The only exception

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    Si liscia l'abito, per l'ennesima volta, guardandosi allo specchio, con negli occhi l'emozione che si mischia ad una sana agitazione. Respira profondamente, mentre sente la voce di Lizzie provenire da dietro la porta. La sente scalpitare, perché in fondo lei è "la ragazza dei fiori, colei che deve preparare il percorso della sposa, verso l'altare, quindi sono importantissima." Vorrebbe entrare, ne è cosciente, ma sua madre le sta appuntando l'ultimo punto luminoso di quella cascata che ha tra i capelli e da quando Ginny Weasley è entrata in quella stanza, non ha voluto distrazioni, né tanto meno il chiacchiericcio di sottofondo di una bambina agitatissima all'idea di avere un tale importante compito. Alla fine, sua madre finisce il suo lavoro, risistemandole i capelli ondulati sulle spalle nude e la vede portarsi una mano alla bocca, cercando di trattenere quelle lacrime silenziose di cui le si riempiono gli occhi. « Mamma ti prego, non cominciamo già da ora. » Scoppia a ridere, per cercare di camuffare quel pianto nervoso che potrebbe coglierla da un momento all'altro. « Hai ragione, devo tenerle per quando capirò che la mia unica bambina non sarà più in casa. E per quando lo capirà tuo padre. » L'abbraccia forte, di rimando, prima di rendersi conto della profondità di quelle parole. Da oggi cambia tutto. Si stacca dalla madre, con gli occhi sgranati, mentre comincia ad iperventilare, guardandosi intorno, spaventata a morte. « Oddio, che cosa sto facendo? » Si sventola con le mani, cominciando a fare su e giù per la stanza, con il vestito che spolvera ovunque. Guarda per qualche istante la madre, per poi respirare sempre più velocemente. E' allora che Ginny si sporge verso la porta secondaria di quella stanza che le ha messo a disposizione Tris, per chiamarle entrambe. E loro accorrono, mentre la rossa scuote la testa ripetutamente, continuando a blaterare senza senso, per poi squadrare le sue damigelle con sguardo vagamente accusatorio. « Ho compiuto diciotto anni a Maggio, perché nessuno mi ha fermato? » Chiede loro, lasciando che quell'onda, che sa essere tutta farina del sacco del suo disturbo, la travolga in pieno, lasciandola senza fiato. « Io non.. » ma è Malia a farsi avanti, prendendole le mani, per poi racchiuderle nelle proprie. « Olympia, guardami. Ora. » La rossa oppone resistenza per qualche istante, prima di fermare le proprie iridi smeraldine in quelle caramellate di lei. E lei le sorride e Olympia non può fare a meno di fare la stessa cosa, seppur gli occhi le si riempiano di lacrime. « Ricordi? Lo vuoi sposare. Me l'hai detto tu, un mese fa. E' quello che vuoi, non è così? » La ragazza rimane interdetta, per poi seguire lo sguardo della mora, fino ad arrivare a Tris. « Se non è più ciò che vuoi, andiamo. Noi siamo qua, ti faremo scappare in grande stile, con il cavallo, come in quel film con Richard Gere che mi hai fatto vedere l'altra sera. » Allora scoppia a ridere, Olympia, lasciando che il proprio sguardo si muova tra le due ragazze, prima di fare cenno anche a Tris di avvicinarsi. Le abbraccia forte, non riuscendo a trattenere una lacrima e un'altra ancora, che le rigano il volto. « Passare dal prepararsi insieme per un ballo, al prepararsi per il mio..matrimonio. » Tira su con il naso, abbracciandole ancora una volta, perché si sente in vena. « E siamo ancora qua, tutte e tre. Non avrei desiderato niente di più perfetto. » Sorride loro, mentre cerca di ripulirsi le guance alla meno peggio. « Eh no, non incasinerai questo capolavoro di trucco. No. » Sergente Tris parla a nome di tutte, costringendola a sedersi davanti allo specchio, per poi lasciare che sia Malia a risistemare l'impalcatura del tutto. Rimane in silenzio per qualche istante, per poi cercare di rilassarsi. E' tutto okay, è tutto al suo posto, siamo pronti. Ma poi l'illuminazione. « Tris, ti prego, controlleresti se il debosciato è già arrivato, è in ritardo o ha deciso di lasciarmi all'altare? »

    E alla fine, dopo attimi di panico, dopo attacchi d'ansia, lacrime, baci, sorrisi e ancora lacrime, arriva in piazza. Lì dove è stato allestito tutto, tra fiori, lucine, lanterne con all'interno delle candele che accompagnano il suo cammino verso la navata. Aspettano il passaggio di Lizzie, con il suo cestino di petali, aspettano Tris che avanza con le fedi nuziali, Derek al braccio di Malia che chiudono quella piccola processione. Stringe forte il braccio di Albus, facendo un grosso respiro, mentre si avviano lungo la navata, a passo lento, con in sottofondo le viole, l'arpa e i violini che cominciano ad essere pizzicati in quella che è a tutti gli effetti la sua marcia nuziale. « Albus, non mi lasciare. Ti scongiuro, credo che potrei crollare a terra, se lo facessi in questo momento. » Si ritrova a ridacchiare, nervosa, mentre lancia un paio di occhiate a destra e sinistra, sorridendo un amico, un parente, scorgendo le facce di coloro che vuole siano con lei in quel passaggio. Perché lei sta attraversando la sua vita in quel momento, con tutti i suoi amici, la sua famiglia, tutti coloro che hanno significato qualcosa, che l'hanno aiutata a costruire il muro che è diventata poi la sua intera esistenza. Sta passando in mezzo al suo passato, al suo presente, con gli occhi puntati verso il suo futuro. Gli occhi piantati su Rudy, che l'aspetta, in cima, sotto quell'arco floreale e allora non può fare a meno che sorridere, come una cretina, pensando a quanto fosse stata stupida, pochi istanti prima, nell'essere nervosa di fronte al fatto di vivere ogni giorno della sua vita con lui, da quel momento in poi. Si ritrova a sorridere, con gli occhi che le brillano di emozione, mentre non vede altri che lui. E allora accelera un po' il passo, con Albus che la tiene forte, per farla calmare e allora scoppia a ridere e si sente così leggera e in pace, non appena arriva da lui e si guardano, in silenzio, come a volersi osservare, per la prima volta, nel primo giorno di quella loro vita insieme. Si avvicina a lui, con il labbro inferiore stretto tra i denti e deposita un bacio sulla sua guancia. « Sei davvero bellissimo. Che ragazza fortunata che sono » si ritrova a commentare, con un sorriso malizioso, prima di lasciare il piccolo bouquet di fiori a Malia e prenderlo per mano. Ed è solo allora che si accorge di Byron e così gli sorride, felice come non mai, andandolo a salutare con un abbraccio caloroso, così poco tipico per una come lei, ma così tanto perfettamente azzeccato in quel momento. La cerimonia ha inizio, con il solito caldo carisma che Byron mette in ognuna delle sue parole, posate e misurate, mentre Olympia non ha che occhio per Rudy, tra un sorriso, una risata e uno sguardo più profondo e intenso. Fino a quando l'uomo non arriva al primo punto: le promesse. Ed è allora che la rossa sente risalirle un groppo in gola.
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    Le sa a memoria, le ha rilette e rilette talmente tante volte da sapere ormai anche dove ha inserito i punti, le virgole e i due punti. Le ha ripetute ad alta voce un sacco di volte, ma per l'evenienza, spera che Mals si sia ricordata di portare il foglio sul quale le ha scritte. Fa un gran respiro, socchiudendo per un attimo gli occhi, per tentare di ricordarsi tutto il discorso, per cercare di calmarsi e procedere con quanta più tranquillità possibile. « Okay, andiamo. » Dice con una risatina nervosa tra le pieghe della sua voce, lasciando che il suo sguardo si stacchi da quello di Byron, per soffermarsi in quello scuro di Rudy. « Se ho mai avuto veramente il coraggio che il cappello ha visto in me, tanto da smistarmi a Grifondoro, credo di averlo perso tutto in questo istante. » Ride nuovamente, per poi tornare seria. « Quando ho cominciato a scrivere le promesse, ho ripercorso i nostri passi, inevitabilmente, e sono tornata all'inizio. A quell'inizio dove eravamo due viandanti in cerca di qualcosa, senza nemmeno saperlo. Due ragazzini che, per gioco, si sono scontrati, in quella tavola calda in periferia. E' cominciato tutto con una scommessa che mi era stata lanciata. "Bacia il primo sconosciuto che incontri" ed ora, ad anni di distanza, mi ritrovo di fronte all'ennesima scommessa. "Sposalo e vivi ogni tuo giorno al suo fianco, per il resto della tua vita." La scommessa più grande ed emozionante della mia vita, ho solo diciotto anni, tu ne hai appena compiuti venti, la maggior parte dei nostri invitati ci avranno preso per pazzi, almeno una volta, da quando hanno ricevuto la partecipazione - non fingete indifferenza, lo so che l'avete fatto -. » Si rivolge all'assemblea, ridendo nel notare gli sguardi dei genitori o quello semi torvo di James. « Siamo giovani, matti da legare, ma come ti ho già detto una volta, una persona normale impiega dai novanta secondi ai quattro minuti per capire se una persona le piace e io, con te, ci ho impiegato davvero molto meno. E' bastato posare gli occhi su di te per capire che persona meravigliosa eri e sei tutt'ora. Ed è per questo che continuerò sempre a dirti che tu sei la mia eccezione perché mi hai teso la mano quando ero sul punto di annegare, perché hai distrutto ogni mia certezza, ogni mia convinzione, perché mi hai lanciato sfide che mai avrei creduto di poter accettare, perché mi hai fatto provare nuovamente l'ebrezza di sentirmi agitata al solo pensiero di decifrare quei quattro puntini di sospensione. Non due, non tre, ma quattro. "E' una cosa grossa." Se Rachel fosse qui, sono sicura che salterebbe di gioia nel vedere quanto avesse ragione, quando mi diceva che sarei finita qui, un giorno, insieme a te. » La voce le si incrina ed è costretta a fermarsi, mentre le si inumidiscono gli occhi, al pensiero di quell'amica che non è lì con lei, nel giorno in cui si erano promesse di esserci, l'un l'altra. Respira a fondo, prima di riprendere a guardarlo. « Perché mi stimoli a crescere, a trasformarmi, perché con te credo di aver fatto le litigate più grandi della mia vita ma anche le più importanti. Perché siamo molto spesso incompatibili, lo sappiamo entrambi, abbiamo caratteri che cozzano, che difficilmente vanno d'accordo, eppure siamo qui, perché forse è questa la scommessa più bella di tutte: il continuare ad incastrare le nostre incompatibilità perché insieme stiamo meglio, perché insieme siamo più forti. Perché è così che vogliamo stare: insieme, anche oltre il per sempre. » Si mordicchia il labbro inferiore, per poi voltarsi verso suo padre. « Mancano delle persone, oggi. Persone che entrambi avremmo voluto conoscere. Manca tuo padre e mancano i miei nonni paterni, ma ieri sera, per cercare di calmarmi, mio padre mi ha raccontato per l'ennesima volta una storia. La storia di James e Lily Potter. La loro storia, raccontata attraverso gli occhi di Sirius. » Le lacrime cominciano a cadere, inevitabilmente, mentre sorride candidamente. « Tutti credevano che lei lo odiasse, troppo scapestrato, troppo malandrino, troppo Casanova per poter anche solo pensare di poterci condividere un'intera vita insieme. » Ti ricorda qualcosa, Rudy? Torna a guardarlo, fissa, con la parvenza di un sorriso sulle labbra. « Ma poi lei l'ha sposato, contro ogni previsione, ha deciso di camminare al suo fianco per il resto dei giorni che le sono stati concessi. Ed è questo che io voglio prometterti. Che sarò con te, al tuo fianco, ogni giorno, fin quando mi sarà concesso farlo, che ti farò da roccia quando ne avrai bisogno, che ti aiuterò a rialzarti da qualsiasi caduta, che ti amerò ogni mio istante e continuerò a mostrare al mondo quanto sia rara e luminosa la bellezza che c'è in te. » Scocca la lingua contro il palato, lasciando che la mano si muova verso quella di lui, andando a carezzarne il dorso. « Ti prometto di provare a farti capire ogni giorno perché sei tu e nessun altro. Il perché sono bastati una tavola calda, un bacio frettoloso, quattro puntini di sospensione e un "ci vediamo domani" per messaggio. Il perché sei tu soltanto tutte le mie ragioni. »


