Missione Lee.

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    [Hogwarts - Settembre 2016]

    « E se mi facessi un ritocchino alle labbra? » Mio fratello non pensa ad altro da quest'estate, fin da quando un tipo del settimo anno enonricordobenenemmenochi, ha piazzato un paio di innocenti like sul suo profilo instagram. Questo è successo a giugno, ma tutt'ora Alek non fa altro che parlarne come se, boh, dopo questo avvenimento la sua vita fosse totalmente cambiata. « SSSHHH, riesci a stare un attimo zitto, porco Godric??! Se mi fai saltare la copertura ti uccido male, giuro sul messicano dove ho mangiato l'ultima tortillias della mia vita » Scuoto il capo con un disappunto velato, che si maschera alla perfezione con un adorabile broncio increspato sul volto. Nonostante sia fottutamente palese il fatto di essere in modalità stalker - nooo, non è perchè siamo nascosti dietro ad una colonna nel bel mezzo del corridoio affollatissimo "ciao, Dude, ti vediamo tutti!" -, io cerco di essere il più discreto possibile...infatti il cannocchiale l'ho lasciato in camera. Con l'orologio sincronizzato al meridiano di Greenwich, sono in attesa di una cosa, UNA COSA SOLAMENTE, ciò che accade ogni santissimo anno all'inizio della scuola. Sì, gli amici si ritrovano, tutti si salutano, volano bacini a destra e sinistra BLABLABLA, ma non parlo di questo, non è il motivo della mia agitazione, no, io sto letteralmente fremendo per la sfilata che i fighi della scuola stanno per fare davanti alla sala grande prima di andare a mangiare. I popolari tornano fra i banchi in branco, anzi, fanno tutto in branco e, quest'anno, io punto a diventare uno di loro. Stavolta ho tutte le carte in regola, cazzarola, sono completamente STRA-diverso da com'ero tre mesi fa: mi sono alzato di qualche spanna e sono dimagrito - no, non grazie alla pubertà, ma ad una ferrea dieta ed ai lavori socialmente utili sotto al sole di agosto -, ho messo su massa muscolare da vendere e quindi credo di essere arrivato alla loro altezza. Cioè, sono arrivato addirittura a decespugliarmi i capelli, e questo non sarebbe mai successo se, durante le vacanze, non avessi avuto una sottospecie di chiamata divina che mi ha convinto a darmi una regolata. Se proprio devo essere sincero, la chiamata divina c'è sempre stata, ed ha un nome ed un cognome. « C'ho la camicia sgulcita? Si vede abbastanza il sedere? » Quasi mi attorciglio su me stesso per fissarmi il fondoschiena, gonfiando sufficientemente il petto mentre alzo gli occhiali da sole aggrappati alla camicia, giusto per specchiarmi e constatare che sia tutto in perfetto ordine. Il profumo l'ho messo, il deodorante pure, ho sbiancato i denti, l'autoabbronzante è sparso equamente su tutto il corpo «...Non mi dire che ancora punti a Lee. » Quasi mi soffoco con la mentina. « ....AH? C-CHI? » borbotto fra un colpo di tosse e l'altro, mollandomi qualche poderosa botta sul petto con l'intento di mandare giù la caramella andatami di traverso. « MACHESEIMATTOADIRLOCOSì?» starnazzo sottovoce, ma ugualmente alterato, guardandomi attorno per assicurarmi di non aver fatto una figuraccia colossale, di quelle che mi sotterrerebbero la reputazione prima ancora di averne una. Tanto con la sfiga che mi ritrovo non è poi così impossibile vedermi spuntare Brando alle spalle con un "eh? State parlando di me?". Mollo a mio fratello il coppino più potente della storia, tanto per essere chiaro che questo nome sia offlimits, così come le fantasie erotiche sul suo corpo: E' MIO, L'HO VISTO PRIMA IO ED E' AL MIO STESSO ANNO, OKE'? OKE'. Non mi sorprenderebbe se Axel scegliesse nuovamente di fottermi la crush da sotto al naso, visto che lo fa di continuo ed è sempre stato quello con la genetica a favore. Ma, ah-ah, mi dispiace per te mio caro però ora si cambia registro. SI CAMBIA VITA. Adesso posso permettermi di darmi delle arie e, soprattutto, posso permettermi di atteggiarmi come una diva senza necessariamente nascondermi come invece accadeva prima. E' arrivata l'era in cui non spierò più i ragazzi, d'ora in poi li stalkererò palesemente, senza pormi problemi di sorta - beh, se un obeso mi fissa, tra un "ehw" e l'altro penserei che sia un maniaco, ma se lo fa un soggetto di bella presenza, che ti scoperesti senza nemmeno pensarci, cioè, fissami pure per tutta la vita a me sta bene; e, sì, io dovrei essere il tipo di bella presenza. « Ti devo ricordare com'è finita tutte le altre volte che ci hai provato?» Jesus