Stalker issues

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    « Mi hanno revocato il permesso. Due minuti dopo avermelo concesso. » Il biondo ride mentre si gustano la cioccolata calda in compagnia di una soddisfattissima Lizzie che si gode la sua fetta di torta di mele ben meritata dopo aver fatto tutti i compiti. « Possiamo incoronarti Giornalista più molesta nel Mondo Magico del Regno Unito e i paesi del Patto Scandinavo. Come hai fatto? » La Lupin alza gli occhi al cielo mentre si adagia sulla poltroncina del locale, sbuffando sonoramente. « L'ho richiesto sotto falso nome. Rischio un'inchiesta per falso in documento. » Sul serio Teddy? sembra urlarle lo sguardo esasperato del giovane Olivander. Sospetta ci sia un gongolare di fondo di fronte alle sfighe della Lupin. Ha sempre amato marciare sopra alle sue sfighe. « Senti non è colpa mia. Fare la freelancer è una merda. Non hai una redazione che ti guardi le spalle. Ora poi lo sanno pure in Cina che dirigevo l'Eco della Rivolta. » « Stai ancora cercando di renderlo un canale ufficiale? » Sospira la giovane. E' vero che Greg e Teddy non sono mai andati particolarmente d'accordo, seppur ci sia una stima reciproca di fondo tra i due, ma è altrettanto vero che da quando la rivolta è scoppiata, hanno condiviso gli stessi ideali. Si sono ritrovati volenti o nolenti a collaborare, inizialmente di nascosto, poi quando miracolosamente era tornato, le cose erano diventate decisamente più ufficiali.
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    « Hanno un sacco di pregiudizi. Ci hanno bloccato tutte le frequenze, chiaramente - nessuno di noi era iscritto all'albo. Tutt'ora io sono quotata al rango di boh.. una specie di blogger sfigata che scrive teorie del complotto. » « Il che non è del tutto errato. » « Ma smettila, cretino! » Asserisce infine scoppiando a ridere mentre lo colpisce con una pallina di tovagliolo dritto in fronte.« Oh.. per come la vedo io, fai il concorso, ti iscrivi all'albo ed è fatta. Potresti persino ambire a scrivere nuovamente pezzi sulla Gazzetta. Meachum è addirittura diventato direttore ora. Sei praticamente una raccomandata. » Il gesto del gomitino la obbliga a ritirarsi mentre sposta lo sguardo altrove. Deglutisce appena sospirando. Di tutti gli argomenti che dovevi tirar fuori, questo è l'unico che potevi evitare. Non sa nemmeno cosa dire sul punto. « Vedremo.. » « Va beh ho capito, le opportunità a questo tavolo ce le facciamo scappare. Katie! Tè della vergogna e delle chance non colte ne abbiamo? » Si rivolge proprio allora verso la giovane cameriera che passa accanto al loro tavolo, sorridendole col suo solito fare sognante. Cazzo quanto ti odio per il tuo fare principesco in ogni occasione. Non a caso la cameriera sorride e arrossisce. « Non ci siamo.. propriamente.. sentiti. » A quel punto si rivolge verso Lizzie, sorridendole con dolcezza. « Liz, perché non vai a chiedere un altro po' di biscotti a Katie? » Non appena la bambina si alza dal tavolo, si avvicina al biondo rapidamente guardandosi attorno. « Da quando sono uscita da lì dentro non è che.. » Sospira. « ..la mia testa dà i numeri capisci? Liz resta spesso da Harry e Ginny o con Molly e Arthur, perché non riesco a occuparmene. » Non vuole raccontargli propriamente tutto, seppur la faccenda è ben più complicata di così. Me è proprio quando sta per continuare che la sua attenzione viene attirata dall'entrata nel locale di un nuovo protagonista che ruba letteralmente la scena al giovane Olivander. Sgrana gli occhi e picchetta sul braccio del biondo. « E' lui. » Greg si gira. « Ecciaoancheatebelfusto. » « Ma no! E' uno degli scemi che avevo puntato per l'inchiesta. » « Eh si.. anche io indagherei ulteriormente. » Davvero? Alza gli occhi al cielo è sospira. Coglie al volo l'opportunità della questione, Teddy, intraprendente com'è e allora fissa profondamente negli occhi l'ex Corvonero. « Ti prego tienimi d'occhio Lizzie per un po'. Se vuoi portala al negozio.. solo non farle mangiare la frutta secca. E' allergica e poi sta male. » « Ma.. » « ..grazie sei un amico. Ritiro tutte le volte in cui ho pensato che fossi un figlio di puttana. » « Lupin torna qua.. » Ma la giovane si alza prendendo la propria borsa e dirigendosi automaticamente verso l'altra estremità del locale dove Katie, la cameriera sta già indicando al giovane una tavolo libero. Si presenta al suo cospetto con un grosso sorriso a trentadue denti, uno che