Everybody talks

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    « SOS figura di merda! » Il pollice di Fawn Byrne abbandonò la superficie dello schermo mentre la suddetta, con tanto di bicchierone alla mano, raggiungeva il primo tavolo libero, senza fare troppo caso a chi o cosa avesse attorno. Classico. « Questa te la devo raccontare per filo e per segno, non importa cosa tu stia facendo. Sei seduta? Nel caso siediti, perché sto per narrarti la cosa più esilarante dai tempi in cui Thompson ha ben pensato di schiantarsi contro l'arazzo della Sala Comune. Sai no che dovevo dare una mano a quel quartino roscio? Wilson, quello che si tocca i capelli di continuo pensando che faccia figo. Eh, lui. In pratica vado, inizio a spiegargli il principio secondo il quale trasformare un ratto in un calice e viceversa, è assolutamente possibile. Bene. Fin qui tutto a posto. » Si prese un attimo per avvicinare il bicchiere alla bocca e fare un generoso sorso di caffè freddo. Ah, la caffeina. Nettare degli dei. « Il primo quarto d'ora tutto normale, non noto niente di strano. Poi inizia. E prima "che begli occhi che hai'" e poi" che bei capelli che hai'" ci mancava solo che mi dicesse "che bocca grande che hai" e potevo fare l'audizione per interpretare il Lupo di Cappuccetto Rosso, il tenore quello era. E niente, io sorrido e ringrazio, riportando l'attenzione sui topi. Pensando che avrebbe capito l'antifona, no? Col cazzo! Tempo cinque minuti e vai col braccino morto. Io perplessa. Mi scosto una volta, mi scosto due, la mia sedia è sul punto di chiedere la residenza in un qualche Paese Scandinavo. Niente. Lui più irremovibile di un antivax che ti racconta dei mille complotti delle case farmaceutiche. Mi chiede di uscire, ad una certa. E qui mi casca la mascella, per fortuna metaforicamente, e mi guardo attorno alla ricerca delle telecamere perché dio santo ma stai scherzando ma cosa dici cioè il pannolino te lo sei tolto appena l'altro giorno, ma sei serio? Era serio. Gli spiego della differenza d'età in maniera garbata, giusto perché non volevo fare la persona di merda che demolisce i sogni e l'autostima altrui. Oh, insiste! Mi viene a dire che l'età è un numero! Sì, e la cella solo una stanza. Comunque... » Approfittò della lunga pausa enfatica non soltanto per respirare, ma anche per scostare una ciocca dal viso. Ovviamente, tutto quel pathos era tutto meno che casuale: la sua interlocutrice doveva comprendere appieno la gravità della situazione. Come si suol dire: once a drama queen, always a drama queen «... ad un certo punto mi fa: "a me comunque piacciono più mature." Io sempre più convinta di essere su candid camera. Lo guardo. Mi guarda. Ci guardiamo. Con intensità, nelle palle degli occhi. E boh, io non sapevo più che fare e allora gli ho detto: guarda, pure a me. Che è anche vero: sicuramente più di lui. Comunque poi mi ha chiesto di te, ha detto che sei molto carina e bla bla bla. A parte che secondo te che cosa gli danno da mangiare a questi? Pane e convinzione? Sì dicevo a parte questo, se vuoi unirti al club di quelli a cui piacciono i vecchi - cioè quelli maturi, mi ha guardata come fossi gerontofila - sei la benvenuta. Attenta al roscio, Foxy. » Una seconda pausa melodrammatica ed un sospiro dopo, forse per evitare di scoppiare al ridere sul posto, si rese conto di poter concludere quel racconto esilarante anche meglio di così. In fondo, per quanto la prospettiva di avere un quattordicenne - o neo quindicenne? - alle calcagna potesse essere shockante, niente avrebbe sconvolto la Weasley più dell'idea appena balenatale in mente. Perciò, preso un sorso tattico del neo-ritrovato nettare degli dei, la Byrne scoccò la propria stoccata finale. « Io propongo di lanciare un ulteriore rumor per contrastare questo appena nato, della gerontofilia. Se te lo chiedono, donna, io ho fatto voto di castità dopo aver ricevuto una misteriosa chiamata. Non precisare se dal cielo o meno. Meglio tenerci sul vago. » Eeee invia. Forse era stata un po' esagerata, ma quel vocale da solo spiegava più o meno l'atteggiamento che il nostro esemplare di Fawn era solito assumere nei confronti delle situazioni spinose o del gossip di qualunque tipo. Se proprio non riusciva ad ignorarlo o se, come in quel caso, si trovava in qualche modo a dare vita ad una qualche stramba voce sul proprio conto, il suo piano d'azione era molto semplice. Dal momento che non poteva vincere il nemico, sceglieva di confonderlo. Aveva avuto modo di impararlo sulla propria pelle, quanto fosse inutile cercare di smentire certe cose. Si poteva dire che tra lo Shame e tutto il gossip nel quale era stata direttamente coinvolta nell'ultimo anno, si fosse fatta il callo. E allora, come suo solito, piuttosto che