Let's have a kiki

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    «Quindi fammi capire bene. Devo andare a Londra, comprare tutte queste cose, impiegarci meno di due ore e aiutarti a mettere su questa cosa?» «E' esattamente quello che ho detto. Bravo Lottie, vedi che sei intelligente? Te lo dico sempre, devi credere di più nelle tue potenzialità.» Elliott la guarda con quei suoi occhioni azzurri che appaiono sempre così spaesati e confusi, tanto da indurre Maze a chiedersi sempre se abbia davvero capito cosa gli ha chiesto di fare o meno. Però ha detto di aver capito, chi sono io per credere il contrario? Anche perché conosce le possibili conseguenze. Abbassa gli occhi verso lo schermo del cellulare, lì dove è apparsa la notifica di un nuovo messaggio. La risposta di Mun. «Okay, forse hai anche qualche altra ora, per fare più con calma. Vedi? Tutto si sistema e si incastra alla perfezione.» Sbatte le ciglia, civettuola, prima di tornare a guardare il proprio armadio. «Non ho niente da mettere. Niente di appropriato perlomeno.» Sbuffa, per poi voltarsi nuovamente verso il ragazzo che è ancora lì, con quella sua faccia da rimbambito cronico. «Ma mi stai ascoltando, Lottie? Hai fatto forse le ore piccole con Kendra stanotte? No perché mi sento non poco ignorata e potrei mettermi a piangere e potrebbe anche sfuggirmi questo dettaglio con Lucien. Pensa come sarebbe deluso nel sapere che non mi dai la giusta attenzione.» Un broncino, decisamente architettato ad opera d'arte, si palesa sulle sue labbra ancora struccate. «Più deluso del sapere che hai invitato a casa sua la fidanzatina incinta di uno dei ribelli il cui volto è stato affisso su tutti i muri del Mondo Magico dalla sua squadra? Tu dici?» «Ohhhh, senti senti che ti ha detto il piccoletto.» Inarca le sopracciglia, la piccola serpe, mentre Maze lo fissa, in silenzio, con un sorriso angelico a colorare il suo bel viso di porcellana. «Oh, capisco a che gioco stai giocando. Sei proprio un mostraciattolo ben riuscito, non è così? Ora mi commuovo.» Si porta una mano alla base del collo, con fare teatrale, prima di rabbuiarsi tutta in un colpo. «Ma fossi in te, ricorderei quanto sia stupido fare certi giochini con me. Non vorrei che quei deliziosi dentini nuovi ti saltassero un'altra volta. Sai, è facile fondere l'oro, dopotutto, basta giusto un po' di fuoco. E poi come potresti anche solo pensare di spifferare segreti ai quattro venti, senza dentini?» Si stringe nelle spalle, alzando lo sguardo al cielo. «Poi sai di quanto si dimezzerebbe la fila delle spasimanti? Sarebbe un gran peccato. E noi non vogliamo questo.» Gli sorride, allungando la mano per fargli un buffetto sulla guancia. «Ora, tornando alle cose serie, cosa mi metto? Tu sei un maschio, è vero, ma sei un umano, dovresti sapere come funzionano certe cose.» Prende a rovistare tra i vestiti, cercando di scegliere le due opzioni da presentare agli occhi del ragazzo. «Allora questo è decisamente più sul mio stile, no?» Stacca la stampella per fargli osservare il vestitino a due pezzi, rosso su nero, con intarsi che lasciano scoperti dei rombi di pelle. «E' attillato, mi sta d'incanto e ho delle Manolo Blahnik nere d'abbinarci che..che te lo dico a fare, la fine del mondo!» Lo guarda piuttosto pensierosa. «Il problema è che è attillato, appunto. Non vorrei che sembrasse che le sbatto in faccia il fatto che io sono così e lei, beh, suppongo decisamente più morbida.» Un gran dilemma, sicuramente. «Perché sai, Mun è una ragazza che ha sempre tenuto alla sua taglia 38 e non so cosa vi entra in gioco quando succedono certe cose. Sai, quella roba come gli ormoni, gli sbalzi umorali, cose così. Immedesimati un attimo in una ragazza, tu impazziresti se vedessi il tuo corpo deformarsi?» Elliott ci pensa su qualche istante e fa per parlare, ma Maze non gliene lascia il modo. «O magari è talmente contenta per la gravidanza che non le interessa di altro. E' plausibile no? Trixie, che ne dici?» «Che io inseguirei il mascalzone che non ha saputo nemmeno mettere un preservativo e lo fucilerei seduta stante per avermi farcita come un tacchino nel giorno del Ringraziamento.» «Che dice?» «Che quando scoperete dovrai ricordarti di mettere il preservativo.» «Ma che caz-» «Lei vuole scopare con me?» «Okay, smettetela di fare gli egocentrici e concentratevi su di me. Il completino succinto oppure..» Si arrampica per prendere l'ennesima stampella, lì dove risiede un paio di jeans chiari, attillati, a cui Maze abbina una camicetta bianca, dalle maniche a tre quarti. «Bene, abbiamo deciso, andrò per questo.» «Abbinaci la cintura di Gucci perlomeno, almeno non sembrerai una poveraccia.» «Bene, la seduta è tolta. Trixie torna ad oziare nella tua parte di testa e tu..» guarda l'orologio del cellulare. «Tic tac, tic tac, il tempo fugge e se non torni in tempo, con tutto, chissà cosa potrebbe uscire dalla mia boccuccia con quella spogliarellista che ti lavori da due settimane.»

    tNCgBYV
    Alla fine Elliott è riuscito a tornare in tempo, con tutto l'occorrente. Ha comprato macarons, pasticcini e tartine salate dalla pasticceria preferita di Amunet, perlomeno una di quelle che è ancora in piedi. Con l'aiuto di Monique e Wanda, le drag con le quali Maze non ha potuto che stringere un'amicizia solidissima, la piccola serpe in seno e Maze hanno finito di addobbare una delle salette private del primo piano del Pandemonium. Lì, dove nel suo mezzo trionfa un palo da pole dance, al quale è stato appoggiato un tavolo per il buffet, dove oltre a tè, succhi analcolici e spremute varie, c'è persino una torta con un pupazzo azzurro in pasta di zucchero. Vicino ai divanetti, minuziosamente e preventivamente tirati a lucido, c'è un ulteriore tavolinetto, lì dove sono stati accatastati alcuni regalini, comprati appositamente per l'occasione. E solo per non eccedere troppo, la saletta è stata addobbata con tanto di palloncini bianchi, dalle mille scritte augurali. A lato c'è perfino un grammofono, di quelli che piacciono tanto a Mun, dal quale fuoriesce una musica jazz bassa e lenta, per allietare il tutto. Si guarda intorno, Maze, con le mani sui fianchi, ad opera ultimata e c'è del pensieroso nei suoi tratti. «Avrò dimenticato qualcosa? Mi sono vista e rivista quei video di festicciole del genere e credo avessero qualcosa di più.» Sicuramente più invitati. E' triste al pensiero che non ci sia nessun'altro, oltre loro a quel mini party. «Magari aggiungo le luci soffuse?» Elliott scuote la testa, deciso. «A meno che tu non voglia improvvisarle una lap dance seduta stante, credo non sia il caso.» «Magari sarebbe il regalo perfetto per allietare i suoi ormoni, tu che ne sai? Comunque, vuoi rimanere alla festa? Sarebbe carino se ci fosse più gente..» «Sareste in tre, invece che due. Passi avanti.» Perché tu guardi la piccolezza quando è importante l'idea generale. «Se fai il balletto, rimango assolutamente. In caso contrario, c'è una baracca da mandare avanti, in assenza di Lucien.» Ridacchia, Maze, scuotendo la testa. «Sei proprio un piccolo ometto. Quanto ti piace stare al suo posto, eh? Sesso, droga e free bar tutto nel pacchetto. Bimbo fortunato.» Si avvicina a lui, sistemandogli il colletto della camicia, per poi sorridere nel vedere affiorare sulle sue guance quella leggera patina rosata. «Ti lascio andare al tuo lavoro importante, piccolo ometto. Dì a Monique di accompagnare qui Mun, non appena arriva, grazie.» Elliott le sorride, congedandosi con un inchino che ha del sarcastico al suo interno, mentre indietreggia verso la porta. «E ricordati i preservativi, altrimenti Trixie non te la darà mai!» Gli urla dietro, mentre scoppia a ridere. «Ora, mi dici da dove ti è saltata fuori questa idea malsana? Quando mai nella vita io scoperei con uno come lui?» «Su su, credevo che la coabitazione con me ti avesse insegnato ad essere meno superficiale. Cos'ha che non va Lottie? Certo, sembra sempre mezzo addormentato, ma quando sotto le coperte, l'hai sentito anche tu dai racconti di Kendra, ci mette tutto l'impegno del mondo.» «Okay, non voglio più parlarne.» Maze si stringe nelle spalle, decidendo di concedersi un bicchiere di vino bianco di sfuggita, prima di prendere a seguire le note di quella musica, ad occhi chiusi. Balla da sola, ondeggiando i fianchi e con le mani di fronte a sé, posizionate come se ci fosse un accompagnatore ad aprire le sue danze. E' soltanto dopo qualche minuto buono che avverte di non essere più sola e allora riapre di scatto gli occhi, incontrando quelli azzurri di Mun. C'è un sorriso sincero ad illuminarle il viso mentre le corre incontro, per poi diminuire la velocità, man mano che le si avvicina, fin quando non le circonda il collo con entrambe le braccia. «Quanto mi era mancato il tuo profumo.» Un modo come un altro per ammettere ad alta voce quanto le fosse mancata lo scricciolo che ha stretto in quell'abbraccio. E' a quel punto che si ricorda che forse non dovrebbe stringere così tanto. «Oddio, scusa, scusa.» Si allontana immediatamente, facendo un salto all'indietro, per poi puntare i propri occhi su quella rotondità che è evidente, sul davanti. Rimane in silenzio, qualche istante, squadrandola, osservandola, come se fosse un qualcosa di nuovo con cui deve prendere le misure. Perché, seppur abbia visto altre donne incinta, in vita sua, persino nella vita da umana che ha vissuto con un corpo proprio, quella è la prima volta che ne vede una da vicina. E non una qualunque, ma la sua miglior amica. E vi si approccia come farebbe una bambina, di fronte a quel qualcosa di inaspettato, con la quale non è mai entrata in contatto prima di quel momento. Così allunga la mano, per poi lanciare un'occhiata a Mun. «Posso?» Le chiede il permesso, perché è quello che vorrebbe sentirsi chiedere, a parti inverse. Aspetta una sua risposta, per poi carezzarla rapidamente, come a volerle dare meno fastidio possibile. «Wow, c'è un bambino lì dentro. Diventerai mamma, è una cosa enorme.» E' la prima volta che lo realizza veramente. Mun, la sua miglior amica, sta per avere un bambino. E per qualche istante lo percepisce, quel sentimento di frustrazione di fronte al fatto che lei dei figli non potrà mai averli. Li potrà adottare, forse, ma non ne potrà mai avere di propri e il vedere Mun così è una sorta di epifania per lei. Un sentirsi, per la prima volta, con le spalle al muro in quella finitezza incompleta. C'è una punta di invidia positiva nei suoi confronti, mista a dell'allegria spicciola. «Sono tanto felice per te.» Ed è vero, lo è davvero, mentre l'abbraccia, questa volta con meno forza di prima. «Ma ne siamo felici di questa cosa, dico bene?» Te ne sei felice? E' l'implicita domanda che le rivolge, prima di lasciarle libero il campo e permetterle di guardarsi intorno. E dopo l'ispezione generale, Maze ne ricerca lo sguardo. «Non sapevo bene come ci si comporta a riguardo. Cioè, ho visto qualche video su Youtube perché Trixie non era molto d'aiuto, ma non so..potrebbe essere una grandissima cafonata, in effetti.» Una risatina imbarazzata le risale la gola, mentre si sente decisamente mancante da quel punto di vista. Ma camuffa il tutto facendosi avanti, per indicarle il divanetto colorato alla loro sinistra. «Tè, succo di frutta? Cosa preferisci? Dolce o salato? Ho preso tutto in quella pasticceria a Chandos Place.» Le domanda, per poi versare ad entrambe un bicchiere della scelta della mora. Gliene porge uno, prima di sedersi di fronte a lei. E' solo in quel momento che si accorge del cagnolone di Albus, che compare da dietro la tenda d'ingresso. «Ciao anche a te!» Lo saluta, per poi guardare un punto definito oltre le spalle della ragazza. Lì dove c'è il castello di Cerby, lì dove, sulla torre più alta, il gattino guarda il cane con occhi di sfida. «Mi raccomando ad entrambi, fati i bravi. Nessuna guerra qui dentro, è territorio neutrale.» Avverte i due animali con un sorrisetto, prima di tornare da Mun. «Allora, bypassando, non troppo bellamente, il fatto che sono venuta a scoprirlo durante una festa a Londra e non direttamente dalla fonte primaria, cosa è successo? E' stata una cosa ricercata o Albus ha dimenticato come si infila un preservativo?» Eppure mi sembrava piuttosto ferrato in materia. Solito tatto alla Maze al quale Mun è ormai abituata, mentre si porta il bicchiere alla bocca, per nascondere un sorriso divertito.