di certo non può certo prospettare altro se non cattive intenzioni. Teddy Lupin è pronta per fare l'arraffa notizie, e non ha intenzioni di tirarsi indietro. E' entrata nel loop delle opportunità da cogliere e allora, tamburella per un istante le dita sul tavolo in legno, in un ritmo cadenzato. « Ciao! Sei solo? Posso sedermi? » Ma prima ancora che il giovane possa decidere se sia il caso o no di invitare una perfetta sconosciuta che nel giro di due secondi gli ha già fatto una raffica di domande, Teddy Lupin si è già seduta di fronte a lui, con un impeto decisamente intraprendente. « Posso offrirti qualcosa? » Terza domanda, in un ritmo che ha tutta l'aria del se non puoi conquistarli, confondili. « Oh perdonami, che maleducata! Io sono Teddy.. » Allunga la mano nella direzione di lui, allargando ulteriormente il sorriso. Sono Teddy. Quella il cui volto è rimasto schiaffato sui vostri muri della vergogna per mesi. Sono Teddy. Quella della radio. La voce della rivolta. La ficcanaso. Quella che parla abbastanza da esasperarti, prima ancora di aver capito di esser diventato esasperato. Ma ora non esageriamo coi complimenti.. ho anche dei difetti. « E tu sei..? » Sa benissimo chi è. Non è mai successo che Teddy si presenti per un intervista senza aver prima consultato il background delle sue ipotetiche fonti. Tuttavia decide di andare per un approccio soft - se così può essere definito. « Mi piacerebbe tenerti compagnia per un po'. Ti va? » Anche perché non ti libereresti così facilmente di me, questo mi sembra ovvio. « Che cosa fai nella vita? »


    Edited by pulp fiction - 29/10/2018, 18:53
     
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    A Camden il tè non piace. Per qualche strano motivo, quando può sente il bisogno di rimarcare questo sua particolare avversione perfino nei casi in cui non è assolutamente necessario. Sarà quel sapore così tenue e quasi impercettibile - « Che tanto vale bere acqua sporca » - saranno quelle impressionanti bustine impregnate d'acqua calda che sporcano ovunque, sarà che quella bevanda rappresenta così tanto l'essenza della Gran Bretagna che lui, probabilmente nel suo subconscio, sente di volersene dissociare, come a sottolineare il suo non essere davvero inglese. Eppure, se lo si guarda e si interagisce con lui, non c'è nulla che possa suggerire che venga da un altro paese: parla con un perfetto accento inglese, segue assiduamente il campionato di Quidditch britannico, e conosce a memoria tutte le regioni dello stato, da Nord a Sud. Ma non beve il tè. Ha arricciato il naso e l'ha sottolineato ad alta voce, infatti, facendo sollevare un paio di teste dai volti confusi, all'interno dell'Ufficio per la Cooperazione tra Maghi e Babbani, quando è stato raggiunto da un aeroplanino di carta volante che, una volta dispiegato, recitava: Ci vediamo domani mattina a Diagon Alley per discutere di quella questione. Un tè alle nove al Paiolo? « Magari un caffè. Il tè non lo bevo » si è premurato di rispondere, parlando con quel bigliettino inanimato, come se quella puntualizzazione fosse in qualche modo essenziale per l'incontro intero.
    Il giorno dopo si presenta al Paiolo Magico alle otto e venti, tanto per essere sicuro, prende un tavolo e ordina un caffè. Bello grosso. Una tazza immensa di caffè, per darsi una svegliata come si deve dopo la nottata passata praticamente quasi tutta insonne, e darsi una calmata dall'agitazione generale per via di questo incontro - sì, il caffè tende a rilassarlo. Non sa esattamente per quale motivo sia tanto in tensione: lavora al Ministero della Magia ormai da anni e ha assistito nel tempo a centinaia di riunioni e incontri ben più importanti di questo, ma l'ha fatto sempre da assistente personale di qualcuno, segretario o persona incaricata a verbalizzare, e mai da diretto interessato. Tutta questa agitazione lo costringe a tamburellare ansiosamente con le dita sul tavolo, mentre osserva da lontano i movimenti del cameriere, nell'attesa che si dia una mossa a portare al suo tavolo ciambella con lo zucchero e la tazza di caffè da lui ordinati, pur consapevole che nel giro di mezz'ora dovrà per lo meno fare finta di fare colazione di nuovo con i propri colleghi. Non che quelli dell'Ufficio Internazionale della Legge sulla Magia siano esattamente dei suoi colleghi, o in generale persone a lui particolarmente gradite, ma in questi casi cerca sempre di mantenere una certa parvenza di confidenza e apertura.
