Somewhere only we know

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  1. @mariopellegrino
         
     
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    « ..ringrazio i miei ospiti: Karina Cascella, Antonella Mosetti, Lory Del Santo e Riccardo Signoretti! Ma ora cambiamo completamente pagina perché sta per arrivare un ospite in-ter-na-zio-na-le! E' un carissimo amico di Domenica Live, lo ADORO e finalmente è tornato a trovarci. Ma partiamo.. COSI'! »


    « MARIANO PELLEGRINO!! » Annunciato dalla voce squillante di Barbara D'Urso alla fine del filmato, Mario entra in studio sotto l'applauso scrosciante delle decine di spettatori presenti. Applausi più accorati sembrano venire da un'ala in particolare, là dove ad un'occhiata attenta nota un gruppo di ragazze con un cartellone che sventola. Non c'è luogo sulla faccia della terra che le Bimbe non possano raggiungere. E' con un sorriso ampio e solare che il napoletano raggiunge il centro dello studio e così le braccia della presentatrice, che stringe vigorosamente lasciandole due baci.
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    « Barbara! Che piacere, sono felicissimo di rivederti! » e lo era davvero, in fondo, sotto la maschera politicamente corretta del perfetto ospite televisivo. In quel mondo variopinto e falso fino al midollo, dopotutto, Mario aveva imparato a nuotare ed era diventato egli stesso uno squalo. « Mamm ro carmn ma lo possiamo dire qui, in diretta, quanto sei figo?! » Un boato di approvazione alle parole della padrona di casa arrivò dalla platea, facendo scoppiare a ridere Mariano, che si accomodò nella poltrona dell'ospite. Così fece Barbara, composta di fronte a lui, col suo sorriso falso come una banconota da dodici e la messa in piega perfetta. Era lo stesso sorriso che aveva imparato a costruire anche Mariano, in anni e anni, ancor prima della televisione: era il sorriso di tuo nonno che a tavola parla male degli omosessuali e ti informa che è stato preparato per te un fidanzamento di comodo con la figlia di un noto boss malavitoso scozzese; era il sorriso del prete che cerca di insegnarti comandamenti a cui non hai mai creduto. Quello stesso sorriso che Mario sfruttò per sgracchiare complimenti di circostanza verso la conduttrice. Barbara, compiaciuta, si mise composta e rigirò i fogli della sua cartelletta. « So che sei super impegnato, in questo periodo! » Domanda di lavoro, bene. Avrebbe significato altri minuti di respiro, prima di arrivare al punto cruciale. Perché no, e ricevi un invito da Barbara D'Urso nove volte su dieci è perché lei vorrà ficcarsi nella tua vita privata. La decima volta è quella in cui invece si finge giornalista ed invita esponenti politici in campagna elettorale. « E' così! Mi trovo a Londra in questo periodo e sono letteralmente immerso in mille progetti! Non voglio anticiparvi nulla ma sto collaborando con uno stilista esordiente ma davvero talentuosissimo e.. beh, seguitemi e lo scoprirete! » Ammiccò verso la D'Urso, che sembrò veramente compiaciuta della risposta. Si sa, il mistero attira il pubblico e questo le avrebbe permesso di fare il 22% di share anche senza i fratelli Rodriguez. « E, correggimi se sbaglio, ci sono in ballo anche dei reality? » Amore, come fai la finta tonta tu nessuno mai! « Non c'è ancora nulla di certo ma.. possibile! - pausa di suspence, scrollata di sopracciglia, sorrisetto intrigante e via. - ho ricevuto una proposta a partecipare a Riccanza 3 ma.. ora, detto tra noi, che resti tra me, te e quelle milioni di persone che ci stanno guardando.. - risata generale di circostanza « - ..il mio sogno è partecipare.. a Masterchef. » Barbara si apre in un'espressione stupita, una delle sue, di quelle veramente sobrie e per niente artefatte. Spontanea come sempre. « Ma davvero? No vabbè, adorooo! Poi diciamolo, tu che sei napoletano come me.. come cuciniamo noi, nessuno! Scusateci ma siamo di parte! » Mariano fece spallucce, annuendo convinto. Certo, lui da Napoli se n'era andato che era un ragazzino e non ci aveva più fatto ritorno se non sporadicamente, nelle feste comandate. L'aveva fatto per Benito soprattutto, perché ne sentiva la mancanza più che di chiunque altro e perché, fosse cascato il mondo, non l'avrebbe lasciato nelle mani della mafia che i Pellegrino amministravano. Eppure, Napoli era rimasta sempre Napoli nel suo cuore e niente e nessuno avrebbe potuto estirpare radici cresciute tanto in profondità, neanche quei criminali dei suoi parenti. Barbara si ricompose e tornò vagamente più seria, voltando un altro