Centro di gravità permanente

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    a curse of asphalt

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    All'inizio aveva pensato si trattasse di un errore. Con la situazione in cui versava il mondo magico, di certo non si sarebbe stupito di una piccola dimenticanza nella propria situazione bancaria - in fin dei conti, tutti loro, nessuno escluso, avevano altri problemi per le mani. E così aveva chiamato la banca, poi i vari uffici competenti, cercando di segnalare quella divisione non effettuata nei redditi, ma tutti avevano insistito con una certa veemenza sul fatto che non si trattasse di un errore; così, alla fine, era andato alla fonte, presentandosi al Wizengamot per chiedere di segnalare alla banca la pratica ormai conclusa del suo divorzio. Ma la risposta, dopo accurate ricerche d'archivio, era stata secca: nessuna pratica di divorzio era stata mai nemmeno aperta - figuriamoci conclusa - tra lui e Olivia. "Ma io quei fogli l'ho firmati." La donna lo guardò con una certa condiscendenza, come se stesse parlando con un bambino che non voleva mangiare i propri broccoli. "Signor Bogdanov, non lo metto in dubbio, ma i fogli vanno anche consegnati." Scosse il capo, come a voler negare l'evidenza. "Ricontrolli, per favore, ci deve essere un errore. Mia moglie è stata piuttosto chiara: ha consegnato i fogli più di un anno fa. Ho acconsentito a darle la custodia di nostra figlia, ho pagato tutti gli alimenti in perfetta puntualità, ho..." la voce gli morì in gola di fronte allo sguardo compassionevole della donna, a cui di certo doveva far pena come un cucciolo abbandonato in tangenziale. "Forse dovrebbe parlarne con sua moglie." Abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi e tuffando il viso tra le mani nel raggomitolarsi su se stesso e tirare un sospiro grande quanto il mondo. Lo stesso mondo che gli era crollato addosso nel giro di cinque minuti. Ora anche questo, Liv. Perché? Rimase qualche istante in silenzio prima di risollevare la testa, passandosi una mano sul viso e tra i capelli per poi annuire mestamente, alzandosi dalla sedia. "Va bene." disse in un filo di voce "Grazie mille per il suo aiuto. Buona giornata e buon lavoro."
    Il resto della giornata lo aveva passato col cellulare tra le mani. Prima aveva chiamato sua madre, la quale non ci aveva capito decisamente nulla della situazione e pensava si fossero rimessi insiemi. Poi aveva parlato con suo fratello, l'avvocato, che si era subito offerto di prendere la prima passaporta utile per Londra e fare ricorso ad Olivia. Poi aveva contattato Frank per sfogarsi. Più di una volta aveva aperto la chat di Olivia, cominciando a registrare o a scrivere, ma alla fine aveva lasciato perdere, rigettando il cellulare sotto l'asse di legno in cui lo teneva nascosto. Si era preso tempo per elaborare una strategia. Il ricorso l'aveva accantonato subito; non perché Olivia non se lo meritasse o perché non potesse vincerlo - cazzo, l'avrebbe vinto a mani basse -, ma più che altro perché non aveva alcun interesse a umiliare l'ex moglie e sfasciare ulteriormente la loro famiglia. Ciò che aveva sempre voluto era che Meredith vivesse la miglior vita possibile, con entrambi i suoi genitori presenti, anche se separati. Nient'altro. Non gli interessava una bella casa, un lavoro super allettante, un ideale politico, un mucchio di soldi, ne' tanto meno una sterile vendetta. A lui, vivere in un monolocale con il minimo indispensabile, non era mai davvero pesato. Fino a quando sua figlia stava bene, per Dimitriy ogni prezzo era pagabile e lecito, anche il più alto, anche rimettendoci. E così, le richieste di Olivia, le aveva assecondate tutte. Ma essere preso per il culo? Quello era troppo persino per la sconfinata bontà del povero Bogdanov. Una mancanza di rispetto bella e buona. Così alla fine aveva deciso che, almeno per qualche giorno, avrebbe lasciato Olivia a cuocere nel dubbio - che era il minimo, davvero il minimo. Non le aveva scritto, non l'aveva contattata, non l'aveva avvertita in nessuna maniera. E conosceva fin troppo bene sua moglie - che a quanto pareva era ancora sua moglie - da sapere che di certo non stava passando giorni tranquilli; era una donna paranoica, Olivia Greengrass, e di sicuro doveva aver già cominciato a barcamenarsi a destra e a manca per pararsi il culo da ogni possibile lato, considerando ogni eventuale possibilità. Qualche notte dell'Innominato non le farà male. Questo era stato il suo pensiero mentre, dal suo canto, si era preso alcuni giorni per sbollire la rabbia e affrontare la situazione dall'angolazione più lucida possibile. Affrontarla come un toro inferocito non avrebbe portato alcun risultato. E, inoltre, Dimitriy era una persona troppo razionale per abbandonarsi ad una discussione veicolata dall'incazzatura del momento. Certo era, però, che le carezzine, Olivia, non se le doveva aspettare.
