Chocolate Factory

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    « Smettila di lamentarti. » La voce di Tris lo fa sobbalzare, e si gira di scatto, il lupo, lanciandole uno sguardo risentito. Tutta quella situazione non gli piace. Ma in fondo, cos'è che piace a Rudolph Black? Deve ancora abituarsi, nonostante sia passato il tempo che è passato. Quelle voci, quelle visioni, la connessione con tutto il resto del branco...Per uno che ha sempre vissuto da solo, non è cosa facile farci i conti. Capiamoci, ucciderebbe per loro, ha ucciso per loro ma...« Non mi sto lamentando. » « Io lo so che ti stai lamentando. » Deve brontolare comunque, è nel suo DNA. Sbuffa rumorosamente, rigirandosi per voltarle le spalle. « Vorrei vedere te, se come migliore amica di pensiero ti fosse capitata la prostituta. » « HEY! » Ed eccola di nuovo. Savannah si palesa di fronte ai suoi occhi, le braccia incrociate, l'espressione visibilmente offesa e quella minigonna da capogiro che le copre a malapena le mutande. Dopo Tris, era stata la prima che aveva incontrato. Nuda. Si era catapultata nella sua camera, o forse Rudy in quella di lei, ma fatto sta che in un primo momento gli aveva mollato un pugno di quelli che ti fanno girare la testa di 360°. Poi, però, non se l'era più staccata di dosso. Savannah era una presenza costante, ed oltremodo fastidiosa. Non passava giorno in cui non ficcasse il naso nei suoi affari, e con affari intendiamo pensieri. Molesta come solo lei sapeva essere, gli si piazzava dietro, gli circondava le spalle con le braccia, e cominciava la sua opera distruggiamo l'autocontrollo del tuo compagno di branco. « Ti ignoro. » Mormora il ragazzo. « Non puoi ignorarmi. Tris diglielo tu che non può ignorarmi » Si gira dall'altro lato, e allora rivede Beatrice. Tris gli lancia uno sguardo severo, e allora sbuffa, Rudy, rigirandosi per l'ennesima volta, e trovandosi faccia a faccia con le tette di Savannah. « Cristo! Ti vuoi coprire?! » Ruggisce, scocciato. « Ma se passi tutto il tuo tempo a spiarmi mentre sono sotto la doccia! » « ..Veramente sei tu che lo fai con me. » Ebbene sì, quando diciamo che la prosperosa lupa era una presenza alquanto molesta, intendiamo davvero molesta. Si passa una mano fra i capelli, Rudy, scostandosi alcuni riccioli dalla fronte. Dev'essere una punizione divina quella che gli è capitata. O una pensata della loggia bianca o qualsiasi cosa li comandi, per metterlo alla prova: trattenersi dall'azzannare il primo che passa per il nervosismo causato da Savannah. Davvero fantastico. « Aaah, proprio il verginello mi doveva capitare! » « Aah, proprio la puttana mi doveva capitare. » « RIPETILO. » La voce della donna è così stridula e acuta che Rudy ha bisogno di strofinarsi l'orecchio con la nocca dell'indice. Alza lo sguardo verso di lei, ed è quello sguardo. Quello del ti sto per saltare al collo, e no, Savy, non nel modo che vorresti tu. « Smettetela. » La voce di Tris irrompe tra di loro, il tono di chi non vuol sentire ragione. Rudy grugnisce, Savannah fa un sospiro teatralmente affranto, ed entrambi mettono il broncio, incrociando le braccia e dandosi le spalle a vicenda, offesi. Passa qualche minuto di silenzio, sotto lo sguardo attento di Beatrice, fin quando -chi l'avrebbe mai detto!- non è l'esuberante lupa a rompere il ghiaccio. « Tu comunque non avevi un appuntamento? In biblioteca, con la rosha. » Ed è una leggera nota di gelosia quella che traspare nel rimarcare quelle ultime parole. A Savannah Olympia non piace. La prima volta che l'ha vista, ha cominciato a girarle attorno per almeno dieci minuti, prima di stringersi nelle spalle e proferire un'espressione insoddisfatta. Rudy, dal canto suo, l'ha completamente ignorata. E Savannah odia quando Rudy la ignora. E' un rapporto strano il loro. Passano la maggior parte del tempo a punzecchiarsi, ma quando qualcuno si trova in difficoltà, ecco che si aiutano a vicenda. Purtroppo però, questa seconda parte, avviene il 30% delle volte, il resto è tutta guerra. « Quante volte ti ho detto di farti i cazzi tuoi? » Specie se si tratta di lei. Olympia è forse l'unico pensiero che ha sempre tentato di non sbandierare ai quattro venti di fronte all'intero branco. Custodendola, minuziosamente e gelosamente. E c'è quasi riuscito, in fin dei conti, tranne con..Savannah, per l'appunto. E Tris, alle volte. « Ma se lo faccio per te! Te l'ho detto sin dall'inizio che la biblioteca è un posto davvero di merda per fare roba! Persino Beatrice e Percy hanno scelto un posto migliore. Renditi conto! » « ....E su questa passo. » Tris veditela tu. « Ancora con questa sto- Ma che ci devi fare in biblioteca tu, con Olympia? » « Ma tu da che parte stai? » Si lamenta il Grifondoro, alzandosi di scatto. « Guardalo come va sulla difensiva subito, quì qualcuno nasconde qualcosa! Ve li danno i preservativi nelle riserve serali? » « TI UCCIDO. » « PROVACI! » « BASTA. »

    Alla fine, dopo una sonora strigliata di capo da mamma Tris, Savannah aveva deciso di lasciarlo in pace almeno per un po'. Così era sgusciato via, Rudy, lo specchio comunicante stretto in una mano mentre camminava lungo i corridoi del castello, attento a quei dannatissimi quadri. Eccola lì, Olympia, intravede la folta chioma di capelli rossi attraverso quel semplice pezzo di vetro irregolare, e anche solo questo lo fa sorridere come un idiota. Farfalle nello stomaco, gli aveva suggerito Beatrice, ricavandosi l'ennesimo grugnito da parte del ragazzo. « La rosha sta per arrivare. » Ma vaffanculo, rieccola. Sbuffa, e sta per risponderle a tono, quando però la sente anche lui. Il suo respiro, il rumore dei suoi passi ed il suo battito cardiaco. Li distingue in mezzo al caos di mille altri rumori, la distinguerebbe tra mille. Si gira ancor prima che lei volti l'angolo, e non appena lo fa.. « Smettila di sorridere come un idiota, sei imbarazzante. » Savannah non perde tempo per farglielo notare, e Rudy tossicchia allora, per darsi un minimo contegno. Non può farci nulla, tuttavia. Nonostante l'abbia tenuta d'occhio praticamente quasi sempre, vederla lì, viva, che gli va in contro, è sempre un sollievo. « Con me non sorridi così quando mi vedi. E lei non è manco mezza nuda, che problemi hai non lo so! » Squittisce la lupa, acidissima, e Rudy la ignora. « Hey, tutto okay? » Che domanda del cazzo. Si mordicchia il labbro inferiore, lanciandole un'occhiata di sottecchi, prima di rigirarsi per cominciare ad incamminarsi verso l'ingresso della biblioteca. « Vieni dai, vediamo se troviamo qualcosa, prima facciamo meglio è, sia mai che un libro ci mangia. » Ridacchia appena, sgusciando attraverso la porta. Perchè no, per la gioia di Savannah, Rudy e Olympia in quel posto si erano recati in cerca di una soluzione a tutta quella situazione. Doveva esserci qualcosa, nell'enorme biblioteca di Hogwarts. Una pagina, un codice, qualsiasi indizio tralasciato che spiegasse loro perchè diavolo si trovassero all'interno di quella dannata trappola mortale che era diventato il castello. Setaccia l'ambiente non appena sono dentro, fiutando l'aria. Non sembra esserci nessun pericolo, e allora torna a guardarla. Ha ancora parecchio in sospeso con lei. Dopo la notte di Halloween non hanno parlato granchè di quanto è successo. Dell'omicidio di Kingsley, di Beatrice, del branco. Non sa ancora cosa lei pensi di tutto questo. Non sa cosa pensi del fatto che il sangue di innumerevoli inquisitori ha macchiato il suo manto, e poi la sua pelle. Lo vede ancora allo stesso modo? Sospira, convincendosi che quello non è il momento adatto per le.. « Seghe mentali. » Sì beh, proprio quelle. Savannah è seduta lì, su di un tavolo, le gambe scosciate a cavallo. Le lancia un'occhiata di fuoco, Rudy, per poi rigirarsi verso gli enormi scaffali. « Hai idea da dove potremmo cominciare? Sì insomma, sei tu quella intelligente del duo » O della coppia. Rotea su sè stesso, la vista acuta che setaccia titoli su titoli. Fin quando dei colori ed una scritta che conosce già non attirano la sua attenzione. Sorride appena, guardando Olympia « Oddio, guarda cosa c'è quì. Te lo ricordi? » Quel libro, il loro libro: La fabbrica di cioccolato. Lo estrae dagli scaffali nei quali è incastrato, avvicinandosi ad Olympia. Lo spolvera con una mano, e fa per aprirlo. Ma è allora che Savannah scatta in piedi, correndogli incontro. « No Rudy non farlo! »

