I can explain!

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    « Signorina Greengrass.. c'è per lei Helga Dolohov dall'ufficio tributario. » L'ufficio tributario. La morte di ogni contribuente. La voce di Roberta nel citofono, l'avvisa che la morte dello spirito e dall'altro capo del comunicazione. « Grazie Robbie, passamela subito sulla linea 3. » E così preme il tasto 3 sull'aggeggio meccanico presente sulla sua scrivania schiarendosi la voce. Sii gentile. Qualunque comunicazione debba passarti, non sarà peggio del caso di molestia di cui ti stai occupando al momento. « Helga! Quanto tempo. Come stanno i gemelli? Jason? Tutto apposto. » « Liv! Tesoro! Tutto bene, grazie. E tu? Dimitriy? Meredith? » Perché mi stai chiedendo di Dimitriy. Oddio lo sa. Oddio sono morta. « Tutto bene, grazie. Allora? Ti vedo sabato per il tè? » Helga è una buona amica. Una di quelle che Liv si tiene vicina, per assicurarsi i suoi favori. L'ufficio tributario è una grossa risorsa per i procuratori, soprattutto quando bisogna ficcare il naso negli affari personali degli imputati. « Ma certo! Appuntamento stabilito come al solito. » Che gioia! Speravo ti prendesse un coccolone. Ma questo non significa che Helga le piaccia davvero. Parla troppo di sé, ama vantarsi della sua vita perfetta, dei suoi perfetti gemellini, della sua casa in campagna, dei Natali con mamma e papà sulla neve. Helga e Jason sono la famiglia del mulino bianco, e sbattono in faccia ogni giorno a Liv il suo fallimento in quanto donna e moglie. Forse per questo non si è mai preoccupata di dirle che lei e Dimitriy si sono separati. « Comunque non ti ho chiamato per questo. C'è un piccolo problema con la vostra dichiarazione dei redditi. » Cazzo. « Nella vostra cartella non risultano i redditi di Dimitriy, seppur risulti che lui sia stato assunto con contratto regolare a tempo determinato al Paiolo Magico. » Olivia si morde il labbro stringendo i pugni. Annuisce tamburellando le dita sulla superficie in legno della sua scrivania. « Figlio di.. » Sospira affondo mentre cerca di placare la rabbia incontrollata. Ora il Paiolo paga anche le tasse. E da quando! Da quando una topaia del genere riesce a restare in piedi pagando regolarmente i propri impiegati. « Come prego? » Pausa. « No no no.. non stavo parlando con te, Helga. Sono in ufficio e ho un sacco di cose in ballo al momento. Senti credo proprio che sia stato un errore accidentale. Chiaro che bisogna annettere agli atti la dichiarazione di Dim, amore bello,; forse ci siamo scordati.. sai com'è.. si sente un po' questo peso in casa del suo lavoro nettamente inferiore. Non volevo mettergli troppa pressione per il suo.. sai.. » « Ooooooh, capisco. Ancora non riesco a capire però perché non si è fatto assumere dall'Inquisizione. » Perché è un coglione. « Eh lo sai com'è fatto. Vive di immobilismo. Vuole fare l'Auror e Auror resterà per tutta la vita. » Coglione. « Comunque ci penso io davvero.. non ti preoccupare. Non parlarne con lui. Non vorrei stressarlo ulteriormente con questa cosa. » Ed ecco arrivare la doccia fredda. « Liv.. purtroppo ho dovuto mandargli una notifica. La pratica va chiusa entro la fine del mese. Mi dispiace. » La mia vita si chiuderà entro la fine del mese. A quel punto Liv si passa le mani tra i capelli pronta a chiedere a Robbie un bel cocktail di psicofarmaci che la facciano andare in ibernazione fino al post sgancio della bomba. « Non fa niente, Helga. Capisco. E' il tuo lavoro. Ora devo lasciarti. » « A sabato. » Se ci arrivo.