Christ, questo non vuole arrivare vivo a domani. Effettivamente lo ammetto, ha ragione, perchè con Brando ho provato ad interagire in tre differenti occasioni ed in tutte e tre è andata malissimo. Solo a pensarci mi si scioglie il fondotinta: una volta ha fatto finta di non sentirmi, la seconda volta mi ha ficcato una pallina di carta argentata in bocca ancora prima che potessi anche solo pensare di prendere parola "me la butti, cosetto? grazie."; la terza volta niente, la terza volta non c'è mai stata perchè quando ho trovato una scusa perfettissima per attaccare bottone, lui si è fidanzato e limonava in continuazione. D'ovunque. Non sono mai riuscito a beccarlo solo, e la ragazza mi faceva seriamente paura, sembrava un po' psicopatica. Quello di cui sono convinto, è che per lui, semmai stavolta riesco a farmi notare, sarò una novità, così come lo sono stato per tutte quelle ragazze grifondoro rimaste a bocca aperta quando ho messo piede nella sala comune e si sono fiondate subito a chiedermi se fossi arrivato da altre scuole. Alla risposta "no, sono Umbridge!", la più bionda inside del gruppetto ha quasi avuto un mancamento e si è dovuta sedere; cosa che credo stia ancora lì a farsene una ragione. « Oggi è oggi! Ed oggi è....oggi, non "tutte le altre volte che ci ho provato". Quindi prepara i fazzoletti, Axel, perchè d'ora in poi non sarai più il fratello carino.» Schiocco le dita davanti al volto a mo' di big black mama , portando alle labbra un falsissimo sorriso da cheerleader in vista delle selezioni da capitano. Ancora una volta, tesissimo, mi porto a sbilanciarmi oltre il marmo della colonna per sbirciare verso l'ingresso, ed eccolo. Il tempo si ferma ed inizia uno slow motion degno di un film di fine anni '80, quando il figo di turno ruba la scena a tutto ciò che lo circonda, tanto che mi sento bagnato alla pari di Baby in Dirty dancing, per dirne una. La prima cosa che noti di Brando Lee, non è Brando Lee,
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    ma bensì suo il sorriso. Quel sorriso stenderebbe chiunque nel raggio di kilometri, per poi non parlare di tutto il resto. Vorrei mettermi a fangirlare, ma non posso, riesco addirittura a reprimere la voglia di andarmi a chiudere in bagno con questa immagine in testa. Camicia sgualcita, abbottonata oltre i due bottoni per far vedere il pelo e con le maniche arrotolate sulle braccia da cui mi farei stritolare; capelli spettinati e barbetta incolta che mette in risalto le fossette ai lati del volto. Posso sentire l'acqua di colonia - la stessa che uso io, apro e chiudo parentesi - anche solo da qui, e niente, rimango inebedito a fissarlo invece di muovere le natiche verso di lui. Su, che cazzo aspetti? Un invito, una limousine rosa confetto su cui salire? Ho provato la mia parte così tante volte davanti allo specchio che so benissimo come devo muovermi, e la tecnica migliore è ignorarlo. MA COME SI FA AD IGNORARLO, però lo devo fare. Preso un sospiro grosso quanto....ah, oggi il pacco gli si vede più del solito. Dicevo, dopo essermi fatto coraggio, assumo un atteggiamento indifferente da Paris Hilton intenta a fare shopping col suo chiwawa in braccio e, senza alcuna inibizione, cercando di non dargli proprio alcun peso - ma a fatica -, mi precipito verso di lui battendo sul tempo qualsiasi altra ochetta spennata da quattro soldi possa rubarmi le luci della ribalta. Ci vuole fierezza ed una dose di culo non indifferente « Dovresti imparare a farlo, il nodo alla cravatta.» Mugugno, assottigliando lo sguardo non appena gli vado quasi a sbattere - volutamente - addosso. « Non per niente ma...» ma cosa? QUESTO NON C'ERA SUL COPIONE! MAYDAYMAYDAYMAYDAY. « ...semmai ti beccasse qualche paparazzo del giornalino della scuola? Poi vai in prima pagina che sembri appena uscito da un bordello» ed il che poteva essere così nell'80% dei casi, ma anche nel 100%. Sfacciatamente, gli sistemo il nodo senza sapere manco io cosa sto facendo in realtà, come dare scopa e paletta a Kim Queen Kardashian e chiederle di spazzare a terra. Non scosto gli occhi dai suoi benchè stia sudando a freddo, poichè raramente l'ho avuto così face to face, ed ammetto che sia parecchio impossibile non squadrarmelo con malizia. A dire la sincera verità non ho ancora ralizzato il fatto che gli stia parlando senza permesso - ho tipo sentito dire in giro che per parlare con Brando Lee, devi avere l'approvazione di Brando Lee -
    Boh, quanto è bello.
