Haliʻa aloh

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  1. Nalu ha'i
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    Mallory aprì gli occhi di colpo, il respiro bloccato in gola e la fronte costellata di gocce di sudore. Si tirò a fatica a sedere, portandosi le dita fresche alla guancia bollente e sospirando pesantemente. Un altro incubo. Non ricordava neanche più quand'è che avesse avuto una notte di sonno indisturbato, libero da forme scure e rumori assordanti. La constatazione la turbava, ma non la sorprendeva: lei non era che una di molti a subire gli effetti di ciò che avevano vissuto fra le mura di Hogwarts, e anzi, era forse stata una dei più fortunati. Ne era uscita intera, o quasi. Sembrava proprio che Pahulu fosse intenzionato a continuare a tormentarla. Chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di riportare il proprio cuore agitato ad un battito normale, e si apprestò poi a liberarsi delle coperte che le imprigionavano le gambe. La piccola palazzina dove abitava assieme ad un ristretto numero di altri studenti come lei affacciava sulle strade moderatamente affollate di Hogsmeade. Il cielo si era scurito notevolmente da quando Mal aveva deciso di stendersi e provare a riposare, ed era ora macchiato da un colore che poteva assomigliare all'Indaco, o al Turchese, o forse ad entrambi mescolati assieme. La fronte della giovane Serpeverde (poteva ancora definirsi tale?) si aggrottò, e con fastidio si rese conto che sarebbe rimasta ancora diverse ore chiusa in quell'appartamento. Da sola. Con i propri demoni. I giorni stavano cominciando a fondersi fra loro, a rendersi indistinguibili gli uni dagl'altri, a perdere qualsiasi tipo di significato. La sua scelta di rimanere ad Hogsmeade non l'era mai sembrata tanto sciocca come ora, e la sua forza di volontà non aveva fatto altro che vacillare sotto i colpi micidiali del trauma che aveva vissuto. « Non posso rimanere chiusa qui dentro » mormorò, il respiro che cominciava ad accelerare e la finestra davanti a lei che cominciava a dondolare. Era ormai abituata a riconoscere i primi sintomi di ciò che non poteva essere altro che un attacco di ansia, divenuto ormai il suo unico compagno e amico nella sua vita monotona e grigia. Attraversò barcollante la stanza, stringendo un maglioncino pulito fra le dita con inutile ed esagerata forza. La consistenza del tessuto nella propria mano l'aiutava a realizzare che il terreno sotto i suoi piedi era stabile, che l'aria che stava respirando era pulita, che il suo corpo era al sicuro da qualsiasi tipo di attacco, e che non era altro che la sua mente a lanciare segnali di fumo. Mallory annuì fra sé e sé, sfilandosi la maglietta che usava per dormire e dirigendosi verso il bagno per potersi dare una sistemata. Avrebbe avuto senso perdere del tempo e rendersi carina per uscire? Ci pensò su per qualche secondo, poi scrollò le spalle con stanchezza. D'altronde, non aveva nessun'altro impegno.