    Edited by [dark phoenix] - 12/9/2018, 14:41
     
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    « Vamos hombre, in piedi! » Apre gli occhi di scatto, Rudy, mormorando qualcosa di inconsulto, mentre la camera inizia ad acquisire i propri contorni e lui si accorge che..non respira. Steso a pancia in giù sul proprio letto, fa per muoversi, ma un peso opprimente glielo impedisce, comprimendogli schiena e polmoni. Allora affonda la testa nel cuscino, facendo leva per alzarsi, ma più ci prova, più quel peso si avvinghia a lui. E allora capisce l'inevitabile. « Appena ti sposti ti spezzo le gambe e te le infilo nel culo » « Ben svegliato, raggiolino di sole! » Il cubano si sporge in avanti, per mollargli un raccapricciante bacio sulla guancia, prima di alzarsi e, finalmente, liberarlo. Fa un respiro profondo, Rudy, per poi rigirarsi a pancia in su, col cuscino schiaffato sulla faccia. « Que fai? Dormi? E' tardissimo, ti devi alzare! Non costringerme ad usar le maniere fuerti come col signorino nell'altra stanza eh! » « Che ore sono? » « Les cinco. » « ...MA TU STAI MALE. » Si rigira nel letto, mollandogli addosso uno dei cuscini, ed alzando la coperta fin sopra ai capelli. « Tesorino abbiamo muche cose da fare. Trucco, parrucco, e le mutande. Volevi andare davvero al matrimonio con esti boxer grigi che la farebbero svitare e buttare a qualsiasi povera ragazza di esto pianeta? » Aspetta che? Si rigira, sospettoso, e non appena il suo sguardo si posa sull'uomo lo vede, a sventolare le sue mutande con una mano. Allora spalanca gli occhi, calando subito la testa per controllarsi sotto le coperte. « Tranquillo amor de mi vida, ci ha pensato Jo tuo a cambiartele. Ahhhh se non ci fossi io! » « Mi hai cambiato le mutande. Mentre dormivo. » « Sierto! » « ...Okay, ti ammazzo. » [...] Alla fine, dopo un pestaggio, un'altra ora di sonno ed un « Fa' come ti dice, amico, a me ha leccato la faccia per farmi alzare, prima » assonnato da parte di Sam al secondo tentativo di Dìaz per farlo alzare dal letto eccolo lì, con due occhiaie giganti, alle sei del mattino, davanti allo specchio della camera. Ha i capelli completamente a cazzo ed un'espressione da coglione patentato ma ehy, è tutto okay, in fondo oggi non si deve mica sposare. « Sono fottuto. » Si stringe nelle spalle, con espressione rassegnata, mentre si gira verso i due alle sue spalle. « Lei sarà bellissima ed io sembro uno appena uscito da un rave. Senza neanche aver bevuto, che merda » « Potremmo rimediare, no? Almeno lo sembrerai con cognizione di causa! » « NoOOoOoOoOoOoOoOoOoOoO! » L'urlo acuto di Jo fa sobbalzare entrambi. Sam e Rudy si guardano in faccia, e Rudy scuote la testa allo sguardo da "che cazzo di problemi ha?" di Sam, mentre il cubano si alza dal letto. « Non puoi andare ubriaco al matrimonio. Poi potresti finire come zio Ferdinand, que ti dico solo che ahora è sposato con un tipo di nome Gonzalo. E no, non gli piacevano los hombres. » Scuote la testa Jo, inorridito, mentre zompetta vicino a Rudy, poggiandogli le mani sulle spalle e rischiando i soliti cinque minuti di ti spacco la faccia. Ma lo ignora, questa volta, costringendolo ad avvicinarsi allo specchio. « Secondo te, que ci sto a fare io quì? » « Ho paura. Sam? » « Aspetta, aspetta.. dovrei avere la musica giusta per il momento... » « ..Okay, ripeto, sono fottuto. »
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    [...] Alla fine, come Jo aveva previsto, le ore sono volate davvero. Non sa nemmeno come, nè tanto meno se n'è reso conto, però sono già le tre e mezza, e tra solo un'ora, lui si troverà di fronte all'altare. Con accanto Jo e Sam, sospira. « E se non si presenta all'altare? » Mormora dopo un po', mordicchiandosi l'interno della guancia. Non è da lui tutta quell'insicurezza, eppure la sente, forte e chiara, a fargli tremolare persino le mani. « Tranquillo, si sta già preparando, ho sbirciato negli occhi di Tri- » « HEM HEM! » « Hai guardato mia moglie spogliarsi? » Mia moglie, non si rende conto subito di quell'appellativo, e quando lo fa, cala di nuovo lo sguardo. « ..Non lo so, magari ha cambiato idea, o è troppo presto..Cazzo sì è troppo presto, lei ha solo diciottanni. Oddio, magari alla fine ha deciso di voler scappare con Malia. » « Andiamo, amico, devi stare tranquillo e- Hey, è anche della mia ragazza che stai parlando. » « Sappi che se succede, io e te non facciamo coppia riparatoria, eh. » Entrambi ridono, poi Sam gli dà una pacca sulla spalla. « Andrà tutto bene. E' ciò che volete, è ciò che vogliamo tutti. Tipo che se non vi sposate chi cazzo la sente Malia? » Rudy ridacchia, mentre sorride all'amico, ricambiandogli la pacca sulla spalla. « Sappi che non ti abbraccio, eh, è inutile » Ma è come se lo stessi facendo. Davvero, grazie. « Oh tranquilli maschietti alfa, ci pienso io a quelli! » E, come preannunciato, a rovinare il momento da bromance, ecco che le braccia del cubano si stringono a loro, stritolandoli in un abbraccio di muscoli guizzanti ed acqua di colonia asfissiante. [...] « Sei pronto? » La testa di Derek fa capolino dalla porta, mentre Rudy alza lo sguardo, sorridendo. Gli fa strano dispensare tutti questi sorrisi in così poco tempo, ma non riesce a smettere di farlo. Nonostante il nervosismo e l'ansia del momento, percepisce uno stato di..serenità , addosso, che seppur anomalo per lui, lo fa sentire bene. Allora si dà un'ultima occhiata allo specchio, ma dopo scuote la testa. « No, non ancora. » Asserisce, dirigendosi verso il comodino accanto al grosso letto matrimoniale. Lì apre il primo cassetto, estraendo un pacchettino ed una lettera. Apre il primo, lasciandosi ricadere i gemelli in una mano, poi dispiega la lettera. L'avrà letta almeno una decina di volte, dalla notte precedente, ma sembra non stancarsene mai. Ha riso, come raramente si è mai trovato a fare, quando ha letto quelle parole. Una risata cristallina che esprimeva felicità, tutta quella che per anni gli era stata negata, per un motivo o per un altro. Tutta quella che lei e solo lei era stata capace, nonostante tutto, di donargli. Si morde il labbro inferiore, mentre rilegge quelle parole, una per una, ed uno strano nodo alla gola inizia a farsi spazio. Si ritrova a tirare su col naso, ridacchiando come un idiota. Non vedo l'ora di poterti chiamare mio marito. Si passa una mano fra i capelli, respirando a fondo, riposando accuratamente la lettera, con la convinzione che tutto questo non gli sembra ancora vero. Poi alza gli occhi « Ti sei commosso? Non ci credo. » « Cristo. Da quanto sei qua? » Sbuffa. « Abbastanza da capire che hai un cuore, lì sotto. » E che tu sai parlare inglese, quando ti conviene. « Ascolta.. già che ci sei, mi aiuteresti con questi? » Schiude le dita, mostrando i gioielli all'uomo, che sorride immediatamente, protraendo le braccia per aiutarlo. « Guarda che lo so come ti senti. A parte che lo sento, lo sentiamo tutti -stamattina Tris c'aveva il ciclo, ti giuro e Pervinca..non lo so, Pervinca mi inquieta e basta in questi giorni- anche io mi sono trovato al tuo posto. » « Tu sposato? E con chi? » « Non te lo posso dire (e farò finta di non offendermi per la tua sorpresa, cocco). Ad ogni modo..Commuoversi, piangere, avere paura..E' normale, è tutto normale. Non vuol dire che stai sbagliando o che non è il momento giusto. Devi solo ricordarti che per te esiste solo lei, e lo farai, quando la vedrai, passerà tutto, stanne certo. » Jo annuisce, con un sorriso indecifrabile sul volto barbuto, e Rudy lo scruta per qualche momento, sorpreso, poi annuisce a sua volta. « G-grazie. » Borbotta, ripetendosi quelle parole in mente. E' lei, è solo lei. E' l'unica eccezione, la mia unica eccezione. Jo gli sorride di nuovo, questa volta con più serenità, e gli molla una pacca sulla spalla, indietreggiando di qualche. « Sei pronto. » « Sono pronto. » Lo sono davvero? Si dà un'occhiata allo specchio, respirando a fondo. Okay, lo sto per fare. E' tutto vero, sta per succedere. « Madre de Dios como sei hermoso. » « Sei tornato in te? Ti preferivo saggio e misterios- » « SAAAAAAAAAAAAM! DEREKITOOOOOOOOO! VENITE A VEDER QUANTO E' BELLO IL NOSTRO HOMBREEEEEEEEE! Non ci posso creder, ci stiamo por sposare...No ragazzi non ce la faccio..Mi serve un momentito...Non stoy piangendo eh.. » « Sta piangendo di nuovo? » « Dio, come si spegne? »

    Alla fine eccolo, in piazza, sotto quell'arco floreale, ad attenderla. Si stringe le dita sui gemelli incastrati ai polsi, per ricercare almeno in quelli un minimo di sicurezza da parte della sua famiglia, di suo padre, che non può essere lì, in quel momento così importante. Si guarda attorno, mordicchiandosi l'interno della bocca e tamburellando il piede per terra, facendo un cenno del capo di tanto in tanto a qualche amico o parente, mentre tenta di celare tutto quel nervosismo che si sente a fior di pelle. Non verrà, pensa, si sarà resa conto che sei un coglione e non verrà. Anche io non ci verrei se fossi in te. Sì insomma, ti sei visto? E sta ancora pensando a degli scenari catastrofici, quando avverte del movimento. Alza gli occhi, adocchiando dapprima la piccola Lizzie, poi Tris, alla quale lancia un'occhiata, ed infine Derek, Malia e Tris, che si vanno a sistemare accanto a Sam. Lancia un'occhiata a tutti e quattro, per poi soffermarsi in particolar modo su Derek e Sam, mimando un "verrà? Qual'è il piano se non ci viene?" col labiale, ma ovviamente, nessuno di loro tre ha mai avuto un piano. Perchè insomma, son maschi. Quindi si rigira, respirando a fondo, ed è allora che la vede, ed il suo cuore smette di battere all'improvviso, per qualche istante, per poi riprendere, più forte e veloce di prima. Come ha sempre fatto, sin da quando erano piccoli ad ora, rimane a bocca aperta nell'osservarla. E' bellissima, con quell'abito floreale di quel colore che tanto la mette in risalto, assieme a quella cascata di fuoco che le ricade morbidamente sulle spalle. E' bellissima e sta guardando lui, proprio lui. Non chi gli sta accanto o alle spalle, come era solito pensare anni fa, ma lui, soltanto lui. Perciò chiude la bocca e sorride, per poi ridacchiare, come un adolescente al primo appuntamento, non appena lei gli è vicina. Rimangono in silenzio, ad osservarsi come se non si fossero mai visti, e alla fine è lei a rompere il silenzio, in quel mondo che ormai sembra soltanto il loro, senza nessun'altro attorno. « Sei davvero bellissimo. Che ragazza fortunata che sono » « Tu sei..cazzo sei...-ops scusa, parolaccia. » Ride, imbarazzato, passandosi una mano fra i capelli, poi sospira, prendendo tutto quel coraggio che sembra essersi prosciugato chissà dove. « Sei meravigliosa. » Non ti si potrebbe descrivere in altro modo. Si prendono per mano, prima che lei si giri ad abbracciare Byron, che lui ha già salutato qualche minuto prima, con una stretta di mano. Tornano ai propri posti, dopo, e quella strana cerimonia, che Rudy stenta ancora ad identificare come il suo, il loro matrimonio, ha inizio. Byron parla, con dedizione e carisma, ma Rudy ed Olympia non smettono di guardarsi, neanche per un secondo. La fissa, intensamente, lui, perchè se distogliesse lo sguardo, ha paura che tutto questo potrebbe svanire, da un momento all'altro, e rivelarsi soltanto un bellissimo sogno. Infine arriva il momento delle promesse, e lui si schiarisce la voce, andandosi a tastare le tasche dei pantaloni, dove ha conservato quei mille foglietti in cui ha scritto, cancellato e riscritto un milione di volte tutte quelle parole. Li estrae, ma è lei a parlare per prima, infine. Riesce a percepire il suo battito cardiaco mentre lo fa, il sangue scorrerle veloce nelle vene, la voce incrinarsi appena, il suo respiro. Partecipa assieme a lei come fossero una persona sola, in quel momento che si rivela essere solo e soltanto il loro. Quindi inizia, la sua futura moglie, e già dalle sue prime parole Rudy sente uno strano groppo formarsi alla gola, che rimanda giù, deglutendo a fatica. Se piangi ti ammazzo, Rudy. Lei gli ricorda dapprima il loro primissimo incontro, in quella tavola calda. Quella scommessa, a prima vista tanto superficiale e stupida, ma che oggi -difficile a credersi- li ha portati quì. Sposalo e vivi ogni tuo giorno al suo fianco, per il resto della tua vita. Sorride a quelle parole, rendendosene conto sempre di più di ciò che stanno andando a fare. La promessa più grossa della loro vita, quella, eppure così dannatamente perfetta. « Oh sì che l'hanno fatto, alcuni l'hanno anche detto. Superudito, sorpresona! » Si rivolge agli invitati, con espressione a prima vista accigliata, prima di ridere a sua volta, per tornare a guardarla. Perché è così che vogliamo stare: insieme, anche oltre il per sempre. Annuisce a quelle parole, mentre il labbro inferiore inizia a tremare e allora lo ricaccia dentro, incastrandolo tra i denti. Le parole di lei gli vorticano in testa, mentre le percorre mentalmente, una ad una, ritrovandosi poi a sorridere e ridacchiare leggermente. Ripensa automaticamente a tutti i loro momenti, belli e brutti che siano. Il primo incontro, il viaggio in moto, il ritrovamento ad Hogwarts, i dispetti, le litigate, i baci, la loro prima volta, il ti amo. Ripercorre ogni cosa grazie a quelle parole di lei, e non cambierebbe nulla, di quel loro passato, neanche la più piccola virgola. Sono loro, sono così, e sono perfetti. Infine lei prende a parlare delle persone che mancano, dei suoi nonni, di Sirius, e delle lacrime le rigano il volto. Ed è a quel punto che Rudy sente di non riuscire più a trattenersi, ed una lacrima solitaria va a rigargli la guancia, mentre lui tira su col naso, istintivamente. Tutti credevano che lei lo odiasse, troppo scapestrato, troppo malandrino, troppo Casanova per poter anche solo pensare di poterci condividere un'intera vita insieme. Ma ciò nonostante ridacchia, stringendosi nelle spalle con quella sua solita faccia da schiaffi, come a dire ma chi, io? per poi asciugarsi con la manica. « [...] Ma poi lei l'ha sposato, contro ogni previsione, ha deciso di camminare al suo fianco per il resto dei giorni che le sono stati concessi. Ed è questo che io voglio prometterti. Che sarò con te, al tuo fianco, ogni giopro, fin quando mi sarà concesso farlo, che ti farò da roccia quando ne avrai bisogno, che ti aiuterò a rialzarti da qualsiasi caduta, che ti amerò ogni mio istante e continuerò a mostrare al mondo quanto sia rara e luminosa la bellezza che c'è in te. » Sorride a quelle parole, allungando una mano verso la sua, per poi stringervi le dita. « Ti prometto di provare a farti capire ogni giorno perché sei tu e nessun altro. Il perché sono bastati una tavola calda, un bacio frettoloso, quattro puntini di sospensione e un "ci vediamo domani" per messaggio. Il perché sei tu soltanto tutte le mie ragioni. » Tira di nuovo su col naso, battendo numerose volte le palpebre, mentre sente qualche "sta piangendo?" trapelare da qualche parte, e si gira, in cagnesco e con tanto di ringhio ad effetto, per poi ridere, strofinandosi le mani sugli occhi. Apre la bocca e fa per dire qualcosa, ma sa che non sarebbe capace di esprimere a parole tutto ciò che prova in questo momento, così nuovo ed inaspettato per uno come lui, e allora si limita a guardarla, fissa, come ha fatto fino ad ora. Poi d'improvviso si gira, verso Byron. « ...Posso baciarla già adesso? No? Okay, okay. »
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    Ridacchia, tornando a guardarla. Le stringe ulteriormente la mano, per poi scostarsi, ed andare a dispiegare quei mille fogliettini dove sono state scritte le sue promesse. Lo hanno aiutato in mille, con quel lavoro. Perchè lui a dimostrare i suoi sentimenti non è mai stato capace, figuriamoci a scriverli. E ci hanno lavorato per giorni e giorni su quelle parole, ripetendosele in gruppo, con Sam, Derek, i suoi parenti, Pervinca, Jo, a volte persino Tris, eppure adesso, mentre vi dà una rapida occhiata, sente che tutti quei discorsi sono pressochè inutili. Allora respira a fondo, e appallottola i bigliettini, rimettendoseli in tasca. « Avevo scritto tutto, sapendo quanto sono incapace, in questo tipo di cose. Ogni promessa, ogni proposito, ma...Ciò che provo per te, ciò che voglio dirti, quì, oggi, non ha bisogno di esser scritto. Probabilmente in molti mi uccideranno- Si gira verso gli ospiti, facendo spallucce -Visto quanta gente mi ha aiutato ma..ho una famiglia, da oggi, non potete uccidermi, mi spiace. » Ridacchia, voltandosi di nuovo verso di lei. Si schiarisce la voce, le sorride incerto per qualche istante, e poi comincia. « Penso che tutti ormai mi conoscano abbastanza bene da sapere quanto la mia visione della vita sia sempre ruotata attorno a tutto ciò che di negativo esiste a questo mondo. Cinismo, pessimismo, disincanto, violenza, e potrei dire tante altre cose, ma non lo farò per non farti cambiare idea già da adesso.- Ride -La mia vita si è sempre composta del peggio che si possa immaginare, e per diritto di nascita, o talvolta per scelta, è nel peggio che sono cresciuto. Mia madre diceva sempre, però, che c'è un momento nella vita di chiunque, in cui tutto può cambiare, in meglio, o in peggio. Lei diceva che io ero stato quel suo momento, quel suo meglio, tu, invece, sei stata il mio. » La guarda, sorridendo. « Quando penso che se non fosse stato per quell'attacco di fame completamente a caso, e per aver scelto quella locanda piuttosto che un'altra, non ti avrei mai incontrata, mi vengono i brividi. Non so come sarebbe stata la mia vita senza di te e non voglio neanche pensarci. Diversa, ecco cosa, sicuramente molto più triste, nera. Mi hai cambiato, mi hai cambiato sin dal profondo, e non so nemmeno come ti sia stato possibile, perchè a me i cambiamenti non sono mai piaciuti, non li ho mai accettati, eppure..ci stiamo sposando. Tu non sei fidanzata con un altro ed io..Beh, non sono ad Azkban, o forse morto chissà in quale orribile modo. » Ride, con espressione colpevole. « Tutto ciò che ti posso dire è: grazie. Grazie davvero, per aver creduto in me quando non avevo nessuno che lo facesse, per esserci stata, nonostante non ti abbia mai resto così facile esserci, per avermi fatto pensare di avere qualcuno che ci tenesse a me, qualcuno che forse avrebbe pianto, o se ne sarebbe quanto meno accorto, se fossi precipitato dove sarebbe stato impossibile rialzarmi. » Pausa. « Mi hai dato un motivo. Tu, il tuo sorriso, il tuo amore per la natura, i tuoi capelli rossi, le tue abitudini, manie, i tuoi pregi e difetti. Tutto ciò che ti compone, è stato il mio motivo, la mia fune a cui appigliarmi per non cadere. Parli sempre delle bellezza che c'è in me, senza renderti conto di quanto sia solo un microscopico riflesso di quella che, al contrario, c'è in te. Tu sei..perfetta. In ogni tua sfaccettatura, sei tutto ciò che avrei mai potuto desiderare, tutto ciò che pensavo non avrei mai potuto meritare. Sei forte, sei unica, sei speciale. Sei tu, esclusivamente tu, l'unica e sola per me. Quindi prometto di amarti, per sempre, anche oltre la morte. Prometto di esserci, di continuare a tenderti la mano ogni volta che ne avrai bisogno. Prometto anche di continuare a riempirti i messaggi di puntini di sospensione..O di non andare troppo fuori di testa quando qualcuno ti guarda, e di alzare la tavoletta quando vado al bagno...- Ride -Ti prometto che come tu sei il meglio per me, io farò il possibile per essere sempre il meglio per te. Perchè ti amo, e senza di te la mia vita non si sarebbe potuta definire tale. » Allunga entrambe le mani per carezzare le sue, ed infine le rivolge un sorriso, con gli occhi carichi di tutto quell'amore che ha provato a descriverle a parole, ma che nonostante tutto sente di non essere riuscito per il meglio.

