Takin' care of business

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    "Come la mettiamo?" assottigliò lo sguardo, l'americano, guardando dritto negli occhi l'ex compagno di casata e di squadra. La tattica, in situazioni del genere, lui la conosceva bene: non bisognava mostrare debolezza, ma piuttosto intimidire l'avversario con un'ostentazione di sicurezza maggiore a quella che si dovrebbe avere. Fece dunque schioccare la lingua sul palato, incrociando le braccia al petto nell'atto di drizzare meglio le spalle, un sottile codice per sottolineare la propria superiorità fisica. "E' il classico stallo alla messicana, Cassady. Tutto sta in chi cede per primo." E io non ho alcuna intenzione di farlo, perché sono povero come la merda e su queste scommesse ci campo. Sticazzi che siamo chiusi qui dentro: prima o poi usciremo, e io intendo farlo con cinque sterline in più nel portafogli. Le scommesse: un vizio che Dean non riusciva proprio a togliersi. Faceva scommesse su qualsiasi cosa, su chiunque. Ogni situazione era un'opportunità di lucro per sua naturale deformazione. Dean, che come direbbe la Branwell 'la Divinazione gli entra più in culo che in testa', era capace di improvvisarsi profeta o aruspice in qualsiasi occasione e prenderci in pieno il novanta percento delle volte. Ahimè, quella però apparteneva al dieci percento dei casi. Si dà infatti che la passione per l'azzardo di Dean abbia trovato spesso la sua più semplice coniugazione con un'altra delle sue doti innate: il farsi i cazzi altrui. Dean Moses sapeva sempre tutto su chiunque, e spettegolarci sopra era una delle cose che più riempivano di gioia la sua vita in quelle giornate uggiose degli scuri anni scolastici inglesi. Questa sua propensione al gossip gli aveva reso piuttosto semplice, col tempo, prevedere determinate situazioni, e da qui le scommesse. Scommesse che vinceva quasi sempre; come ad esempio quella su Watson e la Morgenstern fatta tre anni prima, su cui però avrebbe dovuto aspettare l'uscita da Hogwarts per battere cassa con la Windsor. Chiaramente il lockdown non aveva dato occasioni di vero e proprio gossip, ma alcune punte di diamante del genere ce ne erano state, e ovviamente non erano sfuggite all'occhio da falco di Dean, che non aveva tardato a piazzarci sopra una scommessa. Secondo Chris Cassady, l'idillio tra Potter e la Byrne aveva vita breve e presto sarebbe tornata una Betty rediviva a sfasciare la famiglia con un finale al fotofinish; secondo Dean, invece, a scanso della prematura morte di uno dei due, sarebbero durati anche nonostante l'ombra imponente della Tassorosso. Entrambi avevano torto, ma Dean aveva più torto di Chris. "Scordatelo, Moses. Io almeno per metà ci ho preso. Tu proprio hai sparato una cazzata. Dai, caccia fuori il soldo." Scosse il capo, palesemente non intenzionato a cedere. "Eh no. In teoria avevo ragione io: tu hai scommesso su un intervento che non c'è stato, e che se c'è stato ha fallito. Quindi in realtà è vero: sono durati nonostante l'ex. Il resto sono contingenze." In realtà la scommessa non era mai stata sulla Tassorosso, ma il fatto che fosse stata casualmente tirata in ballo nella dinamica era la sua unica leva per battere cassa nonostante l'evidente torto. Ci fu un momento di silenzio durante il quale si fissarono in cagnesco. "Due sterline e mezzo." pausa. "Andata." Altra regola importante nel mondo di Dean: bisogna sapere anche quando accontentarsi. Intascò dunque in denaro, sghignazzando in faccia agli improperi del compagno. "Oh, sulla Carrow quanto mettiamo?" sospirò a fondo, stringendosi nelle spalle con una smorfia pensierosa. "Oddio. Quanto metto? Mica la conosco chissà quanto, quella. Però oh, crepi l'avarizia dai: altre cinque sterline che durano almeno fino alla fine del lockdown - sempre se uno o entrambi non crepano, chiaro. Voglio essere ottimista." L'ottimismo, si sa, è il sale della vita. "Onesto. Cinque sterline che Weasley ci mette lo zampino e saltano come una polveriera." Una sonora risata uscì dalle labbra di Dean nel momento di stringere con forza da spaccare le ossa la mano dell'amico a suggello della scommessa. "Oh, aridaje con sti ex! C'hai proprio il pallino. La tua rovina sarà questa: che gufi, Chris. Gufi a spiano, mortacci tua." "Eh, con la donna mia è andata così. Tifo sempre per il chi prima arriva meglio alloggia." "E io per il chi va a Roma perde la poltrona. Ci siamo trovati, Christia'!" Continuarono così per qualche altro minuto, sghignazzando e fumandosi una sigaretta in compagnia prima di cominciare ognuno ad avviarsi per la propria strada. "Oh, senti, a proposito di cose: se vedi la Byrne dille di raggiungermi in biblioteca, che Watson mi ha velatamente fatto capire che mi ritiene inutile. Mi conosci: voglia di lavorare, saltami addosso. Quindi una mano non mi farebbe male." Un veloce cenno d'assenso fu tutto ciò che si rivolsero prima di voltarsi le spalle a vicenda, prendendo ciascuno le rispettive direzioni.