foglio. Eccola, arriva la bomba. « Mario, tutti noi abbiamo imparato a conoscerti durante la tua avventura al Grande Fratello VIP, che ti ha portato alla vittoria. E lo sai, ti amiamo! Ci hai regalato dei momenti bellissimi, condividendo con noi anche una storia che per tanto tempo avevi tenuto privata, dico bene? » Dici bene. Da uomo di chiesa, star di instagram come Sexy prete di L'Avana a uomo omosessuale felicemente fidanzato: la transizione non era stata facile, soprattutto per il contatto con il "pubblico". Incredibile a dirsi, proprio Mariano Pellegrino, uno degli uomini più incoscienti e temprati, aveva avuto una paura folle di fare coming out. Ero un prete e ho lasciato la chiesa per un uomo. Cosa penseranno di me? Solo a fatti avvenuti si era riscoperto così tragicamente dipendente dall'opinione altrui. Cosa penserà di me Esme? Come mi guarderà Franko? Era stato proprio a loro che l'aveva detto per primi, erano le persone più importanti della sua vita e meritavano di sapere. Il resto aveva fluito con la stessa naturalezza di un corso d'acqua: le prime foto insieme, i primi commenti pubblici, le prime battute lanciate qua e là durante le interviste e poi il Grande Fratello italiano. Mariano aveva parlato di Joaquìn in numerosi confessionali, aveva avuto modo di incontrarlo durante una sorpresa e quando infine aveva vinto il programma, con la stessa naturalezza del corso d'acqua, sotto una pioggia di coriandoli e lustrini si era avventato su di lui per baciarlo. Così il mondo scoprì di quel folgorante sentimento che quattro anni prima aveva spinto un prete alla deriva ad abbandonare la propria vita, ancora una volta, seguendo il cuore.
    PLDapqV
    « Io poi sono una paladina dei diritti gay, li amo come miei figli, ho fatto mille battaglie! Quindi lo sai quanto la tua bellissima storia mi stia a cuore. Però.. » Il però che aveva tenuto sospeso Mario per mesi. Il però delle foto che stavano iniziando a scarseggiare e delle mille, mille domande delle Bimbe prima, dei blog rosa poi. « ...Mario, devo chiedertelo, qui, in esclusiva! Sono settimane che le riviste non fanno altro che chiedersi: Mariano e Joaquìn stanno ancora insieme?! Allora, dato che San Valentino è alle porte, te lo chiedo ufficialmente: Mariano Pellegrino e Joaquìn Diaz stanno ancora insieme? » e un battito di cuore saltò via quasi spontaneamente, al sentire ad alta voce la stessa domanda che per settimane, per mesi lo stesso Mario si era fatto. Stiamo ancora insieme? No, ma sì. Non aveva avuto più notizie di lui, dagli ultimi messaggi che aveva ritrovato nella segreteria telefonica in ritardo di giorni e a cui non si era sentito di rispondere. Il solo sentire la sua voce l'aveva ferito in una maniera che neppure avrebbe immaginato possibile, punto in un nervo scoperto che riusciva a provocargli un dolore atroce. Così il tempo era passato e l'italiano si era immerso fino al collo nei propri impegni per non dover fermarsi neanche un attimo a pensare di essere rimasto in sospeso in un limbo. Il problema era la notte però, quando si ritrovava costretto a fermarsi e nel buio della propria camera e della solitudine di cui si era circondato si ritrovava a pensare a lui. Dove sei? Che fai ora? Sei con lei? Lei, la chiave di volta dei suoi problemi, lei che con un solo nome e senza neppure un volto era riuscita a far vacillare quattro anni di relazione perfetta, quattro anni di convivenza e amore. Si accarezzò la barba curata, Mariano, rialzando gli occhi verso Barbara. La trovò con aria sognante e le mani giunte, quasi in preghiera. Santa Barbara da Cologno Monzese. Alzò le sopracciglia in un'espressione di voluto mistero: « Come si dice Barbara: il vero amore non muore mai. E io al vero amore ci credo. » Una risposta simile svincolò la presa mediatica della padrona di casa, ma nell'intimità dei suoi pensieri fece nascere un nuovo dubbio. E se non fosse mai stato vero amore? A quel punto il limbo e il suo relativo mistero si sarebbero svelati, rivelandogli la morte di una relazione che semplicemente non era fatta per durare in eterno. Ci pensò e il cuore gli tremò, ci avrebbe ripensato continuamente nei giorni a seguire e il cuore, allo stesso identico modo, avrebbe tremato. Di paura. « Ringrazio con tutto l'affetto il nostro Mario, ti seguiremo senz'altro a Masterchef! Vieni qui! Perché lo sai come dico sempre no? » Si voltò verso la telecamera, picchiettandosi il seno sinistro con il palmo della mano. « COL CUOREEEEEE! » - « Col cuore! »