    Infine è Byron a riprendere di nuovo parola, fin quando non si passa al rito celtico della legatura delle mani. Li esorta a cogliersi la mano sinistra, e Rudy si appresta a farlo, deglutendo rumorosamente, spaventato di poter sbagliare qualcosa, qualsiasi cosa. Allora cerca il suo sguardo, ed immergendosi in quegli occhi di smeraldo si calma, mentre Byron chiama all'altare i quattro testimoni, con il compito di legar loro i nastri. Quattro nastri per la precisione, per i quattro elementi principali. Fuoco, per Malia, Acqua, per Tris, Terra, per Derek ed infine Aria, per Sam. Alza lo sguardo verso tutti e quattro, sorridendo loro, poi torna ad Olympia, ed annuisce, deglutendo a fatica e cercando di calmare il proprio respiro, che si fa accelerato. Quindi resta in silenzio, mentre i quattro testimoni recitano una parte del rituale, assieme. « Adesso non sentirete la pioggia, poiché sarete riparo l'uno per l'altra. Adesso non sentirete più freddo, poiché vi riscalderete l'un l'altra. Adesso non ci sarà più solitudine, poiché sarete compagni l'uno per l'altra. Adesso siete due persone, ma c’è una sola vita davanti a voi. Che la bellezza vi circondi nel viaggio davanti e attraverso gli anni, che la felicità diventi il vostro compagno fino al posto dove il fiume incontra il sole. E che i vostri giorni insieme siano buoni e lunghi su questa terra. » ed infine si apprestano a legar loro i nastri, ognuno il suo corrispettivo, attraverso i loro polsi. Simbolo che, d'ora in poi, lui e lei, sono legati per sempre. Ed è un gesto simbolico, lo sa bene, metaforico, ma quando il nodo viene stretto infine, lui la sente entrare a far parte di sè, quasi come potesse immedesimarsi nel suo respiro, o nel suo battito cardiaco, come fossero una cosa sola.


    Edited by dance with wolves - 12/9/2018, 18:53
     
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    « ...Posso baciarla già adesso? No? Okay, okay. » Scoppia a ridere, una di quelle risate che è a metà tra la felicità e la lacrime di pianto nelle quali è intessuta. Gli lascia per qualche istante la mano, per andare a carezzargli la guancia. Sente la scia umida sotto i propri polpastrelli e per un attimo soltanto vorrebbe che lui le potesse leggere i pensieri. Ti sei commesso, te lo rinfaccerò per sempre, pensa, arricciando il naso, prima che sia lui a prendere la parola. Lo vede armeggiare con la tasca della giacca, per poi estrarne svariati e colorati bigliettini. Un ulteriore sorriso si profila sulle sue labbra color pesca, mentre riesce ad immaginarsi lo sforzo che sicuramente ha impiegato nel fare ciò che non gli è mai venuto naturale fare. Scrivere e parlare dei propri sentimenti. Il pensarlo intento nello spremersi le meningi per scrivere qualcosa per lei, e lei soltanto, la intenerisce a tal punto da costringerla a portarsi il dorso davanti alla bocca, per non tradire quell'ennesimo crollo emotivo che non si aspettava di avere. Poi Rudy fa di tutti quei bigliettini una bella pallina e lei aggrotta le sopracciglia, riscoprendosi assolutamente sorpresa da quella sua decisione di andare a braccio. « Avevo scritto tutto, sapendo quanto sono incapace, in questo tipo di cose. Ogni promessa, ogni proposito, ma...Ciò che provo per te, ciò che voglio dirti, quì, oggi, non ha bisogno di esser scritto. Probabilmente in molti mi uccideranno. visto quanta gente mi ha aiutato ma..ho una famiglia, da oggi, non potete uccidermi, mi spiace. Arriccia le labbra, Olympia, cercando di non piangere nuovamente, mentre sente il peso e il significato profondo di cinque delle parole che Rudy ha appena detto. "Ho una famiglia, da oggi." Da quel momento in avanti, è lei la sua famiglia e lui sarà la sua. In quel momento mettono il primo mattone per quella casa che hanno deciso di costruire insieme, per quella vita che hanno deciso di condividere, uno al fianco dell'altra e lui, da quel momento in poi, avrà sempre una persona che gli guarderà le spalle, un qualcuno che lo amerà incondizionatamente e non perché lo deve fare, per doveri di sangue, ma perché lo vuole, ogni giorno, senza chiedere niente in cambio. Da quel giorno, lui non sarà più solo, si sta affidando a lei, dopo anni di dolori, dopo aver vissuto una vita che non gli ha dato niente in cambio se non il rifiuto e l'odio, le sta porgendo il cuore, in modo genuino e innocente, e lei ha la responsabilità più grandi di tutte: non deluderlo, mai. Non deluderlo come è riuscita a farlo la vita, non deluderlo come ha fatto quell'ombra che era costretto a chiamare famiglia. Vuole essere degna di quell'atto di fede, vuol far sì che lui non possa mai pentirsi di aver risposto la sua fiducia, quella stessa fiducia che non hai mai riposto davvero in nessun'altro, in lei. Voglio meritarmi te e questa fiducia. Voglio proteggerti e voglio prendermi cura del tuo cuore, per il resto dei mio giorni perché è questo che si fa con le persone che si amano davvero: si proteggono, a qualsiasi costo. « Mi hai dato un motivo. Tu, il tuo sorriso, il tuo amore per la natura, i tuoi capelli rossi, le tue abitudini, manie, i tuoi pregi e difetti. Tutto ciò che ti compone, è stato il mio motivo, la mia fune a cui appigliarmi per non cadere. Parli sempre delle bellezza che c'è in me, senza renderti conto di quanto sia solo un microscopico riflesso di quella che, al contrario, c'è in te. Tu sei..perfetta. In ogni tua sfaccettatura, sei tutto ciò che avrei mai potuto desiderare, tutto ciò che pensavo non avrei mai potuto meritare. Sei forte, sei unica, sei speciale. Sei tu, esclusivamente tu, l'unica e sola per me. Quindi prometto di amarti, per sempre, anche oltre la morte. Prometto di esserci, di continuare a tenderti la mano ogni volta che ne avrai bisogno. Prometto anche di continuare a riempirti i messaggi di puntini di sospensione..O di non andare troppo fuori di testa quando qualcuno ti guarda, e di alzare la tavoletta quando vado al bagno...- Lui ride e lei l'accompagna, mentre altre lacrime, inevitabili, cadono lungo le sue guance. Non fa nemmeno niente per trattenersi, ormai, tanta è l'emozione che prova, tanta è forte la sua potenza da aver distrutto qualsiasi suo argine e confine. -Ti prometto che come tu sei il meglio per me, io farò il possibile per essere sempre il meglio per te. Perchè ti amo, e senza di te la mia vita non si sarebbe potuta definire tale. » Lui le prende le mani e lei è costretta a portare entrambe al viso, per pulirsi le guance con il dorso di essa. "Ti amo, tanto." Mima con le labbra, mentre Byron riprende a parlare e la seconda parte del rito ha inizio. Olympia ha ragionato molto riguardo quel particolare rituale, scelto appositamente perché proveniente dalla terra nella quale è nata, perché in completa comunione con la natura, talmente tanto da averla convinta subito, nel profondo, di essere quello giusto, l'unico con il quale poteva effettivamente sposare Rudy, sapendo così di essere legata a lui in tutti, persino nella sua sfumatura più colorata. Byron chiama i quattro testimoni e ognuno di essi si avvicina con il proprio nastro, del colore del segno che metaforicamente rappresenta. Il blu per Tris, il rosso per Malia, il verde per Derek e il bianco per Sam. Si fanno loro più vicino, mentre cominciano a recitare la parte finale di quel rituale, all'unisono, andando ad intrecciare i quattro nastri sopra le loro mani sinistre congiunte, una sopra l'altra, indissolubilmente, da quel momento in avanti. Perché è così che saranno, due corpi e un'anima sola. Non si torna più indietro, non c'è più via di scampo, ma è una scelta di vita considerata, a lunga ponderata e alla fine accettata, nella sua forma
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    più pura. Gli occhi di Olympia si spostano automaticamente in quelli delle sue migliori amiche, sorridendo loro, emozionata e felice come non mai, come a volerle ringraziare per quello che stanno facendo per lei, per loro. Sono testimoni e spettatrici di quel loro inizio, non più come semplici individui singoli, ma come due cuori che si fondono in uno. Sono lì per lei, per guardarle le spalle, sostenendo la sua decisione e probabilmente saranno lì per sempre ed è questa la consolazione e la speranza più grande che ha in quel momento la rossa, mentre le amiche passano le loro mani sopra quella sua e di Rudy. Alza poi gli occhi verso Sam e Derek, ai quali fa un occhiolino, come a volerli incoraggiare e silenziosamente ringraziare per aver ricordato quasi ogni parola, a memoria. Appena finisco di pronunciare le ultime parole, Olympia torna a guardare Rudy, con quell'ormai sorriso divertito e prettamente tipico degli adolescenti che hanno una prima cotta. Byron la fa tornare alla realtà, quando preannuncia l'entrata nella parte finale della cerimonia. Lo scambio degli anelli. La rossa si volta allora a guardarsi dietro le spalle, per incontrare gli occhi di Tris. Le fa un cenno del capo, mentre si fa loro vicina con le due fedi nuziali perfettamente lavorate e intagliate da uno dei mastri orefici di Inverness, incastrate in due cerchi intagliati in un pezzo di legno, decorato con muschio, foglie, rametti e bacche. E' andata con lei a sceglierle, avendo ricevuto l'assoluta carta bianca da parte di Rudy. Quella di lui è fatta d'argento bianco, la sua di un oro rosa delicato e alla fine, sempre con l'aiuto repentino di Tris, è riuscita ad aggiungere alcuni particolari. All'interno di entrambe le fedi vi è una semplice scritta. "Until the very end" con un lupo inciso nell'anello di lei e una foglia d'edera incisa nell'anello di lui. Sorride a Tris, per poi prendere il giusto anello, carezzare la mano sinistra di lui e tornare a guardarlo. « Io sono sua e lui è mio, da questo giorno fino all'ultimo dei miei giorni. » Lo infila lentamente sull'anulare sinistro, per poi aspettare che sia lui a fare lo stesso con lei. Si sorridono, frementi, capendo, una volta per tutte, di essere uniti, in ogni modo possibile. Continuano a fissarsi per dei minuti interi, con l'emozione negli occhi e un silenzio che permea l'intera comunità che è lì con loro. « Vi dichiaro marito e moglie. E ora puoi baciarla, davvero. » Olympia ridacchia, facendo eco alle risate di Byron, prima di prendere il volto di Rudy tra le mani e lasciare che le proprie labbra si modellino a quelle di lui, in un bacio veloce, ma sentito con ogni cellula del proprio corpo. E lo sente talmente tanto, da percepire l'affinità con la natura sprigionarsi, grazie a quella gioia, arrivando fino ai boccioli che sovrastano loro le testa, andando ad aprirli. Tutto come un'eterna e festosa nascita. Si stacca soltanto qualche istante, osservandolo con il capo inclinato, stringendolo ancora a sé. « Oh, signor Black, ora non può scappare più. Che peccato, niente Messico, » Si stringe nelle spalle, per poi essere richiamata all'ordine da Byron, che intanto sta invitando tutti i testimoni ad avvicinarsi per le firme ufficiali. « Oh, ovviamente sappi che voglio mantenere il mio di cognome, a tutti i costi. Che ti sia chiaro. » Prima lite da sposati in vista? Aggiunge ridendo, prima di scoccargli l'ennesimo bacio che ha il sapore di una felicità ritrovata, almeno per quel frangente di tempo e spazio.