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    No, Watson non gli aveva velatamente fatto capire che lo ritenesse inutile. Glielo aveva proprio detto chiaro e tondo. Ma Dean, che non se la prenderebbe nemmeno per uno sputo in un occhio, l'aveva vista con filosofia - anche perché tutti i torti non glieli poteva dare. Negli ultimi tempi si erano un po' tutti quanti adagiati sugli allori, per quanto fosse possibile in una situazione del genere. Tutti a guardare il proprio orticello, ognuno per sé e Dio per tutti, impegnati a badare solo ed esclusivamente alla propria sopravvivenza anche a discapito di quella altrui. In molti avevano perso di vista il vero obiettivo: uscire di lì, possibilmente tutti quanti e tutti interi. Ma l'aumento di morti sospette aveva portato i più temerari a intensificare la pressione, richiedendo sempre più esplicitamente uno sforzo a remare verso una soluzione. E così, il dinamico duo Watson-Morgenstern si era preso la briga di far mobilitare chi di dovere, risvegliando le coscienze più ricettive, tra cui anche quella di Dean; perché d'altronde, chi meglio di lui conosceva la biblioteca? E chi, se non proprio lui, aveva la chiave d'accesso al blindatissimo reparto proibito. Quello era il luogo che gli era stato chiesto di scandagliare alla luce delle nuove scoperte fatte. Così, a passo sostenuto e con le maniche della camicia rimboccate fino al gomito, l'americano aveva ripreso possesso del proprio territorio, aprendo i cancelli di quella sezione che finalmente aveva l'opportunità di sondare. Si era appena messo all'opera quando la Byrne fece il suo ingresso in biblioteca, portandolo a sporgersi oltre lo scaffale che delimitava quella parte dalle restanti per sventolare una mano in sua direzione a farle cenno di raggiungerlo. "Compatriota! La madrepatria ha richiesto l'aiuto delle colonie." annunciò con uno dei suoi soliti sorrisi smaglianti, invitandola a varcare la soglia della sezione proibita. Lì, su un tavolo, aveva impilato alcuni libri concernenti le materie su cui era stato aggiornato. "Guarda, oggi ci facciamo un trip che l'lsd in confronto è robetta leggera. Abbiamo demonologia, sciamanesimo, pippe mentali filosofiche, rituali africani e quant'altro. Non hai che l'imbarazzo della scelta. Io, nel dubbio, mi sono buttato sull'illuminante saggio 'Cento metodi quasi infallibili per capire se sei posseduto da un demone'." fece una pausa, abbassando lo sguardo sul tomo preso in causa. Un sospiro, e poi riportò lo sguardo alla Byrne. "Per ora pare che sia semplicemente costipato." Si sciolse nuovamente in un veloce sorriso, scostando una sedia dal tavolo per farla sedere alla luce della lampada ad olio che aveva preventivamente posizionato. "Se ti manca qualche pezzo ti faccio il riassuntone sulle ultime scoperte dei geni con cui dividiamo il tetto. Ma prima di tutto le cose importanti.." alzò il pollice, come a indicare la prima "Ti stai rimettendo?" e poi l'indice, ad avvisare la seconda "Dallas ha ancora tutti i denti in bocca?"
     
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    « Byrne, ti cercano! » Stava percorrendo le scale, e anche piuttosto velocemente, quando venne letteralmente agguantata per il braccio da un Chris Cassady che le scale, invece, le stava salendo. « Amico Fritz, non te l'hanno mai detto che toccare le signorine mentre sono sovrappensiero potrebbe risultare in un paio di ossa rotte? Specialmente considerata la situazione attuale e il fatto che la signorina in questione sono io? » L'aveva apostrofato di rimando la Grifondoro, senza tuttavia la più piccola traccia di astio nella voce. « Chi è che mi vuole, comunque? » Gli chiese, inclinando la testa di lato. Non era raro che qualcuno la cercasse, ovvio, ma quel giorno in particolare non le sembrava di aver tirato pacco a nessuno in particolare. Anche se, considerato quanto ci stava con la testa in generale, in quel periodo... Ecco, a quanto pareva Cassady non era geneticamente programmato per rispondere a qualsivoglia domanda in maniera concisa. Doveva essere un difetto di fabbrica o qualcosa del genere. Perché, questo almeno in teoria, la domanda chi mi vuole avrebbe presupposto una risposta piuttosto semplice, composta da nome e cognome. A quel punto, se proprio il ragazzo non fosse stato tanto sveglio da fornirle il luogo d'incontro designato, sarebbe stata la Byrne a domandarglielo, ed il loro scambio si sarebbe pacificamente concluso lì. Invece no. Cassady, per rispondere a quella breve quanto semplice domanda, era partito dagli albori. Dal metaforico Big Bang. Aveva poi deciso di procedere con la spiegazione delle prime forme di vita, a partire dagli organismi monocellulari, per arrivare al primo ominide. Poi, trasformatosi in grande storico, aveva intrapreso il racconto della nascita e del declino delle grandi civiltà, ma della risposta alla domanda della nostra povera Fawn ancora nemmeno l'ombra. No, okay, forse non era partito da così tanto lontano, ma di sicuro aveva iniziato la sua narrazione con la sua mattinata. Cosa della quale, con tutto il rispetto parlando, a Fawn Byrne non importava proprio niente. Ed il problema più grande in tutta quella storia? Che, ovviamente, era uno di quegli esemplari di essere umano in grado di produrre trecento parole al minuto senza aver bisogno di prendere fiato neppure per un attimo. Una di quelle macchinette. Era arrivato più o meno alle dodici fatiche di Ercole che aveva dovuto compiere per procacciarsi la colazione, quando... Ho capito che ti manca il contatto umano, tesoro, ma adesso basta. Ci manca solo che mettiamo la muffa qua, guarda. E così, approfittando di un momento di debolezza del nemico, la Byrne decise di fregarsene altamente del bon ton e lo interruppe e basta. « Hai... hai sentito anche tu quel rumore in fondo al corridoio? » Assunse un'aria preoccupata, prima di voltarsi in direzione di questo fantomatico rumore. Che non c'era mai stato, ovviamente, ma ehi: uno dei lati positivi del vivere in un posto pullulante di mostri assassini di ogni genere, è che la gente diventa - come dire? - suscettibile. Funzionò. Lo sguardo preoccupato di Cassady si riflesse nel suo, ed il ragazzo la salutò rapidamente prima di darsela a gambe. A dire il vero stava già schizzando per le scale quando la Byrne decise di rallentarlo ancora una volta: « Ehi, chi è che mi cercava? » « Moses, in biblioteca! » Riecheggiò per le scale.
    E ci voleva così tanto a dirlo? « Compatriota! La madrepatria ha richiesto l'aiuto delle colonie. » Fawn sollevò una mano in direzione di Dean, come per palesare la sua presenza, prima di ribattere: « Compatriota! Se la prossima volta mi mandi di nuovo Cassady come messaggero, mi sa che sto aiuto dovranno aspettarlo in eterno.»
