We might be hollow but we're brave

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    « Stasera fa più freddo. »
    Rompe il silenzio così, Malia, mentre tiene gli occhi fissi sulle fronde scure dei pini della piccola foresta di fronte a loro, che risaltano sul colore violaceo che il cielo assume in questo momento della giornata. È il crepuscolo: presto il paesaggio di fronte a loro si tingerà di nero, e sarà sovrastato da una possente luna piena, a rischiarare il buio di quei luoghi normalmente deserti. Lei e Sam stanno seduti sui gradini di quel piccolo portico in legno, tra piedi che picchiettano nervosamente per terra e lunghi sospiri, che servono a scaricare la tensione. Entrambi hanno le teste affollate dai pensieri più disparati, ma rimangono per lo più in silenzio, ad osservare il cielo che cambia dinnanzi a loro; Malia, dal suo canto, sente l'ansia dentro di sé montare sempre di più, man mano che la luce della giornata si disperde.
    Alle proprie spalle sente dei rumori di sottofondo. Dentro la piccola casetta in legno, sull'uscio della quale i due si sono fermati, c'è suo padre, che dal momento in cui sono arrivati lì non ha fatto altro che misurare il salottino del piano terra a grandi passi, senza mai fermarsi. Come se avesse voluto scavare una buca proprio lì, nel pavimento, con la sola usura provocata dai suoi piedi. E non è difficile, anche in quei semplici gesti, leggere la tensione e la paura dell'uomo, che tuttavia ha fatto di tutto per occultarlo.
    « Penso che da qui nessuno sentirà nulla » commenta la mora, tra sé e sé, ripetendo un'ovvietà già constatata negli ultimi giorni, al solo scopo di smettere di udire, anche solo per qualche istante, i passi nervosi alle sue spalle. Hanno scelto quel luogo apposta: si tratta di una piccola casa abbandonata, immersa nella foresta inesplorata, ben lontana da qualunque centro abitato.
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    Il luogo perfetto per una trasformazione. Sia perché le eventuali urla di dolore sarebbero assorbite dal bosco circostante, sia perché il ricordo traumatico sarà intrappolato lì per sempre, in un luogo lontano dalla loro quotidianità. Impossibile da rivivere per caso. E in fin dei conti non è da sottovalutare la lontananza da tutti i luoghi in cui due ricercati come loro potrebbero essere catturati dalle autorità o dai Ghermidori.
    Hanno pensato, fondamentalmente, a tutto: alle medicine da usare per curare la ferita, all'orario in cui agire, alle precauzioni da prendere, in termini di Pozione Polisucco e scorte di Antilupo. Da giorni studiano l'iter di questa serata, proprio affinché ogni cosa vada per il verso giusto, perché un solo errore potrebbe costare a Robert Stone troppo. E per quanto si siano impegnati a definire ogni dettaglio, ci sono ancora un'infinità di cose che potrebbero andare male, nella mente di Malia, e nessuna di queste potrebbe dipendere da loro. Non tutti i babbani sono in grado di sopravvivere al morso di un lupo mannaro. Una tra le tante.
    Hanno pensato a tutto, è vero, ma non hanno affrontato nel modo più completo, probabilmente, l'aspetto emotivo della questione. Si sono soffermati sulle cose più tecniche e pratiche, quasi a voler evitare anche solo il pensiero della possibilità di fallimento. Lei, sull'opzione del "E se dovesse andare male?" ha evitato con tutta se stessa di soffermarsi, semplicemente perché deve andare bene: perché non ci saranno altre opportunità, dopo questa, perché i babbani stanno morendo uno dopo l'altro e, se esiste una chance di non perdere suo padre, è proprio questa.
    Ad un tratto prende un profondo respiro, per poi allungare una mano, fino a intrecciare le dita con quelle del ragazzo, che le sta accanto. Fa una leggera pressione, e stringe la sua mano un po' di più. Si morsica il labbro inferiore, nervosamente, per poi spostare lo sguardo dalla foresta al volto di lui. « Lo so che non ti ho chiesto una cosa facile » pronuncia, con un fil di voce, dopo l'ennesimo sospiro. Non l'avrei mai fatto se non avessi più avuto alternative. All'improvviso sente di doverglielo fare presente, perché è consapevole delle difficoltà che spesso Sam incontra nel convivere con la propria natura, e sa perfettamente che essere obbligati a trasmetterla a qualcun altro è una punizione abbastanza crudele. Accarezza il dorso della sua mano, con delicatezza, per poi tornare a guardarlo negli occhi chiari. « Gli stai salvando la vita. » E questo ha bisogno di sottolinearlo, anche se è una cosa scontata, anche adesso, a breve dal momento in cui la luna piena apparirà sulle loro teste. « Lo stai salvando. Promettimi che di questo ti ricordi, questa notte. » Perché è facile dimenticare, facile farsi divorare dai sensi di colpa e dalle insicurezze. È fin troppo facile, sotto il chiaro di luna, guardare il proprio riflesso e vedere un mostro che non esiste.