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    Era passata una settimana quando finalmente l'ex auror aveva deciso di colpire proprio nel luogo in cui la moglie si sentiva maggiormente al sicuro e al riparo dal mondo: il suo ufficio. Insomma, proprio all'insegna del quando meno te lo aspetti. "Buongiorno Robbie. Olivia è in ufficio per caso?" gli occhi della donna si spalancarono come se avesse appena visto il demonio incarnato. Cominciò a boccheggiare, passando lo sguardo dall'espressione cordialmente serena di Dim al tasto dell'interfono con un certo panico. "Ehmmm..." Non era una persona cattiva, Dimitriy. Anzi, era sin troppo buono, ma di certo quella situazione lo divertiva non poco. "Ehm sì o ehm no, Robbie?" chiese, sbattendo le palpebre con un sorrisino angelico mentre poggiava i gomiti sulla scrivania, sporgendosi appena in avanti. "Ehmmmm..." "L'orario fuori dalla porta dice che è in ufficio. Ma magari è andata in bagno? A prendere un caffè? In riunione? E' dovuta uscire per qualche ragione? Ci sono tante risposte possibili, Robbie, ma di sicuro ce ne sta una vera." E sappiamo entrambi qual'è. Olivia sta lì dentro e non ha clienti, perché se li avesse, tu non staresti sudando freddo. "E'..Olivia è...fuori.." disse infine, senza guardarlo negli occhi. Sospirò profondamente, Dimitriy, scuotendo il capo. "Robbie. Robbie Robbie Robbie. Davvero non vorrei essere al tuo posto in questo momento. Da una parte ci sta Olivia che è il tuo datore di lavoro, e sicuramente ti ha detto di non farmi passare per nessuna ragione al mondo. Dall'altra ci sto io, che non ti aspettavi di vedere, soprattutto a un tanto così dalla pausa pranzo. E poi ci stai tu..che deduco non giochi a poker." sorrise, stringendosi nelle spalle "Olivia ti avrà sicuramente detto qual'era il mio lavoro fino a Settembre, vero?" la donna annuì, ancora una volta evitando il contatto visivo. "Bene. Allora saprai anche che ho una grande esperienza coi bugiardi. Oooh, ne ho visti così tanti. Bravi. Meno bravi. Pessimi." tirò un sospiro. "La professione ti deforma. Olivia è brava a dire le bugie perché è un avvocato. Io sono bravo a capire quando mi vengono dette perché sono un Auror. Ma sono anche bravo ad aspettare che si scoprano da sole. D'altronde..il mio turno comincia stasera molto tardi: ho tutto il tempo del mondo per aspettare che Oliva torni da fuori." E tu non puoi schiacciare l'interfono perché altrimenti ti sgameresti. Gli occhi di Dimitriy si spostarono dunque sul pulsante, poi di nuovo sul viso di Robbie, poi ancora sul pulsante. Io invece a poker ci so giocare. Allungò una mano verso il tasto, un bluff al quale Robbie scattò in avanti come una molla. "NOOO!" Il sorriso sulle labbra di Dim si estese, portandolo a inclinare la testa di lato mentre ritraeva la mano. Robbie Robbie Robbie. "Schiaccia il pulsante, Robbie." La segretaria lo guardò in volto per qualche istante, mordendosi il labbro con titubanza per poi schiacciare di colpo l'interfono, pronunciando le proprie parole alla velocità della luce. "Signorina Greengrass, c'è Dimitriy che vuole vede-..sta entrando nel suo ufficio." "Grazie Robbie." furono le sue ultime parole prima di spalancare la porta dell'ufficio di Olivia, richiudendosela pesantemente alle spalle. Lì, nel silenzio, rimase per qualche istante a fissare la moglie, senza proferire parola ne' fare nulla. Rimase semplicemente a guardarla, piatto in viso. "I tuoi impiegati li addestri ad andare nel panico alla mia vista col metodo Beethoven?" Stirò un sorriso sarcastico, inclinando la testa di lato. "Funziona malino, fattelo dire." E detto ciò si avvicinò alla scrivania di lei, estraendo dalla giacca la lettera della notifica per lanciarla sotto i suoi occhi con un certo disprezzo. "Come pensavi di farla franca, davvero mi sfugge." Come potevi anche solo pensare di poter insabbiare questa cosa per sempre? Credere che non lo sarei mai venuto a sapere? "Ma le bugie hanno le gambe corte. Scommetto che hai già cominciato a pararti il culo per un eventuale ricorso, vero? E' così da te." asserì, assottigliando lo sguardo nello scuotere il capo, prendendosi altro tempo in silenzio per tornare indietro e appoggiarsi con la schiena al muro e le braccia conserte al petto. La guardò, fisso, lasciando passare qualche istante prima di continuare. Calmo. "Ma puoi dormire sonni tranquilli. Non lo farò. E lo sai perché? Perché a me, nel punirti, nell'umiliarti..non entra in tasca nulla. Non moralmente, almeno. Potrebbe sembrarti difficile da comprendere, ma i tuoi soldi non li voglio, e non voglio nemmeno toglierti Meredith." Potrei farlo, ma se hai pensato anche solo per un secondo che lo avrei fatto sul serio, davvero non mi conosci. "L'hai scampata anche questa volta, perché tanto ci sta quel povero coglione di Dimitriy che te le fa passare tutte." Sarcastico fino alla fine, ma di un sarcasmo che aveva ben poco di altezzoso e vittorioso, lasciando piuttosto spazio a una vena di delusione, del sentirsi profondamente ferito dall'ennesimo marchingegno di Oliva."Però il povero coglione si è stancato delle tue puttanate, Olivia, delle tue continue prese per il culo. Ci sta un limite a tutto..alla mia pazienza..alla mia fiducia..alla mia voglia di passare puntualmente per imbecille. Quindi salta subito la parte delle chiacchiere, delle recriminazioni e del puntare i piedi come una bambina. Non sono qui per litigare o fare minacce. Voglio la verità, Olivia." Pausa. "Perché non hai consegnato le carte del divorzio? Dammi una sola buona ragione per credere che tu, nell'ultimo anno, mi abbia fatto vedere mia figlia due volte - massimo tre - a settimana per più di un semplice dispetto."
