Welcome, welcome Gotham City!

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    Ha sistemato ogni cosa, è stata attenta ad ogni, minimo, dettaglio. Maze ha lavorato giorno e notte alla festa, mentre Delicious lavorava direttamente con Lucien. Lo teneva a bada, si prendeva cura di lui e dei suoi attacchi omicidi che lo prendevano ogni qual volta incontrava la rossa o il pazzo psicopatico. Alla fine era riuscita ad ottenere il suo rilascio, dopo quaranta giorni, firmando permessi, qualche foglio qua e là, con l'assoluta professionalità che compete ad una psicologa del Centro Igiene Mentale. Ed eccoli alla sera della sua festa a sorpresa, per il suo grande ritorno in società, nonché per la riapertura del Pandemonium. Ha predisposto tutto, mettendo in allerta ogni singolo membro del suo staff: la licenza per gli alcoli c'è, la security è stata istruita a dovere su chi fare entrare e chi lasciare fuori, per ovvi motivi, i ballerini sono pronti, nelle loro tutine aderenti da personaggi fantastici, che lasciano intravedere tutto, così da dare una spinta naturale a quella fantasia un po' peccaminosa che tutto il genere umano ha, le decorazioni, a tema Halloween e perlopiù piante rampicanti sono state sistemate ovunque, così da far diventare l'atmosfera ancora più inquietante, ma allo stesso tempo invitante e, per finire, agli addetti del bar è stato impartito l'ordine di servire l'alcol per tutta la sera, trasformando il tutto in una fontana continua di peccato e lussuria. E il Pandemonium, si accerta, con le mani sui fianchi, mentre osserva dalla balconata il fluire degli invitati al suo interno, è proprio come voleva che fosse. Si è trasformato nel suo circo privato, lì dove il più grande show di tutti è pronto a dar sfoggio di sé. E' diventata la sua Gotham privata, la Gotham City che è pronta a riaccogliere nuovamente il suo re, a braccia aperte, pronta a rendergli omaggio nel suo giorno. Quello stesso re che lei ha mandato a prendere con una limousine dai vetri oscurati, affinché non possa vedere fuori, per capire solo e soltanto quando scenderà da essa, dove l'abbia condotto. Quello stesso re al quale ha lasciato un regalino all'entrata, per completare al meglio il suo costume di scena. "Ogni Re ha bisogno dei suoi abiti migliori, per apparire in pubblico e farsi acclamare da esso. Perché così serio, tesorino? Mostrami il tuo sorriso migliore." Non riuscendo a scegliere al meglio tra un costume da Batman e quello classico, che a Lux piace tanto, da Joker, ha deciso di optare per un travestimento combinato, affinché, per quella sera, possa diventare sia il salvatore che il distruttore della sua stessa città. Padrone e boia di una città completamente ai suoi piedi. « Vedi? Alla fine sei riuscita a fare tutto in tempo. » Si sente dire, da dietro le spalle. Le mani si chiudono intorno alla balaustra, mentre si volta a guardare Elliot, il suo piccolo nano che si è vestito per l'occasione da un'improbabile, quanto piuttosto azzeccato Robin. « Pensi che gli piacerà? » Gli domanda, con un tono che ha dell'apprensivo, quasi del tutto ingiustificato. « Ma scherzi? Gli hai organizzato una festa solo per lui, con il suo tema preferito e poi tu sei..svestita così e in questa forma. Cioè, cazzo, è tutto così perfetto che ad un uomo qualunque si fermerebbe il cuore. » Si ritrova a sorridere, mentre cala gli occhi verdi sul suo abito, composto soltanto da due pezzi miseri, che formano un bikini fatto di edera, del body painting che l'ha resa quasi del tutto verde, dei guanti verdi e stralci di edera rampicante che le risale gli arti e i lunghi capelli rossi che le sfiorano il sedere. « Spero che a lui si fermi altro. E non hai nemmeno visto la parte migliore. » Commenta, prima di sentire la vibrazione del cellulare, provenire dal tavolino alle sue spalle. Sblocca lo schermo ed eccolo, il