuna aveva il suo perché. E allora una valeva davvero la pena starci a pensare troppo o affezionarsi alle sue ragazze o anche solo criticarle per il suo bene: tanto faceva tutto da solo. Finché la stronza di turno non l'avrebbe inchiodato. E sarebbe successo prima o poi. E poi ne riparliamo, Moses, ne riparliamo.
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    « Comunque sei loquace oggi. E lusinghiera, pure. Se non ti conoscessi bene direi che stai provando ad approfittarti delle virtù mie e della buon anima di Scamander. Passato una bella giornata? » Sapessi. « Ah ma allora non l'ho notata solo io. Pensavo di essere scemo io. » Sbuffa esaurita mentre inizia a sua volta a mangiare la propria mela. Li fissa con uno sguardo piuttosto eloquente. Sul serio? Non vi tratto come gli ultimi stronzi sulla faccia della terra per una volta e voi mi ripagate così? « Per esperienza personale, tutto questa buona propensione al dialogo, nelle donne, è dettata soltanto da due fattori scatenanti: hanno rotto con un uomo che non vedevano l'ora di togliersi dalle palle, o hanno scopato. » Smette di masticare per un istante, fissando prima Dean, poi Sam, poi di nuovo Dean e poi di nuovo Sam. Silenzio. Perché non siete ancora scoppiati a ridere? « Eddai, Tris, scopare, fare sesso, fare roba, insomma, come lo dici, lo dici, mica cambia il concetto. Tanto che ti frega, mica l'hai fatto, no? » Ora è seriamente offesa Tris. Sempre a dare per scontato che col cazzo che la Morgenstern potrebbe mai darla, come dicono loro. La Morgenstern i vestiti ce li ha tatuati addosso, parole di Moses, dopo qualunque toccata e fugga sull'argomento nelle loro discussioni comuni. « Ho passato una giornata fantastica, per la cronaca. » Ahia! Acida. Esordisce di scatto gettando dritto in faccia a Moses un cuscino con tutta la sua forza. Decide di restare in silenzio, mentre afferra la rivista che Sam ha tentato in tutti i modi di nasconderle. E per un po' ne osserva solo la copertina. Una donna in una posa piuttosto discutibile, ma niente di che. « Non capisco per quale ragione dovete essere sempre così offensivi. » « Eddai stai esagerando. » « No sul serio, sono stufa di queste reazioni; è così impensabile che io possa.. » Scuote la testa. « ..si insomma.. fare quello. » Scopare è così poco romantico. Sull'espressione fare l'amore riderebbero come due cretini. Qundi quello, è il termine migliore da adoperare. « Copertura saltata ragazzi. Torniamo al lavoro. » Sbuffa, piuttosto esaurita, gettando ad entrambi uno sguardo di disapprovazione, prima di iniziare a sfogliare la rivista per cercare di distrarsi. Ed ecco che improvvisamente lo sguardo della Morgenstern muta. Avvicina di più la testa in direzione dell'oggetto incriminante mentre le guance le diventano rosse come un peperone. Ma sorpresa delle sorprese, continua a sfogliare, mentre la testa si inclina appena di lato. Pare sinceramente interessata a ciò che sta vedendo. Per la cronaca, la rivista contiene un fumetto piuttosto dettagliato.. mooolto dettagliato. Ho sbagliato tutto, pensa per un istante, prima di alzare lo sguardo verso i due piuttosto sconvolta. Poi riabbassa lo sguardo sulle immagini, poi lo rialza sui due. E ancora così per un paio di volte. Ho sbagliato decisamente tutto. Il panico s'insinua nel suo cuore, e si sente mancare il respiro. « Fatemi capire una cosa.. » E dicendo ciò solleva la rivista sulla pagina su cui si è soffermata. L'illustrazione lascia poco spazio all'immaginazione. Un preludio coi fiocchi. Alcune cose le sembrano niente male, su altre non è del tutto certa, ma tutto sommato.. « ..a voi piacciono queste cose? » E' seria. Decisamente troppo seria e particolarmente vaga sul perché potrebbe mai interessarle quanto sta vedendo. « ..no, così.. per curiosità. »


     
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    Ci avevano provato, i due balordi, a dare addosso a lui per deviare l'attenzione da se stessi. Ma queste cose, con Dean, funzionano davvero poco, e la storia di Anastasia non reggeva abbastanza per fare da contrappeso agli affari segreti degli altri due. Senza contare che l'ex Grifondoro era un libro aperto: con lui bastava davvero chiedere e si poteva star certi che avrebbe risposto in tutta onestà, senza davvero omettere nulla. A differenza di altri, evidentemente. "Ah ma allora non l'ho notata solo io. Pensavo di essere scemo io." Mandò giù un altro pezzo di mela, bofonchiando a bocca piena. "Tranquillo, le due cose non si escludono." disse, ridacchiando nel mettersi una mano