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    Lega di Quidditch
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    E' per lavoro. Non è nulla di personale. Si era detto questo, Ben, quando si era visto gettare sulla scrivania il fascicolo riguardante Evie Potter. "Sai, penso proprio che dovresti prenderlo tu questo lavoro, Benjamin." E già nel sentire il suo nome per intero, il sorriso accondiscendente sulle labbra del ragazzo dovette forzarsi più del solito, portandolo a scorrere velocemente le pagine per capire di cosa si trattasse. Bella trovata, ma quanto meno potevi pescare qualcuno nella mia famiglia che mi stesse un attimo più a cuore. "D'altronde, se lavori nella maniera giusta, sei decisamente un gran bel vantaggio per la squadra, tu che con quella gente ci sei cresciuto. Anzi, penso che dovresti occupartene tu di loro - personalmente oppure dando una mano a qualcuno dei nostri, perché insomma..hai una famiglia bella numerosa e sono quasi tutti ricercati: affidarli tutti quanti a te sarebbe schiavismo." No, avanti, dimmi di più. Ripetimelo altre cinque o sei volte che faccio parte della famiglia più ricercata della storia - che tanto mica l'ho capito, sottile come sei. In tutta risposta il giovane Weasley si allungò sulla scrivania per appropriarsi del fascicolo, sfogliandolo distrattamente per scrutare con occhio clinico il suo contenuto. Piuttosto limitato. Sollevò dunque un sopracciglio con aria scettica, facendo schioccare la lingua sul palato. "Chi ha compilato questo fascicolo?" chiese piattamente, senza nemmeno guardare il compagno di squadra negli occhi. "Me medesimo con assoluta minuzia." Ahia Terrence, me le offri proprio così? E infatti, pur mantenendo lo sguardo angelico che lo contraddistingueva, l'ex Corvonero arricciò appena il naso, alzando gli occhi dal fascicolo e puntandoli in quelli del collega con l'aria di chi stava per dire una cosa poco piacevole ma necessaria. "Beh Terry, se questi sono i tuoi risultati dopo mesi, allora mi sa che i casi che segui me li devi passare tutti. Tra gli informatori mi citi Travor del Burlesque - che è un noto ubriacone nonché bugiardo patologico. Mi hai costruito il caso intorno a quello che ha detto lui..praticamente a farci le scartoffie hai solo sprecato tempo che potevi usare per lavorare - nella maniera giusta, intendo." E fu sempre a colpi di sorrisi finti come banconote da tre galeoni che Terrence rispose, scendendo dalla sua scrivania con un piccolo saltello. "Beh, allora confido che tu farai un lavoro migliore. In fin dei conti basta che le fai uno squillo, la prendi un po' per il culo e le chiedi di incontrarsi, no?" Oh Terry, il mondo sarebbe decisamente un posto più semplice in cui vivere se tutti fossero cretini come lo sei tu. "Le scrivo or ora e le chiedo di mandarmi la posizione su whatsapp: l'ottimismo è il sale della vita." proseguì prontamente con tono più ironico, facendogli capire che se non aveva altro da aggiungere poteva pure togliersi dalle palle senza ulteriori commenti. [...] "Ehi Maze, sono io. Ti posso togliere cinque minuti?" "Oh beh, non lo so. Cinque minuti sono parecchi, eh. Tu dovresti saperne qualcosa, dato che è da mesi che mi fai l'uomo impegnato e non te ne prendi nemmeno mezzo per sentire come sta la tua vecchia amica - figuriamoci passarla a trovare." Nel sentire la voce dell'amica, il primo piccolo sorriso genuino affiorò sulle labbra del ragazzo probabilmente dopo mesi interi dall'ultima volta che ne aveva sperimentato la sensazione. Si portò la sigaretta alle labbra, ispirando la prima boccata e appoggiandosi contro la solida porta antincendio dalla quale era uscito sul tetto del Quartier Generale dei Ghermidori. "Sei disonesta: qualche messaggio te l'ho mandato." E riuscì a sentire con precisione, dall'altro capo del telefono, che anche Maze stava sorridendo. "Oh grazie! Ora sì che mi sento un po' meno come la prozia rompicoglioni a cui i tuoi