C'era una volta

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  1. Anastasia Rose Carter
         
     
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    All’età di nove anni Anastasia era una bambina bionda, dai luminosi occhi azzurri e dall’aspetto angelico di una bambola di porcellana. Amava gli animali, la piccola Ania Carter, e i fiori e i bei vestiti ed era convinta, erede di una famiglia sicuramente complessa ma altrettanto felice, che nel suo futuro radioso la stavano attendendo un bel marito, una manciata di figli e tanti, tanti anni gioiosi da vivere nel lusso e nella serenità che spettavano ad una vera principessa. Ah, poteva già immaginarsela la sua vita quel piccolo bocciolo di rosa, così delicato e amorevole. Ci sarebbe stato un principe azzurro, bellissimo e aitante, e ci sarebbero stati i balli, le cene eleganti, i vestiti sontuosi e tonnellate di gioielli scintillanti che…
    - Secondo me è una colossale cazzata - disse Anastasia, estraendo una freccia dalla creatura e pulendosi un rivolo di sangue dalla fronte con il dorso della mano.
    Ed ecco che tredici anni dopo, a pochi giorni di distanza dal suo tredicesimo compleanno, le cose erano un pochino degenerate. Erano successe un mucchio di cose che l’avevano fatta crescere in tutti quegli anni, guerre e battaglie e pericoli di ogni genere, e non si poteva dire che di momenti felici ce ne fossero poi stati molti. La sua famiglia si era ormai sfaldata, d’altronde, e la cosa più simile che aveva avuto finora ad un Principe Azzurro si chiamava Andrea, era Americana e al momento Anastasia non era nemmeno tanto sicura che non la odiasse.
    Sospirò mentre si rimetteva la freccia nella faretra e osservava Greg - Colossale - puntualizzò di nuovo, tanto per sottolineare il concetto. Non avevano percorso che poche decine di metri di corridoi da quando avevano lasciato da Sala Comune di Corvonero diretti alla Biblioteca, ed erano già stati attaccati due volte da creature come quelle. Anastasia ne guardò il cadavere steso in terra, ai suoi piedi. Non avrebbe nemmeno saputo dire cosa fosse: sembrava un cane ma non aveva un muso vero e proprio, e comunque qui e là spiccava un’inquietante quantità di denti. Scrollò le spalle, tornando a fissare l’amico di un tempo. Greg Olivander era una delle menti più brillanti con cui avesse mai avuto il piacere di studiare, ai suoi tempi, e se anche non erano esattamente rimasti in contatto da quando si era diplomata perfino Anastasia doveva ammettere che era una di quelle persone cui era impossibile non volere bene - Se proprio vuoi raggiungere la biblioteca dovremmo passare dall’aula di Incantesimi e prendere il passaggio segreto che porta dietro l’arazzo del terzo piano. Certo, c’è il rischio che il Grifone sia ancora lì, ma… - il Grifone, o qualcosa di perfino peggio. Non si sapeva mai quanto pericolose potessero essere le cose, ormai - Ti rendi conto? E noi che ci lamentavamo dei troppi compiti… -
     