     
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    « Allora? Qual è la strategia? » A dirla tutta la vita di Olivia Greengrass, girava tutto fuorché attorno a quella minuscola faccenda che avrebbe potuto rovinarle la vita. Se ne preoccupava, ma sul lavoro non lo dava a vere. Una class action la teneva impegnata da più di tre mesi, e i suoi clienti erano persone alquanto facili da irritare. Contrariamente a ciò che potesse dare a vedere, Liv voleva aiutare le persone e il suo lavoro si concentrava sempre nel cercare una sana dose di giustizia anche in quel sistema che agli occhi di molti appariva ormai marcio fino al midollo. Voleva convincersi che dietro le migliaia di contraddizioni lo stato di diritto continuava a sopravvivere. « Chiederò un processo con giuria popolare. Ovviamente chiederà aiuto a quel suo fratello, ma non ha alcuna chance. » Dice mentre richiude uno dei tanti scatoloni posti di fronte alla sua scrivania. Ha appena finito di catalogare le varie prove per un vero processo. « Quello della legge inglese non ci capisce nulla e poiché siamo sposati legalmente in Inghilterra e Dimitriy è ormai cittadino inglese per matrimonio, non può certo appellarsi al diritto internazionale. » Ovviamente. « A ben pensarci, grazie a te ha persino dovuto smettere di avere rogne con l'ufficio immigrazione. Sarebbe un vero disgraziato se ti facesse causa. » Ma a quel punto lo sguardo di Olivia si fa più eloquente, mentre si appoggia contro la scrivania incrociando le braccia al petto. « Oh no.. io spero che mi faccia causa, Robbie! In tribunale lo straccerei, non solo perché rappresenterei me stessa da sola - madre single, impegnata per la causa della giustizia. Potrei tranquillamente lasciar scegliere tutta la giuria a loro senza metterci bocca, perché in ogni caso delibererebbero a mio favore. » Si stringe nelle spalle. « E se dovessero darmi rogne, li riempirò di così tante mozioni, che resterebbero in tribunale per anni. E quel poveraccio non potrebbe permettersi tempi processuali così lunghi. Alla fine lo prenderei per esaurimento. » Olivia aveva una strategia per tutto. L'aveva sempre avuta. Era brava nel suo lavoro, maledettamente maligna. Un vero squalo che aveva tutte le capacità di giocare nella lega dei grandi prima o poi. Un po' troppo idealista, ma in grado di portare sempre a termine qualunque caso le venga assegnato. Decisamente spregiudicata, a tal punto da ripetersi ancora e ancora io vinco, sempre, a qualunque costo. E anche in quel caso, pur di non perdere la figlia e la propria dignità, era pronta a fare qualunque cosa. « Direi che le premesse sono ottime. Posso fare qualcosa? » « Tu devi fare qualcosa. In realtà tante cose, quindi prendi appunti. Voglio un tabulato telefonico completo delle sue chiamate - tanto lo sappiamo che un cellulare ce l'ha; vedi se riesci a mettere mano sulle sue mail e assicurati che la sua posta che viene controllata, venga copiata per la sottoscritta. Nel dubbio offri qualcosa sottobanco a James giù all'ufficio del controllo postale. Poi voglio, una lista completa dei casi di cui si è occupato negli ultimi due anni giù al QGA e le sue dichiarazioni dei redditi, tanto qui al Ministero quanto le buste paga di quella topaia che lui chiama luogo di lavoro. E contatta un investigatore privato. Prendi un appuntamento per la prossima settimana. Durante il processo voglio sapere anche quando va al cesso. » Come detto, Olivia è pronta a tutto, e anche di più. [...] Purtroppo la questione si fece alquanto pressante dopo che per quasi una settimana non vi fu nemmeno traccia di Dimitriy o di qualche citazione. A quel punto si era quasi messa l'anima in pace, convinta che, o aveva cambiato residenza, o lo avevano beccato per qualche reato e messo dentro - politica che ormai veniva facilmente adottata per tutti gli ex Auror poco disciplinati, o semplicemente avevano sbagliato indirizzo. Difficilmente tuttavia Helga si sbaglia, e difficilmente accetta un no come risposta, quindi se il suo compito era recapitare una notifica per la dichiarazione dei redditi a Dimitriy, lo avrebbe fatto e non c'erano scuse che reggessero. Certo, tutto cambiava se lo avevano messo dentro. Quel giorno era persino arrivata a preoccuparsi, a tratti incazzarsi, perché se era dentro e non l'aveva chiamata era un vero testa di cazzo. Accetteresti un fottuto avvocato d'ufficio incompetente piuttosto che chiamarmi. E fu così che mentre aspettava che le venisse recapitato il pranzo direttamente nello studio, premette il citofono. « Robbie, prima di andare in pausa, puoi mandare una certificata a qualcuno giù ad Azkaban? Chiedi se hanno arrestato il farabutto. » E se aveva ragione, ci sarebbe andata lì come un toro, prona a sfondare quelle porte solo per urlargli in faccia tutta la sua frustrazione. Perché va bene tutto, ma farsi arrestare e non avvisare non era da.. padri.. responsabili. Scuote la testa preparandosi un buon infuso calmante, prima di continuare a passare in rassegna le nuove scartoffie delle mozioni che la controparte della difesa le aveva messo sul piatto. Si maledì per averne ben poco la testa. Quel giorno non voleva saperne di riuscire a concentrarsi, e col pranzo in ritardo il tempo sembrava semplicemente non passare mai, quasi come se le lancette dell'orologio si stessero trascinando all'indietro.

