{CHAPTER SIX} Happy f*cking Christmas

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    - Ho un nuovo amico
    - Vero o immaginario?
    - Immaginario


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    Ogni cosa ha il suo contrario e ogni eroe ha la sua nemesi. Il Natale ha il Grinch e Edric Sanders, sorpresa delle sorprese, era il Grinch capitato tra capo e collo nella festicciola che la buonanima di Edmund Kingsley aveva voluto regalare ai sopravvissuti dei suoi macabri giochi. E' umano lasciarsi andare, scaricare la tensione dopo i due mesi che l'intero corpo studentesco aveva passato, un trauma dopo l'altro, accumulando sofferenze fisiche e mentali e, si sa, il Natale piace a tutti. Anche i più impensabili musoni del castello si erano lasciati sfuggire di tanto in tanto sorrisi che avevano dimenticato di avere, chiusi fuori dall'Hogwarts degli orrori. E poi c'era Edric. Mentre le luci, la musica, i cori e le danze vivevano intorno a lui, abbagliandogli il viso pallido di energie che iniziavano poco a poco ad infastidirlo, il serpeverde se ne stava ritto e muto in uno dei pochi angoli bui della sala comune di corvonero. Stonava con tutto ciò che lo circondava eppure, in una qualche morbosa e masochistica maniera, non aveva nessuna intenzione di privarsi della possibilità di stare là, semplicemente là, a non fare assolutamente nulla che non fosse andare avanti per pura inerzia. Perché di mangiare, inappetente com'era e dopo il boccone che aveva addentato ben nove ore prima!, non ne aveva la minima voglia. Di saltellare come un bambino intorno alla calza che recava il proprio nome, poi, ne aveva ancor meno intenzione. E dire che, da qualche parte, sentiva la propria oscura controparte divertirsi un mondo per i flussi umani che lo circondavano, con le loro energie e tutto il loro potenziale disponibile; Edric, d'altro canto, si portava dietro i rimasugli di un passato che non l'aveva mai abbandonato veramente. Penserà che io sia morto.
    (madre)
    E ne sarà felice.
    (morto)
    Come.. lei.
    Il natale gli faceva tornare in mente così prepotentemente lei, Audrey. C'erano giorni in cui credeva di vederla, la propria sorella gemella, e altri in cui capiva che il sorriso luminoso di sua sorella e i suoi lunghi capelli di rubino non erano che scherzi di una mente lasciata a briglia sciolta in balia della malattia. Artemisia Sanders non era mai stata particolarmente brava a fingere che avrebbe preferito seppellire Edric, piuttosto che la sua bellissima Audrey. E come darle torto? Un problema in meno. Eppure, l'erba cattiva non muore mai. Questo, qualcuno come Beatrice Morgenstern e il suo piccolo esercito doveva saperlo molto bene. Le rivolse un'occhiata profonda: era dall'episodio alla rimessa delle barche che non la incrociava, quando aveva rischiato di finire alla sua mercé. Rischiato o sperato? Era davvero così indifeso come lasciava far credere, quello smilzo ragazzino? Sapeva che Beatrice aveva sentito qualcosa, proprio come lui: un sentimento viscerale e autentico, a risalire le profondità di entrambi e farsi spazio nelle loro coscienze, una consapevolezza. Nemici naturali. Sarebbe stato difficile per la cacciatrice, estirpare questa particolare erba cattiva, che il fato malevolo sembrava voler proteggere a tutti i costi fornendogli degli scudi. Ares Carrow era uno di essi, come lo stesso compagno gli aveva rivelato non più tardi di una settimana prima e Edric se ne sarebbe servito, senza orgoglio alcuno. Ma ancor di più avrebbe accettato la protezione del losco figuro che aveva fatto la sua apparizione nella sala, proprio come nella rimessa delle barche e così nella vita di tutti loro, con una rapidità improvvisa e disarmante. Il professor Parker, come aveva sentito chiamarlo da alcuni, non nascondeva affatto al prossimo il suo essere una creatura potente, ma qualcosa di molto più profondo e personale riuscivano a suscitare nell'animo del giovane i suoi occhi, l'uno diverso dall'altro. Occhi che, per quanta protezione gli dessero, al Passeggero non erano piaciuti affatto.
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    Scrutò per qualche attimo ancora la sua figura, intenta a parlare con una delle grifondoro che aveva intralciato il Clavis alla rimessa delle barche, quando una voce sconosciuta subentrò nel suo spazio vitale. « Ciao. Tu sei il tizio che svalvola, quello che vogliono rinchiudere in manicomio e poi buttare la chiave, vero? » Abbassò lo sguardo verso di lei, una compagna di casata con cui non aveva mai scambiato neppure una parola, e alla quale rivolse un'occhiata particolarmente eloquente. Se lo sai, perché me lo chiedi? Sprechi fiato prezioso, potrebbe servirti. « Chiedi ad un pazzo se è pazzo? » mormorò, lugubre e con un tono di voce basso e roco. « No, peggio: un pazzo non sa di esserlo, ma tu glielo ricordi. » Era chiaro che le vicende accadute poco tempo prima avevano fatto il giro del castello, saltate di bocca in bocca. Forse proprio per mano della ragazza che Edric aveva cercato così bonariamente di far affogare. Lo immaginava, perché da allora in molti avevano preso a guardarlo con occhi diversi: come se quello che finora consideravano come un fantoccio inanimato e privo di qualunque interesse, si fosse improvvisamente mosso per volontà propria facendoli spaventare. Edric non era che una bambola maledetta, ai loro occhi. « Anche a me capita. Di svalvolare, intendo. » Senza alcuna reazione espressiva nel viso, Sanders si discostò dalla parete sulla quale era poggiato e le si parò davanti, altissimo e cereo, con la testa china per guardarla dritto negli occhi con quell'espressione vitrea e neutra che faceva venire i brividi a molte persone. « Ecco svelato l'arcano: sei tu la pazza. Dovremmo rinchiudere te e buttare via la chiave. » Secco e lapidario. Al contrario di Nirvana, in Edric non c'era alcuna traccia di empatia, non aveva provato vicinanza per la situazione che, in una qualche maniera a dire di lei, li accomunava. Non era che una sconosciuta.. un'avvenente sconosciuta, sì. La superò, ma si bloccò qualche passo dopo, sotto le luci residue dei fuochi d'artificio, per lanciarle un'occhiata da sopra la spalla. « Ti conviene stare vicino a qualcuno sano di mente, o rischi di svalvolare sul serio. » Un modo come un altro per invitarla a seguirlo.