    [...] « Sienti. Mi dispiace, per tutto. Se non vuoi più stare con migo lo entiendo...Ma non uscire dalla mia vita, amor. Como posso far senza de ti? No puedo, ecco cosa. Porque non soy nada senza de ti. Ti amo, Mario. Ti ho amato e ti amerò por siempre, qualsiasi sarà la tua decisione, sarai por siempre l'hombre de la mia vid- » Fine della registrazione. Mario rimase nella stessa posizione in cui si era messo circa venti minuti prima, raggomitolato con le ginocchia al petto sul letto morbido, sotto le coperte calde. San Valentino era arrivato infine, una delle feste che più aveva preferito nel corso degli ultimi anni e che per la prima volta si era ritrovato a disprezzare, così come facevano migliaia di quelle persone che su Facebook non facevano altro che condividere frasi sarcastiche quali "Stare soli San Valentino non sarà così diverso come stare soli tutto il resto dell'anno" o "Non lo sapete che il vero San Valentino è morto massacrato a morte? Per festeggiarlo a dovere dovremmo compiere una carneficina!" Esilaranti. Era rimasto a scorrere senza troppo entusiasmo la home di Facebook finché, quasi istintivamente, aveva aperto la segreteria telefonica. Ricordava con precisione la sera in cui, tornato dalla Scozia, per puro caso aveva compiuto quello stesso gesto e si era ritrovato da un'enormità di messaggi che neppure aveva notato prima. Richiamami. Mi manchi. Sto partendo. Ti amo. Ricordava di averli ascoltati tutto d'un fiato, lasciandosi sfuggire perfino qualche risata con gli occhi lucidi di un pianto che si impose di non far scoppiare. Ero così incazzato con te Jo, non ti avrei dato la soddisfazione di versare neppure una lacrima per te. Era così incazzato con lui che il primo istinto fu semplicemente quello di cancellare tutto e mandarlo a quel paese, eppure qualcosa lo bloccò. Quel qualcosa, ciclicamente, lo spingeva ad aprire la casella vocale e riascoltare la sua voce, quasi fosse un affetto defunto di cui si conserva ossessivamente l'ultimo ricordo. La vita di prima, allo stesso modo, gli sembrava un ricordo lontano a cui ritornare pareva impossibile, proprio come far resuscitare quell'affetto defunto. Riascoltava la voce di Jo, così come fece anche quel 14 Febbraio, e quando finiva se ne rimaneva là, disteso su letto o sul divano, seduto su uno degli alti sgabelli della cucina o immerso nella vasca da bagno, a lasciarsi percorrere da brividi freddi e da una sensazione di completa, profonda, inguaribile solitudine. Era sempre stato facile durante il giorno, uno come lui avrebbe sempre trovato qualcosa da fare, ma arrivava sempre un momento in cui la solitudine l'avrebbe trovato sguarnito e privo di difese, di compagnia, armato solo di un sorriso che avrebbe spezzato con crudeltà. Quel 14 Febbraio, la solitudine sembrava più crudele del solito, la mancanza più famelica e i brividi freddi che gli scuotevano il corpo più violenti che mai. Aprì Whatsapp e cercò la conversazione con Joaquìn, che non aveva mai cancellato: l'ultimo messaggio risaliva al 30 Ottobre 2017. "Te quiero Ponchito <3" Un giorno prima che scoppiasse tutto. Con un tocco alzò la tastiera e buttò giù qualche parola confusa. Ciao Jo, come stai? che cancellò frettolosamente. Mi manchi Jo, possiamo vederci? che cancellò con altrettanta velocità. Sbuffò con forza, abbandonandosi lungo il letto per un tempo che parve interminabile. Lo stupido orgoglio di uno stupido uomo avrebbe saputo far crollare una casa che lentamente aveva costruito, mattone dopo mattone, in quattro anni fatti d'amore, certo, ma anche di sacrifici. Tutto perché non so inviare uno stupido messaggio. Riafferrò il cellulare abbandonato tra le lenzuola e aprì Instagram, scorrendo la homepage tra fisici scultorei di modelli e foto di interior design di cui andava letteralmente matto. Era tra quelli che gli saltò all'occhio una foto particolare, postata dall'account ufficiale delle Bimbe di Mario. "Una fortunatissima bimba ha appena incontrato Joaquìn! Che il nostro Super Mario stia nei paraggi?!" La foto, uno scatto palesemente rubato da uno smartphone di scarsa qualità, ritraeva un uomo vestito di una tuta da ginnastica, un cappellino e una gran voglia di patatine fritte ad un McDonald's. Joaquìn. L'avrebbe riconosciuto fra mille, persino conciato in quella maniera: dov'erano finiti i suoi pantaloni attillati e le sue camice variopinte? Rimase a fissare la foto per qualche minuto, prima di rendersi effettivamente conto di essersi già alzato dal letto e aver afferrato un paio di jeans dall'armadio. Si vestì, senza neanche comandare veramente il proprio corpo, e uscì di casa con altrettanta rapidità.

