kiss this

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    Non erano nemmeno le trappole, il rischio di morire ad ogni ora del giorno e in ogni luogo ti trovassi, la scarsità di cibo o la poca igiene dei più ad infastidirlo, ma l'uscita dalle sale comune prevista per le 6. Tra tutte le torture che quell'infido figlio di puttana di un preside poteva escogitare quel "svegliati alle 5 oppure muori" era la più sadica e sofferta, per Kiwi. Un paio di volte aveva anche pensato di restare a dormire e di sfidare la sorte - tanto nel dubbio sarebbe morto nel sonno, no? - ma poi subentrava il fattore 'scimmia' - perchè Berry era mattiniero e non voleva morire per chissà quali scopi nella vita - e il piano collassava ancor prima di nascere, anche se il dolore che pativa ogni mattina s'intensificava di volta in volta rischiando di portarlo ad una crisi di nervi cui solo una lobotomia avrebbe potuto porsi come via di guarigione. Sì perchè Kiwi non si sarebbe mai abituato a quel ritmo e ogni mattina si ripeteva che bastava solo uno, un solo minuto in più e poi tutto sarebbe potuto andar meglio e lui sarebbe potuto divenire per quel giorno la persona migliore che tanto agognava, un solo minuto ancora ti prego, solo quello bastava. E invece no.
    "Sono sveglio, sono s v e g l i o Berry cazzo lasciami i capelli!" Che poi quel diavolo di scimmia quanto aveva preso a cuore la questione di fargli da sveglia non potete capire.
    Ad ogni modo, aperta e chiusa questa parentesi per darvi un affaccio su quelle che sono le reali crisi esistenziali di Kiwi, vi racconto la vera storia del giorno. Si intitola: la prevenzione e la cura dei feriti, deboli e malati. E no, non è la giornata dedicata a Freddie Weasley, bensì a tutti gli altri poracci che se la vedevano quotidianamente una merda.
    Ogni tot giorni (tipo ogni giorno e mezzo, giusto per stare sempre sul pezzo) Kiwi imbastiva difatti delle piccole attività che coinvolgessero tutti i suoi amici (poveri voi, pensavate fosse simpatico farvi amico un idiota con una scimmia, eh? che non vi avrebbe dato fastidio chiedendovi continuamente favori, eh? poveri stronzi) e chi gli sembrava intelligente (poi uno si chiede perchè non invitasse i serpeverde) con il fine di aiutare tutte quelle aree del castello socialmente utili come la cucina, i bagni (c'è sempre chi ha bisogno di aiuto, nei bagni) altrerobecheoranonmivengono e l'infermeria. Passava quindi la mattina a scarabocchiare su fogli riciclati quelli che si ostinava a chiamare poi inviti (o volantini male assortiti) e li distribuiva per i corridoi o li recapitava ai diretti interessati. Per quello specifico giorno, dato che da poco i tranelli di quel simpaticone del preside erano divenuti particolarmente insidiosi e permanenti, aveva optato per un collettivo diretto ad aiutare l'infermeria con i feriti e quant'altro. Ovviamente era magnanimo e sempre ben attento, quindi con accuratezza aveva fatto in modo di dimenticarsi di Freddie (non è bello infierire) ma non di Brando. No, Brando non poteva dimenticarlo nemmeno volendo. Inutile dirvi quanti millisecondi fossero serviti al Grifondoro per innamorarsi del bel straniero tatuato. Pff, ci sto mettendo di più a dirvi che non ve lo dico.

    Lo aveva beccato mentre faceva la selezione di persone intelligenti nel corridoio del sesto piano nel momento in cui non era una fottuta gabbia mortale e visti i tremolii alle gambe che gli vennero solo a guardarlo, si era servito del gentile aiuto di una ragazzina Corvonero. "hey tu!!! sisisisisi tu, tu! sì, senti, porta questo a quel pezzo di manzo lì, lo vedi? quello che brilla al buio, proprio lui, ecco tieni. Portaglielo e digli che è importantissimo e che io in realtà non sono qui perchè... sto... tipo combattendo contro il mostro del lago nero - che è anche più o meno l'orario del suo spuntino quotidiano, così è credibile. Digli che mi sto facendo valere ma che prima di andare a morire per.. salvare le alghe del lago dall'estinzione, ti ho dato il compito di portargli questo invito e che è quindi suo preciso dovere morale parteciparvi per onorare la mia memoria. Tutto chiaro? Bene, vai." La ragazzina lo guardò stranita, ma girò ugualmente i tacchi avvicinandosi a Brando. Era filato tutto liscio, solo che a una certa entrambi si erano voltati a fissarlo mentre quell'infame con l'uccello al petto lo indicava boccheggiando. Aveva salutato l'ex compagno di stanza ed era fuggito via con la scimmia urlante al seguito, giusto per non dare nell'occhio. Altra parentesi anche questa, anche se davvero rilevante e importante.

    Capire quando e quali zone poter utilizzare o occupare era diventato un casino di pazzi, ma Kiwi si era segnato tutte le informazioni raccolte sino ad allora sull'avambraccio sinistro che non lavava da giorni. Ok, diciamo mesi. L'infermeria, almeno fino a sera, doveva esser tranquilla. Il suo avambraccio diceva che il peggio arrivava alle 2-.00 (il numero che seguiva il due non era stato trascritto perchè capitava in prossimità di un neo e lo sanno tutti che i nei non si toccano) quindi, dato che sommariamente dovevano essere appena passate le 14 (forse, ma in realtà potevano essere benissimo le 17) fino a incontrare un qualsiasi orario che venisse contrassegnato con un 2 al primo posto, ne doveva passare di tempo. "zona sicura berry, zona sicura"
    Non ne aveva ancora beccata nessuna, lui, di trappola. Era un fortunato sfacciatissimo, è vero, ma ciò non lo faceva sentire meglio. Si sentiva, di contro, terribilmente in colpa. Forse era anche per questo che, più del solito, ci teneva ad organizzare cose come quella dell'infermeria al fine di aiutare chi era al suo contrario un dannato sfortunato. Era un tipo di premura e attività provvidenziale che aveva sempre svolto regolarmente anche in momenti della sua vita molto più 'normali' di quello, ma in quella precisa situazione era quasi un'espiazione. Serviva a sgravargli davvero poco l'anima - giusto un minimo, quel che basta per campare senza mettersi nei casini da solo per sgravare il debito involuto con la dea bendata - ma in compenso serviva davvero ad aiutare gli altri.