    Insieme, Edric e Nirvana superarono ragazzini intenti a danzare intorno e uno stupido coro di natale, coordinato dalla caposcuola di Tassorosso alla quale rivolse un'occhiata tutt'altro che amichevole. Era un figlio del caos, Edric Sanders, ma non di quel tipo di caos, così fastidiosamente caldo e accogliente. Avrebbe tanto voluto riservare anche a Betty Branwell lo stesso tipo di amore natalizio che aveva riservato alla ragazza della rimessa delle barche e, vederla affogare poco per volta, godere del piacevole silenzio che ne sarebbe seguito. Ma rimase buono, Edric, distogliendo infine gli occhi da una possibile preda ed avvicinandosi alle grandi vetrate della torre, là dove un volto amico si era messo in disparte. « Carrow. » lo salutò, molto meno espressivo e molto più accigliato dell'ultimo incontro che avevano avuto. Le situazioni, in fondo, erano ben diverse. Al contrario, Ares sembrava molto più felice e leggero del solito, motivo per cui il serpeverde si guardò bene dal collegarsi mentalmente a lui e lasciare che la sua fastidiosa euforia lo contagiasse. Afferrò un bicchiere allora, portandosi accanto all'amico e lasciando che Nirvana si avvicinasse. « Ti presento lei. E' pazza. » si limitò a dire, prima di buttare giù un generoso sorso alcolico e lasciare che fossero i due compagni di casata a fare le dovute presentazioni. Proprio come non aveva voglia di festeggiare, anche la voglia che aveva di socializzare era ai minimi storici, perfino per uno come lui che in quanto a socializzazione era sempre stato rasente lo zero. Per questo motivo aveva ricercato in Ares un porto sicuro, un'ancora di salvezza: era abbastanza silenzioso da non parlare quando dovuto, ma abbastanza socievole da parlare quando necessario. E poi era ubriaco, palesemente. Quindi aiutami e parla con lei al posto mio. Non aveva alcuna intenzione di dialogare e questo fu chiaro ad entrambi quando questi, intento a bere, prese con lo sguardo a girovagare per la sala invece che fare attenzione a ciò che i due compagni dicevano. Fissava ora il gruppo del coro, ora i lupi travestiti da agnelli finché un gruppetto insolito non attirò la sua attenzione prima, il suo corpo poi. A nulla valsero le vibrazioni concitate con cui il suo Passeggero gli aveva fatto rabbrividire l'intero corpo: Edric si fece avanti lo stesso, svuotando il bicchiere, e si parò di fronte a quello strano terzetto sbarrando letteralmente loro il passo. Li guardò uno ad uno, intensamente. Nate Douglas. Maze Greengrass. Il professor Parker. Che sta succedendo qui? Si soffermò qualche secondo di troppo su Maze, in un silenzio tombale e a tratti imbarazzante - per gli altri - prima che le labbra di Edric si muovessero, con la stessa enfasi di un pupazzo da ventriloquo. La sua voce, poi, non era tanto diversa. « Buon Natale. » mormorò, funereo. E senza alcuna intenzione di spostarsi, apparentemente. Non sapeva cosa fosse - curiosità? gelosia? - ma forse anche cacciarsi nei guai, forse anche far scoppiare uno psicodramma avrebbe migliorato una festa che odiava con tutto sé stesso e che, fino a quel momento, aveva festeggiato da solo.


    Prima parte: citati Beatrice, Ares e Lucien; interagito con Nirvana
    Seconda parte: citata Betty e interagito prima con Ares e Nirvana, poi con le tre grazie Maze, Nate e Lucien
     
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    « Oh beh allora ti devo ringraziare. Ad ogni modo, sono contento di vedere che sei ancora viva, e in salute. O quanto meno salute fisica, s'intende » Bu uh! « Almeno il tuo abbandono ne è valso la pena. » «Okay. Hai ragione. Come fa a piacere a Mun un essere del genere?» E' quello che mi domanda sempre io, lo sai. Maze, dal canto suo, fa un piccolo broncio, rimanendo allo stesso livello di Freddie, inclinata in avanti. «Oh piccolo leoncino, sfoderi gli artigli per farmi piangere?» Il tono volutamente melenso e canzonatorio, mentre si passa l'indice sulla guancia, a raccogliere una lacrima immaginaria che sta scendendo a rigarle il viso. Pian piano, torna la luce ed è un sorriso quello che le illumina i lineamenti. «Se posso essere sincera con te, usarli con me è davvero un totale spreco.» Non faresti comunque effetto, in nessun caso. Alza un sopracciglio. «Magari se imparassi ad usarli con qualcun altro, chissà, potrebbe anche abbandonarti questo cattivo umore che ti fa venire queste terribili rughe sulla fronte. Un consiglio per il futuro da Mamma Natale.» Un leggero buffetto sul viso, mentre ancheggia via, tutta felice, dirigendosi verso le leccornie che il caro Kingsley ha deciso di mettere loro a disposizione. E per una volta soltanto, decide di fare contenta Beatrix. Perché è Natale e quella sembra essere la sua festività preferita. Okay, dimmi che vuoi che gli dica e vedrò di essere carina. Solo perché questo vestito mi sta divinamente e tu stai talmente depressa che non riesco più a reggerti. A Trixie sembra tornare il sorriso, appena Ares comincia a parlare. - E' quella cosa dell'erba grama. Dicono che non muoia mai, no? - Inclina la testa di lato, cosciente che quella non può essere altro che una frecciatina. Una cosa molto alla "Io so che tu sai." «Su questo non vi è alcun dubbio.» Risponde in maniera criptica, mentre addenta il panino che ha stretto tra indice e pollice. - Ma forse dovrei essere io quello sorpreso di vedere te. Degli uccellini mi hanno detto che eri "altrove", non pensavo di rivederti - Okay, mi sta offendendo. Lo vedi? E devo essere pure carina dopo questa? Beatrix la supplica e Maze sospira, guardandosi intorno, fin quando non incontra la figura del professore di Storia della Magia che si sta spogliando davanti all'intera Sala Comune, circondato dalle sue fan. Rimane ad osservare la scenetta, assottigliando lo sguardo, fin quando Beatrix non decide di interromperla, come suo solito. «Maze, stai in silenzio da troppo tempo. E' imbarazzante e sta cominciando a guardarci male.» Oh già, sì, parlare con Ares. Ma non essere così patetica che metti tristezza anche a me. «Sono molto più resistente di quanto tu possa credere, stellina.» Torna a lanciargli un'occhiata ambigua. «E sono stata messa veramente a dura prova, credimi. Avevo una palla al piede con me, ma è tutto bene ciò che finisce bene, suppongo.» Quello che finisce bene per me, perlomeno. «Di che uccellini parli? Devo cominciare a guardarmi le spalle oppure devo cominciare a pensare che hai perso qualche rotella, tra una trappola e l'altra?» Gli sorride angelicamente, eludendo bellamente quello che deve essere un indizio sul come sia diventato tramite con l'aldilà che lei conosce tanto bene. - Beh, mi fa piacere che tu sia ancora intera. Buon Natale - E' stato più facile del previsto. Strano. «Fermalo!» Ma certo che sei proprio una scocciatura eh. Donna insaziabile che non le basta mai nulla. E così lo ferma con una domanda, costringendolo a rimanere, quantomeno per osservanza dell'etichetta. - Mi è stato chiesto di farlo. Pare serva come addestramento, per quello che ci aspetta - Finge di essere confusa, non aspettandosi quella previsione futura. Prende a bere un po' di vino dal bicchiere, aspettando che sia lui a proseguire. - Affrontare e sconfiggere le trappole, non il salvare la gente che ci è finita in mezzo. Quello è solo un... .benefit collaterale. Una scusa che spinga a non fare troppe domande. E poi devo ammettere che è divertente, a suo modo: molto più che stare in un angolo a piangere o di vivere con la paura di dove si mettono i piedi - Sorride, malignamente questa volta, nel sentire quelle parole. «Oh ma allora sei ancora tutto intero» dice, mentre le si fa più vicina, picchiettandogli la tempia con l'unghia affilata dell'indice. «Qui Gli sorride, per poi riportare il bicchiere alle labbra. «Alla tua anima che, sorprendentemente, è ancora sporca di petrolio, sembrerebbe.» Affermazione più fraintendibile di questa non riesce a tirarla fuori, per questo una risatina fuoriesce dalle sue labbra, prima di alzare il bicchiere in suo onore. - E' stato strano scoprire di non avere paura di qualcosa di cui sono tutti così assurdamente terrorizzati Tu ti sei divertita, in gita? - Scrolla il capo, mentre manda giù l'ennesimo sorso di vino. «Sai che mi piace il pericolo.» E' ciò che, più di tutto, riesce a tenerla in vita. «E' stato divertente, tutto sommato. Fred non è il compagno ideale quando si tratta di sfuggire a dei cani infernali e non capisco cosa ci trovi tua sorella in lui, ma devo dire che l'uscire dalla Foresta è stato, come dire..liberatorio.» Guarda altrove, per non tradire alcuna sensazione, riguardo tutto quella faccenda. «E fortuna ho trovato l'uscita, insomma, sarebbe stato un vero peccato perdermi tutto ciò.» Sentenzia. «E sarebbe stato un peccato per voi perdervi tutto ciò Si passa una mano sul fianco, come a voler avvolgere l'intero corpo, per poi scoppiare a ridere.