messaggio. "Il giustiziere sta per fare la sua entrata." E a quel punto, hanno inizio le danze. Le tenebre calano improvvisamente sul Pandemonium, accompagnato dai vari urletti di coloro che sono stati presi alla sprovvista da tutto ciò. Del fumo si alza da ogni angolo della sala, immergendo il pubblico in quello che appare a tutti gli effetti un vero dedalo infernale. Lei scende velocemente le scale, per poi infilarsi l'ulteriore vestito, prima di entrare nella sua gabbia. Si appende a testa in giù, mentre della musica ipnotica comincia a propagarsi nell'aria, nell'esatto istante in cui Lucien fa il suo ingresso, scortato fino al suo scranno. Le luci vanno, via via, puntandosi sul palco, lì dove i ballerini cominciano a dimenarsi in danze tribali, spasmodiche, che richiamano i primi uomini sulla Terra. E lei è lì, che si dondola dentro la sua gabbia, dentro quel suo nuovo costume da scimpanzé rosa, di un rosa che non passa assolutamente inosservato, perché lei non può non stare al centro dell'attenzione. La vuole tutta per sé, quella di Lucien, mentre alla fine scende dal suo trespolo ed esce dalla gabbia, portandosi lentamente verso il centro della pista. Lì prende a ballare, seguendo i passi di coloro che ha intorno che, man mano che la musica si fa più incalzante, si diradano, svanendo ai lati, per lasciarla lì, da sola. Solo dopo qualche minuti, le mani corrono verso la testa dell'animale, togliendola definitivamente, per lasciarsi così scoprire, per lasciarsi riconoscere, forse. Seppur non sia esattamente lei, non fino in fondo. Continua a ballare, spogliandosi del tutto, lasciando che il costume le scivoli addosso come un guanto, fino a passare oltre i tacchi vertiginosi. Si volta, così da dare una completa visuale di sé, mentre si muove sinuosamente, con le mani che si portano verso l'alto, e, senza preavviso, si lascia andare all'indietro, con le braccia aperte. Sotto di lei, sei dei migliori ballerini del Pandemonium, l'accolgono, senza farla cadere a terra, facendola invece ricadere tra le loro braccia attorcigliate. Quando finalmente è in mezzo alla folla, che sembra avergli aperto un varco naturale, soltanto per lei, Maze si guarda intorno, sorridendo a questa e quell'altro, mandando baci, di tanto in tanto, mentre due drag queen la scortano, come una regina, fino al secondo palco, lì dove si trova Lucien. La lasciano ai piedi di esso e lei sale gli ultimi gradini, fino ad arrivare di fronte al suo Re. E sta per avvicinarsi a lui, quando un microfono, di quelli anni 20, che fa molto America sotto il Proibizionismo, compare dall'alto. Le luci si fanno più rosse, mentre lei si trasforma in una silhouette scura, con il fumo che la carezza dolcemente. « Popolo di Gotham City... » Dice, con voce rauca, contro il microfono. « Poison Ivy ti dà il suo più caloroso benvenuto. » Continua, sorridendo, per poi strizzare l'occhio al pubblico che è al di sotto di loro. « Per stasera, avete tutto il divertimento a portata di mano. Dal bar ai tranelli che incontrerete lungo il vostro cammino, dalla musica ad ogni preziosità che potrete trovare, scendendo lungo i vari gironi infernali. E per tutto ciò, dovete ringraziare l'unico e solo Re, che oggi ha fatto ritorno nel suo regno. Voglio il vostro miglior applauso, ora, rendete felice il vostro salvatore! » Uno scroscio accompagna le sue parole, mentre una musica da discoteca entra prepotente nell'aria, costringendo tutti a cominciare a ballare. E' a quel punto che lei si gira e lo guarda, con un sorriso che ha del diabolico. Ti ricordi di me, tesorino? Gli si avvicina, con passo lento, prima di scivolare con una mano lungo il bracciolo del suo trono, inginocchiarsi di fronte a lui, come a volergli porgere i suoi migliori ossequi. Perché è così che va trattato
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    un Re, con rispetto.