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    Riapre gli occhi di scatto, e la prima cosa che avverte è un miscuglio di odori forti. Non riesce a distinguerne parecchi, perchè sovrastati da ciò che sembra...Cioccolato? Si mette a sedere velocemente, ed è allora che la vede, distesa accanto a lui. Il suo cuore batte ancora, e questo lo fa sospirare di sollievo, mentre si avvicina per sfiorarle una spalla. « Olympia..Stai bene? » Mormora, con una leggera nota d'apprensione nel tono di voce. Non appena lei riapre gli occhi, è un sorriso quello che illumina il volto corrucciato del ragazzo. Respira a fondo, e solo allora inizia a guardarsi attorno. Sono distesi su quello che sembra un prato. Sfiora l'erba con le dita, e la trova stranamente appiccicosa. Ne strappa alcuni ciuffi, portandoseli vicino al viso per analizzarli, mentre con lo sguardo vaga lungo tutto il perimetro che li circonda. Ai loro piedi si estendeva una bellissima valle. Su entrambi i lati c'erano prati verdeggianti, mentre a fondovalle scorreva un ampio fiume marrone. « ..Okay, sto per dire una gran stronzata, ma penso che siamo appena finiti dentro il libro. Quello è un fiume e quella una cascata di cioccolato. » Ed io devo essermi fumato qualcosa di davvero pesante senza neanche accorgermene. La guarda, e vorrebbe scoppiare a ridere per la situazione decisamente assurda nella quale sembrano essersi cacciati, ma c'è qualcosa che lo blocca. Istinto. Ed è allora che riesce a distinguere un tanfo tra tutti quei profumi. Tanfo di morte. Avanza allora, a quattro zampe sul prato, e sporgendosi appena oltre la riva di quello strambo fiume, lo vede.« Merda... » In mezzo a quello che sembra esser cioccolato ribollente come lava, una sagoma. Un cadavere. Il suo volto orribilmente sfregiato gli viene a conoscere, ma non riesce a ricordare di chi si possa trattare. Parte della sua faccia è letteralmente sciolta, e lascia intravedere lo scheletro ed il bulbo oculare scoperto. Anche il corpo galleggiante non è messo meglio. Le costole della cassa toracica si mischiano a brandelli di pelle ustionata o disciolta, ed alcuni organi interni fuoriescono dallo spazio tra una costola e l'altra. Uno spettacolo che farebbe vomitare chiunque, ma che dopo i ricordi della sera di Halloween, non lo sconvolge più di tanto. Ciò nonostante, quella non dev'esser stata una morte rapida ed indolore. E una cosa è certa: quel posto non è innocuo. « Dobbiamo andarcene di quì, il prima possibile. »


    Edited by nowhere boy. - 6/12/2017, 18:25
     
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    « Insomma? » La rossa guarda di traverso l'amica, assumendo una smorfia confusa. «Insomma?» Le fa eco, per poi girarsi nuovamente per riprendere a controllare il cassetto. Ci sono ancora alcuni medicinali, qualche boccetta di liquido dall'etichetta ormai sbiadita. Ne prende una, la stappa e se la porta al naso, rimanendo decisamente nauseata dall'odore che emana. «Ma perché tengono l'Intruglio Confondente in Infermeria? E' un omicidio annunciato.» Malia sbuffa dietro le sue spalle, mentre si avvicina a lei. Poggia il gomito al muro e la guarda fissa, fin quando Olympia non è costretta ad abbassare la matita e alzare gli occhi. «Non avevamo detto di lavorare in fretta per non rischiare di beccare qualche altro scherzetto?» Le domanda, prima di indicare la figura e il lato opposto dell'Infermeria, se stessa e il lato della stanza dove si trova. Tu lì, io qui. Semplice no? Ma Malia ha voglia di parlare, questo è ormai chiaro. Proprio per questo Olympia riprende a fare la lista dei medicinali ancora presenti sul quadernino che tiene stretto con la mano destra. « Dov'è che devi andare tra poco? » Alza gli occhi al cielo, la rossa, non guardandola nemmeno in faccia. «In biblioteca. Per questo volevo sbrigare questo lavoro velocemente, per non rifarlo poi. E' per caso un problema?» Domanda, aggiungendo il puntino sopra la i di intruglio. « Oh no assolutamente » si appresta a dire la mora, prima di incalzarla nuovamente. « Con chi? » Lo sguardo verdastro di Olympia saetta in quello di Malia, mentre stringe le labbra. «Con Rudy.» Risposta secca, veloce, con la quale Olympia crede di aver messo fine a quello strano terzo grado. A quelle due parole, l'amica risponde con un sorriso velatamente malizioso. « A fare? » Oh no ci risiamo, eccola che parte con il discorso. Sbuffa, appoggiando quaderno e matita allo scaffale dei medicinali, per poi appoggiarvisi contro con la spalla. Braccia conserte sotto il seno. «Non sapevo che mia nonna si fosse reincarnata in te. Che strano.» Commenta, riuscendo a trovare un filo conduttore tra tutte quelle domande e il solito modus operandi che sua nonna usava con lei quando, d'estate, passava qualche settimana alla Tana e la sera tentava di uscire con le sue amichette del vicinato. Cominciava tutto con un "Dove vai di bello tesoro?" e finiva con un "Mi raccomando: non bere, non fumare, non mangiare cose che ti vengono offerte da altri, non accettare nessun bicchiere che ti viene offerto, non metterti vestiti corti e, cosa più importante, non parlare assolutamente con sconosciuti. Specie se maschi." Vaglielo a spiegare che aveva già un ragazzo da quasi due anni. «Questo interrogatorio lo devo a..?» Chiede infine. Malia si stringe nelle spalle, con fare noncurante. Come se quelle domande non fossero assolutamente mirate ad arrivare ad un punto prestabilito, ancor prima di cominciare, nella sua testa. « Ma niente, mi domandavo soltanto se fosse arrivato il momento. » Le avverte, Olympia. Le narici le si dilatano leggermente nell'udire quelle due parole. Perché sa benissimo qual'è il significato dietro di esse. Olympia non parla mai facilmente della sua sfera, per così dire, sentimentale. Nemmeno con Malia ci riesce. E' tanto brava a parlare di quella degli altri, ma quando si tratta di lei, beh, si ammutolisce, tagliando corto con un "Non ho niente da dire a riguardo." Ma questa volta è messa alle strette, perché Malia continua a guardarla con insistenza e lei sente di doverla avvertire, in qualche modo, di quando arriverà quel momento. Di tenerla aggiornata. Perché è così che la mora ha fatto con lei ed è così che fanno le amiche, anche quando sono tanto restie sull'argomento, come lei. Si sforzano. «In biblioteca. Davvero?» Un sorriso misto ad uno sbuffo affiora sulle sue labbra. «Non lo faccio da tre anni e secondo te il posto migliore per rimettermi in gara è sopra uno dei tavoli sui quali ho studiato fino all'altro giorno? Ti prego, no, non ricordarmi che tu l'hai fatto sopra dei divanetti lerci e malconci e nella vasca del bagno dei Prefetti dove i batteri proliferano come funghi. Ho ancora gli incubi la notte.» L'anticipa, scrollando il capo, infilando una mano in tasca. Sente il vetro tra le dita e gli dà una veloce sbirciata per cercare di intuire tra quanto si metterà in moto il moro. E' ancora in camera. «Sai che c'era l'intenzione, la notte del ballo..» Già, la notte del ballo in cui, sotto il candido vestito, si era messa addosso il peggio porto d'armi che avrebbe fatto stramazzare a terra chiunque. Lo stesso porto d'armi del quale aveva concesso una piccola sbirciatina al ragazzo attraverso gli specchi. Ah, cosa si sono ridotti a fare quei due poveri pezzi di vetro, usati in passato per comunicare durante la prima guerra. Ma poi tutto era andato come era andato e Olympia ci aveva visto due segni cosmici in tutto ciò. Il primo che probabilmente morirà vergine e che piuttosto che farle fare sesso, l'universo decide di scatenare il putiferio sulla scuola. La seconda che forse con Rudy è una cosa che non s'ha da fare. «Ma di certo non mi metterò a farlo lì.» Riprende carta e matita per poi metterli sulle mani di Malia. «Non la prima volta perlomeno.» Aggiunge con un sorriso sbarazzino a sfiorarle le labbra. Sempre se l'universo mi permetterà di fare qualcosa. «E ora, se non ti dispiace, vado a fare un sopralluogo in biblioteca. Biblioteca dove non accadrà nulla, perciò stasera non dovrai preoccuparti di farmi una festa after sex Scoppiano a ridere entrambe, mentre la rossa si avvia verso la porta. Porta sulla quale si ferma, appoggiandovi entrambe le mani, per fare capolino con la testa. «Se lo incontro, ti mando su Scamander. Magari ti venisse voglia di parlare di sesso pure con lui...o preferisci mio cugino?» Non le lascia il tempo di replicare, che già saltella per il corridoio con un sorriso stampato sul volto.

    « Hey, tutto okay? » Si passa la lingua sul labbro inferiore, mentre nota, con sua enorme sorpresa, che Rudy sembra essere più evasivo del solito. «Sì, tutto okay.» Risponde automaticamente, come ormai è abituata a fare quando le viene posta una domanda del genere, dall'incidente in poi. «Tu?» Ecco, qui si apre un discorso a parte. Perché Olympia ha intuito che c'è qualcosa che non va. Che lo infastidisce più del solito. Non è brava a capire se stessa, ma è piuttosto soddisfacente quando ci si mette d'impegno con gli altri. E lui è sempre più imbronciato, nell'ultimo periodo. Si chiede spesso se è per colpa della sua nuova condizione, del branco. Di quello che gli ha visto fare nel parco, poco dopo l'uccisione di Kingsley. Quando l'ha visto smembrare persone con la facilità con la quale, in forma umana, è capace di mandar giù una bistecca intera in meno di cinque bocconi. Vederlo per la prima volta in forma animale l'ha lasciata a bocca aperta, ma stranamente è riuscita a riconoscerlo subito, pur non avendolo mai visto, con forse ancora più semplicità di quando lo sente arrivare nei paraggi nella sua solita forma. E' come una scossa elettrica, che sembra mettere in comunione le loro vere nature. Ma di questo non gli ha ancora fatto mai parola, un po' perché sono sempre stati impegnati nel fare altro, un po' perché non vuole rompere quella bolla di normalità che si sono andati creando dal loro ultimo litigio. Rimanere amici, per il bene di tutti. Provare ad essere normali, quanto più normali possibili, per riuscire ad affrontare ogni cosa insieme. Che poi il concetto di amici sembra essere stato leggermente modernizzato da entrambe le sponde, questo è un altro genere di affare. « Vieni dai, vediamo se troviamo qualcosa, prima facciamo meglio è, sia mai che un libro ci mangia. » La prospettiva non le sembra particolarmente allettante, perciò fa una smorfia poco convinta mentre si avvicina al primo scaffale. «Basta non beccare il Libro dei Mostri» risponde infine, cominciando ad esaminare il primo libro che riesce a raggiungere. Un libro dalla copertina semplice, ma dalla grafia esterna lavorata ed elegante. Un vecchio manuale di pozioni medievali, nulla a che fare con la loro situazione chiaramente. Si gira a guardarlo. Aggrotta le sopracciglia vedendolo muoversi come un animale arrabbiato, prima di guardarla e addolcirsi. « Hai idea da dove potremmo cominciare? Sì insomma, sei tu quella intelligente del duo » Fa una smorfia imbarazzata, socchiudendo un occhio e arricciando il naso. «Almeno su qualcosa sembriamo andare d'accordo, partner in crime Gli fa l'occhiolino, scivolando al suo fianco, prima di dargli una leggera spinta verso un posto specifico della biblioteca. Posto che gli viene indicato anche con l'indice teso. «Sezione proibita. Se troveremo qualcosa qui dentro, non può che essere in mezzo a quei volumi polverosi.» Fa per spingerlo verso di essa, quando la sua attenzione viene catturata completamente da un libro. Alza gli occhi verso il libro e un sorrisetto si palesa sulle sue labbra. « Oddio, guarda cosa c'è quì. Te lo ricordi? » «Difficile dimenticarselo. Ho temuto fino all'ultimo che alla fine lo avresti usato come barriera, quando avresti capito che stavo per baciarti.» Scoppia a ridere ricordando quei momenti, che in una situazione del genere, appaiono ancora più lontani. Eppure sono passati non più di cinque anni. Ed è persa dietro quei pensieri quando Rudy apre il libro e un lampo di luce li risucchia al suo interno.