    « Ecco una donna che non passa mai inosservata. » Carezza il braccio di Mun con disinvoltura, con quella naturalezza che ormai ha acquistato con lei, nel tempo. Riesce a percepire che vi sia qualcosa che non vada in lei, dagli occhi sfuggenti, da quel suo continuare a lisciarsi le punte della treccia che ha deciso di farsi. «Ed ecco la donna che non passa mai inosservata ai miei di occhi.» Le sorride, cercando di capire cosa c'è che non vada, ormai fin troppo sensibile ai cambiamenti d'umore della mora. « Senti uno di questi giorni quando non hai troppo da fare...non parliamo da un sacco io e te. Mi farebbe comodo un'amica. » Lo sguardo di Maze si illumina, alla fine, mentre le stringe una mano con fare protettivo. Ha ragione Mun, è da un sacco che non parlano. Non parlano veramente. E lei ha bisogno di raccontare a qualcuno ciò che le è successo nell'ultimo periodo. Deve condividere con qualcuno, così come Mun sembra aver bisogno di fare lo stesso. Così le sorride, prima di lasciar scivolare una mano verso la tasca del vestitino che si è cucita, grazie ai suoi sapienti consigli. «Non potevo vestirmi in questo modo, senza aver qualcosa per te. Tra parentesi, ti ringrazio per i tuoi insegnamenti. Sono stati preziosi.» Le porge un piccolo pacchettino, dalla scatolina azzurra, che è riuscita a recuperare dal fondo di un baule della stanza di una Corvonero. Al suo interno c'è il suo bracciale di perle preferito, firmato categoricamente Cartier. «Così quando non sarò nei paraggi e vorrai una mano, perlomeno troverai la tua adornata di splendore, come merita di essere» Sorride, lanciando un'occhiata furtiva intorno a loro, prima di darle un bacio veloce sulle labbra. «Ubriacati anche per me, tesoro, che devo finire il giro di regali e devo rimanere lucida per qualche altra ora buona.»