    L'unico motivo per cui era davvero grato di non esser stato ancora parte di quella carneficina collettiva, era Berry. Essendo culo e camicia mettere in pericolo sé stesso avrebbe significato mettere in pericolo anche lui e semmai fosse capitato qualcosa a quel sacco di pulci o semmai un giorno gli fosse sopravvissuto dopo una catastrofe.. oh, meglio non pensarci.
    "Allora, chi vuole i bacini sulla bua?"

    Edited by monkey slut. - 23/12/2017, 23:43
     
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  2. The Lee Factor
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    Brando non si era mai reputato un ragazzo particolarmente influenzabile, perché se vuoi sopravvivere nella vasca degli squali devi capire almeno un minimo se ciò che hai in testa è la solita merda o una qualche diavoleria da marketing selvaggio. Eppure c'erano delle persone che, inevitabilmente, anche su di lui giovane ribelle di periferia riuscivano ad avere una presa folle. Lo Chef Tony era una di queste: diavolo se glieli avrebbe comprati tutti quei coltelli! Talmente potenti e talmente iconici da aver ispirato l'acciaio giapponese di Kill Bill - Brando era quasi sicuro di averlo sentito in un'intervista a Tarantino - e, andiamo, qualcosa che ha ispirato Tarantino non può essere che un dono del cielo, come i piedi e le totalmente irreali quantità di sangue che possono uscire da una ferita. Ma più di tutti, più di Chef Tony e perfino più di Oprah - sì, perfino più di Oprah!! - la figura più ispiratrice che aveva mosso le azioni e i giudizi di Brando N. Lee era stata Michelle Obama. Ok, magari non proprio tutte le azioni e tutti i giudizi, dato che il baro aveva continuato a fregare la gente, mangiare come un maiale e avere rapporti con la stessa percentuale di precauzioni di una prostituta ucraina sul ciglio di una strada di Kiev ma senz'altro la moglie del presidente non era passata inosservata. E come avrebbe potuto? Una donna forte, indipendente e nera sarebbe potuta benissimo essere il patronus di Brando.. se non che i patroni sono solo animali e, col senno del poi, dire una cosa del genere ad alta voce sarebbe potuto risultare vagamente razzista. Eppure Brando amava le nere, le amava di più se erano forti e indipendenti e diamine se amava Michelle Obama! Una volta, durante un discorso di fine anno che Brando aveva ascoltato appollaiato sullo sgabello di un bar di Oklahoma City, la first lady aveva detto qualcosa che aveva cambiato la vita e le percezioni di quel povero straccione per sempre: "Fate del bene, cazzo! Glielo volete dare un senso a quello sputo di posto nel mondo che vi ostinate ad occupare senza neppure pagare l'affitto, miserabili teste di minchia ?" Non erano state esattamente queste le parole, complice il fatto che Brando aveva l'innaturale tendenza a parafrasare tutto ciò che passava per il suo orecchio: e poi gli piaceva pensare che se una nera non si incazza anche per salutare la vicina di casa, che nera è?! Ma il senso era arrivato forte e chiaro; non completamente recepito, perché chi nasce tondo non muore quadrato a meno che non si trastulli un chirurgo plastico - e Brando non aveva così tanti dobloni d'oro per inquadrarsi - e una parte di sé continuava a spingerlo a fregare la gente per trarne guadagno. Erano senz'altro le sue origini italiane, si era detto una volta: non che fosse realmente sicuro di averne, ma il suo nome finiva per "O" e poteva mangiare cinque pizze senza scappare in bagno a vomitare come una ragazzina bulimica qualunque, superpotere che risaputamente solo gli italiani possiedono. Mai come quando il castello di Hogwarts era stato blindato da forze superiori - il mestruo della buon'anima del defunto preside - la profondissima saggezza di Michelle Obama aveva accompagnato la vita di Brando, spingendolo a comportarsi come un angelo sceso dal cielo. Quasi. Insomma, si era frenato dal fare lo stronzo il più possibile, perché quella macabra casa degli orrori gigante era un po' troppo anche per lui cresciuto a pane e trashate e la merda in cui sguazzavano la condivideva con tutti, nessuno escluso; di tanto in tanto si era giocato a carte un pacco di biscotti o delle fette di pizza, magicamente apparse in Sala Grande, vincendo sempre altrettanto magicamente. Il richiamo della jungla, baby.

    « Ma dove minchia l'ha trovato un grifone? Non sono tipo mezzo mitologici? » brontolava un Brando dai vestiti stropicciati e lacerati qua e là, camminando accanto ad un ragazzetto basso e tarchiato che aveva levato d'impiccio da una delle alte torri del castello. Il grifondoro era andato lassù in ricognizione - e perché, secondo l'attendibile blog di fitness tumblr seguendo l'hashtah #datass, le rampe di scale sono un toccasana per avere glutei scolpiti - ma ci aveva trovato solo un corvonero in sovrappeso che tentava disperatamente di replicare una puntata di "Fast animals and slow kids" « Cioè, serio, questa cosa è malata.. e in America abbiamo inventato le sparatorie nelle scuole, ne sappiamo qualcosa! » eppure, come sempre, Brando prendeva tutto - perfino il grifone assassino delle torri - con una filosofia e una pacatezza da vegano: a volte in pace, a volte davanti ad un hamburger di bue rosso grondante sangue. Avrebbe continuato a lamentarsi ancora un po', giusto per rompere il ghiaccio con quel ragazzino che sembrava il ciccione che aveva vinto il gold ticket per entrare nella fabbrica di cioccolato di Willy Wonka, quando una figura gli sbarrò il passo. Era corvonero, più piccola ma capace comunque di farlo fermare in mezzo al corridoio: la sua pelle scura, la mano sul fianco e quella gomma da masticare che ruminava in maniera ipnotica avevano catturato all'istante l'interesse da filantropo d'altri tempi di Lee. « Ehi, tu. L'Aladdin dei poveri, là, mi chiede di consegnarti questo. Mi ha detto di dirti che sta combattendo contro il mostro del lago, anche se non ha avuto neppure la decenza di nascondersi bene o, che so, non portarsi dietro una scimmia che fa versi che riecheggiando per il corridoio. » Brando prese tra le mani il biglietto, completamente stregato dal modo in cui la ragazzina riusciva a muovere la testa da vera regina del ghetto nonostante avesse si e no sedici anni in croce. Insieme si voltarono verso l'origine di alcuni versi scimmieschi, beccando un assai poco ninja Kit Juice. « Yo, Kiwi! » urlò alzando un braccio ma troppo tardi, perché il riccio selvaggio aveva già preso il volo. La corvonero sbuffò, scettica di fronte ad un teatrino che doveva aver trovato piuttosto ridicolo, perfino per i suoi canoni. Rivolse allora i suoi scuri occhioni d'ebano a Brando, squadrandolo come la pantera africana che era: « Ho accettato di portarti quello solo perché mi ha detto che sei un pezzo di manzo che brilla al buio e.. mmh- mmh! » Sassy queen. Brando colse con un certo fare lusinghiero quel velatissimo complimento, che poi in origine arrivava proprio da Kiwi. « Piccola, sei una bomba! Sei bandita dagli aeroporti, vero?! » Lo scambio di reciproci complimenti durò per almeno dieci minuti, sotto gli occhi sgranati del bambino sovrappeso. Non si era mai vergognato tanto in vita sua, ed è tutto dire.

