I'm tired of being so exhausted

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    Il mondo di Alexis iniziava e finiva con Matty, dall'esatto momento in cui si era resa conto che una piccola vita cresceva dentro di lei il resto del mondo era passato in secondo piano. Le sue giornate iniziavano con lui che strisciava nel lettone accanto a lei e terminavano quando gli rimboccava le coperte e gli dava un bacio sulla fronte, momenti che custodiva gelosamente per sé. Lei era stata cresciuta dal padre, non aveva mai conosciuto sua madre e da quando lei stessa lo era diventata non poteva fare a meno di chiedersi come la sua avesse potuto abbandonarla; perchè solo la morte sarebbe riuscita a separarla dal suo prezioso bambino. Matty riempiva letteralmente le sue giornate, spesso era esausta, sul punto di crollare perchè essere una madre sola era difficile, eppure ogni volta che lui le sorrideva ogni difficoltà sembrava sparire. Quando aveva iniziato a chiedere del suo papà si era ritrovata in difficoltà perchè la verità non la conosceva nemmeno lei, aveva taciuto il fatto che tutti etichettavano David come un assassino, descrivendolo per l'uomo coraggioso, premuroso e testardo che lei aveva conosciuto. Non voleva che Matty avesse dubbi, perchè lei sapeva che nonostante tutto suo padre lo amava; anche se non lo aveva mai conosciuto. Questo amore per suo figlio l'aveva spinta ad abbandonare tutto, il lavoro per cui aveva tanto faticato e anche la causa a cui si era affiliata per proteggerlo, perchè nell'esatto momento in cui Matty aveva cominciato a stare male lei non aveva fatto altro che pensare a lui. Era iniziato tutto come una semplice influenza e una lieve spossatezza, qualche linea di febbre che passava in un paio di giorni, ma la febbre di ripresentava e ogni volta sembrava sempre più di dura da mandare via. Alexis passava le notti a vegliare il figlio, seduta sulla comoda poltrona che aveva messo nella sua cameretta, ascoltava il suo respiro per carpire il minimo cenno di affanno; sempre pronta a inumidirgli la fronte con una pezzuola umida. Quando il bambino aveva iniziato a delirare mormorando parole senza senso si era sentita mancare, come se il suo mondo si stesse sgretolando sotto i suoi piedi. Si era presentata al San Mungo con il figlio stretto tra le braccia e la voce rotta dalla paura, non conosceva bene i sintomi del morbo che si era diffuso nel mondo e proprio per questo motivo era tanto spaventata. Il tasso di mortalità di quel virus era del cento per cento e Alexis non poteva prendere in considerazione l'idea di perderlo. Era ricoverato da quasi una settimana e lei non aveva mai abbandonato il suo fianco, mangiava al suo capezzale e si allontanava solamente quando Frank passava a trovarlo per concedersi una doccia calda e cambiarsi. I medici eseguivano test su test, ma nessuno sembrava in grado di dare una risposta all'interrogativo che la malattia di Matty rappresentava. Si sentì sola come mai prima d'ora, la maggior parte degli altri bambini del reparto pediatrico vantava la presenza di entrambi i genitori; ogni volta che vedeva uno dei padri coccolare il proprio figlio faticava a trattenere le lacrime, salvo poi ricordarsi che il suo bambino era molto amato, circondato da persone che avrebbero fatto di tutto per lui. «Signora Harker dobbiamo portare suo figlio a fare una serie di esami...» La voce dell'infermiera la risvegliò dai suoi pensieri, si alzò dalla poltrona e si sporse sul letto del figlio, posando le proprie labbra sulla calda fronte del bambino. Separarsi da lui era la cosa più difficile per lei, nonostante sapesse che fosse in buone mani avrebbe voluto rimanere sempre al suo fianco. Gli accarezzò ancora una volta la guancia paffuta, preoccupata che anche questi esami si rivelassero un buco nell'acqua. «Ne approfitti per riposare o prendersi un caffè, non appena avremo finito lo riporteremo qui.» Le infermiere portarono via il letto e lei non poté fare a meno di accasciarsi su sé stessa. Quella stanza sembrava così vuota senza il suo letto e Alexis si fece prendere dal panico immaginando per un solo momento la sua via senza il suo prezioso bambino: una vita che non poteva neanche essere definita tale. Perderlo avrebbe significato affrontare un'agonia senza fine, rinunciare per sempre al proprio cuore. Alexis pianse perchè non poteva essere sempre forte, era sola ed era impaurita, senza nessuno a cui potersi aggrappare del tutto. Prese il cardigan di lana e lasciò quella stanza d'ospedale che era diventata un po' la sua casa al momento, aveva bisogno di respirare e non riusciva a farlo in quei corridoi. L'odore del disinfettante sembrava pronto a soffocarla. Quando uscì sul piccolo balcone del piano
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    di pediatria fece un grande respiro, cercando di allontanare tutta le negatività. Si appoggiò alla balaustra osservando Londra ai suoi piedi, amava quella città, ma se solo avesse potuto avrebbe fatto i bagagli e se ne sarebbe andata lontano per tenere al sicuro il proprio bambino. Avrebbe voluto allontanarsi dalla morte e dal dolore che gli scontri tra mag e no-mag stavano causando; dare a suo figlio un po' della serenità che un bambino della sua età si meritava. Perse la cognizione del tempo, solo quando il freddo le aveva irrigidito le ossa si decise a rientrare. Aveva le mani intirizzite dal freddo e vi soffiò sopra per scaldarle. Non sapeva quanto ancora avrebbero trattenuto Matty, ma voleva essere presente al suo ritorno. Quando fece ritorno nella stanza non la trovò vuota, il bambino non era ancora tornato, ma un uomo era in piedi in mezzo alla stanza, le dava le spalle, ma Alexis poteva vedere chiaramente il suo riflesso nel vetro della finestra. Non vedeva il suo volto da più di sei anni, ma lo riconobbe immediatamente. Suo marito era tornato, il padre del suo bambino era in quella stanza e lei non poté fare a meno di emettere un sospiro di sollievo. In tutti quegli anni non aveva mai accettato di vederla, fino a quando lei non aveva perso le speranza e aveva smesso di presentarsi in prigione per incontrarlo. «David...» Forse sbagliava a sentirsi sollevata per il suo ritorno, ma adesso sentiva di poter condividere quell'ansia e quella preoccupazione con qualcuno; una sorta di conforto che nessuno era stato in grado di offrirle. Si appoggiò alla sua schiena con la fronte, scossa da piccoli singhiozzi, ancora del tutto incredula per la sua presenza. Se Matty non fosse stato male probabilmente avrebbe sbraitato, inveito contro di lui, ma in quel momento i suoi sentimenti e il passato non erano importanti, l'unica cosa che contava era il benessere del loro bambino. «...stanno facendo delle analisi, quando avranno finito lo riporteranno qui.» Si sentiva in dovere di motivargli l'assenza di Matty, non voleva che iniziasse a pensare il peggio. La prima e unica volta che avevano portato via il bambino senza dirle niente si era sentita morire, quando non aveva visto il letto al suo posto era stata colta da un mancamento e se non fosse stato per la prontezza delle infermiere avrebbe rimediato una bella commozione. «Sei qui...» Era una semplice constatazione, ma il suo tono era quasi interrogativo; quasi come se faticasse a credere alla sua presenza.

    Edited by #mamabear - 19/4/2018, 23:02
     
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