TaKillya

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    "Insomma, alla fine le ho detto che la cosa migliore, a mio parere, era voltare pagina e provare ad essere amici. Cioè, amici amici, intendo. In questo momento non so se mi sentirei pronto a buttarmi di nuovo dentro una relazione seria e ben impostata. E, Ran, lo sai: con lei sarebbe una cosa seria per forza. Non è il tipo di ragazza a cui dici 'bah, vediamo come va' e poi puoi uscirtene come cazzo ti pare. No no, lei è quella che o ci stai insieme o te ne vai affanculo." Aveva chiesto a Randy di accompagnarlo nella perlustrazione, quel giorno. Da quando ogni suo segreto era venuto fuori al ballo, Albus sentiva un impellente bisogno di parlare con qualcuno in maniera onesta al cento percento. Randy era l'unico con cui poteva davvero farlo. Direte voi: 'E Fred?' Con lui, quando si trattava di Betty, non poteva farlo. O almeno non in maniera onesta come faceva con Randy. Il punto era che Fred non era solo il suo migliore amico, ma lo era anche della Tassorosso, e il conflitto di interessi era decisamente troppo per pretendere un qualsiasi sbilanciamento da parte del giovane Weasley. Lui sarebbe sempre rimasto neutrale, non si sarebbe impicciato, non avrebbe dato consigli, nulla di nulla. Albus questo lo sapeva, e per quanto non desiderasse altro che confidarsi col cugino anche su quel punto, sapeva bene di non poterlo fare, poiché inevitabilmente lo avrebbe messo di fronte alla scelta di essere il migliore amico solo di uno dei due chiamati in causa. Ma Randy, beh, lui era tutta un'altra storia. Il concasato era sempre stato il suo prete confessore, sebbene i consigli che gli dava fossero decisamente poco puri. Ma in fondo di questo Al aveva bisogno: di qualcuno che stesse dalla sua parte ma che fosse onesto con lui al contempo. Di una spalla, al cento percento. "Cioè..te l'ho detto.." si guardò intorno con aria circospetta, sporgendosi oltre la svolta del corridoio per accertarsi che nessuno fosse a portata di orecchio. Una volta dato il via libera, si voltò verso Randy, inclinandosi appena verso di lui quasi gli stesse confessando un omicidio. "..un anno, Randy. Un anno intero siamo stati insieme, senza scopare nemmeno una volta. E mi conosci troppo bene per pensare che non abbia tentato." Sì, lo sappiamo tutti che non ti vergogni di essere molesto, Al, tranquillo. Scosse il capo, ancora provato dai ricordi
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    delle dolorose serate andate in bianco. Ovviamente non è che non si fossero mai sfiorati - erano pur sempre esseri umani - però insomma, conosciamo tutti Albus e sappiamo quanto per lui sia importante..andare fino in fondo alle cose. Detto ciò riprese a camminare, scrollando le spalle e gettando una veloce occhiata alla Mappa. "Bo, non so, in questo momento davvero non ci capisco un cazzo. Probabilmente sono entrato nella mia crisi di mezz'età..tanto lo sappiamo che più di altri vent'anni - a farla buona - non campo sicuro." Rivolse un'occhiata sbieca all'amico, ridacchiando alle proprie stesse, stupide, parole. E probabilmente avrebbe continuato quel lungo discorso che portava già avanti da dieci minuti buoni, se solo un urlo agghiacciante non avesse distolto la sua attenzione dall'argomento. Lesti come due fulmini i due Serpeverde cominciarono a correre per i corridoi, raggiungendo il punto da cui quel grido d'aiuto proveniva. "Prepara la sfera." disse svelto all'amico. La sfera: una di quelle che sua sorella maggiore aveva provveduto a far recapitare a tutti gli studenti. Inizialmente lo scopo era stato quello di trasmettere il programma radio dei Ribelli, ma da quando Hogwarts si era blindata, ogni via di comunicazione con l'esterno era stata spezzata. E così Albus si era messo di impegno a convertire quelle sfere in amplificatori per ciò che lì dentro ancora funzionava: i cari vecchi mp3 a pile. Un piano di distrazione che avevano avuto modo di collaudare nei giorni precedenti: attaccavano la musica, lanciavano la sfera nel corridoio, e attiravano l'attenzione di qualsiasi minaccia sbucasse nei corridoi per poi seminarla o neutralizzarla. E infatti questo fecero quando, svoltando l'angolo, si trovarono di fronte a una ragazzina sui dodici anni inseguita da un paio di grosse armature di ferro. Play. Le note trap della canzone cominciarono a riecheggiare per tutto il corridoio, facendo voltare i due aguzzini verso di loro. "CORRI!" ebbe giusto il tempo di urlare alla bambina prima di iniziare a farlo a sua volta. Due frecce, Albus e Randy: alti e smilzi com'erano, saettavano ovunque ad una velocità impressionante, accompagnati dalla loro jam della fuga. TaKillya. Sarebbe stato quasi divertente, se solo non ci fosse stato il rischio di morire di una morte orribile.