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    Il bigliettino di Kiwi non conteneva nessuna proposta sconcia bensì un invito formale ad una delle tante azioni umanitarie che il buon samaritano compiva quotidianamente. Come se poi le porcate non fossero opere di bene, intendiamoci! Per quel giorno, l'ex compagno di stanza aveva organizzato un qualcosa di non meglio identificato in infermeria, probabilmente per alleviare le pene dei più bisognosi. Nulla di più, chiaro!, perché tutta la scuola ormai era al corrente su quanto fosse suscettibile l'infermiera Margo Castillo se qualcuno tentava anche solo minimamente di rubarle il lavoro o sminuirla per il suo essere palesemente extracomunitaria e per di più di un paese latino e quindi inferiore socio-economicamente: diventava una iena vera, altro che trappole mortali! Ma perfino lei aveva dovuto abbandonare il suo adorato posto di lavoro, che di tanto in tanto si chiudeva facendo dannare chi vi entrasse.. motivo per cui Brando era accorso subito, fischiettando. Trappole? Dont' worry! La porta dell'infermeria era socchiusa quando arrivò, permettendogli di sentire la voce di Kiwi: « Allora, chi vuole i bacini sulla bua? » Andiamo, così facile? Me la servi su un vassoio d'argento! Incrociò le braccia al petto, poggiato sullo stipite della porta, e lanciò al grifone uno sguardo dei suoi: profondo, penetrante, ad altissimo tasso di bollore. « Io! Questi pantaloni mi stringono così tanto. » alzò entrambe le sopracciglia, prima di ridacchiare come un gongolo ed avanzare dentro l'infermeria, allargando le braccia verso qualcuno che non vedeva da tanto e che, sì, gli era decisamente mancato. « Berry!! Vieni qua figlio di puttana, fatti stropicciare un po'! » Ah, era stata una convivenza intensa quella tra l'americano e la scimmia, difficile i primi tempi ma molto più liscia da quando Brando aveva iniziato a passare parte del suo tempo libero a procurargli banane e insegnargli giochi di prestigio. Afferrò al volo la scimmietta e se la coccolò un po', avanzando lentamente verso Kiwi. Perché non c'era Berry senza Kiwi e Kiwi senza Berry. E non c'era Kiwi senza un'occhiata ai raggi X di Brando. Gli si parò davanti, Brando, imponente come un bisonte del Midwest e gli diede un piccolo buffetto sulla guancia. « Ehi, stellina. Non mi stai evitando vero? » Da quando il preside, a inizio anno, aveva ristrutturato i dormitori e riformato le disposizioni, era stato stranissimo non averlo più in giro. Inevitabilmente, il tempo passato insieme si era ridotto.. specie quello notturno, ben speso. « Sembra un secolo che non ci vediamo, ti credevo nascosto in una grotta come Bin Laden. E invece eccoti qua, a mandare bigliettini come le ragazzine degli ultimi banchi di scuola. Ci sono rimasto male quando non ho letto se ti volevi mettere con me! » accentuò in maniera teatrale un'espressione infelice, passandosi l'indice lungo la guancia per mimare la scia di una lacrima che scende. Almeno sei vivo. I primi giorni che avevano passato chiusi in quell'inferno, aveva avuto paura che Kiwi fosse rimasto ucciso, inseguendo un Berry in preda al panico. Sospirò, girando i tacchi per guardarsi intorno. La sua viscerale e patologica curiosità lo attirò verso l'armadietto delle pozioni, che prese a rovistare senza pudore alcuno. « Allora? Se fossi malizioso penserei che mi hai chiamato per una sveltina! Ma non sono malizioso, vero? Aiutiamo i poverelli? » voltò il viso sopra la spalla per lanciargli un mezzo sorriso, prima di ritornare alla sua attività, riempendo l'ambiente del rumore di ampolle che sbattono tra loro. « Chissà se hanno del Metadone. » Così, per curiosità scientifica.
     
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    Traiamo un po' le somme, così, giusto per tenerci indaffarati.
    Quali erano esattamente le competenze di Kiwi in ambito medico? No perchè far del bene è sacrosanto, ma farlo bene forse è meglio. Specie in quel campo. Metti che sei sopravvissuto a una trappola e ti sei rotto giusto un braccio facendo fuoriuscire l'osso e metà del sangue che ti circola nelle vene, per esempio. Ecco, mettiamo capiti proprio questa ipotesi, Kiwi: che fai?
    Prima di tutto chiede al paziente se ha parenti o amici ancora in vita (di questi tempi non è mica una certezza) giusto per far due chiacchiere e alleggerire l'atmosfera. Ecco, arrivato al primo sorriso di cortesia iniziamo a pulire con un fazzoletto la zona interessata, così da poter guardare meglio l'osso (anche se è talmente grande e talmente tanto spezzato e fuori posto che è impossibile non notarlo, ma dettagli( così da sembrare professionali e attenti perchè precisi e scrupolosi. Perfetto, ora che l'osso è lucidato si passa a decorarlo. Ci mettiamo una bella benda con un fiocco e via, mandiamo il paziente a casa. Se tutto va come deve in un paio di giorni smette di sanguinare e in un mesetto circa l'osso torna a casa per nostalgia. Sì perchè se c'era una cosa che Kiwi aveva imparato nella struttura dov'era cresciuto è che ogni scappato di casa presto o tardi ritorna al nido. Scientificamente provato. L'osso non poteva mica fare eccezione.