    Edited by wanheda‚ - 13/9/2018, 19:13
     
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    Il suo sguardo è fisso su quel rituale, mentre osserva ogni movimento dei quattro testimoni, e gli eventi sembrano succedersi a rallentatore, nella sua mente. Deve ancora rendersi conto di ciò che sta facendo, metabolizzarlo come avvenimento proprio, ma ciò nonostante quel mezzo sorriso dalle note decisamente distese non ne vuole sapere di abbandonare il suo viso generalmente imbronciato. Se, solo qualche mese fa, qualcuno gli avesse nominato -anche solo per scherzo- una situazione del genere, ciò che si sarebbe ricavata come possibile reazione da uno come lui si sarebbe rivelata nient'altro che una sonora risata, e probabilmente una pacca distruggi-ossa delle sue sulla schiena. Perchè, in fondo, no, tutto questo non sarebbe mai riuscito ad immaginarlo. Riuscire a definire Olympia, quella ragazzetta dai capelli rossi un po' strana che era scivolata nella sua vita senza preavviso alcuno, per stravolgergliela completamente -a modo suo- come sua moglie, non se lo sarebbe mai aspettato. Lei troppo bella, troppo intelligente, troppo tutto, per lui. Ed invece infine eccoli, in quel rituale, accompagnati entrambi dalle persone più importanti delle loro vite. Cala lo sguardo su Derek, sorridendogli leggermente. Ancora ricorda i primi giorni in cui si sono incontrati, al castello, per uno scherzo del destino. Ricorda tutte le volte in cui gli ha parlato di Olympia, con il classico metodo del "un mio amico" per ricavarsi qualche sopracciglio inarcato, una mezza risata, e per finire alcuni consigli. Ne hanno passati di momenti spensierati assieme, a fare i coglioni nella loro camera, quando tutto andava bene. E ne hanno passati anche di difficili, la persecuzione, la trasformazione, i ribelli..Eppure sono ancora lì, a suggellare assieme quel momento. Quindi gli rivolge uno sguardo che raccoglie in sè fin troppe parole, per poi soffermarsi su Sam. Non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe considerato quel ragazzo, dapprima così indifferente, alla stregua di un migliore amico. Anche loro erano stati calati in quel legame per caso, spinti dall'amicizia che intercorreva tra Malia ed Olympia, ma si erano trovati, infine. Si erano trovati e Rudy, nonostante forse non l'avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, non avrebbe mai più immaginato una vita senza il flow di Sam, o le sue sparate, alle quali si era sempre unito, con una spallata d'intesa. Infine si sofferma anche su Malia, e Tris. Sono contenta che tu abbia trovato Olympia. Ricorda ancora quelle parole, quando tutto si rivelava pressapoco precario, entrambi seduti sul cornicione in pietra di un castello in rovina. L'aveva minacciato, a quel tempo, di non ferirla e non fare con lei ciò che gli riusciva meglio fare. E Rudy aveva riso, con un ci stiamo lavorando. E alla fine ci aveva lavorato davvero, inaspettatamente ci aveva lavorato alla grande, tanto da sposarsela, alla fine dei conti. Quindi sorride anche a lei infine Rudy, sapendo perfettamente quanto lei possa sentire ciò che sta provando in quel momento. Ce l'abbiamo fatta a trovare una famiglia. Il nostro posto. Anche quelli come noi. Infine Byron riporta tutti alla realtà, invitandoli alla seconda parte del rituale, lo scambio degli anelli. Ed è Tris a porgerli loro: due fedi nuziali minuziosamente lavorate apposta per loro dai migliori fabbri di Inverness, incastrate in del legno decorato con rametti e bacche. Sorride nel vedere quella decorazione così tanto da Olympia, fino a prendere il giusto anello. Riesce a scorgervi l'iscrizione al suo interno, Until the very end, e ciò gli ruba qualche battito, per poi farlo sorridere, ulteriormente. Un'edera contraddistingue il suo anello, mentre quello di lei presenta un piccolo lupo. I loro simboli, incisi sul metallo per sempre. Quindi lascia che lei gli prenda la mano, facendo lo stesso a sua volta, per infilare l'anellino con delicatezza attraverso le sue dita affusolate. « Io sono suo e lei è mia, da questo giorno fino all'ultimo dei miei giorni. » Mormora, la voce inizialmente incerta, ma che va facendosi più sicura man mano. Infine si sorridono, come due adolescenti in preda alla prima cotta. Gli sembra di tornare indietro nel tempo, a quando l'aveva vista per la prima volta, sgattaiolare in quella tavola calda per sedersi di fronte a lui. E adesso come allora rimane imbambolato a fissarla per qualche attimo, con le labbra semi schiuse ed un'espressione mista tra la confusione e lo stupore assieme. E' fatta. Mormora una vocina, alla quale stenta ancora a credere. Quello è un per sempre, un per sempre vero, fino alla fine. Respira a fondo, ed è la voce di Byron a distrarlo infine. « Vi dichiaro marito e moglie. E ora puoi baciarla, davvero. » Rimane imbambolato per qualche momento, ritrovandosi a ridacchiare senza neanche accorgersene, fin quando lei non gli stringe le dita affusolate sul viso, e lui si protrae in avanti, con le sue labbra che si posano su quelle di lei. E' un bacio veloce, non troppo approfondito il loro, attuo a suggellare quel legame con un gesto simbolico, eppure è il loro primo bacio da marito e moglie, e la consapevolezza di ciò gli ruba qualche altro battito, mentre si ritrova a sorridere sulle labbra carnose di lei, le mani che si vanno ad alzare per accompagnarle delicatamente il viso. Ridacchia una volta staccati, non perdendola di vista neanche per un istante, come se tutto quello potesse svanire, se distogliesse lo sguardo anche solo per un attimo. Gli sembra di vivere in uno di quei sogni assurdi ma meravigliosi che raramente si è mai trovato a fare. Ed è lei, è solo grazie a lei. E' solo grazie a lei che un nuovo spiraglio di luce si apre in quella sua vita fino a poco tempo fa tristemente buia. Il colore si posa sul nero più totale, creando una nuova miscela. Fresca, serena, viva. E sente la comunione con questo nuovo mondo, Rudy, la sente eccome. Si sente parte di qualcosa di più grande, più bello e più puro, mentre la natura si cala su di loro, come a voler accogliere con un sorriso quella loro unione appena celebrata. Ed infatti quel sorriso lo riesce a vedere nei fiori ormai sbocciati tra i capelli di lei, dei quali riesce a coglierne le note di un profumo assai dolce, mentre continua a stringerla. « Questa mi mancava. » Sussurra, ridacchiando mentre con due dita sfiora alcuni petali di quei boccioli ormai schiusi. « Oh, signor Black, ora non può scappare più. Che peccato, niente Messico. » E ride a quelle parole, mentre scuote la testa e quella sua classica espressione da impunito si fa spazio tra l'emozione generale del momento. Fa spallucce e sospira affranto, con fare decisamente teatrale. « Cavolo, ed io che avevo già il biglietto pronto nell'eventualità... » Fa il broncio per qualche momento « Oh, ovviamente sappi che voglio mantenere il mio di cognome, a tutti i costi. Che ti sia chiaro. » Lei gli ruba un altro bacio, sul quale lui si sofferma, strappandogliene altri due o tre, poi si stacca, sorridendo e andandole di fianco, con un braccio che le va a cingere il fianco. « Mh mh, perchè Potter è più famoso rispetto a Black, eh? Dovrei offendermi? »

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    Ness' Islands. Ore 17.30. Sono un bel gruppo, che si incammina parlottando, ridendo e scherzando. Rudy tiene per mano Olympia, senza lasciarla neanche per un istante da quando si sono allontanati dall'altare. « Come hai fatto a..sì insomma, i fiori tra i capelli? » Le domanda, sorridendo, avvicinandosi ad uno di quei fiori, per sfiorarlo con la punta del naso. « Te l'ho già detto che sei bellissima? » Continua, ridacchiando poi come un completo idiota. Giungono alla radura dove hanno deciso di sistemare ogni cosa per il ricevimento vero e proprio. Ci sono lucine fluttuanti ovunque, fiori e verde, il tutto messo in risalto da quella comunione verso la natura che li caratterizza entrambi. Sorride Rudy, poi si rigira verso di lei. Le stringe le dita, per tirarsela a sè, ed in un momento in cui gli sembra di essere entrambi abbastanza isolati -o forse nemmeno poi tanto- se la tira dietro, andandosi a nascondere dietro il tronco di un albero. La bacia, a quel punto, in un bacio vero, che gli toglie il respiro, prima di staccarsi, e darle un po' di spazio. « Non ti avevo ancora ringraziata come si deve per questi. » Le dice, con espressione divertita, alzando i polsi per indicarle i gemelli incastrati alla stoffa della divisa da cacciatore. Un mezzo sorriso gli attraversa il viso barbuto, mentre fa per aggiungere qualcosa, ma alla fine richiude la bocca. Vorrebbe dirle quanto quel gesto simbolico sia stato importante per lui, quanto l'abbia aiutato, ma col senno di poi gli sembra superfluo farlo. Lei lo conosce, lo conosce così bene che lui ha deciso di sposarla, e sa bene che le basta anche un solo sguardo per capire quanto lui le sia riconoscente. Per tutto. Per ogni cosa. « Grazie. » Dice soltanto dunque, con un sorriso, per poi fare spallucce. « Per il regalo...E per non essere scappata di fronte all'altare. Questo l'ho apprezzato davvero tanto. » Annuisce, ridacchiando. Poi si infila una mano nella tasca posteriore dei pantaloni, per estrarne una piccola scatolina nera, in velluto. Gliela porge, mordicchiandosi l'interno della guancia. « So che ormai abbiamo entrambi le fedi, e non le toglieremo mai con ogni probabilità -vero che non la toglierai mai, mh?- ma non ti ho mai fatto una proposta come si deve, con tanto di anello ed inginocchiata. Che detta così suona maluccio » Ridacchia « Quindi con..ahm..giusto un po' di ritardo, volevo darti questo. » Lascia che sia lei ad aprire la scatolina. Al suo interno si trova un piccolo anellino, di dimensioni piuttosto ridotte, ed una pietra bianca. L'anello è in oro bianco, ornato con uno smeraldo verde, lavorato a forma di foglia. « L'oro con cui è fatto apparteneva ad un bracciale di mia madre » Si scopre il polso, lasciando intravedere un braccialetto sottile. « Ho pensato sarebbe stato..carino, regalarti qualcosa che le appartenesse. Per..uhm, avere la sua approvazione, immagino. In un certo modo » Annuisce, poi lo sguardo si posa sulla pietra. « La pietra invece...ogni invitato ne ha una, è una tradizione celtica. Nella nostra ci sono incise le nostre iniziali e la data del matrimonio. Le ho raccolte un paio di giorni fa, si dice che lanciarle in un corso d'acqua, sia una speranza di buon augurio, e protezione da parte degli spiriti della terra e degli antenati. » La guarda « Sembrava importante per te il rito celtico quindi..volevo partecipare in qualche modo. Ho fatto i compiti per casa. » Ridacchia, per poi infilarle delicatamente l'anello lungo il dito in cui si trova già la fede. A quel punto la solleva, senza preavviso, per fuoriuscire da quel luogo appartato e tornare dai loro parenti ed amici. « Allora, qual'è la prima cosa da marito e moglie che vuoi fare? »

    Bene bamboli, IL MATRIMONIO E' INIZIATO, SFONDATEVI DI CIBO
    No okkè a parte gli scherzi, vi trovate a Ness' Islands (Il parco più stupefacente di Inverness; in mezzo al fiume Ness - che divide la città in due unendo Loch Ness al Mare del Nord - grazie all'accumularsi dei detriti nel corso dei secoli, si sono formate due isoli di una grandezza piuttosto impressionante, adibite in seguito a parco; è uno dei centri focali della città con aree picnic, parchi giochi adibiti ai bambini e la possibilità di farsi una gita in barca sul fiume) che è stato addobbato con lucine, candele, tavoli, fiori e tutto il resto per l'occasione. Gli sposi si sono imboscati #iniziamobene per qualche minuto, ma alla fine del mio post sono tornati da voi.

    -Come scritto nel post, Rudy si è preoccupato di dare una piccola pietra ad ogni invitato per poter compiere un rito celtico, se vi va di ruolarlo ogni invitato può gettare la sua pietrolina nel lago per buon augurio!
    - Citati\interagito a mezza botta nel primo pezzo con: Tris, Sam, Olympia (no dai), Malia e Derek.
    - Non c'è un ordine di post, andate un po' come volete dove vi porta il corazon <3
     
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    Le campane della catedrale si erano succedute ogni ora per tutto il giorno precedente. I nuovi arrivi e il crescente infervorarsi della Città, l'aveva insomma tenuta particolarmente impegnata. Senza togliere poi il fatto che, almeno una volta ogni quindici minuti si ritrovava un messaggio sul cellulare da parte di Malia che si ricordava andasse fatta un'altra cosa di cui si erano precedentemente scordate. Alla fine era stata costretta a chiamarla. « Mals! Il telefono te lo faccio ingoiare, te lo giuro. [...] Si che ho parlato col fioraio. Ma se li hanno portati già a Ness. [...] ORA ARRIVO! » E non c'era solo quello; nuove persone accorrevano ogni giorno a Inverness dai territori circostanti, sin da quando si era sparsa la voce che la Città fosse sicura. Avevano problemi paralleli, tipo un Lazaro che cammina a piede libero, un piccolo Potter in condizioni non ottimali, sin eater decisamente malconci a destra e manca, una donna incinta in procinto di scoppiare, orde di ragazzini di fronte ai quali non tirare fuori l'arsenale pesante e il circolo del cucito dei vecchietti pronto ad avere qualcosa da ridere su tutto. « Mai più un matrimonio a Inverness! » L'esatto contrario di quanto pensasse in, aveva detto alla fine quando, posta di fronte al primo piatto caldo della giornata, si era seduta temeraria al bancone della cucina in compagnia di Percy e Holden. Non lo pensava davvero; a Inverness un matrimonio è sempre una benedizione. Anche nei tempi più bui, è un momento di grande festa e di rinnovamento della speranza. Mai come allora ne avevano forse bisogno. « Credo che dormirò una settimana dopo questa festa. » Pausa. « Nope, non è vero! The show must go on. » Una frase quella, che di quei tempi potevano dirsi a vicenda solo un sorriso cinico stampato sulle labbra. L'ultima volta che Tris si era davvero riposata era forse prima che il branco fosse scattato. Da quel momento in poi era stato tutto un susseguirsi di cose; intrighi, sopravvivenza, un correre di qua e di là continuo e un continuo tentare di tenere le redini di tutto. Ma questo non la rendeva certo meno su di giri. C'era qualcosa di estremamente elettrizzante in quel evento, un influsso di emozioni che andava al di là delle sue. Il primo della nuova generazione del branco a convogliare a nozze. Rudy e Olympia poi, erano anche i primi nel loro gruppo di amici e conoscenti a dire quel fatidico sì. « Stanotte Mals e Olympia dormono qua. Giuro che non faremo casino stavolta. » E dicendo ciò, li aiuta a sparecchiare e rivolge un veloce occhiolino a Percy e un sorriso leggermente imbarazzato a Holden. Non era andata bene l'ultima volta, ma questa volta del sonno di bellezza avevano bisogno tutte e tre. [...] Alla fine aveva dormito si e no, smossa da qualcosa di pesante. Come se Rudy fosse una sua responsabilità fino a quel momento, e ora dovesse in un certo qual modo mollare la presa su di lui. Era finita nella sua stanza da letto, mentre russava pesantemente per più di una volta durante la notte, ma chiaramente, il ragazzo non aveva mai dato segni di vita, e Tris non aveva fatto nulla per disturbarlo. Era impressionante come, all'apparenza Tris riusciva a essere un pezzo di marmo, ma poi, che le piacesse o meno, provava un istinto quasi materno nei confronti di ciascuna di quelle creature che aveva condannato a una vita e un dovere che non avevano chiesto e forse non avrebbero mai voluto ricadesse sulle loro spalle. [...] « ESCI! ORA! » Aveva detto non appena era riuscita a vedere il riflesso di Jo nello specchio intento a sbirciare nella stanza che aveva preparato per Olympia sia per la sera prima che per il giorno della vestizione. « ..no guarda, non devi manco parlare. Se ti becco ancora qui, ti strozzo con la cravatta. » Perché te la metti la cravatta vero? Occupatasi di quel inconveniente era tornata in compagnia delle altre, intenta a dare tutto il suo supporto alla preparazione, seppur, al solito, Tris risultasse decisamente impedita. Quanto al trucco, si era affidata a mani più esperte delle proprie, lasciando che il compito se lo spartissero Pervinca e Lyanna. Al vestito che avevano scelto insieme, ci aveva aggiunto il necessario tocco personale di Inverness. I bracciali contenenti le lame celate le ricoprivano gli avambracci, e una spilla portante lo stemma dei Morgenstern adornava la cintura di raso. Tra i capelli un cerchietto di sua madre, attentamente forgiato dai mastri armaioli di Inverness e finemente decorato e al collo, sorprendentemente il leone dei Lancaster. « Tris, ti prego, controlleresti se il debosciato è già arrivato, è in ritardo o ha deciso di lasciarmi all'altare? » Le posa le mani sulle spalle, stampandole un bacio sulla guancia. « Posso solo dirti che non resterai delusa. » Dice solo mentre per un istante è al fianco di Rudy dandogli una pacca sulla spalla. Si prende un momento per andare alla ricerca di Percy che chiaramente è pronto prima di tutti gli altri. Sorride in maniera composta e incrocia le bacia al petto, seppur il sorriso tenda ad allargarsi più gli va incontro. « La sposa è pronta, io sono pronta, tu stai.. » Pausa decisamente più lunga del necessario. « ..sì insomma.. non hai perso il tocco dell'Astra. » Scoppia a ridere prendendolo in giro prima di mordersi il labbro compiendo un'altra pausa più lunga del suo solito, mentre corruga la fronte. « Pare che oggi percorrerò una navata al braccio di un altro uomo.. » Nessuna pressione. Non sa nemmeno perché se ne esce con quel discorso in quel momento. « Ok.. volevo essere spiritosa. Mi è venuta male. » Al solito. Perché stai parlando così tanto? Smettila! « Ciò che volevo dire è che.. ommioddio.. » E lì per lì, più cerca di andare con quel discorso, più realizza chi è l'altro uomo. Panico. Sorride in maniera contenuta annuendo tra se e se, mentre sta chiaramente iniziando ad avvertire il senso del controllo via via sempre più scivoloso. « Ho appena realizzato che.. mi sono scordata.. di.. mettere il rossetto. E mettere il profumo anche. Forse non sono propriamente pronta. » Le mani si congiungono all'altezza del petto mentre si schiarisce la voce. « Ti raggiungo di sotto..? ..e poi andiamo? » Oh sì, vuoi farlo. Decisamente. Gli stampa un bacio sulle labbra sollevandosi appena in punta di piedi prima di girare i tacchi e placare Malia al volo. « Il-tuo-ragazzo-deve-accompagnarmiallaltare. » Pausa giusto per prendere fiato. « Io e Derek uscivamo. Non è andata bene. Non è finita per niente bene. Percy lo sa. Non ci siamo mai chiariti. E non voglio perdere il ragazzo che amo - ecco l'ho detto! » Chiude gli occhi scuotendo la testa. « Soprattutto non prima di averlo detto a lui. Di persona. Capisci Mals? Faccia a faccia. Con le parole. » Ecco, ti prego fatti andare questa spiegazione provvisoria per ora altrimenti non ne usciamo più. Manda un messaggio veloce a Sam con i cambi di piani - il quale chiaramente sa già sarà ben più comprensivo senza chissà quali spiegazioni - per poi raggiungere Percy di sotto già decisamente più tranquilla. [...] Ricorda di aver spostato lo sguardo in un punto specifico della platea per più volte e per più tempo del dovuto. E mentre quelle promesse veniva fatte, la leggera brillantezza di troppo degli occhi, Beatrice Morgenstern l'aveva relegato al troppo mascara che Pervinca le aveva fatto mettere. Il classico mi è entrato qualcosa nell'occhio che si era tradotto in una completa comunione nel momento in cui aveva sentito pronunciare quelle parole. Io sono sua, e lui è mio, da questo giorno, fino all'ultimo dei miei giorni. Mentre si appresta a legare il proprio nastro attorno a quell'unione di anime, lo sguardo corre prima con orgoglio sui volti di entrambi, facendo un leggero senso di orgoglioso assenso a Rudy, poi si sposta, nello stesso punto che ha cercato spasmodicamente più e più volte durante tutta la cerimonia. Ora siete in due, e siete una famiglia, la vostra famiglia è anche la nostra, così come la nostra è anche la vostra. Ed è pace e sollievo ciò che prova mentre infine gli sposi suggellano il proprio amore con un bacio. Mentre la processione si sposta via via dal luogo della cerimonia, Tris ancora al fianco di Sam, le stampa un bacio sulla guancia sistemandogli appena i capelli sulla tempia. Un gesto quello, che la Tris di qualche anno fa, non si sarebbe nemmeno sognata di fare con così tanta leggerezza. « Grazie della salvata in corner, eroe. Sospetto che dovrò subirmi un terzo grado di tutto rispetto da parte della tua dolce metà, ma ehi, questo e altro pur di non cadere nella tentazione di spezzare qualche collo di troppo. »