ti obbligano a mandare gli auguri per le feste anche se non te ne frega un cazzo." A quelle parole una leggera risata increspò le labbra di Ben, che si prese qualche istante di silenzio, avvicinandosi al cornicione per appoggiarvisi con i gomiti, tenendo il telefono in biblico tra l'orecchio e la spalla mentre la luce rossastra del tramonto cominciava a fondersi al blu della notte sullo sfondo decadente di Londra. "Mi sei mancata, Maze." aggiunse poi piano, a voce così bassa che per un istante dubitò persino lei lo avesse sentito. Un sospiro dall'altro capo, tuttavia, lo smentì prontamente. "Sei quasi perdonato. Quasi. Dai, spara tutto: che volevi dirmi?" "Potrà sembrarti un po' strana come richiesta, ma ho bisogno di entrare al Pademonium..e non posso passare dall'entrata principale. Non mi farebbero mai varcare le difese di Hogsmeade, e anche se ci riuscissi, lì dentro ho una famiglia intera che mi accoglierebbe con torce e forconi. Puoi darmi una mano?" "Mmh..non dovrebbe esserci alcun problema. Ti posso far smaterializzare nella parte degli alloggi e farti sgattaiolare dentro da lì. A una sola condizione, però." E qui, la ragazza lasciò qualche istante di suspance. "Dieci minuti per berci qualcosa e riaggiornarci un po' me li concedi, altrimenti salta tutto, te lo dico fin da ora." Ridacchiò tra sé e sé, annuendo istintivamente come se lei potesse davvero vederlo. "Ti direi 'lo giuro sulla mia famiglia' ma immagino che sarei poco credibile, quindi facciamo che te lo prometto sul mio pene, così puoi stare tranquilla che rispetterò l'impegno." [...] E infatti quella sera, Ben mantenne la propria promessa. Una volta ricevute le coordinate da Maze e dopo essere passato a casa per una veloce rinfrescata, si smaterializzò nel salottino privato di Lucien Parker, vedendosi subito davanti una Maze già pronta al pettegolezzo selvaggio con tanto di bottiglia di incendiario alla mano. Un grosso sorriso balenò sulle labbra del ragazzo poco prima di andarle incontro, stringendola in un abbraccio piuttosto lungo, degno dell'occasione. "Ok, da cosa cominciamo? La mia vita, la tua, o la deriva dei nostri compagni? Ogni riferimento a Mun è puramento casuale."
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    Questo posto una volta aveva la fama di essere l'inferno - è stato costruito a sua immagine e somiglianza. Ora, più che dell'inferno, pare avere le sembianze del purgatorio: terra di nessuno, abitata da anime che stanno nel mezzo e la loro parte nel mondo non l'hanno scelta - oppure non vogliono sceglierla. I ribelli non ci entrano, perché la fama del proprietario lo precede. I filogovernativi ne stanno lontani, perché è ubicato pur sempre dentro Hogsmeade. E quindi ci trovi gente senza ne' arte ne' parte, che non appartiene a nulla. Forse dell'inferno, qualcosa ha conservato in fin dei conti: il girone degli ignavi. Non vi trovi altro che quello. Il passo di Ben nel farsi largo tra la pista da ballo era quello di una persona che quel posto lo conosceva molto bene, rendendolo capace di orientarvisi ad occhi chiusi pur a dispetto del dedalo a mo' del quale era stato costruito. Lucien Parker ci aveva visto lungo nel metterlo su: sembrava fatto apposta per farti perdere. E ce ne stanno tanti di modi in cui puoi farlo lì dentro. Almeno tanti quanti ce ne stanno fuori di lì. A dispetto della visione a scatti che gli imponevano le luci stroboscopiche, Ben sapeva dove voleva andare a parare, e ci si dirigeva sicuro, senza tuttavia perdere mai d'occhio l'ambiente intorno a sé. Apparentemente concentrato solo e soltanto sull'obiettivo, il giovane catalogava ogni volto che incontrava, ciascuno illuminato da quel flash che li illuminava per un solo istante fermo come lo scatto di una macchinetta. Eppure, nonostante stesse solcando la pista da ballo controcorrente, nessuno sembrava vedere lui: si spostavano senza guardarlo, continuando la propria danza sulle note elettroniche di