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    Non le sfuggì la pila di libri sul tavolo, ne notò le rilegature pesanti e l'aria antica. Proibito, mi piace! « Mi ha praticamente raccontato la storia della sua vita fino ad oggi. Nel dettaglio. Che tu sappia soffre di solitudine? » Scherzò. Poi riportò lo sguardo su Dean, inclinando la testa alle sue parole. « Guarda, oggi ci facciamo un trip che l'lsd in confronto è robetta leggera. Abbiamo demonologia, sciamanesimo, pippe mentali filosofiche, rituali africani e quant'altro. Non hai che l'imbarazzo della scelta. Io, nel dubbio, mi sono buttato sull'illuminante saggio 'Cento metodi quasi infallibili per capire se sei posseduto da un demone'. Per ora pare che sia semplicemente costipato. » La Byrne aggrottò la fronte, prima di portarsi l'indice al mento con aria pensosa e passare in rassegna i volumi con lo sguardo. « Quasi infallibili, eh? Mi piace. Umile da una parte, aperto a mille possibilità dall'altra. Hai la faccia arancione? Beh, potrebbe trattarsi di un caso di possessione, o potresti solo essere Trump. Qual è la verità? Lo scopriremo nella prossima puntata. » Prese posto sulla sedia che Moses aveva scostato per lei prima di allungarsi a pescare un pesante volume rilegato in pelle, dalla copertina verde scura: « Penso mi butterò sullo sciamanesimo. Mi sento particolarmente risky oggi. Chissà che non ci capisca qualcosa. » In realtà aveva scelto di vincere facile. Insomma: si era buttata sull'unica cosa della quale avrebbe quasi sicuramente capito qualcosa, viste le sue origini ed il ruolo del nonno all'interno della tribù. « Se ti manca qualche pezzo ti faccio il riassuntone sulle ultime scoperte dei geni con cui dividiamo il tetto. Ma prima di tutto le cose importanti... Ti stai rimettendo? Dallas ha ancora tutti i denti in bocca?» Rise, a quell'ultima domanda. Ecco: il fatto che Dean Moses avesse un paio d'anni più di lei e che avessero convissuto nella stessa sala comune per diversi anni, gli dava qualche vantaggio rispetto a coloro che la stessa fortuna non l'avevano avuta. Lui, per esempio, sapeva benissimo che la Byrne menava le mani. Nel senso: poteva anche sembrare carina e coccolosa, ma quella era una menzogna. Ricordava ancora quando aveva dovuto sollevarla di peso di dosso ad un compagno di Casa che le aveva rubato l'ultimo pacchetto di caramelle. Ed era a lui che aveva fatto saltare qualche dente. La scusante era che al tempo aveva dodici anni o giù di lì. Se di scusante si poteva parlare, ovviamente. « Sì, ma non certo perché non gliene abbia fatto saltare qualcuno. È più che altri hanno ritenuto necessario farglieli ricrescere. » Ripensò alla piccola resa dei conti che aveva avuto luogo appena fuori dalla biblioteca dopo che Maze l'aveva liberata con successo. « Sì, ti prego: aggiornami. So di non sapere. » Assunse nuovamente un'aria pensierosa, prima di concludere con un: « E sì, mi sto rimettendo. Voglio dire: e chi mi ammazza? » Inclinò la testa. « Se invece siamo alla posta del cuore... » Pausa tattica. « ...E chi mi ammazza? Cioè, voglio dire: non mi fa sicuramente piacere, ma ne ho viste di peggiori, quindi boh. Sono solo confusa, credo. E tu? Come stai? »

    Edited by hanaemi} - 19/2/2018, 19:18
     
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    Dean era il classico tipo di persona a cui stare sulle palle era un'impresa davvero difficoltosa. L'amico di tutto, sempre incline a trovare il lato positivo in chiunque e qualsiasi cosa, difficilmente si faceva scoraggiare dalle corazze più dure. Tuttavia, come ogni essere umano, anche lui aveva le proprie preferenze, e Fawn Byrne, per sua naturale inclinazione, era una delle persone che preferiva al castello. Mettiamoci che erano connazionali, mettiamoci che Dean apprezza sempre chi è capace di farsi una bella risata invece che sguazzare nel proprio stesso brodo di autocommiserazione, mettiamoci che una bella ragazza non gli starà mai sul cazzo per ragioni di forza maggiore, mettiamoci pure che avevano un umorismo molto simile, fatto sta che la concasata era sempre stata una di quelle persone su cui Dean non si faceva problemi a tessere le lodi quando tirata in ballo. Se ne erano fatte, di risate, nel tempo, loro due. Tra una pausa sigaretta, una lezione saltata e un delirio da 'sto indietro nel programma' 'quanto?' 'eh, di due anni', il giovane americano si era sempre trovato a proprio agio nel trascorrere il tempo con lei, e questo era il principale motivo per cui l'aveva scelta come compagna di ricerche per quella giornata. Avrebbe potuto chiederlo alla Morgenstern, ma quella aveva già troppe gatte da pelare, e in ogni caso era eccessivamente stacanovista per i suoi gusti. Poteva chiederlo al suo simpaticissimo consorte, ma la storia era la stessa, con l'aggravante che se sparavi una mezza battuta ti guardava come se gli avessi insultato la madre. Poteva chiederlo a Sam, ma sarebbe finita in cazzeggio tempo tre secondi. Malia, idem. Olympia? Ok che gli piaceva l'odore di imbarazzo alla mattina, ma da qui a spararsi sul piede da solo proprio no. Brando? Vabbè, qui siamo proprio agli sgoccioli, nemmeno commentiamo. Fawn, d'altro canto, era la candidata perfetta: gli stava simpatica, gli era affine, ma non avevano quel legame