     
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    « Stasera fa più freddo. » Annuisce, Sam, mentre continua ad abbracciarsi le gambe. Guarda la foresta che è silenziosa, come suo solito e per un attimo gli sembra che è tutto okay. Sono in mezzo al nulla, una piccola fuga dalla cruda realtà che ormai è diventato il loro pane quotidiano. Una fuga romantica, insieme a niente di meno che Robert Stone, il padre di Malia. Lo sente muoversi all'interno della casa, probabilmente ancora preoccupato e sicuramente in ansia all'idea di ciò che stanno per fare. Prima Malia, poi lui, hanno cercato di renderla più semplice a quell'uomo che aveva dovuto fare i conti con un mondo magico che non aveva mai potuto veramente vedere, se non attraverso gli occhi di sua figlia, colei che quella magia, nella sua vita, gliel'aveva servita su un piatto d'argento. Quella stessa figlia che aveva deciso di salvarlo nell'unico modo che le era venuto in mente, l'unico possibile da seguire, arrivati a quel punto dove ormai i babbani muoiono come falene con la luce. Le lancia un'occhiata, Sam, prima di sorridere nel passarle un braccio intorno alle spalle. La stringe a sé, a quel corpo che, per forza di cose, ha acquistato una temperatura più calda, grazie alla "febbre da luna piena", e cerca di infondergliela tutta, sfregandole un braccio con la mano. « Un po' meglio? » Le domanda, per poi osservare la mano di lei che si allunga verso la sua. La stringe stretta e allora alza lo sguardo, per incontrare quello color pece di lei. « Lo so che non ti ho chiesto una cosa facile » Data la stanchezza che l'antilupo gli infonde, è certo che sia un miracolo il fatto che non si metta a piangere lì, all'istante. Il pensiero di trasmettere quella malattia a qualcun altro è una cosa con cui non è ancora sceso a patti. Non l'ha palesato alla mora, ma ha paura. Ha paura perché potrebbe uccidere il padre di Malia, non avendolo mai fatto prima di quel momento. Ha paura perché ha accettato di condannarlo ad una vita di sbalzi d'umore, di completa dipendenza dall'Antilupo, di reattività alla luna, di un totale dualismo che l'accompagnerà, nel bene e nel male, per tutta la vita. E sopra ogni cosa, ha paura che Malia un giorno possa svegliarsi e dargli la colpa per tutto questo. Ha paura che possa cambiare l'idea che lei si è fatto di lui, che possa vederlo con occhi diversi, se qualcosa andasse storto. E se morisse? Se non fossi in grado di farlo, senza ucciderlo? Sono tutti pallini fissi che l'accompagnano dal giorno che Malia gli ha chiesto di salvare suo padre. Ma se non è
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    di salvare una vita che si parla? Se è di togliere una vita? E se è di togliere la vita di chi ti sta più a cuore, Mals? Ma non gliene palesa nemmeno uno, perché conosce alla perfezione il suo modo di pensare e conosce anche la sua profonda paura per la razza a cui appartiene, che diventerà presto quella di suo padre. Ha deciso di tacere, annullando le sue paure, per rendere più importanti quelle di lei che, da tutto questo, ne uscirà sicuramente provata. « Gli stai salvando la vita. Lo stai salvando. Promettimi che di questo ti ricordi, questa notte. » Rimane in silenzio per quella che gli appare un'eternità, mentre il frusciare tra loro delle fronde degli alberi è solo il rumore che sentono le loro orecchie. Ma quelle parole sono le uniche parole giuste che Sam avrebbe voluto sentirsi dire. La guarda, di sottecchi, leggermente imbarazzato nel rivelarsi ancora una volta così vulnerabile e facile da colpire nella sua più grande debolezza: la sua natura. Le prende il volto tra le mani e lo avvicina a sé per poterla baciare. Il suo modo di dirle grazie, nonostante tutto. Poi sospira, fronte contro fronte. « Mi devi promettere una cosa. » Comincia, dubbioso. « Lo so che noi non ci facciamo promesse, siamo tipi un po' anticonformisti eccetera eccetera, ma ne ho bisogno questa volta. » Fa una smorfia, simile ad un sorriso, per poi allontanarsi quel che gli basta per scontrarsi con i suoi occhi. « Promettimi che non mi odierai. » Stringe leggermente la presa sulle sue guance, come a farle capire quanto sia importante per lui che lei gli faccia quella promessa. « Promettimi che, qualsiasi cosa succederà, proverai a non odiarmi. Devo sapere che proverai a farlo perché altrimenti non ce la faccio, non con il pensiero che un giorno mi vedrai diversamente. » Mentimi pure, se devi, ma ti prego promettimelo, ne ho bisogno. Deglutisce, prima di lanciare un'occhiata verso l'entrata della casa. Lo vede, Robert, al di là delle tende alla finestra. Continua a muoversi in tondo, come un'anima in pena. « Credo proprio che troveremo un fossato a terra, quando rientreremo. » Si concede una risata stanca, mentre comincia a percepire la sudorazione farglisi sempre più copiosa e fredda. Alza gli occhi al cielo. Il sole è tramontato e si sta facendo buio, sempre più velocemente. « Come procediamo? Insomma, ci ho rimuginato parecchio questi giorni. Preferisci che mi trasformo qua fuori, per evitargli la vista di cosa lo aspetterà? Ne ho parlato anche con lui che ovviamente si è detto felicissimo di vedermelo fare. E' una cosa di famiglia degli Stone essere dei cuor di leone, eh? » Coraggiosi fino all'inverosimile e dentro spaventati a morte. Le carezza una mano. « Oh, mi sono dimenticato di chiedergli dove vuole che..gli lasci il marchio. Credo sia gentile rispettare la sua volontà, dargli la possibilità di avere un po' di voce in causa, perlomeno. Sì insomma, magari non lo vuole in un punto visibile, come i tatuaggi vistosi, no? Un punto nascosto, perché magari se ne vergognerà, cioè, lo sai, non è una cosa ben vista nel mondo magico e forse è meglio sul polpaccio o sulla spalla. O su una coscia, magari, chi gliela va a guardare la coscia? E' fidanzato? Oddio, cioè, non intendevo dire, non volevo...okay, sto cominciando a blaterale..- perché sto leggermente dando di matto -..quindi ti prego, fermami! »

     
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    Quando Sam le porta un braccio intorno alle spalle e l'avvicina a sé, con l'intento di riscaldarla un poco, sorride silenziosamente, per poi stringersi di più al suo corpo. Non può fare a meno di notare la tensione di lui, nei muscoli e nel volto, che pare dai lineamenti più duri, l'aria più corrucciata e assorta nei propri pensieri. Quando lei parla, si accorge con facilità del suo cambio d'espressione, e non è difficile leggere la vulnerabilità nei suoi occhi. L'ha capito, Malia, anche se non ne hanno mai parlato davvero in fondo, come forse avrebbero dovuto: che questa sera, per Sam, assume un determinato peso, che non è ancora davvero sceso a patti con la sua natura e che utilizzarla, alla fine, per trasformare un'altra persona, a cui trasferire la sua maledizione, è davvero la cosa più difficile che lei potesse chiedergli. E un po' si sente in colpa, per avergli messo sulle spalle questo fardello, il cui peso è certa lui avvertirà istante dopo istante, senza dimenticarsene, perché è fatto così; le dispiace e vorrebbe davvero che esistesse un'alternativa a questa soluzione crudele per tutti: per suo padre, che sarà costretto a fare i conti con una nuova natura, crudele e difficile da gestire, per il resto della sua vita; per Sam, perché si concentra sempre troppo sul male che potrebbe arrecare, piuttosto che ricordarsi degli aspetti positivi; e per sé stessa, che vedrà entrambi soffrire, pure se per due motivi diversi.