    La salvezza venne in suo soccorso sotto morbide sembianze dall'aspetto angelico. Quel pomeriggio aveva infatti il solito appuntamento settimanale con Julie. E, forte del fatto che l'avrebbe trovata in gran forma, con la notizia dell'apertura delle porte di Hogwarts, Olivia si preparò per l'incontro armandosi di tutto il suo fascino legale. Cercava consiglio, e anche una buona dose di distrazione dal casino che aveva combinato. Con suo padre non poteva parlarne, e se normalmente quegli affari di cuore li avrebbe normalmente discussi con le sue sorelle minori o con qualche amico, sapeva che in quel caso non c'era persona che potesse destreggiarsi con maggiore forza in quel ambito se non la femme fatale per eccellenza. « Robbie annulla tutti i miei appuntamenti del pomeriggio e chiama l'assistente di Julie. Abbiamo la solita suite al Capital alle 17. » E dicendo ciò si precipita fuori dall'ufficio smaterializzandosi a casa. Si sceglie un abbigliamento impeccabile per l'occasione sui toni del rosso per il completo e l'avorio per la camicetta sotto. Borsa e scarpe abbinate. E che non si dica mai che Olivia Greengrass non conosce il suo posto nel mondo. Saluta velocemente Meredith raccomandandole di fare i compiti, dà le ultime istruzioni alla tata, ed esce smaterializzandosi di fronte all'hotel posto in pieno centro. Non ha bisogno di particolari introduzioni. Lo staff la conosce, così come conosce tutta la sua famiglia. Clienti di punta, hanno organizzato più ricevimenti negli ambienti lussuosi della struttura di qualunque altra famiglia londinese che si rispetti. Viene quindi fatta accomodare nell'attesa in una saletta riservata, perché si sa, Olivia è sempre in anticipo, e così, si mette a sfogliare qualche rivista di moda nell'attesa. Tamburella con un certo nervosismo le dita sul tavolino di cristallo accanto alla comoda poltrona in cui è seduta a gambe accavallate, continuando ad avere problemi nel concentrarsi su ciò che sta facendo. A preoccuparla non è tanto il fatto di aver ingannato il suo provincialotto quasi-ex marito, quanto l'idea che ciò possa dargli l'occasione di approfittarsene. Si sa, siamo tutti bravi a stare al nostro posto finché non abbiamo l'occasione di approfittarcene allegramente di una situazione favorevole. E nella posizione in cui si trovava attualmente Dimitriy, due quattrini in più in tasca gli avrebbero solo che fatto comodo. Con le carte che aveva in mano, un buon avvocato l'avrebbe potuta stracciare, prendendole più del dovuto. Accidenti, se Dimitriy avrebbe intentato una causa di divorzio a quel punto, poteva tranquillamente persino richiedere l'affidamento esclusivo di Meredith. Bisogna fotterlo, prima di accorgersene che l'ho fottuto per prima. Infangarlo se necessario. Ma al solo pensiero, qualcosa sembra spezzarsi nel suo cuore. La macchina del fango, Olivia la conosce bene. In quanto avvocato e procuratore ha sempre preferito un approccio politicamente corretto, ma qui ormai si trattava di sua figlia. Una bambina che aveva i suoi ritmi, la sua quotidianità, le sue abitudini. Era certa che Dimitriy non era il genere di persona che avrebbe potuto colpire su Meredith pur di avere la meglio, ma mai dire mai. E Olivia, nei confronti di lui era ormai prevenuta e decisamente paranoica. E avrebbe fatto di tutto, pur di mantenere una posizione vantaggiosa, ma prima, voleva un consiglio da una donna ben più navigata nella vita di lei. Aveva bisogno di colei che l'aveva vista in fin dei conti vista crescere. Julie, amava la sua famiglia, era decisamente affezionata a suo padre, ed era certa che in un certo qual modo, provava una sorta di attaccamento anche verso di lei. Non certo ai livelli di Trixie e Gwen, ma in parte, qualcosa lì sotto, c'era. Venne informata che Julie era già stata accompagnata nella suite a loro riservata, e a quel punto, un addetto dell'hotel accompagnò anche Liv all'ultimo piano, là dove, una splendida vista sul centro ancora abitato, si distese di fronte ai suoi occhi.
