Santa Claus is coming

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  1. AresCarrow
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    - Porca troia...hai ucciso Babbo Natale! -
    Ecco, lo sapevo che sarebbe finita così. Alla fine è tutta questione di immagine, e quella è una cosa che non sono mai stato troppo bravo a curare, di mio. Troppo silenzioso, sguardo troppo scuro, modi troppo bruschi. Probabilmente è anche colpa mia, anzi, sicuramente lo è.
    - ...mamma mi aveva detto che non esisteva! -
    - Eh...adesso non esiste più -
    Sono in piedi nel centro del cortile, con il fiatone e un rivolo di sangue che mi scivola giù dalla fronte, e sento i commenti di quei tre o quattro ragazzini che mi fissano da sotto il portico. Potrei girarmi verso di loro, tentare un sorriso, dirgli che posso spiegare...ma no, evito qualsiasi commento. Probabilmente se anche ci provassi finirebbe comunque per venire frainteso. Abbasso lo sguardo sul personaggio che, uscito da un ritratto, mi ha inseguito fino al cortile: è il ritratto di un uomo grande e grosso a cui qualche spiritosone - ne sono sicuro, l'ha fatto quando la trappola non era attiva - ha disegnato la barba bianca e un cappello da babbo natale. Il ritratto mi ha rincorso lungo tutto il corridoio fino a spuntare lì, all'aria aperta, dove mi è stato più facile abbatterlo, e lo ha fatto cercando di uccidermi a sgabellate. Giuro, a sgabellate. Mi sono ficcato in tutte le trappole possibili da quando questa storia è iniziata ma questa è la prima volta che mi capita: Babbo Natale ha cercato di uccidermi a sgabellate.
    Ci pensate che c'è gente che a quest'ora è chiusa in casa propria davanti al camino, ad annoiarsi?
    Figli di... - E aspettate che arrivi la befana... - borbotto mentre mi chino e recupero il cappello. E' storto e mal fatto, ma adesso è reale. Il personaggio del ritratto, invece, sta svanendo per tornare nella propria cornice. Mi calco il cappello in testa, come un insolito trofeo, e recupero anche il coltello che ho usato per ucciderlo. Uccidere...tsk...come se potesse morire davvero. Probabilmente fra un po' sarà di nuovo in giro a cercarmi, per riavere il suo cappello.
    Tiro un sospiro e scrocchio il collo.
    Mezzogiorno, circa.
    Mi sa che sarà un'altra lunga giornata.
     
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  2. gestört
         
     
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    Non desidera realmente scappare e mettersi in salvo, Daveigh Cavendish, ma le sue gambe si muovono in automatico, scattando svelte come quelle di una magrissima gazzella che si mette in salvo dall'affamato leone. Non h a davvero voglia di ostacolare i piani di quel destino infausto di cui tutti, in quel caveau della morte, sono diventati vittime, ma è il suo orgoglio - più che il suo spirito di sopravvivenza - a dirle di darsela a gambe, perché morire per mano - o quello che è - di uno stupido schiopodo sparacoda sarebbe un insulto alla sua stessa persona. Lei, che ha avuto il brutale coraggio di macchiarsi di un crimine quale il matricidio, ha trovato inizialmente piuttosto divertente tutta quella situazione. La violenta trasposizione di ogni sua può macabra turba mentale, rimanere bloccanti in un labirinto che appare loro incredibilmente familiare, ma che sembra poter aprirsi, come la bocca dell'inferno, e inghiottirli tutti, una volta per tutti. Non che le interessi poi troppo vivere, ma mentre corre a perdifiato, l'aria gelida che circonda il castello a sferzare il suo volto dai lineamenti armonici eppure spenti, sciupati, la sua morte se la immagina più gloriosa, di una violenza inaudita e decisamente degna di nota.
    Svolta l'ennesimo angolo, mentre il grottesco verso di quell'immonda creatura, che sembra essere stata allevata per essere decisamente più grossa del normale, le fa eco. Non ha nemmeno il tempo di riprendere fiato, poggiata distrattamente alla colonna di uno degli enormi architrave che circondano il vecchio cortile di pietra, che lo vede arrivare, camminando su quelle zampe. Cosa si prova a trovarsi dalla parte della preda? si chiede istintivamente, mentre estrae la bacchetta dalla tasca dei pantaloni, stufa di quella caccia. E si ritrova a puntare quell'asticella di legno contro la creatura che sembra non volersene fare una ragione di lasciarla in pace, mentre la sua mente vaga, indietro nel tempo, fino alle interminabili battute di caccia cui suo padre era solito portarla. Crudele fin da bambina. Si era ritrovata innumerevoli volte a tenere fra le mani il fucile e a scegliere fra la vita e la morte di chi le si trovasse avanti. E aveva trovato così tanto piacere nel fingersi Dio, che l'aveva adottato come hobby. «Deprimo! »
    giphy
    l'incantesimo scaturisce dalla bacchetta e attraversa l'aria con fluidità per arrivare a colpire quell'enorme granchio informe. Lo vede comprimersi, appena, prima che il corpo esoscheletrico della creatura esploda in un sonoro Crack, macchiando muri e persone di una sostanza più o meno putrescente.
    Si pulisce la faccia con il maglione, mentre si allontana dal luogo del reato, attirata dal vociare che proviene dal centro di quel grande cortile. Non è mai stata un animale sociale, piuttosto Daveigh ha sempre preferito la solitudine e l'oscurità, ritenendosi sempre troppo per mescolarsi agli altri. Non che sia mai stata una gran simpaticona. Le voci shockate di un paio di primini, vittime ingenue del mondo che li circonda, arrivano alle sue orecchie, come un solletico. « Porca troia...hai ucciso Babbo Natale! » sente dire ad uno di loro, mentre sguscia alle sue spalle per vedere meglio cosa succede. « ...mamma mi aveva detto che non esisteva! » a queste parole non riesce a trattenere una risata, mentre l'immagine di un grasso omone con tanto di barba bianca è riversa sull'antico pavimento di pietra, privo di vita, con il suo assassino che prende fiato, poco distante. « E aspettate che arrivi la befana...» lo sente dire ai ragazzini che si allontanano, in un muto silenzio dovuto al lutto della perdita del loro eroe che ormai sta scomparendo, ritornando a qualche assurdo ritratto di cattivo gusto cui appartiene. La voce roca appartiene al giovane Ares Carrow, i cui occhi indagatori della piccola serpeverde hanno sempre riservato uno sguardo. Fra compagni di casata ci si conosce, sopratutto quando le corrispettive famiglie sembrano frequentare, con non poco orgoglio, gli stessi ambienti altolocati. « Ci hai rovinato il Natale, Carrow» ironizza abbozzando un mezzo applauso avvicinandosi alla sua figura alta e magra. Non ricorda nemmeno di aver mai creduto in Babbo Natale, anche solo l'idea le sembra ridicola. « Condannato a vita alla lista dei cattivi. » gli dice, con la sua vena di simpatia che sembra esser spuntata tutta d'un tratto, forse colpa dell'adrenalina ancora non smaltita.
     