    Ordunque: appurato il suo non sapere un cazzo in fatti di infermieristica e medicina, quella di dare i bacini sulla bua restava davvero l'unica opzione valida per rendersi minimamente utile. Minimamente. La sua funzione (volendola chiamare tale per cortesia) poteva altrimenti ritenersi paragonabile a quella dei clown nei reparti di oncologia: funzionale per l'umore disfunzionale in tutto il resto. In un contesto dove la gente tutto voleva fuorché farsi una risata perchè magari intenta a non morir dissanguata, il suo ruolo sarebbe così divenuto pressocchè nullo. Se la batteva alla grande con le candele spente in pieno giorno, per così dire.
    « Io! Questi pantaloni mi stringono così tanto. » La scimmia sulla sua spalla iniziò a squittire (sì le scimmie squittiscono, googlatelo) ma Kiwi non si mosse. Aveva riconosciuto quella voce tanto da chiudere gli occhi e assumere l'espressione contrita di chi si sta per teletrasportare (voi non vi comprimete mentre lo fate? ah, davvero?) senza però ovviamente riuscire a farlo (un po' come quando va in bagno e cerca di fare la cacca, vi giuro uguale).
    Visto che tutto voleva fuorché fare una figura misera (l'ennesima) fece un piccolo respiro e radunò il coraggio insito nel suo animo da condottiero integerrimo prima di arrivare a dieci e iniziare a scappare. Come aveva già previsto, alle sue spalle vi era Brando. "Davanti o dietro?" chiese, sfoggiando il suo sorriso migliore. Sì è vero, lo aveva invitato lui, ma non credeva che sarebbe arrivato davvero. Invitava un sacco di gente, ma mica si presentavano tutti! Era la prima volta che lo invitava personalmente (sì bhe' in realtà non voleva essere una cosa così personale, ma la corvonero del ghetto così aveva deciso quindi ok) vero anche questo, ma non se lo aspettava comunque. Voleva solo essere gentile. Una cosa tipo 'hey, so che sei vivo! ti va di aiutare chi lo è giusto per un pelo?' una roba così insomma, banale.
    Non se ne accorse nemmeno, ma iniziò a oscillare. Oscillare, sì, come un pendolo. Lo faceva spesso quand'era nervoso, lo aiutava a smaltire lo stress passandolo da un lato all'altro del proprio corpo. Segnò mezzogiorno (quindi si fermò e qualcosa fece cucù) solo quando l'Americano avanzò a braccia aperte verso di lui. Lì, davvero, rimase di pietra. E vi dico davvero perchè davvero, ma davvero, ogni pezzo di lui divenne pietra.
    « Berry!! Vieni qua figlio di puttana, fatti stropicciare un po'! » fottutissima scimmia, gli rubava sempre la stracazzo di scena.
    Berry si buttò tra le braccia di Brando (possiamo biasimarlo? no, semmai invidiarlo) e Kiwi continuò a sorridere, ormai inebetito (ormai?). Inutile dirvi, anche questa volta, quanto male ci rimase. Non si aspettava l'abbraccione di riconciliazione, no, ma tipo un po' di calore umano dai mica guasta. Non che non avesse già i suoi, di bollori, chiaro.
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    « Ehi, stellina. Non mi stai evitando vero? » tieni, beccate il tuo calore. Un colpetto e via. Ebbe un flashback, ma a rivendicarlo fu una parte del suo corpo che non era esattamente la guancia. "Io? Evitando? Te? In questa vita? Pfffff" fece una smorfietta (davvero ben fatta, lasciatevelo dire) alla 'ma cosa diamine vai blaterando' degna della signorotta da salotto più artefatta e ben costruita di fine 800, con tanto di levata d'occhi al cielo e manina sventolata in avanti, poi iniziò a trascendere lentamente nel panico. Trova una storia, trova una storia.
    « Sembra un secolo che non ci vediamo, ti credevo nascosto in una grotta come Bin Laden. E invece eccoti qua, a mandare bigliettini come le ragazzine degli ultimi banchi di scuola. Ci sono rimasto male quando non ho letto se ti volevi mettere con me! »
    Gli si raggelò il sangue nelle vene. Quindi avrebbe potuto farlo davvero? Tutti gli dicevano che cose come quella non erano così facili e lui fino ad allora ci aveva pure creduto! Bastava un bigliettino? BASTAVA UN CAZZO DI BIGLIETTINO? Dov'è la carta, cazzo Kiwi trova un fottuto pezzo di carta!!!!
    "E' che ultimamente c'è così tanto da fare, sai, con.." si girò alla propria sinistra cercando fugacemente uno spunto che potesse aiutarlo a costruire una fiaba per cui i fratelli Grimm potessero invidiarlo "..tutte queste ossa e.." ora alla sua destra ".. il sangue" vezzeggiò la parola stessa con fare qualunquista e poi annuì per enfatizzare il suo racconto "davvero, non ho un secondo neppure per guardarmi allo specchio" terminò. Amen. Davvero realistico. Convincente. Toccante.
    La parte in cui Brando si diceva dispiaciuto perchè mannaggiatutto lo aveva invitato a prendersi cura dei poracci anziché scopare duro fece finta di non averla sentita. Per rosicare meno. Erano in infermeria circondati da persone che davvero se l'erano passata o se la stavano passando malissimo, pareva brutto poi dai.
    Nel frattanto, si era messo le mani in tasca per evitare di toccarlo toccare qualsiasi cosa lo circondasse e palesare (ancor di più) il suo nervosismo, ostentando così una nonchalances del tutto fuori contesto per darsi un tono, che non guasta mai. "tu invece? sei vivo! wow! complimenti!" levata di sopracciglia all'aria per far credere fosse sinceramente sorpreso e piccoli sobbalzi d'assenso per rimarcare con decisione il suo costrutto sagace e intuitivo. Sì perchè doveva pur fingere di non aver costantemente tenuto d'occhio ogni giorno le sue chiappe. Per assicurarsi che stessero bene, ovviamente. E con loro il detentore, ovviamente. "e tutto intero poi! non ti manca niente, che meraviglia!" sì ma ora basta.