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    Sospirò profondamente sorridendo, mentre si avvicinava alla bionda impartendole il solito saluto affettuoso fatto di un bacio su ciascuna guancia. « Perfetta al tuo solito. » Fu la prima cosa che disse, lasciandosi il giusto tempo per ammirare la sua impeccabile mise. Mentre i camerieri sistemavano quanto necessario per il tè pomeridiano, posando sul tavolo su eleganti vassoi i pasticcini di alta fattura, richiesti al solito da Liv dal migliore pasticcere in città, versando loro gli infusi prescelti nelle rispettive tazze di porcellana, la giovane Greengrass prese a fissare la donna come tentando di comprendere il suo stato d'animo. Partiamo dalle cose facili. « Ho letto dell'apertura della scuola. E' successo stamattina, vero? » Lo sa benissimo Liv, ma in fin dei conti è curiosa di comprendere come i suoi genitori hanno preso la notizia. Lei dal canto suo ha tirato un sospiro di sollievo, soprattutto nel non vedere i nomi delle sorelle tra gli scomparsi o tra i morti. « Non sono riuscita a sentire ancora papà sulla questione, ma immagino che sarà molto contento. » Pausa. « A quando è previsto il rientro delle ragazze? » Si portò elegantemente la tazza alle labbra sorseggiando un po' del contenuto. Impeccabile infuso al solito. Ne assapora il particolare gusto, chiudendo appena gli occhi. « Se dovesse servire un mediatore per il passaggio sicuro, sai di poter sempre contare su di me. Anche se immagino che quei provincialotti, la diplomazia non sanno nemmeno come cercarlo come termine sul dizionario. » Un'espressione colma di sdegno compare sul suo volto mentre storce il naso. « Per qualunque cosa, nel processo, sono qui. Fremo all'idea di rivederle a casa loro, dove avrebbero dovuto essere per tutto questo tempo. »

     
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    « Ne sei sicuro? Al cento per cento? Ho bisogno di altri dettagli, Richard. Ti prego, vedi di farmi sapere al più presto. » Di questo genere sono le frasi che, per l'intera mattinata, possono essere udite fuori dalla porta dell'ufficio di Julie Andromeda Greengrass, che per una volta abbandona la discrezione, non preoccupandosi troppo di sussurrare nell'interloquire con la propria controparte, il cui viso appare quasi evanescente tra le fiamme del suo camino. Richard Hall, impiegato al Dipartimento del Trasporto Magico, durante una riunione nell'Aula Dieci, è venuto a sapere di una possibile apertura dei cancelli di Hogwarts, e come prima cosa ha pensato di avvertire proprio lei. Il minimo che potesse fare, in ogni caso: d'altra parte è stata proprio lei a risolvere quella spinosa questione della licenza della doppia bacchetta per sua moglie, non senza disturbare oltremodo alcuni suoi colleghi. Glielo doveva.
    Le informazioni che la raggiungono sono ancora poche, purtroppo: non si sa se i ragazzi siano usciti sani e salvi, quanti siano, e soprattutto se Beatrix sia tra loro. Si accorge, Julie, di aver trascorso gli ultimi mesi desiderando ardentemente l'arrivo di questo momento, sperandolo con tutta se stessa: e quando arriva non può che essere spaventata dei risvolti finali. Man mano che le notizie e le informazioni verranno accumulate, si avvicinerà sempre di più al sapere che cosa è successo a sua figlia, e se - e al solo pensiero le vengono i brividi - potrà ancora considerarsi una madre. Sono momenti d'alta tensione, questi, che la Greengrass trascorre con il cuore in gola e le mani che non fanno altro che torturare qualunque cosa le capiti di fronte: dai documenti da firmare, al manico della propria ventiquattr'ore, finanche la propria bacchetta, che si ritrova a rigirarsi tra le dita, come per tenersi occupata. A lavoro è distante, fredda, come se si trovasse in un altro mondo: l'arrivo di chiunque la fa sobbalzare, nella speranza che sia ambasciatore di buone notizie, o semplicemente notizie in generale, perché annegare nel dubbio e nell'ignoranza, per una come lei, che è abituata ad avere sempre tutto sotto controllo, la uccide. Ma le ore trascorrono e della sua Beatrix non si sa nulla, così come pochissime sono le informazioni che al Ministero giungono da Hogsmeade, tenuto sotto scacco da quel branco di riottosi, incapaci di provare anche solo un briciolo di compassione per le famiglie che soffrono. « Non hanno aperto le porte? Nemmeno adesso? E come facciamo a sapere se i nostri ragazzi stanno bene o no, con la Divinazione? » Branco di barbari. Tra le tante emozioni che prova, sicuramente la rabbia è una di queste, oltre all'evidente delusione nei confronti della povera performance dei membri dell'Inquisizione. Tante le cose che non riesce a sopportare, e altrettante sono quelle che è costretta a mandar giù, in modo da mantenere intatta la propria figura diplomatica, non sfigurare, non far capire a nessuno che anche all'interno del Ministero ci sono delle difficoltà e dei disaccordi, anche tra chi lo governa.