     
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    Slytherin pride

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    « Per favore? » Sbatte le ciglia in maniera esuberante mentre si attacca come un gattino che fa le fusa al braccio del ragazzo. « Ne ho davvero tanto tanto bisogno. Mi manca da morire! » « Ma non ce l'avete skype, whatsapp, facebook? » Evidentemente infastidito sbuffa al suo solito con una nota di immancabile teatralità prima di richiamare a sé Arthas facendolo salire sul sedile posteriore, aprendole infine la portiera della nuova auto mettendo in moto. « Mettiamo le cose in chiaro: cambio turno di lavoro e resto a Hogsmeade; e Arthas viene con te. Per qualunque cosa mi chiami, se vedi qualcosa di strano mi chiami. E mi scrivi comunque ogni mezz'ora. » « Mi pare un po'.. » Eccessivo? D'altronde se si sente più tranquillo così, non sarà poi questo grande sforzo. « ..ok. Va bene. Ogni mezz'ora. Contata sull'orologio. Promesso! » « E ti porti anche questa. » Dice aprendo il cruscotto per indicarle la piccola revolver contenuta al suo interno. Mun ha ripreso possesso di una bacchetta non più lontano di un mese prima, ma ciò non aveva impedito ad Albus di insegnarle quanto meno come funzionasse un'arma da fuoco. Motivi di sicurezza. Tutti dovevano sapere quanto meno come puntare e sparare. Non si sentiva poi molto a suo agio con quelle diavolerie per le mani, ma d'altronde, non si sentiva a suo agio nemmeno a essere in guerra, oltretutto su una barricata in cui grandi e piccoli non potevano dirsi del tutto al sicuro. Se il trasferimento a Inverness li aveva tolti dall'occhio del ciclone, ciò non significava che si sentissero fuori dalla portata di qualunque eventuale pericolo. E Mun, per via della taglia sulla testa del ragazzo e le voci che l'avevano legata a doppio filo al suo destino, non era poi meno castigata da quella sorte. Sospirò quindi scuotendo la testa, prima di afferrare la pistola, inserendola all'interno della borsa, assicurandosi che la sicura si trovasse al proprio posto. « Albus! Non sparerò a Maze, cazzo! » S'imputò sull'orlo di dare il via a una lite che probabilmente lo avrebbe portato persino a fare retromarcia. « L'importante è che sia l'unica a cui non sei disposta a sparare. » Alza gli occhi al cielo e sprofonda sul sedile prendendo ad accarezzarsi distrattamente il pancione in attesa di raggiungere Hogsmeade. [...] Quell'ambiente Mun lo conosce bene. Ne è famigliare con ogni angolo, ogni mattone, ogni piccola sfumatura. E ne ha di ricordi lì dentro. Non è mai stata l'anima della festa; la sua aura ottemperata da un velo indissolubile di tristezza non l'ha mai annoverata tra le festaiole per eccellenza. Tuttavia, a una Carrow non si confa mai mancare a un'occasione ufficiale e così ogni qual volta ci fosse qualche festa clandestina messa su dalla comitiva, per quanto tentasse sottrarsi, non poteva fare altro che lasciarsi trascinare nella mischia. Né dentro, né del tutto fuori; una parabola di vita a cui si era ormai abituata sin da tempi immemori. Rimetterci piede le portò alla memoria molti ricordi. Conversazioni, sguardi rapiti lungo la pista da ballo, incontri. Tante cose che al momento, a ben guardare sembravano risvegliarle un misto di melanconia ed estraneità. « Cosa ti do? » A interpellarla è il barista; lo stesso dei tempi tramontati. Che il locale fosse pieno fino all'orlo o completamente vuoto come in quel momento, la sua presenza era inequivocabilmente impeccabile e in tinta col locale. E quella domanda in particolare la scaraventò di scatto in altri tempi, lo stesso luogo. [...] Sghignazzano tra di loro con una certa enfasi mentre osservano l'ennesimo show di Arthur Cavendish sulla pista da ballo, intento a strusciarsi contro chiunque gli capiti a tiro. « No.. ho come l'impressione che non l'ha presa bene. » « Gauthier ha passato il segno. Con la sorella? Mi sembra un attimo oltre il limite del buon senso. » « Ah.. l'amour. » Vestiti succinti, braccia incrociate al petto e l'aria di avere tutto il mondo ai propri piedi. « Ragazze? Cosa vi do? » Passano in rassegna le loro ordinazioni con garbo, lasciando gli onori a Maze che non si risparmia uno sbattere di ciglia di troppo, per poi tornare ai loro soliti discorsi. « A proposito del ballo.. » Chiaramente ad aprire il discorso non può essere altra che l'unica nel gruppo ad avere la questione ballo piuttosto arrangiata. Che Tallulah sarebbe andata con JJ era cosa risaputa. Mun aveva persino quasi assistito alla scenetta che vedeva JJ sotto la cattedra letteralmente col volto immerso tra le cosce della migliore amica. Una scena raccapricciante se la si rapporta all'immagine del fratello. Nope certe cose non volevo saperle. « Oh io so già.. » A quelle parole Mun solleva un sopracciglio con fare piuttosto sorpresa. Ti hanno invitato e non dici niente. Ovviamente ai tempi non c'era tutta la complicità che hanno scoperto di avere in seguito, ma quanto al gossip spicciolo, la Carrow seguiva a ruota libera le due, pur tentando di convincersi che lei certo una comare di paese non lo era. « Gliel'ho già chiesto e ha accettato. » E lì Mun continua a fissarla con uno sguardo interrogativo. Vuole i dettagli. E poi, è giusto sapere chi non è più sulla piazza, perché se ci va con Maze minimo è uno scapolo d'oro. « Quindi? » « Io lo so. » « Fatemi capire sono l'unica a non saperlo? » E lì la bionda e la rossa si fissano per un istante prima di vedere Maze tirare un sospiro. « Albus Potter. » Ed ecco che Mun scoppia a ridere, si porta alle labbra il suo analcolico e la incalza con il suo solito fare sarcastico intimandola a dirle la verità. « Ammetto che era divertente.. quindi, con chi ci vai? » « Albus Potter. » Maze lo ripete con lo stesso ghigno sulla faccia. No va beh.. dopo la figura di merda che mi ha fatto fare stamattina. Aveva dato per scontato che quello sfigato pur di andare al ballo con Betty si sarebbe tagliato un braccio e invece aveva davvero un'altra accompagnatrice, come aveva riferito loro prima di togliersi dalle palle quella stessa mattina dalla sala grande. « Darò la colpa all'LSD di Artie che sono certa tu nascondi da qualche parte nella nostra stanza, guarda. » Pausa. « Signore e signori, la Greengrass si è fottuta il cervello tutto in una volta. » Al solo pensiero di Maze e Potter, un brivido le corse lungo la schiena. « Ha il suo perché. » « Il primo post nel blog dei tuoi aforismi sarà questo. Seguito da un doveroso era ubriaca. » E dicendo ciò si rivolge a Tallulah, col chiaro intento di chiedere aiuto per far ragionare l'amica. « Rinuncio al titolo di ballo più fallimentare. La corona va a Maze Greengrass. » « Sei di vedute troppo stringaci, tesoro. » Prova a vivere tu con una donna che ti dice da quando sei nata che Harry Potter è la peggiore piaga che la società possa aver eretto a eroe. E quanto meno in questo, Mun era certa sua madre avesse ragione. « Se essere di larghe vedute significa andare al ballo con un coglione, passo. Eddai Maze, questo doveva essere il nostro ballo! Non possiamo fare l'after party a base di bollicine con quel finto radical chic bohemien. » « Sulla personalità in sé, mi sento costretta di appoggiare Mun. » Maze alza gli occhi al cielo. Non tentavano certo di farle cambiare idea, questo è chiaro. Quello è il solito, inutile, chiacchiericcio tra ragazze. « Anche se devo dissentire sui motivi, Mun tesoro: definirlo in maniere così inappropriate solo perché ha cambiato tutor? » E alle ultime parole della rossa, alza a sua volta gli occhi al cielo, sbuffando. « Ha messo in discussione la mia preparazione. » Non era prettamente così, ma Mun, bugiarda patologica qual era non avrebbe certo ammesso mai che il problema era l'incompatibilità caratteriale. Per lei l'amicizia era una cosa, il percorso accademico era un altro. E nel secondo sapeva e doveva mantenere sempre un rapporto professionale con i suoi colleghi. « Un pluribocciato. » « Secchiona, sbassona e crudele. » Scoppiano a ridere. Non era certo una novità che Maze amasse darle di tanto in tanto della secchiona. E a lei andava bene così. « E tu Mun? Chi porti al ballo? » Chiaramente lei un secondo invito dopo il fiasco col quartetto non lo avrebbe fatto. Persino una donna in grado di inginocchiarsi di fronte al proprio uomo per chiedergli di sposarla, aveva esaurito la dose di orgoglio da mettere sul piatto. E quindi, dopo quella bravata e dopo aver esaurito il suo colpo in canna per andare al ballo con Fred senza andare al ballo con Fred, poteva solo che attendere. « Ovviamente Douglas farà il grande passo. » Asserisce stringendosi nelle spalle. Ovviamente. « Ovviamente. La golden couple. » Una cosa che Maze, sotto sotto ha sempre in un certo qual modo spinto per una serie infinita di motivazioni, ad esempio è amico di tutte noi, è di buona famiglia, è chiaramente tra i più belli, se non addirittura il più bello di Hogwarts. « Ho sentito diversamente. Corre voce che stamattina ha invitato la Macbride. » « Senza dire niente? Che cafone. » Questa non se l'aspettava. Ci era rimasta male? Un po'. La disturbava terribilmente. Nate aveva preferito l'ex Caposcuola Corvonero, a lei. « Puoi sempre ritrattare con sappiamo noi chi.. anche se non approvo. Oltre al fatto che sembreresti disperata, quel poveraccio non ti merita. » Che Fred Weasley a Maze non piacesse non era certo una novità, specialmente da quando aveva trascinato Mun in un giro di pettegolezzi che semplicemente fungevano poco con il funzionale personaggio che si era costruita attorno a sé. « Oh.. ho capito la strategia. Hai così tanta paura che la festa vada male che brami già un'uscita a quattro tra cugini con la sottoscritta. Patti chiari, amicizia lunga: esperienza già provata. Non succederà. » La Greengrass si stringe nelle spalle con naturalezza e un tocco di innocenza che la fa sorridere. « Ho piani ben diversi per l'after party. » Chiude gli occhi di fronte a quelle parole e poggia la tempia contro la spalla di Tallulah scoppiando a ridere. « Ti prego non in camera nostra. Dobbiamo condividere quel dormitorio per altri due anni. Gradirei non doverci passare il napalm. Madam Sasú cosa dice in merito? » « Direi che l'after è.. fumoso. Ma tutte quante avremmo una serata particolare. E ora è tempo di andare a ballare. » E ballarono. Mio dio se ballarono, come se fossero le creature più meravigliose in mezzo a quella pista. [...] Ne è passato di tempo da allora, ma non abbastanza perché smetta di stupirsi su tutti quei cambiamenti. Le abitudini che ha dovuto lasciarsi alle spalle, le ammaccature che aveva subito e anche e soprattutto le perdite. « Tranquillo baby, a lei ci penso io. Ma cccciao tesoro! Io sono Monique.. e tu sei.. decisamente meno incinta di quanto mi aspettassi. » Resta sorpresa da quell'entrata di scena decisamente sopra le righe. Un sorriso radioso le spunta sul volto nell'osservare la drag circondarle le spalle, pronta già a portarla lontana dalla sala principale del Pandemonium. Resta sulle sue mentre richiama al proprio fianco Arthas, lasciandosi condurre su per una rampa di scale. « Mazie ti aspetta di sopra. » Oh se solo il bimbo ci vedesse, Arthas. D'altronde nemmeno il cane sembra poi molto contento da tutta quella appariscenza. L'altezza della figura che ha accanto a sé è decisamente spaventosa, a tal punto che con tanto di tacchi la nana malefica le arriva poco sopra l'ombelico. « Te l'ha detto Maze di non infierire sul mio essere quadrata? » « Tesoro io le donne quadrate le ho viste e tu non sei una di loro. » Facciamo che ci credo.. Un pensiero più che necessario mentre si lisciava il vestito vestitino estivo abbinato ai suoi sandali preferiti. In realtà poteva seriamente crederci. Nonostante quella fosse una delle sue maggiori preoccupazioni in passato, Mun era lievitata si e no. Aveva detto addio alla pancia piatta da un po', ma non poteva dirsi davvero insoddisfatta dalle sue forma. Al contrario aveva scoperto che la gravidanza donna nuovi benefici che volenti o nolenti si apprezzano. Le curve più morbide, i capelli più lucenti, la pelle più radiosa, le unghie più forti e decisamente tanti benefici nei rapporti a due. Quasi quasi con quella lieve rotondità carina ci sarebbe ben volentieri rimasta per sempre, non solo perché le permetteva di indossare ancora quasi tutti i suoi vestiti, tolti i più attilati, ma anche perché tutto sommato aveva una scusa per non preoccuparsi di quel leggero accenno di pancetta per cui impazziva ogni qual volta arrivasse. E invece, prima o poi quasi quadrata ci sarebbe diventata prima o poi, e addio tanto ai bei idilli quanto al sonno di bellezza. Giunta nella saletta si guarda attorno mentre scoppia a ridere sommessamente, osservando la figura della migliore amica. E per un istante prova una tale emozione nel rivederla che non riesce a contenersi dal tirare un lungo respiro colmo d'orgoglio. Ce l'abbiamo fatta. Siamo ancora qui. « Quanto mi era mancato il tuo profumo. » Le getta le braccia al petto e ispira a sua volta affondo. E quella stretta è così famigliare, così bella, così rassicurante che non può fare a meno di chiudere gli occhi e affondare il volto nell'incavo del suo collo. « Oddio, scusa, scusa. » Scoppia a ridere Mun mentre carezze istintivamente il suo piccolo fagiolino. « Tranquilla.. non è di carta. » La intenerisce il modo curioso in cui Maze studia l'entità di quel corpo estraneo, a tal punto da dipingerla per la prima volta ai suoi occhi sotto una luce decisamente più infantile, dolce. Da sempre Maze era sempre stata quella più adulta. Persino Trixie lo era più di lei. Loro donne decisamente più di mondo, ne sapevano decisamente di più su tutto, tranne che di quello che c'era effettivamente scritto sui libri. Tra le due Mun era sempre stata, seppur facesse di tutto per nasconderlo, quella più ingenuotta. Veder ribaltati quei ruoli la fece riflettere molto, un po' su tutto. Su quanto effettivamente lei era cambiata e su quanto uno di quei fagottini, volenti o nolenti cambia la propria visione del mondo. « Posso? » Lei annuisce prima di lasciare che la mano di lei accarezzi il pancione decisamente troppo modesto secondo Molly Weasley. « Wow, c'è un bambino lì dentro. Diventerai mamma, è una cosa enorme. Sono tanto felice per te. Ma ne siamo felici di questa cosa, dico bene? » Un orgoglio impossibile da nascondere le monta nel petto a quelle affermazioni mentre annuisce con gli occhi già leggermente più lucidi. Il solo parlare di quel fagottino le suscita quella reazione e non c'è niente che lei possa fare per frenarla. « Più di quanto sono pronta ad ammettere. E' strano da spiegare ma sì.. ne siamo tanto tanto felici. » Si stringe nelle spalle, mentre prende a guardarsi attorno tornando a rivolgerle uno sguardo divertito. Non si aspettava tutti quei preparativi, ma Maze sembra essersi davvero impegnata. « Non sapevo bene come ci si comporta a riguardo. Cioè, ho visto qualche video su Youtube perché Trixie non era molto d'aiuto, ma non so..potrebbe essere una grandissima cafonata, in effetti. Tè, succo di frutta? Cosa preferisci? Dolce o salato? Ho preso tutto in quella pasticceria a Chandos Place. » « Maze davvero, non dovevi fare tutto questo. Volevo solo stare un po' con te. Mi sei mancata da morire. » E quante volte non avrebbe voluto parlare con lei negli ultimi tempi, colta non poche volte da una serie infinita di insicurezze. Non è mai stata una particolarmente socievole, Mun, ma un'amica femmina - la migliore amica - non può essere sostituita nemmeno dalle premure di un intero Quartier Generale. In assenza di Maze, le isterie le aveva dovute tutte rigettare su Albus, ma sapeva già in partenza, la Carrow che certe cose non le avrebbe potuto capire. « ..mio. Dio. Quelli sono i dolci i Pierre. Ok.. mi ricredo. Se mi dici che li hai pure pagati con i soldi del tuo ragazzo che dà la caccia al mio ragazzo, credo proprio che oggi prenderò dieci chili senza sentirmi minimamente in colpa. » Scoppiò a ridere mentre si serviva di un pasticcino alla crema facendole l'occhiolino. Che situazione strana la loro. Costrette per motivi più che evidenti a restare al fianco di due uomini che si trovavano volenti o nolenti in guerra l'uno contro l'altro. Non personalmente ma certamente con interessi decisamente agli antipodi. E loro costrette in mezzo, legate comunque da un'amicizia decisamente solida nonostante tutto. « Ciao anche a te! Mi raccomando ad entrambi, fati i bravi. Nessuna guerra qui dentro, è territorio neutrale. » In tutta risposta il candido cane lupo si mette a sedere supinamente accanto ai suoi piedi, provocandole un istintivo alzare gli occhi al cielo. « Maze, la mia guardia del corpo. Guardia del corpo, Maze. » Asserisce con un tono decisamente ironico prima di farsi servire un po' di spremuta. « Allora, bypassando, non troppo bellamente, il fatto che sono venuta a scoprirlo durante una festa a Londra e non direttamente dalla fonte primaria, cosa è successo? E' stata una cosa ricercata o Albus ha dimenticato come si infila un preservativo? » Grazie Maze, grazie! Sospira profondamente, mettendosi a sedere più comoda a quel punto. « Se ti fa sentire meglio, sono quasi certa che ai tempi in cui l'hai scoperto tu, non lo sapeva nemmeno il papà di questo fagiolino. » E quindi si lancia spontaneamente nel racconto della vita su come lei per prima avesse scoperto della voce messa in giro per vie traverse. Non si risparmia nei dettagli sulla rissa decisamente imbarazzante di Jude e Albus e su come mammà e papà si erano quasi lasciati prima ancora di aver realizzato di essere mamma e papà.