    « Ciao! Sei solo? Posso sedermi? » Non fa nemmeno in tempo a sollevare lo sguardo, che fino ad ora è rimasto fisso sulle proprie dita intente a mandare avanti qualche ritmo sconosciuto sulla superficie di legno, che si ritrova una ragazza già seduta sulla sedia di fronte alla sua, e chiaramente poco interessata alla sua risposta a quell'interrogativo palesemente di cortesia. Corruga la fronte, vagamente confuso, e fa per dire qualcosa, ma la bionda lo interrompe non appena apre la bocca per parlare: « Posso offrirti qualcosa? » Il suo tono tanto concitato, deve ammetterlo, lo mette un po' in tensione. Ecco perché, le sopracciglia ancora aggrottate, le labbra rivolte verso il basso in una smorfia confusa, lascia cadere le braccia sulle proprie gambe e si distanza un po' con il busto dal tavolo, per poi appoggiare le spalle allo schienale della sedia, così da aumentare un po' la distanza con la ragazza. Che non si sa mai.
    Scuote la testa, accennando poi brevemente al bancone poco più in là, dove il cameriere sembra essere intento a recuperare la sua ciambella. « No grazie, ho già ordinato. » Annuisce, deciso, mentre la scruta con una certa curiosità. È certo di averla vista da qualche parte: anzi, a dirla tutta ne è sicuro. Eppure non riesce a capire dove, né come. Si stringe nelle spalle, mentre il cameriere si avvicina e posiziona il suo ordine davanti al biondo. Solleva lo sguardo verso di lei, inarcando un sopracciglio, per poi accennare al cameriere. Camden non è uno che si fa troppe
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    domande in questi casi. Sta ancora cercando di dare un nome a quel volto conosciuto, ma nel frattempo evita di indispettirsi troppo per quell'improvvisata, o di mostrarsi annoiato. « Tu prendi qualcosa...? » si arresta, non potendo chiamarla per nome.
    « Oh perdonami, che maleducata! Io sono Teddy.. » Annuisce allora, sorridendole, e lasciandole il tempo di ordinare qualcosa. Teddy si ripete per qualche secondo in mente tra sé e sé - fino a quando non gli sovviene, e si ritrova a strabuzzare gli occhi di colpo, visibilmente sconvolto e impressionato. Cerca allora di darsi un contegno, mentre il cameriere si allontana dal loro tavolo. Tossicchia qualche volta, mentre prende a guardarla, stavolta con più attenzione e con la consapevolezza della realizzazione appena avuta.
    Teddy Lupin. È la stessa Teddy Lupin dell'Eco della Rivolta, la stessa che stava tra i Ribelli, la stessa che c'era sui manifesti, e la stessa che... Oh Merlino. La mano raggiunge il cellulare in tutta fretta, all'interno della tasca, e apre subito Whatsapp.
    « E tu sei..? » La ragazza lo distoglie dallo schermo del proprio cellulare, che mette in standby e posa sul tavolo.
    « Mi chiamo Camden » dice, con semplicità, mentre appoggia entrambi i gomiti sul tavolo, ed incrocia lo sguardo con il suo. È lei. È decisamente lei. « Sei Teddy Lupin, non è vero? La giornalista. » Chiede, per conferma. Un po' perché comincia a capire quale possa essere il movente del suo così bruciante interesse nei suoi confronti, e un po' perché, prima di avvertire suo fratello Dash e dargli una notizia del genere, vuole essere sicuro al cento per cento.