    « Ti sta d'incanto » Le occhiate di Nate al suo décolleté non passano inosservate e ovviamente non fa nulla per farlo desistere da complimentarsi ulteriormente con lei. In fondo, è anche di questo che si ciba la sua anima. « Credimi cara, adesso mi sento decisamente più fortunato. Era una serata un po' noiosa, e avevo giusto bisogno di un po' di pepe per rianimarla. » Ed è un sorriso compiaciuto quello che riesce a strappare dalle labbra della giovane Greengrass. «Sto cercando di arrossire, davvero, ci sto provando, ma non ci riesco proprio.» In fondo la parte della ragazza che si imbarazza di fronte a certi, non poi così tanto, velati complimenti non le è mai riuscita troppo bene, nemmeno durante le estenuanti lezioni di etichette impartitele dalla sua balia, fin da piccina. «Contenta di rendermi utile, in qualche modo.» Lo sguardo si alza automaticamente verso Nate, con quel non so all'interno che il ragazzo è sempre riuscito a decifrare perfettamente da solo, senza bisogno di aggiungere altro. «Ci sono fin troppi musi lunghi a presenziare a questa allegra festicciola. Riescono quasi a mettermi tristezza e lo sai, tu lo sai come divento quando sono triste.» Accenna un leggero broncino, prima di passare a parlare di altro che riesce a farle pensare ad altro. « Meglio di come potrei stare » Si ritrova ad annuire, mentre si guarda intorno, con fare disinvolto. Se Beatrix non avesse lei, entrambe lo sanno, le sue sorti avrebbero avuto un drastico risvolto, già dopo la prima ora nella Foresta Proibita. Non è facile per nessuno, lì dentro, ma è ancora peggio per tutti coloro che non hanno una spinta in più. Per tutti quelli che non hanno l'appoggio dell'Onnipresente, per tutti quelli che non hanno le fiamme dell'Inferno a guidare ogni loro movimento, per tutti quelli che sono semplicemente umani. « Tu invece? Come vanno le cose? Anche se la tua mise di stasera mi fa pensare che te la stia cavando parecchio bene... » Sbatte le ciglia, tornando a guardarla per appena qualche secondo, tradendo un sorriso felice. «Sto decisamente meglio di come dovrei stare.» Per uno o due motivi che però non si sente in dovere di condividere con il suo amico d'infanzia. «E' solo che ho sempre amato il Natale.» Anche se effettivamente questa è la prima volta che lo festeggio. Ai miei tempi nemmeno esisteva. «Te lo sei forse dimenticato?» Maze attinge ai ricordi di Beatrix, ricordi che non lasciano troppo spazio ad interpretazioni sbagliate. Loro il Natale, per forza di cose, l'hanno sempre festeggiato insieme. Un gran vociare, dall'esterno della torre, incuriosisce i due ragazzi, tanto da portarli ad uscire, per trovarsi di fronte ad uno spettacolo pirotecnico. Maze ne rimane sbalordita, in fondo lei il fuoco l'ha sempre sentito un po' come proprio e vederlo danzare nel vuoto, rendendosi irresistibile agli occhi di chiunque, la riempie di una sensazione piacevole. Così si stringe nell'abbraccio dell'amico, risvegliata dal tocco del suo braccio che le cinge la vita. Si volta a guardarlo, con un sorriso sulle labbra. « Questa confusione sta cominciando ad infastidirmi » Riconosce quel tono di voce che scende di qualche ottava. Riconosce quel suo bisogno di contatto e per questo non può trattenersi dal lasciare fuoriuscire una risata cristallina. «Ah sì? E cos'è che vorresti fare, allora? Dimmelo.» Lo incalza, esortandolo a proseguire nel chiederle cosa vuole veramente, carezzandogli il mento con l'indice. Le è sempre piaciuto giocare con lui. « Ti va di farmi compagnia al piano di sopra? » Coglie l'allusione nei suoi occhi ed è costretta a sorridere di fronte alla sua sfrontatezza. Quella stessa caratteristica che è sempre piaciuta tanto. Sia a Beatrix che a Maze. Si inumidisce le labbra con la lingua, mentre il suo respiro riesce a riattivare ogni sua terminazione nervosa. « Mi sento sempre il più fortunato, lo sai, quando ci sei tu. » Lo sente, il suo bisogno. Ne riconosce le sfumature, perché in fondo è sempre stato così tra di loro. Si sono sempre aiutati a vicenda, nel momento della necessità. Sta per rispondergli, quando sente una mano scivolare sopra la sua spalla e un corpo frapporsi tra lei e Nate. Alza lo sguardo e incontra quello di Lux.
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    «Professor Parker Sorride, falsa, mentre parla con il ragazzo. « A giudicare dalla tua incantevole compagnia, mi sembra tu stia piuttosto bene. Mi fa piacere » Beatrix scoppia a ridere, capendo alla perfezione l'intonazione usata dal vampiro. Qualcuno qui rivendica dei diritti che non ha? « Oh sai piccola, Nathan ed i suoi amici ormai sono sotto la mia protezione. Sono dei carissimi ragazzi, non vorrei mai capitasse loro qualcosa. » Lancia un'occhiata a Nate, prima di tornare agli occhi bicolori dell'uomo. «Ha seguito alla lettera il mio consiglio riguardo il non essere egoista, noto.. Che spirito magnanimo.» E' una situazione trascendentale. quella nella quale si ritrova. E' tutto così dannatamente strano ed eccitante. « Sei un incanto, piccola. » Questa volta è un sorriso vero quello che incurva le sue labbra scarlatte verso l'alto, prima di scendere a guardare il maglione "imbarazzante è dire poco" che indossa. «Grazie. Invece la sua.. scelta interessante. Si riferisce a qualcuno in particolare?» Sorride, angelicamente, passando tranquillamente sopra alla sua ultima allusione. Glielo deve riconoscere: è proprio bravo nel tenere quell'atteggiamento assolutamente molesto. Sicuramente non ha eguali né contendenti all'altezza. « Bella festa non è vero?! Non volevate mica andarvene? No, no, no. Non deludetemi così, ragazzi. Ci sono i fuochi d'artificio, il cibo, persino il coretto natalizio. » E' quando l'uomo alza la mano, sbracciando per farsi vedere da quella che, se non ricorda male, è l'ex di Albus, un campanello d'allarme comincia a suonare nella testa di Maze. «Ma noi verame- « Noi! Noi! Possiamo partecipare anche noi? » Rotea gli occhi, Maze, mentre è costretta a farsi avanti, dalla forza che il vampiro imprime su di lei. « Maze è davvero bravissima a cantare, sai Nate? » Sospira, nel sentire la mano di lui scendere, lì dove non dovrebbe scendere. « Fa certi vocalizzi davvero impressionanti. Vero, tesoro? » Si guardano per qualche istante, mentre l'espressione di Maze non lascia trapelare alcuna emozione. «Vero Continua a guardarlo, prima che i suoi occhi, divenuti verdi, scivolino verso quelli di Nate, con un sorriso amicante. «Nate li conosce benissimo, vero, tesoro Torna a guardare Lux, con un'espressione compiaciuta. C'è qualcosa che traballa in fondo al suo stomaco, ma non lo dà a vedere. «Sa com'è, siamo amici d'infanzia, io e lui Dischiude le labbra, prima di mordersi il labbro inferiore, in una chiara e velata provocazione. Vuoi giocare a chi ce l'ha più grosso? Accomodati tesoro. Non fa in tempo ad aprire bocca una seconda volta, che avverte la presenza di Mirot, come se avesse un radar fatto appositamente. Oh e tu che ci fai qui, tesorino? Con uno scatto, si volta a guardarlo e i loro sguardi si incontrano, per quelli che sembrano essere degli istanti interminabili. «Okay, sta cominciando a diventare inquietante.» Inquietante? Non poteva capitarci di meglio. Non lo senti lo spirito del Natale? «L'unica cosa che sento è il disagio che cresce, soprattutto se qualcun altro decide di aggiungersi, trasformando il quadrato in un pentagono.» L'ego di Maze è pieno e alle stelle, mentre si accorge che almeno due su tre si stanno ringhiando contro. Nate, dal canto suo, sembra non capire nulla. Per questo Maze scivola via dalla presa di Lux, con non poca difficoltà, prima di riavvicinarsi al moro, mettendosi tra di lui e il vampiro. « Buon Natale. » Sorride ad Edric, con il suo solito sorrisetto vivace. «Alla fine hai deciso di smettere di evitarmi. Mi fa piacere Arriccia il naso, prima di pendere velocemente verso Nate, arrivando al suo orecchio. «Tira una brutta aria. Marcatura di territorio, sembrerebbe.» Una smorfia divertita, mentre torna a guardare Edric. «Ho giusto qualcosa per te, qui.» Tira fuori un altro pacchettino dalla tasca e glielo porge, avvicinandosi di un passo a lui. Un regalo semplice, mirato. Un pezzo di specchio, sul quale Maze ha voluto lasciare una minuscola dedica, con il suo rossetto rosso. "Magari questo ti aiuterà a riflettere qualcosa. O su qualcosa." E sotto le poche righe, il segno inconfondibile delle sue labbra. «Puoi aprirlo anche poi. Spero possa tornarti utile, a qualcosa. Buon Natale a te!» Sorride di nuovo, voltandosi a guardare Lux. Mette una mano in tasca, per poi ritirarla fuori vuota. Stringe le labbra, in un'espressione contrita e quasi dispiaciuta. «Ops, non sembra esserci nulla per lei. Forse, alla fine, è proprio lei ad essere finito nella lista dei cattivi.» Gli si avvicina. «Mmh, com'era? Ah sì. L'altruismo non fa per i diavoletti come me.» Il volto che saetta verso quello di Nate. «Il tuo regalo dovrai trovarlo. E conquistartelo.» Gli sorride, ambiguamente, mentre si accorge del tasso di divertimento che sta provando nel condurre quel piccolo giochetto. Guarda prima Edric, poi Lux. Pensarci prima: è questo che dovevate fare. Perché Mazikeen non è una tappa lungo il viaggio, ma soltanto la destinazione, bitches. «Anzi, forse un regalo per lei ce l'ho.» E' un sussurro, quello che indirizza a Lux, mentre lo costringe ad abbassarsi un po', verso di lei. «Sfrutta il tuo ottimo udito. Sono sicura che apprezzerai i vocalizzi. Ti piacciono tanto, no? Buon Natale Non giocare a chi ce l'ha più grosso con me, perché sono io che vinco. Un occhiolino, prima di scivolare via, per poi stringere la presa sulla mano di Nate, cominciando a girarsi verso la porta della Sala Comune. «Buona serata, signori. Cantate una canzone anche per noi.»
    Interagito con il palo in culo (roscio del diavolo) + Ares.
    Citato lo spogliarello molesto.

    Interagito con l'amore della vita nostra (Mun).

    Interagito con i Tre dell'Ave Maria (Nate, Lux, Edric.) Mi raccomando, tanti auguri di Buon Natale gioie.
    Citata Betty.