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    « Ad essere onesta credo volessi evitare - grazie tanto tra parentesi migliore amica crudele - questi commenti. A ben guardare, una volta scoppiata la notizia mi sembrava anche alquanto inutile iniziare a spargere pace e amore in giro visto che gli unici ad interessarsene in prima persona al di fuori di chi stava già con noi, siete stati tu, mio fratello e - rullo di tamburi - Betty. » Uno sguardo eloquente mentre si copre per un istante il volto chiaramente messa in soggezione da quella stessa menzione che chiaramente non si sarebbe mai aspettata. « Non sarebbe stato poi molto difficile capire quali sarebbero state le reazioni. Li conosciamo i nostri amici - e a dirla tutta, conoscendo anche me stessa, non avrei nemmeno dato torto a nessuno se mi avesse giudicata o avrebbe espresso parole negative in merito. Non è certo ciò che mi aspettavo prima dei vent'anni; probabilmente nessuno se lo immaginava. Ma ecco.. visto che un sacco di gente si è prodigata mentre ero a Londra a ricordarmi zelante cosa fosse meglio per me, ho deciso che forse a ben poca gente interessava davvero cosa lo fosse sul serio. » Sull'ultima parte del discorso il suo tono si fece decisamente più acido. Il periodo a Londra ancora non l'aveva digerito, e probabilmente non l'avrebbe mai davvero digerito. Fatta quella premessa più che doverosa, sospirò profondamente, allungando la mano per afferrare quella di lei. Le rivolge uno sguardo dispiaciuto, piuttosto mortificata dall'idea di non averglielo fatto sapere di persona. Ma lì per lì, era andata in paranoia, era diventata ipersensibile e decisamente le tempistiche e il modo in cui tutta quella storia era venuta a galla non aveva reso la questione più semplice. D'altronde, fagiolino era stato un fulmine a ciel sereno che oltretutto si era dovuto mischiare anche a tanti altri problemi. Mettere su una casetta per lasciar le stanze della maggiore dei Potter, cercare di rendersi utili tra la gente che li aveva accolti, e poi trasferirsi ancora per motivi di sicurezza il più lontanamente possibile da Hogsmeade. Si sentiva piuttosto esausta all'idea di essere leggermente saltata da una casa all'altra per ben quattro volte negli ultimi due mesi. Quella a Inverness tuttavia, sembrava aver tutta l'aria di essere un posto più definitivo, seppur Mun venisse vista con non poco sospetto dagli abitanti della città. « A parte questo.. beh. E' successo? » Una smorfia colma di imbarazzo si dipinse sul suo volto prima di scoppiare a ridere. « Non posso dire che siamo stati meticolosi sempre, poi in realtà ci siamo rotti subito, e quindi ho usato quelle pozioni che circolano un po' ovunque in giro. Anche perché, ragazza di mondo, dalle nostre parti le risorse sono decisamente più limitate. E chi ci pensava? L'ultimo ragazzo fisso che ho avuto risale all'epoca in cui andava ancora di moda lo zebrato. » 2015. Anno decisamente fuori fase. Con i semisconosciuti, Mun era sempre stata estremamente attenta. S'impuntava affinché la questione fosse da subito chiara; decisamente diligente e diffidente nei confronti dei suoi partner occasionali. I suoi ricordi di un rapporto stabile risalivano di conseguenza ai tempi di Fred, col quale, a dirla tutta avevano anche corso i loro rischi arginando sempre eventuali danni. Anche con Albus era stata piuttosto attenta, ma sospetta che se qualcosa deve essere andato storto, può essere accaduto solo per via della troppa erba e l'alcol che circolava a casa di Evie, per la quale era chiaro Mun non avesse una poi grande predisposizione. « Se me lo chiedi, di questi tempi mettere su un'industria di anticoncezionali affidabili, tipo giù al Burlesque, potrebbe essere l'affare della vita. Non so come va nei distretti dell'oro, ma fuori dalle zone civili, trovi più roba scaduta o intrugli evidentemente di pessima fattura che altro. » Quando pensi che il dramma peggiore è non scopare, ricordati che potresti trovarti sempre con un marmocchio da crescere per i prossimi vent'anni se tutto va bene, per non parlare di malattie come se piovessero. « Tutto sommato però, non mi dispiace. Anzi.. sono elettrizzata. » E a quel punto si stringe nelle spalle massaggiandosi appena il pancione, prima di liquidare il discorso mettendosi un pasticcino in bocca, alzandosi dalla sedia, per iniziare a fluttuare in giro carezzando dolcemente i fiocchi dei pacchetti che portavano nomi di importanti stilisti tutti con sede fissa a Oxford Street. Tu si che mi conosci. E in quel momento provò un po' di dispiacere e melanconia. L'idea di poter svolazzare con quel suo vestitino e la sua nuova silhouette in giro per il centro tra un negozio e un altro le sarebbe piaciuto tanto. Scegliere i vestiti più belli per il nascituro e darsi a pazze spese senza badare alla carta di credito. « Uh a proposito. » E dicendo ciò raggiunge la propria borsa e tira fuori il cellulare affiancando la ragazza per farle vedere la foto dell'ecografia. In quel preciso istante una miriade di notifiche del tono sei ancora viva compaiono sullo schermo, liquidate da Mun con un pesante sospiro e uno scuotere la testa impercettibile. « Lo prende sul serio questo nuovo compito.. » Si scusa quindi, prima di avvicinare la foto e mostrargli il piccolo fagottino. « Questo è Fagiolino. Questi sono i piedini, le manine non le puoi vedere perché qui si sta succhiando il pollice. Il naso e le orecchie. Prima ecografia. Purtroppo non si capisce ancora se è maschio o femmina, ma Albus preme tanto per una lei. Io invece.. non lo so. Mi basta che vada tutto bene. » Una femmina sarebbe un sogno. Alta moda e acconciature bellissime per i prossimi almeno quindici anni - anche per la gioia di zia Olympia; certo se fosse maschio si eviterebbe il supplizio del ciclo ogni mese e di doversi subire il vedersi diventare doppia a sua volta in meno di nove mesi. Sempre se non amerà le donne. A quel punto, decisamente meglio femmina. A quel punto, risposto velocemente al messaggio di Albus, si siede accanto a lei e la guarda con un improvviso sguardo malizioso. « Ma basta parlare del declino della mia forma fisica. VOGLIO SAPERE TUTTO. » Solleva un sopracciglio guardandola di sottecchi. « Non sono l'unica che ha appreso le notizie a spizzichi e bocconi. Mazikeen Greengrass stai uscendo con un ex professore. » Forse non la prima descrizione che darebbe di Lucien Parker, ma d'altronde, si sa che quella descrizione, nell'immaginario di una ragazza della loro età ha sempre il suo perché. « Come sta Coso? Ho letto che è salito di grado. Capo dei Ghermidori. » Nessun rimprovero nei confronti della ragazza e nemmeno voglia di tastare il terreno o sapere informazioni sul conto. Erano davvero in terreno neutrale. Scoppia a ridere di scatto, colta da un pensiero piuttosto divertente. « Ma quindi, visto che lui è un vampiro. Chi è più vecchio? E lui a uscire con le milf o tu a uscire coi dilf? » Le da una leggera gomitata prima di alzare le mani in segno di arresa, ben consapevole di aver fatto una battuta davvero orribile. « No ok, la smetto. Però raccontami davvero.. voglio sapere di te. Ti rende felice? E soprattutto.. lo sa? Di te e Trixie intendo. Dimmi tutto ciò che mi sono persa in questo periodo. E non risparmiarti coi dettagli. Ho bisogno di storie avventurose. » Sospira affondo pronta aspettando trepidante di sapere tutto su di lei. Le sembra serena, forse molto più serena di quanto l'abbia mai vista. Ma d'altronde, si sa, con Mun e Maze, finché non si usano le specifiche parole formulate in una frase di carattere interrogativo, non si può mai sapere. E lei vuole saperla felice. Ovunque lei sia.


     
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    « Più di quanto sono pronta ad ammettere. E' strano da spiegare ma sì.. ne siamo tanto tanto felici. » Annuisce, Maze, mentre si ritrova a pensare di quanto debba essere stato strano per Mun, ritrovarsi dalla sera alla mattina a dover fronteggiare una cosa di questo tipo. Conosce la mora, sa quanto nella sua testa, il suo futuro dovesse essere già bello che organizzato, con tanto di etichette riguardante la priorità bassa, media o alta da rispettare, per avere un piano assolutamente perfetto. Ma un bambino? Era nei piani nel futuro della Carrow? A vederla così raggiante e sorridente, Maze potrebbe mettere la mano sul fuoco che sì, era perfettamente preparata alla cosa, eppure immagina che non sia stato così, non all'inizio perlomeno, non quando l'ombra angosciante di un futuro più incasinato e l'addio temporaneo alla taglia 38 deve aver fatto la sua apparizione. « Questo alla faccia di chi ti ha sempre definitiva una principessina viziata. Un simile spirito d'adattamento non è da tutti i giorni. » Si ritrova a dire, prima di farle cenno di accomodarsi. « Maze davvero, non dovevi fare tutto questo. Volevo solo stare un po' con te. Mi sei mancata da morire. » Annuisce, con fare tenero. « Lo so che non dovevo, ma volevo. E' la prima volta per te quanto lo è per me e volevo provare certe tradizioni umane. » Volevo provare ad essere più una di voi che una degli altri. Pensa, con un sorriso amaro sulle labbra, un sorriso che viene spazzato immediatamente via dalla voce euforica di Mun, nel ritrovarsi di fronte i suoi dolcetti preferiti. « ..mio. Dio. Quelli sono i dolci i Pierre. Ok.. mi ricredo. Se mi dici che li hai pure pagati con i soldi del tuo ragazzo che dà la caccia al mio ragazzo, credo proprio che oggi prenderò dieci chili senza sentirmi minimamente in colpa. » Rotea gli occhi, fingendosi esasperata. « Terreno neutrale, vale anche nel parlare dei nostri rispettivi amori. Non solo per Cerby e Arthas.» Le fa l'occhiolino a sua volta, prima di passare a parlare del vero accaduto. « Se ti fa sentire meglio, sono quasi certa che ai tempi in cui l'hai scoperto tu, non lo sapeva nemmeno il papà di questo fagiolino. Ad essere onesta credo volessi evitare - grazie tanto tra parentesi migliore amica crudele - questi commenti. A ben guardare, una volta scoppiata la notizia mi sembrava anche alquanto inutile iniziare a spargere pace e amore in giro visto che gli unici ad interessarsene in prima persona al di fuori di chi stava già con noi, siete stati tu, mio fratello e - rullo di tamburi - Betty. » Alza un sopracciglio, vagamente presa di sorpresa. « Betty? » Le fa eco, portandosi alle labbra il bicchiere di succo d'arancia. « O ha sbattuto la testa da qualche parte o è la mossa del "Mi hai rubato il ragazzo, ora faccio la carina, ma intanto ti accoltello alle spalle." Ti ha mandato qualcosa? No perché io non ce la metterei mica la mano sul fuoco che non ti abbia lanciato il malocchio, eh! » Nella sua testa è tutto molto semplice. Ha cominciato ad approcciarsi al perdono e a sentimenti come la compassione da poco tempo e la sola idea che Betty possa essere davvero sincera nei suoi intenti la fa talmente ridere da non riuscire a prenderla nemmeno davvero in considerazione. « Non sarebbe stato poi molto difficile capire quali sarebbero state le reazioni. Li conosciamo i nostri amici - e a dirla tutta, conoscendo anche me stessa, non avrei nemmeno dato torto a nessuno se mi avesse giudicata o avrebbe espresso parole negative in merito. Non è certo ciò che mi aspettavo prima dei vent'anni; probabilmente nessuno se lo immaginava. Ma ecco.. visto che un sacco di gente si è prodigata mentre ero a Londra a ricordarmi zelante cosa fosse meglio per me, ho deciso che forse a ben poca gente interessava davvero cosa lo fosse sul serio. » Non si sente particolarmente piccata nell'essere accomunata alla gente che aveva cercato di dire la sua in merito, ma si sente in dovere di puntualizzare qualcosa. « E credi che ti avrei giudicata anche io? » Domanda secca, come uno strappo veloce di cerotto. « Se fossi venuta a saperlo da te, non avrei mai cercato di interferire con le tue decisioni, come ho fatto sempre. Ti avrei consigliato solo se me l'avessi chiesto. Ti avrei detto di tenerlo, se l'avessi fatto, perché credo non ci sia niente di più bello di dar vita a qualcosa. Un figlio non ti rende più completa, ma credo ti faccia provare un amore totalmente diverso da quello che sei abituata a provare per chiunque. Un amore più forte e totalizzante per qualcun altro. Deve essere bello. » E si ritrova mancante di qualcosa, nel parlarle di certe cose. Perché in fondo, lei mamma l'ha sempre voluta diventare e ora, che c'era così tanto vicina da poterlo quasi toccare quel sogno, non può comunque averlo, non per vie convenzionali perlomeno. Non a coronamento e compimento dell'amore che prova per Lucien. Non vuole apparirle triste e non vuole nemmeno che si appesantisca il discorso, perciò alla fine sorride, con una stretta di spalle. « Ma io che cosa ne so? So solo quello che dice Trixie. » « A parte questo.. beh. E' successo? Non posso dire che siamo stati meticolosi sempre, poi in realtà ci siamo rotti subito, e quindi ho usato quelle pozioni che circolano un po' ovunque in giro. Anche perché, ragazza di mondo, dalle nostre parti le risorse sono decisamente più limitate. E chi ci pensava? L'ultimo ragazzo fisso che ho avuto risale all'epoca in cui andava ancora di moda lo zebrato. Se me lo chiedi, di questi tempi mettere su un'industria di anticoncezionali affidabili, tipo giù al Burlesque, potrebbe essere l'affare della vita. Non so come va nei distretti dell'oro, ma fuori dalle zone civili, trovi più roba scaduta o intrugli evidentemente di pessima fattura che altro. » Spalanca la bocca, in modo teatrale, portandosi una mano al petto. « Tu, non meticolosa e che ti affidi a pozioncine fasulle? Cosa ne hai fatto di Amunet Carrow? » E' palesemente ironica, eppure c'è una punta di verità in quelle domande. E' cambiata, tanto. E' cambiato il suo mondo, il suo modo di approcciarsi ad esso. Come faccio ad incastrarmi in questa sua nuova vita? Come posso farne parte? Si chiede, alzandosi, per riempire un ulteriore piattino di dolcetti e salatini, per poi appoggiarlo sulla poltroncina a fianco di Mun. « Tutto sommato però, non mi dispiace. Anzi.. sono elettrizzata. » La vede alzarsi, avvicinandosi alla piccola montagnetta di regali che è riuscita a recuperare, qua e là. Le sorride, intercettandone lo sguardo ceruleo. « Sì, sono tutti per voi due. C'è qualcosa anche per te, se cerchi bene. » Annuisce, pensando al pigiama azzurro di seta e i due