di profondissima conoscenza che avrebbe inevitabilmente portato a non fare un cazzo per ore. "Sì, ma non certo perché non gliene abbia fatto saltare qualcuno. È più che altri hanno ritenuto necessario farglieli ricrescere." Rise di gusto, estraendo dal taschino della camicia un pacchetto di sigarette per accendersene una e passarlo alla compagna. Il bello del lockdown: nessuno ti rompe il cazzo se fumi dove ti pare. "Infame chiunque sia. Mi ero già preparato la mega pacca sulla spalla e il 'mannaggia Dallas, chi c'ha il pane non c'ha i denti, mortacci oh'." sghignazzò balordamente alle proprie stesse parole, buttando fuori una nuvola di fumo e mettendosi nel frattempo comodo con la schiena contro la sedia. "Vabbè dai, con tutta questa situazione, un'altra da sganciargli gliela trovo." Perché sia mai che Dean Moses si perda la succulenta occasione di prendere qualcuno platealmente per il culo: deve mantenere pur sempre il proprio titolo di campione olimpionico in quello sport che, ammettiamolo, non è da tutti. "Sì, ti prego: aggiornami. So di non sapere. E sì, mi sto rimettendo. Voglio dire: e chi mi ammazza? Se invece siamo alla posta del cuore..E chi mi ammazza? Cioè, voglio dire: non mi fa sicuramente piacere, ma ne ho viste di peggiori, quindi boh. Sono solo confusa, credo. E tu? Come stai?" Si prese giusto il tempo di finire il proprio tiro di sigaretta e drizzarsi ancora una volta a sedere prima di rispondere, poggiando sonoramente un gomito sul tavolo e puntando lo sguardo ceruleo in quello della compagna. "Cominciamo dalle cazzate. La posta del cuore. Agli inglesi gli abbiamo buttato il thè a mare una volta, glielo buttiamo pure una seconda all'evenienza, quindi il problema proprio non si pone. Sui Potter, guarda, per esperienza ti dico: mettici una pietra sopra. Tanto buoni e cari, gli auguro tutto il bene del mondo, ma tornassi indietro mi darei una testata sulle gengive da solo: tanto la sensazione quella è." un gesto eloquente della mano. E qui si chiude. "Cazzata numero due: come sto io. Come sto? Si tira avanti. Non ho fatto in tempo ad essere assunto che già sto con un piede in cassa integrazione. Per il resto, sono ancora vivo e intero, e non tutti possono dire lo stesso, quindi mi prendo la licenza poetica di dire che sì, dai, sto bene. Non benissimo, ma bene." Si strinse nelle spalle, rubando un altro tiro alla sigaretta prima di adagiarsi di nuovo con più comodità sulla sedia, sbuffando la nuvoletta di fumo verso il soffitto a creare dei piccoli cerchi. Rimase in silenzio per qualche istante, istanti necessari a riordinare le idee in quel marasma con cui lo avevano travolto ultimamente. Roba di cui Dean non avrebbe sospettato l'esistenza nemmeno nei suoi sogni più fantasiosi..e lo dice uno che nella narrativa galoppava forte. Infine, dunque, congiunse le mani in un battito, riportando gli occhi alla compagna. "Allora, riassuntone." Pronti, partenza, via. "A quanto pare Syd e Nancy - ovvero Potter e la Carrow - ci hanno illuminato sulla nostra situazione attuale. Plot twist: EddyKing ha trovato che fosse un'idea davvero bellissima quella di portarci tutti in una dimensione demoniaca. E' uguale alla nostra, come puoi notare, ma fredda, buia e piena di creature infernali. Tra le suddette creature infernali gira voce che ognuno di noi abbia un gemello tale e quale, solo più stronzo - che se lo chiedi a me, è un'ottima scusa per mandare affanculo chi di dovere, ma se vuoi usarla, non dire che te l'ho data io altrimenti mi vengono a rompere le palle che aizzo l'astio." E uno. "Nel frattempo, i Brangelina - cioè i coniugi Watson - farebbero parte di un branco che a quanto pare avrebbe lo scopo di proteggerci da robe di questo genere. Ah, giusto, pure Potter fa una cosa simile: tipo bo, vomita i peccati altrui..non ho capito bene. Vabbè, ha importanza relativa. Insomma, quello che importa sapere è che questa gente sarebbe quella che in teoria ha i mezzi per farci uscire di qui il più velocemente possibile, ma prima bisogna capire come funzionano questi mezzi e quelli che ha a disposizione la squadra avversaria. Il nostro ruolo, in tutto ciò, è quello di recuperare quante più informazioni possibili a riguardo in modo che i nostri Ocean's Eleven possano mettere a punto il piano di uscita." Alzò l'indice, facendole segno di attendere mentre prendeva un ulteriore tiro di sigaretta. "Un problema, però, è che in mezzo a noi si sospetta che ci siano persone che giocano per l'altra squadra. E anche da molto prima che Hogwarts si chiudesse. Non si sa con certezza chi siano, e non mi hanno voluto dire i sospettati. Ma potrebbero mettere i bastoni tra le ruote, soprattutto dato che si crede ne sappiano più di noi, e dunque già il fatto che non abbiano dato alcuna informazione è sospetto." andò quindi a battere il palmo un paio di volte sui volumi "Per questo siamo qui: bisogna capire come riconoscerli, quali danni possono fare e, possibilmente, limitarli." Fece una pausa, guardandola dritta negli occhi. "Domande?" Mi rendo conto che è un po' tanto da sganciare in una sola volta. Mi rendo anche conto che io l'ho presa bene perché a mozzichi e bocconi già Tris mi aveva detto qualcosa due anni fa. Mi rendo conto che se svieni qui sul colpo, Byrne, un po' forse è colpa mia.
