« Marcus, hai bisogno di una mano? » Si ritrova a dire, mentre guarda il bambinetto del secondo anno. Lui si volta a guardarla e per un attimo rimane in silenzio, guardandola fisso, prima di sbattere gli occhi numerose volte.
« Io..non... » Lei lo incalza, con un sorriso e inclinando leggermente le sopracciglia.
Sì? « Non mi ricordo la parola d'ordine e la Signora Grassa non vuole farmi entrare, seppur sia la terza volta nel giro di una settimana che mi capita. Ormai mi conosci bene, perfida. » Si rivolge direttamente al quadro che, in tutta risposta, beve rumorosamente del vino bianco dal suo bicchiere di cristallo.
« E' proprio perché te la sei dimenticata per tre volte di fila che non ti faccio entrare. Ti sembra un comportamento degno di un Grifondoro? » « Io ti meno, vediamo se sono abbastanza Grifondoro. » Vicky si mette in mezzo, appena in tempo per parare lo slancio che porta il piccolo Marcus a ricaderle addosso. Lo abbraccia, per istinto, per poi lasciarlo andare e risistemarsi la gonna di tweed a scacchi rossi e neri.
« Signori, signori, non mi sembra il caso di scaldarsi così tanto. » Si volta verso la Signora Grassa e la guarda torva.
« Ora ti metti anche a battibeccare con i più piccoli? La ristrutturazione non sembra averti fatto troppo bene. » Le dice, per poi tornare a guardare il moretto.
« E tu faresti meglio a scrivertela da qualche parte, la parola d'ordine, se non vuoi sempre aspettare che qualche concasato torni in Sala Comune per andargli dietro. » Gli sorride, per poi scompigliargli i capelli e voltarsi nuovamente verso il quadro.
« Omnia munda mundis. » Decreta, mentre la porta si apre davanti ai loro occhi. Lascia passare Marcus, per poi infilarsi nel piccolo tunnel a sua volta. E' riuscita a concludere un po' prima la ronda, lasciando a Roxy l'arduo compito di proseguirla, per poter passare in presidenza a ritirare la spilletta da Caposcuola. Ora la tiene tra le dita, leggermente intimorita da quel peso che avverte. E' un'onorificenza che non si sente di potersi meritare appieno, non quando è ben conscia che ci siano molti più meritevoli di lei. Sale le ultime scale con questo pensiero fisso, mentre cerca di scacciarlo, con la consapevolezza di voler soltanto sprofondare nel letto per dormire qualche ora, prima di accordarsi con Sirius per la ronda notturna, post cena. Apre la porta e si ritrova di fronte al caos più totale.
« Ehilààà, Vicky! » Scorge la figura di Apple alla sua sinistra e per un attimo si domanda come sia arrivata fin lassù. Poi le sorride, aggrottando appena la fronte, nel guardarsi poi intorno. Tutti il mobilio è stato spostato e accantonato al muro opposto, per poi essere coperto da un pesante drappo scuro.
« Oh, okay..questa è bella. Ciao Apple. » La saluta poi, lasciando andare la tracolla vicino ai suoi piedi, per portarsi le mani ai fianchi.
« Pensavo avessi la ronda » « Diciamo che ho avuto un contrattempo. » « Beh, uhm... ...SORPRESA! Non è finito, ma volevo farti una specie di regalo. Volevo trovare un modo carino di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. E mi sentivo particolarmente ispirata oggi. » Inclina la testa di lato, per fermarsi poi a rimirare l'affresco che Apple le ha appena regalato. Un cavallo che corre, spensierato e indomabile, in una prateria formata da mille puntini colorati. Dopo qualche istante, il suo viso si scioglie in un sorriso, per poi rivolgere i suoi occhi smeraldini verso la bionda.
« E' bellissimo. » Commenta, avvicinandosi di qualche passo verso di lei, per poi fermarsi in prossimità della parete. Alza una mano verso di essa, ma non l'avvicina, le dita giocherellano a mezz'aria, inseguendo la criniera colorata che svolazza,
accompagnata dalle note del vento.
« Se non ti piace o non trovi ci stia bene con il resto della tua stanza puoi sempre cancellarlo, è chiaro. Io, in ogni caso, mi sono sfogata con la mia vena artistica. Altrimeeeeenti puoi sempre aiutarmi a completare la missione. O a cancellare tutto se non ti piace. Facciamo come preferisci tu. » La piccola Weasley si gratta la testa, mentre una smorfia divertita si palesa tra i suoi lineamenti.
« Non so disegnare, veramente, sono una schiappa. Credo farei solo qualche pasticcio, se ti aiutassi a completare questo capolavoro. » Le poggia una mano sulla spalla, stringendola delicatamente.
« Grazie mille, ci voleva proprio un tocco di colore in questa camera, seppur non credo Ariadne ne sarà così felice, ma gliela farò passare. » Ridacchia, per poi avvicinarsi al proprio armadio. Lo apre, ne tira fuori un paio di jeans sdruciti e una maglietta larga che ha fregato a suo fratello. Si spoglia con disinvoltura e si riviste altrettanto velocemente.
« Sai? Mi ricorda Mr. Muffin. » Commenta, tornando verso di lei, con i piedi rigorosamente scalzi.
« Era il mio cavallo. Ogni estate, quando tornavo in Francia dai miei nonni, era lì che mi aspettava. Era esattamente di questo colore..» passa le dita, a distanza, per non rovinare la tempera fresca, a seguire il contorno filiforme del cavallo.
« Forse leggermente più chiaro, ma anche lui amava scorrazzare per le praterie piene di colori. » Si stringe tra sé e sé, a quel ricordo, con un sorriso dipinto sulle labbra carnose.
« Ho passato i ricordi più preziosi della mia infanzia, insieme a lui e te li hai appena impressi qui, per sempre. » Annuisce, per poi prendere uno dei pennelli che è a terra, un po' incerta sul da farsi. Lo intinge nel colore verde, decidendo che, probabilmente, per incasinare il meno possibile il tutto, può soltanto mettersi a finire di dipingere i filamenti d'erba.
« E' un gran dono il tuo, sai? Dovresti coltivarlo e approfondirlo, un giorno, soprattutto ora che al college c'è anche l'indirizzo d'arte. » Aggiunge, per poi prendere a fare su e giù con il pennello sulla parete.
« C0sì va bene? Dimmi che non sto incasinando l'idea che avevi del dipinto. Se vuoi, mi fermo subito. » Si allarma appena, alzando le mani al cielo per poi guardarla di sottecchi, tradendo una risata divertita e birichina.
« Ma toglimi una curiosità... » le chiede poi, dopo qualche istante di silenzio.
« Com'è che sei riuscita ad oltrepassare la Signora Grassa, per arrivare fino a quassù? E' un'impresa non da poco. Poco fa, un ragazzino di Grifondoro, che lei conosce alla perfezione, non voleva farlo passare perché si dimentica sempre la parola chiave. » Le dà una leggera spintarella con la spalla, per poi ridacchiare.
« Hai usato i tuoi nuovissimi super poteri da Prefetto, dì la verità. » La incalza nuovamente, con un sorriso.
« Come ti sembrano queste nuove vesti? Ti sei già abituata al potere su quei poveri ignari della tua casata? »