     
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    « Comportati bene. » Non sono certo io a comportarmi sempre male. Risponde mentalmente con una certa accidia, mentre si appresta a salire le scale verso la Sala Comune Corvonero. Nessuno la conosceva, ma nessuno faceva nemmeno poi molto caso a lei; quello era paradossalmente il migliore e il peggiore momento per conoscere il mondo, per sviscerarlo, per comprenderlo nella sua natura più profonda e inedita. I loro occhi si erano fusi; lentamente le loro stesse menti si erano fuse, forse perché ad un certo punto avevano semplicemente smesso di respingersi, capendo che, tutto sommato avrebbero avuto più chance di sopravvivere se solo avessero smesso di ignorare l'altro. Non saprebbe dire esattamente, Fitzwilliam, com'è successo. Un giorno si è semplicemente svegliato, e lei era lì. Riusciva a sentirla forte e chiaro, comprendendo che parte delle sue emozioni, non gli appartenevano. Lentamente quel dualismo aveva preso ad affascinarli. Entrambi fatta della stessa pasta, gelosi di una certa interiorità tutta personale, affascinanti di una bellezza che tendeva a nascondersi al mondo. Corrosivi nelle risposte, meticolosi nelle movenze. Aveva iniziato il ragazzo a insegnare alla sorella minore come comportarsi, come navigare in quella landa desolata, come trattare con gli altri, e alla fine si era scoperto persino affascinato del suo essere terrificantemente ingenua, eppure al contempo impavida e intelligente, forte nel suo fragile guscio. Si criticavano di continuo; quella loro mente era in perenne lotta, semplicemente perché, nel profondo erano troppo simili. Erano uguali. Fitzwilliam riprendeva da Gwen e Gwen riprendeva da Fitzwilliam. Entrambi desideravano le stesse cose, amavano le stesse persone, ricercavano la compagnia e l'abitudine degli stessi posti, amavano gli stessi libri, gli stessi pittori, la stessa musica. A volte era snervante rendersi conto di quanto fossero in grado di esplorarsi e comprendersi. Per lui poi, che di spontanea volontà non concedeva niente a nessuno, era a dir poco esasperante. Ma non avevano scelta, e così il più delle volte cercavano di prendere quella situazione con filosofia, promettendosi che prima o poi avrebbero trovato una soluzione, e ciascuno di loro avrebbe finalmente avuto la vita che si meritasse. « Questo vestito ti sta di merda. » I tuoi complimenti sono sempre gentili e puntuali, ti ringrazio. E' meraviglioso vedere la persona che sei, lo sai? Una cosa del genere non l'avresti detta certo a nessuna delle tue spasimanti. Anche se addosso si fosse messa un sacco della spazzatura. Si sente riecheggiare un profondo sospiro nei meandri della loro mente, mentre sale le scale con infinita grazia. Le movenze di lei, sono le movenze di lui, e viceversa; così esteticamente misurate. E ciò che si para di fronte ai loro occhi, una volta varcata la soglia della sala comune, lascia entrambi a bocca aperta. « Ecco una cosa che non mi aspettavo sorellina. » Gwen guarda con un certo languore i tavoli colmi di cibo, pronta ad avventarsi su qualunque cosa trovi a tiro. « Attenta, sorellina, se ingrassi nessuno vorrà più trombarti. Oh aspetta.. » Interrompe quel pensiero prima che lui diventi ulteriormente offensivo. Si appresta a seguire le scie di studenti, iniziando a mangiare un po' di tutto. Tartine, piccoli panini, persino una fetta di torta, tempo in cui scruta attentamente l'intera sala. Li conosce tutti; ma pochi, o quasi nessuno conosce lei. Non ha avuto appunto poi molte occasioni di socializzare. Solitamente la sua sfortuna ha fatto sì che venisse sguinzagliata nei peggiori momenti possibili. Quanto fondamentalmente, doveva lottare contro la morte, cercando di liberarsi da qualche trappola. La testolina di lei si piega appena di lato nell'individuare nella folla una figura ben nota. « Davvero vuoi giocartela così? » Lei sorride, mentre si stringe nelle spalle con un certa dose di innocenza. Io fratello, a differenza tua, non sto giocando. « Certo. E io non sono frocio. » Ecco, per esempio, definirti frocio è davvero riduttivo. Insomma.. « Non rigirarmi la frittata Gwen per piacere. Sei fuori da sei mesi e te la credi già troppo. » Si muove nell'ambiente elegantemente, prima di pararsi di fronte a Edric Sanders senza un motivo apparente. Ignora chiunque abbia attorno, mostrandogli istintivamente un sorriso enigmatico, mentre sbatte le ciglia insistentemente. « Piattola. » Ed è allora, che alle spalle di Edric, individua anche la chioma color grano di Arthur; l'unico a conoscenza di chi si celi dietro le sembianze della fanciulla. Distoglie lo sguardo da Cavendish, dedicando tutte le sue attenzioni al nuovo amico. « Tu devi essere Edric, vero? » La voce gentile, a tratti infantile, in grado di promettere ingenuità anche alla più smaliziata delle menti. Lo squadra dalla testa ai piedi prima di mordersi senza una ragione apparente il labbro inferiore. « Non credo che abbiamo avuto ancora il piacere. Io sono Gwen. » « Che nome di merda che ti ha dato. » A me piace. « Oh certo.. la prescelta di King Arthur. Long may he reign. » Ora il gran problema di Gwen è che come suo fratello è estremamente capricciosa, in vena di seminare caos; sa come colpire. Sa come colpire Fitz dove fa più male. E allora, con il solito sorriso lo afferra appena per un braccio Edric, obbligandolo a distaccarsi dalle proprie compagnie. Proprio sotto gli occhi del suo compagno di stanza, poco distante. Lascia scivolare i polpastrelli sul braccio di lui con una certa delicatezza, prima che gli occhi scuri si poggino in quelli chiari del proprio interlocutore. « Sai.. non ho potuto non notare che è da un po' che non distruggi alcun libro per quei tuoi origami. » Lo stupratore di libri, lo aveva definito Fitzwilliam durante il loro momento al campo estivo, poco prima che Gwen nascesse. « E' un gran peccato.. era un bel gesto il tuo. Non è da tutti, saper scegliere tra così tante parole decantate durante i secoli. » « Stronza. » Oh, no, Fitzwilliam, questa è tutta farina del tuo sacco.
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    Si inumidisce appena le labbra, prima di volgere lo sguardo verso il tavolo dei rinfreschi poco lontano da loro. Affera una bottiglia di.. questo e Scotch vero? Chiede conferma mentalmente; riceve una risposta affermativa, seppur il fratello voglia a tutti i costi chiudere qualunque forma di interazione. A te lui piace. Ti piace, non è così? Ma il problema è che a te piace tutto e niente. Nessuna risposta. Fitzwilliam è arrabbiato. Gwen non ha mai mostrato così tanta intraprendenza. « Senti.. perché non mi fai compagnia per un po'? Magari con l'occasione mi spieghi perché hai smesso. » Dicendo ciò prende la bottiglia, porgendogliela, selezionando dal tavolo tre bicchieri puliti, pronti a essere riempiti. E a quel punto, muovendosi nell'ambiente, si dirige verso una direzione ben precisa. « Non è una mossa saggia. » Perché no? I casini li hai creati tu. E ringrazia che la biondina non si è ancora fatta vedere, altrimenti direi due paroline due, anche a lei. A quel punto andare incontro ad Artie risulta la mossa più istintiva; forte del fatto che ha utilizzato informazioni sensibili abbastanza concrete da incuriosire il giovane Sander, si para di fronte al biondo, sorridendogli con leggermente più dolcezza. « Quanto tempo.. » Asserisce infime con un sorriso gioioso, nel tuffare lo sguardo scuro in quello di ghiaccio del giovane Cavendish. « Arthur, ho un nuovo amico, hai visto? » Pausa. « Ma d'altronde.. vi conoscete già, non è così? » Altra pausa tempo in cui allunga il proprio bicchiere in direzione di Edric, facendogli cenno di riempirglielo. Non ha la più pallida idea se sia in grado di reggere l'alcol o meno, ma nel dubbio, questa è una delle poche occasioni sociali in cui ha modo di sfoggiare la propria persona. Come minimo deve capire anche come funziona quell'aspetto della vita. « Bene. » Asserisce infine con un che di enigmatico, lasciando che lo sguardo oscilli dall'uno all'altro. « Molto bene. Vi conoscete molto bene, vero? »