     
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    Sul discorso Potter, la Byrne si limitò semplicemente ad annuire. Non c'era molto da dire, se non accettare lo stato delle cose. Per quanto la ferita potesse non essersi ancora rimarginata, per quanto la confusione a riguardo fosse ben presente, l'unico provvedimento che si potesse prendere era letteralmente continuare a tenersi a galla nonostante tutto. D'altra parte l'aveva detto: di cose peggiori ne aveva viste, le aveva toccate pure con mano, e per come la vedeva lei ne avrebbe ancora spalata di merda, se mai fosse uscita viva da quella situazione. Era inutile ed insieme controproducente perdersi in pipponi mentali senza senso - perché tanto sapeva benissimo che ruminare su determinati concetti fino alla nausea, le avrebbe portato soltanto, per l'appunto, nausea. Per cui bisognava semplicemente prenderla con una certa filosofia e accettare che remare controcorrente, in determinate circostanze, non portasse a niente. Però da una cosa sentì di non potersi esimere. Per cui, dopo aver accettato la sigaretta che il compagno le aveva offerto, precisò: « Il come stai non rientra nella categoria delle cazzate. New York ha deliberato, passa e chiude.» Annuì per rafforzare il concetto, poi tornò ad ascoltarlo con attenzione. « Allora, riassuntone. A quanto pare Syd e Nancy - ovvero Potter e la Carrow - ci hanno illuminato sulla nostra situazione attuale. Plot twist: EddyKing ha trovato che fosse un'idea davvero bellissima quella di portarci tutti in una dimensione demoniaca. E' uguale alla nostra, come puoi notare, ma fredda, buia e piena di creature infernali. Tra le suddette creature infernali gira voce che ognuno di noi abbia un gemello tale e quale, solo più stronzo - che se lo chiedi a me, è un'ottima scusa per mandare affanculo chi di dovere, ma se vuoi usarla, non dire che te l'ho data io altrimenti mi vengono a rompere le palle che aizzo l'astio. » Una mezza risata mentre sbuffava fuori il fumo. Quella nuova informazione, tuttavia, aveva portato le rotelline del suo cervello a girare in maniera frenetica. Dimensione demoniaca. Un concetto che le sarebbe apparso assurdo, surreale e alquanto ridicolo fino a qualche mese addietro. Ma adesso? Adesso, mentre se ne stava seduta a fumare in biblioteca con un'aria apparentemente distratta, azionava meccanismi importanti. Le riportava alla mente cose sentite o lette, anche se non certo in quella salsa o in quei termini, e la costringeva a rivalutare un po' tutto quel che aveva fino ad allora considerato come reale. Tuttavia non interruppe ancora Dean, lasciò che continuasse. Si prese però la libertà di cercare un sacchetto nella borsa. Lo trovò in un attimo e lo poggiò sul tavolo. Sapeva che le sarebbe tornato utile. « Nel frattempo, i Brangelina - cioè i coniugi Watson - farebbero parte di un branco che a quanto pare avrebbe lo scopo di proteggerci da robe di questo genere. Ah, giusto, pure Potter fa una cosa simile: tipo bo, vomita i peccati altrui..non ho capito bene. Vabbè, ha importanza relativa. Insomma, quello che importa sapere è che questa gente sarebbe quella che in teoria ha i mezzi per farci uscire di qui il più velocemente possibile, ma prima bisogna capire come funzionano questi mezzi e quelli che ha a disposizione la squadra avversaria. Il nostro ruolo, in tutto ciò, è quello di recuperare quante più informazioni possibili a riguardo in modo che i nostri Ocean's Eleven possano mettere a punto il piano di uscita. » Restò ancora in perfetto silenzio mentre altri pensieri andavano ad accavallarsi a quelli già presenti. Un branco che doveva proteggerli da robe di quel genere, doppi, Albus che vomitava i peccati altrui - e qui l'assalì per un attimo una sensazione molto contraddittoria, che spinse comunque da parte perché non era né tempo e né tantomeno luogo di prestarvi attenzione - e squadra avversaria. Pezzi del puzzle che andavano ad incastrarsi in una maniera strana e convenzionalmente poco realistica, ma che contribuivano a dare una forma ad una certa cosa nella sua testa. « Un problema, però, è che in mezzo a noi si sospetta che ci siano persone che giocano per l'altra squadra. E anche da molto prima che Hogwarts si chiudesse. Non si sa con certezza chi siano, e non mi hanno voluto dire i sospettati. Ma potrebbero mettere i bastoni tra le ruote, soprattutto dato che si crede ne sappiano più di noi, e dunque già il fatto che non abbiano dato alcuna informazione è sospetto. Per questo siamo qui: bisogna capire come riconoscerli, quali danni possono fare e, possibilmente, limitarli. Domande? » Portato lo sguardo smeraldino su Moses, annuì. « Di domande ne avrei pure troppe, ma dubito un ma come ci siamo finiti in questa situazione del cazzo possa ricevere una qualche vera risposta, per cui lasciamo perdere. » Raddrizzò per bene la schiena, e con la sigaretta ancora in bocca, riversò il contenuto del sacchetto di velluto rosso sul tavolo: rune. Ma no, non le avrebbe usate per divinare, quanto per spiegare un concetto che il racconto aveva innescato in quella sua testolina. Cominciò quindi a disporle a gruppi di tre, in modo da formare la forma stilizzata di un albero: un primo gruppo per le radici; un secondo per il tronco; ed un terzo a rappresentare i rami. Le rune restanti le lasciò semplicemente lì, in un mucchietto. « Yggdrasil, Dean. Dean, Yggdrasil. » Cominciò con un rapido cenno della mano, quasi stesse effettivamente presentando due esseri senzienti, non una persona vera ed un mucchietto di pietre. « L'albero cosmico nella mitologia norrena. L'albero della vita. Che torna però in un sacco di altre tradizioni. Se pensi all'albero della kabala ebraico, per esempio, è sempre lui ma con un nome diverso. E più rami. Ed esiste anche nella tradizione nativo-americana e quasi certamente in una decina di altre. » Fece una pausa che utilizzò per un altro tiro di sigaretta, lo sguardo ancora fisso sui sassolini bianchi sparsi sul tavolo. Si prese una pausa per riordinare i pensieri, sollevando lo sguardo solo dopo qualche attimo. « Potrei farti una serie infinita di discorsi