- Ho un nuovo amico - Vero o immaginario? - Immaginario
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Edric non era mai stato così felice come quando il più terribile dei mali aveva iniziato a divorare lentamente la realtà di ognuno di loro. Mai si era sentito così vivo e allo stesso tempo così in pace. Era come se per tutta la vita avesse vissuto in una caverna in cui rimbombavano violentemente le mille voci che avevano albergato la sua mente, come pure quella del suo oscuro Passeggero che ad ultimo si era aggiunta e le aveva sovrastate tutte. Non lo aveva mai sentito così forte, così vicino come da quando aveva varcato le soglie della Loggia Nera. Non si era mai sentito tanto a casa. L'opprimente cappa di oscurità e silenzio di quel luogo, che a così tanti stava lentamente facendo perdere il senno, al contrario a Edric pareva averglielo donato: lucida follia incoronava la sua testa da sempre malata, rendendolo se possibile più pericoloso di quanto non fosse mai stato. Perché adesso lo sentiva più chiaro che mai, il sussurro del suo Passeggero, e con così tanta benevolenza lo accettava nella parte più intima della propria coscienza. Gli sembrava perfino di vederlo, ogni volta che si guardava allo specchio, nascosto nel buio della pupilla. (voglio anime) Il bisogno costante di nutrimento forse l'unico punto a non essere cambiato nel corso della transizione. Incessantemente l'arcano gli sussurrava i propri appetiti e diligentemente Edric provvedeva a saziarlo, senza alcuna remora, perché da quegli stessi appetiti era attanagliato il Serpeverde. L'istinto sessuale, quello che gli intimava di avventarsi su una preda e succhiarle l'energia attraverso il più antico e intimo dei gesti, ruggiva prepotentemente ma tra i pochi superstiti sopravvissuti a quello che sarebbe passato alla storia come un massacro ben pochi ormai si sarebbero lasciati avvicinare con la lusinga di un rapporto sessuale. Quanto a vergini, dopo la deflorazione violenta di Léo Weasley non ne aveva più incontrato e ancora oggi poteva sentirsi scorrere nelle vene la sensazione più bella, pura e potente che avesse mai provato. L'energia di un vergine, ora so perché la brami. Per questo motivo, se non avrebbe potuto attingere al nutrimento derivante dal sesso, la risposta che rimaneva era una e una sola. (voglio caos) Caos. Il turbinare esplosivo delle emozioni umane che non vengono indirizzate al bene, la ricerca spasmodica del disordine che infine porta alla distruzione. Anche questo, avevano scoperto Edric e il suo passeggero, poteva avere un gusto tra i più raffinati. Se la morte riusciva a saziare gli appetiti dell'arconte a cui Edric era collegato, qualcosa di molto più fine ed elegante come il caos fungeva da balsamo ai suoi malumori, rendendolo potente. Affamato, certo, ma potente. Da quando le porte della sala comune di Corvonero si erano aperte che Sanders non aveva fatto altro che ricercarlo, il caos, spargendone diligentemente i semi in attesa che dessero frutti. La settimana di clausura forzata dentro la torre ovest, a stretto contatto con soggetti che sentiva essere pericolosi - Beatrice Morgenstern e la sua allegra comitiva - gli avevano dato modo di pensare che la violenza plateale non poteva più essere la soluzione ai propri bisogni, non quando oramai il numero dei sopravvissuti era calato così vertiginosamente. Era giunto alla conclusione che i pochi rimasti li avrebbe dovuti sfruttare con la diligenza di un fine stratega. Lui, il povero malato di mente, quello con le voci nella testa e le allucinazioni negli occhi, un fine stratega? Sì, se le voci avessero sussurrato le parole giuste. Così avevano fatto. Era stato Lui a condurre Edric nel bagno dei prefetti, in un giorno qualunque della loro ormai infinita prigionia, concedendogli