    « Mi piacerebbe tenerti compagnia per un po'. Ti va? Che cosa fai nella vita? » A Camden i giornalisti non piacciono. Nella lista delle cose che eliminerebbe definitivamente dal mondo, insieme al tè, le bevande gasate, i Cannoni di Chudley e le cimici, ci stanno proprio i giornalisti; con quelle loro domande scomode e inopportune, il loro voler essere sempre tanto insistenti e, soprattutto, la loro curiosità immane anche rispetto a questioni che non li riguardano minimamente, accompagnata dalla creazione di una narrativa spesso semplicistica e fuorviante, capace di mettere in cattiva luce anche la persona più onesta del mondo. Non ne è del tutto certo, ma può immaginare che la bionda abbia voglia di scoprire qualche indiscrezione sul conto del suo lavoro; non che di norma non abbia successo con le donne, ma, al contempo, gli sembra davvero strano che sia tanto interessata a lui da porgere questa improvvisa raffica di domande. Il fatto è che lui, un novellino in determinati campi, non sa esattamente come gestire la cosa. Così si stringe nelle spalle e si impegna comunque a rispondere, nella speranza di non combinare casini né dire nulla di inopportuno.
    « Puoi rimanere quanto vuoi. Devo vedere delle persone più tardi, ma manca ancora un po', ecco. Lavoro al Ministero della Magia. » Annuisce, prima di prendere una lunga sorsata di caffè. « Mi dispiace ma non rilascio interviste » dice, a mo' di scherzo, e guardandola il suo sorriso si distende un pochino, per poi trasformarsi in una mezza risata. È abbastanza certo che una mezza battuta così è ben lontana dal farla demordere, se davvero ha qualcosa in mente. Immagina sia davvero difficile spegnere del tutto la Voce della Rivolta. Più la guarda, e meno riesce a crederci. È lei Teddy Lupin. Ed è viva e vegeta. E Dash non lo sa nemmeno. Congiunge le mani sul tavolo, incrociando poi le dita tra di loro, mentre si lascia andare ad un lungo sospiro e guardando verso il basso. Sembra prendere qualche istante di pausa per poi tornare a concentrarsi su di lei, e inclinare leggermente il capo di lato. « Credevo che... Voglio dire mi hanno detto... » Compra una vocale Cam, che forse ce la fai. « Avevo sentito dire che fossi stata risucchiata dalla Loggia. Voci false, suppongo. » Di nascosto, sotto al tavolo, una volta recuperato il cellulare, comincia a digitare un messaggio.
     
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    « No grazie, ho già ordinato. Tu prendi qualcosa...? » Tamburella le dita sul tavolo dopo essersi presentata, guardandosi attorno con un certo nervosismo. E' ovvio che Teddy non è più la solita Teddy. Preserva un certo grado di ansia negli occhi che si spostano nell'ambiente con fare paranoico; i suoi movimenti sembrano scattosi, seppur tenti di mantenere la solita leggerezza e naturalezza nel mettere a proprio agio le persone. Nel lavoro è sempre stata sul pezzo, pronta a cogliere al volo le opportunità; un'osservatrice discreta in grado di modulare le situazione in modo tale da giovare ai suoi loschi intenti di procacciarsi una storia e quindi automaticamente la cena da mettere sul tavolo per lei e Lizzie. Una priorità quella, che sembra esser iniziata a venire meno, nel momento esatto in cui è uscita dalla Loggia. Una priorità venuta meno, che viene resa palese dai suoi atteggiamenti. « Un gin tonic. » A metà pomeriggio. Tamburella le dita sul tavolo, mentre lo osserva con uno sguardo indagatore tentando di concentrarsi su ciò che ha di fronte. « Mi chiamo Camden. Sei Teddy Lupin, non è vero? La giornalista. » Non è ancora abituata ad essere quella Teddy Lupin. Solo dopo che la rivolta ha cessato di avere senso ha compreso che in realtà l'Eco della Rivolta aveva davvero significato qualcosa e la sua voce era viaggiato davvero tanto. Non si era mai posta quel problema mentre parlava di politica dal una delle camerette della casetta di Hogsmeade di tutte le notizie, quanto quel programma potesse essere effettivamente seguito. Solo quando era tornata a Londra aveva capito cosa essere quella Teddy Lupin significasse. Quando si è per la prima volta presentata alla radio durante il banchetto di Hogwarts, si era detta sarebbe stato solo una volta. E poi invece era diventata l'infervorata voce