    Boh, che cazzo me so' messo in testa.
     
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  2. The Lee Factor
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    « Oh, andiamo Paula! » miagolò Brando con quella sua faccia da schiaffi e un sorrisetto felino sulle labbra, quello di chi sa esattamente cosa vuole e sa altrettanto esattamente come ottenerlo. Era in momenti come quello che rimpiangeva il fatto di non essere nato con le tette: la visione di mille B-movies gli aveva insegnato infatti che se fosse stato una cheerleader carina, avvolta in una strettissima divisa dai colori spiricoccanti - come Lee amava definire tutto ciò che fosse talmente colorato da risultare volgare, quindi bellissimo - gli sarebbe bastato muovere un po' di carrozzeria per ottenere tutto ciò che voleva. Ma il caso volle che Brando fosse uno degli studenti più nerboruti dell'accademia e Mrs. Paula Witherspoon, la direttrice di Ilvermorny, troppo omosessuale per farsi conquistare dai bicipiti che facevano capolino dalla T-shirt del ragazzo. L'anno a Hogwarts era stato bello, dove bello sta per bellobellissimoincredibilemeraviglioso ma da buon patriota a stelle e strisce non poteva di certo far sfigurare un'istituzione della propria terra natia, sia mai che gli americani risultino inferiori in qualcosa! Ma l'anno a Hogwarts era finito e così era stato costretto dai poteri forti a prendere armi e bagagli e salire sul primo Titanic diretto verso il nuovo mondo, senza neanche uno straccio di Jack Dawson a fargli compagnia. Era stato talmente bello l'anno passato in trasferta che, da buon fancazzista patentato, aveva ben deciso di rifare domanda per l'anno successivo. Anche perché non ne ho per niente voglia di riavere a che fare con quei rincitrulliti mammoccioti di Magicospino. Almeno quelli di Tassorosso sono bellini, a modo loro! Ma il "ma" arriva sempre a bussare la porta come il fisco o i kili di troppo alla prova costume e il ma di Brando Lee prendeva il nome di "clausola di merito". « Signor Lee, glielo dirò un'ultima volta. Ha bisogno di almeno cinque A+ per poter accedere nuovamente alla borsa e lei, a quanto mi risulta, non si è applicato particolarmente. » Ma lei non si è applicato particolarmente gnè gnè! Un qualunque studente inglese avrebbe potuto ritenere assai facile il requisito di merito, se non che in suolo americano "A" non stava per "Accettabile"; più per "Anvediilculochetiseifattoperprendereilmassimo!". Culo che, palesemente, Brando Lee non aveva dato. « Il pensare è per gli stupidi, mia cara, i cervelluti si affidano all'ispirazione! » le fece notare, così, per citare random un film famoso. Chiaro come il sole come a Mrs Witherspoon non andasse a genio il temperamento di quel ragazzo di strada che, per chissà quale motivo, era risultato idoneo all'ammissione in accademia. La verità, però, era che Brando talmente tante volte era finito in presidenza che con la Direttrice aveva instaurato un rapporto quasi confidenziale. Il fatto che fosse unilateralmente confidenziale, per lui, erano solo dettagli trascurabili. Abbandonò la sua posizione strascicata e si mise composto sulla sedia imbottita, avvicinandola alla scrivania della Direttrice per posarvi entrambe le mani. Era entrato in modalità contrattazione e questo, signori miei, con Brando Lee non è mai un bene. « Prima di dirmi no per la tredicesima volta, e