davanti al viso per parare gli eventuali colpi di Sam. Gli era mancato quel quadretto: prendersi in giro per sport era ciò che quei tre sapevano fare meglio, e in una certa maniera sapevano sempre dove poter colpire e dove invece era preferibile rimanere in silenzio e procedere con cautela. Tra di loro scherzavano in continuazione, sempre e comunque, ma se qualcun altro provava a prenderli in giro, subito veniva fatto fronte compatto contro il malcapitato di turno. "Per esperienza personale, tutto questa buona propensione al dialogo, nelle donne, è dettata soltanto da due fattori scatenanti: hanno rotto con un uomo che non vedevano l'ora di togliersi dalle palle, o hanno scopato." Inizialmente gli venne da ridere, annuendo con un fare ironicamente saggio. Quando però vide la faccia di Tris, con quegli occhi sgranati che andavano dall'uno all'altro, improvvisamente il sorriso gli morì sulle labbra. "Ma scherzi?" "Eddai, Tris, scopare, fare sesso, fare roba, insomma, come lo dici, lo dici, mica cambia il concetto. Tanto che ti frega, mica l'hai fatto, no?" Prima dubbio. Poi stupore. Poi negazione. Poi ancora stupore. "No. Dai. Sul serio? No. Non ci credo. No vabbè. Mi stai prendendo per il culo. No. Ma con chi poi? Non è vero, su, è una presa per il culo." Ed eccola subito a piccarsi, cosa che, se possibile, instillò ancora più profondamente il dubbio nella mente di Dean, il quale rivolse uno sguardo di incredulo panico a Sam. "Ho passato una giornata fantastica, per la cronaca." Ed ecco una bella cuscinata in faccia che andò a tappare la bocca all'americano prima che potesse tirar fuori qualsiasi facile ironia gli venisse in mente. "Non capisco per quale ragione dovete essere sempre così offensivi. No sul serio, sono stufa di queste reazioni; è così impensabile che io possa..si insomma.. fare quello." Ancora una volta lo sguardo corse a Sam, questa volta con la stessa solennità del fermo rintocco dell'orologio che segna l'ora del coprifuoco. L'ha fatto. E' evidente. Poche cose potevano essere tenute nascoste a Dean Moses, e tra queste non vi era di certo una palese sessione di atletica sessuale. Come ho fatto a non capirlo prima? Ce l'ha scritto in faccia. Dove è sbagliato? Quali sono i segnali che non ho colto? Sto davvero perdendo colpi? Un tempo riuscivo a riconoscere uno sverginamento da chilometri di distanza. Ora guarda, ce lo avevo sotto il naso e ho avuto bisogno di cinque minuti prima di arrivarci. La malnutrizione mi gioca brutti scherzi. Tutti pensieri che presero forma nella sua testa mentre era troppo impegnato a fissare la luce di una lampada ad olio, sentendo quel proprio monologo interiore come una reminiscenza amletica. Un dramma svoltosi su un palcoscenico privato, quello di Dean, un ragazzo in procinto di rendersi conto che sì..pure lui stava invecchiando. "Fatemi capire una cosa.." venne riscosso dalle parole di Tris, voltandosi in sua direzione ancora un po' distratto, solo per vederla alle prese con la rivistina porno racimolata da Sam. Eh pure tu Tris non sei più quella di una volta. "..a voi piacciono queste cose?" l'illustrazione che lei gli mostrò lasciava davvero poco spazio all'immaginazione, ma d'altro canto riuscì a far accantonare a Dean i pensieri che lo avevano turbato fino a quel momento, schiarendosi la voce con un secco colpo di tosse. Ma buongiornissimo. "..no, così.. per curiosità." Guardò attento la foto, poi sollevò lo sguardo negli occhi di Tris, serio come la morte, per poi annuire con tutta l'onestà e la convinzione che aveva in corpo. "Sì." Comprese tuttavia che forse quella non era la maniera migliore per affrontare l'argomento, e dunque si precipitò a salvarsi in corner, alzandosi dal letto in tutta fretta, per mettersi a camminare nella stanza - perché Dean ha bisogno di muoversi mentre parla, fatevelo andare bene. "Ma guarda, alla fine dei conti, te lo dico, noi uomini siamo creature semplici. Quelle cose..sì..ci fanno felici..molto. Però davvero, voi donne non potete sbagliare: basta esserci e a noi va bene davvero tutto. Anzi, se c'è qualcuno che fa casino, solitamente è proprio l'uomo." Meh, discorso fallimentare e pressappochista. Stirò un mezzo sorriso da calciatore d'angolo qual'era, sporgendosi un po' in avanti con quel suo solito fare curioso che lo connotava. "Insomma..il fortunato?" Perché c'è. Non dire il contrario, falsa che non sei altro! Già mi sono offeso che non sei entrata qui con un calcio rotante annunciando la lieta novella.
     
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