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    Malia sbuffa, spingendo la sedia all'indietro e tirandosi all'impiedi, visibilmente scocciata da quelle risposte. Il pomeriggio va avanti in questo modo già da un po', ormai: non saprebbe dire con esattezza da quanto, essendo l'orologio appeso alla parete dell'Infermeria fermo da tempo, le lancette ancora puntate sulla mezzanotte del 31 Ottobre, ma immagina, a occhio e croce, che si stia avvicinando l'ora di cena - o qualunque altra cosa sia quella sorta di povero banchetto che viene loro offerto quotidianamente dalla Sala Grande, e che negli ultimi tempi ha segnato la fine di innumerevoli amicizie. È trascorsa un po' più lentamente, questa giornata, rispetto alle altre: lei e Dean, insieme ad altri ragazzi del suo stesso anno, sono rimasti tutto il tempo in quella sala piena di letti e medicine a fare da guardia ai più piccoli. E per quanto possa essere stato riposante per il fisico, rimanere fermi in un punto del castello senza fare pressoché nulla, concedendosi perfino di stendersi a turno sui lettini per riposare, di tanto in tanto, quelle ore trascorse in compagnia di undicenni si sono rivelate parecchio stressanti dal punto di vista mentale. La loro frenesia, la paura, le loro domande continue e martellanti alle quali difficilmente sapevano trovare una risposta adeguata e, che verso la fine, hanno cominciato a ignorare sfacciatamente, senza farsi troppi problemi. L'impazienza di sapere se i loro amici o fratelli più grandi stavano bene, e l'imprudenza: Malia è riuscita a recuperare per il cappuccio della felpa un Grifondoro coraggioso ed incredibilmente stupido del secondo anno, proprio all'ultimo secondo, già fuori dalle porte dell'Infermeria, appena prima che riuscisse a scappare per le scale. Tutto incredibilmente difficile da gestire - non ai livelli del Kraken che abita il lago, per carità, ma in ogni caso non si sente particolarmente tagliata per questo ruolo, e quasi preferirebbe scontrarsi con un'armatura tra i corridoi o con il Grifone che abita le torri, piuttosto che udire ancora i lamenti di una piccola Tassorosso biondina che non la smette di piangere e strillare, in un angolo, e che le ha dato il mal di testa. Ma ha perso il fratello proprio ieri e, per quanto insopportabile ed estenuante, nessuno ha avuto il coraggio di chiederle di abbassare i toni a quel suo pianto inconsolabile.
    Malia e Dean, piuttosto, consapevoli di non poter far nulla per alleviare il dolore e l'angoscia dei loro piccoli assistiti, hanno dedicato la loro giornata, piuttosto, al tentativo di distrarli. E probabilmente non esiste, all'interno del castello, accoppiata migliore che possa portare avanti questa missione: hanno trascorso il tempo a fare i giullari, raccontare barzellette e favole appartenenti al mondo babbano, del tutto sconosciute per i loro piccoli ascoltatori, per poi passare alle trame di film e serie tv più cult, dal Signore degli Anelli al Trono di Spade. E hanno scoperto, loro malgrado, quanto potesse essere difficile mantenere alti l'attenzione e l'interesse di ragazzini nati e cresciuti con la magia e in mezzo a creature fantastiche di ogni genere. Inutile spiegare la magnificenza e la bellezza di certi mondi, che restano immaginari per i babbani, ma i cui caratteri possono essere riscontrati nella vita di tutti i giorni di quei piccoli streghe e maghi. « Non capisco che c'è di così speciale in una ragazza che cavalca un drago. Mia cugina li alleva in Romania e ne ha cavalcati già cinque! » è stato uno dei commenti un po' annoiati di poco prima, il cui autore ha ricevuto prontamente un paio d'occhiate di fuoco da parte di Malia, che in quel momento era intenta a esaltare la stupefacenza e la forza d'animo del suo idolo di sempre, Daenerys Targaryen.
    « Non capirete mai nulla. » Così si congeda la Grifondoro da quel piccolo gruppetto di ragazzini che le si è formato intorno per discutere animatamente sulla questione, uno sguardo sprezzante colmo d'ironia, e un sorriso debole che le incurva le labbra, nel constatare che adesso, per lo meno, stanno concentrando le loro attenzioni su altro. La piccola Tassorosso continua a piangere, in un angolo, ma adesso le sue lacrime non sono più disperate e gracchianti, ora resta a braccia incrociate con la testa bassa a singhiozzare silenziosamente.
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    Forse, tra qualche ora, permetterà finalmente a uno di loro di avvicinarsi a più di un metro di distanza da lei, per provare a consolarla. Con il tempo, tutto migliora. È una frase che ha cominciato a ripetersi sempre più spesso, nella testa, per costringersi ad andare avanti. Tutto migliora, tutto scorre, anche se loro restano bloccati, fermi allo stesso punto. A ripetere di volta in volta quella che pare essere sempre la stessa giornata, ma con pericoli nuovi dietro l'angolo. Tutto scorre ma loro restano fermi.
    « Ehi. » Si è avvicinata a Dean, che da un paio di minuti è in disparte, accanto alla finestra, lo sguardo rivolto verso l'esterno. Gli dà una pacca sulla schiena, per poi fare qualche passo in avanti e appoggiarsi con la spalla allo stipite della finestra stessa, proprio di fronte al biondo. I suoi occhi scuri sembrano vagare per qualche breve istante sulla fitta coltre di nebbia che copre la tenuta, per poi tornare sulla figura di lui. « Non te la prendere troppo, per i marmocchi; sospetto che sarebbero più interessati nell'ascoltare cose per noi noiosissime tipo tutti gli avvincenti passaggi della ricetta di una torta alle mele fatta alla babbana. Ma non ti crucciare: domani saremo già là fuori a scappare urlando dalle grinfie del Platano o a perderci per caso nella Foresta. » Ride leggermente, mentre incrocia le braccia al petto e lancia un ultimo sguardo verso l'esterno. Chissà se va tutto bene, là fuori. Queste giornate, chiusi tutto il tempo in una stanza, sono stressanti non solo per colpa dei bambini insopportabili, ma anche e soprattutto per il tempo che non scorre mai. Per l'essere sempre distanti dagli altri, e non sapere dove sono, come stanno, se sono ancora vivi. « Sono sicura che stanno bene » si ritrova a dire, quasi sovrappensiero. Lo dice più per rassicurare sé stessa che altro: per crederci, in qualche modo. Sam, Tris, Olympia, Fred, Albus, Hugo, Anastasia... Una lista che non finisce più. Troppe persone di cui preoccuparsi significa anche troppe chance che a qualcuno di loro, oggi, non sia andata bene. Che uno dei classici incidenti di percorso abbia colpito stavolta anche lei. E magari domani si ritroverà in un angolo a piangere disperata come la piccola Tassorosso. Forse sarebbe davvero più semplice non legarsi mai a nessuno, essere freddi e distaccati tutto il tempo. Così non si ha niente da perdere. Emette un profondo sospiro, mentre solleva lo sguardo e incrocia quello del compagno, la cui espressione, al momento, sa riconoscere alla perfezione. « A che pensi? »


    Edited by chärlie - 7/12/2017, 14:51
     
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