vestiti premaman dalla stoffa talmente leggera e soffice, da sembrare di star indossando una nuvola di chiffon. « Uh a proposito. » Si lascia mettere di fronte lo schermo del cellulare e Maze riesce a scorgere gli strani messaggi che le arrivano da Albus. Inarca un sopracciglio, lievemente piccata. « Pensa che ti farei del male io o pensa davvero che lascerei che qualcuno te ne faccia? » Sospira, liquidando il discorso, quando vede apparire sullo schermo quella che deve essere l'ecografia della creatura. « Questo è Fagiolino. Questi sono i piedini, le manine non le puoi vedere perché qui si sta succhiando il pollice. Il naso e le orecchie. Prima ecografia. Purtroppo non si capisce ancora se è maschio o femmina, ma Albus preme tanto per una lei. Io invece.. non lo so. Mi basta che vada tutto bene. » Non ha idea di cosa stia effettivamente vedendo, non ne avendo mai vista una prima di quel momento. « Ah, non chiedere a me. E' un ammasso di roba di cui non si capisce niente e sembra pure parecchio strano, se me lo chiedi. » Inclina la testa di lato, Maze, cercando di seguire il dito di Mun per capire effettivamente cosa è dove. E così comincia ad identificare la testa, poi i piedini e tutto il resto del corpo. Si ritrova a sentirsi veramente emozionata, tanto da poter percepire lacrime di gioia punzecchiarle gli occhi. « Oddio, è così reale. E' una persona, Mun. » Come se lei non lo sapesse. « E io sono d'accordo con Albus. Vorrei fosse una femmina, solo perché mi verrebbe più semplice farle i regali, insomma, il mondo delle bambine è molto più vasto e fantasioso e non potrei mai deludere le aspettative che vengono riposte nella zia preferita no? » Sorride, mentre lei le si siede accanto, con una strana luce negli occhi. « Ma basta parlare del declino della mia forma fisica. VOGLIO SAPERE TUTTO. Non sono l'unica che ha appreso le notizie a spizzichi e bocconi. Mazikeen Greengrass stai uscendo con un ex professore. » Aggrotta la fronte, con fare assolutamente confuso. « Come sta Coso? Ho letto che è salito di grado. Capo dei Ghermidori. Ma quindi, visto che lui è un vampiro. Chi è più vecchio? E lui a uscire con le milf o tu a uscire coi dilf? » A quel punto è costretta a scoppiare a ridere, all'idea di come in realtà sembrano loro due all'esterno. « No ok, la smetto. Però raccontami davvero.. voglio sapere di te. Ti rende felice? E soprattutto.. lo sa? Di te e Trixie intendo. Dimmi tutto ciò che mi sono persa in questo periodo. E non risparmiarti coi dettagli. Ho bisogno di storie avventurose. » Si riporta il bicchiere alle labbra, per poi mandare giù qualche sorso, giusto il tempo di prendere un po' di tempo. « Per me, è molto più di un semplice professore. E' l'amore della mia intera esistenza. » Comincia infine, lievemente imbarazzata di fronte
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    al fare quella piccola confessione a qualcuno che non sia effettivamente il diretto interessato. « E ho avuto sempre avuto dei palesi daddy issues, già dai tempi, sarà per questo che me lo sono scelta più maturo sia nell'apparenza che nella realtà, per compensare le assenze e i vuoti di mio padre. » Sorride. « Ci conosciamo da tanto, tanto tempo, non quantificabile in anni umani. E' stato il mio primo amore e ho tutta l'intenzione di farlo essere anche il mio ultimo. » La promessa di un per sempre che per loro è sempre stata così relativa, ma che ora prende una nuova e più definitiva sfumatura. « E sto dannatamente bene, bene come non lo sono mai stata. E Lucien.. credo che anche lui lo sia. Lo spero, perlomeno, perché, per quanto può apparire diverso all'esterno - e credimi, non sono accecata dall'amore nel dirlo, ho avuto così tanti alti e bassi con lui da saper separare perfettamente realtà da illusione, ormai -, è una persona che nella vita ha conosciuto solo il male, è stato abituato a rispondere solo con esso e non è facile tirarsi fuori da esso. Non è un'arringa in suo favore, ma più un chiarimento. Il processo è lungo, ci saranno giorni in cui arriverà anche ad odiarsi per come sta cambiando, ma lo sta facendo e confido nel fatto che un giorno lui possa accettarsi pienamente, così da far accorgere tutti di ciò. » L'aria innamorata va incrinandosi appena, quando decide di essere completamente onesta con lei. « Anche se devo ammettere che ci sono non poche liti, ultimamente, da quando ho deciso di dare asilo politico a Fred. » Attende qualche istante, cercando di decifrare la reazione dell'amica. « So che lo state cercando tutti, e ho pensato che fosse meglio costringerlo ad avere la mia protezione, che farlo andare in giro a combinare i suoi soliti casini da ingenuo qual è, per finire in cose ben più grosse di lui. » Perché sì, Fred, a briglia sciolta, sarebbe finito nella tana dei ghermidori nel giro di un nanosecondo, con il cognome che porta e metà della sua famiglia ricercata con il capo d'accusa di ribellione. « Comunque c'è anche dell'altro..» prende a dire, abbassando istintivamente la voce. « Volevo vederti anche per un altro motivo. » Prende un gran respiro, prima di allungare le mani per andare a circondare quelle di lei. « Si sta smuovendo qualcosa, oltre il velo che tiene separata la Loggia dal mondo. Non so esattamente cosa, sono più sensazioni, irrequietezza, fastidio, provocati dalla presenza di alcuni oggetti, presenti qui, sulla Terra. » Cerca le giuste parole per proseguire, senza metterla necessariamente in allerta. « Si chiamano "strumenti mortali" e servono a raccogliere anime, per conto della Loggia. Io sono a conoscenza soltanto dell'esistenza di due, credo. Il tuo quaderno e il diario che apparteneva a tuo padre e ora è passato a tuo fratello. » Sospira. « Non so molto altro, sai che la mia connessione con la Loggia si è andata sciogliendo nel tempo, ma so per certo che Deimos sta dando un po' fuori di testa perché non ha più idea di come tenere sotto controllo il libro e sta cercando aiuto, qualcuno che possa capire cosa cavolo stia succedendo. » La guarda, accennando un lieve sorriso. « Il Death Note dovrebbe essere innocuo, se si considera che mangia soltanto le anime di coloro il cui nome vi è scritto all'interno. » Nei suoi occhi quell'interrogativo tacito. "Non lo stai più usando, non è così?" « Potrebbe anche non succedere niente, non voglio allarmarti inutilmente, ma solo avvertirti, avvertirvi di stare cauti e di prepararvi. Contro cosa non lo so, ma io consiglieri di farlo, giusto per precauzione, niente di più. »
     
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    « Questo alla faccia di chi ti ha sempre definitiva una principessina viziata. Un simile spirito d'adattamento non è da tutti i giorni. » « Beh se la mettiamo in quest'ottica, anche le principesse fanno i figli. Lady Diana, Grace Kelly.. non parleremo di Kate Middleton, per ovvie ragioni.. » Deglutisce alla svelta al ripensare al modo decisamente tragico in cui così tanti membri della casata reale hanno perso la vita sotto fiumi della febbre. Rabbrividisce appena, mentre scaccia il pensiero, seppur in cuor suo, non può fare a meno di chiedersi, che cosa li abbia resi così sfacciatamente sfortunati da scampare la malattia a discapito di così tanta gente che aveva perso la vita negli ultimi anni. Era di dominio pubblico che colpiva solo i babbani, ma proprio per la sua natura decisamente ambigua, quella particolare contingenza non aveva mai smesso di tormentare a intervalli regolari quella testolina colma zeppa di domande. « Terreno neutrale, vale anche nel parlare dei nostri rispettivi amori. Non solo per Cerby e Arthas.» Si ritrova colta di sorpresa di fronte a quel leggero rimprovero; sgrana appena gli occhi e azzanna un pasticcino mostrandole uno sguardo leggermente mortificato. In cuor suo non riesce a sentirsi prettamente in colpa per aver proferito quelle parole; per quanto sa che dire quelle cose a Maze è del tutto ingiusto, non può certo portare le sue rimostranze al diretto interessato, e ultimamente, Mun, ha come il bisogno di urlare al modo intero tutto il suo disagio per la propria situazione. Probabilmente in circostanze diverse lei e Albus non avrebbero comunque fatto una scelta diversa - oppure sì - ma il fatto che la scelta le sia stata prevaricata da questioni puramente burocratiche la snervava oltremisura. Un comportamento quello che rasentava il ridicolo, che rientrava nella sua bussola di giustizia a tutti i costi. Da una prospettiva diversa, forse non avrebbe potuto nemmeno dare completamente torto a chi di dovere, ma posta nella decisamente delicata posizione di scegliere tra tra il padre del suo figlio e la sua vita precedente, inveire come se non ci fosse un domani era una prerogativa che si concedeva senza particolari rimorsi. « Scusa! E' un po'.. complicato trovarmi qui. » Le confessa in tutta onestà. Non sente di dover raccontare una bella bugia a Maze. Per quanto il loro rapporto non stia affatto tentennando nonostante i mille ostacoli, tutto ciò che ormai rotea attorno alle cerchie di entrambe è in netta contrapposizione. Non sa che posizione ha preso effettivamente Maze nel suo intimo, anche se, se dovesse tirare una monetina, scommetterebbe sul fatto che la ragazza si trovi nel mezzo tanto quanto ci si trova Mun. Anche così, è oggettivo il fatto che Maze sta con il capo dei Ghermidori, tanto quanto Mun sta con un ricercato. E semmai giungesse il giorno in cui dovrai scegliere tra me e Parker, non potrò nemmeno biasimarti quando sceglierai lui. Quella stanza insomma, appare agli occhi di Mun come una netta linea grigia da qualche parte a metà tra due parti che stanno nel giusto tanto quanto nel torto; una zona grigia ma pur sempre in territorio nemico. E questo Mun non se lo scorda mai. « E' un po' come essere ladri a casa propria.. o insomma.. nella ex casa propria? » Non sa quale altra metafora adoperare per spiegarle come si sente. Londra e i principi che rappresenta al momento, un tempo erano casa sua; finché non ha dovuto lasciarla come un ladro nella notte. Liquida la faccenda su Betty con un veloce sorriso che ha del colpevole. Abbassa lo sguardo e deglutisce. Seppur Betty non sia mai stata la sua migliore amica, un tempo hanno condiviso lo stesso giro. Per un anno lei, Fred, Betty e Albus hanno passato gran parte del proprio tempo insieme. Un gruppo alquanto discutibile a ben guardare la connotazione diametralmente opposta dei propri membri, ma pur sempre qualcosa c'è stato. « Non lo so.. mi ha lasciato in custodia il suo cane, finché non sarebbe tornata immagino. Sai.. in fondo non mi sento più in dovere di sentirmi in colpa per questa cosa. » Alza lo sguardo di scatto sul volto della migliore amica stringendosi nelle spalle. « Non devo niente a nessuno. Ma questa sua mossa.. sono stata cresciuta a convivere con l'odio e il risentimento altrui. Ma la gentilezza? E' qualcosa che proprio non so gestire. Mi sono sentita un po' una merda quando ho letto la sua lettera. Credo di poter gestire molto meglio il silenzio stampa di Fred, rispetto a questo. » Non c'è dubbio; Mun aveva visto la mossa di Betty come un vero e proprio schiaffo morale alla sua autocommiserazione. E in quel gesto di aperta superiorità, la Carrow ha provato una strana forma di ammirazione per la Branwell. Non sapeva se fosse sincera o meno, se l'avesse superata davvero o meno, ma certo, se voleva farla sentire in colpa ci era riuscita. « E credi che ti avrei giudicata anche io? Se fossi venuta a saperlo da te, non avrei mai cercato di interferire con le tue decisioni, come ho fatto sempre. Ti avrei consigliato solo se me l'avessi chiesto. Ti avrei detto di tenerlo, se l'avessi fatto, perché credo non ci sia niente di più bello di dar vita a qualcosa. Un figlio non ti rende più completa, ma credo ti faccia provare un amore totalmente diverso da quello che sei abituata a provare per chiunque. Un amore più forte e totalizzante per qualcun altro. Deve essere bello. » Riconosce il coinvolgimento nella voce entusiasta di Maze e non può fare a meno di sorridere intenerita mentre annuisce. « Ma io che cosa ne so? So solo quello che dice Trixie. » Si ritrova ad abbassare lo sguardo sul proprio piatto meditando una risposta adatta a quel implicito rimprovero. Cazzo Maze, un tempo ero io quella delle ramanzine. Certo, forse soprattutto sui compiti e sui punti persi, e sulla competizione con le altre casate. Ma la pignola ero io. « Sei una donna.. ce l'hai nel sangue. A quanto pare ce l'abbiamo tutte.. anche quelle snaturate del "no io i figli mai nella vita". » Una posizione quella che Mun aveva reso piuttosto evidente più di una volta. Forse lo aveva fatto in maniera troppo affrettata, nell'ottica della figlia femmina che in ogni caso non avrebbe certo portato avanti il blasone della famiglia - cosa che un tempo le dava anche particolarmente fastidio a tal punto da spingerla con sempre più decisione verso l'idea di non avere figli. « Avevo paura. » Taglia corto ad un certo punto dopo una piccola pausa di riflessione. « Per un sacco di tempo ho visto tutto nero.. non riuscivo nemmeno a realizzarlo. Figurati! Ho aspettato una settimana prima di dirlo ad Albus - per inciso non gliel'ho nemmeno detto io, perché ci ha pensato Jude a farlo a colpi di spranghe chiodate. » Solleva un sopracciglio fissandola con uno sguardo eloquente. « Tra l'altro mentre già mezza Londra lo sapeva. Figura di merda! Ed io qui in giro ad aggirarmi per le strade di Hogsmeade con il mio solito va tutto bene. » Si stringe nelle spalle corrugando la fronte, mentre si passa nervosamente le mani tra i capelli. Insomma, ho combinato un casino. Quella notizia l'aveva scombussolata a tal punto da renderla piuttosto approssimativa in tutto. Aveva deficit di attenzione ai tempi, il nervosismo l'aveva portata a mangiucchiarsi le unghie in maniera compulsiva; aveva persino spento il cellulare sperando che il mondo potesse in qualche maniera sparire. « Tu, non meticolosa e che ti affidi a pozioncine fasulle? Cosa ne hai fatto di Amunet Carrow? » « Ehiiiiii! Sono ancora qui! Solo che sai.. eravamo appena usciti.. dopo un mese e passa lì sotto.. a dormire sullo stesso letto senza quasi niente di niente di niente. » Un tempo Mun avrebbe detto che erano solo stati decisamente sfortunati. Ora invece, a dirla tutta, a ben guardare i suoi occhi luminosi, quello poteva essere solo il volto di una persona