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    « Olympia..Stai bene? » Sente la voce di Rudy rimbombarle nella testa. Apre prima un occhio, poi l'altro, abituandosi così alla luce del sole. Sono giorni che non vedono altro e riaverla lì, presente e rassicurante è un patimento e un sollievo allo stesso tempo. Annuisce, mestamente, mentre si tira su a sedere, affondando le mani nell'erba. Ne avverte subito la consistenza sbagliata. Collosa, vischiosa. Nauseabonda per una come lei che riesce ancora a malapena a sopportare l'idea di respirare l'aria di mille altre persone intorno a sé. Tira su immediatamente le mani, girandole verso l'alto per esaminarne i palmi. Strisce verdi le hanno colorato la pelle ed è costretta a fare il medesimo gesto di Rudy, portandosele al naso per tentare di capire di cosa si tratta. «Okay, i tuoi super poteri ti sanno aiutare nell'identificare di cosa si tratta questa roba Ti prego dimmi che non è qualcosa di schifoso. TI PREGO. Si alza in piedi, alla fine, per poi fare una giravolta su se stessa per guardarsi intorno. « ..Okay, sto per dire una gran stronzata, ma penso che siamo appena finiti dentro il libro. Quello è un fiume e quella una cascata di cioccolato. » Olympia, da che mondo è mondo, ha sempre avuto una mente totalmente razionale. Per questo motivo fin da piccola non ha mai voluto saper parlare di magia, Hogwarts incantesimi, pozioni e affini. Ma dentro questo mondo, alla fine, c'è dovuta entrare per forza. Ci ha dovuto fare i conti ed ora, immersa in quel posto che ha già visto svariate volte nel film babbano che vedeva da piccina, non le è difficile credere che Rudy abbia pienamente ragione. «Credo tu abbia ragione. E' da assoluto trip mentale, ma da piccola non desideravo altro che poter essere tra i fortunati possessori del biglietto d'oro. E ora sono qui. Che fortunelli che siamo.» Abbozza una risata, prima di avvertire la strana e familiare sensazione. Perché è chiaro. Quello è un altro dei tranelli diabolici di Kingsley e loro non sono stati risucchiati da un libro per godersi qualche ora di villeggiatura, a godersi tutto il cioccolato del mondo e la sensazione artificiosa di raggi solari sulla propria pelle. Quello deve essere un'altra trappola mortale. L'attorcigliarsi del suo stomaco lo dimostra, tanto da costringerla a sfiorare la spalla di Rudy, prima che lui arrivi al nocciolo della questione. « Merda... » Già, merda. Entrambi i loro istinti hanno già capito, mentre gli occhi lo vedono. Galleggia a pancia all'aria dentro il fiume di cioccolato. Si alza sulle punte per guardarlo meglio e ne riconosce i tratti, forse anche grazie al mezzo scalpo che galleggia al suo fianco. Capelli rossi. Ben messo di stazza. «E' Augustus Gloop.» Riesce a dire a fior di labbra, mentre non riesce a staccare gli occhi da quel corpo in decomposizione. Organi che fuoriescono, occhi che sono dove non devono essere. Le viene da vomitare, un po' per la sensazione dolorosa allo stomaco, un po' per quella vista nauseabonda. « Dobbiamo andarcene di quì, il prima possibile. » Ha ragione Rudy, per questo Olympia si gira e prende a camminare a lunghe falcate verso il ponte che passa sopra il fiume. Attraversa la fitta vegetazione facendosi strada con le braccia, fin quando un ramo di zuccherini rossi e bianchi le taglia la carne, facendola indietreggiare, con un gemito smorzato sulle labbra. «Fanculo. C'è riuscito.» Sembra impazzita, mentre si punta la bacchetta contro il braccio per far comparire un paio di bende ad avvolgere la ferita. Chi? Cosa vuoi dire Olympia? «Quello stronzo di Kingsley è riuscito a rovinarmi uno dei momenti più belli della mia infanzia.» Sua madre che le leggeva il libro, il libro che aveva ispirato ore ed ore di giochi con i suoi fratelli, il libro che li aveva fatto incontrare. Ci sono fin troppe memorie legate alla Fabbrica di Cioccolato e se ne va ad aggiungere un altro. Quello. Dove la Fabbrica, da mondo magico e speranzoso, diventa un luogo di morte. Fa per aggiungere altro, quando avverte le vocine. Le voci canterine degli Umpa Lumpa che scendono la collina, verso la loro direzione. E intonano la famosa canzone dedicata ad Augustus. Ma ne cambiano le parole, tanto da farlo apparire quasi un lamento funebre. Un'ultima lode all'eroe caduto in battaglia per colpa della sua stessa ingordigia. Gli occhi saettano tra loro e Rudy, in un istante di confusione mentale. «Non so come faremo ad uscire da qui, ma se riescono a spingerci nuovamente verso il fiume, ci butteranno dentro.» E moriremo nel giro di lunghi minuti agonizzanti, se saremo abbastanza fortunati. Lascia al suo silenzio il raccontare quell'ovvietà. «Senza contare che non sappiamo se Kingsley conoscesse Jumanji.» Ed eccola affiorare, la vena nerd della piccola rossa. «Chi muore dentro il gioco, muore anche fuori.» La ragazza si rabbuia, mentre capisce che non c'è via di scampo. Devono affrontarli. E provare a risalire il ponte, per attraversarlo e vedere cosa c'è al di là. Gli Umpa Lumpa si fanno sempre più vicini, in uno spettacolo che Olympia stenta quasi a credere. E' tutto così sbagliato. Sembrano quelli del film, eppure brandiscono delle stecche di cioccolato a mo' di baionette, pronti alla guerra. «Stupeficium!» Urla puntando la bacchetta verso la prima fila di esserini. Alcuni cadono all'indietro, ma altri gli passano sopra, continuando ad avanzare. Più ne abbattono, più sembrano moltiplicarsi. Come un formicaio mortale. «Sono sotto Geminio. Più ne atterriamo, più si duplicano.» Si ritrova costretta a constatare ad alta voce, mentre indietreggiano, inesorabilmente, fin quando non tornano al punto di partenza. Non se più letteralmente cosa inventarsi, mentre dà una veloce occhiata intorno a sé, alla ricerca di una soluzione veloce. Poi la vede, dall'altra parte del fiume. Non sa nemmeno come sia possibile che non si sia sciolta a contatto con il cioccolato, ma è ancora lì, integra. «Rudy, la barca!» Gli urla con apprensione, mentre lei si volta verso l'orda di creature che cercano di assalirli. Chiude gli occhi e cerca di ricordare gli insegnamenti di Byron. "Inspira. stai calma, focalizza il tuo obiettivo, punta la bacchetta ed espira". Riapre gli occhi e comincia a seguire un disegno a mezz'aria con il polso. Ti prego fa' che funzioni. Ti prego, ti prego. «Salvio Hexia!»
     