    Avevano ormai guadagnato un bel po' di terreno quando Albus stoppò la musica all'improvviso, rintanandosi con l'amico dietro la prima porta a disposizione. Rimase in silenzio qualche istante, riprendendo fiato pur nel tenere la bacchetta puntata di fronte a sé, pronto a schiantare il primo pezzo di ferro con il coraggio di varcare quella soglia. Ma nulla entrò da quella porta, e uno sguardo alla mappa fu sufficiente a constatare che anche la ragazzina fosse riuscita a mettersi in salvo in Sala Grande, dalla parte opposta del castello rispetto a dove si trovavano loro. "Due minuti per precauzione e usciamo, ok?" chiese, più retorico che altro, chiudendo la mappa con un colpo di bacchetta e facendo per mettersi a sedere sulla cattedra. "Sì insomma, ti dicevo: secondo te è stata una buona idea questa dell'amici-...ma che ca-?" non riuscì a finire quella domanda che presto lo scenario interno a loro mutò, tramutandosi in una cittadina deserta dai colori grigiastri. Di istinto Albus si ritrovò ad aggrottare la fronte, alzandosi dalla cattedra - che era diventata una cassa di legno - con la bacchetta ben alta. "Benvenuti ad Undercity." la voce femminile fuoricampo lo fece sussultare, rizzandogli i capelli sulla nuca. "La città fantasma che metterà alla prova le vostre capacità magiche di sopravvivenza, preparandovi al brillante futuro da Auror che vi aspetta - se vi aspetta." Sembrava piuttosto sicura di sé, la tipa, con quella voce squillante e l'aria di chi non aveva una sola preoccupazione al mondo. "Ricordiamo che l'esercitazione potrebbe rivelarsi fatale nel caso in cui non abbiate seguito il Corso Auror Ministeriale e ricevuto le adeguate protezioni dai vostri istruttori. Se così fosse, uscite dal cancello principale e tornate solo una volta ottenute queste ultime." Si voltò, andò verso il cancello, cercò di aprirlo - magicamente e non. Nulla. "Ti pareva." "Bene. Se siete ancora qui, avete legalmente acconsentito all'inizio dell'esercitazione. Vi auguriamo buona fortuna. La prova comincerà tra tre..due..uno.." Un fischio quasi assordante e poi il completo silenzio. "Ran..siamo fottuti."
     
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    Randy ci era abituato a quelle chiacchierate a cuore aperto. Erano incluse nel pacchetto, nella sezione termini e condizioni, quando diventavi il migliore amico di qualcuno. E, se proprio doveva dirla tutta, benché fosse tutto meno che un tipo sentimentale, doveva riconoscere che, senza quelle, al loro rapporto sarebbe sicuramente mancato qualcosa. L'avrebbe declassato a superficiale e avrebbe reso tale anche la loro amicizia, esattamente come tutte le altre che intratteneva al Castello. Il punto era che Blackwater vedeva quasi ogni presenza nella sua vita come una specie di comparsa, il che era un'arma a doppio taglio: da una parte era sempre nella posizione di darsela a gambe visto che non sentiva di dover adempiere a particolari doveri morali; dall'altra, però, voleva dire precludere a chiunque la possibilità di conoscerlo per com'era davvero. Quest'ultima poteva anche essere una scelta molto saggia, dal momento che non era esattamente certo che la gente attorno a lui fosse degna di fiducia, ma - questo doveva dirlo - lo metteva in una posizione difficile rispetto al mondo. Per quanto potesse adorare il teatro con tutto sé stesso, non voleva ancora diventare uno di quei personaggi troppo complicati, senza un solo affetto o un posto dove andare. Ed era qui che era entrato in gioco Albus Potter. Non sapeva bene quali fattori avessero contribuito a portare al risultato corrente, e forse chiederselo era inutile. Erano diventati amici così, come si poteva fare soltanto ad undici anni e senza ancora particolari preoccupazioni per la testa, e le cose non erano più cambiate. Avevano scoperto, col tempo, che semplicemente erano compatibili. Non c'era bisogno di scervellarsi troppo per venirne a capo.