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  3. AresCarrow
         
     
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    tumblr_mei31b8zvC1qee7fro5_r1_250
    Suppongo di non essere proprio al massimo del mio fascino, in questo momento. In piedi accanto al corpo di un grassone intento a scomparire, con il fiatone, il volto accaldato dalla corsa e un cappello da babbo natale sistemato a tre quarti sulla testa. Ed è mentre sto cercando di ricompormi che sento la voce provenire dalle mie spalle.
    « Ci hai rovinato il Natale, Carrow»
    Mi volto, solo per trovarmi al cospetto di una delle regine di Serpeverde. La sorella di Artie, cui il sangue di Lulah con i conseguenti effetti mi ha legato in una maniera che non credevo possibile, mi fissa da qualche passo di distanza. E' una di quell persone con cui non ho mai avuto troppo a che fare, se non in occasioni scolastiche e pseudo-ufficiali, ma verso cui non posso che sentirmi naturalmente affine, vuoi per carattere e vuoi per natali. Carrow e Cavendish appartengono alla stessa cerchia sociale, due di quelle famiglie che affondano le proprie radici nello stesso antico e nobiliare terreno. E' impossibile non sentirsi un po' alleati, fra di noi, naturalmente affini come rettili fra i mammiferi.
    « Condannato a vita alla lista dei cattivi. »
    Abbasso lo sguardo, là dove fino a poco prima Babbo Natale giaceva in terra. Le ombre sono sparite, forse appagate o forse in attesa. Per un attimo sono tentato di lasciar perdere tutto e cercare di capire, riflettere, indagare, ma poi alzo lo sguardo d Daveigh. Al diavolo. Mi sono meritato qualche momento di stacco, e poi va a sapere quando una conversazione verrà interrotta da un omicidio, ormai. Peggio che vivere in "dieci piccoli indiani".
    - Mi sa che mi toccherà dormire con un occhio aperto stanotte, nel caso qualcuno cerchi di vendicarlo - commento mentre, levandomi il cappello, mi avvicino a lei. La osservo per un attimo, da breve distanza, prima di allungare una mano a calcarlo sulla sua, di testa. Sorrido. Se possibile è perfino più buffa di quanto dovevo essere io pochi attimi fa. E' carina, in fondo - Avvertimi se vedi il coniglietto pasquale in giro, vuoi? O una grossa renna con il naso rosso, magari... - butto lì, metà per scherzo e metà no. Arrivati a sto punto non sono più sicuro di niente. Un cenno del mento, ad indicarle una grossa macchia rossa che le spicca su una manica. Sangue - Ti sei ferita? E' tuo? -
     
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2 replies since 23/12/2017, 17:34   50 views
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