che si considerava dannatamente fortunata. Inizia a pesare uno ad uno i pacchetti, fissandola decisamente impaziente prima di iniziare a spacchettarne alcuni imbattendosi in uno dei vestiti meravigliosi che aveva scelto. « Sei la mia salvezza. L'haute couture premaman di cui avevo bisogno. » Si affretta ad abbracciarla stampandole un bacio sulla guancia prima di dedicarsi a mostrarle cosa c'era effettivamente lì dentro, nel rigonfiore di quel suo pancino. « Pensa che ti farei del male io o pensa davvero che lascerei che qualcuno te ne faccia? » Si schiarisce istintivamente la voce, irrigidendosi appena. « Nessuna delle due.. non dopo tutto ciò che hai fatto per entrambi lì dentro. Ma sa a casa di chi sono. » Coglie la palla al balzo per fare un ragionamento più ampio in merito. « Lo sappiamo entrambe in fin dei conti che questa è una concessione molto alla lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Non puoi biasimarlo per non fidarsi del capo dei Ghermidori; se lo beccassero in giro lo porterebbe dritto al Ministero senza battere ciglio. » Sospira affondo a quel punto, cercando il suo sguardo con insistenza. « E per quanto vorrei raccontarmi il contrario, lo stesso vale per me. Porto in grembo suo figlio.. sono scappata da Londra in fretta e furia, ho voltato le spalle alla mia famiglia. E' piuttosto evidente a chi va la mia fedeltà. E non importa cosa penso davvero.. vivo con loro, mangio assieme a loro, passo le mie giornate . » A quel punto si scioglie in un sorriso che ricopre pieghe amare. « Questa nostra cosa è molto noi contro l'universo.. ma sappiamo entrambe che chiudere un occhio è una cosa, essere beccati con le mani nel sacco è un'altra. » E ci sono cose su cui nemmeno tu puoi chiedere concessioni. Non quando si è in servizio. Liquida il discorso sul sesso del bambino con un sorriso altrettanto intenerito. Vederla così entusiasta le dà quella leggera rivincita su tutta una serie di musi lunghi che ha visto scagliarlesi contro nell'ultimo periodo. « Vivendo già con un bimbo maschio in casa posso dirti che hanno altre qualità.. ma, indubbiamente una donna in casa riporterebbe la parità degli equilibri. »

    « Per me, è molto più di un semplice professore. E' l'amore della mia intera esistenza. E ho avuto sempre avuto dei palesi daddy issues, già dai tempi, sarà per questo che me lo sono scelta più maturo sia nell'apparenza che nella realtà, per compensare le assenze e i vuoti di mio padre. » Non può fare a meno di sorridere con una nota decisamente ambigua su quella prima parte del discorso. Chiude per un istante gli occhi scrollando la testa in maniera piuttosto sospetta, ma non la interrompe. Ascolta il suo discorso mentre sembra già essere trasportata nel mondo di lei attraverso il suo tono decisamente sognante. « Ci conosciamo da tanto, tanto tempo, non quantificabile in anni umani. E' stato il mio primo amore e ho tutta l'intenzione di farlo essere anche il mio ultimo. » Oh si ragazza, sei decisamente pazza di lui. Le accarezza premurosamente il braccio sentendo nettamente la felicità di lei fluirle nelle vene, quasi come se fosse il suo. « E sto dannatamente bene, bene come non lo sono mai stata. E Lucien.. credo che anche lui lo sia. Lo spero, perlomeno, perché, per quanto può apparire diverso all'esterno - e credimi, non sono accecata dall'amore nel dirlo, ho avuto così tanti alti e bassi con lui da saper separare perfettamente realtà da illusione, ormai -, è una persona che nella vita ha conosciuto solo il male, è stato abituato a rispondere solo con esso e non è facile tirarsi fuori da esso. Non è un'arringa in suo favore, ma più un chiarimento. Il processo è lungo, ci saranno giorni in cui arriverà anche ad odiarsi per come sta cambiando, ma lo sta facendo e confido nel fatto che un giorno lui possa accettarsi pienamente, così da far accorgere tutti di ciò. » Non si sente di dire niente, se non annuire. D'altronde, Mun è felice per Maze, è felice che abbia trovato la sua strada e se è insieme a Lucien Parker, lei non può che gioire per la felicità di lei. « Credo che separerò il tuo ragazzo dal capo dei Ghermidori. E' l'unica. » Asserisce quindi stringendosi nelle spalle con naturalezza. Supportarla nelle sue scelte, soprattutto sapendo come è fatta è il minimo. Di fronte al racconto da lei fatto, non riesce nemmeno a mettersi nella solita posizione protettiva. Sa che in quell'equazione, Maze non ha bisogno della protezione di Mun. Eppure io un po' preoccupata per te lo sarò sempre. E' sul punto di indagare oltre quando tuttavia Maze la precede. « Anche se devo ammettere che ci sono non poche liti, ultimamente, da quando ho deciso di dare asilo politico a Fred. » Non se lo aspettava e la sorpresa nei suoi occhi è tangibile. « So che lo state cercando tutti, e ho pensato che fosse meglio costringerlo ad avere la mia protezione, che farlo andare in giro a combinare i suoi soliti casini da ingenuo qual è, per finire in cose ben più grosse di lui. » « Non sapevo tu e Fred aveste legato. » E' la prima risposta che si sente di dare. Neutra; d'altronde non saprebbe davvero come reagire. Fagiolino è solo il cambiamento più evidente di questa nostra vita post Lockdown, e ora Mun se ne sta accorgendo più che mai.
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    « Cioè lui è qui qui? » Scuote la testa. « Vorrei chiederti se posso passare il messaggio, ma a dirla tutta non so se voglio essere io a farlo in ogni caso. » Per tutta la serie di questioni che le ha già spiegato, è ovvio che parte della famiglia di Fred non sarebbe contenta di saperlo lì. Dall'altra, vedendola da un punto di vista prettamente personale, non sa nemmeno cosa pensare. Ha imparato a empatizzare con la sorte di chi si trova a essere braccato, rispondendo quasi istintivamente a qualunque contatto legato ai predatori con un palese dito medio alzato. Eppure, è di Maze che parliamo, la mia persona. In maniera del tutto soggettiva, non potrà mai considerarla un nemico, seppur sia legata a un pezzo grosso del Ministero. Non sapendo cosa dire a quel punto, e non volendo sbilanciarsi troppo in commenti che di certo la metterebbero in una luce più cattiva di quanto non lo sia già nei confronti di Fred, gli sorride apertamente e cambia argomento. « Quindi anche Lucien è.. come te? » Deglutisce profondamente guardandola di sottecchi. « Siete arrivati insieme oppure lui c'era già? » Una domanda non del tutto disinteressata. Una parte di sé, seppur subconscia tenta di capire quanto affondo è entrata in contatto con la Loggia, prima ancora di sapere che Ryuk faceva parte di un organismo ben più complesso. « Insomma.. a parte tutto, sono davvero felice per te. Io e il tuo ragazzo siamo su posizioni diverse per ovvie motivazioni, ma se lui ti rende felice, io non posso che gioire per te. Direi che entrambe abbiamo trovato la serenità tra braccia davvero.. insospettabili. Ma ehi! Stiamo bene. Entrambe. In un modo o nell'altro andrà tutto bene. Troveremo una soluzione a tutto. » Corruga appena la fronte mentre un sorriso si tinge sulle sue labbra, assieme a un leggero rossore, tipico di chi vive ancora in quella ebete nube rosa perenne. « Comunque c'è anche dell'altro. Volevo vederti anche per un altro motivo. Si sta smuovendo qualcosa, oltre il velo che tiene separata la Loggia dal mondo. Non so esattamente cosa, sono più sensazioni, irrequietezza, fastidio, provocati dalla presenza di alcuni oggetti, presenti qui, sulla Terra. » Istintivamente si irrigidisce, sgranando gli occhi. E a quel punto tutti i loro sciocchi discorsi su questo e quell'altro argomento sembrano passare in secondo piano. Il suo cervello sembra come andare in cortocircuito, mentre al solito, quando si tratta di ritornare sui discorsi riguardanti il Lockdown, sembra entrare in uno stadio avanzato di negazione. « Si chiamano "strumenti mortali" e servono a raccogliere anime, per conto della Loggia. Io sono a conoscenza soltanto dell'esistenza di due, credo. Il tuo quaderno e il diario che apparteneva a tuo padre e ora è passato a tuo fratello. Non so molto altro, sai che la mia connessione con la Loggia si è andata sciogliendo nel tempo, ma so per certo che Deimos sta dando un po' fuori di testa perché non ha più idea di come tenere sotto controllo il libro e sta cercando aiuto, qualcuno che possa capire cosa cavolo stia succedendo. Il Death Note dovrebbe essere innocuo, se si considera che mangia soltanto le anime di coloro il cui nome vi è scritto all'interno. Potrebbe anche non succedere niente, non voglio allarmarti inutilmente, ma solo avvertirti, avvertirvi di stare cauti e di prepararvi. Contro cosa non lo so, ma io consiglieri di farlo, giusto per precauzione, niente di più. » Quel mare di informazioni che le si catapultano addosso tutte insieme, la portano a irrigidirsi ulteriormente mentre elude lo sguardo di Maze come costretta in un mondo parallelo. Si blocca per un istante, Mun, mentre le mani corrono istintivamente sul pancione, accarezzandolo senza cognizione di causa. Non ancora, è l'unica cosa a cui riesce a pensare. Era certa che, una volta lasciatasi alle spalle la dimensione di Hogwarts, tutto ciò che c'era lì dentro non sarebbe tornato a tormentarla più. Di Ryuk non c'era traccia sin da quando erano usciti, cosa che l'aveva portata ad assumere che anche lui era rimasto in qualche maniera intrappolato lì dentro. Oppure, aveva scelto di restarci. Tutto il resto, l'aveva relegato a una dose non indifferente di irresponsabilità. Non è più affar mio. E' responsabilità di altri allora. Non immaginata nemmeno quanto si sbagliasse. « Il Death Note è al sicuro in ogni caso. Me ne sono occupata. » L'ha custodito attentamente assicurandosi che nessun altro potesse imbattercisi per sbaglio. « Ma.. non capisco. Di quale libro stai parlando. Papà non ha mai avuto alcun libro. Deimos.. lui.. » E' confusa, estremamente confusa. Alla fine non riuscendo proprio a capire da che parte iniziare, scuote la testa. « Non ne so niente di questa cosa.. e Deimos.. Deimos non si scomoda nemmeno di rispondere alle mie lettere. Ho sentito che è addirittura disposto a incontrare la Morgenstern.. ma non parlare con sua sorella. » Forse è anche colpa mia.. in parte. Ma ora quanto meno le voci su quella lettera giunta da Cambridge hanno quanto meno senso. « Dovrei dire qualcosa? Cazzo Maze, questa cosa mi si potrebbe rivoltare contro in maniera inimmaginabile. Dove vivo ora.. » Il tono di voce si fa un soffio. « ..non credo che c'è posto per il possessore del Death Note. » Si stringe nelle spalle. « Me ne sono liberata. Ma non credo che varrà poi molto.. in fin dei conti.. io quelle anime le ho raccolte comunque.. » Che poi, per cosa? Chiude gli occhi mentre un dolore viscerale si propaga nelle sue vene. « Che cos'è.. questa roba di mio padre e mio fratello? E poi.. questa foga delle anime? Ryuk era impazzito quando.. beh sai.. Credevo fosse solo un modo per imbrogliare su chi va nella Loggia Bianca e chi nella Nera. » In fondo mi sono sempre detta che quelli che ho scritto sul Death Note se lo meritavano.. l'Inferno - almeno quando ho scoperto che una simile cosa esiste. Ora non lo so più. Ma non è questo il punto. Credevo servisse per una semplice partita a scacchi ai piani superiori. Forse mi sbagliavo.

     
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    « Nessuna delle due.. non dopo tutto ciò che hai fatto per entrambi lì dentro. Ma sa a casa di chi sono. Lo sappiamo entrambe in fin dei conti che questa è una concessione molto alla lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Non puoi biasimarlo per non fidarsi del capo dei Ghermidori; se lo beccassero in giro lo porterebbe dritto al Ministero senza battere ciglio. E per quanto vorrei raccontarmi il contrario, lo stesso vale per me. Porto in grembo suo figlio.. sono scappata da Londra in fretta e furia, ho voltato le spalle alla mia famiglia. E' piuttosto evidente a chi va la mia fedeltà. E non importa cosa penso davvero.. vivo con loro, mangio assieme a loro, passo le mie giornate . Questa nostra cosa è molto noi contro l'universo.. ma sappiamo entrambe che chiudere un occhio è una cosa, essere beccati con le mani nel sacco è un'altra. » Scuote la testa, mentre la sente parlare. Pensava sarebbe stato onestamente più facile, quell'incontro. Aveva pensato che avrebbero parlato di altro, della sua gravidanza, del futuro bambino, di cosa poterle fornire, affinché avesse tutto il necessario. E invece si ritrovano a parlare, inevitabilmente, di colui con il quale ormai vive. E partendo da un semplice discorso tra ragazze e miglior amiche, si è arrivate a parlare di politica, quella che avrebbe voluto evitare, non perché si sentisse messa alle strette, ma perché era palese ad entrambe la sua posizione. Sono tra due fuochi belli grossi, non te ne rendi conto?« Potrei sembrarti una ragazzina innamorata e infatuata del suo primo amore, lo so bene, ma ho secoli sulle mie spalle e sono una ragazzina solo nell'aspetto. Non vivo nel mondo degli unicorni e se ci fosse bisogno, se provasse a farti del male, lui o chiunque altro del suo dipartimento, non starei a guardare, devi credermi. » Si riporta il bicchiere alle labbra, con naturalezza, per poi decidere di concedersi qualche boccone di alcuni dolcetti al cioccolato bianco. « Ma sono anche certa di quello che mi lega a lui, un qualcosa di forse incomprensibile ad orecchie umane, me ne rendo conto, ma so che metterebbe me al primo posto, sempre. E se ci fosse bisogno, metterei in pericolo me stessa, per far sì che volti le spalle ai giuramenti che ha fatto a qualcun altro. » Seppur sia perfettamente a conoscenza di quanto sia forte l'affetto che Lucien prova per Aleksandr Marchand, ormai le è chiaro di quanto nei suoi pensieri lei venga prima di tutti. E ha sempre avuto il piano ben preciso, Maze. Se fosse arrivato il momento e il chiedergli di chiudere un occhio, per amor suo, non fosse abbastanza, userebbe la propria incolumità come merce di scambio, seppur sia assolutamente convinta che Lux non arriverebbe a tanto. In fin dei conti, se sono ancora lì, dopo secoli e secoli, è perché hanno capito come si arriva ad accettare un compromesso, per il ben dell'altro. E' così che funziona. Ma questo, lo capisce, può davvero non essere facile da comprendere, per chi è al di fuori della loro relazione.