coinvolgenti sulle differenze numeriche e su cosa rappresentino tutti questi rami, ma... un'altra volta, magari. Il punto è uno: per quanti alberi si possano guardare, ci si riduce sempre a tre livelli. E quello più basso è in genere la dimensione infernale. » Un mezzo sorriso esaltato mentre puntava il dito verso le radici del modellino a cui aveva dato vita. « Ed è solitamente abitata dalle anime dei morti, dai mostri, e tutta quella fuffa poco raccomandabile che può venirti in mente quando pensi alla definizione di inferno. » Sollevò le sopracciglia con aria piuttosto eloquente, come per chiedergli implicitamente se la stesse seguendo o se il suo discorso gli apparisse più come una serie di informazioni senza senso. « Ora - ovviamente dovremo scandagliare questa pila di libri da cima a fondo per vedere se ci sono aneddoti di viaggi tra una dimensione e l'altra, ma mi sembra un punto di partenza. No? »
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    Fece una pausa, prima di pescare qualcosa dalla tasca. Il suo pacchetto di sigarette personale, che poggiò sul tavolo come bene comune - perché ormai sarebbe stato inutile fingere che non ne avrebbero avuto per ore. « Per quanto riguarda l'altra squadra. Se il ragionamento delle dimensioni di cui prima fila... » Si allungò per un attimo per prendere un altro libro dalla pila - qualcosa sulla mitologia - e poggiarlo accanto a quello sullo sciamanesimo del quale si era appropriata nei minuti precedenti. «.... I gotta keep movin', blues falling down like hail. And the day keeps on worryin' me... there's a hell hound on my trail, Robert Leroy Johnson, uno dei più grandi artisti blues di sempre, vita breve e intensa. Si dice abbia venduto l'anima al diavolo per quanto talento aveva... » Lo sguardo saettò nuovamente su Dean « ... e di storie simili ce ne sono un sacco. Il punto in comune è: avevano tutti bisogno di qualcosa. O erano ossessionati da qualcosa. Che magari non c'entra niente, ma per controllare qualcuno... non devi dargli qualcosa di cui ha bisogno? » Non fanno così anche gli strozzini? « E poi... boom! » Abbozzò un mezzo sorriso. « Puoi dirmelo, se pensi che stia delirando. Non mi offendo. »
     
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    "Di domande ne avrei pure troppe, ma dubito un ma come ci siamo finiti in questa situazione del cazzo possa ricevere una qualche vera risposta, per cui lasciamo perdere." Allargò le braccia, esaurendo gli ultimi tiri della propria sigaretta prima di gettare il mozzicone a terra con noncuranza, calpestandolo con la punta dello scarpone per accertarsi di spegnerlo. "Ci siamo finiti perché EddyKing era evidentemente un sociopatico e Tris non aveva calcolato fino a che punto fosse sociopatico. Ma d'altronde, come poteva?" O meglio: chi mai avrebbe potuto immaginarlo? Dean, per sua natura e cultura, possedeva una personalità di tipo dinamico, che facilmente si adattava all'ambiente circostante. Sembrerà una generalizzazione, ma è vera: gli americani sono fatti così. Nascono in un continente nuovo, con ideologie radicalmente diverse da quelle del vecchio mondo. La loro storia è giovane, e questo è vero, ma è proprio ciò a renderli così dinamici. Non conoscono una tradizione di valori aristocratici, di casate e nobiltà, di troni e lotte dinastiche. Nascono da quel primo baccello di borghesia che in Europa creò una rivoluzione sociale, ma in America fondò da zero un qualcosa di nuovo che non incontrò alcuna vera spinta contraria. Non c'erano aristocratici ad opporsi così come non c'erano cattolici: era un mondo in mano al ceto medio protestante, con i valori del ceto medio protestante. E dunque la predestinazione, l'opportunità, l'utilitarismo, il forte individualismo. Se sei americano, nasci automaticamente come una persona che vede il mondo come un luogo in cui farsi strada, pieno di opportunità da cogliere. Per questo Dean storceva sempre il naso di fronte a chi relegava facilmente lui e i suoi connazionali allo status di cugini stupidi, privi di storia e tradizione: perché il suo non era un paese perfetto - nessuno lo era -, ma era semplicemente diverso, e come tale andava compreso nella propria alterità. La differenza, tra un Dean e un qualsiasi altro inglese, è che nel suo dna non esisteva quasi per nulla il gene della conservazione, ma piuttosto quello del rinnovamento. Gli americani si adattano perché sono abituati e intrinsecamente costretti a farlo: nascono e crescono in un territorio colmo di diversità e disomogeneità, improntato su una religione e dei valori che lo hanno plasmato sin dall'inizio, dove l'assistenzialismo non esiste e sei obbligato a fare qualcosa per ottenere qualcos'altro, nulla ti viene semplicemente dato. E' un fattore di pura mentalità, quello che permetteva a persone come Dean e Fawn di vivere quella situazione in maniera leggermente più ottimistica: perché loro, nel bene o nel male, pur se in termini diversi e più attenuati, ci erano nati nella logica della lotta per la sopravvivenza, e dunque sapevano gestirla senza uscire di testa. Dean e Fawn, magari, potevano pure passare per stupidi agli occhi dei più superficiali, ma a ben guardare erano le persone che per puro retaggio culturale possedevano nelle proprie mani le migliori capacità per quella situazione.