lo sappiamo bene quanto il tredici porti sfortuna, soprattutto se la scuola fosse stata costruita sopra un cimitero indiano d è possibile, accipicchia quanto sono diffusi quei maledetti cimiteri indiani!, ti voglio invitare a riflettere su un particolare proprio non da poco! » C'è chi riesce a trasformarsi in animale, chi a leggere nel pensiero, chi a parlare coi serpenti: Brando Lee aveva il potere innato di infinocchiare le persone con la sua parlantina svelta, capace di stordire il prossimo. Pausa ad effetto compiuta, Mrs Witherspoon assecondò quel ragazzetto fastidioso che, in fondo in fondo, le stava perfino simpatico, come tutti i bricconi. « ...vuoi davvero avermi qui più tempo del dovuto? » Una frase volutamente sibillina, che alla strega fece venire in mente due possibili scenari. Scenario numero 1: lo voglio più tempo del dovuto nel mio ufficio? Per tredici giorni di fila Brando aveva chiesto e ottenuto udienza alla preside, pregandola con la sua faccia di bronzo di essere rispedito a calci in culo nella terra di Sua Maestà la Regina Highlander che dopo 90 anni non schiatta manco se la preghi. Dopo tredici giorni di tortura psicologica, anche la ferrea donna stava iniziando a vacillare. Scenario numero 2: lo voglio più tempo del dovuto nella mia scuola? E anche quello non era uno scenario da sottovalutare! Perché Brando Lee aveva sempre avuto il temperamento del combinaguai, con la fenomenale accortezza di non farsi espellere. Al massimo faceva espellere gli altri, dando loro le colpe. La Direttrice rimase in un titubante silenzio per qualche minuto, immersa nei suoi pensieri, fino a che non prese la piuma d'oca immersa nel calamaio e vergò la richiesta di Brando N. Lee, posata da giorni sulla sua scrivania. I voti diventarono magicamente delle A+ su cui venne apposto il timbro in ceralacca di Ilvermorny. « Sparisci, delinquente, e se ti rivedo qui prima dell'Agosto prossimo giuro che ti faccio rinchiudere in un villaggio amish. » Severa ma giusta Fu così che, recuperata l'autorizzazione che avrebbe dovuto consegnare alla presidenza di Hogwarts, il giovane yankee uscì dall'ufficio della Direttrice saltellando, finché non incontrò la segretaria intenta a lavorare nell'anticamera. « Rosa, dolcezza!! Ce l'ho fatta! » tubò, sventolandole sotto il naso il rotolo di pergamena. Rosa Esposito era una strega italo-americana in là con l'età, con tanta carne sulle ossa e un sorriso sempre pronto in canna. Aveva preso in gran simpatia quel briccone di Brando dalla prima volta che aveva messo piede in direzione. Dato che ci era finito poi con crescente regolarità, si poteva dire che lui e Rosa erano diventati amici. A lei aveva già raccontato, con gli occhi di un bambino sovreccitato, di quel castello oltreoceano e di quanto, pur amando casa propria, avesse voluto passarci ancora del tempo. Raccontò delle quattro casate, delle lezioni, degli che si era fatto e di quanto tutto fosse così esotico, così europeo. E lei, che in Europa ci era nata e cresciuta, qualcosa ne sapeva. « Uuuuh san Genna', ci ho pregato tanto per farti felice! Vieni qui da Rosa tua fatti baciare! » Se lo strinse tra i seni prosperosi e Brando rimase là, con la faccia affondata nel balcone di Rosa, assaporando un po' di quell'affetto materno di cui non aveva goduto mai. Ogni tanto anche agli scalmanati come lui faceva piacere tornar bambini.