    « Signorina Greengrass, c'è Dimitriy che vuole vede-..sta entrando nel suo ufficio. » Si strozza letteralmente col suo tè, prima di vederselo varcare la porta senza alcun preavviso, pochi istanti dopo. Un migliaio di sensazioni una dietro l'altra. Panico. Confusione. Sollievo, Ansia. Rabbia. Fastidio. Non a caso la maggior parte sono semplicemente negative. Dimitriy è semplicemente una presenza negativa nella sua vita e la stressa. Accavalla le gambe mentre poggia la tazza sulla scrivania, incrociando le braccia al petto restando in attesa. Su fai il tuo bel teatrino. Ora capisco perché ci hai messo così tanto. Volevi l'entrata a effetto. Cristo se ti odio!
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    « I tuoi impiegati li addestri ad andare nel panico alla mia vista col metodo Beethoven? Funziona malino, fattelo dire. » Alza gli occhi al cielo sospirando. Non risponderà alla sue pessime provocazioni. A fare il poliziotto cattivo non è mai stato bravo. Non a caso dentro quell'ufficio eri un povero smidollato. La stoffa dell'Auror ce l'hai, quanto io ho la stoffa da casalinga. « Vieni al punto. Non ho tempo da perdere. » Lo sguardo sembra già andare in paranoia. Ti sei persino scomodato di venire a notificarmi di persona. Chissà quanto avrai pagato per farti dare gli atti processuali e sbattermeli in faccia di persona. « Come pensavi di farla franca, davvero mi sfugge. » Oh no, scusa. Prima deve farmi la ramanzina. Lo guarda dritto in faccia senza battere ciglio e aspetta che finisca. « Ma le bugie hanno le gambe corte. Scommetto che hai già cominciato a pararti il culo per un eventuale ricorso, vero? E' così da te. » Sorride con fare sarcastica mentre gli fa cenno di sedersi. « Non è un ricorso. Ricorso di cosa, Dimitriy? » Olicia e i cavilli legali, signori e signore. « Non esiste un ricorso per un matrimonio legalmente valido. » Così, giusto per dargli fastidio. Ma un buon avvocato saprebbe comunque consigliarlo su cosa fare per darle fastidio e metterla seriamente in difficoltà. E Liv era pronta a tutto. « Ma puoi dormire sonni tranquilli. Non lo farò. E lo sai perché? Perché a me, nel punirti, nell'umiliarti..non entra in tasca nulla. Non moralmente, almeno. Potrebbe sembrarti difficile da comprendere, ma i tuoi soldi non li voglio, e non voglio nemmeno toglierti Meredith. » Questo è tutto? E comunque io ho sempre ragione: ho sposato uno smidollato. « L'hai scampata anche questa volta, perché tanto ci sta quel povero coglione di Dimitriy che te le fa passare tutte. » « E scommetto che in cambio dovrò sorbirmi la filippica. » Abbassò lo sguardo, Olivia, perché in fin dei conti lo smidollato sapeva dove colpirla sempre. Nello scontro Olivia era sempre brava, ma era proprio quando non le si dava soddisfazione nello scontro che si sentiva messa all'angolino. Dimitriy sapeva che per toglierle la possibilità di contrattaccare, doveva toglierle la possibilità di fare l'avvocato. Figlio di puttana. « Però il povero coglione si è stancato delle tue puttanate, Olivia, delle tue continue prese per il culo. Ci sta un limite a tutto..alla mia pazienza..alla mia fiducia..alla mia voglia di passare puntualmente per imbecille. Quindi salta subito la parte delle chiacchiere, delle recriminazioni e del puntare i piedi come una bambina. Non sono qui per litigare o fare minacce. Voglio la verità, Olivia. Perché non hai consegnato le carte del divorzio? Dammi una sola buona ragione per credere che tu, nell'ultimo anno, mi abbia fatto vedere mia figlia due volte - massimo tre - a settimana per più di un semplice dispetto. » Compie una leggera pausa a quel punto, Olivia, tempo in cui si prende il tempo per schiarirsi la voce. Inutile tentare di nascondere a se stessa cosa sta provando: un senso di colpa opprimente. In cuor suo ha saputo di aver sbagliato sin dal primo momento in cui gli ha sottoposto quelle carte. Nel momento in cui lo ha visto firmarle preso ormai per esaurimento, aveva compreso di non volere altro che sistemare la faccenda. A quel punto però, sia l'orgoglio che l'idea di mantenere la faccia