che leggeva le notizie ogni giorno dando il buongiorno a chiunque fosse in ascolto. Era quella stramba, quella che anche nei tempi più bui riusciva ad affrontare la diretta con una voce energica e sempre pronta a cercare il lato positivo.. La speranza. Poi è diventata quella che è sparita. Quella che è morta. Un gran passo di qualità dall'orfanella i cui genitori erano eroi di guerra caduti in battaglia. « Il termine tecnico credo sia speaker. Non sia mai che insultiamo l'onore dei veri giornalisti. » Si stringe nelle spalle affrontando anche quella questione con filosofia. Lo sa che agli occhi di molti di coloro che hanno fatto scuola, Teddy non è altro che una principiante. Non ha mai studiato. Sapeva scrivere e l'ha fatto sotto falso nome finchè ha potuto, poi quando i giornali hanno chiuso i battenti, si è inventata un modo nuovo per fare la stessa cosa. Byron avrebbe preferito un giornale, eppure Teddy si era rifiutata, cosciente del fatto che sarebbe stato molto più facile veicolare il tutto grazie a una forma che non necessitava di un sopporto cartaceo. Le frequenze erano più semplici da manomettere.« Puoi rimanere quanto vuoi. Devo vedere delle persone più tardi, ma manca ancora un po', ecco. Lavoro al Ministero della Magia. » Oh ma davvero? Non l'avrei mai detto. « Sei quindi un uomo politico.. » Tira lì in mezzo al discorso, con una certa nonchalance tentando di essere il più naturale possibile. « Mi dispiace ma non rilascio interviste. » Oh, che burlone. Sorride, Teddy, di fronte a quelle parole, e finisce a sua volta per ridere in compagnia del ragazzo, mentre la cameriera riporta le loro ordinazioni. La giovane Lupin si porta il bicchiere alle labbra mentre una smorfia di puro fastidio dovuta al pizzicore del alcol si stende sul suo volto. « Così mi ferisci. » Asserisce infine, rivolgendogli un sorriso piuttosto ambiguo. Nel relazionarsi col prossimo Teddy ha sempre avuto una specie di fiuto. Sa volersi bene, sa rendersi simpatica; ha un specie di sesto senso nell'aderire a qualunque situazione, e proprio per questo motivo, di certo, la sua vita amorosa non si può dire priva di sin troppe esperienze. Ha sempre avuto quell'atteggiamento ambiguo, a metà tra il decisamente impostato e il flirt perenne. Sbatte infatti gli occhi mentre fissa intensamente il biondo inumidendosi appena le labbra. « E ti sottovaluti anche. » Ovviamente. « Magari hai solo attirato la mia attenzione e avevo voglia di conoscerti. » Nel dire ciò gli indica un tavolo in particolare dall'altra parte del locale, là dove Lizzie e Greg stanno ancora gustandosi il loro té pomeridiano. « Il mio amico Greg pensa che tu sia molto carino. » Pausa. Dovrebbe odiarsi per essere così decisamente sfacciata. Oltretutto per le motivazioni sbagliate. In fondo, in circostanze normali, se psicologicamente stesse davvero bene, quell'approccio l'avrebbe davvero utilizzato con un ragazzo, ma in quel momento, frastornata come si sentiva, di tentare davvero di interessarsi a qualcuno, era decisamente fuori dalla sua sfera dei pensieri. « Nel senso.. carino per me. E' stato lui a spingermi di farmi avanti. E a me non piace non cogliere le sfide. » Si stringe nelle spalle e gli sorride ancora una volta guardandosi attorno con un leggero senso di sospetto. Il tipico che le prende ogni qual volta si trovi in un ambiente affollato da settembre a questa parte.
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    « Credevo che... Voglio dire mi hanno detto... » A parole tue, Camden, tranquillo. « Avevo sentito dire che fossi stata risucchiata dalla Loggia. Voci false, suppongo. » Improvvisamente sembra rabbuiarsi, la giovane Lupin, come colta dalla sensazione di inadeguatezza che solo un argomento come il suo perdersi all'interno dell'infinito spazio grigio potrebbe provocarle. Nella sua famiglia e tra i suoi amici nessuno ne parla. L'unico posto in cui è stata costretta ad affrontare quell'argomento a più riprese è stato il CIM dal quale si è premurata a impegnarsi a uscire in pochi giorni. Era stata un'esperienza piuttosto strana. Si erano premurati di assicurarsi che Teddy non fosse in qualche maniera pericolosa per gli altri o per se stessa, e che mentalmente fosse pressoché normale. Evidentemente era stata