    « ...un anno, Randy. Un anno intero siamo stati insieme, senza scopare nemmeno una volta. E mi conosci troppo bene per pensare che non abbia tentato» La sua prima reazione fu trasalire. Come qualsiasi maschio nel pieno del boom ormonale, sentirsi dire certe cose gli avrebbe sempre fatto un certo effetto. Albus voleva davvero farlo sentire male, evidentemente, perché non poteva buttare lì certe confessioni e aspettarsi che il signor Blackwater, proprio lui, non avesse un mezzo infarto. D'altronde tutti sapevano che fosse una persona estremamente sensibile, in particolar modo ad affari delicati come quelli. Poi se ci si metteva anche che non mangiasse decentemente dalla sera prima, che avessero dormito stipati come acciughe e che di caffè e sigarette nemmeno l'ombra, il giovane verde-argento diventava una persona particolarmente suscettibile. Insomma: che diamine gli significava ora che fosse stato con una ragazza per un anno intero senza mai concludere niente? Scandaloso, a dir poco. Aveva bisogno di una flebo. Di una sigaretta. Di una canna. Di una dose di cocaina. Si lasciò sfuggire un fischio sommesso, tanto perché una persona discreta non lo era stato mai. E poi cos'altro avrebbe potuto fare, di fronte ad un'ammissione del genere? Di Giratempo da prestargli, purtroppo, non ne aveva. « Che cazzo facevate, scusa? Tornei di scacchi magici? Briscola? Indovina chi? » Inarcò elegantemente il sopracciglio sinistro perché l'oltraggio dell'atto incompiuto si esplicasse da solo. Sapeva benissimo di essere fine quanto una trave, ma la finezza in quella situazione serviva davvero a poco. Sarebbe tornato utile un bicchierozzo di Incendiario, quello sì, ma non ne aveva. E poi, sottile o meno, se c'era una cosa insindacabile al mondo, quello era il fatto che il moro avesse a cuore gli interessi di Albus, probabilmente anche più di quest'ultimo. È che Potter, alle volte, aveva questi inesplicabili slanci di altruismo tipicamente Potter e pareva dimenticarsi sé stesso per strada. Ecco perché era suo specifico dovere morale stargli vicino e ricordargli che lo spirito di sacrificio andasse bene fino ad un certo punto. L'autoflagellazione, in fondo, era passata di moda davvero molto tempo prima, Potter o meno. E poteva dire tutto quello che voleva, Albus, ma non gli avrebbe più permesso di trovarsi in una situazione malsana. Andava bene tutto, ma non una cosa del genere. Mai più. A costo di aprire un'agenzia matrimoniale. A costo di sposarselo lui. «No, senti, non voglio saperlo.» Ebbe uno scatto, un sincero brivido di terrore e compartecipazione amichevole che gli correva lungo la schiena « Però una cosa te la dico: non ficcarti più in situazioni del genere. Se devi rinunciare alla tua preziosa libertà, deve esserci un motivo valido.» Disse brevemente, non tanto per tagliare corto ma perché Albus sapeva bene, a quel punto, com'è che la vedeva Randy. Espresso in maniera decente ed articolata, il concetto suonava più o meno così: se una cosa ti dà più pensieri che soddisfazioni, non ne vale la pena. Il che, nella pratica, lo rendeva un tipo piuttosto sfuggente in campo relazionale certo, ma almeno gli risparmiava certi pipponi. E non è che lo pretendesse, ma gli sarebbe piaciuto che il Potter provasse, per una volta nella sua vita, ad applicare quel concetto. Andava bene tutto, ma se le entrate erano nettamente inferiori alle uscite, bisognava chiudere baracca. Niente di personale. Avrebbe anche ribattuto al pessimismo di Al in una qualche maniera molto sagace, ma qualcosa attirò la sua attenzione prima che potesse dedicarcisi. Tipo l'urlo, decisamente drammatico e fuori luogo per una persona che poteva aver origliato la loro conversazione per caso, della ragazzina che scappava da... beh, qualsiasi cosa fosse che stava scappando. Se gli avesse fatto venire i capelli bianchi, l'avrebbe trovata per farle causa, su questo poteva scommetterci.