    La reazione di Sam, che prende il suo viso tra le mani per baciarla dolcemente, la coglie quasi di sorpresa. Riesce ad avvertire la tensione e l'insicurezza perfino in quel bacio, mentre stringe le dita intorno alla stoffa della sua maglietta, per attirarlo di più a sé. « Mi devi promettere una cosa. Lo so che noi non ci facciamo promesse, siamo tipi un po' anticonformisti eccetera eccetera, ma ne ho bisogno questa volta. » Aggrotta le sopracciglia, di fronte a quelle parole, chiaramente confusa, ma si ritrova ad annuire impercettibilmente, mentre lui stacca la fronte da quella di lei e incontra i suoi occhi verdi. Gli rivolge un sorriso incoraggiante, nel notare la sua espressione incerta, mentre porta una mano ad accarezzare il dorso di quella di lui, che rimane ferma saldamente sulla sua guancia. « Promettimi che non mi odierai. Promettimi che, qualsiasi cosa succederà, proverai a non odiarmi. Devo sapere che proverai a farlo perché altrimenti non ce la faccio, non con il pensiero che un giorno mi vedrai diversamente. » Aggrotta la fronte, stupita da una tale richiesta, per poi prendere le mani di lui tra le proprie, così da allontanarle dal proprio viso. Si mordicchia il labbro inferiore, quasi nervosamente, mentre stringe forte le sue mani, più che può, quasi a farsi male da sola per quella stretta tanto forte; della quale lui, però, non può avvertirne il dolore. Tuttavia per un istante le piacerebbe che fosse in grado sentirla, quella stretta così salda da far male, che potesse anche lui sussultare per la foga e l'energia di quel sentimento.
    « Che cazzo stai dicendo » E si sa che lei è fatta così, Malia, che non è particolarmente brava in questi momenti, che non sa mai da dove iniziare. In questi casi vorrebbe tanto essere come Olympia, far uscire dalla sua bocca parole belle e musicali, romantiche come quelle che si sentono nei film, poetiche come le canzoni d'amore che fanno sognare. E invece la prima cosa che le esce dalla bocca, quando arriva il momento, è una parolaccia. Poco male. Eppure questo è ciò che si ritrova a pensare, spontaneamente, non appena sente le parole di Sam. Promettimi che, qualsiasi cosa succederà, proverai a non odiarmi. E tutto ciò, nella sua testa, è semplicemente impossibile. Come un'equazione che non torna. Continua a stringere le mani di lui, mentre lo guarda negli occhi. « Tu non devi nemmeno... non devi nemmeno azzardarti a pensarle, queste cose. Nemmeno per scherzo. Allora adesso devi ascoltarmi bene tu. » Una mano sale a posarsi delicatamente sulla sua guancia, per poi passare ad accarezzare i suoi capelli corti, mentre il suo sguardo pare addolcirsi un poco. In sottofondo, riesce a sentire ancora i passi concitati di suo padre, ma chiude gli occhi per un attimo e si sforza di non pensarci. Di spostare quel pensiero e quelle preoccupazioni in un angolino del cervello, solo per riprenderle più tardi. « Io non potrei mai odiarti, Sam. » Gli sorride, quasi ironicamente di fronte a quel pensiero che le pare tanto assurdo. Ci ho provato per anni ad odiarti e non ce l'ho fatta, pensi che ci riuscirò adesso? « Io non credo che tu ti sia reso veramente conto di quanto sei importante per me. Di quanto mi fa schifo la prospettiva di non averti accanto. Di quanto ti sono grata per quello che stai facendo stasera, e per quello che continui a fare per me. E di quanto ti amo, porca puttana, anche quando mi fai incazzare, quando mi batti a Quidditch e pure quando mi cucini gli hamburger crudi. E vorrei... non so, vorrei stare qua a farti un elenco super romantico di tutti i motivi per cui mi hai fatta innamorare, ma la verità è che non esiste una ragione specifica. » Si è accorta, col tempo, che quello che prova non è il risultato di una sommatoria, non c'è niente che si aggiunge gradualmente: impossibile identificarne tutti gli addendi con precisione, perché certe cose sono semplicemente ineffabili. Riprende ad accarezzargli la guancia, mentre l'altra mano la tiene salda in quella di lui. « Ti amo quando vomiti quella roba nera schifosa. E ti amo con la luna piena, Sam, accidenti. Anche sotto quella pelliccia nera, sei la cosa più preziosa, per me. » L'unica cosa da proteggere. Gli sorride, con fare incoraggiante, per poi lasciargli un veloce bacio sulle labbra. « Ascoltami bene: noi due faremo del nostro meglio questa sera, insieme, e poi... andrà come andrà. » La voce le trema leggermente, nel pronunciare quelle ultime parole. « Comunque vada, ti prometto che non cambierà nulla. Non riuscirei ad odiarti, neanche volendo. »

    « Credo proprio che troveremo un fossato a terra, quando rientreremo. » Sorride leggermente, Malia, prima di voltarsi un istante alle proprie spalle, e cogliere di sfuggita il profilo di suo padre, che non sembra darsi pace. Nessuno di loro è tranquillo, in quella serata, è chiaro, ma la parte più ardua è toccata senza dubbio a lui, che non sa minimamente cosa aspettarsi dal futuro, per quanto abbiano provato a prepararlo. « Come procediamo? Insomma, ci ho rimuginato parecchio questi giorni. Preferisci che mi trasformo qua fuori, per evitargli la vista di cosa lo aspetterà? Ne ho parlato anche con lui che ovviamente si è detto felicissimo di vedermelo fare. E' una cosa di famiglia degli Stone essere dei cuor di leone, eh? »
    Sorride e ammicca scherzosamente, nel cogliere lo sguardo di Sam. Niente di nuovo per lei. Sa bene che la sua spavalderia l'ha presa da suo padre. « Non per nulla siamo Grifondoro, no? O per lo meno, lo sarebbe stato anche lui se fosse venuto a Hogwarts. » Annuisce, convinta, per poi concentrarsi su questioni più urgenti, mentre la sua espressione si fa più seria. « Ma forse è meglio se ti trasformi qui fuori. Poi entro io con calma così ha il tempo di... prepararsi, ecco. » Annuisce, convinta. Le sembra la soluzione più sensata, e meno traumatica, ed è certa anche Sam concorderà con lei.