    « Allora? Se fossi malizioso penserei che mi hai chiamato per una sveltina! Ma non sono malizioso, vero? Aiutiamo i poverelli? » "Pffff" ed ecco di nuovo la signora di fine 800 che sbuffa ohohoh ilare per le fandonie altrui "una sveltina... di questi tempi..." sembrava stesse parlando di farsi una manicure nel deserto con una tempesta di sabbia dietro l'angolo in arrivo mentre era in groppa ad un fauno "..sempre un birbante..." e che Brando avesse 5 anni e inventasse storie assurde perchè allucinato dalla privazione di acqua e l'eccessivo surriscaldamento della cute capillare dovuta al sole battente (almeno lui) "questi poveri compagni hanno bisogno di aiuto ed io.." era la recita peggiore a cui lui stesso aveva mai presieduto, ma quanto gli rodeva il culo, non potete capire. Avrebbe potuto scrivere qualsiasi cosa su quel foglio: Brando gli aveva praticamente detto che avrebbe accettato ogni zozzeria, fantasia e oscenità che gli fosse mai passata per la testa da quando lo conosceva. Qualsiasi. Capite? "..aiuto?" è una domanda? no perchè se lo è: non aiuti manco il cazzo. Letteralmente.
    « Chissà se hanno del Metadone. » "Oh." momento di sdrammatizzazione. I bollori gli erano quasi scesi del tutto, il dubbio dell'ex compagno di stanza aveva davvero (finalmente) destato il suo sincero stupore. "Ci droghiamo adesso?" Perchè usi il plurale? E gli levi quella cazzo di scimmia di dosso? Ostruisce la visuale, non lo vedi che la divisa ha dei buchi? Magari scappa via un pettorale, cristo, Kiwi, bisogna sempre dirti tutto.
    "Wow?" stai facendo tutte le domande sbagliate, tutte le domande più sbagliate. "sicuro di stare bene?" ecco, l'ennesima. Chi stava davvero bene? Chi poteva stare davvero bene? Hai presente il guaio in cui sono finiti tutti? Ecco, bravo. Non siete esclusi nemmeno voi.
     
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  4. The Lee Factor
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    « Io? Evitando? Te? In questa vita? Pfffff » Esattamente la risposta che si aspettava, proprio quella che si sarebbe voluta sentir dire quella grandissima superficiale testa di cazzo di Brando Lee. Perché la verità che muove il mondo è una e una sola: non importa che tu sia una drag queen del più infimo localino gay del Queens o un virilissimo giocatore dell'NBA con il talento nel sangue solo perché il tuo trisavolo è nato in Costa d'Avorio, dove la selezione naturale ha permesso solo ai migliori giocatori di basket di sopravvivere e far progredire la specie, tutti gli uomini nessuno escluso amano i complimenti e adorano sentirsi apprezzati. Sono esattamente come le donne, ma col pene, quindi evoluti. Che non significa migliori, badate bene! Brando non avrebbe ammesso neanche sotto tortura questo suo pensiero, perché era certo com'è certa la natura divina di Beyoncé una e trina che le donne avrebbero frainteso il suo pensiero, tutt'altro che maschilista. Perché Brando le donne le ama sopra ogni cosa, le adora e le venera come un petroliere texano adora e venera il dollarone sonante.. però certe verità bisogna ammetterle. L'uomo ha per natura meno problemi! Mestruazioni? Nossignore! Pisciate in piedi! Ma volentieri! Gravidanza? Solo se consenziente. Migliaia di anni di società patriarcale? Perché no! Il maschio doveva solo preoccuparsi di una e una sola cosa nella vita: la preservazione dei propri testicoli, fragili compagni di avventure. Il resto erano solo circostanze, mere formalità. Ma davanti ai complimenti, davanti alle lusinghe o alle attenzioni, anche il più nerboruto dei marinai diventava una squinzia bionda dalle tette grosse, capace dei più leggeri sospiri. E così era Brando, quando si trovava nella stessa stanza con Kiwi Juice. Il perché è facile da capire, se si nota il modo in cui Kiwi guarda Brando, con quel misto di tensione sessuale, desiderio e una punta di irraggiungibilità che faceva gonfiare il petto di Brando di un certo orgoglio da cheerleader mancata. « E' che ultimamente c'è così tanto da fare, sai, con.. tutte queste ossa e .. il sangue.. davvero, non ho un secondo neppure per guardarmi allo specchio. » Che dolce, campa scuse per aria come un repubblicano qualunque! Purtroppo per Kiwi, Brando aveva imparato a dire bugie - a fin di bene, sia chiaro - praticamente quando ancora stava nella culla a ficcarsi il biberon in bocca, primo di una lunga serie di scoperte orali. Le bugie erano il suo pane quotidiano, se le spalmava sul pane tostato su un abbondante strato di burro tappa-arterie e della confettura di lamponi. Ne riconosceva l'esotica fragranza ad un kilometro di distanza! E Kiwi Juice, diciamocelo, era tanto bugiardo quanto medico. Una giornata di fallimenti annunciati, insomma. « Non ti ho insegnato proprio niente, cucciolo? » lo ammonì, pescando dall'armadietto una piccola ampolla blu scuro e stappandola per sniffarne il contenuto. Sapeva di lucido per scarpe, proprio come il whiskey che facevano in quel famoso baretto di Oklahoma City. Nel dubbio, se la ficcò in tasca senza ritegno. « ...se devi dire palle, che siano grandi! Le palle piccole non piacciono a nessuno. » Brando N. Lee, pensatore contemporaneo. Per lui non esistevano piccole bugie ma solo grandi storie, degne di essere tramandate! Non sarebbe mai e poi mai arrivato tardi a lezione per non aver sentito la sveglia, ma molto probabilmente avrebbe imboccato il passaggio segreto sbagliato ritrovandosi in una nascosta camera delle torture dove Salazar Serpeverde e Godric Grifondoro erano soliti, ai tempi della fondazione di Hogwarts, consumare il loro rapporto omosessuale, di cui tutti erano a conoscenza ma di cui la storia non parlava. Omertosi. Ma proseguendo, Brando avrebbe ignorato, non volutamente sia chiaro, ogni discorso che non raggiungeva la soglia del suo interesse se non fosse provenuto proprio dal suo Kiwi: non c'era cattiveria dietro, è che aveva incorporato nel cervello un filtro anti-noia, quel genere di noia che solo le cose scontate sanno offrire. Ma il particolare timbro di voce di quel