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    «Okay, i tuoi super poteri ti sanno aiutare nell'identificare di cosa si tratta questa roba?» La guarda inarcando un sopracciglio, prima di stringersi nelle spalle. La verità? Non ne ha idea. Sa solo che quella non è la normale consistenza che un filo d'erba dovrebbe avere. Se lo avvicina alla bocca, uscendo la punta della lingua per sentirne il gusto. Non sa nemmeno perchè lo stia facendo, ma l'istinto gli suggerisce così. E' una cosa che fa alquanto schifo, e che probabilmente farà vomitare Olympia a suo fianco, ma che a lui, dopotutto, non fa nè caldo nè freddo. Non è mai stato un tipo particolarmente schizzinoso, figuriamoci adesso. Diciamo che dopo aver sventrato corpi umani, ingerendone sangue e materia organica, non ti fai poi tutte queste formalità per un po' d'erba appiccicosa. « E'... » scoppia a ridere « Non lo so, ma è fatta di zucchero. E sa pure di menta » Mormora, mandandolo giù interamente. « E' buono. Quanto ti faccio schifo da uno a dieci in questo momento? » La punzecchia, conoscendo la sua avversione verso germi e batteri. Avversione che vale a dire: normale precauzione. Quanti assaggerebbero l'erba sulla quale sono precipitati in un posto che sa di tutto meno che di accogliente? Rudy, soltanto Rudy. « Scommetto d'essermi giocato la possibilità di ottenere un tuo bacio per oggi, uff. » Sibila rialzandosi, con quella sua solita faccia da schiaffi. Diciamo che in questi giorni, per un motivo o per un altro, è stato fin troppo tranquillo con lei. Il crucio, il branco, Kingsley, le trappole, lo hanno alquanto destabilizzato. Bisogna tornare alle origini, quelle origini dove lui fa battute del cazzo ed Olympia lo fulmina con lo sguardo. E quale posto migliore se non una fabbrica di cioccolato killer, per farlo? «Credo tu abbia ragione. E' da assoluto trip mentale, ma da piccola non desideravo altro che poter essere tra i fortunati possessori del biglietto d'oro. E ora sono qui. Che fortunelli che siamo.» « Già, proprio fortunati. » Se non fosse per quel cadavere in decomposizione nel lago di cioccolata bollente e chissà quali altri pericoli che li spettano. Perchè in fondo, non c'è bisogno dell'istinto ferino per capirlo. Sono precipitati con tutte le scarpe in una delle trappole di Kingsley. Non ha senso, non ha assolutamente senso, eppure sta accadendo davvero. Sono lì, in carne ed ossa, e tutto ciò che vedono o toccano è reale. Un trucchetto che ha del diabolico, non c'è che dire. Rispedirli all'interno di un libro, ma non un libro qualsiasi, proprio quel libro. La fabbrica di cioccolato, dove tutto ha avuto inizio. Rudy ricorda ancora quel giorno. Stava leggendo il capitolo su Violetta, quando quella ragazzina dai capelli rosso fuoco era sbucata dal nulla. Chi gliel'avrebbe mai detto che quella stessa ragazza se la sarebbe ritrovata davanti diversi anni dopo, calati proprio nel magico mondo di Willy Wonka e Charlie Bucket? La percepisce sfiorargli la spalle e allora si volta verso di lei, scuotendo appena la testa. « Non guardare... » Mormora, una punta d'apprensione nel tono di voce. «E' Augustus Gloop.» Pace all'anima di Augustus Gloop. Annuisce senza dir nulla, e si limita a rialzarsi per seguirla lungo il ponte che attraversa il fiume. Camminano, camminano e ancora camminano, facendosi spazio tra la vegetazione appiccicosa. Si guarda attorno, il lupo, annusando l'aria. Tutti quegli odori forti stordiscono appena i suoi sensi, e questo non è decisamente un bene. Non si accorge infatti quando Olympia arresta improvvisamente i suoi passi, e per poco non le arriva addosso. « Cazzo..Tutto okay? » Mormora, alla vista di quel taglio che le sfregia la pelle candida del braccio. Fa per avvicinarsi per controllare l'entità della ferita, ma lei lo distrae. «Fanculo. C'è riuscito.» La guarda confuso, mentre lei si punta la bacchetta sul braccio per avvolgere il graffio. E' agitata. L'ha già vista così in passato; riesce a percepire il suo battito cardiaco irregolare. « Chi? » Le domanda, seppur qualcosa gli dice che con ogni probabilità conosce già la risposta. Se si trovano in tutta quella situazione di merda, la colpa è solo e soltanto sua: Kingsley. Quel sadico di merda di Kingsley. Ha partecipato alla sua uccisione, ha accompagnato la lama di Tris con le proprie mani, seppur non fisicamente. Lo hanno ucciso, lo ha ucciso, e lo farebbe altre mille volte. «Quello stronzo di Kingsley è riuscito a rovinarmi uno dei momenti più belli della mia infanzia.» La guarda e sospira, mordicchiandosi l'interno della bocca. Lui un'infanzia non l'ha mai avuta, quindi non ha idea di ciò che Olympia stia provando al momento. Ma ciò nonostante, può immaginarlo. Kingsley ha rovinato tutto. Li ha resi dei sopravvissuti. Degli assassini. Delle vittime. « Dai, guarda il lato positivo... » C'è un lato positivo? « Almeno sei con me. ..Okay forse non è così positivo » Sdrammatizzare è la chiave, gli ha sempre suggerito suo cugino Fred. Ma a giudicare di come se la passa con le ragazze al momento, forse non dovrebbe dargli poi tanta retta. C'è tuttavia un fondo di verità nelle sue parole. Quella situazione fa schifo, tutto quel posto fa schifo, ma almeno sono assieme. In due i pericoli si fronteggiano meglio, dopo tutto, no? Sicuro sia solo per questo, Rudy? Fa per aggiungere altro -probabilmente l'ennesima stronzata delle sue- quando qualcosa attira la sua attenzione. Sono..voci. O meglio, vocine. Si volta, adocchiando proprio loro, gli Umpa Lumpa. Non riesce a trattenere una risata, per quella situazione che si fa sempre più assurda, ma quando si gira verso Olympia -che a differenza sua è serissima- si morde il labbro inferiore. « Okay, sì, non c'è da ridere. ..Però dai, andiamo, sono gli Umpa Lumpa! E niente fa già ridere così! » Squittisce, un braccio allungato verso l'orda di ometti in avvicinamento. «Non so come faremo ad uscire da qui, ma se riescono a spingerci nuovamente verso il fiume, ci butteranno dentro. Senza contare che non sappiamo se Kingsley conoscesse Jumanji, chi muore dentro il gioco, muore anche fuori.» Okay, questo fa un po' meno ridere. La risata gli muore in gola, mentre il suo sguardo coglie quello decisamente preoccupato di lei. « Ci resta solo una cosa da fare. » Affrontarli. Sono piccoli, ma sono tanti, e per di più brandiscono delle stecche di cioccolato a mo di baionette: non si stupirebbe, se fossero affilate come lame. Olympia fa la prima mossa, schiantandone alcuni. Cadono per terra, ed altri esserini gli passano sopra, avanzando imperterriti. Dovrebbe estrarre la bacchetta, ma Rudy è sempre stato un tipo fisico. Da qualche tempo a questa parte, più che mai. Sente la bestia scuotergli il petto non appena alcuni di quegli ometti gli si avvicinano. Due gli immobilizzano le braccia, ed un altro lo colpisce, ferendolo alla coscia sinistra. E no, bastardo, questo non lo dovevi fare. Ringhia, sferrando un calcio dritto contro la faccia dell'Umpa Lumpa, facendogli sputare tutti i denti e spezzandogli il collo di netto. Solleva allora gli altri due, scaraventandoli il più lontano possibile. Ma non serve a niente, perchè tre ne ha abbattuti, e altri sei ne compaiono. « Porca troia. » Questa non se l'aspettava. Non può neanche trasformarsi ed abbatterne decine e decine senza particolare sforzo, perchè ne sbucherebbero fuori a migliaia. «Sono sotto Geminio. Più ne atterriamo, più si duplicano.» Annuisce, mentre indietreggia senza sapere cos'altro fare. Più quei diavoletti avanzano verso di loro, con quella fottuta canzone che inizia a dargli sui nervi, più il fiume bollente si avvicina. Ne allontana altri due o tre con calci e pugni, scrollandoseli di dosso, e lancia un'occhiata a Olympia. Gli serve una soluzione, e gli serve in fretta. Dio, non possono morire abbattuti dagli Umpa Lumpa. «Rudy, la barca! Salvio Hexia!» Si gira di scatto verso la barca, e poi di nuovo verso Olympia. Non sa se il suo incantesimo sia andato a segno, ma gli esserini sembrano essersi bloccati per qualche momento. Qualcosa gli dice tuttavia che non hanno molto tempo a disposizione. E allora le afferra la mano, e inizia a correre lungo il ponte. La barca è a qualche metro di distanza. Potrebbe appellarla con un accio, ma non crede sia un'ottima idea, ammenochè non vogliano una barca in faccia. Ha poco tempo per pensare, e allora segue l'istinto. Si avvicina ulteriormente al bordo del ponte, e si volta verso Olympia. « Ti fidi di me? » E tu Rudy, ti fidi di te? Non aspetta oltre, e, afferratala per i fianchi, si avvale di tutta la forza che ha in corpo per sollevarla e spingerla, lanciandola letteralmente nel vuoto. Come immaginava, Olympia atterra dritta sull'imbarcazione. Non l'avrebbe mai fatto, se non fosse stato sicuro del risultato. Ciò nonostante respira di sollievo, ed è allora che salta anche lui.

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    « Non odiarmi, mi sembrava la cosa più sensata e veloce da fare... » Mormora, mentre si sistema meglio sulla barchetta che, da quando vi sono atterrati sopra, ha preso a navigare da sola, diretta chissà dove. « Non l'avrei mai fatto, se non fossi stato sicuro che avrebbe funzionato. Ucciderti non rientra tra le mie priorità, solo infastidirti un po'... » Ridacchia, lanciandole una rapida occhiata. Lo sguardo si sofferma sul braccio ferito di lei, le bende ormai sporche di sangue. Si ricorda in quel momento di esser ferito anche lui, ma poco gli importa. Per lo meno, il cioccolato non è argento. « Come va il braccio? Ti fa molto male? » Mormora, serio per qualche momento. « Sei stata tostissima, con gli umpa lumpa. Devo iniziare ad avere paura della combinazione Olympia+bacchetta? » Un sorriso che ha del malizioso gli illumina il viso sfregiato, prima che la barca si fermi all'improvviso, ai lati di una sponda. Davanti a loro, un'enorme struttura sferica. Le lancia un ultimo sguardo, prima di alzarsi per balzare giù, sulla terra ferma. Perchè in fondo, non hanno poi molta scelta. Aspetta che lei faccia lo stesso e si incammina verso la struttura, avanzando attraverso l'ingresso. E' una stanza poco illuminata, con un numero spropositato di macchinari ovunque. Si guarda attorno, e più si addentra, più l'odore di cioccolato si affievolisce, lasciando spazio ad un tanfo ben più sinistro. Segue quel fastidioso odore, e si ferma di fronte ad un mobile d'alluminio. Forza la serratura, e quando spalanca le ante... « Cristo santo. » Mormora, indietreggiando di qualche passo. La puzza si fa sempre più forte, costringendolo a coprirsi il naso con il braccio. C'è di tutto, lì dentro. Ampolle piene di liquido rossastro, che non si stupirebbe se si trattasse di sangue. Bocce piene di dita, bulbi oculari, braccia e gambe mozzate. C'è persino una testa, in uno dei recipienti in vetro. « E abbiamo trovato anche Violetta... » Dice, quasi tra sè e sè, facendo per richiudere l'armadio. Ma è allora che qualcosa si muove. La porta dalla quale sono entrati si richiude con uno scatto, serrata. Si gira verso Olympia, e lo vede. Alle sue spalle, uno di quei grossi macchinari ha preso a muoversi. Agita le braccia di metallo, come a volerla afferrare. « Olympia spostati! Stupeficium! Bombarda! » Stringe le dita contro la bacchetta appena estratta, mentre osserva i pezzi di quell'aggeggio precipitare a terra. Ma non era il solo, si rende conto. Perchè innumerevoli altri dispositivi si sono attivati, e sfrecciano verso di loro. Braccia meccaniche, coltelli, lame, seghe circolari. « "Tutto è commestibile, anche noi lo siamo, ma quello è considerato cannibalismo", ricordi? » Se non trovano una soluzione in fretta, faranno presto compagnia a Violetta. Potrebbero bombardare le pareti, ma quel dannato posto ha tutta l'aria d'essere un bunker, non è sicuro possa funzionare. Bisogna trovare un punto debole. Si guarda attorno, ed è quando alza il capo, che lo individua. Una finestrella a qualche metro dalle loro teste. Stretta, ma abbastanza grande per far passare una persona. « La finestra! Se mi sali sulle spalle ci puoi arrivare! » Si abbassa, lo sguardo attento sulle macchine alle spalle di lei che si avvicinano sempre di più. « Forza! » E tu, Rudy, tu come ci arriverai?