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    Sta osservando il tavolo dei regali; il suo, da parte di tutta la sua ormai risaputa famiglia, l'avrebbe consegnato a Rudy e Olympia di persona, più tardi durante la serata. Afferra per un braccio Malia, che è lì di passaggio e le indica i vari oggetti presenti sul tavolo. Le indica quindi con uno sguardo colmo di disdegno un regalo in particolare. « Ma tu guarda se non doveva rompere i coglioni pure oggi. Io non sarò una grande esperta di queste robe, ma perché dovresti avere tutti quei gioielli su un bicchiere? » Ne afferra uno e lo rotea sulle dita di fronte agli occhi della migliore amica. « Guarda! E' pure scomodo. A questo punto tanto valeva farmi un colpo di telefono che gli vendevo a poco prezzo quelle tamarrissime coppe d'oro che abbiamo in credenza da qualche parte nella cantina dei vini. » Ok, quelle coppe erano antiche, e decisamente pregiate, ma nessuno le usava più da secoli, semplicemente perché poco pratiche, oltre che estremamente pesanti. Erano poi espressione di una palese ostentazione che Tris trovava quanto mai odiosa. Pone una mano attorno alle spalle della Stone e assieme a lei si dirige verso uno dei vari tavoli colmi zeppi di cibo, dal quale inizia a servirsi, guardandosi attorno come una vecchia comare di paese. « Io credo che queste feste servino solo a far parlare male della gente. Per esempio: a vedere la Carrow ora, mi sento un po' in colpa per essermi fatta rodere il fegato. Voglio dire! Guarda quanto cazzo è lievitata. » Sposta lo sguardo. « A ore due abbiamo Donovan.. che mi sa si sta già riprofilando sulle bionde. » La Branwell invece si sta riprofilando sui calciatori. Stanno solo parlando, ma conoscendolo minimo s'è già beccata tre battutine nel giro due frasi. Segue ancora con fare circolare quella carrellata di gente. Lo sguardo si sposta a quel punto su Fawn Byrne. « Avete fatto pace.. tipo? » Chiede quindi ancora una volta a Malia indicandogliela discretamente. « Su.. forse è arrivato il momento di lasciarci alle spalle tutta questa storia. Vedila così: stiamo dando asilo a Marchand Junior. Questa cosa la voglio scritta nella mia autobiografia. Se muoio, il mio ghost writer la deve inserire come una delle cose più fuori di testa che mi sia capitato di dover fare. » Storce il naso. « D'altronde non c'è molto di cui ridere. Il Potter grande, pare passi molto tempo a fare la navetta con la Corte. Secondo me qualche ninfetta lo sta stuzzicando dillà. » Le dà una pacca sulla spalla e un bacio sulla guancia, prima di svuotare il bicchiere, non prima di averne colpito la superficie con quello di Malia. « L'amor che move il sole e l'altre stelle. » Un'espressione drammatica, prima di decidersi di smettere di fare la comare di paese. « Giro di socializzazione. Tra un quarto d'ora di nuovo qui ad aggiornarci sui gossip raccolti in giro. » D'altronde siamo le damigelle d'onore. Si dirige quindi verso Fawn, picchettando con l'indice sulla sua spalla. « Se pensavi davvero di poter evitare di salutarmi, hai perso completamente la testa. » La squadra dalla testa ai piedi. Nessun rancore da parte di Tris. In fin dei conti, se inizialmente era rimasta stranita dal comportamento di Fawn, in fin dei conti, aveva capito ciascuno dovesse fare le proprie scelte. Alla fine ci siamo trovati tutti indistintamente nella stessa merda in ogni caso. « Benvenuta a Inverness. Sono contenta di vederti qui. » Fa una pausa, guardandosi attorno alla ricerca del suo insolito amico, senza vederlo lì su due piedi. « Immagino dovrei fare gli stessi auguri al tuo compagno di viaggio.. purtroppo non l'ho visto molto in giro questi giorni. » Diplomatica e discostata su quella spinosa situazione, ma pur sempre piuttosto tranquilla. A quel punto chi varcasse le porte di Inverness era del tutto ininfluente. Solo un folle sarebbe entrato con cattive intenzioni, e se anche ce ne fosse qualcuno, Inverness aveva gli anticorpi necessari per difendersi. « Digli di venire a trovarmi un giorno all'alveare. A parte questo, come ti trovi? Vi hanno trattato bene? » [...] « Ho un dubbio esistenziale. » Asserisce mentre osserva la superficie del lago al fianco di Percy, non molto lontano da un gruppo variopinto di amici. Scoppia a ridere prima ancora di aver posto quella domanda, perché sa già suonerà ridicola. « A quale disagio cosmico verremmo sottoposti durante questa festa? Visto che, signor Watson, se ci riflettiamo attentamente, non ce ne è una sola che ci sia andata davvero per il verso giusto. » Gli punta un dito contro, piuttosto divertita, mentre attira a sé un secondo bicchiere di prosecco. « Io direi di prenderla sul ridere questa volta. Tipo scommettiamoci sopra. Per esempio chi perde lava i piatti, oppure accompagna Holden a pregare in chiesa, oppure meglio ancora chi perde va a ordinare la cena in un ristorante alla Corte dei Miracoli, con James Lupin che fa la diretta così che tutti possano saperlo. Oppure.. non lo so, qualcosa di estremamente ridicolo, come la botta di culo che ci colpisce praticamente ogni volta che decidiamo di metterci addosso qualcosa di estremamente scomodo. »

    1: Interagito con Rudy, Jo, Olympia, Malia, Sam & Percy;
    2: Interagito con Malia, Fawn, Percy;





    Edited by 99 Problems - 25/9/2018, 19:12
     
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    Stava ancora sistemando delle semplici perline perline tra i folti capelli biondi quando sentì bussare alla porta, Betty era stata gentilmente ospitata da una locanda del posto; i proprietari erano due persone semplici. Molti avrebbero definito quella casa rustica o addirittura sciatta, ma per Betty era semplicemente vissuta. Lo stipite della sua camera recava piccoli intagli nel legno, un chiaro percorso che teneva conto di quanto il più piccolo dei quattro figli della coppia crescesse ogni anno. Una casa viva, fatta di ricordi che avevano deciso di condividere con i viandanti. Al piano di sotto riconobbe la risata fragorosa del signor Matthews, seguita a ruota da quella gioviale di Derek. Era il suo cavaliere per l'occasione, uno sconosciuto fino a poco tempo prima e un amico fidato ora. Lisciò il lungo abito cipria, la gonna in organza scendeva morbida lungo le gambe; frusciando ad ogni suo passo. Il corpetto era leggermente più rigido, decorato da rose bianche e rosa, disegno che si estendeva anche lungo le maniche semitrasparenti. Aveva scelto un vestito semplice, di un colore talmente tenue da risultare impalpabile, dopotutto quello era il giorno della sposa e spettava a lei l'onore di spiccare su tutte. «Donovan vuoi forse mettermi in pericolo? Sappi che dovrai proteggermi dalle tue isteriche fan che tenteranno di uccidermi solo per aver osato camminare al tuo fianco...» Lo prese in giro mentre scendeva le scale, ammirando la sua figura avvolta ad un completo classico, ma al tempo stesso moderno. Era qualche anno avanti rispetto a lei, ma Betty ricordava benissimo lo stuolo di ragazze starnazzanti che lo seguiva da una lezione all'altra nella speranza di attirare la sua attenzione. «Dei del cielo, sei una visione piccola...» Afferrò con gioia le mani del signor Matthews, beandosi di quel calore quasi paterno che non aveva mai sperimentato sulla propria pelle. Sorrise timidamente di fronte al quel complimento, quasi come se tutti quei complimenti la mettessero in imbarazzo. «Direi che dobbiamo scappare, se solo ci azzardassimo a tardare Olympia di ucciderà. Tu poi sei uno dei testimoni...» Prese sottobraccio il ragazzo e salutò i signori Matthews, raccomandandosi con loro di non
    SjUrIgJ
    aspettarla svegli. Sembravano tutti diretti al matrimonio, un tripudio di colori e abiti svolazzanti; un piacevole cambiamento rispetto a tutto ciò che avevano dovuto affrontare in quei mesi. Avere qualcosa da festeggiare avrebbe alleggerito l'animo di tutti, ricordando che in mezzo alla distruzione si poteva comunque costruire; andare avanti. [...] Si sedette dietro il grande clan Potter-Weasley, probabilmente avrebbero superato il record per il maggior numero di persone dai capelli rossi presenti in uno stesso luogo. Derek l'aveva gentilmente lasciata con gli altri per poi raggiungere il suo amico per adempiere al proprio ruolo di testimone. Tutti i loro compagni erano presenti, tutti quelli che erano sopravvissuti, ma allo stesso modo si sentiva la presenza di quelli che non ce l'avevano fatta. Invidiava il coraggio di Olympia e Rudy, entrambi avevano mandato a quel paese la fine del mondo che li attendeva ai confini di Inverness; avevano scelto sé stessi e volevano rendere tutti partecipi. Rudy sul piccolo altarino sembrava un fascio di nervi, quasi come un fuoco d'artificio la cui miccia si avvicinava velocemente al composto esplosivo. Era tenero nella sua goffa emozione, pronto a dividere la sua vita con quello che a tutti gli effetti era il suo grande amore. Osservò l'ingresso delle damigelle, sventolandosi scherzosamente al passaggio di Derek. Dopo il passaggio dell'ultima coppia gli occhi furono tutti su Olympia, raggiante nel suo romantico abito da sposa stretta al braccio di Albus. Betty era una romantica di natura, dovette quasi pizzicarsi per impedire a sé stessa di sciogliersi in lacrime. Osservò quasi con religioso silenzio la cerimonia facendo sue le parole di entrambi e gioendo con il resto dei presenti quando vennero proclamati marito e moglie. [...] «Donovan dove pensi di andare?! Dobbiamo assolutamente fare un salto in pista...» Betty era leggermente brilla, aveva cantato e festeggiato con tutti gli altri invitati, passando da un coro all'altro senza troppi problemi. I capelli avevano risentito di questi suoi continui spostamenti, la piega mossa si era infatti ammorbidita. Le gote erano leggermente rosate, frutto di continue risate e di un brindisi di troppo. Trascinò Derek in pista, in mezzo al resto dei compagni dimenandosi a tempo di musica. «Mi sembrava giusto mostrare a tutti le tue mosse sulla pista da ballo...dopo tutti quei mesi a Londra impegnati a lavorare ci meritiamo un po' di sano divertimento no?!» Si sentiva leggera, quasi spensierata; una sensazione che non provava da troppo tempo e che voleva tenersi stretta. Viversi quella leggerezza che le mancava dal momento in cui erano rimasti chiusi all'interno del castello. Una leggerezza che si era guadagnata con il sangue e il dolore, una conquista che avrebbe difeso con le unghie e con i denti.

    scusate lo schifo, ma devo riabituarmi a scrivere, però ci tenevo ad esserci <3
    AUGURI AGLI SPOSI!!!
     
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    E alla fine è propri arrivato, quel momento della vita. Sospirò nel guardarsi allo specchio mentre si allacciava meticolosamente la cravatta. Vestito così, di tutto puntino, non ci si vedeva da mesi, se non addirittura da ben più di un anno. E in altre circostanze, probabilmente un abito elegante come quello avrebbe avuto il potere di farlo tornare a credere nella speranza di una normalità perduta, ma ovviamente, non erano quelle le circostanze. Tuttavia, pur se quell'abito non aveva sapore di normalità, di una cosa sapeva di certo: un nuovo inizio, un nuovo capitolo della sua vita. Quel momento in cui vedi le persone intorno a te mettere a posto le proprie vite. Quelle stesse persone con cui hai condiviso lo studio, le punizioni e gli svaghi. Persone che nella tua testa sono ancora i tipi dell'ultimo banco a destra, e che adesso si sposano, o addirittura fanno figli. Sospirò una seconda volta, voltandosi prima da una parte e poi dall'altra per assicurarsi che tutto fosse al proprio posto. Non sapeva quanto tempo ci avrebbe messo ad abituarsi all'idea di sapere Rudy sposato. Di sicuro ce ne aveva messo un po' a prendere sul serio le sue intenzioni con Olympia - perché insomma, Rudy lo conosceva bene. Ma sposato? Quella sì che era una cosa che non si sarebbe mai aspettato di vedere tanto presto. Eppure stava accadendo, e lui era lì per fargli da testimone.
    Prima di andare da Rudy aveva deciso di fare un salto da Betty, l'unica persona con cui almeno per il momento poteva dire di avere un vero e proprio rapporto di confidenza alla cui base non soggiaceva una dose di senso di colpa. Ai tempi di Hogwarts non si erano mai frequentati molto, colpa anche di giri diversi - seppur adiacenti - di amicizie. Tuttavia negli ultimi mesi, grazie al lavoro intrapreso da entrambi, avevano legato molto velocemente e molto profondamente, appoggiandosi l'uno all'altra nella solitudine di un compito che volente o nolente tendeva ad estraniarti da qualsiasi tipo di reale interazione. "Donovan vuoi forse mettermi in pericolo? Sappi che dovrai proteggermi dalle tue isteriche fan che tenteranno di uccidermi solo per aver osato camminare al tuo fianco.." Alzò gli occhi al cielo, scuotendo appena il capo con un sorriso scaturito da due ben differenti motivazioni: la totale certezza che ormai di fan isteriche ne avesse ben poche e la segreta gioia nutrita dalla visione della bionda. "Credo che l'unico pericolo qui sia quello di doverti fare da guardia del corpo e toglierti i malintenzionati di dosso a colpi di sfollagente." Disse, ridacchiando divertito prima di porgerle ben volentieri il braccio. "Madame.."
    [...] "Sei pronto?" Che sarebbe un modo carino per chiedere se l'attacco di panico c'è già stato o se deve in qualche modo attrezzarsi con tequila, sale e limone. Tuttavia, contro ogni previsione, Rudy sembrava calmissimo. Pronto. "No, non ancora." Sorrise, chiudendosi la porta alle spalle per lasciare all'amico tutta la privacy di cui potesse aver bisogno in quel momento, tornando dunque alla stanza in cui si erano radunati gli altri uomini. Prese un profondo respiro, salutando tutti con un sorriso e un cenno del capo, solo per poi tirare dritto verso il carrello degli alcolici e versarsi due dita di Incendiario che mandò giù in un colpo solo. Ne aveva bisogno, e non poco, per affrontare - in ordine: il matrimonio del suo migliore amico, l'astio emanato da Tris, l'astio che per osmosi emanavano anche gli amici di Tris (che per buona parte erano stati anche i suoi), e più in generale l'idea che un'era stava finendo per davvero. "SAAAAAAAAAAAAM! DEREKITOOOOOOOOO! VENITE A VEDER QUANTO E' BELLO IL NOSTRO HOMBREEEEEEEEE! Non ci posso creder, ci stiamo por sposare...No ragazzi non ce la faccio..Mi serve un momentito...Non stoy piangendo eh.." Sussultò agli strilli di Joaquin, credendo per un momento che Rudy si fosse sentito male o stesse tentando di calarsi per la grondaia. Un breve momento in cui Derek si rese conto di essere la persona meno adatta a un eventuale discorso atto a convincere qualcuno a sposarsi piuttosto che scappare. Ma grazie al cielo, non era quello il caso. "Dio, come si spegne?"
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    [...] "Donovan dove pensi di andare?! Dobbiamo assolutamente fare un salto in pista..." La voce di Betty arrivò come una benedizione dal cielo, tanto che il moro non si fece ripetere due volte l'invito, rivolgendo tutte le proprie attenzioni alla Branwell. Fino a quel momento aveva cercato in ogni maniera di evitare Tris - e in parte anche Malia, siccome la ragazza sembrava essere stata messa al corrente della situazione passata di cui era stata precedentemente ignara. L'unico suo obiettivo era quello di scampare alla serata senza scenate, senza risse, senza problemi e, più generale, senza dover azzerare il calendario dei giorni passati dall'ultima volta che aveva avuto una giornata del cazzo. "Mi sembrava giusto mostrare a tutti le tue mosse sulla pista da ballo...dopo tutti quei mesi a Londra impegnati a lavorare ci meritiamo un po' di sano divertimento no?!" Prendendo la mano della ragazza e facendola volteggiare velocemente, una risata riuscì finalmente ad affiorare spontanea sulle labbra di Derek. "Cazzo se ce lo meritiamo! Tutti quei mesi costretto a vivere come un topo di fogna? Come minimo una serata libera la posso chiedere." E dopo uno, due, tre balli, con il fiato corto e il viso arrossato, finalmente si lasciò cadere su una panchina, trascinando la compagna con sé. Ridendo e tentando di riprendere fiato allo stesso tempo, scosse il capo, a metà tra l'incredulo e l'estatico. "L'ultima volta che ho ballato è stato al ballo di Natale di due anni fa." Una considerazione che sulle prime uscì dalle sue labbra facilmente, come un aneddoto interessante, ma che presto si tramutò nella sua testa in qualcosa di diverso: nella consapevolezza del fatto che lui, per davvero, non aveva vissuto in quell'arco di tempo. Aveva solo tirato avanti, simulato la parvenza di una vita. Sopravvissuto, ecco. Tuttavia sembrò riscuotersi velocemente, deciso a non rovinarsi la serata da solo entrando nel viale dei ricordi dolorosi. Scosse dunque le spalle, rivolgendo un sorriso alla ragazza. "Il che è un vero peccato..per il mondo, intendo. Perché insomma: sono un ballerino eccezionale. Ho perso il conto di tutte le volte che la gente ci è rimasta male nel vedersi scritto Derek Donovan sull'autografo." Sospirò "Si aspettavano Fred Astaire."
    Interagito con Betty, Rudy e Jo
    Nominate Tris e Malia