    « Oh, mi dispiace » si ritrovò a borbottare tre quarti d'ora dopo, voltandosi leggermente in direzione del giovane uomo che aveva urtato con la propria spalla mentre era impegnata a passeggiare lungo le vie di Hogsmeade. L'altro grugnì un qualche tipo di commento e sgattaiolò via, capo chino ed espressione cupa. L'idea di prendere una boccata d'aria fresca le sembrava meno attraente ora, circondata da così tante persone e priva di qualsiasi tipo di via di fuga. Non hai bisogno di fuggire, si ricordò con calma. Non c'è nulla di cui aver paura. Mallory infilò le proprie dita fredde nelle tasche del cappotto scuro che indossava, e riprese lentamente a camminare. Hogsmeade non aveva più l'aspetto di un'allegra cittadina magica, né le sembrava più la porta d'accesso al mondo a cui aveva sempre saputo di appartenere. La piccola undicenne che era stata aveva sgranato gli occhi alla vista di quelle stradine acciottolate, dei negozi dalle vetrine attraenti e dalla folla di maghi e streghe che occupava il luogo. Ora? Ora tutto ciò che vedeva era il fantasma di ciò che era stato, l'eco di quello che adesso le sembrava solo un sogno lontano. Wow, buongiorno a te Miss Sunshine. Si ritrovò con un sorriso tirato sulle labbra: la propria vecchia ironia tornava di tanto in tanto, e non risparmiava neanche lei. Ne era quasi grata, tutto sommato. Le ricordava che era ancora una ragazza normale, seppur la sua mente fosse leggermente fuori fase. Mallory passò i seguenti dieci minuti a vagare per Hogsmeade senza meta, l'attenzione distolta dalle persone che le camminavano accanto e focalizzata invece su dettagli probabilmente irrilevanti. Un corvo impegnato ad inseguire una gazza. Una scopa incantata che si muoveva fra due vicoli, intenta a cercare di eliminare quanto più sporco possibile. Una pietruzza urtata da chissà chi, e che ora rotolava in direzione di Mielandia. I negozi erano ancora aperti, almeno per la maggior parte, e un buon numero di studenti era impegnato a gestirli e a tentare di mantenerli in business. Mallory si fermò piano davanti ad una delle vetrine, inclinando la testa da un lato e osservando i ragazzi che chiacchieravano all'interno della piccola stanza ricolma di dolciumi. Alcuni di loro sembravano sereni, almeno all'apparenza. Lo erano davvero? Mal avrebbe voluto saperlo, avrebbe voluto avere il coraggio di chiederglielo. « Ti svegli anche tu nel mezzo della notte, con la sensazione di avere degl'artigli che ti scivolano sul collo? » avrebbe domandato, la voce tagliente. « Vi spaventate anche voi senza alcun motivo? Arretrate di fronte all'ombra gettata da un semplice oggetto? Sentite il cuore battervi nel petto, come in procinto di esplodere? » Ma non serviva a nulla, e lo sapeva. Non sarebbe mai entrata, non avrebbe mai stretto il polso di uno di quegli sconosciuti, e non li avrebbe mai guardati negl'occhi mentre poneva loro quelle domande. Troppo personali, troppo private per poter fornire una risposta. Forse, se fosse stata loro amica... ma Mallory non aveva molti amici rimasti. Quindi, ancora una volta: a che sarebbe servito? Si allontanò dalla vetrina di Mielandia nello stesso modo in cui avrebbe voluto allontanarsi da tutto il resto, mischiandosi nuovamente alla folla e fissando gli occhi nel vuoto. Dopo poco, un insieme di colori caldi attirò la sua attenzione. Una lampada ondeggiava gentilmente, accarezzata dal fresco vento proveniente da ovest, e illuminava quella che era una delle insegne più famose di Hogsmeade: I Tre Manici di Scopa. La giovane scosse la testa, un sorriso colmo di nostalgia sulle labbra. Un'innumerevole serie di ricordi le sfrecciò davanti agl'occhi, riempiendole il petto di uno struggente senso di appartenenza. Poteva entrare? Era da molto tempo che non si sedeva a quei tavoli, e non sorrideva ai camerieri che le portavano da bere. Sarebbe stato lo stesso? Mallory decise che voleva scoprirlo. Premette delicatamente la mano contro la porta, e spinse. L'aria calda del locale la investì, assieme al profumo di Burrobirra e di cibo, e il chiacchiericcio la fece sentire immediatamente a proprio agio. « Ma per favore! Come se fossi capace di farlo davvero! » sentì una ragazza parlare a voce alta, ridendo poi con una spensieratezza che Mallory non aveva visto sul proprio viso da molto tempo. Due ragazzi erano in un angolo, impegnati a baciarsi con una passione di cui non credeva avrebbe più constatato l'esistenza. Un gruppetto di quelle che sembravano piccole Tassorosso era chino su un gioco da tavolo, i loro volti accesi dalla rivalità e le loro mani intrecciate. Ho forse messo piede in un altro mondo? Si chiese, confusa. Non che sarebbe stata la prima volta. Come nel mezzo di un sogno, la Serpeverde percorse il corridoio centrale e si ritrovò al bancone di legno scuro. Il barista le sorrise vagamente, indicandole che era pronto ad accogliere il suo ordine, ma Mallory era talmente distratta da tutto ciò che la circondava che non sarebbe stata capace di pronunciare parola. I suoi occhi vagavano per la stanza, e il suo cuore beveva avidamente tutta quella energia positiva che le sembrava estranea e nuova. Sapeva che un tempo tutto ciò le sarebbe sembrato assolutamente normale, ma ora... ora tante cose erano cambiate. Si sfilò con calma il cappotto, arrotolandolo intorno al braccio destro e godendosi la frescura che ora le accarezzava le spalle. Si prese il proprio tempo e, proprio quando stava per voltarsi e ordinare una Burrobirra (cliché, ma assolutamente necessario), la sua attenzione cadde su una familiare figura dai capelli rossi. Il suo cuore fece una capriola, e il fastidio che ne scaturì subito dopo soffocò la sua iniziale sorpresa. Ancora? Dopo tutto quel che è successo? Si chiese con sprezzo, ma sapeva che non avrebbe ricevuto alcuna risposta che l'avrebbe rasserenata. Si mordicchiò il labbro inferiore, poi sbuffò. « Oh, al diavolo. Due Burrobirre, per favore. » Una volta ricevute le bevande, piacevolmente tiepide fra le sue dita, Mallory cominciò a dirigersi verso quel puntino rosso che aveva catturato il suo sguardo. Raggiunto il tavolo, a cui il ragazzo sedeva da solo con espressione tanto miserabile quanto quella che Mal scorgeva ogni mattina allo specchio, si piegò leggermente per far scivolare una delle tazze in sua direzione. « Aloha » mormorò con affetto, allungando una mano per spettinare quella zazzera di capelli rossi che l'era tanto mancata. « Che fai qui, tutto solo? Sembri appena uscito da un video degl'Evanescence del 2005. E a meno che tu non sia segretamente Emo nell'animo, non credo sia un complimento. » Si accomodò al tavolo senza essere in verità invitata, ma non le sarebbe potuto importare meno se Freddie non l'avesse voluta. Le doveva ancora qualcosa, in fondo. Lo stomaco le si strinse al ricordo di eventi spiacevoli, di conversazioni accese e di espressioni che l'avevano ferita. Immagini molto più calde e dolci le si presentarono subito dopo, facendole ancor più male. Fermati, si ammonì. « Hai un aspetto orribile, ku'uipo. » riprese a parlare dopo aver poggiato il cappotto sulla sedia accanto a lei, la fronte aggrottata. « Ti senti bene? » non poté non chiedere, un accenno di preoccupazione nella sua voce che la portò ad odiare sé stessa. Era davvero possibile essere così stupidi? Cadere continuamente nelle stesse trappole? Diamine, Mallory. Sei quasi diciotto anni di stupidità.




    Pahulu = Spirito degl'incubi.
    Aloha = Forma di saluto che esprime affetto, premura e una numerosa serie di sentimenti positivi.
    Ku'uipo = Sweetheart.


    Edited by Nalu ha'i - 30/4/2018, 00:36
     
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