il lusso di assistere al crollo emotivo di una delle persone che meno tollerava. Betty Branwell poteva essere considerata l'antitesi di tutto ciò che sarebbe potuto piacere ad un ragazzo come Edric Sanders: un arcobaleno in movimento, troppo viva e troppo colorata perché potesse andargli a genio. Ricordava di essersi collegato a lei, un giorno di tanti mesi prima durante una lezione di Cura delle Creature Magiche, e aveva sentito sbocciare dentro di sé sentimenti talmente caldi da rimanerne quasi scottato. Odiava Betty Branwell e la sua perenne voglia di vivere, il suo entusiasmo nel vivere ogni situazione e, ancor più, nel vivere ogni relazione. Ma la ragazza a cui Edric era stato condotto era il fantasma della caposcuola che aveva imparato a conoscere nel corso degli anni. Era come se la ragazza che intonava canti alla vigilia di Natale avesse ricevuto l'ultima violenta sferzata e finalmente la vita l'avesse piegata. Non ancora spezzata, si accorse nel vederla reagire violentemente a qualcosa che solo lei avrebbe potuto vedere, ma piegata abbastanza da renderle più vulnerabile che mai. (lei) Elizabeth Branwell. (usa lei) Usare Betty? Rimase ritto nella penombra, il proprio respiro coperto dal rumore di uno specchio infranto con la furia di un animale in gabbia, fissando la Tassorosso. Usare Betty per il proprio fine perverso. Avvicinarsi di soppiatto, prenderla alla sprovvista e semplicemente abusare di lei sarebbe stato facile: Edric la sovrastava in altezza e forza, nonché in volontà. Avrebbe potuto violentarla a appagare così la propria fame, prosciugandola delle ultime energie rimastele. Spezzare qualcosa che è stato piegato. Ma proprio lei, di cui aveva già potuto sperimentare sulla propria pelle la profondità dei sentimenti, sarebbe potuta essere più utile intera. Se il tuo amore è sconfinato, piccola Betty, quanto profondo può essere il tuo dolore? Quanto violento il tuo odio? (voglio caos) E caos avremo. Fece un passo in avanti, uscendo dal cono d'ombra nel quale era rimasto a fissarla e calpestando un calcinaccio fece abbastanza rumore da far avvertire alla caposcuola la propria presenza. Anche ad un primo sguardo, Betty non era più la ragazza confetto che ricordava. Era scura, nei vestiti e nel viso, e i grandi occhi color del cielo si erano appena tinti di rosso: che fossero lacrime o solo stanchezza, Edric non poté dirlo. L'unica cosa certa era che Betty era stata designata come nuova vittima della Loggia Nera da uno dei suoi campioni. Il male sa essere appiccicoso, quando sceglie chi toccare. « Spettacolo esilarante vero? » La risata che rimbombò nel buio del bagno avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque conoscesse il calore del cuore di Betty; per Edric, fu solo l'ultima conferma. Sei pronta. Puoi diventare Madre del Caos. « Solo se pensi che lo sia. » mormorò atono il serpeverde, alzando appena le spalle. Non aveva trovato esilarante lo spettacolo, anzi: ispiratore. Avanzò ancora verso di lei, fino a calpestare un frammento dello specchio che la bionda aveva rotto. Ne raccolse un altro, stringendolo tra le dita affusolate. Specchio. Maze gliene aveva regalato un frammento simile, la notte di natale, e sebbene non ne avesse capito il significato era certo che avesse qualcosa a che fare col proprio Passeggero. Lo poteva percepire dalla sua reazione, ogni volta che si trovava di fronte ad una superficie riflettente. Osservò i propri occhi vitrei, prima di alzare il pezzo di vetro e indirizzarlo a Betty. « Vedi uno spettacolo esilarante? » Un passo ancora, facendosi più vicino a lei, affinché potesse vedersi meglio nello specchio che l'alto e pallido Edric le stava porgendo. « Dimmi cosa vedi e perché dovrebbe farmi ridere. »
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