    Interagito con Edric & Arthur. Buon Natale, e attenti al disagio dell'altra Loggia. Baci stellari.


     
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    25 dicembre 2017, 00:00. A mezzanotte in punto quando ormai le acque si calmano e tutti sono radunati nella Sala Comune Corvonero, l'entrata si blinda con tutti i risedenti nel castello al suo interno. Nessuna possibilità di entrare o di uscire, a meno che qualche coraggioso non decida di gettarsi dalla torre più alta e isolata del castello. « Spero che avete gradito il banchetto. Perché sarà l'unico che vedrete per parecchi giorni. Razziate il cibo. Ormai dovreste averne esperienza. » La voce si riversa nella mente di ciascuno di loro come un sussurro, penetra in ogni ambiente, con disinvoltura e prepotenza. Perché quella scena, quel luogo e qualunque cosa vi si celi tra le sue mura, gli appartiene, e rientra nel suo gioco malato. A quel punto, le calze appese ai corrimano dell'ampia scalinata che porta ai dormitori al piano di sopra, iniziano a volteggiare nell'aria. Ciascuna porta il nome dei partecipati e ciascuna raggiunte il proprio proprietario. « Non vi è dato sapere quanto rimarrete qui. Sappiate solo che là fuori si muovono molte cose per voi. Avete combattuto con onore e coraggio; la selezione naturale vi ha portati qui. Ma solo i più valorosi riusciranno a portare a termine la prossima tappa. » Raggiunti i proprietari, le calze si poggiano tra le mani di ciascuno di loro, si infilano nelle loro tasche, si poggiano sulle loro teste. Nessuno modo per liberarsene. « E visto che è Natale e che voi tutti vi meritate un grande regalo, ciascuna delle vostre calze è speciale. Usatela con criterio e saggezza; esaudirà tre vostri desideri in qualunque momento d'ora in poi. Lungo il vostro percorso verrete ricompensati anche in altri modi, ma, poiché mi piacciono le sorprese, non vi darà indizio alcuno su come li otterrete. Badate bene a cosa chiedete. Non ingannerete le vostre calze. » Una pausa, prima che un silenzio tombale scenda sull'intera sala comune. « Buone feste. Possa la fortuna essere sempre a vostro favore. »

    1 gennaio 2018, 00:00. Al primo rintocco del nuovo anno, tutti gli orologi della Sala Comune prendono a rintoccare all'unisono; è dal 1 novembre che nessuno orologio ticchetta a Hogwarts, quasi come se il tempo si fosse fermato. Un nuovo anno si dispiega agli occhi dei sopravvissuti, mentre con scatti meccanici, le porte della Sala Comune iniziano ad aprirsi. Fuochi d'artificio tinteggiano l'aria sinistra del dominio di Hogwarts. Ma chiunque si sia affacciato a guardarli, avrà notato sicuramente che qualcosa scorre via dai meandri della foresta. Il Sottosopra sta rimangiando i domini di Hogwarts. Al passaggio di quell'ombra nera, ogni centimetro di erba appassisce, una fitta foschia si allarga sugli esterni, mentre la neve e il ghiaccio sostituisce tutto il resto. Avanaza pericolosamente verso le mura, quell'ombra, s'insinua negli ambienti del castello, fino a giungere alle porte della Sala Comune. Oltre le porte, c'è solo grigio e morte, desolazione e freddo. Nient'altro. E ora, quel freddo e quel grigiume sta lentamente rimangiando anche gli interni del posto in cui i sopravvissuti sono rimasti chiusi per quasi una settimana. Il nuovo anno, non vedrà più nessuno a Hogwarts, bensì nell'Upside Down. Nessuna via di entrata. Nessuna via di uscita. Solo una calza e tre desideri; niente più trappole - solo una trappola perenne.

    Ricapitolando:
    - Tutti quanti sono rimasti bloccati per una settimana con gli avanzi della festa; qualcuno si sarà sicuramente buttato di sotto per fare più spazio ai giocati. Probabile che a questo punto tranne pochi PNG nel castello siano rimasti effettivamente solo i personaggi giocati, il che significa che un sacco di gente è morta. #grazieEddyKing;
    - Tutti quanti sono stati letteralmente rigettati nell'Upside Down; la trappola della foresta proibita si è estesa fino a rimangiare tutto il territorio della scuola, il che significa che tutte le altre trappole non sono più valide e i pg sono obbligati a vivere nella perenne dimensione alternativa della Loggia Nera. Chiamatelo Sottosopra, Inferno, Sodoma e Gomorra. Citando da un wikia di Stranger Things: "The Upside Down is an alternate dimension existing in parallel to the human world. It contains the same locations and infrastructure as the human world, but it is much darker, colder and obscured by an omnipresent fog. The Upside Down is devoid of human life, instead being overgrown with ropy, root-like tendrils and biological membranes covering practically every surface. At least one recognizable animal, a humanoid predator, was native to this dimension, while ash-like spores floated in the air." In poche parole gli ambienti di Hogwarts restano gli stessi, le leggi fisiche sono pressoché le stesse, solo che potreste ritrovarvi mostri, demoni e creature poco amichevoli ad ogni passo.
    - Nell'Upside Down la comunicazione del Branco viene meno. Sorry kids, potete iniziare a sbroccare anche voi.
    - Eddy King ha inoltre escogitato un piano malefico davvero sadico: vi ricordate dei premi di cui parla? Ecco, praticamente, ogni qual volta uno dei vostri pg dovesse fare qualcosa di brutto da Natale in poi, riceverà una stellina, una coppa alla cattiveria e un premio in denaro. No; riceverà oggetti di prima necessità, cibo, acqua, scorte oppure addirittura oggetti particolari che possano essergli utili. Per questo, creeremo un topic in cui potrete segnalarci ogni malefatta dei vostri pg, e in base a queste cercheremmo di assegnare loro un paracadute sul modello Hunger Games in cui troveranno ON GAME cose bellissime. (Ovviamente i premi saranno quantificati in base alla malefatta, ma vale tutto. Che siate escrementi in piccola parte o siate da spallare con un rimorchio, riceverete sempre qualcosa.)
    - Quanto alle calze, chi chiederà l'immortalità, l'invulnerabilità e cose power player tipo voglio essere dio avrà sprecato uno dei desideri, perché ovviamente le calze sono fatte in modo tale che esaudiscano tre desideri, ma nulla che possa veramente facilitare troppo il lavoro dei gentili clienti. Si accettano pozioni, indumenti, oggetti particolarmente utili, ma tutto nel limite del buon senso ecco.
    - Ovviamente viene meno anche la protezione delle sale comuni, quindi sarà molto divertente vedere come i bimbi belli si organizzano per non essere mangiati dalle creature fantastiche e dove trovarle.
    - Viene da sé che gli squarci presenti nel velo tra la realtà umana e l'upside down non sussistono più. Ne uscirete quando Eddy King avrà finito il pop corn.
    - Hogwarts "reale" torna visibile al di fuori - forse in un futuro non molto lontano troveremo anche un modo per ridare accesso agli adulti all'interno, ma per ora nessuno entra; ovviamente gli adulti capiranno che qualcosa non va visto che qualunque comunicazione con il Branco cesserà.
    - Buon anno a tutti!