    « Oh, mi sono dimenticato di chiedergli dove vuole che..gli lasci il marchio. Credo sia gentile rispettare la sua volontà, dargli la possibilità di avere un po' di voce in causa, perlomeno. Sì insomma, magari non lo vuole in un punto visibile, come i tatuaggi vistosi, no? Un punto nascosto, perché magari se ne vergognerà, cioè, lo sai, non è una cosa ben vista nel mondo magico e forse è meglio sul polpaccio o sulla spalla. O su una coscia, magari, chi gliela va a guardare la coscia? E' fidanzato? Oddio, cioè, non intendevo dire, non volevo...okay, sto cominciando a blaterale... quindi ti prego, fermami! » Sorride, intenerita da quella sua improvvisa parlantina, chiaramente dettata dal nervosismo e dalla tensione dell'avvicinarsi della luna piena. Si allunga per lasciargli un bacio leggero sulla guancia, nel tentativo di tranquillizzarlo. Anche lei è abbastanza in agitazione, ma si sforza di non darlo
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    troppo a vedere, anche per non caricarlo troppo di preoccupazioni o di ansie appena prima della trasformazione.
    « Nessuna ragazza. Cioè, ne aveva una fino a qualche mese fa, ma poi si sono lasciati non mi ricordo per quale motivo. » Si stringe nelle spalle « Comunque sì, beh, ne ho parlato con lui poco fa e anche lui preferirebbe un posto poco in vista, che non possa essere scoperto casualmente, ecco. Quindi pensavamo che una chiappa sarebbe perfetta. » Pronuncia quelle parole con estrema serietà, lo sguardo fisso da un’altra parte e l’espressione decisa. Attende qualche istante in silenzio, il tempo perfetto per spiare di sottecchi la reazione di lui e godersela a pieno, prima di scoppiare a ridere divertita. « Scherzo, dai. Va benissimo una gamba, così resta coperto. Adesso ripassiamo: tu lo mordi, e io applico subito il dittamo sulla ferita. E se è necessario, ci metto anche l'argento il polvere come ha detto Tris. » Sospira, profondamente, l'agitazione che comincia a diventare evidente man mano che l'ora X si avvicina. Il cielo si fa sempre più buio, ed è questione di non più di una mezz'oretta perché appaiano le stelle. Prende un profondo respiro. « Stavo pensando che... Forse sarebbe meglio che non fosse cosciente sul momento. Dici che dovrei schiantarlo, Sam? Così non sente né vede niente. Cioè, probabilmente si sveglierà poi per il dolore, ma almeno non si ricorderà il momento in cui, ecco... » Sospira, per poi scuotere di nuovo la testa. « No, lo Schiantesimo è troppo pericoloso, vero? Oppure... oppure ho portato una boccetta di Distillato di Morte Vivente. Magari gli diamo quella? » O magari sbagli e lo uccidi così. Sbuffa. « Non lo so... Sono confusa. »
     
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    « Che cazzo stai dicendo » Sta ancora guardando le loro mani intrecciate, quando lei se ne esce così ed è costretto ad alzare lo sguardo, per incontrare gli occhi castani di lei. Un’espressione confusa si dipinge sul suo viso, mentre le sopracciglia si aggrottano e le mani si liberano appena da quelle di lei. Che ho detto di sbagliato ora? pensa, inebetito. « Tu non devi nemmeno... non devi nemmeno azzardarti a pensarle, queste cose. Nemmeno per scherzo. Allora adesso devi ascoltarmi bene tu. » La guarda e attende, con su quell’esplicito cipiglio che sembra volerla invitare a continuare. Uno sguardo che si addolcisce, di pari passo a quello di lei, quando prende a carezzarlo con una tenerezza senza pari. « Io non potrei mai odiarti, Sam. » E’ un bel pensiero, quello del mai. Per molto tempo, dopo la questione “bagno dei Prefetti” e la sua visitina segreta con Freddie Weasley spifferata direttamente alle orecchie interessate di Amunet Carrow, Sam aveva creduto che lei fosse arrivato ad odiarlo, che lo potesse fare davvero, perché lui al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Si era comportato come un vero coglione, come un vigliacco per non riconoscere a se stesso ciò che effettivamente cercava di nascondersi, con tutte le forze. Eppure eccola lì, pronta a ribadirgli, ancora una volta, che non può odiarlo e che non l'ha mai fatto, nemmeno quando avrebbe potuto e dovuto. Storce le labbra, in una smorfia che ricorda un sorriso imbarazzato di fronte a quel suo rivangare mentale che fa riaffiorare memorie poco piacevoli. « Non lo puoi sapere. Tu non sai, lo sto per trasformare nella cosa di cui tu più hai paura..» Per quanto faccia male quel pensiero, Sam sa perfettamente di incorporare la sua più grande paura, quella in cui, è pronto anche a scommetterci, si trasformerebbe un Molliccio, se solo se lo trovasse davanti. E' un qualcosa con la quale è sceso a patti, forzatamente, la sua natura, ma non è altrettanto certo che Malia possa fare lo stesso. Può dire che le sta bene quando si tratta di lui, un ragazzo che è entrato nella sua vita come una cometa e con altrettanta casualità potrebbe uscirne. Ma potrà dire lo stesso di suo padre? Della persona a cui lei più tiene al mondo? Lui che l'ha cresciuta da solo, senza una figura materna e che aveva fatto da entrambi per lei? « Non lo sto salvando soltanto. Lo sto maledicendo allo stesso tempo. E se un giorno non lo riconoscessi più? Siamo una razza imprevedibile, lo dicono tutti, non c'è da fidarsi dei lupi mannari. » Senza l'Antilupo, siamo dei mostri assetati di sangue e vendetta. E' il marchio di Caino a guidare i nostri istinti. Deglutisce, guardando altrove, mentre si porta una mano alla fronte, lì dove si è andata formando una patina. Comincia a sudare e lo sa bene il perché: la trasformazione è prossima e deve sbrigarsi. « Io..voglio soltanto che hai ben chiara la situazione. Me ne voglio accertare ancora una volta, sì, perché è una cosa che non potrei sopportare, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo tutti i passi avanti che abbiamo fatto. Lo farei comunque, perché è meglio essere maledetto che morto, ma non voglio che si sgretoli tutto di nuovo, tra le mie mani. » Non posso sopportarlo, non con te. Si morde il labbro, buttando fuori l'aria dal naso, prima che sia lei a tagliare corto e prendere le redini di quel discorso. « Io non credo che tu ti sia reso veramente conto di quanto sei importante per me. Di quanto mi fa schifo la prospettiva di non averti accanto. Di quanto ti sono grata per quello che stai facendo stasera, e per quello che continui a fare per me. E di quanto ti amo, porca puttana, anche quando mi fai