    La folle corsa per la vita, comunque, si concluse in un'aula. E Randy era quasi pronto a tirare un sospiro di sollievo. Si era già piazzato sulla cattedra accanto all'amico, desideroso di riprendere quel loro tête-à-tête, ma - com'era ovvio, a quel punto - non c'era uno senza due. E due senza tre. Per citare Albus: ma che ca...? A volte, davvero, pensava ormai avessero sviluppato capacità telepatiche. « E sticazzi non ce li mette, signorina? » Sibilò istintivamente in risposta alla voce, stringendo di più la bacchetta ed assottigliando lo sguardo già inviperito, allo scopo di capire bene cosa stesse succedendo di preciso. Quali pericoli stesse annunciando quella voce senza volto. Si mosse veloce come un fulmine, raggiungendo il cancello con un balzo, solo per constatare che questo non avesse la minima intenzione di aprirsi. E dire che aveva anche lui tirato fuori la bacchetta e tentato di castare un Alohomora. Che, inutile dirlo, non sortì proprio alcun risultato. Ecco: era in momenti come quelli che pensava che, forse, a stare troppo tempo con un Potter si finiva per acquisire parte di uno dei tanti, tipici talenti Potter. Nella fattispecie, quello di ficcarsi in situazioni del cazzo. Si trasmetteva per osmosi, proprio. Doveva solo sperare che insieme a quello ti arrivasse anche una certa tendenza a sopravvivere alle suddette, perché altrimenti era una fregatura di dimensioni bibliche.
    « Ricordiamo che l'esercitazione potrebbe rivelarsi fatale nel caso in cui non abbiate seguito il Corso Auror Ministeriale e ricevuto le adeguate protezioni dai vostri istruttori. Se così fosse, uscite dal cancello principale e tornate solo una volta ottenute queste ultime. Bene. Se siete ancora qui, avete legalmente acconsentito all'inizio dell'esercitazione. Vi auguriamo buona fortuna. La prova comincerà tra tre...due...uno... »
    La faceva facile, la signorina. Avrebbe pagato oro per poter uscire ma, a quanto pareva, Hogwarts era proprio intenzionata ad ucciderli in quell'ultimo periodo. Non che fosse stata una passeggiata nei mesi passati, ma tutto un castello in rivolta non gli era ancora capitato.
    "Che simpaticona." Si voltò istintivamente verso Albus, il battito cardiaco che, suo malgrado, cominciava ad accelerare. Ovviamente non erano preparati a niente del genere e non avevano le competenze necessarie per uscire illesi dalla trappola. Altrettanto ovviamente, non potevano permettersi di tirare le cuoia in una cazzo di aula.
    « Ran..siamo fottuti.» Fece un sorriso amaro alle parole dell'amico, annuendo. Di fottuti lo erano sicuramente, ma era anche vero che fossero entrambi Serpeverde. Il che voleva dire, almeno in teoria, che la capacità di cadere in piedi come i gatti - purtroppo non le nove vite - dovevano essere incluse nel pacchetto. «Protego maxima » Fu la sua rapida risposta seguita da un rapido svolazzo della bacchetta. Da qualche parte bisognava pur cominciare. E lui, che uno sprovveduto non lo era affatto, voleva cominciare nel migliore dei modi: parando il culo ad entrambi. Anche perché i loro meravigliosi didietro sarebbero sicuramente mancati a molti. « Repello Inimicum » Fatto il minimo indispensabile affinché qualcosa di non meglio identificato non potesse farli fuori nei primi dieci secondi di permanenza a - com'è che l'aveva chiamato quel posto, la voce? - Undercity, già, decise che restare fermi come due allocchi fosse il miglior modo anche per fare da bersagli. E decise di spostarsi, facendo cenno ad Albus di seguirlo. Ottimo tempismo, perché qualcosa di non specificato decise di calare dal cielo proprio in quel momento. Qualcosa cadde, apparentemente, dal cielo. Una serie di massi, per la verità. Anche belli grossi. Di quelli che avrebbero potuto lasciare dei buchi belli grossi nelle loro povere teste. Randy alzò lo sguardo per incontrare quello iniettato di sangue di una serie di creature che sarebbe stato riduttivo persino definire brutte. Con dei randelli in mano e... «... Berretti Rossi. » Disse tra sé, lanciando uno sguardo ad Albus. Berretti rossi sui tetti degli edifici attorno a loro.