pulita, non le diedero modo di fermarlo. « Perché mi sono scordata.. » Uno sguardo eloquente, mentre disegna cerchi concentrici lungo la superficie della scrivania in legno. « La pratica è vincolante se consegnata entro tre mesi dalla data della firma, ed io mi sono scordata.. avevo un sacco di cose per la testa in quel periodo. Il lavoro, il trasloco; Meredith stava per iniziare la scuola ed io avevo casi davvero complicati per le mani. » Non era prettamente una bugia. Ma non era nemmeno la verità. « C'è gente che ha un vero lavoro; e una casa a cui badare.. perdonami se mi sono scordata di consegnare le carte. » Stringe nelle spalle abbassando lo sguardo. « Ma non cambia niente. Noi due avevamo comunque preso una decisione e tale è rimasta, quindi se è lo stato sulla carta d'identità a preoccuparti posso farti avere un altro pacco di fogli da firmare entro mezz'ora. Puoi andare a consegnarle di persona. » A quel punto un sorriso sarcastico imperla le sue labbra. « E ti prego, prima che tu possa renderti ridicolo, non bidonarmi con la stronzata del potevo decidere di sposarmi e compiere un reato. Lo sai che non te lo avrei fatto fare. » Si porta la tazza alle labbra con naturalezza, continuando a gestire il tutto nella situazione tipica del legale. « E anche se fosse sarebbe un'ipotesi del tutto assurda. » Chi accidenti ti si piglia, a parte la sottoscritta cogliona, ovviamente.


     
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    MiljQNA
    Come se l'era immaginata, la vita, Dimitriy? Di certo tutto tranne che in quella maniera. L'ex auror sarà stato ingenuo, uno di quegli inguaribili romantici che nel lieto fine ci crede sempre, ma una parte di lui aveva sempre pensato di avere tutte le qualità necessarie per vivere una bella vita. E ingenuo, il povero Dimitriy, lo era stato davvero nel pensarla così, senza rendersi conto che proprio quelle qualità che lo rendevano meritevole erano anche le stesse che più lo avrebbero intralciato. Ricordava ancora il suo primo arrivo in Inghilterra, a undici anni, quando ancora di inglese sapeva spiccicare sì e no due parole: un ragazzino straniero, troppo alto per la sua età, con gli occhi che brillavano di fronte alle possibilità messe a sua disposizione. Ricordava l'immensa gratitudine provata nei confronti dei suoi genitori, che pur di mandarlo a studiare nella miglior scuola di magia del mondo e conoscere una nuova cultura, farsi una bella vita, ne avevano fatti eccome di sacrifici. Molti dei suoi fratelli avevano studiato in casa per unirsi presto all'attività di famiglia - l'allevamento di draghi -, mentre altri avevano frequentato la durissima Durmstrang; ma non lui: in lui i genitori avevano scorto un luccichio diverso, una curiosità, una forte volontà di affacciarsi al mondo che lo contraddistingueva dal resto della famiglia..e dunque avevano fatto il possibile per dargli il meglio. Gli anni della scuola, si sa, sono una realtà ovattata: vedi solo una piccola porzione del mondo che ti circonda, e quindi anche l'idea che te ne fai è piuttosto distorta. Quando era entrato nel corpo Auror, pieno di passione per quella che era a tutti gli effetti una vera e propria vocazione, aveva intravisto meglio il cinismo dell'ambiente londinese, ma non se ne era fatto comunque scoraggiare. Poi era arrivata la batosta: prima il ridimensionamento degli incarichi, poi il divorzio e in seguito la soppressione dell'ordine; nel giro di nemmeno due anni, la sua vita era cambiata radicalmente, facendolo finire col culo per terra sotto ogni fronte. E a quel punto si era reso conto da solo che quell'ingenuità, quell'amore incondizionato, quella voglia di non mollare, quella bontà, quell'integrità morale..non gli erano serviti a nulla. Aveva forse pensato che le carte di divorzio non consegnate fossero il colpo di grazia, ma il vero colpo, a ben vedere, furono le parole di Olivia. "Perché mi sono scordata.." Interdetto. Dimitriy Bogdanov aveva l'esatta espressione di chi stava seriamente cominciando a considerare l'idea di essere rimasto intrappolato dentro una sorta di incubo, o forse anche quella che ci fosse un gruppetto di gente che aveva orchestrato tutta quella situazione per fargli uno scherzo. Nella sua inguaribile ingenuità, per un momento ci sperò che Olivia scoppiasse a ridere e gli dicesse che lo aveva preso per il culo tanto per il gusto di fargli prendere un colpo. Ma invece no. La realtà, a volte, è più bizzarra della finzione. "Ti sei..dimenticata." disse, incredulo, con un tono a metà tra la più profonda perplessità e una sorta di intrinseca richiesta di conferma. Tu sei pazza. Tu sei completamente fuori di testa. Ma non in maniera allegra tipo 'ahah che pazzerella', no