incazzare, quando mi batti a Quidditch e pure quando mi cucini gli hamburger crudi. E vorrei... non so, vorrei stare qua a farti un elenco super romantico di tutti i motivi per cui mi hai fatta innamorare, ma la verità è che non esiste una ragione specifica. » La guarda, sbattendo le palpebre un paio di volte, tentando, miseramente, di tenere una certa faccia da poker. Perché gli ha detto che lo ama. L'ha detto esplicitamente. Non sono più soltanto i fatti ad urlarglielo, ma è lei questa volta a dirglielo, con la solita inaspettata spigliatezza che l'ha sempre caratterizzata. Ed è un pensiero fisso che l'ha accompagnato, dal giorno in cui hanno deciso di andare a vivere insieme, sì, insieme a Rudy e Olympia, è vero, ma è comunque con lei che dorme ogni notte, è con lei che divide i cassetti dell'armadio, il bagno e il letto. E' con lei che si sveglia, è con lei che passa la maggior parte della sua giornata. E' un qualcosa di grande, davvero di grosso considerato che ha da poco fatto vent'anni. Ho solo vent'anni, cazzo. E ho rischiato di morire più volte di quanto una persona normale dovrebbe farlo in una vita intera. Davvero mi fa paura un ti amo? Gli fa paura, sì, tanto. E potrebbe attribuire questa sua paura al fatto di non aver avuto una madre al suo fianco, nella crescita. Potrebbe attribuirlo al fatto che l'unica altra volta che se l'è sentito dire, poi è andato tutto a puttane, tremendamente e nel peggiore dei modi possibili. Forse non sono fatto per certe cose. Si dice. Non saresti andato a vivere con lei, allora. Aggiunge mentalmente, mentre rimane lì, come un cretino, a guardarla, con quel suo sguardo perso e spaventato, come un animale indifeso che si spinge in un angolino della sua gabbia, per paura di essere toccato. « Ti amo quando vomiti quella roba nera schifosa. E ti amo con la luna piena, Sam, accidenti. Anche sotto quella pelliccia nera, sei la cosa più preziosa, per me. » Respira a fondo, mentre si sente dentro un'improvvisa ondata di lacrime che non devono uscire, per nessuna ragione logica al mondo. Ma quelle sono le parole. Le parole che si sarebbe voluto sentire da tutta una vita. Le parole che avrebbe tanto voluto sentirsi dire da sua madre. Le parole giuste in quel momento. Le parole che riescono a cambiare tutto, in un battito di ciglia. Perché lei lo ama, che sia il Sam coglione, il Sam sin eater o il Sam lupo mannaro. Lo ama così, com'è. Ricambia perciò il bacio, ancora intontito e annuisce a qualsiasi altra affermazione, senza aggiungere altro. Perché ci sono cose più urgenti, in quel momento, come Robert che scalpita da dentro il salotto della casa. « Non per nulla siamo Grifondoro, no? O per lo meno, lo sarebbe stato anche lui se fosse venuto a Hogwarts. Ma forse è meglio se ti trasformi qui fuori. Poi entro io con calma così ha il tempo di... prepararsi, ecco. » Annuisce con la testa, completamente d'accordo. Avrà tutto il tempo di abituarsi alla trasformazione, quando toccherà a lui. Non ha bisogno di vedere l'orrore che si prova, non mentre la sua vita sta per cambiare radicalmente. « Un passo alla volta, è sensato. » Concorda. « Comunque sì, beh, ne ho parlato con lui poco fa e anche lui preferirebbe un posto poco in vista, che non possa essere scoperto casualmente, ecco. Quindi pensavamo che una chiappa sarebbe perfetta. » Scoppia a ridere, con lei, sapendo che è uno scherzo, ma ai suoi occhi compare come un'immagine davvero divertente. « Beh, che ne sai, magari a lui piace farsi mordere sul sedere. A differenza di qualcun altro. » Le fa l'occhiolino, prima di tornare immediatamente serio. « Scherzo, dai. Va benissimo una gamba, così resta coperto. Adesso ripassiamo: tu lo mordi, e io applico subito il dittamo sulla ferita. E se è necessario, ci metto anche l'argento il polvere come ha detto Tris. » Ancora una volta si ritrova ad annuire. « Spero non ci sia bisogno dell'argento, se la trasformazione è dolorosa, non hai idea di cosa sia quella dannata polvere. » Al solo pensiero di come suo padre gli aveva curato il suo morso, ai tempi, riesce a fargli venire i brividi anche in quell'istante. Ma non è del tutto colpa sua. Il sole è completamente calato e la pelle d'oca prende il sopravvento sulle sue braccia, costringendolo a sfregarsele con forza. Non sente freddo, no, è impossibile. Eppure ha bisogno di darsi conforto, come può. « Stavo pensando che... Forse sarebbe meglio che non fosse cosciente sul momento. Dici che dovrei schiantarlo, Sam? Così non sente né vede niente. Cioè, probabilmente si sveglierà poi per il dolore, ma almeno non si ricorderà il momento in cui, ecco...No, lo Schiantesimo è troppo pericoloso, vero? Oppure... oppure ho portato una boccetta di Distillato di Morte Vivente. Magari gli diamo quella? Non lo so... Sono confusa. » Scuote la testa, portandosi in piedi, incapace di rimanere fermo. Pensa, pensa. Insomma, decisamente non il suo forte. « Personalmente, se mi fosse stata data possibilità, avrei preferito essere sedato. » Ma la mia è un'altra storia. E non una bella. « Ma per lui potrebbe essere meno traumatica, per quanto discordi come aggettivo, lo so. Ma sa a cosa va incontro, non credo abbia capito bene la quantità di dolore, ma sarò delicato. Non scapperà via da un lupo mannaro allo sbaraglio, ma sarà un lupo cosciente a farlo, dentro una casetta di legno calda e accogliente, al fianco della figlia. Cercherò di fargli meno male possibile e avrò sempre il suo polso a portata di mano. Con la pozione..non vorrei che facessi casini che non devo assolutamente fare. » Si stringe nelle spalle, con gli occhi fissi al cielo, quasi trepidanti all'idea che finalmente quell'attesa avrà fine. « Devi comunque decidere tu, se chiediamo a lui, è certo che farà il gradasso Grifondoro. » Si volta allora a guardarla, con un sorriso che si fa man mano sempre più malizioso, fin quando non apre bocca. « E a proposito di gradassate da Grifondoro, vorrei tornare indietro, giusto due secondi. » Si umetta il labbro inferiore con la punta della lingua. « Quindi è così? Tu mi ami? Davvero? » Ha su quella sua solita faccia da schiaffi, strafottente come non mai. « Malia Stone che dopo anni, finalmente, scende a patti con questo profondo e grande sentimento. Ce n'è voluto da Clay eh, ma ci siamo arrivati. Son conquiste. » Le fa l'occhiolino, prima di scorgere il primo spicchio di luna fare capolino, tra le stelle. E quindi deve affrettarsi.