    Bella merda. Anche perché, lo sapevano tutti, i Berretti Rossi non erano tipi pacifici: la loro sete di sangue non si sarebbe placata finché non ne avessero versato a loro volta, appunto. Ebbero giusto il tempo di registrare l'informazione, che questi - chissà come poi - apparvero nel loro immediato campo visivo, circondandoli per giunta. Cos'è che aveva detto Al, prima? Che erano fottuti? Quanto poteva aver ragione? Un paio di secondi ed erano schiena contro schiena, le bacchette puntate contro quegli esserini già pronti a rimandarli al Creatore. "È ancora tutto da vedere, stronzi" pensò il giovane Serpeverde, scagliando un Ebublio contro i due che avevano pensato quella di tentare di balzargli addosso potesse essere un'idea geniale.
    « Se imboscarci deve finire così, inizio a capire perché siamo entrambi maschi etero, comunque. » Sdrammatizzò, resosi conto del fatto che la fattura fosse andata a segno perché aveva ancora entrambe le gambe. Approfittò del momento per castare un altro Protego Maxima. Così. Perché non si aveva mai il culo abbastanza parato. Lo insegnava la storia, dopotutto.
     
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    "... Berretti Rossi." Brutti bastardi. Da loro provenivano i massi che stavano precipitando dal cielo e che li avevano costretti a lanciare i primi incantesimi di protezione, incollando la schiena l'uno all'altro per fronteggiare la minaccia da ogni fronte possibile. Di per sé quelle creature non erano la cosa peggiore che potesse capitargli, e più di una volta i professori glieli avevano messi davanti come esercitazione, ma di certo non erano nemmeno i più graditi compagni di giochi..soprattutto quando avevano tutta l'intenzione di lapidarti. E infatti ben presto si ritrovarono circondati da un'orda di quei nanetti armati di randelli; e si sa: un Berretto Rosso non avrà pace fino a quando non ti avrà ammazzato a colpi di qualsiasi cosa gli passi per le mani. "Stupeficium!" fu la sua risposta all'attacco del primo temerario, seguito subito da altri dei suoi inferociti compagni d'armi a cui Albus destinò un trattamento simile evocando la maledizione della frusta per quelli che riuscivano ad arrivargli più vicino. "Se imboscarci deve finire così, inizio a capire perché siamo entrambi maschi etero, comunque." una risata isterica uscì dalle sue labbra mentre schiantava un nano che, pace alla stronzissima anima sua, finì per rimanere impalato su una trave di legno appuntita. Così impari a rompere il cazzo. "Comunque se dovessimo rimanerci secchi, sappi che in caso di omosessualità saresti stato la mia prima scelta." fu la sua altrettanto ironica risposta. Dopo altri colpi di stupeficium e incantesimi simili, Albus perse la pazienza, puntando con decisione la bacchetta di fronte a sé. "Incendio." ..e vaffanculo. Un getto di fiamme uscì dalla punta della stecca, che il Serpeverde si curò di direzionare verso tutti i Berretti Rossi che riusciva a scorgere, aggrottando appena la fronte con aria infastidita al suono delle loro stridule urla laceranti. Forse arderli vivi non era esattamente la soluzione più umana che potesse trovare, e di certo un qualche attivista per le creature magiche lo avrebbe volentieri ripreso sul punto, ma d'altro canto non era nemmeno umano morire a colpi di randello o di sassi. Quindi insomma: severo ma giusto.