    « Non sapevo tu e Fred aveste legato. » Cerca di decifrare la reazione sul volto della mora, guardandola attentamente. E' evidente che non sia felice di sentire una simile notizia. « Cioè lui è qui qui? Vorrei chiederti se posso passare il messaggio, ma a dirla tutta non so se voglio essere io a farlo in ogni caso. » La neutralità, prima di tutto. Fa una smorfia che accenna ad essere un sorriso mesto. « Sì. » Si ritrova a cominciare così. « Mentre voi eravate nei Sotterranei, sono successe delle cose anche in superficie e lui mi è stato accanto come mai avrei creduto possibile. E' stato gentile, credo sia nel DNA della loro famiglia. » « Già, non sono come noi, che ci pugnaliamo alle spalle, appena possiamo. » « E anche dopo che siamo riusciti ad uscire, ha deciso di esserci per il funerale di Morgan.. » la voce che le si incrina ancora, dopo mesi e mesi di distanza. « E quando ho capito che si sarebbe cacciato nei guai, come fa sempre, ho preferito aiutarlo, invece che lasciarlo in pasto agli squali. Quindi sì, abita qui. Al momento credo sia al lavoro, ma è qui. A casa del Capo dei Ghermidori. Non è stato facile, ma credo sia una dimostrazione del fatto che Lucien farebbe di tutto per me. » Quindi sei più al sicuro di quanto tu possa credere. Le sorride, ora più convinta. « Mi dispiace non avertelo detto prima, del fatto che io e Fred abbiamo trovato una via di comunicazione, alla fine. Non la ritenevo una cosa tanto importante, ma spero comunque non sia un problema. » Quasi a volerle lanciare un'offerta di pace, le riempie nuovamente il bicchiere di succo di frutta, ascoltando la sua domanda successiva. « Quindi anche Lucien è.. come te? Siete arrivati insieme oppure lui c'era già? » Si domanda se le stia chiedendo quello che davvero le sta chiedendo, o se ci sia dell'altro sotto, visto il suo istantaneo nervosismo. Perché sa del passato tra lei e lui, Lucien gliene aveva parlato, per essere più trasparente e limpido possibile, quindi si chiede se c'entri qualcosa questo. Ma si stringe nelle spalle, decidendo di rispondere semplicemente alla sua domanda, onestamente come ha sempre fatto. « E' come me. Non so se te lo ricordi, ma ti avevo detto che avevo un motivo per essermi allontanata così tanto da casa mia. E c'entrava lui. Diciamo che ho seguito una strategia piuttosto basilare, per fargli capire che mi amava. E l'ha capito, quando alla fine mi ha seguita qui. » Le viene da ridere al pensiero di come avesse pianificato tutto nei minimi dettagli, sperando di aver ragione riguardo i suoi reali sentimenti. « Insomma.. a parte tutto, sono davvero felice per te. Io e il tuo ragazzo siamo su posizioni diverse per ovvie motivazioni, ma se lui ti rende felice, io non posso che gioire per te. Direi che entrambe abbiamo trovato la serenità tra braccia davvero.. insospettabili. Ma ehi! Stiamo bene. Entrambe. In un modo o nell'altro andrà tutto bene. Troveremo una soluzione a tutto. » Annuisce alle sue parole. « Ci stiamo lavorando, no? Dream team sempre e comunque. » Sorride, prima di rabbuiarsi, tutta in una volta. Si schiarisce velocemente la voce, prima di prendere a parlare di cose di cui non è nemmeno sicura al 100%, ma di cui vuole renderla partecipe. « Il Death Note è al sicuro in ogni caso. Me ne sono occupata. » Annuisce, felice di sentirle dire quelle parole. E' importante che sia stato messo fuori gioco, almeno quello. « Ma.. non capisco. Di quale libro stai parlando. Papà non ha mai avuto alcun libro. Deimos.. lui..Non ne so niente di questa cosa.. e Deimos.. Deimos non si scomoda nemmeno di rispondere alle mie lettere. Ho sentito che è addirittura disposto a incontrare la Morgenstern.. ma non parlare con sua sorella. » Aggrotta le sopracciglia, Maze, non riuscendo a capire. Questo non lo sapevo e non ha davvero senso. Il ponte più sicuro, con l'altro fronte, ad onor di logica, dovrebbe essere sua sorella e non una persona che non conosce affatto. Allunga così una mano, a carezzare la gamba dell'amica, come a volerla rassicurare, di fronte al fatto che persino suo fratello è riuscito a voltarle le spalle. « Dovrei dire qualcosa? Cazzo Maze, questa cosa mi si potrebbe rivoltare contro in maniera inimmaginabile. Dove vivo ora....non credo che c'è posto per il possessore del Death Note. Me ne sono liberata. Ma non credo che varrà poi molto.. in fin dei conti.. io quelle anime le ho raccolte comunque.. » Si morde il labbro inferiore, cercando di immedesimarsi in lei. Non è una situazione semplice, lo capisce. Anche lei è in mezzo a due fuochi e non sa che fare, come lei. « Vuoi sapere che farei io? » Le domanda, guardandola dritta negli occhi azzurri. « Io lo urlerei a quante più persone possibili. Hai tolto delle vite, è vero, ma sei stata costretta. Qui non ti sta costringendo nessuno a non parlare. Saresti tu a salvarne tante altre. Per delle vite che ti è stato comandato di togliere, ci sono delle vite che salveresti, per tua volontà. Per quante te ne possano dire, stupidamente, riguardo il Death Note, non potranno confutarti il fatto che hai provato a rimediare ad un errore non tuo. Che hai fatto la cosa giusta, appena hai potuto. In fondo questo è il discorso che ho sempre sperato valesse anche per me. » Si stringe nelle spalle, per poi rimuginare un po' sopra le proprie stesse parole. « Vuoi che sia io ad andare a parlare con la Morgenstern? Potrei farlo, sebbene non credo sarebbe così felice di incontrarmi, nella rara ipotesi che si presentasse all'appuntamento. » Una risatina
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    cristallina si apre sulle sue labbra, per poi tornare seria. « Che cos'è.. questa roba di mio padre e mio fratello? E poi.. questa foga delle anime? Ryuk era impazzito quando.. beh sai.. Credevo fosse solo un modo per imbrogliare su chi va nella Loggia Bianca e chi nella Nera. » Scrolla la testa, provando quella frustrante sensazione di impotenza. « Io non lo so, te l'ho detto, le nostre sono più che altro sensazioni di disagio, di ansia e angoscia. Sembra che questo libro abbia preso a muoversi, un po' come il libro "Mostro dei mostri", se non ho capito male. E' irrequieto, come in attesa di qualcosa, come se stia preparando. E sembra che Deimos non sappia che pesci prendere, tanto da chiedere aiuto alla Morgenstern, a quanto mi hai appena detto. » Facendo un veloce due più due. « Non ti so dire di che libro parliamo, perché a quanto pare tuo fratello ha mantenuto la massima riservatezza a riguardo, essendo un segreto di famiglia. Per questo credevo sapessi qualcosa, magari avevi sentito qualcosa, non lo so. Ma di certo si tratta di uno strumento di raccolta anime, pari al Death Note, questo lo so. » Insieme, sono in mezzo ad un mare inesplorato, da cui cercano di carpire risposte, con pochi soddisfacenti risultati. « Segui il tuo istinto, e fai quello che credi meglio. Io sarò qui, al solito, a guardarti le spalle. » Le sorride, per poi alzarsi, per prendere i pacchettini per il piccolo che porta in grembo. « Doveva essere il nostro momento, quindi torniamo al fatto che voglio essere una brava zia già da ora. » Inclina verso la sua pancia, con la mano a coppa intorno alla bocca. « Hai capito, nanetto? La zia Maze ti ha fatto tanti regalini che spero ti piacciano, quando uscirai. » Parla direttamente a lui, per poi rialzarsi e guardare l'amica. « Spero piacciano anche a te, ho seguito un po' il mio gusto personale. Non quello di Trixie, perché che te lo dico a fare, lo sai da sola.» « Ehi, io ho un gusto impeccabile. Ora per un paio di cose leopardate, non puoi mettermi in croce a vita. » « E ovviamente ora sta affermando tutto il contrario. » Ridacchia, per poi sciabolare le sopracciglia verso la mora, come ad invitarla a farsi sotto. Dispone tutti e quattro i pacchetti, di fronte a sé, facendole scegliere da quale partire. Lì nel mezzo si trovano un biberon che si riscalda, magicamente, tenendo il latte sempre caldo, un pupazzo che cambia forma, a seconda di quello che il bambino desidera, una copertina dal colore neutro e un body blu, dalle maniche lunghe, perché si è fatta due calcoli mentali e in teoria dovrebbe nascere verso Dicembre. « Scegli tu da quale partire. »
     
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    « Potrei sembrarti una ragazzina innamorata e infatuata del suo primo amore, lo so bene, ma ho secoli sulle mie spalle e sono una ragazzina solo nell'aspetto. Non vivo nel mondo degli unicorni e se ci fosse bisogno, se provasse a farti del male, lui o chiunque altro del suo dipartimento, non starei a guardare, devi credermi. » Scuote la testa Mun, chiudendo gli occhi. « No Maze.. non è ciò che.. » Non volevo insinuare che non sai cosa stai facendo. « Ma sono anche certa di quello che mi lega a lui, un qualcosa di forse incomprensibile ad orecchie umane, me ne rendo conto, ma so che metterebbe me al primo posto, sempre. E se ci fosse bisogno, metterei in pericolo me stessa, per far sì che volti le spalle ai giuramenti che ha fatto a qualcun altro. » Lungi da lei pensarlo. Di una cosa però è certa. Quando si cade sotto l'incantesimo dell'amore, che si abbiano pochi o tanti anni, quando l'amore colpisce e colpisce un po' come ha colpito tanto Maze quanto Mun, restarne accecati è facile. Posa una mano su quelle della ragazza e le sorride con gentilezza e una certa dose di rassicurazione. « Stiamo ragionando per massimi sistemi ok? Lo so. Sono tutte ipotesi.. » Accarezza con premura le sue nocche mentre prende la sua mano tra le proprie. « Ma sarebbe comunque egoista. Non so come sono le cose con questo Lucien - il tuo, l'attuale, insomma.. hai capito.. » Il demone. « Ma il precedente era parecchio legato ad Alek Marchand da quel poco che so. Legati da più di un legame lavorativo. Sarebbe egoista da parte tua chiedergli non so di.. venir meno ai suoi legami solo per proteggere i miei. » Si stringe nelle spalle con naturalezza. Rassegnata da quella situazione e dal fatto che loro, di per sé, si trovano in un certo qual modo in una zona in cui troppe fedeltà - le loro stesse per prime - sono labili e soggette a cambiamento. « Stai certa che se l'Inquisizione, ipoteticamente parlando, dovesse mai mettere gli artigli sul padre di mio figlio, quelle fottute porte del Ministero gliele sfondo a colpi di pancione - io e fagiolino. » Sorride appena, seppur quella prospettiva la faccia rabbrividire. « E lì, se vorrai aiutarmi, ammesso che tu riesca a convincerlo, dovresti chiedere all'uomo che ami di salvare un sin eater, suo figlio e una ragazza che di problemi ne ha causati - tanti. E dovresti farlo, passando sopra a quello che lui vuole. » Ancora una volta accarezza la pelle delicata di lei e le stampa un bacio sulla guancia. « Proprio perché non sei solo una ragazzina infatuata, sai che la cosa migliore che possiamo fare è.. lasciar perdere. » Pausa. « Non prendertela. E' solo che di fronte all'atto compiuto, nemmeno tu puoi sapere cosa succederà e cosa dovrai fare. Nessuno di noi lo sa. La cosa migliore è sperare che certe eventualità non si presentino. » Stringe ulteriormente le dita attorno alle sue e la fissa con sin troppa serietà. « E comunque vada.. non sto scherzando.. questa è la tua vita ora. Devi fare tutte le scelte necessarie per far sì che vada avanti nelle migliori condizioni che puoi concederti. » In fin dei conti è ciò che ho fatto io. Londra non faceva più per me e quindi ho migrato. Ho migrato sempre più a Nord finché non ho trovato un luogo sicuro. Un luogo in cui potessi respirare, che potessi chiamare casa. Un posto in cui la mia famiglia potesse stare bene. « E poi.. qui dentro c'è un Carrow.. e un Potter. Forse ragionare per massimi sistemi è superato. » Liquida quindi così quel discorso lasciandoselo alle spalle quasi come se non fosse mai esistito. Non lo avrebbe mai iniziato, se solo non avesse visto la mortificazione di Maze nell'intravvedere i messaggi di Albus. Da una parte, esser stata del tutto onesta con lei la fa sentire più sollevata, dall'altra, avrebbe preferito che il discorso non si appesantisse mai così tanto. Doveva essere il nostro momento. Indipendentemente di dove siamo costrette o dove abbiamo scelto di stare. Ma purtroppo, l'ordine delle questioni spinose sembra appena iniziato. « Mentre voi eravate nei Sotterranei, sono successe delle cose anche in superficie e lui mi è stato accanto come mai avrei creduto possibile. E' stato gentile, credo sia nel DNA della loro famiglia. E anche dopo che siamo riusciti ad uscire, ha deciso di esserci per il funerale di Morgan.. » Una prima conclusione che trae da quel discorso mentre rimugina sopra alle sue parole è che Maze è rimasta a Hogsmeade in quei primi giorni. Non sa di preciso dove e come, ma è chiaro sia così. Fred d'altronde, non si è mai fatto marchiare, e non ha mai lasciato Hogsmeade finché tanto non è sparito dal giorno alla notte più di un mese dopo la liberazione. Di fronte a quella realizzazione sposta lo sguardo sul proprio bicchiere, portandoselo alle labbra, tentando di non sembrare scossa da tutto ciò. « E quando ho capito che si sarebbe cacciato nei guai, come fa sempre, ho preferito aiutarlo, invece che lasciarlo in pasto agli squali. Quindi sì, abita qui. Al momento credo sia al lavoro, ma è qui. A casa del Capo dei Ghermidori. Non è stato facile, ma credo sia una dimostrazione del fatto che Lucien farebbe di tutto per me. Mi dispiace non avertelo detto prima, del fatto che io e Fred abbiamo trovato una via di comunicazione, alla fine. Non la ritenevo una cosa tanto importante, ma spero comunque non sia un problema. »
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    C'è una punta di delusione nel sentire quei discorsi, una sensazione di scomodità che grava sulle sue spalle e che tenta di non lasciarle intravvedere. Avresti dovuto chiamarmi, cazzo. Tu ci sei stata. Io volevo esserci. Immagino che a questo punto non ha nemmeno senso sentirsi così; ma io mi ci sento.. mortificata. E forse in un certo senso si sente anche lasciata fuori, ai margini di una sofferenza che Maze ha provato e a cui lei non ha assistito, porgendole la propria spalla e riservandole le proprie premurose carezze. Non ci sarebbe stata cosa che le avrebbe impedito di raggiungerla, di stare al suo fianco; in fin dei conti, nemmeno le sue condizioni decisamente precarie attuali, le avevano impedito dall'imporsi e fare di testa sua, scendendo fin dentro al Pandemonium contro tutte le avvertenze che aveva ricevuto. « Non ho il diritto di esprimermi. Fred non è roba mia.. » Taglia corto in fretta sulla questione, liquidando il discorso più in fretta possibile; se i sentimenti dovessero essere considerati in termine di appartenenza, quella possessiva che spesso si manifesta negli atteggiamenti di Mun, allora su Fred non ha più il diritto di metterci bocca. Non le appartiene più; è una sua scelta. « Meglio qui che da solo. » Conclude quindi pensierosa, mentre le delucidazioni interne di prima continuano ad annidarsi nella sua mente.