no, tu sei proprio da manicomio criminale, Olivia. "La pratica è vincolante se consegnata entro tre mesi dalla data della firma, ed io mi sono scordata.. avevo un sacco di cose per la testa in quel periodo. Il lavoro, il trasloco; Meredith stava per iniziare la scuola ed io avevo casi davvero complicati per le mani. C'è gente che ha un vero lavoro; e una casa a cui badare.. perdonami se mi sono scordata di consegnare le carte. Ma non cambia niente. Noi due avevamo comunque preso una decisione e tale è rimasta, quindi se è lo stato sulla carta d'identità a preoccuparti posso farti avere un altro pacco di fogli da firmare entro mezz'ora. Puoi andare a consegnarle di persona. E ti prego, prima che tu possa renderti ridicolo, non bidonarmi con la stronzata del potevo decidere di sposarmi e compiere un reato. Lo sai che non te lo avrei fatto fare. E anche se fosse sarebbe un'ipotesi del tutto assurda." Rimase in silenzio per qualche istante, basito, senza sapere davvero come relazionarsi alla persona che aveva di fronte, la stessa persona con cui aveva condiviso tutto..fino all'ultima briciola. Nel dilatarsi nel tempo e nello spazio, il silenzio iniziò lentamente a diventare assordante, inusuale. Perché in fin dei conti, Dimitriy un tipo particolarmente silenzioso non lo era mai stato: era tranquillo, era convinto che una parola fosse meglio che due, ma difficilmente lasciava dilatare i silenzi. Eppure, in quella circostanza, era diverso. Persino il silenzio lo era: indicatore non tanto della mancanza di cose da dire - che sarebbero state pure troppe - quanto piuttosto del dubbio che ormai, con Olivia, non avesse davvero più senso parlare. Si portò una mano al viso, massaggiandosi il mento incorniciato dalla barbetta incolta e scivolando pian piano tra i capelli, stringendoli appena tra le dita nell'atto di tirare un profondo sorriso. Lasciò poi cadere la mano, inumidendosi le labbra e scuotendo il capo tra sé e sé. "Ti sei.." gesticolò velocemente nell'aria, come a sottolineare l'intrinseca assurdità della cosa. "..dimenticata..così. Puff." Una mezza risata amara fuoriuscì dalle sue labbra. Guarda, non so nemmeno se ridere o piangere. "Guarda, su questo evito di commentare perché mi sembra anche ridicolo trattare questa spiegazione come se fosse credibile - cosa che non è - o anche solo fingere di prenderla sul serio. Croce sopra: tieniti questo alibi, se ti soddisfa, ma non mi chiedere di crederci per favore." Che sono un povero stronzo è vero, Olivia, ma coglione fino a questo punto? Fattelo dire: se fosse un processo vero, come difesa farebbe cagare. "Ma non è neanche quello il punto." Non lo era mai stato. O almeno, lo era stato solo in parte. Dimitriy una spiegazione la voleva sul serio, ma non se la sentiva nemmeno di continuare a combattere contro i mulini a vento, sapendo per giunta che - in ogni caso - Olivia era il tipo di persona che avrebbe negato anche l'evidenza fino alla morte. "Il punto è che questa tua bella presa il culo, oltre ad essere una mancanza di rispetto allucinante a livello personale, è crudele persino per te. Te ne rendi conto, spero. Cioè, tu mi stai dicendo che io per tutto questo tempo ho creduto che il numero di visite a mia figlia fosse una cosa a cui ero legalmente vincolato, quando in realtà non era così. Tu, la custodia di Meredith, il diritto di decidere quando e quanto potessi vederla, non ce l'avevi..ma ti è sembrata comunque una buona idea lasciarmelo pensare." Nel parlare, non distolse mai lo sguardo da lei, come se stesse cercando di capire quale ingranaggio si fosse innescato nel suo cervello per compiere un simile ragionamento. "Non so se questa cosa l'hai considerata nel tuo piccolo giochino personale chiamato 'mettiamo in croce Dimitriy', ma tra tutte le cose che puoi imputarmi, questa davvero non me la merito..e lo sai benissimo. Dunque va bene, facciamo pure finta che tu ti sia dimenticata.." un'ipotesi che ci tenne a sottolineare con lo sguardo del più puro scetticismo "Ma non dirmi nulla? Questo mi fa pensare che non solo non hai il minimo rispetto e non te ne frega un cazzo di me - cose che ormai mi sembrano lampanti a prescindere -, ma che sei anche egoista al punto tale da privare tua figlia della presenza di suo padre. E su questo non ci stanno scuse. Potrò passare sopra alla merda che butti addosso a me, ma non sul togliere a Meredith ciò di cui ha bisogno e diritto." rimase in silenzio per qualche istante prima di stirare un altro sorriso amaro. "Spero solo che questo prezzo ne sia valsa la pena per la gioia che devi aver provato nel guardarmi annaspare e avvitare su me stesso." Grazie per avermelo spezzato una seconda volta, il cuore. Immagino che la prima non bastasse.