permettere alla cosa di buttarla giù, aveva deciso di sfruttarla a proprio vantaggio, rendendola quantomeno fonte di divertimento. Prese un altro sorso dal proprio bicchiere e fece per tirare fuori un libro dalla borsa quando, in realtà per puro caso, intravide qualcuno al tavolino accanto al proprio. Una persona molto familiare. Che, tra l'altro, la stava anche guardando, indice forse del fatto che, senza farlo apposta, avesse sentito parte del suo monologo. Sollevò una mano e l'agitò in segno di saluto e, per appena qualche secondo, ponderò se non fosse il caso di lasciare il tutto così com'era. Cioè Sebastian Grindelwald seduto al suo tavolo e lei al proprio. Poi scosse mentalmente la testa. Tanto qui l'acustica è ottima e siamo vicini: ci sta che abbia fatto da spettatore.. In più, si disse, erano ormai persone abbastanza adulte da evitare di imboccare strade differenti quando si incrociavano per i corridoi; alla fine si erano anche incrociati durante la rimessa in piedi della scuola. Perciò si alzò e lo raggiunse in un paio di rapidi passi, portandosi dietro bicchiere e borsa. « Allora, quanto hai sentito? » Perché la conosco quella faccia; qualcosa hai sentito. Poi, come ricordandosi improvvisamente che forse non era il caso di irrompere in questo modo, si corresse. « Ah no, aspetta. Le buone maniere. Giusto. » Con gli angoli delle labbra che rischiavano ad ogni attimo che passava di scattare verso l'alto e dare il via ad una vera e propria risata, si sforzò di schiarirsi la gola e ricomporsi. « Ciao Seb, quanto tempo! Aspetti qualcuno o posso farti compagnia? »

    Edited by ‚ kerosene - 26/10/2018, 01:06
     
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    Cosa fa Sebastian Grindelwald quando ha bisogno di silenzio e pace? Non prende la saggia decisione di rintanarsi in biblioteca o magari preferire quella di Hogsmeade, dove il silenzio per i collegiali è sacro ed è sempre immerso in quella pace estatica di cui avrebbe tanto bisogno in quel momento. No, l'unica decisione saggia è stata quella di non provare nemmeno a tornare in camera, considerato il casino generale che i suoi gentilissimi compagni di stanza, solitamente, fanno, di solito in risposta a qualcuna delle abitudini particolari di Artie. « Ti posso portare altro? » La cameriera di turno dello Starbucks lo fissa, dall'altra parte del tavolo e lui la guarda, per un attimo imbambolato, cercando di mettere insieme due pensieri a fila. « Un muffin alle more? » Risponde, dopo attimi di silenzio imbarazzante nei quali la testa del giovane avrebbe preferito scoppiasse una bomba nel locale, così da creargli il giusto diversivo per camuffare l'imbarazzo di essere colto di sorpresa. Lei però le sorride, amichevole e gentile come deve essere con i suoi clienti, facendo il giro del tavolo per poi sbirciare oltre la sua spalla per vedere a cosa sta lavorando con il pc portatile. « Wow, sono bellissime. Questa soprattutto. » Allunga l'indice ad indicargli una foto di suo fratello Jessie che, non sapendo di essere fotografato, è rimasto intrappolato nella foto con un'espressione divertita e allo stesso tempo sorpresa. Osserva la foto per qualche secondo in silenzio, Seb, perdendosi dietro il pensiero che è davvero bello riaverlo lì, dopo quei quasi due mesi di silenzio che l'avevano torturato e distrutto interiormente come mai avrebbe creduto. Già, ma ora è qui, sorridente e vivo. Annuisce, per poi riprendersi e tornare a guardare la ragazza di sottecchi. « Oh, grazie mille! » La ringrazia alla fine, con il suo solito sorriso ad incurvargli le labbra. « Quindi le hai fatte tu? Sei un fotografo? » Aggrotta le sopracciglia, di fronte alla palese ovvietà della cosa, ma alla fine si rilassa, con una stretta di spalle. « Sono mie, sì. Sto cercando di fare una pre selezione veloce per presentarla ad un curatore di mostre. » Confida tutto alla ragazza, come se fosse di più che una semplice conoscente, come se a lei importasse davvero. Ma forse le importa davvero perché le sorride, prima di voltarsi verso il bancone, alle sue spalle. « Sono certa che farai una buonissima impressione, specie se porti quella foto come copertina. E ora devo riprendere a lavorare, altrimenti il capo mi farà l'ennesima lavata di cervello. Torno tra poco con il muffin. » Si sorridono, con un cenno di saluto da parte di Seb, prima di tornare a guardare lo schermo del pc. Certa di ritrovare la giusta concentrazione, decidendo di infilarsi le cuffiette nelle orecchie, così da non sentire altro rumore, intorno a sé, che della buona musica sparata nelle orecchie. Ma, nel momento esatto in cui le ritrova all'interno della sua tracolla, sente una voce famigliare, dal tono concitato e anche divertito, alla propria sinistra. Volta il capo, inclinando