Sweet Dreams, arricchite dalle luci che gettavano i neon colorati. Una volta giunto al bancone - il punto che di neon brillava come un benzinaio in una strada deserta -, si appoggiò ad esso con i gomiti, sporgendosi appena in avanti per farsi notare dal barista. "Un incendiario." urlò sopra la musica, indicandogli la bottiglia sul muro alle sue spalle come ulteriore ausilio. E mentre il ragazzo procedeva all'ordinazione, con la coda dell'occhio Ben continuò ad osservarlo, cercando di analizzarne il più possibile la gestualità. Inizialmente, quando gli porse il bicchiere, si limitò semplicemente a rivolgergli un muto cenno di ringraziamento e allungargli alcune falci sul tavolo, comprensive di una mancia piuttosto generosa ma non al punto da destare sospetto. E a quel punto si prese qualche istante per sorseggiare il suo drink, emulando quello che farebbe ogni ragazzo in discoteca: guardarsi intorno, lasciando indugiare un po' più a lungo lo sguardo sulle ragazze maggiormente svestite. Lasciò passare un paio di minuti così, sorseggiando calmo il proprio incendiario prima di voltarsi nuovamente verso il barista. "Pensavo che con questa situazione di merda la gente avrebbe perso la voglia di venire in questi posti." buttò lì, nel classico stile delle chiacchiere di circostanza. "Che poi come funziona questa cosa? E' in mano a Parker ma si trova tecnicamente in territorio ribelle. Ossimorico è dire poco." Ridacchiò, inclinando appena il capo di lato e sollevando le sopracciglia come a sottolineare quanto folle suonasse quella frase, solo per poi bloccarsi un istante prima di bere un altro sorso, voltandosi con l'aria della fulminea curiosità verso il ragazzo. "A tua esperienza, sono più ribelli o filogovernativi che bazzicano qui dentro?" A mia esperienza, se Terrence avesse fatto il suo lavoro, io adesso non dovrei menare il can per l'aia per ottenere informazioni.
     
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    You suck it, i'll blow it
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    Tuo padre

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    « Oh ma ce senti da quei due buchi che c'hai? T'ho detto che se vuoi trombare devi pagare, non me pare sia complesso, nè? » La vita del ragazzo girava intorno a due cose: sesso e soldi; tanto per cambiare si trovava coinvolto in un'animata discussione che implicava entrambi. « Lo so che il mese scorso ho aperto le gambe aggratis, me lo ricordo, ma quella volta non stavo lavorando e, soprattutto, avevo bevuto talmente tanto che la tua faccia sembrava molto più bella de così. No dai, non te incazzà, sarà che c'hai un taglio di capelli che fa cagare. T'ha vomitato in testa un pastore tedesco? No perché stai proprio male eh, senza offesa ovviamente. » E chi mai si sarebbe offeso per una sana dose di offese e critiche per nulla costruttive? « Pure la barba te sei andato a fare, non ce siamo proprio. Le basi carino, le basi! Ora, mi dovresti far rivedere il tuo affare là sotto, che non me ricordo molto bene se almeno lì stai apposto. Ma comunque devi pa-scusa 'n attimo eh. » Perché ovviamente lui era di turno, lui stava "lavorando" mentre parlava - onerose virgolette perché non sia mai che la gente pensi che Sean sia un lavoratore serio. « ELLIOT! Che c'hai il braccino corto?! Devi abbondare con l'alcol: abbondare! Se ce metti du gocce di vodka chi è che si ubriaca?? NESSUNO. E se nessuno si ubriaca nessuno vuole bere ancora. Se nessuno è ubriaco potrebbero capire di aver "perso" il portafogli. Se la gente non è ubriaca, come scopo io con quei bonazzi eterosessuali. Non posso! Porco D** Elliot, ce sei o ce fai?! » E dopo essersi sfogato, perché erano tipo dieci ore che nemmeno si trastullava, quindi potete immaginare quanto fosse teso, si rigirò verso il suo precedente interlocutore che, stranamente, era ancora lì. « Embè? Che vogliamo fare? »