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    « Beh, grazie. » Si avvicina di un passo, poi di un altro, per poi offrirle una mano per alzarsi a sua volta. La guarda negli occhi e le sorride, seppur dentro di sé abbia una paura marcia. Ed è possibile scorgerlo dal leggero tremolio delle sue mani che si chiudono intorno ai fianchi di lei. « E' per la trasformazione imminente.. » Prova a giustificarsi, con una risata imbarazzata che si confonde tra i mugolii che cominciano a prenderlo. Arriccia il naso, scrollando il capo, per poi tornare a guardarla, riottenuto un po' di estremo controllo. « Ho una paura fottuta, lo sai vero? » Confessa. « E non per tuo padre, sei riuscita a farla slittare al secondo piano, quella. » Deglutisce, mentre stringe i pugni, sentendo la bestia reclamarlo. « Ma perché mi fa paura tutto questo. E' così grande e tanto e prezioso da farmi avere il terrore che un giorno se ne andrà, lasciando un buco incolmabile al quale non credo riuscirei a rassegnarmi. » E' successo tante volte. Annuisce. Ma magari questa volta è diverso? Strofina il naso contro la sua guancia, stringendola a sé in quegli ultimi attimi da umano, per poi allungarsi verso il suo orecchio. « Per quanto possa valere, anche io. E anche da un bel po'. E anche un bel po'. Ma magari ne riparliamo meglio in separata sede, quando non sembrerà un ultimo saluto. Vedi di esserci, dopo. » La bacia ancora una volta, per poi staccarsi, quando sente le forze venirgli meno. Un rantolo sommesso si alza dal suo petto e deglutisce a fatica, mentre tenta di sorriderle. « Com'è che dicono i babbani? In bocca al lupo? Mi sembra piuttosto appropriato. » E così dicendo, si lascia andare, non resiste più all'istinto. Le ossa si rompono, una dopo l'altra, mentre il dolore lo fa digrignare i denti. Si costringe a farsi forza, per non urlare e spaventare il padre di Malia, ma è quasi insopportabile. Tutte le volte pensa che la prossima volta sarà meglio, ma no, non è mai così. E' sempre una fitta continua e dolorosa, che fa un male cane, mentre la dentatura ferina fa capolino, il muso si allunga e fuoriesce la pelliccia nera come la notte che ormai è calata. Dura ancora qualche altro istante, quell'acuto dolore, prima di acquietarsi una volta che la trasformazione è completata. E lui si è connesso nuovamente con tutto ciò che ha intorno: odori, rumori, colori. Percepisce il ritmo accelerato del cuore di Robert che va di pari passo con quello di Malia. Sente l'odore del sangue di entrambi, ribollente nelle loro vene. Ed è dopo aver risposto all'istinto di ululare a quella luna che lo tiene legato a sé, a doppio filo, che si avvicina a lei. Prende le misure, lentamente, cosciente di quanto possa farle paura. Lo fa piano, con una lentezza fuori dal comune, mentre avvicina il muso al dorso della sua mano. Le si struscia contro, uggiolando quasi in maniera umana. Sono qui. Quando ti senti pronta, sono con te.


    Edited by [dark phoenix] - 17/8/2018, 02:16
     
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    Tu non sai, lo sto per trasformare nella cosa di cui tu più hai paura... Sam lo sa. In fin dei conti, l'ha sempre saputo. Certi discorsi avuti con lui anche prima della trasformazione sono difficili da dimenticare, né tantomeno una smentita di Malia può cancellare tutto quanto. Ha sempre avuto il terrore dei lupi mannari, totalmente giustificata, certo, dato l'evento traumatico vissuto anni prima, ma pur sempre una paura paralizzante. E mentre il ragazzo mette alla luce del sole i propri timori, Malia fa per ribattere, sottolineare che le cose non stanno come dice lui: eppure nel farlo le parole le muoiono in gola, perché realizza in quell'istante che smentire quella verità equivarrebbe semplicemente a prenderlo in giro, e non è questo che vuole fare, per quanto possa essere forte il desiderio di farlo stare bene con se stesso. Non se la sente di mentirgli, semplicemente perché sa che capirebbe l'inganno, è sempre stato fin troppo sveglio e attento per non cogliere questo genere di cose: e allora questa sua condotta non gioverebbe a nessuno dei due.
    Malia detesta i lupi mannari, allo stesso modo di qualunque persona sana di mente: sono pericolosi, non particolarmente belli a vedersi, e per di più in grado delle peggiori atrocità, se fuori controllo. Non c'è niente di loro che possa essere salvato. Ciò nonostante - e s'impegna a far presente questo a lui, ovvero la parte più importante del ragionamento - ama Sam nonostante la terribile maledizione che gli è stata inflitta. Ed è convinta che sarà lo stesso con suo padre, perché certe cose non possono semplicemente essere manipolate da fattori esterni. L'affetto per qualcuno non può essere manipolato da ciò che gli capita. Per questo motivo, per fargli capire che niente potrà mai farle cambiare idea, si ritrova a pronunciare in modo tanto spontaneo quelle due parole, dalle quali entrambi sembravano voler fuggire, ancora per un po'.