brava; si era mostrata collaborativa e pressoché normale. E in fondo si sentiva alquanto normale. Era solo in seguito che aveva iniziato a risentirne degli effetti, una volta ritornata nel mondo odierno, tra così tante persone, suoni, rumori e situazioni. Aveva iniziato a provare disagio; era diventata silenziofobica tanto quanto insofferente ai suoni troppo forti. Mangiava poco e fumava troppo. E l'unica cosa in grado di tenere a bada i mostri nella sua testa, sembravano essere gli antidepressivi. Le ci era voluto davvero poco perché iniziasse a esagerare, cercandone sempre di più, come se si fosse convinta che l'unico modo per stare effettivamente al mondo era grazie all'aiuto di qualche fattore esterno. Sposta lo sguardo lontano da quello del ragazzo corrugando la fronte in un chiaro momento di intima confusione. « Mai fidarsi troppo dei giornali, Camden. » Una frase detta in un sospiro, come sovrappensiero, prima di scuotere la testa e tornare a guardarlo sorridendo. « Si sa che dicono un sacco di bugie. » Infine, si porta di nuovo il bicchiere alle labbra e poggia la schiena allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto, rendendo palese quel suo gesto. « Nessun taccuino, nessun registratore. » Asserisce stringendosi nelle spalle. Ciò che Camden non sa è che Teddy non è ha mai avuto bisogno. Memoria eidetica docet. « Sei sempre stato al Ministero? Intendo.. prima del lampo bianco o quello che era.. » Gli chiede così su due piedi accavallando le gambe sotto il tavolo. « In che campo lavori? » Tutte domande a cui vagamente, Teddy Lupin ha già una risposta, ma che nell'ottica del sto cercando di conoscere un ragazzo carino e non certo spennarlo di informazioni sono domande cruciali. E a quel punto colpo di grazia tipico di chiunque voglia dimostrare la sua buona fede: « Scusami! Deformazione professionale. Se non vuoi rispondere va bene. Non so perché finisco sempre per parlare di lavoro. » Pausa. « Se preferisci parlare d'altro.. » Tipo: ti rendi conto di essere fondamentalmente un poveraccio che ha appoggiato un governo illegittimo? « Raccontami qualcosa di te. » A piccoli passi ci arriviamo. « Mi sembri un ragazzo in gamba. »
     
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    Inarca un sopracciglio, un po' curiosamente, quando la vede ordinare niente meno che un gin tonic, neanche alle nove di mattina. Apre la bocca e fa per commentare quella scelta, ma la richiude subito, ricordandosi che lui non è esattamente nella posizione di commentare una cosa del genere. Rimane fermo ad osservarlo, però, l'evidente curiosità che colora i suoi occhi azzurri. Gli sembra decisamente assurdo: per qualche strano motivo, Teddy Lupin si trova esattamente di fronte a lui, e gli parla con estrema tranquillità, come se nulla fosse accaduto. Come se non fosse stata data per morta da chiunque. « Il termine tecnico credo sia speaker. Non sia mai che insultiamo l'onore dei veri giornalisti. » Ridacchia, nell'udire quelle parole, prima di nascondere il naso nella propria tazza di cappuccino e prenderne un grande sorso.
    « Capisco esattamente quello che dici. » Accenna ad un sorriso, mentre il cucchiaino rotea all'interno della tazza. Lui ne sa qualcosa, considerato che il direttore della Gazzetta del Profeta è suo fratello; dettaglio di cui, a giudicare dal suo sguardo ignaro e particolarmente tranquillo, la ragazza non deve essere a conoscenza. E che lui, a questo punto, non ha intenzione di portare a galla nella loro conversazione. Non perché ve ne sia un motivo particolare, quanto più perché la ragazza che ha di fronte, insieme al suo sorriso apparentemente innocente, non pare convincerlo del tutto. E immagina, in quell'istante, di potersi guadagnare qualche punto in più rispetto a lei, non condividendo almeno per un po' quell'informazione di sé. « Voglio dire, ne conosco un paio e so bene che i giornalisti sanno essere un po' permalosi a volte. » Scherza, per poi stringersi leggermente nelle spalle. Una parte di lui è quasi offesa nel capire che Dash non ha mai accennato all'esistenza di un fratello nel suo tempo trascorso con la ragazza; tuttavia capisce benissimo che i due avessero ben altro da fare che discutere dei propri (finti) alberi genealogici.