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    A quel punto, con quei piccoli demonietti morti o battuti in ritirata, il moro si voltò a lanciare uno sguardo all'amico, indicandogli la direzione si quello che sembrava essere un saloon in vecchio stile western. Sempre schiena a schiena e con le bacchette ben puntate, si diressero all'interno del locale diroccato, spalancando le due ante all'entrata con un calcio poco aggraziato. Un bel rumore, giusto per vedere se qualcuno o qualcosa aveva la faccia di farsi vivo proprio in quel momento di minor copertura. Tuttavia quel frastuono sembrò ottenere un solo risultato: un urletto spaventato da un vecchio signore panciuto nascosto sotto a un tavolo. Lo sguardo corse immediatamente a Randy, come a volergli comunicare la sorpresa e al contempo la diffidenza nei confronti di quella scenetta. Fu veloce, tuttavia, a puntare la bacchetta contro il vecchio, sollevando il mento con aria inquisitoria. "Alza le mani e non fare scherzi. Lento..leeeento..TI HO DETTO LENTO." Curiosità: nel giocare a sbirro buono-sbirro cattivo, Albus era decisamente più versato per la parte dello sbirro cattivo. Non appena il suo interlocutore si fu rimesso in piedi, con le mani ben in mostra, il Serpeverde procedette all'interrogatorio. "Pensavo fosse una città fantasma. Ce ne stanno altri come te?" "No, solo io." "Come si esce?" "Se lo sapessi l'avrei già fatto, ragazzo, devi credermi." Altro sguardo eloquente a Randy. Si piegò verso l'orecchio dell'amico, senza tuttavia lasciare il contatto visivo con l'uomo. "Dici che è una sorta di quest giver? Tipo quelli dei videogiochi, dico." Smorfia di completa ignoranza e poi di nuovo portò l'attenzione al tizio. "C'è un'altra uscita a parte il cancello?" "Sì, ma è chiusa." "Non ti ho chiesto se è chiusa. Ti ho chiesto se c'è o no." "Sì. E' dall'altro capo della città, nella cantina della casa padronale. Ma la strada più corta è chiusa, e tutte le altre sono accidentate. Chiunque abbia provato ad avvicinarsi alla casa è stato sbranato dal drago che viene dalla montagna." Ecco, a quelle parole, se avesse potuto, Albus si sarebbe pisciato sotto. "Perdoni la mia sfiducia, ma..Incarceramus." e detto ciò si voltò verso Randy con lo sguardo di chi era in preda al panico. "Un drago, Ran, un cazzo di drago, porco Godric! Hai mai affrontato un drago? Perché io sinceramente no, e sono aperto a consigli a riguardo." Stava iperventilando. Prese dunque a respirare veloce, sventolandosi con una mano mentre muoveva passi nervosi all'interno di quell'ambiente, senza far caso alle proteste del vecchio che aveva legato. "Dovete prendere le armi dalla Sfinge." furono le ultime parole che udì, e a cui era sul punto di rispondere con altre mille domande, prima che un provvidenziale passo in avanti lo salvasse da un'accetta volante che per poco non gli si andò a ficcare dritta in testa. Un sibilo, e poi un altro, e un altro ancora, fino a quando ogni oggetto tagliente all'interno della stanza non cominciò a sfrecciare tutto intorno a loro. "Cazzo cazzo cazzo." A tutta velocità rovesciò il tavolo più vicino, ponendolo di fronte a sé e agli altri due giusto in tempo per vedere un coltello da macellaio conficcarvisi. "Ok, dobbiamo battere in ritirata. Tutti e tre." e nel dirlo indicò a Randy il vecchio, il quale aveva preso a urlare come una ragazzina. "Possibilmente con la testa ancora attaccata al collo."