     
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    - Ho un nuovo amico
    - Vero o immaginario?
    - Immaginario


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    Una maschera di algida inespressività divideva Edric dai tre ai quali aveva letteralmente impedito di procedere verso i cori di natale intonati da alcuni compagni alle sue spalle, ma dentro il Serpeverde vibrava. Ed era colpa Sua. Poche volte il Passeggero aveva dimostrato le proprie reali potenzialità, troppo occupato a divertirsi un mondo di fronte allo spettacolo delle umane sofferenze dalle quali carpiva così tanto nutrimento e altrettante soddisfazioni, ma era grazie a Lui se nel petto e nella testa di questo povero schizofrenico riuscivano a nascere germogli di emozione. Contorte, improprie, spesso non volute. Era quello che, del tutto inaspettatamente, aveva iniziato a provare per Beatrix Greengrass, che prima d'allora non era stata che un'amica di famiglia, una pallida ombra che vedeva con la coda dell'occhio nei momenti di interminabile sofferenza che Artemisia Sanders e Julie Greengrass passavano insieme; fino a che non era diventata Maze e una luce diversa aveva iniziato ad illuminarla. Altrettanto inaspettatamente ma in maniera del tutto simile, era accaduta la prima volta che aveva incrociato il passo con il nuovo professore di Storia della Magia: un uomo che non avrebbe dovuto dirgli nulla, il più perfetto degli sconosciuti, si era specchiato nei suoi occhi vitrei e gli aveva fatto provare qualcosa. Non sapeva cosa fosse quel qualcosa, proprio come non sapeva cosa Maze riuscisse a fargli nascere dentro, ma aveva la netta percezione di quanto i due aborti emotivi che sentiva dentro fossero distinti e diversi. Da Maze si sentiva attratto e proprio il suo magnetismo era riuscito a vincere ogni forza, attirandolo a loro; Lucien Parker, al contrario, gli metteva i brividi. Qualcosa che mai nessuno era stato capace di fare. « Alla fine hai deciso di smettere di evitarmi. Mi fa piacere. » Alla fine, sembrava, aveva deciso di smettere di evitarla.. proprio come gli era stato chiesto dal proprio oscuro amico. L'aveva osservata da lontano, com'era sua abitudine fare, e si era prestato ai lamenti del suo alter ego perché quella lontananza si accorciasse. Eppure, Egli non aveva insistito più di quanto avrebbe realmente potuto: in un qualche masochistico modo, soffrire nel non poterla avere tra le sue grinfie affilate gli piaceva tanto quanto l'aspettativa di afferrarla. « "Se mi vorrai, sai dove trovarmi." » le rispose, con le stesse parole che Maze gli aveva rivolto la notte del ballo di Halloween. Ti voglio.
    (voglio voglio voglio.)

    Ma con soli due mesi di distanza e proprio quando lo spazio vitale di Mazikeen si era arricchito di nuove presenze. Che casualità. La serpeverde si sporse verso l'orecchio di Nate e Edric ne seguì il movimento, per rimanere a fissarlo. Da fratello e camerata, Sanders conosceva le vite dei compagni del Clavis tanto quanto loro conoscevano la sua e conosceva il legame che correva tra Nate e Maze. Eppure, quella sera, sembrava essersi dipinto di tinte che il pallido serpeverde non aveva mai tenuto in considerazione prima. L'ovvio sotto il proprio naso. Fratello non si porrà contro fratello. Litigare per una ragazza? Inammissibile. Edric Sanders non l'avrebbe mai fatto.. ma Edric non era solo. Il Passeggero, degli stupidi contratti tra mortali non si curava minimamente. « Ho giusto qualcosa per te, qui. Puoi aprirlo anche poi. Spero possa tornarti utile, a qualcosa. Buon Natale a te! » Smise di fissare il compagno Douglas solo quando Maze si fece avanti, lasciandogli tra le mani grandi un pacchetto allungato. Nessuna reazione visibile mutò il viso di Edric, che scosse un poco il regalo per tentare di capire cosa fosse. Non era pratico di regali, ma era parecchio esperto di provocazioni e non aveva bisogno di sottotitoli per comprendere quanto quel gesto lo fosse. Rimase impassibile di fronte allo scambio di battute che la ragazza rivolse al professore, mostrando loro quanta confidenza avesse. E proprio a lui rivolse lo sguardo, quando infine Maze e Nate lasciarono Edric e Lucien da soli. Uno di fronte all'altro, proprio come quella sera alla rimessa delle barche. Proprio quando un semplice ciao gli aveva fatto venire i brividi. Voleva scoprire cosa diavolo ci fosse tra lui e Maze ma una parte di sé, se lo sentiva nelle ossa, sapeva che la risposta non gli sarebbe piaciuta affatto. Come quella delle tante domande che avrebbe voluto porgli e che, ancora una volta, tacque. Un filo rosso legava quei due poveri pazzi, abbandonati dalla stessa donna nella stessa sera, e prima o poi avrebbero dovuto seguirlo. Ma non stasera. Indietreggiò, prima che Parker potesse fermarlo proprio come aveva fatto con gli altri due, e sparì tra la folla con la stessa rapidità con cui era apparso. Fu solo quando si ritrovò nel proprio angolo in penombra che si concesse il tempo per aprire il regalo della Greengrass. Su un frammento di specchio affilato, con del rossetto era stato lasciato un messaggio. "Magari questo ti aiuterà a riflettere qualcosa. O su qualcosa." Alzò il rudimentale pugnale, specchiandovisi ma senza trovare, lì per lì, il senso recondito delle parole di Maze. Non lui, non Edric.. ma il Passeggero invase la sua mente delle più roche e ringhianti risate.
    Ti diverte così tanto? Dimmi cosa significa.
    (no)
    Dimmelo.
    (no)