    Procede a spiegare quale sia la sua posizione all'interno del Ministero, e nel momento in cui pronuncia la battuta sul non voler rilasciare interviste, il sorriso della ragazza si distende. « Così mi ferisci. E ti sottovaluti anche. Magari hai solo attirato la mia attenzione e avevo voglia di conoscerti. » Inarca un sopracciglio, curioso, mentre inclina leggermente la testa da una parte, fingendosi lusingato. Oh ma davvero?, sembra voler dire, l'aria compiaciuta, mentre un piccolo sorriso si fa largo sul suo viso. « Il mio amico Greg pensa che tu sia molto carino. »
    Istintivamente, si allunga leggermente con il collo per spiare oltre la spalla della ragazza, ed solleva entrambe le sopracciglia quando incontra con lo sguardo la figura del ragazzo. « E anche lui non è male, devo dire » commenta a voce bassa, rivolto più a sé stesso che alla ragazza che gli sta di fronte, per poi rivolgerle un sorriso rilassato. « E sei venuta qui per conto suo? » domanda, un po' pigramente, tornando a guardarla. È quasi certo che l'obiettivo della ragazza sia tutt'altro, e quindi, sebbene non manchi di rimanere sorridente e cordiale, gli pare una perdita di tempo mostrarsi entusiasta o emozionato in qualche modo.
    « Nel senso.. carino per me. E' stato lui a spingermi di farmi avanti. E a me non piace non cogliere le sfide. » E a queste parole, non può fare a meno di ridere divertito, sommessamente, prima di prendere un altro sorso di cappuccino.
    Appoggia entrambi i gomiti sul tavolo, per poi congiungere le mani sotto al mento, e la osserva con fare curioso. « Oh, carino per te, quindi » ripete, il tono adesso un po' beffardo, mentre incontra gli occhi chiari di lei. È una bella ragazza, Teddy Lupin, su questo non v'è dubbio. Si ritrova a pensare, mentre la osserva in quegli istanti di silenzio che lui lascia passare, volutamente, che probabilmente fosse stata un'altra persona ci avrebbe provato senza pensarci due volte. Considerato quello che sa di lei per sentito dire, e ciò che riesce a carpire da quella conversazione, la giovane donna potrebbe essere la ragazza perfetta per uno come lui: bella, intelligente, spigliata, curiosa e sarcastica al punto giusto. Ma non dà nemmeno il tempo al proprio cervello di soffermarsi su quel pensiero, che l'ha già abbandonato. « Credimi, però, io non penso che potrei mai essere il tipo giusto per te. Sei carina, e molto gentile anche, ma penso che saremmo incompatibili. » Sì, insomma, si tratta giusto di un piccolo dettaglio di poco conto.
    La risposta criptica della ragazza alla sua curiosità lo lascia un po' confuso, e anche un po' indispettito, perché è chiaro come il sole, o almeno ai suoi occhi di acuto osservatore, che c'è qualcosa che lei non gli sta dicendo. Si stringe nelle spalle, con una certa naturalezza. « Non ho mai riposto più di tanta fiducia nella stampa. » E Dash mi ucciderebbe per questo. Ma in fin dei conti è vero: sin dall'inizio della sua carriera, Camden si è ritrovato più volte a fare i conti con i giornali; nei primi tempi, come addetto responsabile del Comitato Scuse ai Babbani, si è confrontato perfino con la stampa babbana, a suo dire la peggiore di tutte, perché la più curiosa e insistente. I Babbani detestano ciò che non sanno spiegarsi. Devono trovare una spiegazione sempre, ad ogni costo, e spesso questa loro estrema ostinazione risultava in numerose chiamate d'urgenza al reparto Obliviatori, che risolvevano qualsiasi questione in poco tempo. « In ogni caso, non erano solo i giornali a dire che tu fossi sparita nel nulla. Ma immagino che questa sia più una curiosità da esporre al terzo, quarto appuntamento, giusto? » Un sorriso beffardo si fa largo sulle sue labbra, mentre appoggia le braccia conserte sul tavolino, e si spinge un po' in avanti, con una certa confidenza. Sa come giocare le sue carte, il giovane Carter. E se la volontà della ragazza che ha di fronte è quello di fregarlo, facendogli scivolare per sbaglio qualche importante informazione riservata, lui è pronto a raccogliere quella tacita sfida, competitivo com'è.
    « Nessun taccuino, nessun registratore. » Inarca le sopracciglia, mentre appoggia le spalle allo schienale della sedia, un'espressione più rilassata sul volto.
    « Significa solo che hai una buona memoria » replica, con fare un po' tagliente, prima di prendere un altro sorso dalla propria tazza.