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    "Yggdrasil, Dean. Dean, Yggdrasil." aggrottò la fronte, abbassando lo sguardo sulle rune che Fawn aveva disposto sul tavolo. A posto, l'ultima lezione che ho frequentato di Rune Antiche è stata anche la prima. Partiamo già col freno tirato. In compenso, però, aveva un'idea più o meno chiara di cosa fosse Yggdrasil. "L'albero cosmico nella mitologia norrena. L'albero della vita. Che torna però in un sacco di altre tradizioni. Se pensi all'albero della kabala ebraico, per esempio, è sempre lui ma con un nome diverso. E più rami. Ed esiste anche nella tradizione nativo-americana e quasi certamente in una decina di altre." annuì, in silenzio, lasciandola parlare mentre poggiava le braccia sul tavolo, sporgendosi in avanti con interesse. "Potrei farti una serie infinita di discorsi coinvolgenti sulle differenze numeriche e su cosa rappresentino tutti questi rami, ma... un'altra volta, magari. Il punto è uno: per quanti alberi si possano guardare, ci si riduce sempre a tre livelli. E quello più basso è in genere la dimensione infernale. Ed è solitamente abitata dalle anime dei morti, dai mostri, e tutta quella fuffa poco raccomandabile che può venirti in mente quando pensi alla definizione di inferno. Ora - ovviamente dovremo scandagliare questa pila di libri da cima a fondo per vedere se ci sono aneddoti di viaggi tra una dimensione e l'altra, ma mi sembra un punto di partenza. No?" Annuì, ancora una volta, ora muovendosi a riordinare i libri sul tavolo in maniera da metterne alcuni da una parte e posizionarne altri in posizione più preminente. "Complimenti, Sherlock." commentò, rivolgendole un'occhiolino giocoso prima di sistemare l'ultimo libro. "Per quanto riguarda l'altra squadra. Se il ragionamento delle dimensioni di cui prima fila...I gotta keep movin', blues falling down like hail. And the day keeps on worryin' me... there's a hell hound on my trail, Robert Leroy Johnson, uno dei più grandi artisti blues di sempre, vita breve e intensa. Si dice abbia venduto l'anima al diavolo per quanto talento aveva..." alzò le mani, chiudendo gli occhi in muto rispetto. "Amen." "... e di storie simili ce ne sono un sacco. Il punto in comune è: avevano tutti bisogno di qualcosa. O erano ossessionati da qualcosa. Che magari non c'entra niente, ma per controllare qualcuno... non devi dargli qualcosa di cui ha bisogno? E poi... boom! Puoi dirmelo, se pensi che stia delirando. Non mi offendo." Rise di gusto a quelle parole. In realtà, il giovane Moses, di deliri era un vero e proprio esperto. A volte parlava così tanto da stordire anche chi si professava il miglior ascoltatore del mondo. Una mente veloce, quella dell'ex Grifondoro, che associava facilmente ciò che si trovava attorno, utilizzando ogni mezzo a disposizione per creare ponti tra realtà diverse. Ciò risultava in una generale difficoltà a seguirlo, soprattutto per la sua straordinaria propensione di parlare a macchinetta, aprire parentesi, digressioni, dilungarsi in dettagli infimi ma importanti e via discorrendo. Alla fine di un discorso di Dean, tre quarti della gente ci aveva capito meno di quanto sapesse in partenza. Ma d'altro canto, ciò rendeva più semplice per lui seguire i discorsi altrui senza perdervisi eccessivamente. "Non è il mio primo rodeo, Byrne. Ricordati che per tutti i miei anni al castello ho avuto la carogna come prof di pozioni." A differenza di voi fortunelli che per quest'anno ve lo siete tolti dalle palle. Minimo gli sono arrivate tutte le mie gufate. Ross Burgoyne, un incubo da cui nemmeno i più eccelsi studenti si erano ancora del tutto ripresi. "Comunque." riprese, alzandosi di botto dalla sedia per andare a pescare un libro che aveva accantonato per il momento da una parte. "Credo che tu abbia scavato su un qualcosa che effettivamente potrebbe risultare molto utile." Sollevò per un istante lo sguardo nelle iridi di lei prima di mettersi a sfogliare il tomo. "Strati." disse semplicemente, prima di mostrarle il tomo aperto su una pagina in particolare: Gnosticismo. "In realtà non arriva da qui. Fin dall'antichità, osservando il respiro umano, si è elaborato il concetto di anima; ciò originò l'idea che, al di là degli oggetti materiali, esisterebbero entità o realtà più sottili, e, per estensione, anche altri piani di esistenza. Andiamo avanti veloce e arriviamo alle speculazioni filosofiche e occultistiche, quando si comincia a concepire la realtà come un insieme di piani l'uno più sottile dell'altro e coesistenti nello stesso spazio." Lasciò il libro sul tavolo, alzando entrambi gli indici di fronte a lei. "Metti insieme le cose: realtà a strati, esistenza a strati. Se questo strato è sovrapposto al nostro, significa che anche chi lo abita è, in una qualche misura, sovrapposto a noi." Si accucciò un po' più, per guardarla meglio negli occhi in modo da favorire una comunicazione più efficace e capire se lo stesso seguendo. "Suona qualche campana?" Sorrise, prima di sporgersi ancora una volta sopra il libro che aveva posato di fronte a lei, scorrendone velocemente le pagine per arrivare all'ennesimo capitolo. Arthur Schopenhauer. "Dove ci stanno strati, ci sta qualcosa che li divide e gli impedisce di collidere completamente. Un qualcosa che, fino alla sera di Natale, ci ha impedito di vedere questa realtà e chi la abita." E lì, puntò l'indice sul paragrafo incriminato. Il velo di Maya. "Ora, sappiamo che alcuni lo hanno già attraversato addirittura da prima del lockdown, e che queste persone giocano con l'altra squadra: ergo, l'altra squadra ha la capacità di rendere possibile questo spostamento, ed evidentemente ha interesse a farlo. Ma.." e qui sollevò l'indice "..dopo Natale ci siamo finiti tutti quanti, e che io ricordi, l'anima non l'ho ancora venduta - anche se ora come ora lo farei volentieri anche solo per un cheeseburger -, quindi capire come abbiamo passato la dogana sarebbe già un punto di inizio." Dicendolo, spostò in posizione di preminenza il tomo sui viaggi tra dimensioni diverse. E già il campo di ricerca comincia a restringersi. "In seguito si passa all'osservazione geografica: qualsiasi tipo di vita, di qualsivoglia genere esso sia, è strettamente connesso all'ambiente in cui vive. La geografia, la climatologia e tutte queste stronzate sono la chiave più diretta per capire dove ci troviamo e con chi. Di questo luogo sappiamo che è sempre buio, che l'acqua è pressoché inesistente, che è freddo, e che la vegetazione è secca. Se è così, vuol dire che è necessario che sia così. Ma da che mondo è mondo, qualsiasi cosa che si muove, si muove perché ha una fonte di energia che lo permette. E la domanda da un milione di dollari, dunque, è questa: da cosa è alimentato?" Se capisci di cosa si nutre, capisci anche dove si trova la presa della corrente. E una volta capito quello, la stacchi. Americani: ce l'hanno nelle vene, il problem solving.