    « Beh, che ne sai, magari a lui piace farsi mordere sul sedere. A differenza di qualcun altro. » Spalanca gli occhi, l'espressione scioccata, mentre un piccolo sorriso si allarga sulle sue labbra. Solleva l'indice verso di lui, con fare severo, e fa per replicare, ma quando apre la bocca decide di tacere; scuote leggermente la testa, capendo che questo non è il luogo né il momento per intavolare un discorso su quella linea. Ascolta, piuttosto, i suoi consigli tecnici su come svolgere la cosa, annuendo di tanto in tanto, il viso corrucciato. Queste cose la confondono non poco, oltre che a far montare sempre di più l'ansia addosso. Annota mentalmente che la polvere d'argento è dolorosa, e poi si morde il labbro inferiore, emettendo un sospiro stanco, mentre cerca di ponderare il da farsi, ovvero se sedare o meno suo padre. Capisce alla perfezione il discorso di Sam, e si rende conto che probabilmente Robert vorrebbe vivere quel momento nel massimo della lucidità e della consapevolezza, eppure lei, da figlia, vuole evitargli quanto più dolore possibile. « Devi comunque decidere tu, se chiediamo a lui, è certo che farà il gradasso Grifondoro. »
    Annuisce, confermando mentalmente quella teoria. Sam non conosce i modi di fare di Robert, ma conosce bene il carattere di Malia, che è pressoché uguale a quello del padre. E quando si tratta di fare i duri, ad ogni costo, evitando qualsiasi aiuto o agevolazione, per paura di apparire troppo deboli, gli Stone sono fin troppo testardi. E gradassi, appunto. Annuisce tra sé e sé, nel prendere istintivamente quella decisione. « Gli darò la pozione. Non voglio che si ricordi niente di questa notte. È già abbastanza traumatico quello che lo aspetta. » Sospira, mentre lo sguardo si perde tra gli alberi della foresta, di fronte a sé. Il sole nel frattempo è sparito del tutto dietro l'orizzonte già da svariati minuti, e nel cielo bluastro adesso è possibile vedere qualche stella. Manca poco.
    « E a proposito di gradassate da Grifondoro, vorrei tornare indietro, giusto due secondi. Quindi è così? Tu mi ami? Davvero? » Inarca entrambe le sopracciglia mentre solleva lo sguardo verso di lui e lo guarda dal basso, divertita, con indosso quel sorriso affettato che si può vedere anche sulle labbra di lui. Poi aggrotta le sopracciglia, fingendo un'espressione confusa, e schiudendo le labbra con aria sorpresa.
    « Mhm, non so, mi sa che hai sentito male, Scamander » scherza, aggrottando le sopracciglia, senza tuttavia riuscire a cancellare dal proprio viso quel sorrisino malizioso. Non pensava di dirlo tanto presto, semplicemente perché entrambi hanno sempre cercato di rendere il corso di quella loro storia il più lento possibile, cercando di fare le cose per gradi senza strafare, proprio perché tutti e due consapevoli del carattere difficile che condividono. E Malia l'ha pensato altre volte, di amarlo, forse anche prima che potesse dirsi legittimo. Questa, tuttavia, è la prima volta che sente il bisogno di pronunciare quelle parole ad alta voce, e fargli sapere che cosa le passa per la testa. È uscito fuori come un singhiozzo, quasi impossibile da trattenere.
    « Malia Stone che dopo anni, finalmente, scende a patti con questo profondo e grande sentimento. Ce n'è voluto da Clay eh, ma ci siamo arrivati. Son conquiste. » Inarca un sopracciglio, mentre sostiene il suo sguardo, ancora seduta sui gradini di quel portico. Scoppia a ridere divertita, allora, mentre si abbraccia le ginocchia, avvicinandole al petto.
    « Cioè, mi stai veramente prendendo per il culo per questa cosa, qui e ora. Sei allucinante. »
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    Ridacchia, mentre scuote la testa, con finto fare incredulo. Ma forse questa è la parte che le piace di più del loro modo di essere: il saper sdrammatizzare e rendere ogni cosa divertente, come una barzelletta, nonostante tutto. Strapparsi una risata vicendevolmente anche nei momenti peggiori. « Sappi che me ne ricorderò, la prossima volta che avrai bisogno di rassicurazioni. E tanto per la cronaca, Clay sarebbe stato più gentile di fronte ad una dichiarazione così bella. » Quell'ultima frase la pronuncia con un tono cantilenante, un po' da bambina capricciosa, per poi concludere il tutto con una smorfia e una linguaccia nella sua direzione. « Beh, prego » si ritrova a dire, pochi istanti più tardi, per rispondere al suo ringraziamento, nel frasi aiutare da lui a rimettersi in piedi. Nota subito le sue mani tremolanti, per via della luna che comincia già a farsi vedere, e gli rivolge un sorriso incoraggiante, mentre gli accarezza piano le braccia muscolose, nel tentativo di calmarlo. « Ehi, va tutto bene » gli sussurra, a bassa voce, ma sa che questo tipo di tremore andrà solo a peggiorare, nei prossimi minuti.
    « Ho una paura fottuta, lo sai vero? E non per tuo padre, sei riuscita a farla slittare al secondo piano, quella. » Accenna ad un sorriso, un misto tra l'ironico e l'intenerito, mentre lo sguarda negli occhi. Per lo meno ti ho fatto distrarre, pensa. « Ma perché mi fa paura tutto questo. E' così grande e tanto e prezioso da farmi avere il terrore che un giorno se ne andrà, lasciando un buco incolmabile al quale non credo riuscirei a rassegnarmi. » Si morde il labbro inferiore, mentre continua a carezzargli le braccia, delicatamente. Sa esattamente come si sente. Tra le tante cose che lei e Sam hanno in comune, esiste questa paura costante del perdere ciò che hanno di bello. E Malia, in questo, non sa come rassicurarlo. Mentirebbe a se stessa e a lui se dicesse di essere convinta che il loro legame rimarrà immutato per sempre. Può garantirgli che non arriverà ad odiarlo, ma promettergli di amarlo per sempre? Resta allora in silenzio, a guardarlo, per poi stringersi ancora di più in quell'abbraccio. « Per quanto possa valere, anche io. E anche da un bel po'. E anche un bel po'. Ma magari ne riparliamo meglio in separata sede, quando non sembrerà un ultimo saluto. Vedi di esserci, dopo. » Nell'udire quelle parole, sussurrate al suo orecchio, sente qualcosa sciogliersi dentro di sé. L'ultima cosa a cui pensava, quando gli ha detto quelle parole, pochi istanti prima, era di ricevere una risposta da lui, né tanto meno la desiderava: eppure adesso sente qualcosa che si muove all'altezza dello stomaco, mentre si sente avvampare. Risponde a quel bacio, caratterizzato da un'insolita dolcezza, per poi sorridergli, una volta separati.