    Edited by nowhere boy. - 6/12/2017, 18:26
     
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    « E'...Non lo so, ma è fatta di zucchero. E sa pure di menta. » La rossa deglutisce, leggermente schifata dalla situazione. Decisamente l'idea di mettersi a mangiare erba non rientra nelle sue abitudine tipiche o che sceglierebbe mai di intraprendere, anche se è vegetariana. « E' buono. Quanto ti faccio schifo da uno a dieci in questo momento? » Non riesce a trattenersi dal sorridergli di cuore. Rudy è un altro che riesce a sdrammatizzare. Anche se ha il muso molto spesso, se fa lo scontroso e se sembra avere perennemente la luna storta, riesce comunque a punzecchiarla, anche in situazioni come quella nella quale si trovano, dove lei, solitamente, avrebbe dato di matto, se non avesse acquisito nel tempo un po' di autocontrollo sulla propria mente, anche grazie al suo soggiorno tra i ribelli. «Sinceramente? Parecchio. Che ne sai chi ha calpestato quei fili di erba prima di te? Poteva esserci di tutto su quella che hai mandato giù.» Un brivido strano le attraversa la schiena, mentre alza gli occhi sul ponte poco distante. « Scommetto d'essermi giocato la possibilità di ottenere un tuo bacio per oggi, uff. » Torna a guardarlo di scatto, assottigliando lo sguardo. Valuta quanto sia seria quell'affermazione. Perché in fondo, hanno parlato tanto nello studio di suo padre. Si son detti che devono rimanere amici, perché è la cosa migliore, per entrambi e per tutti coloro che gli stanno intorno, ma poi ci sono stati gli specchi di mezzo, la chiara intenzione di volere un di più e un bacio rubato durante il ballo. Tutti segnali che la mente di Olympia non sa bene come decifrare e collegare, ma che la portano, inevitabilmente, a pensare che allora ci possa essere dell'altro. Che se si impegnano entrambi, può uscirne qualcosa di decente da quel loro strano rapporto, fatto di incomprensioni, perlopiù, ma anche di risate, di sorrisi, di sguardi strani. Per questo, alla fine, sorride, inarcando appena un sopracciglio. «Se lo vuoi veramente, te lo prenderai comunque come hai fatto al ballo. Sbaglio Alza le spalle, con un'aria furba a piegarle i lineamenti del viso, mentre si incamminano tra gli alberi pieni di zuccherini e dolcetti dall'aria invitante.
    « Cazzo..Tutto okay? » Riesce ad annuire, mentre è in preda ai deliri della sua mente. Riesce a non darlo a vedere, abbastanza bene, ma l'essere rinchiusa lì la fa stare male. La sconvolge e la turba, facendole ricordare una parte di storia che sperava di aver accantonato in un angolo della sua memoria. Pensava che niente e nessuno le avrebbe negato nuovamente la sua libertà, e invece, eccola lì, rinchiusa tra quattro mura, dalla quale non c'è via di fuga, se non la morte. La mia vita è un loop continuo, dannazione. « Dai, guarda il lato positivo...Almeno sei con me. ..Okay forse non è così positivo » Quella considerazione riesce a strapparle una risata, mentre si tira giù nuovamente la manica del cardigan scuro, coprendo così la ferita fresca. «Il lato positivo sarebbe stato essere con te in situazioni completamente differenti.» Non aggiunge altro, forse perché è già abbastanza ciò che ha appena detto. O forse perché l'armata degli Umpa Lumpa scende la collinetta, pronta ad attaccarli. E lei non può far altro che concentrarsi, focalizzarsi su tutto ciò che le succede intorno. Ma non le sfugge la facilità con la quale Rudy combatte. A mani nude, senza paura mentre uccide quegli esserini. Si distrae giusto un attimo nell'osservarlo. E' affascinata e allo stesso tempo inorridita, ma non riesce comunque a staccarle gli occhi di dosso, non finché un Umpa Lumpa non le si attacca alla gamba, provando ad azzannarla. Rabbrividisce, quella tipica sensazione che prova nell'essere toccata da persone che non rientrano nella sua cerchia ristretta. Così se lo scrolla di dosso con un calcio, cominciando a correre verso la riva, lì dove vede la barca e decide di scagliare un incantesimo. Lo vede salire, quel leggero scudo tra loro e la folla armata fino ai denti. Non è certa che abbia funzionato in tutto e per tutto, non è certa che non li possano vedere, ma fin quando non li possono raggiungere, è già un gran traguardo per se stessa. Per questo si sofferma qualche istante a fare una smorfia contemplativa per il suo ottimo lavoro, smorfia che muore sulle sue labbra quando Rudy le stringe la mano e la fa cominciare a correre verso il ponte. E' in salita, si sente il fiato cominciare a farsi corto, ma accelera il passo per stargli dietro e non costringerlo ad aspettarla. «Okay, e ora?» Non capisce la logica dietro quella mossa, così guarda Rudy negli occhi, pronta a sentire la sua idea in proposito. « Ti fidi di me? » Alza un sopracciglio, certa di non aver capito a pieno la domanda. Ci deve essere per forza dell'altro. Apre la bocca, ma lui la prende velocemente per i fianchi e la butta oltre il bordo del ponte. E lei cade. Nel vuoto. «No, vaffanculo. No che non mi fido!» Gli urla, prima di guardare verso il basso. Sta per cadere sulla barca e allora si piega sulle ginocchia, pronta ad attutire il colpo dell'atterraggio. Ce la fa, non sa come, ma miracolosamente non si spacca nessun osso, neanche quelli delle anche, che aveva già visto fratturarsi in quattro o cinque punti, mentre era in volo. Alza gli occhi e lo guarda malissimo. «Forza, che aspetti Raperonzolo? Buttati.»

    « Non odiarmi, mi sembrava la cosa più sensata e veloce da fare...Non l'avrei mai fatto, se non fossi stato sicuro che avrebbe funzionato. Ucciderti non rientra tra le mie priorità, solo infastidirti un po'... » Si è seduta di fronte a lui e gli dà le spalle, senza osservare alcuna regola della buona educazione. «Magari la prossima volta sarai tanto gentile da rendermi partecipe dei tuoi piani di farmi volare per qualche metro senza nemmeno farmi prepara psicologicamente.» Senza considerare il suo lievissimo soffrire di vertigini. «Ma grazie. E' stata una bella pensata in fondo.» Lo guarda da sopra la spalla, rivolgendogli un veloce sorriso. « Come va il braccio? Ti fa molto male? » Scuote la testa. Se tutte le sue ferite della sua vita fossero state così, sarebbe stata tutta un'enorme passeggiata. «E' un graffio» minimizza, girandosi verso di lui, mentre la barca continua ad attraversare quel profondo tunnel che sembra non avere fondo. « Sei stata tostissima, con gli umpa lumpa. Devo iniziare ad avere paura della combinazione Olympia+bacchetta? » Gli dedica un sorriso affilato, degno di un qualsiasi serial killer stereotipato che si rispetti. «Se sei abbastanza saggio, sì, dovresti. Ho imparato molto più di quanto possa sembrare, nel posto dove sono stata quest'estate Anche se entrambi sono dalla stessa parte, Rudy non ha il marchio e lei non può parlare apertamente, come sempre. Abbassa lo sguardo verso la coscia, lì dove i pantaloni sono lievemente sfilacciati e il tessuto si è tinto di rosso. «Ma sei ferito.» Constata, puntando sulla zona la punta della bacchetta. «Epismendo» casta, senza nemmeno chiedergli il permesso. Ormai è un po' così tra loro: si prendono cura l'uno dell'altra e viceversa senza chiedere nulla, perché è giusto così. Fa poi comparire delle bende che gli avvolgono la coscia saldamente. Allunga una mano a sincerarsi che non gli stringa troppo, per poi alzare lo sguardo. Si sente osservata, allora gli sorride. «Mi avresti rallentato se avessi continuato a sanguinare.» Alza le spalle, noncurante, mentre la barca si ferma di botto. E' il loro capolinea. Devono scendere per forza, sembra chiaro ad entrambi, così segue l'esempio di Rudy e si incammina con lui verso l'edificio dalla strana forma di fronte a loro. Rimangono in silenzio mentre si addentrano nella stanza principale e più avanzano più un odore nauseabondo le pizzica prepotentemente le narici. Seppur siano solo visioni, niente di corporeo e tangibile, quell'odore Olympia lo sa riconoscere, proprio perché è così forte e prepotente. E' odore di una morte che è sopraggiunta ormai da giorni. Fa una piroetta su se stessa, cercando di capire dove si trovano, di che macchinari si trattano quelli che hanno intorno.« Cristo santo. E abbiamo trovato anche Violetta... » Olympia si volta a guardare e trattiene a fatica un conato di vomito, portandosi la mano alla bocca. Si costringe a fare qualche passo indietro, per riprendere fiato. «No okay, non ci arrivo alla fine di questo simpatico viaggetto.» Si ritrova a dire, guardando ovunque, tranne che l'armadio degli orrori che Qyburn di Game of Thrones spostati immediatamente. E come a voler esaudire le sue parole, qualcosa si muove davanti a sé. E' un movimento impercettibile all'inizio, quasi che i suoi occhi non lo captano. « Olympia spostati! Stupeficium! Bombarda! » Olympia fa uno scatto di lato e si ritrova faccia a faccia con un altro di quei mostri assassini. Una stufa a gas che sputa fuoco e usa i tubi metallici come lunghe braccia.Kingsley di merda! «Confundus!» Tenta, ma non è certa che funzioni anche sugli oggetti. Infatti, l'attacco non ha l'effetto desiderato e lei è costretta ad indietreggiare. «Aqua Eructo.» Un getto d'acqua fuoriesce dalla sua bacchetta e si infrange sulle fiamme che fuoriescono dalla bocca della stufa. Sotto la forza dell'acqua, il macchinario si dimena, prima di spegnersi e accartocciarsi su se stesso. La rossa tira un sospiro di sollievo, per poi accorgersi che non c'è tempo per riprendere fiato, che altri stanno arrivando e che probabilmente moriranno lì. Che amarezza. « "Tutto è commestibile, anche noi lo siamo, ma quello è considerato cannibalismo", ricordi? » Appunto. Si ritrova a guardarlo, con la consapevolezza negli occhi, mentre lo stomaco le si stringe con forza. «Bel modo di morire..mangiati vivi da delle macchine assassine.» Gli risponde, prima di schiantare un altro paio di elettrodomestici impazziti. «Ma vedi il lato positivo..almeno morirai con me Lei della morte non ha più paura, da quando una parte di lei è morta, sul ciglio di quella strada. Perciò non è difficile per lei prendere un po' tutta quella situazione sul ridere. Non la prende sotto gamba, non la sottovaluta, la esorcizza soltanto, riuscendo così a rimanere tranquilla. E' con il sorriso che lancia un altro incantesimo esplosivo. « La finestra! Se mi sali sulle spalle ci puoi arrivare! Forza! » Si volta di scatto e alza gli occhi verso il punto che le sta indicando. E' parecchio in alto ma è certa di poterci arrivare facilmente. Perciò annuisce, prima di arrampicarsi velocemente sulla sua schiena, facendo leva sui piedi per darsi uno slancio. «Avvicinati un altro po' al muro.» Gli chiede di fare. Quando sono abbastanza vicini, apre il vetro della finestra e punta le mani contro il bordo, cominciando a spingervisi dentro. Non con troppa facilità e dopo qualche incidente di percorso, riesce ad entrare in quello che sembra essere un condotto d'aria in metallo. Si volta nuovamente verso la fessura, cercando di fare il più velocemente possibile e sa benissimo che non riuscirà a tirar su tutto il peso di Rudy. Perciò punta la bacchetta verso il basso e fa comparire una fune che lega alla bell'e meglio alla maniglia della finestra. «Dai Rudy, sbrigati, a meno che tu non preferisca essere cotto allo spiedo!»