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    er bacchetta


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    « Secondo me è una colossale cazzata. » Il che, fondamentalmente, era vero. Ma Greagoir Olivander con le mani in mano non aveva mai saputo stare. Sotto la corazza brillante da principe delle fiabe, dopotutto, si nascondevano le mani e il cuore di un artigiano. Gli Olivander si sarebbero anche potuti risollevare da una condizione di vera povertà ed essere entrati a far parte ufficialmente della società che conta, ma rimanevano sempre uomini a cui piace usare le mani. In un senso o nell'altro. Per ironia della sorte, quando quella gelida mattina di Gennaio aveva espresso a voce un po' troppo alta l'intenzione di marciare verso la biblioteca, lì accanto ad ascoltarlo c'era una delle persone a cui ancor meno piaceva rimanere con le mani in mano. Come dire di no ad Anastasia Carter? E' come dire di no ad un invito della regina al té delle cinque: impensabile, quasi impossibile, e tendenzialmente cafone. Di tutte le cose che Greg sarebbe potuto essere - svampito, eccentrico, patologicamente romantico, eccessivamente malizioso - cafone non lo era mai stato, motivo per cui aveva accettato ben volentieri la presenza accanto a sé della vecchia compagna di brigata. « Sì, l'hai già detto.. » le fece notare, abbassando la bacchetta quando la creatura che aveva sbarrato loro il passo era stata fatta a fette da una Ania in versione valchiria. Greg avrebbe potuto avere le sembianze del principe azzurro, ma in quanto a duelli con le spade e armi in generale.. no. « Colossale. » La Carter, al contrario, aveva ricevuto ben altra educazione! Già la immaginava: mentre Greg alzava e riabbassava cassette di legna per catalogarle e disporle ordinate in magazzino, si vedeva Ania tirare di scherma in giganteschi saloni affrescati in cui ci potevi perfino andare a cavallo, tanto erano grandi. Non che avesse mai visitato una tenuta dei Carter, ma se era anche solo simile a quella dei Douglas in cui era stato.. merlinobbono! « ...tre volte. » E per tre volte, sia chiaro, Anastasia aveva avuto ragione. Particolare di cui Greg era ampiamente consapevole, motivo per cui non era affatto infastidito. Si aprì anzi in uno dei sorrisi dei suoi, uno di quelli con cui era abituato a risolvere tre quarti di problemi. Era come se Greg si lavasse i denti ogni mattina con la Felix Felicis e il suo sorriso ne risentisse, creando nel prossimo una sorta di misterioso ammaliamento. O forse era solo il bianco eccessivo dei suoi incisivi un po' più grandi del normale: stordiva la gente. « Su' Ania, non mentire: saresti venuta lo stesso, solo per poter usare quell'arco! Merlinobbono, sembri sul serio una cacciatrice! » Alzò entrambe le mani insieme alle spalle, a volerle silenziosamente sottolineare che visto? tu sei felice, io sono felice, va tutto bene! Il famigerato e patologico ottimismo targato Olivander, deformazione che la vita ti inculca quando per troppo tempo le cose ti vanno bene, fin troppo bene, e allora ti senti legittimato a pensare che continueranno ad andare bene in ogni caso. Cosa che, tecnicamente, era vera: nel male, a Greagoir le cose avevano continuato ad andare in maniera sfacciatamente rosea. Era vivo, non aveva riportato nessuna ferita grave o cicatrice e la forza di volontà non l'aveva abbandonato. Tutto si era complicato da quando l'inferno aveva stravasato e invaso il castello ed erano sempre di più i momenti di sconforto: lo sconforto stesso e un'altra caterva di sentimenti negativi, in fondo, aveva spinto il rampollo degli Olivander a lasciare la sua bella e sicura Diagon Alley e a presenziare al ballo di Halloween. Quegli stessi sentimenti, di tanto in tanto, tornavano a galla come brutte facce che credevi di esserti lasciato dietro. « Se proprio vuoi raggiungere la biblioteca dovremmo passare dall’aula di Incantesimi e prendere il passaggio segreto che porta dietro l’arazzo del terzo piano. Certo, c’è il rischio che il Grifone sia ancora lì, ma… » ...non aggiungere altro, ho capito. Le cose, appunto, si erano complicate parecchio. Le mille trappole di Kingsley erano sparite da qualche settimana, vero, ma avevano lasciato il posto ad orrori di gran lunga peggiori. « E questo grifone come penserebbe di fermarlo il dinamico duo? Lui lo pietrifica e lei lo trafigge! » sventolò serafico la bacchetta a mezz'aria, come se perfino i pericoli della Loggia fossero giochetti da ragazzi di fronte a due delle menti più eccelse della vecchia guardia di Corvonero. Ma neanche l'ottimismo di Greg poteva sfociare in tanta ottusa superficialità: il bacchettaro sapeva ciò che stavano rischiando, l'aveva appreso superando i corpi senza vita dei giovani studenti caduti. E chissà quanti altri corpi erano semplicemente spariti. Con un cenno del capo, la invitò a proseguire la loro marcia, accettando volentieri la proposta di Ania circa il percorso da seguire. « Ti rendi conto? E noi che ci lamentavamo dei troppi compiti… » Si lasciò sfuggire un tenue sospiro, nel ripensare ai bei vecchi, gloriosi tempi. La loro era stata un Hogwarts sicura, tutto sommato. Il pericolo più grande che Greg avesse mai dovuto affrontare era stato l'esaurimento nervoso prima degli esami.. senza contare quella brutta caduta dalla scopa durante la lezione di volo, il dover fare perennemente attenzione che la sua lingua troppo lunga non si lasciasse sfuggire neanche un dettaglio sul Clavis Aurea che aveva finito per presiedere e allo stesso modo lui, Rocket, che era diventata una benedizione e un pericolo allo stesso tempo. Lui più di ogni altro aveva abbellito la vita di Greg all'interno del castello, finendo per rovinarla completamente. Già, bei tempi.. « A onor del vero, questa situazione va oltre le nostre peggiori aspettative! E' talmente malato.. » era malato, l'aborto psicotico di un solo uomo, prima che qualcosa di incredibile si svelasse ai loro occhi. Da quel momento, aveva smesso di essere malato ed era semplicemente diventato terribile. « Ma la cosa veramente fuori di testa è: perché siamo qui? Non ci piacevano le nostre belle vite da adulti? Merlinobbono.. » Certo, aiutando i ribelli una certa dose di pericolo Greg avrebbe continuato a correrla anche fuori ma mai minimamente paragonabile ad affrontare orrendi demoni infernali. « Eppure, mi mancano davvero i vecchi tempi.. il club del libro del martedì sera, il brivido nel sentire gli esami di fine anno avvicinarsi.. noi, tutti insieme. Senza mostri, possibilmente. Mi manca davvero. » Programmare gli schemi di gioco per stracciare i Grifondoro alla coppa del Quidditch, le scappatelle di nascosto con Rocket, la gioia di diventare prefetto e poi caposcuola. « Sono contento che almeno Russell se la sia scampata, avrebbe preso a testate i cancelli da novembre a oggi! » Un sorriso divertito si aprì sulle labbra di Olivander nel ricordare il fratello di Ania, la miglior testa calda che Grifondoro avesse mai conosciuto. « Era riuscito a diventare auror, poi? L'ho completamente perso di vista.. come tanti altri. Che schifo essere adulti. » E ancor di più essere adulti e comportarsi come se la spilla da caposcuola fosse ancora appuntata al petto. Come se i diciassette anni non fossero mai passati.
     
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