    « Vuoi sapere che farei io? Io lo urlerei a quante più persone possibili. Hai tolto delle vite, è vero, ma sei stata costretta. Qui non ti sta costringendo nessuno a non parlare. Saresti tu a salvarne tante altre. Per delle vite che ti è stato comandato di togliere, ci sono delle vite che salveresti, per tua volontà. Per quante te ne possano dire, stupidamente, riguardo il Death Note, non potranno confutarti il fatto che hai provato a rimediare ad un errore non tuo. Che hai fatto la cosa giusta, appena hai potuto. In fondo questo è il discorso che ho sempre sperato valesse anche per me. » Annuisce, e in fondo, quelle parole le sente quasi come proprie. Su quel territorio, Maze e Mun giocano sotto le stesse regole. Una colpevolezza a cui si può solo che tentare di rimediare. Il tempo non si può fermare, non o si può rimandare indietro; si può solo che cercare a fare di meglio. Deglutisce affondo prima di sospirare profondamente scuotendo la testa. Gesti del tutto sconnessi, che amplificano la portata della sua confusione. Ogni qual volta si viaggi su quegli argomenti, Mun sembra impappinarsi. « Vuoi che sia io ad andare a parlare con la Morgenstern? Potrei farlo, sebbene non credo sarebbe così felice di incontrarmi, nella rara ipotesi che si presentasse all'appuntamento. » E quelle parole, Mun stringe con più decisione il polso della migliore amica. Non conosce la Morgenstern, ma di certo negli ultimi tempi è peggiorata; sempre più austera e inflessibile. « Passerò per Percy. A lui darà retta.. » Alza gli occhi al cielo. « Ultimamente non siamo in ottimi rapporti. Non ti dico il dramma tra lei e Albus. » La fissa con uno sguardo eloquente che le lascia intendere quanto pessima possa essere la situazione quando un carattere come quello della Morgenstern, incontra quello di un cane sciolto come Albus. « L'ultima cosa di cui ho bisogno è preoccuparmi perché vi siete prese a pugni - non che non le servirebbe una bella scazzottata. » Un sogno nel cassetto. Attaccare la Morgenstern al muro, come lei aveva fatto con Mun più e più volte. Dio, i modi di quella! Tutto fuorché appropriati. « Io non lo so, te l'ho detto, le nostre sono più che altro sensazioni di disagio, di ansia e angoscia. Sembra che questo libro abbia preso a muoversi, un po' come il libro "Mostro dei mostri", se non ho capito male. E' irrequieto, come in attesa di qualcosa, come se stia preparando. E sembra che Deimos non sappia che pesci prendere, tanto da chiedere aiuto alla Morgenstern, a quanto mi hai appena detto. Non ti so dire di che libro parliamo, perché a quanto pare tuo fratello ha mantenuto la massima riservatezza a riguardo, essendo un segreto di famiglia. Per questo credevo sapessi qualcosa, magari avevi sentito qualcosa, non lo so. Ma di certo si tratta di uno strumento di raccolta anime, pari al Death Note, questo lo so. » Sarebbe una presuntuosa se dicesse di aver immaginato una cosa simile. Assottiglia di scatto lo sguardo cercando di ripercorrere tutta la sua storia all'interno della casa di Cambridge; tenta di individuare momenti che possano sembrarle strani o discorsi colti che possano alludere a un simile strumento, ma niente. L'ennesima cosa di cui non ero a conoscenza. « Segui il tuo istinto, e fai quello che credi meglio. Io sarò qui, al solito, a guardarti le spalle. » Si passa una mano tra i capelli, decisamente sopraffatta da tutte quelle nuove informazioni. Non riesce nemmeno a stupirsi in tutto e per tutto di ciò che sente; quasi come se ormai, non c'è cosa che potrebbe non trovare prettamente plausibile se cucita sull'identità della propria famiglia. « Avremo mai cinque secondi di pace? Cinque.. non chiedo troppo! » Quella l'estremo sfogo che si sente di fare di fronte a tutto quel vorticare dei propri pensieri che non sembra volerne sapere di cessare. Sbuffa ancora una volta prima di adagiarsi pesantemente alla poltrona, ormai sopraffatta da tutti quei discorsi che tutto hanno tranne che la parvenza dei vecchi tempi. Un tempo cucivamo vestiti e ci pettinavamo le chiome a vicenda. « Doveva essere il nostro momento, quindi torniamo al fatto che voglio essere una brava zia già da ora. Hai capito, nanetto? La zia Maze ti ha fatto tanti regalini che spero ti piacciano, quando uscirai. » Scoppia a ridere su quelle parole e lentamente pare rilassarsi. Ruba da uno dei vari plateau un altro pasticcino, prima di avvicinarsi per osservare con attenzione i vari pacchi che Maze le ha disposto davanti. « L'ego di questo fagotto è già così ampiamente gonfiato che secondo me le acque mi si romperanno per un eccesso di amore di sé. Della serie mamma fammi uscire, devo farmi adorare dal mondo intero. » Scuote la testa tra se e se prima di posare per un istante la tempia contro la spalla dell'amica carezzandosi il pancione. Lo ama già così tanto, nonostante manchi ancora tanto prima che possa incontrarlo di persona. « Spero piacciano anche a te, ho seguito un po' il mio gusto personale. Non quello di Trixie, perché che te lo dico a fare, lo sai da sola. E ovviamente ora sta affermando tutto il contrario. » « Le fantasie animalier di Beatrix - ammetto - non mi sono mancante poi molto, quando sono sparite dalla nostra stanza. Scusa Trixie! » Si stringe nelle spalle prima di iniziare ad analizzare con più attenzione i pacchi. Assottiglia lo sguardo e alla fine inizia con un pacchetto dall'aspetto piatto. Se lo mette sulle gambe e inizia a snodarne il nodo piuttosto elettrizzata. E alla fine sotto parecchi strati di carta si trova di fronte a un meraviglioso body di un blu freddo che la fa sorridere intenerita. E' così piccolo e così tenero. Si copre istintivamente la bocca colta da un improvviso attacco di emozioni positive. « Qui ci entrerà una personcina, Maze! Ti rendi conto? Mio dio, è così piccolo che.. » E dicendo ciò infila due dita su per la manica solo per farle vedere quanto in proporzione il tutto è minuscolo. E lì per lì riesce quasi a immaginarsi quelle piccole manine, le dita che stringono vertiginosamente il suo indice e le sorride. Tira su col naso, scuotendo la testa. « Non mi abituerò mai all'idea.. ti giuro. Non riesco nemmeno a immaginarlo al momento. C'è una persona che dipenderà da me per i prossimi.. tanti anni. Diciotto - minimo - se non viene su uno scansafatiche. Cosa che chiaramente ho intenzione di evitare come la peste bubbonica. » No, no, no! Suo figlio o sua figlia, non sarà mai una nullafacente. Per questo esiste la maestra della perfezione, Amunet Haelena Carrow. « Mi porto appresso il mio piano senza via di fugga almeno fino ai trentasette anni - » Una realizzazione quella, che la obbliga a fare una leggera pausa. A quel punto prende un altro pacchetto, di dimensioni più cubiche e inizia a spacchettarlo. « Lo sai vero che non vi permetterò - a voi zii e zie, e soprattutto nonni - di viziarlo come se non ci fosse un domani, vero? » Lo sorride piuttosto divertita, mentre getta uno sguardo all'interno del pacchetto. Un piccolo orsacchiotto che prende tra le mani soppesandolo altrettanto intenerita. La fissa con la stessa aria sopraffatta per poi portarselo di fronte al viso. « Imparerà che non tutto gli spetta - se riuscirò a resistere a quelle guanciotte rosse - e che le cose deve guadagnarsele. Va beh, ok, magari non quando non riesce nemmeno a stare seduto da solo, ma conoscendovi, mi farete crescere un pallone gonfiato. » Come se non bastassero i genitori più il fratello maggiore. In quel momento si rende conto che se le cose andassero altrimenti, fagiolino sarebbe quasi la pecora nera della famiglia. In mezzo a una massa di egocentrici - cristo, persino Arthas è egocentrico! - non esserlo, significa mancare la cifra stilistica della famiglia. Alla fine torna a guardarla. « Un sacco di gente pensa che sia stupido, fare un figlio. Alla nostra età, con i tempi che corrono, col fatto che chiaramente non hanno poi molta stima di noi. Siamo una bella squadra, io e Albus. In realtà credo che saremo bravi. Non so perché, ma ne ho la sensazione. All'inizio avevo paura - il terrore del fantasma di una madre di merda alle spalle mi portava a pensare che lo sarei stata a mia volta. Ma.. non dico che non sbaglierò, però questa cosa.. sembra migliorarmi. » Si stringe nelle spalle. « Però mi sento anche egoista. Quale razza di madre, permetterebbe al proprio figlio di crescere di questi tempi? E' vero che ci siamo dati da fare.. ci impegniamo per accoglierlo nel migliore dei modi possibili. Ma.. è davvero il momento migliore? » Sospira a quel punto. « Ci penso spesso al fatto che le cose potrebbero peggiorare.. » Noi di queste cose non abbiamo mai parlato ma.. « Ci pensi mai? A mettere su famiglia così? Con l'upside down a due passi da casa, taglie sulla testa e tutti gli annessi e i connessi.. per non parlare della quasi totale irreperibilità di tante di quelle cose che servono.. » Forse siamo egoisti. L'unica scusa che possiamo darci è che non l'abbiamo pianificato. E' successo; e quando ti succede le strade sono due. Una, di fronte a quanto vissuto insieme era impercorribile. L'altra, è solo molto complicata. E mi spaventa. E mi preoccupa. Li amo così tanto tutti e tre, che ho già una fottuta paura di perderli. E non so cosa farei se accadesse.



     
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    « Passerò per Percy. A lui darà retta.. » Osserva la stretta che Mun sta stringendo intorno al suo polso, più apprensiva, non appena ha nominato il nome della Morgenstern. La guarda, palesemente incuriosita da quella reazione particolare. Che è successo con la regina dei lycan? Sta per chiederle, ma è lei a parlare per prima. « Ultimamente non siamo in ottimi rapporti. Non ti dico il dramma tra lei e Albus. » Si passa la lingua sull'arcata dentaria superiore, come fa sempre, quando le si prospetta di fronte un interessante e succulento gossip da maneggiare con cautela. Alza perciò le sopracciglia, con fare curioso. « Voglio sapere? Qualcosa di interessante? Botte, litigi, intrighi a palazzo? » E' divertita, glielo si legge palesemente in faccia, mentre si porta alle labbra l'ennesimo calice di spremuta d'arancia. « L'ultima cosa di cui ho bisogno è preoccuparmi perché vi siete prese a pugni - non che non le servirebbe una bella scazzottata. » Scoppia a ridere, di fronte a quell'immagine che Mun è riuscita a dipingerle in testa così sapientemente. « Oh quanto mi piacerebbe riusare queste manine in qualche modo. » Le fa librare in aria, con faccia divertita. « Era una cosa che mi riusciva tanto bene, di là, sai? E sinceramente da queste parti, a parte gli ubriaconi che provano a toccarmi il sedere una sera sì e l'altra pure, non ho molta gente con cui combattere. Mi manca davvero, qualche volta. Ora chiamo la Morgenstern, subito. » Scoppia a ridere, per poi alzare le mani, scuotendo la testa, mimando un "sto scherzando" con le labbra.
    « Avremo mai cinque secondi di pace? Cinque.. non chiedo troppo! » Si stringe nelle spalle, lasciando che un sorriso dolce trapeli tra i suoi lineamenti. « Immagino tu lo stia chiedendo alla persona sbagliata. Io sono abituata al caos, con tutto questo ci ho convissuto per tanto tempo, è la mia normalità. » Ed è triste doverlo ammettere, dover confessare che si è talmente abituata al disordine, da essersi sempre sentita normale con esso a gravitarle intorno. « Ma se vuoi sentir parlare la mia speranza, allora sì. Li avremo un giorno. Ho troppi sogni da umana da realizzare. E tu devi far crescere il tuo bambino in un bel mondo. Un giorno li avremo. » Si fa eco, convinta dalle proprie stesse parole. Dopo aver abbandonato casa mia, per vivere la vita come voglio io, non accetterò niente di meno di quello che ho sempre sognato. « L'ego di questo fagotto è già così ampiamente gonfiato che secondo me le acque mi si romperanno per un eccesso di amore di sé. Della serie mamma fammi uscire, devo farmi adorare dal mondo intero. » Si ritrova a sorridere, con una punta di malizia ad accenderle lo sguardo verdastro. « E a quel punto saremo sicuri al 100% che è figlio vostro. » Ridacchia, per poi carezzarle i capelli, con la stessa dolcezza di una madre con sua figlia. « Le fantasie animalier di Beatrix - ammetto - non mi sono mancante poi molto, quando sono sparite dalla nostra stanza. Scusa Trixie! » « Dille che non la scuso. E che il blu fa schifo. » Trattiene a stento una risata. « Ammetto che vorrei tanto vedervi rapportare dal vivo, perché lei che risponde nella mia testa non rende davvero l'epicità della cosa. » Ma non resterai sempre qua dentro, te l'ho promesso. Riuscirai a fronteggiarla dal vivo, prima o poi. Fidati di me. Trixie sembra sciogliersi in quello che Maze potrebbe descrivere come un sorriso mentale, mentre Mun prende a scartare il primo pacchettino. « Qui ci entrerà una personcina, Maze! Ti rendi conto? Mio dio, è così piccolo che.. » Scuote la testa, manifestando il fatto che no, non riesce a rendersene conto, non quando ancora si capacita a fatica come sia possibile che da un seme e un uovo fecondato da esso possano formarsi cellule umane che daranno vita ad un bambino in carne ad ossa. « Non mi abituerò mai all'idea.. ti giuro. Non riesco nemmeno a immaginarlo al momento. C'è una persona che dipenderà da me per i prossimi.. tanti anni. Diciotto - minimo - se non viene su uno scansafatiche. Cosa che chiaramente ho intenzione di evitare come la peste bubbonica. » Sorride all'idea di quell'evenienza, così assolutamente rara, da non riuscire davvero nemmeno a concepirla. Amunet Carrow non può avere come figlio uno che non ha voglia di far nulla, cozza proprio con la persona che è lei. Impossibile. « Mi porto appresso il mio piano senza via di fugga almeno fino ai trentasette anni. Lo sai vero che non vi permetterò - a voi zii e zie, e soprattutto nonni - di viziarlo come se non ci fosse un domani, vero? Imparerà che non tutto gli spetta - se riuscirò a resistere a quelle guanciotte rosse - e che le cose deve guadagnarsele. Va beh, ok, magari non quando non riesce nemmeno a stare seduto da solo, ma conoscendovi, mi farete crescere un pallone gonfiato. » Alza le mani, all'altezza del viso, come a segno di resa. « Prometto che deporrò le armi non appena dichiarerà, con fiera risolutezza, che io sono la sua zia preferita. Solo allora potrò dirmi contenta e smetterla di viziarlo in tutti i modi immaginabili. » Ci pensa un po' su, con l'indice che picchietta il mento. « Se sarà una femmina - o se avrà l'estro adatto per apprezzare, da maschietto - i viaggi in jet, tutto pagato, per le settimane della moda di New York, Parigi e Milano, te lo dico subito, non rientrano nella lista "vizi." Le/gli spetteranno di diritto. » Sentenzia, risoluta, mangiucchiando un pasticcino al pistacchio. « Un sacco di gente pensa che sia stupido, fare un figlio. Alla nostra età, con i tempi che corrono, col fatto che chiaramente non hanno poi molta stima di noi. Siamo una bella squadra, io e Albus. In realtà credo che saremo bravi. Non so perché, ma ne ho la sensazione. All'inizio avevo paura - il terrore del fantasma di una madre di merda alle spalle mi portava a pensare che lo sarei stata a mia volta. Ma.. non dico che non sbaglierò, però questa cosa.. sembra migliorarmi. Però mi sento anche egoista. Quale razza di madre, permetterebbe al proprio figlio di crescere di questi tempi? E' vero che ci siamo dati da fare.. ci impegniamo per accoglierlo nel migliore dei modi possibili. Ma.. è davvero il momento migliore? » Ci rimugina su, per qualche istante, considerando e soppesando ogni sua parola. « Ha scelto lui per voi. Non avete pianificato niente voi, ma ha scelto lui di venire al mondo, ora. Con voi due come genitori, due ragazzi di nemmeno vent'anni, ma i migliori che avrebbe mai, perché vi darete da fare, lo proteggerete, gli darete il meglio che possa anche solo sperare. Non sarà forse il momento migliore, ma è il momento giusto. Se non per voi, per lui sicuramente sì. » Sorride, carezzandole la pancia con dolcezza. « Ci penso spesso al fatto che le cose potrebbero peggiorare..Ci pensi mai? A mettere su famiglia così? Con l'upside down a due passi da casa, taglie sulla testa e tutti gli annessi e i connessi.. per non parlare della quasi totale irreperibilità di tante di quelle cose che servono.. » Ci rimane di sasso, sentendo quella domanda. Si umetta il labbro inferiore, per poi morderselo, spaventata dal sentirsi nuovamente messa al muro da quella domanda che si è posta più e più volte, la cui risposta, per forza di cose, la fa stare male ogni volta. Così alla fine accenna un sorriso, che muore subito, mentre si sente terribilmente
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    a disagio. « E' probabilmente il sogno che ha accompagnato la mia intera esistenza. Quando ero umana, quando ero nella Loggia e continua ancora ad esserlo. Ho sempre avuto questa immagine idilliaca, che mi ha accompagnato anche nei momenti più bui. Io, Lucien, una casa in campagna, due bambini, un cane e un gatto. Ogni volta che non vedevo più la luce in fondo al tunnel, mi continuavo a ripetere "Vai avanti, Maze, perché un giorno il tuo sogno si avvererà e tu devi essere lì, per viverlo, in prima persona." Un mantra continuo. » Digrigna i denti, puntando lo sguardo altrove, con una certa fermezza. « Per quanto io la possa desiderare con ogni cellula del mio corpo, per quanto senta un istinto materno così forte da far male, non posso averla, una famiglia, io. » Si stringe nelle spalle, mentre le lacrime minacciano di fuoriuscire dai suoi occhi. « Lucien è un vampiro, lo sai. » E facendo un calcolo veloce, il risultato di ciò è abbastanza ovvio. E alla fine le lacrime scendono, lasciandole dei solchi bagnati sulle guance. « Voglio diventare mamma da una vita e quando divento umana, quando ne ho davvero la possibilità, quando non vedo l'ora, vengo messa davanti alla realtà che non potrò mai averli. Sembra essere la palla curva che il karma ha deciso di lanciarmi, per tutto il male che ho sparso. » Il mio degno contrappasso, quello che devo pagare in eterno. La mia punizione divina. Tira su con il naso, per poi guardarla, chiedendole scusa con gli occhi. « Io non volevo..perdonami. E' solo che..» non riesce a proseguire, mentre è costretta ad alzarsi, per camminare un po', avanti e indietro, per calmarsi. Non vuole addossarle quello sfogo, non quando lei è così felice e serena della sua nuova condizione. « Io lo amo, veramente, Lucien, non voglio dare l'impressione che mi stia lamentando del fatto che non possa darmi figli, ma è solo così frustrante. Tanto. E' frustrante allungare la mano, esserci quasi, ma poi chiuderla intorno al nulla. » Prende un fazzolettino dalla tovaglia imbandita, per ripulirsi lo scempio che deve essere diventata la sua faccia. « Immagino che dovrò semplicemente pensare agli altri miei sogni. Magari diventare una tatuatrice, o una famosa stilista. Potrei buttarmi sulla carriera e sul costruire il mio piccolo impero personale, già. » Ancora una volta, arriccia il naso, prima di voltarsi a guardarla, con quello che sembra essere un sorriso imbarazzato sulle labbra. « E poi avrò Lucien, Cerby, Cerberino. Saremo comunque una piccola famiglia in miniatura. » Annuisce. In fondo, Lucien è davvero la mia famiglia. L'unica che abbia mai avuto. « E puoi star certa che avrò la mia casa in campagna, lontano da tutti i casini del mondo. » Ora il sorriso si fa più sincero e veritiero. « Chissà, magari chiedo alla Morgenstern una casa nel suo bel reame perso in mezzo al nulla. » Tanto dopo la scazzottata, saremo così amiche da non potermi dire di no. « E' lì che stai ora? Ad Inverness? E' un bel posto dove far crescere un figlio? » Perché è così che l'ho sempre immaginata.