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    «Lumos!» Accende la bacchetta, mentre si spinge in avanti, camminando a quattro zampe. Sente il respiro profondo del moro rimbombare contro le pareti di quella trappola claustrofobica. E a lei gli spazi chiusi non hanno mai fatto troppo impazzire. Così decide di distrarsi in qualche modo. «Come ci riesci?» Se ne esce all'improvviso, prima di svoltare verso un cunicolo alla sua sinistra. «Come riesci ad uccidere con questa facilità?» E' una domanda strana, arriva strana persino alle proprie orecchie, se ne rende conto, eppure è affascinata dal modo con cui lui, Tris, Percy e chiunque intorno a lei sembra riuscire in quell'azione che a lei risulta essere tanto difficile. «Non sto dicendo che sei un assassino ma..» io sono stata anche addestrata a farlo e non ci riesco. Sono semplicemente una vigliacca. «Ma vorrei capire dov'è che io sbaglio.» E' un bene che lui sia dietro di lei e non possa vedere la sofferenza che le sta distorcendo il volto. Perché, per quanto lei non voglia ergersi ai livelli di un Dio che scegli chi vive e chi muore, si rende conto di quanto sia un peso la sua morale. Persino suo fratello è riuscito a macchiarsi le mani di sangue, uccidendo quell'inquisitore che gli si era parato di fronte, durante la fuga dal castello. Ma lei no, nemmeno di fronte al nemico riesce ad alzare la bacchetta per reclamare la sua vita. «A volte vorrei soltanto essere diversa. Avere idee diverse, avere pensieri diversi, avere meno barriere mentali e morali.» Vorrei semplicemente essere un'altra persona. «Riuscire a non farmi scrupoli mi sarebbe di enorme aiuto in questa situazione.» Abbozza una risata, che però le muore in bocca nell'istante in cui si accorge di un leggero fumo viola che viene loro incontro, dal fondo del tunnel che stanno attraversando. E' una nuvola densa che si muove veloce verso di loro. «Merda, Rudy. Castati un Testabolla.» Lo intima, prima di seguire alla lettera il proprio stesso consiglio. Il fumo li colpisce in pieno e un prurito fastidioso la prende all'istante. E da una semplice seccatura, diventa un bruciore doloroso. Sta andando letteralmente a fuoco. «Ommioddio.» Ha la voce smorzata dal dolore e rigata dallo shock che quel dolore lancinante le provoca. Morire bruciata è forse anche peggio di morire per colpa di oggetti animati. Continua a strisciare però in avanti, attraversando il fumo, fin quando non svolta a destra e trova una finestra. Non ci pensa due volte, prima di aprirla e buttarsi di sotto. Cade sopra quello che sembra essere un comodo materasso. Il Testabolla svanisce, mentre lei prende a contorcersi, tra un colpo di tosse e un altro. Il dolore è troppo forte e non riesce a pensare ad altro che alla pelle irritata che, pian piano, sta formando delle bolle d'acqua, come mossa di difesa. Stringe gli occhi, mentre si tira su a sedere, ricercando gli occhi di Rudy, poco distante da lei. Striscia verso di lui e si sente le lacrime pizzicarle gli occhi. Ma stringe i denti e si costringe a rimanere presente a se stessa, mentre passa una mano sul braccio del ragazzo, valutando il grado delle sue ustioni. «Ci vorrebbe del Dittamo. Non sono nemmeno troppo certa che basterebbe..» in fondo non so come si maneggiano certi tipi di ferite. Prova con un paio di Epismendi che però non sembrano dare alcun risultato. Passa quindi all'incantesimo Energizzante, prima su se stessa, per tentare di richiamare a sé quante più forze possibili, poi su di lui. «Rudy, non lo so, stai bene? Ti senti diverso? Non so cosa sto facendo.» Si scusa con lui, con la voce che, a poco a poco, diventa sempre più chiara e nitida. Poi, esausta, si ributta su quel pavimento morbido, con le braccia larghe. Chiude gli occhi, sospirando, mentre sente il dolore affievolirsi, seppur sappia perfettamente che la sua pelle, quella raggiunta dal fumo, sia completamente tumefatta. «Voglio rimanere qui.» Non ce la faccio più. Lasciatemi morire qui, in pace. Respira piano, sembra quasi essere attenta a non far troppo rumore. Tutto il resto si sembra fermare, intorno a sé e il mondo dà loro un attimo di tregua. Un attimo, appunto. E' certa che Rudy l'abbia sentito molto prima di quando le sue orecchie cominciano a sentirlo. Uno squittio stridulo, che la costringe a mettersi a sedere e finalmente si guarda intorno. E' diversa, eppure è la stessa sala dove Veruca Salt decide di voler dar sfoggio, ancora una volta, delle sue doti di figlia viziata, cercando di portarsi a casa uno scoiattolo. Ma quelli di Veruca sono teneri e dolci, a prima vista. Quelli che capitano a loro hanno lo sguardo famelico, pronti ad attaccare, con parti del corpo in decomposizione e pezzi di cibo marcio che penzolano dal loro manto spelacchiato. Sembrano essere usciti direttamente dalla discarica. Olympia sta ancora cercando di riprendersi, quando due di loro si avventano su di lei. Uno le morde una caviglia, cominciando a trascinarla verso il buco che si trova in mezzo al pavimento, l'altro le picchietta la testa, come a volersi sincerare che la noce, all'interno, non sia marcia. Non ci pensa due volte prima di scalciarne uno e far volare via l'altro, prima di tirarsi in piedi, zoppicando appena per colpa del morso. Fa fronte compatto con Rudy, portandosi al suo fianco. Poi gli fa scivolare la mano sopra la sua, come a volerne richiamare l'attenzione. «Aiutami.» Lo sguardo è deciso, orgoglioso, pronto. «Insegnami ad avere meno scrupoli.» Insegnami ad essere meno me stessa.
     
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    Anonymes!
    «Magari la prossima volta sarai tanto gentile da rendermi partecipe dei tuoi piani di farmi volare per qualche metro senza nemmeno farmi prepara psicologicamente.» Lei gli dà le spalle, e Rudy non può fare a meno di ridacchiare. Non dev'esser stato poi tanto piacevole, venire lanciati come un palloncino, dopotutto. Si stringe nelle spalle tuttavia, facendo per avvicinarsi a lei, ma ad ogni movimento la barchetta traballa sotto il suo peso, quindi decide di rimanere lì dove sta, ad ammirare la fantastica schiena della Potter. « D'accordo, la prossima volta che ti lancerò, ti avvertirò prima. O magari ci lanciamo assieme, romantico no? » Beh a parte il fatto che la schiacceresti, ma dettagli. «Ma grazie. E' stata una bella pensata in fondo.» Lei gli sorride e lui non può fare a meno di ricambiare, sforzandosi di non sembrare un deficiente. Smettila di sorridere come un idiota, sei imbarazzante. La voce di Savannah che inneggia ancora tra i suoi pensieri. A proposito..Dove diavolo è finita? Si concentra per qualche istante, socchiudendo quasi gli occhi, ma ciò che sente è soltanto..Silenzio. E' solo, completamente solo. «E' un graffio» Annuisce, mordicchiandosi il labbro inferiore. Non è mai stato un tipo ansioso o particolarmente apprensivo, Rudy, figuriamoci nell'ultimo periodo. Ma in tempi come quelli che corrono, dove le cure mediche scarseggiano, persino un graffio potrebbe rivelarsi letale. Lui per primo ci ha quasi lasciato le penne fino a non più di qualche settimana fa, con quella ferita al viso. Rimane in silenzio tuttavia, troppo orgoglioso per mostrare ulteriore preoccupazione. Ci penserà non appena usciranno da quel libro..Se mai usciranno da quel libro. «Se sei abbastanza saggio, sì, dovresti. Ho imparato molto più di quanto possa sembrare, nel posto dove sono stata quest'estate.» Inarca un sopracciglio con fare sarcastico, mentre si sistema meglio sulla piccola barchetta per farle più spazio possibile. « Già, insegnano tante cose utili in Italia a quanto pare. » La punzecchia, visibilmente ironico. Seppur non ne abbiano ancora parlato apertamente, Rudy sa ormai tutto, o quasi. Non se l'è mai presa per il fatto che lei non gli abbia detto nulla. Da un lato perchè anche volendo non avrebbe potuto, dall'altro perchè proprio lui, di offendersi per qualche verità nascosta, non ne deve neanche parlare. «Ma sei ferito.» Abbassa il capo d'istinto, adocchiando lo squarcio sui pantaloni, che lascia intravedere un taglio insanguinato al di sotto. « Tranquilla, non è niente, si rimarginerà in fret- » «Epismendo» La luce bianca della bacchetta di lei lo investe in pieno, ed in pochi istanti alcune bende gli avvolgono la ferita. « Okaaay come non detto. » Ridacchia, mentre le dita di lei si avvicinano per dare un'ultima controllata alle bende, che hanno già cominciato a tingersi di rosso. La osserva allora, in silenzio, piegando leggermente la testa di lato. In fondo, ormai, è così che funziona tra loro. Si guardano le spalle a vicenda, senza chiedere nulla in cambio. «Mi avresti rallentato se avessi continuato a sanguinare.» Un sorriso sarcastico, mentre annuisce con quella solita faccia da schiaffi. « Certo, certo, e non perchè ti preoccupi per me. » La punzecchia, prima che la barca si fermi di colpo e loro siano costretti a scendere, risparmiando ad Olympia una vagonata di altre battutine.