    È con il cuore pesante e la testa completamente da un'altra parte, ancora immersa nelle proprie divagazioni mentali, che si materializza alle cinque di fronte all'entrata del Capital, uno degli hotel magici più belli di tutto il Distretto dell'Oro. Non è esattamente dell'umore di prendere un tè, come se nulla fosse appena accaduto, ma per quanto le possa essere difficile, a volte, Julie si ricorda che, all'atto effettivo, di figlie ne ha due. Per quanto Olivia possa aver cercato da sempre di distanziarsi dalla famiglia, per quanto si sia sforzata di trovarsi una strada da sé, e per quanto non possa essere la sua figlia biologica, Julie le vuole bene come se lo fosse - okay, magari un po' di meno, a essere sinceri. Non l'ha portata in grembo e questa è una grande differenza: non ha con lei la stessa connessione che ha da sempre avuto con Beatrix, e i rapporti non sono mai stati facili e lineari, ma con il tempo si sono distesi. Adesso che Olivia è grande e matura, Julie ha l'opportunità di trattarla come un'amica, una confidente, una sorella maggiore piuttosto che un genitore severo. E d'altra parte, considerate le grandi aspettative che ha sempre Basil nei riguardi delle ragazze, essere indulgente è il compito che le spetta necessariamente. E d'altro canto, Olivia non avrà i suoi geni ma è pur sempre una donna bellissima, forte e indipendente, proprio come lei stessa ha cercato di insegnarle. Perché anche il fascino non è necessariamente qualcosa d'innato, ma si educa, con il tempo e con l'esercizio.
    Quest'ultimo pensiero in particolare le balena in testa nel vedere la giovane donna fare il proprio ingresso nella piccola sala dedicata al loro incontro, nel notare la sua mise deliziosa ed il suo aspetto impeccabile. Le rivolge un sorriso, forse un po' stentato, mentre si alza dalla propria posizione per andarle incontro, e salutarla con un bacio su ciascuna guancia. « Perfetta al tuo solito. » Di fronte a quel complimento, forse fatto più per abitudine che altro - anche perché, diciamocelo, non esiste un momento in cui Julie Greengrass non s'impegni per essere assolutamente perfetta - Julie le rivolge un sorriso sincero, per poi scuotere rapidamente la testa.
    « Oh, questo? Lascia stare tesoro, ché oggi non ho avuto la testa nemmeno per guardarmi allo specchio. » Sì, insomma, quasi. « Tu sei davvero bellissima invece. » Ed in un momento qualsiasi dilungherebbe quei suoi complimenti, le domanderebbe a quale boutique di Londra appartengono le sue scarpe tanto chic, o dove abbia acconciato i capelli questa volta. Ma questo non è un momento qualsiasi, oggi è una giornata particolare e Julie ha la testa tra le nuvole più del solito. Tutto quello che la circonda è di importanza secondaria rispetto a quello che sta avvenendo al villaggio vicino Hogwarts, e di cui non sa ancora praticamente nulla.
    Si accomoda al tavolo di fronte alla ragazza, e lascia che i camerieri sistemino il tutto. Con occhio apparentemente clinico osserva uno di loro versare del tè nella sua tazza, per poi allontanarsi verso la porta. Si chiama Will, ha ventisei anni e un corpo da paura. Se la figlia di suo marito non fosse lì davanti a lei, e se oggi non fosse così distratta da altri pensieri, probabilmente lo seguirebbe con lo sguardo, non senza lanciargli un'occhiata lasciva. Ma oggi è tutto diverso, e dunque i suoi occhi chiari restano fissi sulla superficie dell'acqua colorata all'interno della sua tazzina. Prosegue con movimenti meccanici, mentre con il suo cucchiaino d'argento aggiunge un po' di zucchero. « Ho letto dell'apertura della scuola. E' successo stamattina, vero? » Si limita ad annuire, silenziosamente, mentre solleva lo sguardo su di lei. « Non sono riuscita a sentire ancora papà sulla questione, ma immagino che sarà molto contento. A quando è previsto il rientro di Beatrix? » Si stringe nelle spalle. Si accorge, d'improvviso, quanto parlarne ad alta voce, con Liv in particolar modo, sia doloroso per lei.