    Poi dispiega il palmo destro della mano, soffiando sopra un bracciale che ha al polso. Da esso escono delle spore rosa, che si infrangono contro il viso di lui. « Sei sotto il mio incantesimo, ora. Non resistergli, è inutile. Sei mio. » Gli dice, mentre le mani risalgono le sue gambe, così come si alza lei, per poterglisi ritrovare di fronte al viso. « Mi riconosci, mio Re? » Gli sussurra, per poi girargli intorno, con sguardo furbo e ammaliatore. « Ti piaccio così, non è vero? » Certo che ti piaccio, ti piaceva la dottoressina che ti teneva compagnia all'istituto, non è così? Mi somigliava così. Ridacchia, per poi tornare di fronte a lui. Gli si siede sopra, con naturalezza, ricercando una reazione alle sue parole nei suoi occhi. Lascia che la distanza tra di loro si dimezzi di colpo, strattonandolo contro di sé, con le dita affusolate che si stringono, dapprima, contro il suo costume, all'altezza del petto, per poi lisciarvisi sopra, accarezzandolo mellifluamente. « Quanto vorrei assaggiarti, in questo momento, ma le mie labbra sono veleno. » Non puoi baciarmi, perché non sono Maze, ma Delicious, no? Ride, soffiando quelle parole contro la sua bocca, per poi accarezzare il suo naso con il proprio. « Bentornato, amore mio. Ci sei mancato così tanto. » Dice poi, con un sorriso che si rende più tenero e meno audace, sciogliendosi nella dolcezza che quel primo ritrovarsi richiede. Si stringe a lui, per qualche istante, con il volto che trova il suo naturale ritrovo nell'incavo del collo di lui. « Ti unisci a me? » Gli sussurra infine, all'orecchio, prima di scoccargli un'occhiata. « Il mio giardino ha bisogno di essere curato. » Cita le parole di Poison Ivy, in quel film che Lucien le ha fatto vedere come minimo tre volte, con il sorriso verde che si tinge di una malizia propria. « Vedi quanto ho studiato per rendere tutto perfetto, fino nei minimi dettagli? Spero ti piaccia. » Si ritrova a dire, carezzandogli il volto con il dorso della mano destra. « Ma tu ci hai fatto caso che sei stato lì per quaranta giorni? Sei stato tentato per 40 giorni, nel deserto. » Alza un sopracciglio, come a dire "Hai capito cosa voglio dire?" Poi indica con l'altra mano la gente che si dimena sotto di loro. « Sei il nuovo Messia della città che è ai tuoi piedi. »
     
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    « Ma perchè non è venuta lei stessa a prendermi? » Domanda il vampiro, balzando giù dall'ultimo scalino che lo separa dalla struttura che si lascia alle spalle. Finalmente. Dopo quaranta fottutissimi giorni, Lucien Parker è lì, a camminare su quel suolo, libero, senza quattro dannate mura a circondarlo. « La signorina Greengrass era..ahm, impegnata. » « ..Impegnata. Cioè tu mi vuoi dire che io esco dopo quaranta giorni del cazzo dal manicomio, e lei è impegnata? » L'uomo alla sua sinistra sembra esitare qualche momento, e fa per dire qualcosa, ma viene preceduto dal vampiro, che gli lancia un'occhiata inquisitoria, prima di rigirarsi per guardare dinnanzi a sè. E' ormai sera inoltrata, seppur non sappia che ore siano di preciso. L'aria della città puzza di smog, umanità e false speranze, come sempre, ma è ciò che più gli piace. Gli è mancato tutto questo, seppur mai l'avrebbe pensato. « E gli altri? Il mio staff? I miei amici? I miei figli? Erano tutti impegnati? » Domanda, guardandosi attorno, come in attesa di qualcuno. Magari è uno scherzo e si sono nascosti dietro qualche albero. Magari non si sono davvero dimenticati di me. « Non sono stato pagato per rispondere alle sue domande, signor Parker » « E per cosa saresti stato pagato, esattamente? » Lo incalza, con un sopracciglio inarcato, prima di ritrovarsi entrambi dinnanzi alla lussuosa Limousine. Storce il muso, imbronciato. « Se pensa di comprarmi con una macchina da sballo... Beh ci riesce abbastanza. Però sono offeso comunque. -E' il minibar quelloooo? » L'uomo al suo fianco sospira, di già rassegnato, prima di poggiargli una mano sulla spalla. « Prego, si accomodi. » Asserisce, aprendo lo sportello e facendosi da parte. Si sofferma a guardarlo, Lucien, l'espressione dubbiosa, poi alza un indice. « Un momento solo, okay? » Dice, rivoltandosi verso la struttura dell'Ospedale. « Signor Parker..Non faccia cazzate. » « Ma no, amico mio, ma no.. » Si stringe nelle spalle, prima di molleggiare sulle gambe per balzare sopra il tetto della Limousine. Alza entrambe le braccia, a quel punto, con il dito medio in bella vista. « VAFFANCULO STRONZI!! » Ruggisce