    «No okay, non ci arrivo alla fine di questo simpatico viaggetto.» Annuisce, Rudy, indietreggiando appena. « Devo ammetterlo, questo ha fatto senso anche a me. » E se è un licantropo a dirlo, stiamo messi bene. Odia il fatto di non poter fare nulla per evitare un certo tipo di visioni ad Olympia. Non che la ritenga tanto debole, ovviamente, ma non riuscire a prevedere prima ciò che quel dannato posto ha in serbo per loro, minacce annesse, lo fa sentire...Debole. Olympia è sempre stata abituata da un destino decisamente beffardo a molto peggio. E lui, durante quel peggio, non c'è mai stato. Non come avrebbe dovuto o voluto, per lo meno. Ed è per questo che ora farebbe qualsiasi cosa, per non costringerla a ricadere in quel baratro dal quale, con difficoltà ed una forza ammirevole, sembra esser uscita. Perchè la Potter non è più quella ragazzina di qualche tempo fa, dai capelli rossi e le lentiggini sul visino sbarazzino; è cresciuta, nel fisico e nel carattere. Non sa se è stato merito dei ribelli o meno, ma è una donna quella che si trova di fronte, oggi. Ed è una giovane donna colei che gli combatte a fianco, la bacchetta stretta alla mano e l'espressione decisa. La osserva con la coda dell'occhio, Rudy, prima che il suo sguardo saetti contro il macchinario che lei ha appena colpito. Si dimena, prima di vomitare un getto di vapore ed accartocciarsi su sè stesso. « Bel colpo. » Le dice, osservando quel mare di macchine che avanza verso di loro. «Bel modo di morire..mangiati vivi da delle macchine assassine. Ma vedi il lato positivo..almeno morirai con me.» La guarda per qualche minuto, prima di rigirarsi e, bacchetta alla mano, allontanare più macchine possibili. Potrebbe trasformarsi, ma non è sicuro di riuscire a concludere qualcosa. Sono troppi, quei dannati strumenti, e per quanto possa usufruire della sua forza ferina, quando trasformato, sa di non essere invincibile. Avvantaggiato, forse, ma non indistruttibile. Ma se c'è qualcosa di forte, di davvero imbattibile, è il fatto che lui, lì, non ci vuole morire. Non adesso, non trascinandosi Olympia dietro. E' stato lui ad aprire quel maledetto libro che li ha fatti cacciare in tutto questo, e non se lo perdonerebbe mai se le capitasse qualcosa. « Il miglior finale di stagione di sempre. Ma no, col cazzo che moriremo quì, non prima di... » Di cosa, Rudy? Si morde la lingua, e mentre indietreggia, confuso dalle sue stesse parole, il braccio metallico di una macchina lo colpisce ad una spalla. Ringhia, girandosi per schiantarlo. Già, di cosa? Di rimpianti se morisse, Rudy ne avrebbe tanti. Il primo di tutti: aver sprecato tutto quel fottuto tempo. Aver passato tutti quegli anni sforzandosi per ignorarla, convinto che mai nulla sarebbe potuto nascere tra loro. Ci aveva provato per così tanto tempo che quasi si era convinto di poterla sostituire, fino a non molto tempo fa. Infilarsi sotto le coperte di tutte quelle ragazze, dopotutto, era stato il modo più facile per credere che ciò che provava per Olympia, e che aveva provato sin dall'inizio, non fosse nulla di così importante. Poi però tutto era cambiato. Era cambiato nelle parole che si erano detti nello studio di Harry, era cambiato quando si era morso la lingua a sangue piuttosto di rivelare informazioni su di lei all'Inquisizione, ed era cambiato qualche settimana fa, a quella fatidica sera del ballo. Gli specchi, i sorrisi, il bacio, la guerra. Stavano cambiando tante cose, e loro prima di tutto. E allora dillo, Rudy, dillo che no, non potete morire giusto ora che stai iniziando a capire. Che hai capito che no, tu Olympia non potrai mai sostituirla. Che non serviranno nemmeno altre mille ragazze, per riuscirci. Che forse è arrivato il momento di pronunciare quelle fatidiche quanto temute due parole. « ...Non adesso. Forza sali! » Per fortuna, in situazioni come quella in cui si trovano, è facile distrarsi da un certo tipo di esitazioni. Si inginocchia allora, Rudy, per permetterle di arrampicarsi meglio, e non appena lei gli arriva alle spalle si rialza, le mani ben salde contro le sue gambe per non farla cadere. Alza la testa, per controllare che sia tutto okay, ai piani alti. « Peccato che non indossi la gonna. Sarebbe stato interessante! » Le urla, completamente fuori luogo. «Avvicinati un altro po' al muro.» Obbedisce prontamente, spingendo via un piccolo fornetto dall'aria non particolarmente innocua con un calcio, impossibilitato per com'è ad usare la bacchetta. Prova ad aiutarla come può per farla arrampicare, e solo quando Olympia è ormai a qualche metro dalla sua testa, si accorge della prospettiva che lo spetta. E ora? Le macchine sono sempre più vicine, e più ne schianta o ne scalcia via, più sembrano aumentare. Indietreggia allora, sempre più oppresso, e quando si trova con le spalle al muro, alza lo sguardo verso di lei. « Okay questo è il momento in cui si dice continua senza di me..Ma se hai qualche idea, non mi dispiacerebbe! » Ed è allora che una fune gli si palesa di fronte. Dio, Potter, come si fa a non amarti? «Dai Rudy, sbrigati, a meno che tu non preferisca essere cotto allo spiedo!»