    « Sei sempre stato al Ministero? Intendo.. prima del lampo bianco o quello che era.. In che campo lavori? » Aggrotta la fronte, mentre piega leggermente la testa di lato,
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    rivolgendole un'espressione eloquente. E questa non sarebbe un'intervista? Continua a non essere certo delle motivazioni che abbiano spinto lì la ragazza: per carità, una parte di lui comincia davvero a pensare che il suo essersi avvicinata sia del tutto innocente e in buona fede; ma d'altro canto ha avuto un certo numero di esperienze, con i giornalisti, che gli hanno insegnato a diffidare a priori di chiunque sia solito fare di penna e calamaio i propri strumenti principali d'attacco. E sì, anche di Dash quando comincia a fare troppe domande. « Scusami! Deformazione professionale. Se non vuoi rispondere va bene. Non so perché finisco sempre per parlare di lavoro. Se preferisci parlare d'altro.. Raccontami qualcosa di te. Mi sembri un ragazzo in gamba. » Mentre la ragazza parla, Camden lancia un'occhiata rapida verso lo schermo del proprio cellulare, sotto al tavolo. Scorge rapidamente il contenuto di un messaggio di Dash, al quale ha tentato di raccontare, a singhiozzi e negli attimi di silenzio, questi ultimi avvenimenti. Attento a ciò che le racconti, comunque, potrebbe usarlo contro di te, immagino che l'istinto da giornalista non l'abbia abbandonata. Sorride tra sé e sé, quando legge quelle parole, nel tornare a guardare in volto la giovane donna. È esattamente così. A prescindere da quale sia la motivazione che l'abbia spinta a raggiungerlo al tavolo e attaccare bottone, non si può certo dire che la giovane Lupin sia una ragazza che se ne sta sulle sue.
    Le sorride, sincero, mentre si stringe nelle spalle. « Non è un problema parlare di lavoro... » Fino a quando si tratta di queste domande innocenti, è chiaro. « Comunque sì, ho sempre lavorato al Ministero. All'inizio facevo principalmente il segretario, di Capi d'Ufficio, sai, cose così. Ho seguito un paio di Vice-Ministri, e poi sono passato a lavorare nell'Ufficio Applicazione della Legge Magica, ma non facevo niente di che lì. Mettevo timbri e scrivevo verbali. Però è stato abbastanza utile per impratichirsi, sai. Poi mi hanno spostato all'Ufficio per la Cooperazione Internazionale e devo dire che già lì andava meglio. Sicuramente roba più interessante. » Accenna ad un sorriso, mentre piega la testa di lato. Per quanto si renda conto che quel discorso possa essere un po' noioso per la ragazza, lui non può farne a meno: Camden ama il proprio lavoro, e trascorrerebbe delle ore a parlarne, se nessuno lo fermasse. Si stringe nelle spalle. « Beh, poi sono saltato un po' qua e un po' là. Comitato Scuse ai Babbani, Dipartimento Catastrofi e Incidenti Magici... Devo dire che ho fatto un po' di tutto: che è la cosa migliore quando si punta in alto. Bisogna essere versatili, sai. Adesso lavoro al nuovo Consortium per la pace, che credo sia perfetto, perché è quello che ho sempre voluto fare. Sono Ambasciatore per le pubbliche relazioni con i Babbani. » Sorride, soddisfatto nel nominare ad alta voce quel suo nuovo titolo, di cui può vantare da non più di qualche mese a questa parte. « E devo dire che mi piace davvero. Sai, si parla tanto dei Babbani e del tipo rapporto che dovremmo avere con loro, ma credo che pochi nella nostra comunità siano davvero in grado di capirli. Io ho vissuto una parte della mia vita con loro, e ho la presunzione di poterlo fare. Mi piace l'idea di lavorare per fare in modo che la comunità magica e quella babbana tornino ad essere vicine, ci tengo davvero. » Annuisce, quasi tra sé e sé, le braccia incrociate sul tavolo, mentre una smorfia imbarazzata, simile ad un sorriso, si fa largo sulle sue labbra, nell'istante in cui realizza di aver parlato decisamente troppo del proprio lavoro, e in misura del tutto non necessaria. Si porta una mano a grattarsi la nuca, quasi a disagio, per poi ridacchiare piano. « Vabbè, insomma, roba poco interessante immagino. Ma il resto della mia vita è abbastanza ordinario, ecco. » Si stringe nelle spalle, come a volersi giustificare. E in effetti non ha molto altro da aggiungere: qualunque cosa gli viene in mente sembra un dettaglio insignificante, o comunque qualcosa che preferirebbe non raccontare. « Tu invece cos'hai intenzione di fare, ora? Tornerai a fare la speaker? O pensi di trovare un altro lavoro? Sai, al Ministero, e anche al mio reparto, cercano addetti agli Uffici Stampa. Magari ti interessa, visto che è comunque nel tuo campo. »
     
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3 replies since 22/10/2018, 20:57   98 views
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