ragazzo riusciva a bypassare ogni possibile filtro mentale, impossibile dire se fosse perché era molto fastidioso, di quel fastidioso che proprio non puoi evitare, o semplicemente rumoroso. E allora: « Tesoro, sono sopravvissuto a due amministrazioni Bush e alle elezioni di Trump, ci vuole più di una scuola magicamente blindata con trappole letali ad ogni ora del giorno e privazioni del sonno e del cibo per sperare di uccidermi! » Perché le armature armate di asce da guerra potevano essere pericolose, ma volete mettere la pericolosità di mettere il massimo potere del mondo nelle mani di un uomo che sembrava un macaco itterico col parrucchino biondo? Andiamo! Gli americani viaggiavano ormai da mesi su ben altri (e alti) livelli di pericolosità. Quando si sentiva abbattuto o triste, non faceva che pensare al fatto che se Hillary ha superato questo e il tradimento di Bill con quella sgualdrina della Lewinsky, io posso superare la giornata! Dannazione, funzionava davvero. Fu solo il commento sulla futilità delle sveltine ad interrompere l'ispezione di Brando che, con entrambe le mani ricolme di fialette di ogni colore, si voltò verso Kiwi come se avesse detto la più grande eresia e al contempo la più deludente delle frasi. Uno sguardo che urlava "Credevo di conoscerti, con chi ho dormito per tutti quei mesi?" « Non dare mai per scontata una sveltina. Non sai mai se potrebbe essere l'ultima o no. La vita è una giostra che gira e noi, amico mio, siamo al momento in un parco divertimenti bulgaro, senza le più basilari norme di sicurezza. » gli lanciò un'occhiata intensa, degna del miglior protagonista della miglior telenovela paraguayana, una con un nome dalla forte carica ermetica, qualcosa come "La soledad del corazon". « Le sveltine ci tengono in vita. E' l'amore, la risposta! L'amore. » Che poi amore fosse una parola come un'altra per descrivere rapidi amplessi in un lurido sgabuzzino pieno di scope e detersivi, quelli erano dettagli di assai poco conto che ad un'anima pura come Brando toccavano assai poco. Chi era lui per giudicare cosa è amore e cosa no? Ritornò allora a rovistare le pozioni. Chissà se hanno del Metadone. E' in tempi come quelli che bisogna fare scorte di beni di lusso, che poi potranno essere rivenduti al triplo del prezzo! Ma Kiwi, povero, era solo un inglese: per lui la Grande Depressione era uno stato mentale! Ecco allora che, ancora una volta, l'America sarebbe dovuta scendere dal suo altissimo ed illuminatissimo piedistallo a stelle e strisce, in sella ad un'aquila - o era un falco pellegrino? vabbè, quel pennuto - per dare al resto del mondo lezioni su praticamente qualunque cosa. Non importa se siano nati neanche quattrocento anni fa, la carta d'indipendenza dice chiaramente che punto uno, gli americani sono americani e non inglesi; punto due, gli americani sono migliori; punto due comma uno, gli americani sono migliori ma sono molto molto migliori se hanno di fronte delle minoranze etniche, vedi i pellerossa per i quali molto misericordiosamente hanno costruito delle riserve e affidato loro dei casinò, per renderli colpevoli durante le campagne di sensibilizzazione contro il gioco d'azzardo.
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    « Oh. Ci droghiamo adesso? » Rischiò di far cadere tutto il contenuto dell'armadietto, uno shockato Brando, di fronte ad una domanda del genere. « Sicuro di stare bene? » Chiuse lentamente l'armadietto, attendendo tre secondi carichi di attesa prima di voltarsi con l'espressione contrita. « Se sto bene? Mi chiedi se sto bene?! Dopo avermi dato del drogato? A me? » Come se fosse il primo a pensarlo. Dieci minuti in compagnia di Brando Lee e la domanda, diciamocelo, sorge spontanea. Ma ci è o ci fa? Ha qualche disturbo psichiatrico o è semplicemente strafatto di metanfetamina? « Io vengo qua, do tutto l'amore, tutto me stesso e tu mi tratti come una di quelle sgualdrine anoressiche senza dignità che pippano nel privé del Copacabana insieme ad avvocati cinquantenni con moglie e figli a casa? » Ehm.. sì? Dubbio lecito, in realtà. Eppure niente, Brando era partito per la tangente e si era offeso. Capita, a volte! Motivo per cui marciò verso il letto vacante più vicino e ci piombò sopra, sedendovisi a gambe distese e accavallate. « Non muoverò un dito finché non mi chiederai scusa. E le voglio sentite, queste scuse! » e restò immobile come una sfinge, con le braccia al petto, incurante della ragazzetta pallida come un lenzuolo che iniziò a dimostrare al resto della sala il suo personalissimo provino per l'Esorcista, vomitando con la stessa bravura dell'iconica Linda Blair. Non osare togliermi la scena, stronzetta!


    Edited by The Lee Factor - 25/12/2017, 00:51
     
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    Mai dimenticare che un Americano è, di fatto, Americano. Anche se lo fate, comunque, non c'è problema: sarà lui a ricordarvelo. Era una lezione importantissima che Kiwi aveva imparato nel breve (ma super intenso) periodo in cui aveva avuto l'impagabile piacere di convivere con Brando, volente o nolente. Potrebbero, difatti, dirsi di più le volte in cui il bel moro facesse sfoggio delle mirabolanti penosità peculiarità del suo continente che non le volte in cui erano finiti a far capriole tra le coperte. Immaginate un numero. Bene, ora triplicatelo.
    Sì, una vera agonia.
    « Non dare mai per scontata una sveltina. Non sai mai se potrebbe essere l'ultima o no. La vita è una giostra che gira e noi, amico mio, siamo al momento in un parco divertimenti bulgaro, senza le più basilari norme di sicurezza. Le sveltine ci tengono in vita. E' l'amore, la risposta! L'amore » Poesia, pura poesia. Ammaliato da quelle parole Kiwi non poté che restare immobile, incantato, a fissare il compagno. Brando non aveva mai fatto segreto del suo potenziale, ma l'orfanello Juice non aveva mai saputo sfruttarlo al meglio. Era stupido? Probabile.
    E dire che non poteva neppure giustificarsi celandosi dietro la sua inesistente timidezza. Che gran mistero.