     
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    Randy l'aveva capito piuttosto presto che il Signore o chi per lui non lo avesse in simpatia. Del resto non tutti i diciottenni potevano vantare di essere stati obliviati presto quanto lui o di aver visto i propri vecchi morire, ma non pensava di essergli tanto antipatico, sinceramente. Insomma: il giovane Blackwater era anche un bel tipo. Che bisogno c'era di attentare alla sua vita liberando quei Berretti Rossi? Era Albus Potter, il vero uccellaccio del malaugurio? La sfiga Potter veniva ereditata come si farebbe con un difetto genetico per poi essere trasmessa per osmosi a chiunque passasse più di un tot in compagnia di un discendente del Prescelto? Quesiti che non avrebbero mai ricevuto risposta. Domande che era inutile porsi. Situazioni dalle quali, a quel punto della storia, non serviva tentare di tirarsi fuori. L'unica contromossa possibile era quella di smettere di dibattersi e cercare di nuotare controcorrente - avrebbe portato a sprecare forze - e cercare di restare a galla facendo il morto. Possibilmente evitando di finire davvero stecchito, e grazie tante. Una volta superata la minaccia dei nanetti del Demonio e ricevuta conferma del fatto che in universo alternativo lui e Albus sarebbero stati la rappresentazione perfetta delle fantasie di una qualche quattordicenne con gli ormoni in subbuglio, il nostro baldo giovine non poté far altro che seguire il suo migliore amico, l'altra metà della mela, la luce dei suoi occhi e bla bla bla all'interno di quello che aveva tutta l'aria di essere un posto che normalmente non avrebbe frequentato nemmeno se l'avessero minacciato di morte: un saloon Se fossero stati in un videogame o in una realtà alternativa, quello sarebbe stato un buon momento perché partisse la classica musichetta da suspense. Almeno avrebbero potuto stabilire quando tirare fuori le bacchette e cominciare a mulinare colpi, invece di tenere il legnetto in mano con l'aria di chi si aspetta che un Avvincino possa piovere dal cielo da un momento all'altro. Che, scherzi a parte, poteva essere una possibilità. Non lo sapeva. Da un lato non gli era mai interessato fare l'Auror, dall'altra il suo cervello si era sempre scollegato in maniera piuttosto automatica quando a cena il signor Potter - lo Sfigato Supremo - attaccava con qualche racconto nostalgico. L'aveva puntata contro il vecchio isterico - che avrebbe da quel momento in avanti soprannominato Amelia Enrichetta Gabriella di Sassonia - più o meno nello stesso momento in cui Al aveva dato prova della sua cattiveria con quel suo: « Alza le mani e non fare scherzi. Lento..leeeento..TI HO DETTO LENTO. » , che lui aveva prontamente spalleggiato con un'espressione stoicamente malvagia e un altrettanto lapidario: « Fai come dice lui o ti faccio saltare la testa, amico. » Non era certo che far saltare la testa all'unico altro essere che non sembrava intenzionato a far saltare la loro di testa, fosse un'idea propriamente saggia. Tuttavia non era nemmeno il caso di fidarsi: si sa che nessun serial killer sembri davvero un serial killer e tutta quella roba lì. Insomma: nove su dieci, se fosse stato Randy a scegliere, la testa gliel'avrebbero fatta saltare lo stesso una volta ottenute le informazioni necessarie. O, più probabilmente, non si sarebbero fatti problemi ad usarlo come scudo in caso di necessità. Che, considerata la situazione generale, non avrebbe certamente tardato a presentarsi. In genere lui non era per la violenza, ma chiunque fosse quel vecchio prima di tutto era vecchio, poi era anche isterico e poi non era nemmeno detto che fosse reale. Almeno, non ne era sicuro. Era sicuro, al contrario, del fatto che lui e Al lo fossero, e che nessuno dei due volesse lasciarci qualcosa di assolutamente necessario in quella trappola, come per esempio la vita. Ascoltò le risposte del vecchio senza scollarsi di dosso l'aria cattivissima - anche perché non si sarebbe fatto problemi ad attaccarlo alla prima mossa sbagliata -, ma in silenzio. Questo nel caso non stesse lì come pezzo dell'arredamento e avesse effettive informazioni utili su come uscire di lì vivi. «Dici che è una sorta di quest giver? Tipo quelli dei videogiochi, dico. » Annuì alla domanda di Albus, ribattendo con un rapido, ma significativo: « O quello, o uno che non ha passato l'esame per trenta volte e ha deciso di farsi dare per disperso.» Ovviamente l'aveva detto a bassa voce, senza abbassare la bacchetta per un attimo o smettere di fissare il vecchio come fosse sul punto di lanciargli l' Anatema che Uccide. Apprese così che, beh, in sostanza erano nella merda più nera. Prima di tutto dovevano abbandonare l'idea di poter uscire dalla cittadina dall'entrata, secondo poi gli sarebbe toccato attraversarla a piedi - e presumibilmente facendo slalom tra mostri vari che cercavano di farli fuori - e in ultimo che ci fosse un drago di mezzo.