    Era rimasto così, fisso con gli occhi sul frammento di specchio che rifletteva uno sguardo confuso e irritato. Non sapeva cosa volesse dire ma sentiva di avere tra le mani qualcosa di così intimo e personale da farlo sentire nudo. Ed era solo uno stupido pezzo di vetro. Come quando una parola sulla punta della lingua sfugge alla coscienza, Edric sentiva la stessa palpabile frustrazione. Preda di essa e del rapido battibecco con il proprio dispettoso amico, non notò la figura leggera della ragazza fino a che non fu ella stessa a farsi notare. « Tu devi essere Edric, vero? » Il braccio con lo specchio in mano rimase alzato ancora per qualche minuto dopo che gli occhi algidi del ragazzo si abbassarono sulla figura di lei, minuta e esile. Traspariva una virginea innocenza dal suo viso, che pareva porcellana appena dipinta. Elegante, ma misteriosa in un modo tutto suo. « Non credo che abbiamo avuto ancora il piacere. Io sono Gwen. » Se lei non lo credeva, Edric ne era sicuro: in tutti gli anni che aveva passato a Hogwarts, aveva avuto modo di ammirare da silenzioso spettatore pressapoco tutti gli attori che avevano calcato quel palcoscenico ma lei non l'aveva mai vista: ne era sicuro, com'era sicuro che l'avrebbe notata altrimenti, proprio come aveva notato Léo Weasley prima di lei. C'era qualcosa in loro che a Lui piaceva da impazzire, un sapore particolare e finissimo che così facilmente può essere macchiato e perduto per sempre. Assaporarlo è una conquista. Non le rispose, perché c'era ben poco da rispondere: il suo nome Gwen lo conosceva.. e molte altre cose ancora.
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    « Sai.. non ho potuto non notare che è da un po' che non distruggi alcun libro per quei tuoi origami. » Una ragazza del genere avrebbe potuto attirarlo solo in funzione di un secondo fine, mosso dal desiderio del primo assaggio, il nutrimento per eccellenza per un incubo qual era divenuto. Ma le parole di Gwen destarono qualcosa di sopito nell'animo di Edric, la sorpresa che oramai ben poche persone riuscivano a donargli. La mente del serpeverde ritornò con violenza al campo estivo e alle notti insonni che vi aveva passato, a seguire le giornate interminabili piene delle più varie e stucchevoli attività. Fissare Fitzwilliam Gauthier era divenuta una delle sue preferite. Fitz era suo fratello tra i membri del Clavis ma rappresentava il passato di qualcuno che, a sua volta, considerava fratello ma per vie totalmente diverse. Fitz era il frutto proibito che aveva voluto assaggiare a tutti i costi, senza mai veramente pentirsene. Ma il loro era un piccolo segreto che nessuno avrebbe mai dovuto sapere: non gli amici del Clavis, non Artie. Non una sconosciuta. Fu naturale per Edric scandagliare la mente di Gwen, alla ricerca di una sensazione che fugasse i propri dubbi. Si aspettava di trovare la malizia di una vipera nascosta dietro il viso d'angelo o qualunque altro segno di un piano ben architettato per chissà quale fine: vi trovò la più inaspettata delle sorprese. Gwen era divertita ed era realmente innocente, con un bisogno di ribellione che le pulsava nell'anima, ma nascondeva qualcosa di più di una semplice emozione. Un'eco. Tutti gli umani avevano al loro interno, chi più chi meno, un mosaico di emozioni che Edric sviscerava e faceva proprio, quadri più o meno ricchi, più o meno belli ma tutti, nessuno escluso, tratteggiati in maniera distinta e netta. In vita sua, erano state solo due le eccezioni a questa regola. La prima era data da sé stesso e dai suoi fratelli, accompagnati dai loro rispettivi passeggeri, i quali avevano in sé ben più di semplici tratti di colore. Edric lo chiamava "il Coro", sensazioni talmente vivide e plurali da riecheggiare nella sua mente come una coralità di voci, suoni, sensazioni sulla propria pelle. La seconda era Gwen: tutto ciò che provava riecheggiava, una volta sola. E allora tutte le domande svanirono, lasciando il posto ad un'unica, spontanea curiosità: « Cosa sei? » Un sussurro flebile e basso che solo lei poté udire. Un dubbio che rimase tale, quando Gwen si avvicinò al tavolo delle bevande e recuperò da esso una bottiglia intera di superalcolico, che gli porse. « Senti.. perché non mi fai compagnia per un po'? Magari con l'occasione mi spieghi perché hai smesso. » Totalmente rapito da quella ormai viscerale curiosità, Sanders accettò la bottiglia e seguì la ragazza come un navigante dietro il canto di una sirena. Egli poteva quasi percepirne la virginea essenza, ed aveva il profumo del paradiso stesso, ma al contrario delle vergini Gwen possedeva una certa sicurezza accattivante che ad un predatore come Edric non avrebbe potuto non intrigare. Quella stessa sicurezza che, mesi prima, un corvonero aveva sfruttato per conoscere il proprio ossessivo molestatore e farlo diventare modello per un ritratto. Perché sembra sempre che tu voglia esserci e non esserci allo stesso tempo? Fitzwilliam non c'era ed erano ormai settimane che non lo vedeva, eppure era lì, come sempre: nei pensieri incessanti di un maniaco. Continuò a seguirla fino a che il loro peregrinare si arrestò di fronte ad una figura che Edric, assorto dalla vicenda di Maze e delle sue compagnie, neppure aveva notato. Quando era arrivato Artie? Eppure eccolo lì, di fronte a loro, e Gwen era andata a colpo sicuro nel trovare proprio lui. Si conoscono. « Arthur, ho un nuovo amico, hai visto? Ma d'altronde.. vi conoscete già, non è così? » Edric aveva sempre odiato le domande retoriche. Sono un insulto all'intelligenza. « Bene. Molto bene. Vi conoscete molto bene, vero? » La ragazza allungò il bicchiere per farselo riempire ma Sanders rimase ritto e immobile, con la bottiglia in mano, fissandola. Sarebbe stato palese anche ad un cieco che non erano incontri fortuiti e voluti dal caso, quelli che avevano condotto il bizzarro trio a riunirsi insieme. Gwen stava giocando ad un gioco di cui Edric ignorava le regole. Credi davvero di saperlo condurre, il gioco? Il silenzio calò tra di loro ma non tardò a riempirsi, solo pochi minuti dopo. La mezzanotte era giunta, con essa un nuovo giorno e una nuova sorpresa. La voce di Edmund Kingsley parlò loro, ancora una volta, e i nasi di più persone si alzarono al soffitto della sala comune, come se fossero pronti a vedere il viso del defunto preside farsi beffe di loro. Più di quanto non avesse fatto, continuamente, per almeno due mesi. Kingsley promise loro novità, promise premi e promise caos. Le porte della sala comune si sigillarono, intrappolandoli ancora una volta, insieme. Ma questa volta, Edric aveva trovato la più sorprendente delle compagnie: il suo compagno di stanza, suo fratello, suo amante.. e l'unica persona in sala al corrente di come Edric l'avesse tradito. Dopo aver scoccato un'occhiata ad Artie, fece un passo verso Gwen per sovrastarla in altezza. « Sembra che avremo molto tempo per parlare, Gwen. » Vuoi ancora giocare?


    Prima parte: interagito con le tre rose di Eva (Maze, Lux e Nate)
    Seconda parte: interagito con quella ridicola cosmica di Gwen e con Artie


    Edited by Soffio di Fiamme Danzanti - 8/1/2018, 00:27
     
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34 replies since 19/12/2017, 19:24   1504 views
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