    Berry tornò sulla sua spalla e quel gesto ridestò il riccio. Avrebbe voluto allora mettersi in mostra dandosi per indaffarato, ma le possibilità che gli si presentavano per esserlo realmente variavano dal ripulire i resti del vomito del tizio del letto 5 a quella di pettinatore di scimmie per mero diletto, sperando di strappare ancora una volta una risata che, con ogni probabilità, non sarebbe neppure giunta. Nulla di abbastanza sexy con cui poter impressionare il compagno, quindi. Sempre la solita storia.
    « Io vengo qua, do tutto l'amore, tutto me stesso e tu mi tratti come una di quelle sgualdrine anoressiche senza dignità che pippano nel privé del Copacabana insieme ad avvocati cinquantenni con moglie e figli a casa? » Il cambio d'umore dello yankee fu così repentino ed improvviso che Kiwi faticò addirittura a stupirsene in tempo. Rimase a sorridergli con l'aria assorta di chi è solo fisicamente presente nel mentre che la mente divaga e, con i dovuti tempi, arriva ad elaborare quanto detto dall'altro. "No aspetta, cos..." Gli aveva dato del cinquantenne? "Io non ho figli!!" (togliendo la scimmia, chiaro) Gli aveva dato della casalinga? Della tettamunita? "e guarda, vedi?!?!" iniziò a tastarsi il petto ricordando similmente un gorilla nel periodo dell'accoppiamento "non ho le tette per poterli allattare!!!" Meglio precisare, non si sa mai.
    Berry, intanto, aveva iniziato ad accarezzargli i ricci per tranquillizzarlo. Il programma 'cerca di apparire sexy' era fallito penosamente, ma di contro, quello di Brando.. « Non muoverò un dito finché non mi chiederai scusa. E le voglio sentite, queste scuse! » non sono le tue dita che vogliamo vedersi muovere, caro Lee. "Oh..." Lo guardò mettersi comodo su di uno dei letti liberi, l'espressione sorniona e divertita che da sempre lo contraddistingueva contratta in una plastica smorfia di artefatto oltraggio. Era una recita forse peggiore della sua, ma Dio, che classe. Ecco come si fa, prendi e porta a casa.
    Ok, ora che Brando era esattamente nella posa che Kiwi sognava a notti alterne di ritrovarselo nel proprio, di letto, che cosa doveva fare? E' vero che i tempi erano cambiati, ma dubitava che fosse diventato moralmente giusto far assistere una banda di malati ad uno stupro in piena regola (e poi sono gli altri, i malati). In più tutta quella farsa aveva iniziato a prendere un retrogusto amaro del tutto inaspettato. Sapeva di.. delusione mista ad illusione ridestata e realizzata in un calcio nelle palle.
    Chiedigli scusa, chiedigli scusa. No.
    ".. Ok." Senza indugiare oltre, come posseduto da chissà quale demone che lo trainava guidando i comandi dal suo inconscio, Kiwi gli diede le spalle e andò
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    ad un secondo armadietto dei medicinali situato all'altro capo della sala, zigzagando tra infermieri (veri) e pazienti. Giunto lì aprì la piccola anta di vetro e senza che nessuno badasse a lui nel tram tram generale, prese qualche boccetta e ritornò poi sui suoi passi. "Tieni" non si avvicinò nemmeno al letto, lanciandogli da lontano le due ampolle che rimbalzarono sul materasso, ma che ringraziandoilsignore non caddero. "non è metadone, ma per le tue sveltine strafatto nei bagni dovrebbero andare." Difficile capire se stesse cercando di evitare un dramma o se ne stesse creando lui uno, ma i giochi di Brando non gli risultavano più divertenti come prima. Vuoi che, come per sveltine, anche ciò che circondava queste ultime aveva una non irrilevante importanza, vuoi perchè l'ultima cosa che voleva sentirsi dire da lui (ogni cosa poteva essere l'ultima, su quello aveva pienamente ragione più che su di ogni altra) era una presa in giro, vuoi che si era ricordato di quella volta che lo vide entrare in bagno, denudarsi e bhe' tutto il resto.. vuoi per quel che vuoi, ma Kiwi non sorrideva più. "Divertiti"
    Si era probabilmente giocato una delle migliori opportunità di approfittarsene che gli fosse mai capitata nell'ultimo periodo, ma forse non era nemmeno quello che voleva. Nonostante potesse vantare una libido esuberante quanto (se non più) quella dell'Americano a Kit non piaceva essere sottovaluto, né gli piaceva sottovalutare le proprie emozioni. Brando era un egocentrico e aveva tutto il diritto di esserlo e lui era un fesso, ma non aveva l'altrettanto diritto di dimostrarlo ad ogni occasione.
    Infondo era andato lì per aiutare, no? Almeno con una persona lo aveva fatto, sicuro che quello avesse risposto al suo appello solo ed unicamente per procacciarsi ciò che gli aveva appena consegnato.
    Kiwi girò nuovamente i tacchi e armandosi di uno straccio e di un secchio, infine si mise a pulire il vomito della squinzia del letto quattro.
    Oh che bella sensazione, questa. Com'è che si chiama? Ah sì: dignità. Non la provavamo da un pezzo.