    « Indovina chi si farà un giretto all'aria aperta? » Rivolse quella domanda retorica ad Amelia Gabriella Enrichetta di Sassonia, per abbassare la bacchetta solo una volta che Albus l'ebbe legato ben bene. «Un drago, Ran, un cazzo di drago, porco Godric! Hai mai affrontato un drago? Perché io sinceramente no, e sono aperto a consigli a riguardo.» Condividevano lo stesso stato d'animo. Anzi, no: una volta Randy l'aveva affrontato un drago. Di notte. La stessa notte che si era fatto Angelina Jolie. Mentre era comodamente sdraiato a letto, per giunta. Fece quasi per rispondere all'amico rendendo nota quest'informazione sicuramente importantissima, ma qualcosa che attentava alle loro vite fu ben più veloce della sua parlantina. E se non fosse stato così preoccupato a non farsi infilzare da una serie di armi volanti, si sarebbe persino sentito offeso e violato.
    « Ok, dobbiamo battere in ritirata. Tutti e tre. Possibilmente con la testa ancora attaccata al collo.» Facile a dirsi, ma a farsi? Le rotelline nel cervello del verde-argento giravano come impazzite nel tentativo di trovare la risposta all'unica vera domanda del momento: come non diventare uno scolapasta? Il fatto che il vecchio continuasse a strillare sicuramente non aiutava a pensare. Un altro coltello si piantò nella superficie lignea. Randy represse il sacrosanto desiderio di castare un Silencio su quel vecchio inutile. Potevano almeno dargli una bacchetta e renderlo un side-kick decente? Ovviamente no. Doveva solo dare fastidio. « Va bene, stammi a sentire » Cominciò, puntando lo sguardo su Albus. « la tattica è correre. Provo a reggere un Aresto Momentum per il tempo necessario a raggiungere la porta, ma dobbiamo fare in fretta perché più aspettiamo e più questi coltelli si moltiplicano. Facci caso: ci sono dei secondi di stacco tra una raffica e l'altra. » Che ad un calcolo approssimativo erano meno di dieci, ma avrebbero comunque dato il tempo di arrivare se non alla porta, quantomeno molto vicino. A quel punto avrebbe lanciato l'incantesimo e fatto del suo meglio perché non si facessero ammazzare. Folle come piano? Sicuramente, ma non è che avessero molte alternative. Fece segno all'amico di slegare il vecchio, a meno che non volesse portarselo in braccio, chiaramente. « Al mio tre. Uno... due... tre. » Correre all'indietro non gli era mai capitato, non rischiando l'osso del collo, ma doveva tenere d'occhio le varie mannaie volanti. Scelta saggia. Erano a cinque o sei falcate dalla porta, quando una nuova raffica di armi si diresse verso di loro. Era il momento. Castò l'incantesimo, sguardo e bacchetta fissi sugli oggetti mentre si immobilizzavano a forse un metro dal suo bellissimo torace. A quel punto corse all'indietro fino ad uscire, lo sguardo ancora fisso sui coltelli, questo finché non furono a distanza di sicurezza.
    Lanciò uno sguardo a metà tra l'incredulo e l'ancora spaventato ad Albus mentre realizzava che la sua idea assolutamente folle aveva permesso loro di uscire vivi e vegeti. « Non so come, ma ce l'abbiamo fatta.» Lanciò uno sguardo ad Al, per poi puntarlo su Amelia Gabriella Enrichetta di Sassonia: « Hai detto che c'era una Sfinge. Dove? » Di nuovo, non si era fatto il minimo problema a puntargli la bacchetta contro. « Anzi, visto che sai così tanto: facci da Cicerone. Cammina. Per quanto il giovane Blackwater fosse generalmente una persona simpatica ed affabile, sapeva essere anche terribilmente persuasivo. Soprattutto con una bacchetta in mano e la conseguente possibilità di farti saltare la testa i in tre nanosecondi. « Tornando al drago. Ci serve un diversivo, a prescindere dalle armi. Come si distrae un drago? Di sicuro non possiamo dargli in pasto la signorina qua, è troppo smilza.» Indicò il vecchio che camminava davanti a loro con un rapido cenno del capo. Fece quasi per lanciarsi in un brainstorming quando si accorse che faceva freddo. E che era improvisamente scesa la nebbia. E che si sentiva come se non potesse più essere felice. Poteva significare una cosa sola: Dissennatori.
     
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3 replies since 21/11/2017, 18:45   109 views
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