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    E che volete che abbia fatto? Ha riaperto le gambe, da brava puttanella stipendiata qual è. Badate bene, fosse stato per lui sarebbe andato subito, ma lì al Pandemonium c'era quella cosa bella che chi voleva usufruire dei dipendenti doveva sgancià fior di dindini, e Sean non poteva controbattere. Non sia mai che si offendesse il Boss. Poi chi gli avrebbe fatto i regali belli? Chi gli avrebbe dato bonus da far girare la testa? Ecco, meglio far contenti tutti. E il principio base secondo cui far felici tutti era che Sean, in primis, fosse il più felice fra tutti. Lo era stato, credetemi, per quasi un'ora aveva urlato di gioia in una delle stanze che il Pandemonium affittava ai suoi clienti più facoltosi, o a quelli che in un modo o nell'altro riuscivano a far su il malloppo necessario. C'è però da fare una confessione: a volte il barista regalava sconti a qualcuno, anche se non ne aveva il diritto o la facoltà. Per rientrare nella categoria usufruente sconti made in 'Seanland' bisognava essere: uomini, belli, grossi. Inutile analizzare meglio il primo requisito, se non c'era il pisello non si veniva neppure considerati. Poi, l'essere bello era uno di quei fattori soggettivi che poi, alla fine, non godeva di così tanta soggettività. Il ragazzetto veniva dalle campagne del Nebraska, era ignorante come pochi e la sua visione del mondo era piuttosto limitata, per cui non aveva standard molto elevati. Mettiamola così: nei giorni di magra, non guardava in faccia a nessuno, letteralmente. E infine, signori e signori (no, è fatto di proposito, le signore non le vogliamo), il candidato che mirava a sganciare meno galeoni non doveva essere un anoressico del cazzo. Via, via, via! O c'era il muscolo è c'era la sostanza della panza, ma gli scheletri non erano graditi nemmeno alla vista di Sean, figurarsi nei suoi territori a Sud.
    Anche qui, è importante specificare ulteriormente la questione. Non è che non fosse mai andato, o non sarebbe mai andato, a letto con qualcuno magrolino, lo aveva fatto, semplicemente questi non avevano sconti di sorta. Ecco, questo è quanto. Per esempio, il suo amatissimo Boss, da lui si sarebbe fatto rivoltare come un calzino, dentro e fuori, ovunque e in ogni modo. Ma stiamo divagando. Il buon Elliot era riuscito a non dare fuoco a niente, a rompere solo due bicchieri, e a evitare che si scatenasse una rissa. Perché avrebbe dovuto scatenarsi una rissa? E che ne so io, in quel luogo capitava sempre di tutto senza neppure una motivazione troppo valida. E stiamo parlando del Limbo, pensate come si comportava la gente ai piani inferiori. Mancava veramente poco prima che venisse costruito un ring al piano dell'Ira, ma vabbè. « Coccolino, t'appost? » Domandò con assoluto disinteresse il ragazzo, solo un pretesto per palpare il sedere ad Elliot. Sapeva dargli incredibilmente fastidio, e per questo continuava a farlo in continuazione. « Smettila. » « Oh insomma, come sei scorbutico pisellino, non ti va mai bene nessun soprannome. » « Non chiamarmi così! » « E perché no? Finché non vorrai farmi controllare nelle tue mutande non posso che lavorare nella mia fantasia. E nella mia fantasia lo hai grande così. » Commentò sarcastico avvicinando l'indice al pollice della mano destra. « N-Non è vero! S-Sarai tu ad averlo così! » A quel punto Sean si mise la mano sul petto con fare fintamente basito, alla meglio di una telenovela messicana. « Scusami?! Prendi in mano quella bottiglia di gin anziché sparare puttanate, Elliot. Ecco, ora guardala. Il mio pene è grande così. » E niente, la bottiglia a quel punto cadde tra le risate incontrollate di Sean. Normalmente avrebbe difeso il proprio onore sfoderando l'arma, ma l'ultima volta che lo aveva fatto al bancone Maze lo aveva quasi evirato, quindi meglio di no. Ciononostante, avrebbe continuato a infastidire il ragazzetto magrolino che aveva vicino se un cliente non lo avesse interrotto. Puà, che brutta cosa il lavoro.