     
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    L'America è grande, Dio benedica l'America! In un mondo superficiale e ormai alla deriva, questa è l'unica certezza che un tipo come Brando riusciva a garantire a chiunque lo circondasse. L'America è grande e in quanto esponente di tale gloriosa nazione, essendosi preso la briga di imparare a memoria l'inno e almeno due arrangiamenti di Amazing Grave - ovvero quello che sarebbe dovuto essere l'inno se chiunque avesse scelto l'inno si fosse azzardato ad osare un po' di più - Brando si sentiva assolutamente in diritto di essere grande tanto quando, se non di più, l'America stessa. Il che voleva dire essere esagerato, in ogni senso possibile e immaginabile. Ben poche erano le persone che, al di qua dell'oceano, riuscivano veramente a capire il suo spasmodico bisogno di essere semplicemente sé stesso, perché dopo generazioni e generazioni di suoi antenati rinchiusi a filare il cotone per gli sporchi padroni bianchi, il sentimenti di rivalsa e libertà estrema riusciva a sentirlo quasi sotto pelle. Certo, continua a ripetertelo. Ma cosa succede quando un americano incontra qualcuno più eccessivo di lui? E' pressapoco quello che tutti i giornalisti del mondo si stanno chiedendo da quando Trump e Kim Jong-un sono saliti al potere: Brando, dal canto suo, aveva ipotizzato che lasciarli nella stessa stanza per troppo tempo avrebbe causato uno squarcio nello spazio-tempo con l'apertura di un buco nero che avrebbe risucchiato tutti, portando all'estinzione della specie umana. Troppo trash tutto insieme. Eppure Brando una personalità simile l'aveva incontrata in Kiwi e di tutte le cose che si erano aperte, i buchi neri non erano annoverati. Non nel senso cosmologico e astronomico del termine, perlomeno. Kiwi Juice era talmente esagerato da disorientarlo, cosa che di tanto in tanto gli succedeva semplicemente guardandosi allo specchio, e di fronte a tanta moltezza reagire non era sempre facile. Questo perché, dato che l'America è grande e gli americani lo sono altrettanto, gli era sempre sembrato piuttosto implicito il fatto di essere in un certo qual modo di grande degli altri, più furbo degli altri, più tutto degli altri. Perfino di Kiwi. Senza cattiveria, senza la puzza sotto il naso degli snob ricconi con l'abbonamento al golf club ma semplice dato di fatto! Eppure, poi arrivavano ciclicamente le prove incontrovertibili che la propria grandiosità non era che uno stato mentale e nulla più, niente di realmente tangibile, nessun maledetto piedistallo. Se così fosse stato, se davvero fosse stato così in alto come gli avevano fatto credere i mass media e Hollywood, neppure si sarebbe accorto della reazione di Kiwi e invece.. invece se n'era accorto eccome.

    Lo vide allontanarsi col suo solito passo trafelato da ragazzetto nevrotico che aveva imparato a conoscere e ad apprezzare e perfino questo appagò il suo spirito da diva mancata. Ma quando Kiwi tornò al suo capezzale, lanciandogli contro un paio di fialette che neppure riuscì ad afferrare al volo - vent'anni di Super Bowl in tv per un cazzo - Brando rimase lì per lì, statuario come una Kate Winslet qualunque in Titanic pronta per essere dipinta come le ragazze francesi, dubbioso su come reagire ad una reazione che aveva letteralmente surclassato la propria di pochi secondi prima. «Tieni, non è metadone, ma per le tue sveltine strafatto nei bagni dovrebbero andare. Divertiti » E anche quest'anno, niente oscar. Nel dubbio, comunque, le fialette le intascò lo stesso perché a caval donato mai e poi mai si guarda in bocca, non è educazione.
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    Con un movimento degno di Berry, Brando balzò giù dal lettino, pronto a rincorrere un Kiwi che pareva aver messo il turbo per scansarsi da una situazione difficile. « Wo-wo-wooh Juice, frena! Sembri il bus di Speed che sotto le 50 miglia orarie esplode! » Ci rifletté due secondi netti, prima di accorgersi che forse, così facendo, gli aveva consigliato di ammazzarsi. « ...cioè per carità, non volevo dirti di farti saltare in aria, poi l'ISIS rivendicherebbe l'attentato. Non dargliela questa soddisfazione a quei disgraziati! » Glielo disse giusto per mettere in chiaro le cose, anche se in fondo non credeva che Kiwi l'avesse preso come un insulto: stiamo parlando in fondo di un film con Sandra Bullock e niente che abbia a che fare con Sandra può essere considerato anche in minima parte negativo. Sandra Bullock è la vita, avrebbe migliorato perfino un'esecuzione in un qualche penitenziario texano con il suo incredibile talento! Eppure, chissà come, Kiwi offeso lo sembrava davvero, e non offeso alla Brando, ovvero col broncio che si innescava automaticamente quando sentiva di poter ottenere qualcosa dalla vita, da bravo accattone qual era. No, offeso veramente! E proprio non ne capiva il motivo. Così lo seguì, senza interromperlo dal suo lavaggio di vomito. Si sedette anzi sul letto, spaparanzandosi proprio accanto alla povera ragazza, che per convenzione d'ora in poi chiameremo "Regan MacNeil" a.k.a. l'Indemoniata. « Piccolo, me lo dici cos'hai? » gli chiese affabile, allisciando il suo ego con la voce suadente che aveva imparato guardando innumerevoli stagioni di Beautiful, maestra di vita più di quanto siano mai stati i suoi ignoti genitori. La ragazzina, con i capelli disordinati come la peggior controfigura di un horror giapponese, mugolò infastidita. « Non potete parlare da un'altra parte? Ho... ho... naus... » e giù di vomito, proprio nel punto ormai lindo e pulito che Kiwi aveva appena finito di ripassare. Il grifondoro, apparentemente senza la minima intenzione di voler contribuire alla causa, ancora comodamente seduto sullo spazio vitale destinato alla malata, degnò quest'ultima di un'occhiata contrariata, scuotendo lentamente la testa. « Aveva appena lavato, lì. Rispetto del lavoro altrui? Z e r o. Vergognati, Linda. » L'indemoniata si rialzò ripulendosi la bocca con la manica della maglia, suscitando nei presenti pressapoco la stessa reazione che La Sirenetta 2 aveva suscitato nel grande pubblico. Che senso ha rovinare un capolavoro? E Kiwi aveva ripulito il pavimento da gran maestro. « Ma mi chiamo Jenny! » L'americano sbuffò, risollevandosi dal letto. « Scusa se non gira tutto intorno a te, Regan. Per Dio, scendi dal piedistallo e torna sulla terra! » L'indemoniata ribatté qualcosa che Brando ignorò bellamente, mentre faceva il giro del letto, e prese a darle le spalle per farle capire efficacemente che le sue chiacchiere da diva non avrebbero sortito alcun effetto con uno come lui, che per pura casualità diva lo era davvero. Si piazzò davanti a Kiwi, riavviandogli un riccio selvaggio che rischiava di finirgli dritto in un occhio. « Ehi, dai, non tenermi il musetto. Sono venuto qui per te, mica per la roba.. che poi, per inciso, cosa sarebbe? Cioè non me ne frega nulla eh, l'ho già buttata. Sono qui perché me l'hai chiesto tu! » Facciamo un gioco: Brando ha appena detto una bugia, quale? Inclinò la testa per incontrare i suoi occhi. « Me lo fai un sorriso? Mi illumineresti la giornata! » Brando N. Lee e il rispetto dei sentimenti altrui, due universi sconosciuti. E in collisione.
     
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