    Fu così che Brando N. Lee calcò nuovamente i pavimenti di pietra di Hogwarts. Era arrivato in Inghilterra proprio il 21 Agosto, aveva dormito in un bed and breakfast di dubbio igiene e il giorno dopo era stato pronto, bello e arzillo per saltare sopra l'Espresso per Hogwarts: l'anno prima non aveva potuto godersi l'esperienza, dato che era arrivato con una comitiva a parte di studenti provenienti dalle più diverse parti del mondo. Ma ora sarà proprio come se fossi un vero Grifonscemo! Questo significava solo una cosa: essere lungimirante e pensare all'anno che lo aspettava. Il primo punto era spianarsi la strada per avere vita facile a scuola, nel senso più accademico del termine, perché prima il dovere e poi il piacere; solo successivamente avrebbe pensato a come sollazzarsi. La sua assicurazione sulla sufficienza aveva un nome e si chiamava Corvonero. Ne aveva conosciuti diversi l'anno prima - alcuni teneri e potenzialmente scopabili come quel CBCR di Louis Paciock, altri stoppacciosi come quel Hugo Weasley che pareva sempre sul punto di farsi esplodere il cervello come un Bin Laden qualunque. Ma se c'era qualcosa che il binge watching di Glee gli aveva insegnato è che cantando la canzone giusta ti puoi portare a letto chiunque.. vero, gli aveva insegnato però anche che a scuola la gerarchia è importante e si rispetta. L'anno prima Brando aveva sapientemente scalato la piramide e ora, pur non trovandosi affatto ai vertici - posti spettanti alla crema serpina ricca e chic - era certo di potersi considerare come un manzo D.O.C. di prima qualità. Dunque, predatore. E da predatore si comportò quando, nel corridoio di fronte ai vagoni del treno, passò le braccia intorno alle spalle di due corvonero, oramai arrivati al quinto anno. « Carììììssimi, mi siete mancati così tanto quest'estate! » la voce squillante di Brando si disperse lungo l'Espresso, mentre ormai i due poveri uccellini potevano essere considerati belli che ingabbiati. I due si guardarono spaesati, anche perché quando mai Lee ci ha rivolto la parola? Sebbene fosse straniero, però, la sua fama di tromber du qualunquecosasimuovesse aveva ben presto fatto il giro della scuola. In quanto a rapporti interpersonali, Lee era oramai un'istituzione consolidata. Iconico. « Anno nuovo, vita nuova. Venite signorine, parliamo di affari. » Li spinse letteralmente dentro un vagone, richiudendosi la porta scorrevole alle spalle. Sembrava tanto, ai loro occhi, l'inizio di un porno scadente. « Ci ho riflettuto molto e ho deciso che quest'anno sarà all'insegna dell'aiuto fraterno. Sapete, dare e avere, do ut des, quid pro quo, cip e ciop. E' per questo che io, Brandoennelee e il mio cuore immenso vi aiuterò dove voi avete fallito: far vedere le vostre mutandine a qualcun altro che non sia la mamma. » Le sue parole caddero pesanti nella saletta, facendo sgranare loro gli occhi. Puntò il dito sul più minuto dei due: « Tu, Jenny, ti piace ancora la Stone? Bene, te la tromberai entro Pasqua o non mi chiamerò più Napoleone di secondo nome! » E infatti non mi ci chiamo, dettagli. Anche il secondo venne interpellato. « E tu Samantah.. a te piace il cazzo vero? Dai, l'hanno capito tutti. » - « ...ma.. ma veramente no.. » - « Beh, dovresti provare, consiglio spassionato. La figa piace a molti ma il cazzo piace a tutti! Ricordatevelo, così, per il futuro. » Questa fu solo la prima di una lunga serie di massime che Brando sparò loro per intortarli, come degli Alex DeLarge qualunque posti sotto la tortura riabilitativa della Ludovico Technique. Alla fine, peggio di Tremotino, Lee riuscì a strappar loro un accordo ufficiale: gli avrebbero passato ogni genere di compito scritto, ogni appunto, ogni ricerca, perfino lo stupido erbario di Erbologia a patto di un profuso impegno del Grifondoro nel farli arrivare ai loro sogni più reconditi. Il patto era rimasto in realtà molto fumoso, cosicché per mesi e mesi, da vero baro, Brando avrebbe vissuto di rendita nel trovare appigli, escamotage e clausole che lo esentassero da ogni dovere. Era ancora in compagnia di Qui e Quo senza il Qua, mentre il terzetto varcava le grandi porte della scuola di Hogwarts, quando qualcosa di inaspettato accadde. Ce ne vuole a sorprendere un imbroglione del suo calibro, ogni situazione era valutata con la stessa precisione della sceneggiatura di Game of Thrones per far sì che ogni dettaglio, ogni insignificante risvolto di trama potesse essere usato a suo vantaggio.