     
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    Cos'era andato storto? Se lo era chiesta spesso, Olivia. Si era chiesta per quale motivo semplicemente non riuscissero più a fungere. Un tempo erano bravi, non perfetti, ma sembravano essere tagliati per quella vita insieme. A ben pensarci, Liv non è mai più riuscita nemmeno lontanamente a vedersi in un rapporto così impegnativo con nessuno. Semplicemente perché in cuor suo sapeva non ci fosse nessun altro che riuscisse ad adattarsi come una guaina a quella vita. Cos'era andato storto, quindi? La vita. Là dove altre coppie non si fermano, terrorizzate dall'idea delle difficoltà, loro si erano semplicemente fermati, avevano gettato la spugna. Ad un certo punto probabilmente erano semplicemente troppo stanchi. Troppo stanchi della monotonia, del continuo litigare, di tutto quel silenzio, della noia. Quella bellissima vita che si erano prospettati insieme si era semplicemente appiattita, e tra il lavoro di lei e quello di lui erano talmente stanchi che non trovavano nemmeno lo stimolo per tentare di rimettere insieme i pezzi. Semplicemente a un certo punto ti stanchi, vedi tutto nero. Non ce la fai più e allora getti la spugna. Il problema è che non appena Liv aveva gettato la spugna, se ne era pentita. Cavolo se si era pentita. Le ci erano volute poche settimane per capire che per quanto male potessero andare le cose a casa, fuori, senza di quello era ancora peggio. Ed era sul punto di tornare sui suoi passi ogni qual volta Dimtriy tornasse a raccattare parte delle sue cose. Era pronta a dirgli di fermarsi, ma non lo faceva mai. Forse perché in fin dei conti aveva paura. Lei era una di quelle persone estremamente codarde, che presa una decisione l'avrebbero portate in capo al mondo per quanto sbagliate. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata quella scenetta bucolica che aveva visto a Diagon Alley. Probabilmente niente più di una collega che tuttavia gli accarezzava il braccio insistentemente. Da lì era tornata a casa avvelenata a dismisura e quelle carte le aveva firmate. Accidenti se le aveva firmate. Le aveva firmate così bene che la punta della piuma aveva trapassato tutti e tre i fogli in un solo gesto. E quindi di rimando aveva chiamato un suo collega, lo aveva invitato a bersi una cosa ed erano finiti a letto insieme. E si era sentita la persona più miserabile del mondo. Ma di parlarne, Olivia non voleva sentirne parola. Non ci hai messo un cazzo ad andare avanti. Il punto è che altre poche settimane le erano bastate perché scoprisse che quella era davvero solo una collega, e che Dimitriy non vedeva nessuno. A quel punto però la frittata era fatta, lei era stata probabilmente la prima ad andare avanti e aveva la coscienza sporca come pochi. E avrebbe continuato a sporcarsela, ancora e ancora, ogni qual volta lui suonasse alla porta per prendere Meredith, ogni qual volta la chiamasse per premurarsi delle condizioni della bambina, ogni qual volta ci fossero quei silenzi imbarazzanti durante le loro conversazioni. Un anno e mezzo di coscienza sporca. « Ti sei.. dimenticata..così. Puff. » La scusa più patetica della storia delle scuse patetiche. E ora doveva persino guardarlo negli occhi con la consapevolezza di quanto ridicolo suonasse tutto ciò. « Guarda, su questo evito di commentare perché mi sembra anche ridicolo trattare questa spiegazione come se fosse credibile - cosa che non è - o anche solo fingere di prenderla sul serio. Croce sopra: tieniti questo alibi, se ti soddisfa, ma non mi chiedere di crederci per favore. Ma non è neanche quello il punto. » Chiaro. Con te il punto non è mai il primo argomento che tiri fuori. Oh no, tu ne devi tirare fuori mille solo per sentirti un po' più superiore agli altri. Perché tu sei l'Auror onesto e integro, con la faccia da angelo caduto già dal cielo. Sospira pesantemente Olivia, in attesa di questo famigerato punto che sa arriverà, e sa anche che farà male. Come a livello subconscio ha fatto male un po' tutto in tutto quel periodo. Frustrazione, insoddisfazione, una perenne voglia insensata di non fare nulla, di restare in una posizione di immobilismo perenne, come se non ci fosse più nulla per cui tentare di rigettarsi nella mischia. « Il punto è che questa tua bella presa il culo, oltre ad essere una mancanza di rispetto allucinante a livello