    « Un incendiario. » Il tipo che si era sporto verso di lui aveva una faccia da dieci e lode - e, a occhio, anche tutto il resto - perciò non dispiacque più di tanto al barista abbandonare le molestie verso il collega per concentrarsi su altro. « Cosa te ne fai di un solo incendiario? » Domandò Sean allungando verso al ragazzo un bicchiere riempito un po' altre la metà. Seguirono un cenno di ringraziamento e una mancia che convinse il barista a riprendere la bottiglia, togliere il tappo e riempire ulteriormente il bicchiere del cliente, praticamente facendolo traboccare. « Boom! Problema risolto. » Gli stava già molto simpatico. Soldi in più significavano un fondo cospicuo per l'acquisto di preservativi dai gusti strani, tipo quelli alla Nutella. A quel punto, avendo la bottiglia fra le mani, decise di servirsi da solo dell'incendiario e tracannarlo come se fosse acqua. Normale amministrazione. Servì altri cocktail, principalmente dei classici, oppure degli shottini, facendo passare una manciata di minuti. Ai piani di sotto le cose erano sempre più interessanti, per esempio al piano dell'Avarizia c'era questa cosa bella dove Sean aspettava che uno bevesse dell'alcol, poi si avvicinava con un accendino e dava fuoco al tutto per poi guardare il cliente mandar giù tutto. Roba fighissima. Forse un po' pericolosa per le mammolette, e infatti al Limbo non si faceva. « Pensavo che con questa situazione di merda la gente avrebbe perso la voglia di venire in questi posti. » Ancora il tipo di prima, interessato ai davanzali delle signorine svestite ma non abbastanza per tentare l'approccio. Qui curioso ci cova. « La gente non si stanca mai di questo posto. Esagerazione e perdizione abbondano sempre e comunque. » In qualsiasi periodo storico, guerra o pace, gli ubriaconi e i maniaci c'erano sempre. « Che poi come funziona questa cosa? E' in mano a Parker ma si trova tecnicamente in territorio ribelle. Ossimorico è dire poco. » « Non so che dirti bello mio, il locale è del Boss, il quale penso se ne infischi di chi comandi fuori. Lui è il re sottoterra. » Ma cosa ne sapeva poi lui? Oltre a un'incredibile venerazione per il suo datore di lavoro, Sean si preoccupava solo del suo stipendio, di come sputtanarlo e di come mantenere il suo status di puttana del Pandemonium. Candice del piano di sotto voleva soffiarglielo. Tsk. Lei e le sue tette rifatte non gli avrebbero mai rubato il titolo. Mai. « A tua esperienza, sono più ribelli o filogovernativi che bazzicano qui dentro? » Che domande del cazzo. « Tu hai tatuato sul tuo pene se lecchi il culo ai ricconi oppure simpatizzi per gli esaltati? Non per forza il cazzo, va bene anche il culo, ma se così non è... non so proprio che dirti. Mi limito a ispezionare le mutande della gente che gira qui. Non me frega del loro nome, figurati del resto. » Roba politica poi, per favore! « Se vuoi però posso sforzarmi di ricordare qualcosa... sai essere convincente? » Domandò il nanerottolo sporgendosi sul bancone con un sorrisetto tutto suo. « Del resto, la gente qui è tanta tesoro, senza contare i piani di sotto per i VIP. » Piani a cui Sean lo avrebbe senz'altro accompagnato, con tutte le più porche intenzioni. Per il momento si limitò a riprendere il bicchiere del giovane e riempirlo nuovamente di incendiario. « Offre la casa bellezza, butta giù! Buono vero? Il Boss ordina solo roba buona! » Per esperienza sua le conversazioni fruivano meglio quando al comando della lingua ci stava l'alcol. Parola di puttanella scout!

     
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