     
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    « Voglio sapere? Qualcosa di interessante? Botte, litigi, intrighi a palazzo? » Sospira affondo. Non dubita che per Maze deve essere davvero divertente tutto quell'astio tra la sua famiglia e la Morgenstern, ma a dirla tutta, Mun è piuttosto divisa sulla questione. Da una parte vive a casa sua, dall'altra non può fare a meno di essersi sentita deturpata del suo inalienabile diritto di decidere come affrontare una questione così spinosa come quella della sua gravidanza. Istintivamente abbassa lo sguardo sul rigonfiamento accarezzandolo con dolcezza. In fondo tutta quella storia è passata ormai parecchio in secondo piano. E' solo Albus che s'impunta a fargliela pagare in ogni modo possibile e immaginabile, e Tris di rimando certo non sta a guardare impassibile di fronte alle smorfie di sufficienza del suo parabatai. Ogni tanto lei e Percy li guardano con la stessa tenerezza con cui si guarda a due bambini che si gettano addosso palle di fango, altre volte quella situazione è davvero pesante. Non può dire dalla sua di esserne completamente estranea - sarebbe impossibile - ma certo ormai è una questione passata in secondo piano, che ignora ben volentieri se ci sono altre priorità di mezzo. « Versione breve: è stata la Morgenstern a svelare il mio test alla vasta platea di Londra. » In fondo, quel piacere di vedere le vecchie matrone scioccate da quella rivelazione avrebbe voluto goderselo anche lei, soprattutto alla luce dell'ormai risaputo legame tra la Carrow e un Potter. Tuttavia, non l'avrebbe mai fatto alla luce dei delicati rapporti con la sua famiglia. « La voce è girata, Jude l'ha scoperto e si è presentato sotto casa nostra con un rastrello avvolto di filo spinato, pronto a fracassare la testa ad Albus. Il mio ragazzo però l'ha riempito di botte, io mi sono incazzata, ci siamo lasciati per ben sedici ore di fila - il periodo più lungo della mia vita - e così è partita la guerra fredda. » Si stringe nelle spalle mentre elenca quella serie di eventi che ormai scorrono nella sua mente in maniera piuttosto confusa. Sono passati pochi mesi, eppure anche quello sembra una vita fa, lontani ricordi quanto il lockdown e tutto ciò che c'era prima. Incredibile come le cose cambino in fretta ultimamente. Scoppia a ridere sul suo intervento riguardante l'azzuffata con Beatrice. E' una cosa che proprio non le piace; la violenza sembra ancora terrorizzarla, anche quando non se ne sente in alcun modo minacciata. E' un tarlo fisso nella sua mente che la obbliga a chiudere gli occhi e tentare di spostare l'argomento in acque più tranquille. « Immagino tu lo stia chiedendo alla persona sbagliata. Io sono abituata al caos, con tutto questo ci ho convissuto per tanto tempo, è la mia normalità. Ma se vuoi sentir parlare la mia speranza, allora sì. Li avremo un giorno. Ho troppi sogni da umana da realizzare. E tu devi far crescere il tuo bambino in un bel mondo. Un giorno li avremo. » Si sente in un certo qual modo sollevata da quelle parole, a tal punto da sorridere e annuire, tentando in tutti i modi di convincersi che quella sia più di una speranza. Fagiolino crescerà in un modo migliore; lei starà bene, Albus starà bene, Maze resterà al sicuro, farà pace coi suoi fratelli e prima o poi si ricongiungerà ai suoi amici. Un giorno torneremo a casa, io e te, mia persona; non so più cosa ciò significhi, ma torneremo a casa. Anche se in un certo qual modo lo siamo già. La situazione si distende; discorsi ben più lieti sembrano prendere il sopravvento e per un po', Mun sembra distrarsi da tutto quel giro di ansie che volente o nolente sembra assalirla. « Ha scelto lui per voi. Non avete pianificato niente voi, ma ha scelto lui di venire al mondo, ora. Con voi due come genitori, due ragazzi di nemmeno vent'anni, ma i migliori che avrebbe mai, perché vi darete da fare, lo proteggerete, gli darete il meglio che possa anche solo sperare. Non sarà forse il momento migliore, ma è il momento giusto. Se non per voi, per lui sicuramente sì. » Posa la mano su quella di lei sopra la propria pancia per poi voltare lo sguardo nella direzione della ragazza. « Crescerà in un bel mondo, giusto? Un giorno ne vedrà tutta la bellezza.. » Sembra far eco alle parole che Maze le ha rivolto prima, prima solletica con delicatezza il dorso della mano della ragazza. Ci deve credere. In quel preciso istante si ripromette che non appena potrà farà quanto in suo potere per far sì che le cose migliorino. Per quel piccolino, e per Jay; e per se stessa e Albus. E non solo, per tutte le persone a cui volente o nolente Mun ha scoperto di voler bene indipendentemente da quella freddezza lapidaria che sembrava provare. « E' probabilmente il sogno che ha accompagnato la mia intera esistenza. Quando ero umana, quando ero nella Loggia e continua ancora ad esserlo. Ho sempre avuto questa immagine idilliaca, che mi ha accompagnato anche nei momenti più bui. Io, Lucien, una casa in campagna, due bambini, un cane e un gatto. Ogni volta che non vedevo più la luce in fondo al tunnel, mi continuavo a ripetere "Vai avanti, Maze, perché un giorno il tuo sogno si avvererà e tu devi essere lì, per viverlo, in prima persona." Un mantra continuo. » Corruga la fronte piuttosto confusa di fronte a quelle parole. Una Mun di qualche mese fa, non solo non avrebbe saputo come empatizzare con quelle parole, ma non se le sarebbe nemmeno aspettate dalla persona con cui ha condiviso la stanza per più di un anno. Perché seppur lei e Trixie fossero compagne di stanza da sempre, Maze l'aveva conosciuta solo da un anno a questa pare, e forse l'aveva conosciuta anche molto più di quanto conoscesse la precedente Greengrass. Non se lo sarebbe aspettato, e tutto ciò la colpisce. La colpisce l'umanità che dimostra e che Mun dal canto suo ha dato per molto tempo per scontata. « Per quanto io la possa desiderare con ogni cellula del mio corpo, per quanto senta un istinto materno così forte da far male, non posso averla, una famiglia, io. Lucien è un vampiro, lo sai. » E quello, capisce non è un impedimento qualsiasi. E' una cosa definitiva. Sospira affondo mentre la sua espressione sembra amareggiarsi di secondo in secondo un po' di più. « Voglio diventare mamma da una vita e quando divento umana, quando ne ho davvero la possibilità, quando non vedo l'ora, vengo messa davanti alla realtà che non potrò mai averli. Sembra essere la palla curva che il karma ha deciso di lanciarmi, per tutto il male che ho sparso. Io non volevo..perdonami. E' solo che.. » Mun scuote la testa a mo di diniego. Quelle scuse non vuole nemmeno sentirle. E' contenta che abbia trovato il coraggio di sfogarsi con lei, seppur avrebbe preferito che la ragione di quello stesso sfogo non ci fosse per tormentarla. « Io lo amo, veramente, Lucien, non voglio dare l'impressione che mi stia lamentando del fatto che non possa darmi figli, ma è solo così frustrante. Tanto. E' frustrante allungare la mano, esserci quasi, ma poi chiuderla intorno al nulla. Immagino che dovrò semplicemente pensare agli altri miei sogni. Magari diventare una tatuatrice, o una famosa stilista. Potrei buttarmi sulla carriera e sul costruire il mio piccolo impero personale, già. E poi avrò Lucien, Cerby, Cerberino. Saremo comunque una piccola famiglia in miniatura. E puoi star certa che avrò la mia casa in campagna, lontano da tutti i casini del mondo. Chissà, magari chiedo alla Morgenstern una casa nel suo bel reame perso in mezzo al nulla. » Vederla così alterata, la colpisce nel vivo a tal punto che le si spezza il cuore. Ha gli occhi lucidi, tanto quelli di Maze, e a un certo punto non può fare a meno di gettarsi nella sua direzione abbracciandola con tutta se stessa. Sembra essere passato un secolo da quando si lamentavano dei ragazzi che le avevano deluse. Sembra essere passato ancora di più da quando si intrecciavano i capelli a vicenda e si prestavano vestiti a vicenda. Questa Mun e questa Maze il rito di passaggio l'hanno già superato, anche se non se ne rendono conto. Non solo mentalmente, ma anche fisicamente. In tutti i sensi sono donne, umane, libere eppure costrette dall'ambiente oppressivo che in un modo o nell'altro le circonda. E' così la vita, non è mai facile, non è mai idea. Ma io ci sono. E quella stretta sembra esteriorizzare quel sentimento in tutta la sua interezza.
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    « E' lì che stai ora? Ad Inverness? E' un bel posto dove far crescere un figlio? » Sorride, seppur sembra ci sia una certa nota amara in quel sorriso. Annuisce infine per farle intendere che sì, è lì' che sta ora. « E' bello. Molto verdeggiante.. pittoresco. La nostra casa è bellissima; le mura in pietra sono ricoperte di muschio e sul lato Ovest abbiamo queste enormi vetrate da baita di montagna. I tramonti a Inverness sono meravigliosi. Molto romantici.. » Abbassa lo sguardo mentre il sorriso sembra addolcirsi. Di scatto alza la mano per posarla sulla spalla dell'amica. « Ehi, in ogni caso.. non abbatterti! Ti prego, non farlo! Non tutto è perduto. Ci sono tanti modi. Se un giorno pensi sarà il momento giusto, hai altre alternative a quello classico. Ci sono tante piccole anime che cercano una casa, e se vorrai sentirlo dentro di te - non c'è bisogno che te lo dica; non siamo più nel medioevo, ci sono altri modi. » Si stringe nelle spalle. « So che non è la stessa cosa, che non avrà forse gli occhi dell'uomo che ami o magari non ritroverai alcuni tuoi stessi tratti, ma quelli di un completo sconosciuto nel volto di quel nanetto, ma.. » E lì sembra che gli occhi stiano per lucidarlesi di nuovo. Mun sa cosa significa. Se ne rende conto ogni giorno di più. Lo sa, e non vede l'ora di vedere cosa succederà fino in fondo.. con Jay. « Un bambino è un bambino, e quando ti renderai conto di quanto lui ammiri il vostro amore, quando capirai quanto lui abbia bisogno solo di te e della tua anima gemella più di ogni altra persona al mondo, sarà comunque tuo. E non solo lui capirà che tu sei il suo punto di riferimento.. ma anche tu non ne potrai fare a meno. » Si stringe nelle spalle piuttosto confusa dalle sue stesse parole. « Questa cosa del passare assieme nove mesi è forte; lo so che è una cosa unica, non cercherò di raccontarti una bella bugia. Ma effettivamente io non so ancora nulla di lui, e lui non sa niente di me, e nemmeno di suo papà o di suo fratello. Non so quanto, oltre la percezione, è.. razionale questa cosa. E' per questo che non vedo l'ora di incontrarlo.. perché finché non lo toccherò, non saprò nemmeno se sia vero. » Pausa. « Lo amo già così tanto.. però ho come l'impressione che il primo vero contatto mi farà quasi completamente dimenticare tutto questo. » Le accarezza con dolcezza i capelli sorridendole. « Non abbandonare i tuoi sogni solo perché sembrano più complicati. La vita umana ha questa strana abitudine di sorprenderti quando meno te lo aspetti. » E dicendo ciò posa un bacio sulla sua guancia con dolcezza.


     
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