     
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    Le sta venendo un po' d'ansia. Sarà la tensione palpabile negli occhi di Olympia che non fa che camminare su e giù per quella piccola stanzetta adornata di fiori e resa un po' disordinata dai vestiti che stanno in giro e dai vari accessori di make-up che stanno sparpagliati di qua e di là, sarà la solita classica calma imperturbabile di Tris che un po' la smuove, sarà il chiacchiericcio al di fuori della loro porta, il cellulare che vibra ogni tre secondi con un nuovo messaggio, saranno tante cose, ma Malia è agitata. Si sforza di non darlo a vedere, perché l'ultima persona al mondo che può accorgersi del suo stato d'animo è Olympia, che adesso le sta accanto e le chiede conforto, eppure c'è qualcosa dentro di lei che le si attorciglia, proprio lì, all'altezza dello stomaco. E mentre guarda la sua amica che si prepara, sente gli occhi farsi un po' più lucidi, senza volerlo. Così, per camuffare quell'attimo di sensibilità agli occhi delle amiche, porta un dito sotto l'occhio, come a volersi asciugare quella lacrima che non è ancora del tutto venuta fuori, e prende a sventolarsi in modo teatrale con l'altra mano. « Oh, quanto crescono in fretta! » esclama ad alta voce, agguantando Tris e stringendola in un abbraccio e metà tra la commozione e la palese ironia, giusto per allentare un po' la tensione che si è venuta a creare in quella stanza. « Mi ricordo ancora quand'era piccola così... » E niente, il cazzeggio è uno stile di vita, anche se si è alle porte del matrimonio della propria migliore amica, anche se tutto ciò che si dovrebbe provare è commozione e gioia e trepidazione.
    È con quello spirito burlesco, sebbene intriso di una buona dose d'agitazione e di trepidante attesa, forse trasmesse dalla sposa stessa, che si muove dalla stanza in cui loro tre si sono preparate insieme, lasciando Olympia nelle fidate mani del fratello maggiore. Si muove verso le scale della piccola abitazione, pronta a raggiungere gli altri testimoni al luogo di ritrovo, quando viene fermata per un braccio da Tris. La guarda, smarrita, notando l'espressione di panico che ha negli occhi, ma l'amica la precede prima che lei possa dire qualunque cosa. « Il-tuo-ragazzo-deve-accompagnarmiallaltare. »
    Aggrotta le sopracciglia, ancora più confusa, piegando poi la testa di lato. « Eh? » chiede, incalzandola. « È successo qualcosa? » domanda, perché qualcosa deve essere successo per forza, altrimenti non avrebbe quell'aria costernata che adesso riesce a leggerle in faccia.
    « Io e Derek uscivamo. Non è andata bene. Non è finita per niente bene. Percy lo sa. Non ci siamo mai chiariti. E non voglio perdere il ragazzo che amo - ecco l'ho detto! Soprattutto non prima di averlo detto a lui. Di persona. Capisci Mals? Faccia a faccia. Con le parole. »
    La mora spalanca le palpebre. « COSA? E me lo dici così? » Si porta una mano sul petto, e stavolta non con fare teatrale, non per fare ridere nessuno, ma perché veramente sconvolta dalla notizia. Come a fatto a non accorgersene mai? Per un istante le balena in mente il pensiero che la Grifondoro stia scherzando, ma si tratta di un frangente breve, perché la serietà nei suoi occhi - e l'urgenza del momento - le suggeriscono che, chiaramente, questa non è una presa in giro. E, come al solito in queste situazioni, Malia Stone cade completamente dal pero, sempre ignara di tutto. Vorrebbe farle mille domande, chiederle per filo e per segno com'è andata, tutti i dettagli, sapere in che modo lo deve picchiare, per dirne una, ma anche in questo caso capisce che non è il momento di tergiversare in queste quisquiglie. E quindi si ritrova a sospirare, un modo come un altro per sciogliere la tensione accumulata per la notizia inaspettata, e rivolgerle uno sguardo comprensivo, per poi annuire piano. « Va benissimo, allora tu con Sam e io con Derek. E fagli togliere quei cavolo di occhiali da sole, almeno per la navata... »

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    « Io sono sua e lui è mio, da questo giorno fino all'ultimo dei miei giorni. » È in quell'istante che gli occhi di Malia non rispondono più ai comandi, e cominciano a lacrimare in completa autonomia. Vorrebbe imprecare in silenzio, perché tutti sanno quanto detesti farsi vedere piangere in pubblico, ma questa volta non può davvero farne a meno. Sente qualcosa smuoverla dentro, quando vede Rudy e Olympia guardarsi negli occhi e promettersi di esserci sempre, fino all'eternità, l'uno per l'altra. Avverte tante, troppe sensazioni tutte insieme ed è incapace di analizzarle o attribuirvi un nome specifico che possa descrivere alla perfezione il suo stato d'animo. Guarda loro due, che si scambiano il bacio più dolce del mondo, guarda Tris, guarda Sam, guarda Albus poco più in là, e sente d'un tratto crollare su di lei il peso di tante emozioni così forti e ineffabili da lasciarla senza parole, con quelle sole due lacrime solitarie che le rigano le guance, gonfiate da un sorriso a trentadue denti. Si sente felice, immensamente, perché sa che la sua migliore amica ha trovato la propria dimensione nella vita, soddisfatta, commossa, estasiata, e anche un po' triste: perché tutti i begli inizi rappresentano automaticamente la fine di qualcos'altro. E Malia in quell'istante sente tutto scoppiarle dentro, la gioia, la nostalgia, la perdita ed il ritrovo. Ed è tutto così forte ed intenso che per un istante le sembra quasi di sognare, e di essere distante anni luce da quella dimensione di amarezza e angoscia alla quale sono abituati tutti loro. Quell'applauso estatico, quei sorrisi e quelle lacrime di felicità, quegli abbracci e quei baci calorosi, sono la loro parentesi dorata nel bel mezzo dell'apocalisse.

    « Ma tu guarda se non doveva rompere i coglioni pure oggi. Io non sarò una grande esperta di queste robe, ma perché dovresti avere tutti quei gioielli su un bicchiere? » Aggrotta le sopracciglia, curiosa, mentre si avvicina insieme a Tris al tavolo dei regali, da poco scartati da entrambi gli sposi. L'amica solleva un bicchiere di vetro tempestato di pietre preziose, da quello che le pare un set da... vino? Spumante? Brandy? Chi può dirlo. Malia lo osserva con un certo interesse, mentre si allunga verso il bigliettino poco distante.
    « Scusa ma chi è che- Aaaahh, quel cretino di Douglas. Non ci credo, si è pure scomodato a fargli un regalo. Ti ricordi che ci mezzo provava con Olympia tutte le volte che la vedeva? Secondo me gli rode troppo adesso. » Ridacchia tra sé e sé, per poi scuotere la testa, mentre anche lei solleva uno di quei bicchieri per studiarlo più da vicino. Si domanda quanto possa costare una roba del genere, eppure, dentro di sé, capisce di non voler conoscere la risposta. E ha pure ragione Tris, sono decisamente scomode. Inarca un sopracciglio, mentre studia ulteriormente quell'oggetto, tenendone stretto il manico nel pugno chiuso, come fosse il manubrio di una moto, con la solita eleganza e classe che la contraddistingue. « A parte che a furia di tenerli ti fai i calli nelle mani. Ma poi che roba è? Perché dovrebbero volere dei gioielli sui bicchieri? Non è tipo uno spreco? Cioè ti cade e si rompe mentre fai un brindisi, e poi che te ne fai delle pietre? » Considerazioni dettate dal troppo prosecco mandato giù durante il brindisi, dalla frenesia generale e dalla voglia di fare la comare di paese con Tris, che fa sempre bene, specie in queste occasioni in cui c'è da ridire un po' su tutti, sempre però con fare bonario, è ovvio.
    « Io credo che queste feste servino solo a far parlare male della gente. Per esempio: a vedere la Carrow ora, mi sento un po' in colpa per essermi fatta rodere il fegato. Voglio dire! Guarda quanto cazzo è lievitata. » Sposta lo sguardo sulla Carrow, per poi sorridere leggermente.
    « Tanto vedrai che quella, appena viene fuori carciofino, torna a essere la supermodel che è sempre stata. Torneremo a rodere per la sua pancia piatta nel giro di due settimane dal parto. Secondo me ha già l'operazione magica dimagrente prenotata, conoscendola. » Ridacchia, mentre con lo sguardo segue da lontano i movimenti dell'ex Caposcuola di Serpeverde. Negli ultimi tempi i loro rapporti si sono distesi non poco, specie dopo la piccola gita fatta al centro commerciale insieme. Non sono migliori amiche, certo, ma hanno cominciato ad essere civili l'una con l'altra, e questo sicuramente è un inizio non indifferente.
    « A ore due abbiamo Donovan.. che mi sa si sta già riprofilando sulle bionde. » Sposta automaticamente lo sguardo alla propria destra, per incontrare il profilo di Derek Donovan, che si sta avvicinando a Betty Branwell. Interessante, pensa tra sé e sé, prima di corrugare la fronte, e voltarsi verso l'amica in maniera quasi istantanea.
    « Non lo so se ti conviene fare iniziare il discorso Donovan, qui e adesso. » Incontra gli occhi chiari dell'amica, con fare eloquente, prima di rivolgerle un mezzo sorriso malizioso. A quel punto le avvolge le spalle con un braccio, avvicinandola di più a sé e poi abbassare la voce, per non farsi sentire da nessun altro nelle vicinanze. « Non mi interessa quanto saremo ubriache o stanche, stanotte tu dormi da me e mi racconti tutto quello che c'è da sapere su questa storia. Di' a Percy che per stasera può giocare a scacchi con Holden. Mi hai tenuta all'oscuro della cosa per troppo tempo e sono già mezza offesa, quindi ti consiglierei di evitare di attendere oltre. » Le dice all'orecchio, per poi ridere, divertita, e scuotere la testa. È ancora decisamente sconvolta dalla notizia, specie perché dentro di sé ripensa a tutte le volte che negli anni ha sbavato di fronte al poster di Derek Donovan in stanza, o al suo passaggio in corridoio, e magari alcune di queste volte la sua migliore amica si stava pure frequentando con lui. E, inaspettatamente, anche per questo, si sente una punta stizzita per la cosa. « E appena becco quel deficiente di Sam ne ho un paio pure per lui, che non mi ha detto niente. » Annuisce, decisa, mentre nel frattempo si guarda intorno, per ricercare tra la folla il viso del ragazzo, che però al momento non trova.
    Lo sguardo di entrambe successivamente si sposta su una figura poco distante, che costringe Malia a sbuffare con aria pesante. E Tris, come al solito, non ha bisogno di troppe spiegazioni per capire. « Avete fatto pace.. tipo? »
    La mora sorride, annuendo con aria enfatica. « Sì, beh, l'ultima volta le stavo per spaccare la faccia ma ho lasciato perdere perché mi faceva un po' pena, quindi ecco, possiamo sempre definirla pace questa » dichiara, con fare un po' stizzito.
    « Su.. forse è arrivato il momento di lasciarci alle spalle tutta questa storia. Vedila così: stiamo dando asilo a Marchand Junior. Questa cosa la voglio scritta nella mia autobiografia. Se muoio, il mio ghost writer la deve inserire come una delle cose più fuori di testa che mi sia capitato di dover fare. » Sorride tra sé e sé, mentre incrocia le braccia al petto, costringendosi a guardare da un'altra parte. « D'altronde non c'è molto di cui ridere. Il Potter grande, pare passi molto tempo a fare la navetta con la Corte. Secondo me qualche ninfetta lo sta stuzzicando dillà. L'amor che move il sole e l'altre stelle. »
    Si stringe nelle spalle. « Lo sai anche tu che non è la stessa cosa, Tris. » continua a guardare un punto imprecisato del buffet, le braccia ancora strette al petto con decisione. Beatrice deve saperlo, che c'è una differenza fondamentale tra il loro dare asilo ad Erik Marchand in quel momento, e la fuga di Fawn tra le braccia di quest'ultimo, in un momento in cui avrebbe rappresentato un serio pericolo per tutti loro. « Comunque non ne voglio parlare. Proprio oggi non me ne frega niente » replica, seria, mentre si lascia andare ad un sospiro leggero, e sposta di nuovo lo sguardo sull'amica. « Ah e quindi James c'ha la ragazza alla Corte? Buono a sapersi, romperò un po' le palle per farmi dire chi è. » Sorride, mentre istintivamente si guarda intorno per cercare tra i presenti la figura del fratello maggiore di Olympia, senza successo.
    Saluta rapidamente Tris, ripromettendosi di ritrovarsi dopo un po' per spettegolare ancora, e fa per raggiungere a grandi passi (o, per lo meno, quello che le permettono quei dannati tacchi che è stata costretta ad indossare per la giornata) una coppia seduta un po' in disparte, non prima di aver recuperato due calici di spumante. Quando è a metà strada, tuttavia, si blocca all'improvviso, ricordandosi un dettaglio, e torna indietro, per sostituire uno dei due bicchieri con uno pieno di succo di frutta. Arriva a destinazione, rivolgendo un sorriso caloroso in direzione di Albus e di Amunet, per poi porgere loro rispettivamente lo spumante ed il succo. « Allora, come procede? » chiede, spostando lo sguardo da Albus alla ragazza, per poi accomodarsi sulla sedia di fronte a loro. « Patatino fa il bravo o rompe i coglioni? » domanda, un sorriso dipinto sulle labbra, mentre con una certa naturalezza si sfila entrambe le scarpe coprendosi con la tovaglia del tavolo vicino, non senza lanciare ad entrambi uno sguardo birichino. « Sto davvero soffrendo, giuro. Carrow, un giorno, quando ti sarai liberata di questo enorme almanacco che ti porti dietro, mi darai lezioni su come sopportare questi dannati tacchi. Non so se arrivo a fine serata. » Si lamenta, scuotendo piano la testa. Pochi istanti dopo, riesce a notare non troppo distante da loro le due figure di Rudy e Olympia che riappaiono tra gli invitati, tra le fronde della foresta. Si porta entrambe le mani intorno alla bocca, per poi urlare, in modo da farsi sentire da tutti: « UN APPLAUSO AGLI SPOSI!!! » Emette qualche urletto emozionato, per poi applaudire insieme agli altri invitati, ed infine voltarsi verso i due ragazzi che ha accanto. « L'avete visto come si sono imboscati? Non li vedevo in giro da tipo mezz'ora. Ve lo dico, per me hanno già consumato queste nozze » si lascia andare ad una risata divertita, per poi rivolgere un occhiolino in direzione di Albus.