    « Wow. Mi sento come quando mi hai detto che avevo il culo più bello della scuola. » Una reazione genuina, in fin dei conti, visto che le farfalle nello stomaco e le guance arrossate ci sono adesso come allora, seppur per motivi diversi. Si concede questa ultima battuta di spirito, prima di allontanarsi di qualche passo per lasciarlo trasformare. Ha assistito ormai tante volte, eppure è sempre difficile guardare. Questa volta, poi, si ritrova a trattenere a fatica le lacrime nel notare il suo sforzo per fermare l'urlo di dolore che lo coglie. Rimane in silenzio, mordendosi il labbro inferiore, fino a quando davanti a sé non c'è più Sam, ma un grande lupo nero che le si affianca con una certa cautela. Gli accarezza la testa, sebbene un po' a disagio. E poi insieme fanno il loro ingresso nella piccola casa, per poi trovare suo padre nella camera da letto fatiscente, accomodato sul letto. Forse troppo stanco di camminare. Fissa il grande lupo, un misto di terrore e curiosità negli occhi, per poi incrociare quelli della figlia.
    « Come ti senti, papà? » gli chiede, andandogli accanto, per poi accarezzargli una spalla.
    « Bene. Sto bene. Sono pronto. » L'uomo annuisce, stringendo i pungi e rivolgendo un sorriso deciso alla ragazza, che ricambia, sebbene negli occhi si possa leggere una nota di tristezza. Coglie lo sguardo del lupo, allora, e per un istante le pare di vederlo sorridere. Sempre questi Grifondoro gradassi. « Vai ragazzo, fallo adesso. » L'uomo intima verso Sam, ma la Grifondoro solleva una mano, per indicargli di aspettare. Poi tira fuori una boccetta dalla propria borsa, e gliela mostra.
    « Devi prendere questo, prima. »
    Robert aggrotta le sopracciglia. « Cos'è? Ti ho già detto che non voglio essere sedato, Malia. »
    Lei deglutisce, poi scuote la testa. « È solo un antidolorifico. Serve per il morso » dice, con tutta la convinzione che ha in corpo, e alla fine lo convince a prenderlo. Attende qualche istante, e lo guarda perdere i sensi completamente, mentre una singola lacrima solitaria scende sulla sua guancia. Un po' a fatica, trascina il suo corpo verso la testiera del letto, per poi posizionarsi in ginocchio, accanto a lui. Solleva l'orlo dei suoi pantaloni, in modo da lasciare scoperta parte della gamba. Dopodiché, le basta una rapida occhiata d'intesa perché il grande lupo si avvicini, e chiuda le proprie fauci intorno alla gamba di Robert.

    Il peggio sembra passato. Ha applicato il dittamo ogni mezz'ora sulla ferita, l'ha coperto per bene, e adesso che anche gli spasmi sono finiti, finalmente, sente di potersi rilassare. Sono passate probabilmente un paio d'ore dal morso: Malia è rimasta accanto a suo padre tutto il tempo, tenendogli stretta la mano e medicando la ferita, quando necessario. Ora, che sembra dormire in modo quasi pacifico, la giovane tira un sospiro di sollievo, e solo in questo istante si ritrova a guardarsi intorno, per poi incontrare la figura del grande lupo nero, accasciato dall'altra parte della stanza, accanto alla finestra. Lancia un'ultima occhiata apprensiva a suo padre, prima di scendere dal letto e raggiungerlo, attenta a non fare troppo rumore, sebbene il pavimento di legno continui a scricchiolare sotto i suoi piedi. « Ehi. » Quando gli è vicino, gli accarezza delicatamente la testa, per poi sedersi esattamente davanti a lui, per terra, a gambe incrociate. Gli rivolge un mezzo sorriso. « Si sveglierà. Sono sicura che lo farà. » Lo dice con convinzione, un po' perché non riesce ad accettare il pensiero contrario, un po' perché tutto è andato alla perfezione, ed è impossibile che il destino non voglia premiarli, quanto meno per l'ottima esecuzione del piano. Sembrava impossibile ma ce l'abbiamo fatta. Allunga il braccio, un po' timidamente, per accarezzargli il pelo dietro ad un orecchio. Non è ancora brava a rapportarsi con lui nella sua forma ferina. Le prime volte non faceva altro che tremare, e non era in grado nemmeno di avvicinarsi, preferendo andare a dormire con Olympia e lasciarlo alla compagnia di Rudy. Poi ha capito che in questo modo non faceva che ferirlo, e ha cominciato a sforzarsi per sovrastare quella paura. Adesso, sebbene non sia ancora completamente a proprio agio, ha fatto degli enormi passi avanti. Lo guarda negli occhi, con aria pensierosa, per poi emettere un leggero sospiro. « Io non ho paura di te. » E nemmeno di noi. Sente di doverlo dire, ad alta voce, proprio in questo momento: quando lui la guarda con quegli occhi acquosi e attenti, le orecchie drizzate in aria. Sente che è l'unico momento in cui quelle parole avranno un senso. Solleva un angolo delle labbra, in un mezzo sorriso, mentre gli accarezza il lungo pelo scuro sul collo. « Anzi, guarda, ti bacerei anche, in questo momento, ma hai quella lingua ruvida e tutta bavosa... Quindi ecco aspettiamo domattina » sussurra, a mo’ di presa in giro, ridendo piano.







    Edited by on the edge‚ - 25/8/2018, 00:23
     
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