     
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    « Non è il mio primo rodeo, Byrne. Ricordati che per tutti i miei anni al castello ho avuto la carogna come prof di pozioni. » Sbuffò una risata insieme alla nuvola di fumo di quell'ultimo tiro. « Alzo le mani e chiedo umilmente venia, allora. » Asserì, eseguendo quanto appena detto. Le alzò davvero, per qualche breve attimo, prima di buttare la cicca a terra e spegnerla con un colpo di tacco. Tornò comunque ad ascoltarlo subito dopo, lo sguardo che saettava dai volumi sul tavolo al volto del giovane. Le piaceva quella sensazione. Per sua natura, Fawn Byrne era una che con le mani in mano non ci sapeva stare. Aveva bisogno di azione, di stimoli - che fossero mentali o fisici non aveva poi troppa importanza - e in quel periodo in particolare, aveva davvero bisogno di pensare ad altro. A qualunque cosa che non fosse la propria persona o la situazione generale incerta. Aveva bisogno di un obiettivo, di una strada da percorrere, di un modo per sporcarsi metaforicamente quelle sue manine. E Dean Moses, attraverso la richiesta di aiutarlo nelle sue ricerche, le aveva inconsapevolmente fornito il tutto su di un piatto d'argento. Cosa della quale non poteva che tacitamente ringraziarlo. « Comunque. Credo che tu abbia scavato su un qualcosa che effettivamente potrebbe risultare molto utile. Strati. » Abbassò lo sguardo sul tomo che le era stato aperto davanti, concentrandovisi per un attimo: Gnosticismo. E lì le rotelline del suo cervello cominciarono a girare di nuovo in modo furioso. Non tanto per la filosofia in sé, quanto perché quello che aveva detto tornava. E continuava a ritornare, e questa era soltanto una delle molteplici forme nelle quali vi si poteva imbattere. La Byrne non era una persona facilmente suggestionabile, ma era del parere che una cosa che continuava a ripresentarsi, per quanto potesse apparire assurda ad un livello puramente razionale, un suo senso dovesse avercelo. Come era del parere che un nome fosse soltanto un nome e che, in quel caso, posti di fronte a quei termini complessi, il loro compito fosse quello di liberarsi delle sovrastrutture - e quindi delle informazioni inutili - per cavarne la sostanza. In quel caso, per l'appunto: gli strati. Si poteva scegliere di rappresentarli con un modello tridimensionale, si poteva ricorrere alla forma di un arbusto qualsiasi e ci si poteva anche inventare qualcosa di completamente nuovo, ma la natura di quei livelli restava quella di livelli. Ed era quella l'informazione importante, quella che aveva cercato di comunicare all'ex Grifondoro e che lui, dal canto suo, aveva evidentemente colto. «In realtà non arriva da qui. Fin dall'antichità, osservando il respiro umano, si è elaborato il concetto di anima; ciò originò l'idea che, al di là degli oggetti materiali, esisterebbero entità o realtà più sottili, e, per estensione, anche altri piani di esistenza. Andiamo avanti veloce e arriviamo alle speculazioni filosofiche e occultistiche, quando si comincia a concepire la realtà come un insieme di piani l'uno più sottile dell'altro e coesistenti nello stesso spazio. Metti insieme le cose: realtà a strati, esistenza a strati. Se questo strato è sovrapposto al nostro, significa che anche chi lo abita è, in una qualche misura, sovrapposto a noi. Suona qualche campana? » Strabuzzò gli occhi. « Il signor Maiunagioia Schopenhauer » Sussurrò. Ecco: lui è proprio come il prezzemolo. Ovunque. E intanto i suoi sospetti venivano confermati da Dean, che aveva raggiunto il capitolo riguardante il velo di Maya. Sovrappensiero, si trovò a tamburellare contro la superficie lignea del tavolo con le dita. Annuì di fronte al resto del discorso. «Ora, sappiamo che alcuni lo hanno già attraversato addirittura da prima del lockdown, e che queste persone giocano con l'altra squadra: ergo, l'altra squadra ha la capacità di rendere possibile questo spostamento, ed evidentemente ha interesse a farlo. Ma... .dopo Natale ci siamo finiti tutti quanti, e che io ricordi, l'anima non l'ho ancora venduta - anche se ora come ora lo farei volentieri anche solo per un cheeseburger -, quindi capire come abbiamo passato la dogana sarebbe già un punto di inizio. » Riportò nuovamente lo sguardo sul giovane, prima di uscirsene con qualcosa che le mulinava in testa dal momento stesso in cui avevano cominciato a parlare di squadre, veli e strati. Era una cosa insieme semplice e terrificante, e sapeva bene potesse suonare assurda. Ma la loro vita si era trovata nel teatro dell'assurdo comunque, quindi non vedeva come la sua affermazione potesse peggiorare le cose. « Okay, le ipotesi che ho, sono una più assurda dell'altra, ma questi » picchiettò delicatamente contro uno dei libri, prima di riprendere « stanno qua per smentirmi nel caso dica troppe stronzate. Allora: prima tutto questo » Fece un rapido gesto con la mano, come a indicare l'ambiente circostante. « era circoscritto alla Foresta. Me lo ricordo perché sono stata tra i primi a finirci dentro. E l'ambiente era esattamente identico a quello in cui viviamo ora. Con tanto di mostri accessori. » Si passò velocemente una mano tra i capelli. « Quindi ciò che prima stava di là, si è espanso. La domanda è: come? » Si morse l'interno guancia nell'atto di riflettere. Annuì ancora di fronte alla sua affermazione sull'ambiente, ma la sua mente galoppava ancora. All'indietro, stavolta, a quei giorni nel mondo freddo e spoglio che avrebbe presto ingoiato tutto quello che conoscevano. I ricordi a riguardo non erano lineari, tutt'altro - si mescolavano al terrore, alla sensazione di non uscirne mai più, al lasciarci le penne in quel posto. Rimase in silenzio, con lo sguardo fisso sulle pagine del libro di fronte a lei per ancora qualche secondo. Fu un attimo, quello in cui le dita smisero di tamburellare sul legno. L'attimo in cui il pezzo del puzzle andò ad incastrarsi al posto giusto, mentre il ricordo che cercava si proiettava nella sua testa. « Il discorso del velo... » Disse improvvisamente. « Quando sono riuscita a tornare, è perché era apparso questo... » si fermò, in cerca del termine giusto «.... portale? Sì, in mancanza di altre parole, diciamo pure portale. Era una cosa luminosa, azzurrognola se non sbaglio. E portava di qua. » Fece una pausa e si umettò le labbra. Se quello che c'era si è effettivamente espanso, allora un'uscita dev'esserci per forza. Bisogna solo capire come aprirla. « Se supponiamo che questo livello ha inglobato l'altro e sono effettivamente la stessa cosa, si può uscire anche di qua. Non so come, ma si può. Cerchiamo anche questo, d'accordo? » Si passò entrambe le mani sul volto. Troppe informazioni, davvero troppe informazioni. Ed era incredibile come una sola parola, messa al posto giusto al momento giusto, avesse fatto scattare quel meccanismo. « Per quanto riguarda da cosa è alimentato, la mia risposta intuitiva sarebbe quella di dirti morte e distruzione, ma forse è davvero troppo approssimativa. » Scosse la testa a quella mezza battuta, che non sapeva bene se lo fosse davvero, una battuta.
     
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