poi di lato, mentre fissa la figura di Fawn che è tutta intenta a parlare al telefono. Rimane a guardarla da dietro il suo pc, mentre le orecchie sembrano non registrare il discorso che sta facendo, fin quando non si risveglia. «... ad un certo punto mi fa: "a me comunque piacciono più mature." Io sempre più convinta di essere su candid camera. Lo guardo. Mi guarda. Ci guardiamo. Con intensità, nelle palle degli occhi. E boh, io non sapevo più che fare e allora gli ho detto: guarda, pure a me. Che è anche vero: sicuramente più di lui. Comunque poi mi ha chiesto di te, ha detto che sei molto carina e bla bla bla. A parte che secondo te che cosa gli danno da mangiare a questi? Pane e convinzione? Sì dicevo a parte questo, se vuoi unirti al club di quelli a cui piacciono i vecchi - cioè quelli maturi, mi ha guardata come fossi gerontofila - sei la benvenuta. Attenta al roscio, Foxy. Io propongo di lanciare un ulteriore rumor per contrastare questo appena nato, della gerontofilia. Se te lo chiedono, donna, io ho fatto voto di castità dopo aver ricevuto una misteriosa chiamata. Non precisare se dal cielo o meno. Meglio tenerci sul vago. » Non vorrebbe stare ad ascoltarla, per educazione, ma è troppo divertente e non riesce a farne a meno. Fa smorfie, alza le sopracciglia stupito e riesce a trattenere qualche risata, nell'immaginarsi la scena di lei alla presa con, quello che presume essere un ragazzino dalla descrizione, che non fa altro che cercare di accaparrarsi un appuntamento con lei. Riesce a fargli quasi tenerezza, a dirla tutta, il pensarlo tutto sicuro di sé, pronto a conquistare il cuore della selvaggia americana. E' ancora lì, che sorride come un deficiente, quando lei deve aver finito di mandare il vocale e lo
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    guarda. Lui la guarda, i loro occhi si incontrano e beh, imbarazzo. Perché insomma, le buone maniere e l'aver origliato parte della sua conversazione, seppur in maniera del tutto casuale e assolutamente non voluta, non vanno di pari passo. Così sta per distogliere lo sguardo, come un bambino che è stato colto con le mani nel barattolo dei biscotti quando sua madre gli ha espressamente detto di non mangiarne altri, quando lei lo saluta e lui allora si rilassa. Dal canto suo, lui porta indice e medio alla fronte, per un saluto che ha del cameratismo al suo interno, quasi uno strascico della disciplina acquistata a Durmstrang. Fa per aggiungere altro, quando Fawn decide di avvicinarsi e sedersi al suo tavolo. « Allora, quanto hai sentito? Ah no, aspetta. Le buone maniere. Giusto. Ciao Seb, quanto tempo! Aspetti qualcuno o posso farti compagnia? » Non può non scoppiare a ridere, mentre lei trasuda tutte quelle buone maniere e quell'indifferenza che il caso non può richiedere in assoluto modo. « Ciao Fawn, non ci vediamo da tipo ieri in biblioteca, ma ehy, è comunque tantissimo. Cominciavo già a sentire la tua mancanza. » Alza le sopracciglia, divertito. « E per non ferire i tuoi sentimenti, ormai che ti sei già seduta, dirò che no, non stavo aspettando nessun altro. Era destino. » Questa volta sorride, mentre abbassa leggermente lo schermo del portatile, per non avere quell'ostacolo tra di loro. « E potrei mentire dicendo che non ho sentito nulla, perché ovviamente chi ascolterebbe una conversazione privata? Ma ho sentito abbastanza. A mia discolpa posso dire che qui c'è un'acustica ottima e che tu, come dire, non è che stessi proprio parlando a bassa voce. » Il sorriso si allarga, andando a trasformarsi nel suo tipico, a trentadue pieni denti. Fa per aggiungere altro, ma la cameriera lo interrompe, infilando tra di loro il suo piattino con il muffin sopra. « Grazie mille » le sorride, per poi far scivolare nuovamente gli occhi verso Fawn. Ha un bicchierone stretto tra le dita. « Vuoi qualcosa? Ovviamente offro io dopo il piacevole siparietto con il quale mi hai intrattenuto poco fa. » Ridacchia, aspettando la sua risposta, per poi allungare una mano verso il dolcetto. Lo divide in più parti e fa scorrere il piatto verso il centro, così che lei possa arrivarci più comodamente. « Serviti pure, se vuoi. » Le dice calmo, prima di portarsi uno di quei pezzetti alla bocca. Mastica per qualche istante, per poi aggrottare le sopracciglia, facendo volteggiare l'altra metà, stretta ancora tra le dita, in aria. « Ho sentito buona parte, ma ora devi dirmi il nome del tuo pretendente, perché credo di essermi perso proprio tutta la parte iniziale. » Annuisce. « Chi è il poveretto a cui hai spezzato il cuore con la tua gelida indifferenza? » La guarda, alzando un sopracciglio, nel ridere sotto i baffi. « Dammi dettagli, ragazza dal cuore di pietra. »
     
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