    « Aahhh, ma c'è il pesce qui dentro! » Esclama, un po' schifata, mentre osserva l'interno poco invitante dell'arancinetto che ha appena addentato, convinta si trattasse di una crocchetta di patate. Si accomoda sulla propria sedia, appoggiando il piatto sul tavolo, e senza fare troppi complimenti infila la restante parte di quel boccone in bocca a Sam. « Mi fa schifo il pesce » commenta, con una certa delusione, guardando il proprio piatto ripieno di quelle crocchette di patate fasulle. Sposta lo sguardo sul buffet, che pare essere a chilometri di distanza, e poi sul proprio piatto. Di nuovo sul buffet, e poi sul piatto. E poi sulle proprie scarpe. E infine sul piatto di Sam. Scuote poi la testa. « Non ho la forza di alzarmi nuovamente per prendere altro, scusa » dice in modo spicciolo, prima di scambiare i due piatti, ed appropriarsi di quello del ragazzo. « Che poi, dove le hai trovate le patatine fritte? Io non le ho viste proprio! » Esclama, sorpresa, prima di infilarsene due in bocca. Lo guarda, mentre gli rivolge un sorriso di scuse, per poi mandargli un bacio volante. Beve qualche sorso d'acqua, prima di riportare lo sguardo su di lui. « Lo sai che sei gnocco? » commenta, con un sorriso un po' scemo dipinto sulla faccia, mentre appoggia un gomito sul tavolo ed il mento sul palmo della mano, senza smettere di guardarlo, dalla testa ai piedi. E non può che ripetersi tra sé e sé quello che ha appena ammesso ad alta voce. « Cioè, siete tutti fighissimi voi ragazzi oggi, con questi vestiti eleganti eccetera... » osserva, prima di recuperare delle altre patatine dal piatto e infilarle in bocca. « Però... mhm... ecco... mhm... » continua a masticare, con aria pensierosa. « Però, dico, sei il più figo tu, capito? » Si stringe nelle spalle, finendo di masticare, per poi prendere qualche altro sorso d'acqua. Sì, chiarissimo. Sospira, mentre si toglie nuovamente le scarpe sotto al tavolo. « Detto ciò, la prossima volta che la mia migliore amica ha una storia segreta con un ragazzo e tu lo sai, sei pregato di farmelo sapere per tempo, grazie. » Ridacchia, seppur tentando di suonare un po' piccata, mentre riserva al ragazzo un pizzicotto sulla gamba, che, come al solito, nemmeno sentirà.


    Allooors, scusate il post immenso.
    - Interagito con Tris
    - Feels in generale; guardati i Rympy, Sam, Tris e Albus
    - Interagito con Tris, Albus e Amunet; nominati Derek e Fawn
    - Interagito con Sam
     
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    Partendo dal presupposto che ancora stenta a credere che effettivamente qualcuno, della sua età, abbia deciso, coscienziosamente e consapevolmente, di sposarsi, ha deciso di prendere quel matrimonio come un grande esercizio spirituale. Ha sopportato i piagnistei di Jo, che l'ha svegliato alle cinque di mattina, aspettandosi pure di non beccarsi un "ma vaffanculo" volante. E' stato al fianco di Rudy, cercando di non chiedergli mai cosa lo avesse spinto a fare quella pazzia, quindi un compito non da nulla per uno dalla lingua lunga come lui. Ha salvato il braccio buono di Donovan dalla quasi certa mutilazione che gli avrebbe riservato Tris, se solo avesse camminato al suo fianco lungo la navata. Si è ricordato, a memoria, tutte le parole di quel rito strampalato che Malia si era premurata di mettergli sotto gli occhi una settimana prima, intimandolo a ricordarsele, "perché se rovini il matrimonio di Olympia, poi facciamo i conti." E ora, dopo tanti patimenti, finalmente, la festa.
    « Grazie della salvata in corner, eroe. Sospetto che dovrò subirmi un terzo grado di tutto rispetto da parte della tua dolce metà, ma ehi, questo e altro pur di non cadere nella tentazione di spezzare qualche collo di troppo. » Sorride all'amica, lasciandosi baciare con il solito suo trasporto da quando le ha palesemente salvato il culo. « Beh, prego. Anche se avrei preferito di gran lunga che gli staccassi il braccio, rispetto al collo. Mi avrebbe fatto comodo e piacere allo stesso tempo. Sai com'è, vari conflitti d'interesse. » Si ritrova a dirle, alzando le sopracciglia, prima di lanciare uno sguardo verso la folla alle proprie spalle che, lentamente, si sta dirigendo verso il punto dove è stata allestita il ricevimento. « Comunque, sappi che sicuramente riceverò lo stesso trattamento. Conoscendo la mia dolce metà, sono certo che prenderò una strigliata anche io per non averglielo detto. Ah, cosa non si fa per un'amica, segnatelo per il futuro, che mi devi ripagare pure questo di favore. » Si stringe teatralmente nelle spalle, facendole poi un occhiolino ambiguo per salutarla, prima di raggiungere la sua classica postazione, con il fidato Dean al suo fianco, per cominciare a buttare su qualche traccia che possa far ballare gli ospiti in attesa che l'aperitivo possa cominciare ad essere servito. « Che dici? Buttiamo su qualcosa che faccia smuovere la situazione? Giusto per intiepidirla? » Sciabola le sopracciglia verso l'amico, prima di ricercare il giusto disco, per poi passarlo sul piatto della consolle. Si abbassa nuovamente gli occhiali scuri sopra gli occhi, prende il microfono, accendendolo con un colpo di bacchetta e si va in scena. « Se ve lo state chiedendo, signore e signori, sono le 18 e 30. Sapete che ora è questa? » Fa una leggera pausa ad effetto, guardando tutti i visi che si sono girati ad osservare, probabilmente, chi è quel coatto del deejay che urla a tutto spiano. « Ma è l'ora di far festa. » Dice con enfasi, girandosi verso Dean per dargli l'attacco con il mento. La
    musica comincia a fluire dalle casse, precedentemente sistemate alla perfezione dai due, affinché l'intrattenimento audio fosse perfetto nei minimi dettagli. « Questa la dedico a voi, piccioncini, ovunque voi siate. » Cerca la rossa e Rudy tra la folla, con gli occhi, senza però effettivamente trovarli. « Okay, sembra proprio che gli sposini abbiano già deciso di prendere alla lettera la canzone e prendere tutto da questa serata. Nonna Molly non faccia quella faccia, ormai è fatta e la piccola di casa era già andata da un pezzo, mi creda. Alla vostra. E sì, Jo, pure un po' a te, okay. » Alza un bicchiere, recuperato al volo da un vassoio al cielo, prima di buttare giù un generoso sorso. « Forza, tutti a ballare. Sì, pure tu Mun, no, niente scuse, cecino non vede l'ora di dimenarsi in pista. Forza Albus, fai il cavaliere! » Si volta verso il punto opposto, rispetto alla pista, puntando il dito minaccioso. « E pure voi due, oh sì, forza, vengo a prendervi. O ballate o vi vengo a prendere io, direttamente. Vi conviene? Roxanne Weasley, muoviti, al centro della pista. » Si schiarisce la voce. « Per tutti gli altri, chiunque voglia, da adesso si apre il momento corrida! Preparate le ugole e via con le dediche agli sposi, ma vi prego, niente di troppo sdolcinato, please, che già abbiamo avuto la mazzata prima, con la cerimonia.. »

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    « Aahhh, ma c'è il pesce qui dentro! » Sam finisce di ingozzarsi con l'ultimo pezzo di pizza rimastogli nel piatto, oltre le patatine fritte, mentre Malia le si avvicina, sedendosi di fianco a lui. Non fa in tempo a mandare giù il boccone, che la mora lo imbocca con quello che, a detta sua, è pesce. Arriccia il naso, Sam. Lui è un amante della carne da sempre, da qualche anno a questa parte decisamente poco cotta, al sangue, quasi cruda. Ingoia però tutto perché insomma, davvero? Si dice di no a qualcosa di assolutamente commestibile e assolutamente gratis che ti riempie la pancia? Non credo. « Mi fa schifo il pesce » E lo sappiamo. Così come è abbastanza prevedibile la mossa successiva di Malia, dopo averla vista guardare ripetutamente il suo piatto. « Non ho la forza di alzarmi nuovamente per prendere altro, scusa » « Oh ma fai pure eh, come se fosse il tuo » si ritrova a commentare con una risata, mentre prende ad imboccarsi con quelle palline di pesce. « Che poi, dove le hai trovate le patatine fritte? Io non le ho viste proprio! » La guarda fisso per qualche istante, prima di sbilanciarsi verso di lei, facendole segno di avvicinarsi. « Okay te lo dico, ma promettimi di non arrabbiarti con Olympia, okay? » Le chiede conferma, prima di portarsi la mano davanti alle labbra, affinché nessuno possa leggere il labiale. « Le patatine fritte sono solo per i testimoni dello sposo, come da accordi. Forse pensava che potessero darvi qualche problema poi..sai con la pancia che si vede dal vestito, un po' bruttino sulle foto, no? » Scoppia a ridere, scoccandole un bacio sulla guancia, prima di riportarsi all'indietro, con le spalle appoggiate alla sedia. « Lo sai che sei gnocco? » La guarda, prima di abbassare lo sguardo sull'orologio che ha al polso, quello di nonno Newt. « Però, ci hai impiegato solo la bellezza di quasi quattro ore e mezzo per accorgertene, credevo di doverti portare dall'oculista magico d'urgenza. » « Cioè, siete tutti fighissimi voi ragazzi oggi, con questi vestiti eleganti eccetera...Però... mhm... ecco... mhm...Però, dico, sei il più figo tu, capito? » Alza un sopracciglio, Sam, in tutta risposta, portandosi il bicchiere alle labbra, per buttare giù un po' di altro spumante. « Chiarissimo, come il sole. Quindi mi stai dicendo che sono più figo di Morgenstern maschio e il grandissimo Donovan? Però. » Porta il palmo della mano sulla fronte della ragazza, come a volersi assicurare che non abbia la febbre. « Passi da giganti. » La mano scivola lungo il suo viso, trasformandosi in una carezza delicata. « Sei molto bella anche tu. E' sempre strano vederti in queste vesti, ma stai davvero bene. » Le sorride, portandosi nuovamente una crocchetta di pesce alla bocca. « Detto ciò, la prossima volta che la mia migliore amica ha una storia segreta con un ragazzo e tu lo sai, sei pregato di farmelo sapere per tempo, grazie. » Come il caro vecchio me aveva predetto, puntuale come un orologio. Finge di sobbalzare sul posto al pizzico che Mals gli dà sotto il tavolo, prima di scoppiare a ridere, alzando le mani in segno di tregua. « Hai ragione, scusami, ma non è che questa dinamica da "la mia ragazza è la miglior amica della mia miglior amica" mi sia ancora effettivamente chiara. Devo capire come muovermi ancora, di chi mantenere i segreti senza fare un torto a nessuno, cosa posso dire e cosa no. Insomma, capisci? Un vero delirio in una sola semplice testa. » Troppe cose da pensare e valutare no? « Comunque dovresti riconoscermi un merito: io ho provato a fartelo capire. Alla festicciola, tipo, le occhiate, i cenni allusivi. Pure l'altro giorno, mentre eravamo in cucina con Rudy, ho fatto una battuta su quel famoso Ballo del Ceppo, ma tu non hai colto. Ecco, non mi capisci mai. » Imita la voce insoddisfatta di una donna, nel dire le ultime parole, prima di sorriderle. « E ora che l'appuntamento con la strigliata è stata rispettata, che ne dici di dare il..nostro regalo agli sposi? » Le chiede, carezzandole una mano, prima di guardarsi intorno ricercando il pacchetto. « Quello che io so assolutamente cosa sia, perché sono il testimone dello sposo e sono venuto con te a comprarlo, senza mandarti assolutamente da sola. Sì, proprio quello..che a proposito, dove si trova di preciso? »

    Interagito con Tris, Dean. Invitato a ballare Albus e Mun, Roxanne e altri due persone a caso, se voleste usare la cosa come spunto.
    Citato Derek, Jo
    Inoltre è aperto il momento "facciamo vedè chi canta peggio."

    Interagito con Malia.