    «Lumos!» Il suo respiro affannato rimbomba tra le pareti, mentre si ritrovano entrambi ad avanzare carponi lungo quel condotto d'aria claustrofobico. Non ha un gran bel presentimento, ma dopotutto, sempre meglio di morire squartato e cotto allo spiedo. « Grazie » Mormora allora, alzando lo sguardo verso di lei, di qualche centimetro distante da lui. « Per non avermi lasciato lì. Sì insomma, era la tua occasione, avresti avuto un bell'alibi. » Sdrammatizza, perchè di fare discorsi seri senza qualche battuta pronta a rovinare ogni cosa, Rudy non ne è proprio capace. Passano minuti di interminabile silenzio, mentre continuano a gattonare in quel maledetto condotto che sembra sempre più stretto. Ogni volta che si muove più del dovuto, sbatte la testa contro la parte superiore, non risparmiandosi nemmeno un' imprecazione. « Comunque... » Asserisce allora ad un certo punto, il tono di voce serio. « Ripeto: perchè non indossi una gonna? » ..Come non detto. Non ha certo tutti i torti vista la fantastica visuale -seppur in penombra- che si ritrova ad un palmo del suo naso, ma forse, considerate le minacce di morte dalle quali sono scampati e le future che li spettano, non è poi molto il caso di fare battute oscene. «Come ci riesci?» Domanda poi Olympia, ad un certo punto, mentre svoltano l'ennesimo cunicolo. «Come riesci ad uccidere con questa facilità? Non sto dicendo che sei un assassino ma.. » Sono un assassino. Vorrebbe dirle, ma rimane in silenzio, attento alle sue parole. La morte non l'ha mai sconvolto più di tanto. Nato per uccidere, glielo hanno sempre detto, sin da bambino. E chissà, forse per via di quelle profezie, o forse per qualcosa di innato, le mani di Rudy si sono sempre macchiate di sangue in un modo o nell'altro, persino prima che fosse giustificato a farlo. Non che la morte abbia mai una giustificazione, eppure lui l'ha sempre trovata. Non si è mai pentito delle persone che ha ucciso. Nè di suo fratello, nè di Kingsley, nè di tutti quegli Inquisitori. Se potesse, lo rifarebbe. Necessaria, ecco cos'è la morte per lui, alle volte. Mostruoso e spaventoso da dire forse, ma non può fare a meno di pensarlo. Semplicemente è fatto così, forse un giorno cambierà idea. Forse un giorno smetterà di essere quei demoni che lo circondano. «Ma vorrei capire dov'è che io sbaglio. A volte vorrei soltanto essere diversa. Avere idee diverse, avere pensieri diversi, avere meno barriere mentali e morali. Riuscire a non farmi scrupoli mi sarebbe di enorme aiuto in questa situazione.» Seppur non possa vederla in viso, da quella prospettiva, nota il suo tono di voce combattuto. Il cuore di lei batte più veloce del normale, in quel momento, simbolo che quelle parole rappresentano un problema ancor più grande di quanto non sembri. Sospira allora, il Grifondoro, seguendola. « Non sbagli da nessuna parte. Semplicemente...Forse a differenza mia, sei ancora incontaminata. Il male di questo mondo ti ha presa, ti ha tenuto con sè per un bel po' di tempo, ma non ti ha ancora infettata. E questo non è un male, Olympia, non dovresti pensarlo. » Mormora. Lui, proprio per quelle idee, proprio per quelle barriere mentali e morali, l'ha sempre amata. Così diversa, così limpida. Non riesce a fargliene una colpa, nemmeno in un momento come quello dove un atteggiamento del genere potrebbe rivelarsi letale per sè stessa e per gli altri. Non sarebbe mai riuscito ad immaginarsi un mondo dove Olympia Potter non fosse..Beh, Olympia Potter. Capace di vedere il meglio della gente ed estrapolarlo fuori, come per un po' di tempo aveva fatto con lui. Ma le cose sono cambiate. E per quanto possa far male, per quanto possa sembrare assurdo ed abominevole quel nuovo mondo, deve imparare ad immaginarlo e farci i conti. Devono, entrambi. « E' un po' come nei fumetti. » Metafora degna di nota, Black, non c'è che dire. Ma in fin dei conti, loro in quel mondo babbano ci sono cresciuti, non troverebbe un paragone migliore dopotutto. « Ci sono i cattivi, sai quelli con un passato di merda. Che gliene sono successe di ogni tipo, e proprio per questo son diventati i cattivi. E poi ci sono i buoni, gli eroi, anche loro ne hanno passate tante nella loro vita, ma nonostante ciò sono riusciti a non perdersi. » Alza lo sguardo verso di lei, sporgendosi quel poco che può in avanti per poterla guardare in viso. « Ecco, per me, tu fai parte degli eroi. Ma anche gli eroi, quando necessario, devono sbagliare. Fare cose che non gli andrebbe di fare, come uccidere, nel tuo caso. Per quanto sia orribile da dire, la morte è necessaria, tante, troppe volte. Devi solo capire quando è il momento e trovare..Un motivo. » Si stringe nelle spalle. Persino l'uomo più solo al mondo, avrebbe un motivo per uccidere. Che sia difesa personale, affetto, amore, vendetta, qualsiasi cosa. Ognuno di noi ha qualcosa per cui vivere e per cui morire, volenti o nolenti. Bisogna solo capirlo e, la maggior parte delle volte, lo si capisce solo quando ormai è troppo tardi. « Per combattere. Il mio ad esempio è l'odio. » O almeno così pare. Per tanto tempo è riuscito a convincersi di ciò, Rudolph Black, quel ragazzino perennemente imbronciato e pieno zeppo di rancore. E lo è stato davvero. C'è sempre stato odio nei suoi pugni, durante le risse. Odio nelle sue mani strette contro il collo di suo fratello. Odio nei suoi denti attui a lacerare la carne di tutti quegli inquisitori. Si è sempre convinto di combattere per sè stesso e per tutto quel risentimento e rancore che ha covato dentro di sè sin dalla nascita. Ma adesso? E' ancora soltanto odio ciò che lo spinge a lottare? E se sì, perchè quando è con lei, Rudy è ancora più forte? «Merda, Rudy. Castati un Testabolla.» Ma non ha il tempo per pensare. Non l'ha percepita arrivare, ma la vede. Fa appena in tempo a pronunciare l'incantesimo, prima che quella nube violacea li investi in pieno. Dapprima non sente nulla, se non qualche lieve fastidio alla pelle. Ma quel prurito si trasforma ben presto, lasciand spazio a delle vere e proprie bruciature laceranti. Da qualche tempo a questa parte Rudy ha sviluppato una resistenza non indifferente al dolore, grazie al fattore rigenerante e specialmente alla sofferenza indescrivibile durante ogni trasformazione, eppure quel dolore lo destabilizza, costringendolo a stringere i denti e ringhiare come un animale ferito. Si sente bruciare, letteralmente, seppur non veda alcuna fiamma. Alza lo sguardo verso Olympia davanti a lui, vittima dello stesso destino. Vorrebbe parlare, dirle qualcosa, ma ogni parola gli muore in gola. La bestia gli rimonta dentro, messa sotto pressione da tutta quella sofferenza, e quando sta quasi per cedere..Trovano una via d'uscita. Precipitano su una superficie morbida, e l'impatto acuisce ancora di più il supplizio di quelle lacerazioni. L'incantesimo del testabolla svanisce e Rudy prende a tossire, mentre si contorce per terra e d'istinto si strappa via con le mani la stoffa dei vestiti attecchita sulla pelle ustionata, laddove il dolore è più forte. Cala lo sguardo, il respiro affannato: il braccio destro non è messo affatto bene. Riacquista un minimo di lucidità quando Olympia gli si avvicina, ed è allora che si mette a sedere, setacciandola con lo sguardo. Il cuore che prende a battere all'impazzata nel vederla combinata quasi peggio di lui. « Cazzo, stai bene? » Che gran bella domanda del cazzo. Cerca di far mente locale di tutti quegli incantesimi guaritivi che non gli è mai sembrato necessario imparare, e si morde la lingua a sangue per il rammarico di quella sua mancanza. Non può aiutarla. Olympia soffre, e lui è incapace di far niente che non sia vederla soffrire, impotente. « Non conosco niente di incantesimi guaritivi, ma se mi dici cosa posso fare...Ci provo » Mormora, visibilmente nervoso, il tono di voce preoccupato. «Ci vorrebbe del Dittamo. Non sono nemmeno troppo certa che basterebbe..Rudy, non lo so, stai bene? Ti senti diverso? Non so cosa sto facendo.» Annuisce. L'incantesimo energizzante sembra averlo risvegliato, almeno un minimo. « Non ti preoccupare, si rimargineranno. Tu piuttosto, dobbiamo uscire di quì, cazzo. » Si guarda attorno, gli occhi ambrati in cerca di una dannata soluzione. Olympia si è distesa, in un attimo di tregua, e seppure l'istinto di farlo è forte, il lupo raccoglie quelle forze che pian piano sembrano riaffiorare per alzarsi. Quel posto non gli piace. C'è...qualcosa. In lontananza, non riesce ancora a decifrare di cosa si tratti, ma... « Presto non ti piacerà rimanere quì. » E allora li vede, al di là dell'immensa stanza. I teneri scoiattolini di Veruca. Solo che quelli, di tenero, non hanno proprio nulla. Manto spelacchiato, parti del corpo in decomposizione..No, non sono normali scoiattoli. Si gira verso Olympia giusto in tempo per vederla assalita da due di quelle bestie, e fa per scattare verso di lei e aiutarla, se non fosse che altri tre si avventano su di lui. Li scalcia via e spezza il collo ad uno di loro, ma altri si avvicinano, mordendolo dove possibile. In pochi istanti si trova oppresso da quelle fottute creature, che lo fanno precipitare per terra. Ne conta almeno una decina, e hanno dentini affilati e taglienti, che sente affondare nella carne, rubandogli qualche gemito di dolore. Ma i suoi, di denti, sono meglio. L'istinto di lasciar spazio alla bestia è forte, ed è infatti un ringhio quello che squarcia l'atmosfera.
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    Ma ha troppe ferite sul corpo, e non è certo di riuscire a sopportare la trasformazione completa. Eppure lo sente comunque, il lupo. Ne avverte la forza e la ferocia, mentre con le mani si libera di alcuni scoiattoli, stritolandoli tra le dita, e con i denti lacera la carne di quelli sfortunati che si trovavano vicino al suo viso. Che sia umano o bestia, il morso di un lycan ha sempre il suo effetto, dopotutto. Il sapore del loro sangue è orrido, ma reprime ogni conato di vomito mentre si rialza, il corpo ed il viso costellato di graffi e morsi. Si strofina la manica della maglia sul viso per ripulirsi dal sangue, ed è allora che Olympia gli si avvicina. «Aiutami. Insegnami ad avere meno scrupoli.» Le stringe la mano con la propria, come a volerle infonderle parte di quella forza che si sente rimontare dentro. « Fallo, Olympia. Trova un motivo, e combatti. » Asserisce serio, lo sguardo fisso in quello di lei. « Non posso farcela da solo, ho bisogno di te » Ammette. Ho sempre avuto bisogno di te. Ed è con quelle ultime parole che le lascia la mano, scagliandosi in mezzo alla mandria di scoiattoli in avvicinamento. Non usa la bacchetta, in quel combattimento. E c'è ben poca differenza tra bestia e uomo, in quel momento. Perchè si muove tra quelle creature con una velocità ed una ferocia inumani. Li schianta per terra, o li colpisce tanto forte da fracassargli il cranio, con calci e pugni. Lo sguardo che tuttavia, ricorre sempre alle sue spalle, per controllare che lei stia bene. Perchè in fondo, nella battaglia, il suo unico pensiero sarà sempre lei. Sta schiacciando la testa dell'ennesimo scoiattolo con la suola della scarpa, quando si accorge di un particolare. Alcune bestiole non li stanno attaccando. Sono rimaste lì, ferme, ad osservarli. Ed hanno delle noci in mano. « Non mi piace. » Asserisce, il respiro affannato mentre si avvicina a lei. E infatti, i suoi presentimenti lasciano spazio alla realtà non appena il primo scoiattolo scaglia contro di loro la prima noce. Per loro fortuna, non ha una mira tanto precisa, ma non ha il tempo di gioire, Rudy. Perchè quando cala lo sguardo verso la noce caduta per terra ai loro piedi, ci vede tutt'altro. Un pugnale, corto, quasi simile alla punta di una freccia. « Si trasformano quando le lanciano. Che bastardi » Ha appena il tempo di dire, prima che quella pioggia di frecce abbia inizio. Sono troppe, e sono veloci. Non ha modo di pensare, nè tempo per estrarre la bacchetta, e allora scatta in avanti, avvolgendo la ragazza con le proprie braccia, a farle scudo col proprio corpo girato di spalle verso una morte certa. Ma vedi il lato positivo..almeno morirai con me.

    Riapre gli occhi di scatto, la testa che gli fa un male cane. Si guarda attorno, confuso, la vista ancora appannata. Cala lo sguardo, e la vede. Su di se, a pochi centimetri dal suo viso. Le braccia di lui sono ancora strette contro il colpo di lei, in una presa salda e sicura. Richiude gli occhi, ed una risata debole gli scuote il petto. « Sono morto e questo è il Paradiso, mh? » Il suo tono di voce è stanco, ed è sfinito che si sente, seppur continui a ridacchiare. « Dio sarebbe tutto fantastico, se il tuo ginocchio non fosse piantato proprio » Ma pian piano, tutti i ricordi riaffiorano. Il libro, gli umpa lumpa, la nube tossica, gli scoiattoli...Riapre gli occhi. « Stai bene? » Allenta la presa solo in quel momento, poggiandole le mani sulle spalle, l'espressione preoccupata. Setaccia il corpo di lei in una rapida occhiata, per accertarsi che non abbia ferite piuttosto gravi. E' in quel momento che la sua attenzione viene catturata da una macchia rossa sul pavimento. Piega la testa di lato, un sopracciglio inarcato. « Mmh, credo che quello mi appartiene. » E infatti, alzando appena lo sguardo, la nota. La punta finale di quel piccolo pugnale fuoriesce dal suo fianco, e Rudy sembra accorgersi del dolore soltanto adesso. Vi poggia sopra le dita, e, mentre stringe i denti più forte che può, la estrae con uno scatto, lasciandola per terra e pressando poi la mano sulla ferita, per bloccare come può il flusso di sangue. Non dev'essere grave, o almeno crede. « Forse avremmo bisogno dell'infermeria.. » Biascica, sospirando. « ...O di un bagno. O forse entrambi che dici? » La guarda, e, di nuovo, ride. Non sa nemmeno perchè. Sono scampati per un pelo a morte certa, sono entrambi feriti, ustionati, sconvolti e sporchi di sangue e rifiuti, ma sono lì. Vivi, ammaccati certo, ma salvi. Olympia è salva. E al di là di tutto, quella è la cosa più importante, per lui.
     
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