    Prende un sorso del proprio tè, avvicinando sia la tazzina che il piccolo piattino di più al viso. « Siamo... non so dirti nemmeno io se siamo contenti, Liv. » comincia, dopo aver preso un profondo respiro. Sì, decisamente doloroso. « Non possiamo esserlo d'altronde, se non sappiamo nulla di quello che sta avvenendo lì dentro. Chi è riuscito a uscire dal castello o cosa sia effettivamente successo. È da questa mattina presto che cerco di racimolare notizie, ma al Ministero si sa poco e niente, tanto per cambiare. E in tutto ciò anche Chuck è sparito. » Sbuffa, esasperata. Riflette qualche istante, le labbra dischiuse e lo sguardo perso apparentemente ad osservare i dolcetti che sono di fronte a loro, per poi aggiungere: « Non che mi aspetto che lui sappia qualcosa, è chiaro. Ma... » Ma la sua compagnia in un momento del genere non le dispiacerebbe. Sa che Olivia può capirla, da questo punto di vista. Si stringe nelle spalle. « Insomma, non sarò del tutto serena fino a quando non avrò delle notizie certe sulla questione. Per adesso ci sono soltanto voci e storie poco definite. Niente a cui potersi aggrappare con certezza. Quindi no, non ho proprio idea di quando sia previsto il ritorno di Beatrix. » Ammesso che sia ancora viva. Rabbrividisce.
    « Se dovesse servire un mediatore per il passaggio sicuro, sai di poter sempre contare su di me. Anche se immagino che quei provincialotti, la diplomazia non sanno nemmeno come cercarlo come termine sul dizionario. » Scuote piano la testa, con aria contrariata, mentre si allunga a prendere un pasticcino alla fragola. Sembra esaminarlo per qualche istante, come se volesse decidere da che parte iniziare, per poi darvi un piccolo morso e abbandonarlo su un piattino di fronte a sé.
    « Oh, non hai idea, tesoro » dice, allungandosi nuovamente verso la propria tazzina, e inframezzando il discorso con un altro sorso del proprio tè. « Più che provincialotti io li definirei veri e propri criminali. Non stanno permettendo l'accesso a Hogsmeade nemmeno adesso, che Trixie e tutti gli altri ragazzi sono fuori dal castello. Non sappiamo nemmeno in che condizioni siano, non ci sono comunicati. Un muro. Ci ritroviamo ad avere di fronte un vero e proprio muro, senza il minimo tatto o compassione per quello che tutti noi stiamo provando in questi momenti. Non riescono a concentrarsi su nient'altro che non sia la loro stupida causa. » Serra le labbra,
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    mentre allarga le narici e prende un altro enorme respiro. Non crede di essere mai stata tanto alterata in vita sua per qualcosa di simile. Ma d'altra parte nessuno prima di adesso si era messo letteralmente in mezzo tra lei e sua figlia.
    « Per qualunque cosa, nel processo, sono qui. Fremo all'idea di rivederla a casa, dove avrebbe dovuto essere per tutto questo tempo. » A quelle ultime parole l'espressione di Julie pare rilassarsi, mentre le sue labbra si distendono in un sorriso intenerito. Nella sua vita, nonostante tutto, si è sempre ritenuta una donna fortunata: ha avuto grandi difficoltà, certo, e altrettante enormi delusioni, ma una delle cose di cui è più fiera sono le sue ragazze, il modo in cui le ha educate e come entrambe stiano diventando delle donne forti e piene di carattere. Olivia in primis. Lei e Basil non hanno mai approvato alcune delle sue scelte di vita, e sono state numerosissime le volte in cui entrambi l'hanno guardata con aria vagamente delusa, le braccia incrociate al petto e sulle labbra le classiche parole "Te l'avevo detto", tipiche in quel genere di situazioni. Ma nonostante tutto riesce ad essere fiera anche di lei.
    Sorride, allungando una mano sul tavolo, per stringere la sua. « Oh, tesoro. Sono così contenta che ci sei almeno tu. Questi mesi non sarei riuscita ad affrontarli senza il tuo aiuto, ma questo devi saperlo già. » Fin troppe sono state le volte in cui la giovane Olivia era stata costretta a ritornare, insieme alla piccola Meredith, per qualche sera di nuovo a casa, solo per farle compagnia, nei periodi d'assenza di Basil. Le carezza il dorso della mano con il proprio pollice ancora per qualche istante, sorridendole, per poi distaccarsi e prendere un altro piccolo morso del proprio pasticcino. « Io spero davvero che vada tutto a posto, e che la rivedremo presto a casa. Non sai che stress con cui sto dovendo fare i conti ultimamente. Come si chiamava quella massaggiatrice che mi avevi consigliato la settimana scorsa? Mi sa che le chiederò un appuntamento » riflette, mentre infila un mini bignon in bocca, coprendosela poi mentre mastica. « In ogni caso come stai tu, dolcezza? Le cose come procedono a lavoro? Scommetto che sei impegnatissima di questi tempi... Meredith come sta? Dovresti portarla a casa, uno di questi giorni. Le ho promesso che Lucy le farà i biscotti, e non posso non mantenere certe promesse proprio con lei. »
     
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