     
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  10. little gintonic.
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    Per il filosofo Eraclito la l'eterna lotta tra i contrari esprime la profonda armonia che regna su tutte le cose. Secondo il modo comune di pensare, superficiale e limitato ad una particolare prospettiva, i contrari possono esistere gli uni indipendentemente dagli altri, così il bene può esistere senza il male, il giorno senza la notte, la salute senza la malattia. In realtà essi sono indissolubilmente legati l’uno all’altro, solo dal suo contrario ogni cosa acquista senso e valore. Tale legame è determinato dal fatto stesso di essere contrari, ogni coppia di opposti esprime, infatti, anche una complementarietà per cui sono momenti inscindibili di una stessa realtà unica e armonica che contribuiscono a rendere tale. Se il bene non si opponesse al male, il giorno alla notte, la saluta alla malattia, la vita alla morte, non esisterebbero il bene, il giorno, la salute e la vita. Per Eraclito “ogni contrario vive la morte dell’altro, come l’altro muore la vita del primo”. “Ogni contrario vive la morte dell’altro, come l’altro muore la vita del primo”. Il matrimonio era senza ombra di dubbio uno degli eventi più felici ed emozionati per una coppia, o almeno questo era quello che Roxanne Weasley aveva sempre sentito dire. L'annuncio del matrimonio di Olympia e Rudy era arrivato come un fulmine a ciel sereno. Nessuno si sarebbe aspettato, in un momento come quello, di ricevere per posta un invito del genere. Eppure, paradossalmente, sembrava che tutti ne avessero bisogno. Calore, umanità, amore. Avevano tutti bisogno di sentire nel petto quel calore che da tempo era sparito. «Non riesco ancora a credere che Lympy si sposa, oggi.. Oh, Merlino mi sembra ieri che è nata.. Era una bambina così bella.. Con quegli occhioni enormi.. Ecco, ci risiamo, mi sto per mettere di nuovo a piangere… » Roxanne sospirò cercando lo sguardo della madre nel riflesso dello specchio di fronte a loro. Erano più di venti minuti che Angelina cercava di domare la chioma spettinata della figlia ma che, puntualmente, si doveva interrompere per asciugarsi gli occhi con il fazzoletto. Le aveva impedito categoricamente di prepararsi da sola. Almeno per oggi.. aveva detto. Almeno per oggi, che doveva essere un giorno di festa. Almeno per oggi il ricordo di ciò che avevano vissuto nei mesi precedenti doveva passare in secondo piano. Non dimenticato, quello no. Come Eraclito aveva sostenuto la consapevolezza del dolore serve per avere la coscienza della felicità. Vita e morte, fame e sazietà, silenzio e rumore. Odio e amore. «Mamma ti prego..» La signora Weasley si morse le labbra facendosi aria con una mano, le guance che si arrossavano sulla pelle color cioccolato. «Scusa tesoro e che» afferrò un paio di mollettine e le appuntò apparentemente a caso tra i capelli della figlia. «non riesco ancora a crederci. Crescete così in fretta. Pensa a quando un giorno indosserai tu l’abito bianco..» «Mamma… perfavore…» La giovane Weasley roteò gli occhi. Non aveva mai pensato seriamente al matrimonio. Era ormai tradizione che ad ogni pranzo o cena familiare, nonna Molly le mettesse un braccio intorno alle spalle, le desse un pizzicotto sulla guancia e con aria boriona le chidesse “E il fidanzatino quando ce lo porti a conoscere?”. Aveva ripetuto più volte che sarebbe voluta invecchiare sola in un casolare in campagna, circondata da gatti. Nonno Arthur ridacchiava e, posandole la mano in testa, le scompigliava amorevolmente i capelli. In realtà la piccola Weasley non aveva mai capito cosa tutti ci trovassero da ridere su quella sua affermazione. Non aveva nessuna intenzione di svegliarsi una mattina con accanto un uomo con la prostata ingrossata, la pancetta da pensionato e i capelli che ormai erano solo un lontano ricordo. I gatti non cambiano invecchiando. Al massimo possono diventare più pigri ed era sicura che ciò, raggiunta una veneranda età, non le sarebbe dispiaciuto. La verità era che non sapeva neppure se sarebbe diventata vecchia. In una delle visioni romanticamente melodrammatiche del suo futuro sarebbe morta giovanissima, intorno ai ventisette anni, come Kurt Cobain, Janis Joplin o Amy Winehouse. Non sapeva come ma qualcosa, una vocina nella sua testa, continuava a ripeterle che nella sua vita sarebbe stata tremendamente sfortunata. Nonostante tutto questo sentì un leggero pizzicorino agli occhi nel vedere Olympia fare il suo grande ingresso. Era bella, regale e il vestito che le si avvolgeva intorno al corpo sembrava esserle stato cucito addosso, sembrava fatto esclusivamente per lei. Fu per curiosità che mentre tutti fissavano ancora la giovane Potter, lei si voltò verso Rudy che intanto l’aspettava all’altare, elegante come non lo aveva mai visto. Il ragazzo aveva lo stesso sguardo che aveva suo padre quando guardava sua madre, lo stesso sguardo di nonno Arthur quando prendeva la mano a nonna Molly. Forse era proprio quello, quello sguardo, l’amore. L’amore che supera ogni cosa, l’amore che giorno dopo giorno si consolida, l’amore che fa crescere insieme e rimanere uniti anche quando tra i capelli compare qualche filo argentato. Nessuno l’aveva mai guardata in quel modo. Improvvisamente si ritrovò a pensare che quei due fossero davvero fortunati. Avevano trovato qualcosa che nessuna guerra, nessun essere umano, nemmeno la morte avrebbe potuto portargli via. Quel matrimonio sembrava il giusto finale, ma anche il giusto inizio di una nuova era. Erano lì, e c’erano tutti. Ne era sicura. Ti prometto che come tu sei il meglio per me, io farò il possibile per essere sempre il meglio per te. Perchè ti amo, e senza di te la mia vita non si sarebbe potuta definire tale. C’era qualcosa di incredibilmente giusto in tutti quei movimenti. Quei nastri che si legavano attorno ai loro polsi, i loro sguardi leganti da qualcosa di ancora più grande. Si scambiarono gli anelli ed infine tutti applaudirono quando le labbra dei novelli sposi si incontrarono. La giusta fine, il giusto inizio.

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    «Questo giro lo offro io, Vic!!» «Roxy, è un open bar non devi pagare!» Vic agitò la bacchetta e quella frase si materializzò nell'aria con un filo di fumo bianco. Dovevano festeggiare anche quello: l'essersi ritrovate. Per molto tempo ormai Vic era stata tra i dispersi. Veniva usata quella parola in casa. "Dispersa", non "morta". Nessuno aveva mai osato dire quella parola. «Si, ok, cioè non.. » si posò una mano tra i capelli, grattandosi la nuca. «... non intendevo.. ci siamo capite, giusto? Voglio dire, adesso lo decido io cosa bere, poi decidi tu!» Vic rideva, come un piccolo usignolo, bella come uno spruzzo di sole durante una giornata uggiosa. Afferrò per un polso la cugina e si gettò tra la folla, cercando di farsi largo urlando «PERMESSO, SIAMO DELLO STAFF, PERMESSOOOO!!» come se ciò potesse giustificarla dal dare spallate e pestoni a chiunque si trovasse tre le e il suo prezioso nuovo amico: il barman. «Eeeehy, Josh!» posò un gomito sul bancone sfoderando un sorriso al giovane dietro il tavolo. Lui rise. «Mi chiamo Jeremy.» «E io che ho detto, zucchero? Due belle tequile per me e la signorina, Johnny!» Il ragazzo decise di non contraddirla e versò subito due bicchierini alle due giovani Weasley. Roxanne afferrò il suo, sollevandolo nella direzione della cugina. «Propongo un brindisi, Vicky. A Lympy, a Rudy, a questo vestito che mi prude da più di tre ore, a noi due e a questa serata.» Palesò il suo discorso come se si fosse trovata al discorso di ballottaggio per l’elezione del nuovo Capitano della Squadra di Quidditch, lo sguardo fiero dritto verso il cielo stellato. Fece tintinnare il bicchiere con quello di Vic e si scolò in un solo sorso tutto il liquido ambrato. « E pure voi due, oh sì, forza, vengo a prendervi. O ballate o vi vengo a prendere io, direttamente. Vi conviene? Roxanne Weasley, muoviti, al centro della pista. » Qualcuno chiama il suo nome e si volta giusto in tempo per vedere Samuel Scamander scatenarsi in pista.. «Dai Vicky buttiamoci in pista!» afferra la cugina per un braccio e la trascina con sé, sulle note di una canzone che le pareva di conoscere, ma non si ricordava quale fosse. «Ehy Carrow alza il culo, non sei giustificata dallo startene a bordo pista.» Forse era stata la loro chiacchierata, forse le dispiaceva semplicemente vederla circondata da Potter e Weasley – i suoi parenti sapevano essere davvero invadenti se volevano..- o forse semplicemente era l’alcool a darle il coraggio e l’idea di essere indistruttibile. Si diresse verso Samuel muovendosi con la grazia di un ippopotamo con la sciatica. «Forza Scamander! Agita, agita! Fai vedere a tutti chi è il re della pista!». Afferrò la mano di Vic e le fece fare un giro su sé stessa. Non si era ancora accorta che, per la prima volta dopo tanto tempo, era finalmente felice.

    «Mi spieghi come fa a mangiare ancora? Io sto scoppiando..» Vic si lasciò cadere sullo schienale della sedia, con un profondo sospiro. Roxy si voltò a guardarla, la faccia sporca di salsa barbecue. «... Quindi non lo mangi quello?» indicò la coscia di pollo nel piatto della cugina, continuando a masticare. La piccola Veela annuì con la faccia sconvolta. «Ok, ho capito andiamo a reclutare qualcuno. Per ballare, ti va? Dobbiamo far posto alla torta nuziale. E qua dentro, in questo momento, ci entrerebbero ancora troppi pochi pasticcini.» Si passò una mano sulla pancia, un po’ triste al pensiero di non potersi godere il buffet dei dolci come avrebbe voluto. Si alzarono in piedi, e come un attenta vedetta cominciò a passare in rassegna ogni volto presente in sala. «Ehy, guarda c’è Betty!! EHY CIAO BETTY!!» agitò la mano, gridando come un piccolo camionista, salutando la bionda Tassorosso dal viso angelico. «NON CI CREDO VIC. HANNO…. HANNO…… UNA FONTANA DI CIOCCOLATO LAGGIU’… ANDIAMOOOOOOOO!!»



    Interagito con: Vicky, Sam, Mun, Betty.
     
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    « Però, ci hai impiegato solo la bellezza di quasi quattro ore e mezzo per accorgertene, credevo di doverti portare dall'oculista magico d'urgenza. [...] Chiarissimo, come il sole. Quindi mi stai dicendo che sono più figo di Morgenstern maschio e il grandissimo Donovan? Però. Passi da giganti. » Ridacchia, mentre scosta la mano di lui dalla fronte e intreccia le sue dita con le proprie, per poi posarle sulle proprie gambe, con un sospiro che pare vagamente esasperato.
    Si stringe nelle spalle, mentre lo guarda. « Beh, direi che non era il caso di dirtelo mentre stavamo sull'altare con Rudy e Olympia, che dici? » scherza, per poi inclinare leggermente la testa di lato, mentre un sorriso si fa largo sulle sue labbra tinte di rosso scuro per l'occasione. « In ogni caso non hai di che preoccuparti, tesoro. Holden mi odia da quando abbiamo organizzato quel festino nel Santuario dei Morgenstern, e il mio grande amore Donovan preferisce chiaramente le bionde. » Si porta la mano libera sul cuore in modo assai teatrale, mentre pronuncia quelle ultime parole con finto fare struggente, e con il mento accenna alla figura di Derek che si scatena in pista insieme a Betty Branwell. Ma tu guarda, chi l'avrebbe mai detto. Anche se, a pensarci per bene, questa non è la prima cosa che la sorprende circa Donovan in questa serata. Il suo sguardo torna allora su Sam, al quale rivolge un sorrisino furbo. « Mi sa che quindi sono bloccata con te. Ma direi che mi è andata piuttosto bene. » Ridacchia, prima di avvicinarsi un po' di più a lui e lasciargli un rapido bacio sulle labbra.
    Il suo rimprovero circa la faccenda Tris-Derek chiaramente non giunge inaspettato, e anzi viene accolto con una risata divertita. Malia incrocia le braccia al petto, tutta intenzionata ad ascoltare le sue scuse: per quanto possa essere rilassata e colta in un momento di gioia generale, che difficilmente può essere intaccato da una storia riguardante mesi o addirittura anni (chi può dirlo?) prima, non può certo dire di esserci rimasta benissimo. Se da un lato è del tutto in grado di comprendere e immedesimarsi nella lealtà che ha portato Sam a non dirle nulla, dall'altro il silenzio di Tris le ha fatto un po' male. Tutto ciò non rappresenta niente di nuovo, è chiaro: Beatrice è sempre stata il tipo di ragazza chiusa e introversa un po' per tutto, e negli anni Malia è sempre stata quella costretta a lottare per guadagnarsi un po' della sua fiducia. Eppure, negli ultimi tempi la sua migliore amica sembrava più aperta ed espansiva, e la Grifondoro era arrivata a pensare che forse, finalmente, non c'erano più segreti tra loro. Scuote rapidamente la testa, un attimo distratta dai propri pensieri, per poi ritornare a concentrarsi sulle parole del ragazzo di fronte a sé. « Comunque dovresti riconoscermi un merito: io ho provato a fartelo capire. Alla festicciola, tipo, le occhiate, i cenni allusivi. Pure l'altro giorno, mentre eravamo in cucina con Rudy, ho fatto una battuta su quel famoso Ballo del Ceppo, ma tu non hai colto. Ecco, non mi capisci mai. »
    Ride insieme a lui, per poi riservargli un pugno amichevole sulla spalla. « Andiamo! Lo sanno tutti che non sono brava a cogliere le allusioni. Se le cose non me le dici chiare non le capisco, specie se si tratta di qualcosa che nemmeno so a priori. È chiaro che non ci tenevi abbastanza a dirmelo, altrimenti ti saresti impegnato di più per informarmi. » Incrocia le braccia al petto e volge lo sguardo da un'altra parte, fingendosi delusa per qualche istante. Almeno fino a quando Sam non le ricorda che devono ancora dare il loro regalo ai novelli sposi. Torna a guardarlo, improvvisamente emozionata all'idea, mentre comincia a sfregarsi le mani.
    « Quello che io so assolutamente cosa sia, perché sono il testimone dello sposo e sono venuto con te a comprarlo, senza mandarti assolutamente da sola. Sì, proprio quello..che a proposito, dove si trova di preciso? »
    Sbatte le palpebre per qualche istante, immobile, mentre continua a guardarlo, l'espressione che si fa seria di colpo. « Sam, l'ho dato a te. » Sbuffa, per poi alzare gli occhi al cielo. « Non solo non ti degni di accompagnarmi a comprarlo, non mi ascolti nemmeno quando parlo! Ti ho detto cento volte che ce l'hai nei pantaloni e di stare attento! Sei... Sei... » Scuote la testa, mentre completa quella frase emettendo un mezzo grugnito, per poi avvicinarsi di più a lui con la sedia, ed infilare la mano nella tasca dei suoi pantaloni; su quest'ultima ha castato, appena prima l'inizio del matrimonio, un Incantesimo di Estensione Irriconoscibile, in modo da non doversi portare in giro una borsa ingombrante. Si abbassa un poco, mentre il braccio fino all'altezza del gomito scompare dentro la tasca di lui. « Ma c'è una confusione incredibile qua dentro! Sam se l'hai perso sei un uomo morto » lamenta, mentre la sua mano riesce ad intercettare qualunque cosa - cellulari, portafogli, bacchette magiche - meno che il pacchetto del regalo. Comincia chiaramente ad innervosirsi, e il fastidio incrementa non appena, ancora piegata in avanti, con il braccio seminascosto dalla tovaglia e per metà infilato nella tasca dei pantaloni del ragazzo, incontra lo sguardo sconvolto di Molly Weasley, ferma su di loro. « Nonna Molly ci sta guardando un po' male. Secondo te perch-Oddio. Oddio mi crede una pervertita. Oddio. Oddio. » Ritira subito il braccio, per poi coprirsi la faccia con entrambe le mani. Potrebbe andare meglio di così? « Vedi di trovare quel regalo » pronuncia, secca, mentre incrocia le braccia sul tavolo e ci nasconde il volto, rossa di vergogna.

    Una volta trovato il regalo, e superato il momento di imbarazzo, raggiungono i due sposi poco lontano dal buffet. Malia sorride, raggiante, ad entrambi, e senza dire nulla allunga loro due piccoli sacchetti di velluto, uno ciascuno: quello verde chiaro per Olympia, quello grigio scuro per Rudy. « È una cosuccia da niente, davvero. Di sicuro niente a che vedere con il mega regalo di Douglas. » Ridacchia, scuotendo poi la testa, per poi incrociare le braccia al petto, nell'attesa che i due novelli sposi scartino i regali. Li guarda aprire quei piccoli sacchetti, per poi estrarre due gioielli molto simili: una collana per Olympia, ed un bracciale per Rudy. Al centro del bracciale vi è una pietra color miele, simile all'ambra, esattamente
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    identica a quella che fa da ciondolo alla collana. Li guarda studiare quei piccoli gioielli, per poi voltarsi verso Sam. « Che dici, ti va di dire a loro a cosa servono? » Inarca le sopracciglia, rivolgendo al ragazzo un sorrisetto beffardo, per poi scuotere la testa e tornare a guardare agli sposi, quando è chiaro che la sua richiesta non verrà esaudita. Ha già spiegato tutto a Sam, ma sa che non ricorda praticamente nulla, quindi è inutile provarci. Si stringe nelle spalle. « Sono due pietre gemelle. Influenzano l'empatia. Se sono vicine, dovrebbero aiutare a percepire meglio le emozioni che sente l'altra persona che la indossa. Non è una roba invasiva come la telepatia di voi licantropi, eh. Queste dovrebbero trasmettervi giusto delle... sensazioni, ecco. Una specie. O almeno così mi ha spiegato la signora del negozio. » Si stringe nelle spalle, un po' imbarazzata. La signora aveva fatto un discorso molto più incantevole del suo, aggiungendoci tante cose molto più convincenti e ammalianti, ma il succo era quello. « Se sono lontane, invece, la vostra pietra diventerà più calda nel momento in cui la persona che indossa l'altra vi pensa e la tocca. » Annuisce, guardando prima Rudy, e poi Olympia. Poi si stringe nelle spalle. « Non so, mi- ehm, ci è sembrata una cosa carina. Non sappiamo cosa succederà, né dove la vostra strada vi porterà, ma in un matrimonio un po' di empatia è sempre utile. Anche perché, ehi, adesso non avete più me e Sam che tentiamo di calmare le acque quando vi scannate per i cassetti dei calzini. » Ora siete voi una famiglia. « E tutto ciò mi rende un po' triste, devo ammetterlo. Ho passato dei mesi bellissimi con voi tre. » Si morde il labbro inferiore, mentre stringe le mani di Sam da una parte e di Olympia dall'altra. « Anche con tutto il casino che è successo nel frattempo. Mi mancherà un sacco. »

    Interagito con Sam, menzionata Tris
    Interagito con Lympy, Rudy e Sam
     
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