personale, è crudele persino per te. Te ne rendi conto, spero. Cioè, tu mi stai dicendo che io per tutto questo tempo ho creduto che il numero di visite a mia figlia fosse una cosa a cui ero legalmente vincolato, quando in realtà non era così. Tu, la custodia di Meredith, il diritto di decidere quando e quanto potessi vederla, non ce l'avevi..ma ti è sembrata comunque una buona idea lasciarmelo pensare. » Oh no, non mettere Meredith di mezzo. « Non so se questa cosa l'hai considerata nel tuo piccolo giochino personale chiamato 'mettiamo in croce Dimitriy', ma tra tutte le cose che puoi imputarmi, questa davvero non me la merito..e lo sai benissimo. Dunque va bene, facciamo pure finta che tu ti sia dimenticata.. Ma non dirmi nulla? Questo mi fa pensare che non solo non hai il minimo rispetto e non te ne frega un cazzo di me - cose che ormai mi sembrano lampanti a prescindere -, ma che sei anche egoista al punto tale da privare tua figlia della presenza di suo padre. E su questo non ci stanno scuse. Potrò passare sopra alla merda che butti addosso a me, ma non sul togliere a Meredith ciò di cui ha bisogno e diritto. Spero solo che questo prezzo ne sia valsa la pena per la gioia che devi aver provato nel guardarmi annaspare e avvitare su me stesso. » Non sa cosa dire, e non sa cosa fare. Sa di essere nel torto, e sa che nulla di ciò che dirà riuscirà a farle salvare la faccia. Una parte di sé si maledice per come sono andate le cose, l'altra si rende conto che lei e Dimitriy non si sono mai capiti e mai si capiranno fino in fondo. Non fungono, non vanno bene, non funzionano come una coppia dovrebbe funzionare. Tutto quell'incantesimo sotto il quale sono vissuti nei primi anni, non era altro che la tenera illusione di due ragazzini colti sotto un fuoco di paglia. Tutto fumo e niente arrosto, ecco cosa siamo. E allora si alza dalla scrivania poggiando i palmi sulla scrivania. « Adesso basta. Non ti permetterò di fare leva su Meredith per farmi sentire in colpa. » Lo squadra adirata mentre scuote la testa con una nota di disgusto dipinta sul volto.
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    « Vuoi sentirtelo dire? Va bene te lo dirò. » Oh, e Olivia non può fare a meno di peggiorare ancora di più la situazione, perché è stata attaccata sulla sua capacità di madre. E questo non l'avrebbe permesso, a prescindere. « Non hai mai fatto niente per opporti a nulla. Hai accettato a capo chino ogni imposizione che ti sia stata fatta. Sei stato buttato fuori di casa, licenziato, costretto a vivere in una topaia, a fare un lavoro di merda e tutto ciò che hai fatto è stato abbassare lo sguardo ulteriormente. Perché sei debole. » A te va sempre tutto bene. Tutto ciò che fai è porgere l'altra guancia, a prescindere da ciò che succede, a prescindere da ciò che ti accade, non fai altro che accettare tutto. Stringe i denti mentre ad ogni parola che utilizza per affondare ulteriormente il coltello nella piaga si sente morire a sua volta. Le pensa quelle parole? Nemmeno un po'. Ma le dice comunque, perché al momento non vuole altro che vederlo sparire. « E' questo ciò che ti riesce meglio. Aspettare a mani alte che la merda ti colpisca, così, quando succede puoi sempre fare il deluso e il miserabile. E soprattutto puoi giudicare. » Pausa. « A me non me ne frega un cazzo di te? Sì, è vero. Non me ne frega un cazzo di te. Ma non è questo il punto, Dimitriy. Il punto è che a te non frega un cazzo di te stesso, e quindi non aspettarti che io provi pietà o rimorso per come ti sono andate le cose. Per quanto mi riguarda, te le meriti tutte. Una ad una. Perché peggio di una persona che sbaglia, c'è solo una persona che non fa niente. » Detto ciò supera la propria scrivania e si dirige verso la porta. « Gradirei che quando torno tu sia già andato via. Grazie mille per la visita. Mi hai ricordato ancora una volta perché ho fatto bene a liberarmi di te. » Chiusasi la porta del proprio ufficio alle spalle, ignorò completamente qualunque cosa Robbie volesse dirle, e sul punto di una crisi isterica, si diresse verso il bagno chiudendovisi a chiave all'interno. Ce l'hai fatta, persona orribile.. alla fine te ne sei liberata. Ora spero tu sia contenta. E lo era, era contenta di essere la persona più miserabile sulla faccia della terra.


     
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