    Ma che diamine sto facendo? Le dita dell'italiano tamburellavano sul suo ginocchio nervosamente, seduto sul sedile posteriore di un uber che aveva prenotato al volo in ascensore, scendendo dal proprio attico. Non sapeva neppure lui perché improvvisamente la solitudine, la mancanza e quei brividi freddi fossero riusciti a scalzare il suo orgoglio di ferro da maschio alfa meridionale. Forse perché San Valentino gli aveva fatto un effetto particolare, forse perché era la prima vera notizia che aveva di Joaquìn da mesi. Forse perché mi manca da impazzire? Neanche un uomo come lui avrebbe potuto celare il sentimento che provava, perché il suo lato burbero e scontroso avrebbe sempre fatto i conti con la prorompente e dinamica sfera emotiva che aveva: il suo cuore napoletano, caldo e vivo, non sarebbe mai riuscito ad ignorare l'amore, il più grande e forte dei sentimenti. Amore. La sola parola riusciva a spaventarlo, da quando aveva smesso di darla per scontata. Eppure era quella stessa parola ad fargli intimare all'autista di andare più veloce verso il fast food in centro. Così lui fece, sfrecciando nel traffico della capitale col rischio di un incidente frontale ad ogni incrocio. Aveva paura che Joaquìn se ne andasse, che fosse passato solo per un acquisto veloce o ancora, che finisse di mangiare e semplicemente si smaterializzasse via: ad un mago come lui poco importava del traffico dell'ora di punta. Gli servirono venti minuti per arrivare al luogo che aveva indicato dall'autista, là dove notò un capannello di ragazzine riunite all'angolo della strada, in fermento e con i cellulari pronti allo scatto. Non ci fu neanche bisogno di una loro reazione per capire che fossero delle Bimbe: come api attirate da chissà quale ormone, fu come se avessero annusato nell'aria la presenza di Mario, che cercò di avvicinarsi all'entrata del fast food a velocità olimpionica. Quella sì che era una novità! Ormai era risaputo quanto il napoletano mal sopportasse locali di quel genere, dove spendi troppo in confronto alla qualità del cibo che viene offerta. Per un italiano il cibo è più sacro del Vangelo stesso e Mariano, che pure prete lo era stato eccome, riconosceva come atto di fede la sacralità del cibo e della cucina. Non riuscì proprio a togliersi quindi quella faccia a metà tra l'imbarazzo e lo schifo
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    quando superò il lungo bancone con le casse e si immerse nell'aria ristorazione. Sentì alcuni sguardi addosso, sentì il borbottio di voci verso di lui ma le orecchie ignorarono tutto e gli occhi si focalizzarono sull'unica cosa che gli importava veramente, rintracciare la massiccia sagoma che vide seduta in un angolo in fondo alla sala. La stessa tuta da ginnastica, lo stesso cappellino e, diamine, la stessa voglia di patatine fritte. Gli si avvicinò con la sicurezza di chi neppure contempla una figuraccia, sapeva che era lui. Lo sapeva per via del capannello di Bimbe appostate fuori dal locale, lo sapeva perché conosceva i suoi terribili gusti in fatto di cibo spazzatura quando si sentiva giù di morale. Lo sapeva perché avrebbe potuto riconoscerlo ad occhi chiusi, semplicemente seguendo il profumo che l'aveva cullato per centinaia di notti. Con la stessa sicurezza, gli tastò la spalla con forza. « Sai quante ore di palestra dovrai fare per smaltire quello schifo? » commentò lapidario come suo solito. Non ci vediamo da mesi e la prima cosa che faccio è sgridarti. Cos'ho che non va? Lo superò per sederglisi davanti, senza riuscire a nascondere un sorriso. Era grande, sincero, emozionato come raramente gli capitava. « Hola chico. » La stessa emozione gli pervase il petto, facendolo tremare come spesso accadeva: non più brividi freddi però ma caldi e impetuosi. Il cuore di Mariano Pellegrino era un vulcano pronto ad eruttare, lo era sempre stato e sempre lo sarebbe stato, capace di distruggere tutto ciò che lo circondava. Ma dalle ceneri della distruzione, scriveva Leopardi, sarebbe potuto nascere un fiore alle pendici del vulcano. Il fiore del deserto. Era Joaquìn quel fiore, della stessa bellezza gentile che gli poteva ancora leggere nei grandi occhioni scuri. Un fiore fragile eppure l'unico talmente coraggioso da crescere all'ombra di un vulcano. Continuerò a distruggerti e tu continuerai a crescere, insegnandomi come essere un uomo migliore.

     
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