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    Ma proprio come il triangolo, l'arrivo di carne fresca scesa giù dal cielo Brando non l'aveva considerato. Un ragazzo.. errata corrige, un gran bel pezzo di ragazzo gli si piazzò letteralmente davanti, e non con la faccia di chi cerca rissa, quella Lee la conosceva. Al contrario, nei suoi grandi occhi da cucciolo voglioso di coccole, lo yankee lesse un certo quantitativo di desiderio: anche quella faccia, decisamente, era conosciuta. « Dovresti imparare a farlo, il nodo alla cravatta.» Questa sì che è bella! Sguardo tattico, tono di voce contenuto in cui però la voce pareva vibrare. Gli occhi di quel tizio sembravano pronti a sfornare un bel po' di radiografie e, a onor del vero, Brando non fu da meno: notò immediatamente come i vestiti gli cadessero a pennello evidenziando una muscolatura interessante né passò inosservato il profumo pungente della sua colonia. Sogno (erotico) o son desto? « Ah sì? Dovrei? » mormorò a voce più bassa. Brando Lee non era mai stato un cattivo ragazzo, ma era ormai diceria diffusa su quanto potesse essere un grandissimo figlio di puttana, dispettoso come un folletto e con la vena vendicativa di Saw l'Enigmista - ma senza amore per lo splatter, il sangue e gli smembramenti fanno così anni '90! « Non per niente ma... semmai ti beccasse qualche paparazzo del giornalino della scuola? Poi vai in prima pagina che sembri appena uscito da un bordello. » Gli occhi smeraldini dell'americano si abbassarono lentamente, seguendo il movimento delle mani dell'altro intento a sistemargli la cravatta. Non erano mai piaciute, a Brando, le invasioni del proprio spazio personale se non adeguatamente richieste - una volta, l'anno prima, aveva urlato per tutta la Sala Grande come un suo compagno di casa gli stesse toccando il pene, e solo perché sedendosi sulla panca l'aveva appena sfiorato! - ma una gran fortuna colpì Dudley Umbridge: aveva giocato talmente bene le sue carte da innescare l'interesse dello yankee. E poi è bono, il che ha influito per l'88%, pochi cazzi. « E noi non vogliamo che succeda, vero? Mi vuoi rimettere anche la camicia dentro i pantaloni? Sempre che ci sia ancora spazio. » Scoccò un'occhiata ai due corvonero, incappati loro malgrado in una vera e propria danza dell'accoppiamento omosessuale, roba da lasciar loro ricordi indelebili per il resto delle loro solitarie vite. Con uno scatto felino, prese a braccetto Umbridge. « Pena e Panico là volevano andare a prendersi il posto in prima fila per lo Smistamento di stasera.. - e scoccò loro un'occhiata persuasiva. Certo che volete farlo. Sciò, via, smammè. Voi siete esordienti, qui si gioca in Serie A. - ..e io ho proprio bisogno di compagnia, devo portare scartoffie in Presidenza. Mi ci accompagni, stellina? Lo fai questo favore ad un povero yankee? » Una domanda retorica, visto che Lee aveva già iniziato la sua lenta marcia verso la scalinata d'ingresso e di voler lasciare il muscoloso braccio di Umbridge - con tanto di tastate amichevoli, per la scienza - non pareva averne la benché minima intenzione. « Certo che hai proprio un viso familiare. Dove ci siamo incontrati.. nei miei sogni? » e gli squadrò il viso, col preciso intento di chiedergli chi fosse e insieme di fargli un complimento che gli ringalluzzisse l'ego. Sì, ma non troppo. Un professionista come Brando sapeva che le conquiste sono un tira e molla delicato, un po' carota e un po' bastone. « ...sono un veggente, sai. Sogno di tutto. » commentò lapidario, ma sempre con quel suo sorriso da scimmietta sulle labbra morbide, appena contornate da un filo di barba. Era una frottola, come le mille altre che ad ogni ora del giorno e della notte diceva, ma ehi! Ogni lasciata è persa e pareva proprio esserci posto per uno come Dudley Umbridge nella collezione d'amore di Brando.
     
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