a gran voce, ornando il tutto con una risata sguaiata delle sue. « ..Okay, ha fatto cazzate. » E con un sospiro rassegnato dell'uomo, e le sue preghiere di scendere dal tettuccio, alla fine eccolo lì, seduto sul sedile posteriore dalla tappezzeria leopardata dell'enorme auto. Sembra tutto così perfetto, pensa, se non fosse che lei non è lì con lui. C'è il suo amato animalier, c'è il minibar, c'è persino la tv settata sui canali di film splatter, ma niente Maze. Ed è strano, davvero. « Quuuuuindi non me lo vuoi dire perchè era impegnata? » Domanda di nuovo, all'uomo alla guida, distante di qualche metro. Non ottiene una risposta, e allora sospira, portandosi le ginocchia al petto e poggiandoci il mento sopra. Una mossa, quella, che ha ereditato da quella permanenza in quel luogo. Stringersi le braccia contro le gambe e dondolare, tutte quelle volte in cui qualcosa lo turba. Con l'aiuto della dottoressa Cavendish, è riuscito a mettere da parte voci ed ombre della sua mente, ma le sente comunque, perennemente in agguato. E gli sembra stiano ridendo di lui, in questo momento. Si sono dimenticati di te. Si è dimenticata di te. « Siamo arrivati » Per fortuna le parole dell'uomo lo distraggono da quel baratro sempre così vicino, e si rimette composto a sedere, quando l'autista apre lo sportello della vettura. Lo lascia scendere ed è allora che una marea di odori e profumi familiari lo investono. Gli ci vuole un po' per riconoscere dove sia, colpevoli le scie degli inibitori ancora rimaste nel suo sangue, ma non appena lo fa, un sorriso gli distende le labbra sino a quel momento imbronciate. E' a casa. Casa sua, finalmente. Gli sembra quasi di riconoscere il profumo di lei in mezzo a quel marasma generale, ed è proprio in quel momento che, scortato dagli uomini che adesso sono due, gli viene protratta una grossa borsa fuxia. "Ogni Re ha bisogno dei suoi abiti migliori, per apparire in pubblico e farsi acclamare da esso. Perché così serio, tesorino? Mostrami il tuo sorriso migliore." Finita di leggere l'ultima parola, un sorriso automatico si staglia sul suo viso pallido, sino ad allargarsi sempre di più, lasciando spazio ad una risata cristallina che gli scuote il petto, infine. Qualsiasi preoccupazione o malumore sembra scomparire all'improvviso, mentre sente il suo cuore rilasciare qualche battito, come sempre quando si tratta di lei. E se fosse una dimensione diversa ed un tempo diverso, quello, si riterrebbe un idiota. Perchè si è ridotto a dipendere completamente da quella donna. Quella donna che è però la sua donna, e che è capace di definirne l'umore, e riscriverne le giornate. Quindi, infine eccolo, con quel costume viola che gli calza a pennello, aderente a dir poco, ornato infine dalla maschera da batman, di un verde acceso. Una scelta particolare, che non sa a cosa ricondurre, ma che gli piace parecchio. Vestirsi da carnefice e salvatore al tempo stesso, sembra rispecchiarlo così tanto. Quanto mi conosci, tesorino mio?


    Honey, I wanna break you
    I wanna throw you to the hounds,
    I gotta hurt you, I gotta hear from your mouth


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    I wanna taste you, I wanna skin you with my tongue
    I'm gonna kill you,
    I'm gonna lay you in the ground

    E con questo pensiero fa la sua entrata in scena nel suo Regno. Le luci scompaiono improvvisamente, immergendolo in quelle tenebre di cui si nutre e sempre si nutrirà. E gli risulterebbe facile vedere attraverso il buio, se non fosse per quei fumi che aleggiano per tutta l'atmosfera, e che gli impediscono qualsiasi tipo di visuale. Perciò avanza, accompagnato dai due uomini, fin quando le luci non si soffermano sul palco, laddove uno spettacolo a prima vista tribale ha inizio. La musica è ipnotica, così come la danza dei ballerini, ma l'attenzione del vampiro si sofferma sulla gabbia, laddove quello che riconosce essere uno scimpanzè, rosa, si dimena a ritmo. Lo fissa, incuriosito e divertito da quello spettacolo così strano, ma che rientra perfettamente nelle sue corde. Così come ci rientra tutto il resto, d'altronde. Perchè si guarda attorno Lucien, nel frattempo, adocchiando un'atmosfera che è sì familiare, ma diversa al tempo stesso. Ed in quel diverso rientrano tutte quelle decorazioni che sembrano spingerlo con tutte le scarpe all'interno del suo fumetto preferito. Tutto di casa sua grida Gotham, a partire dai vari simboli affissi alle pareti, ai costumi dello staff e degli invitati, le luci, e tutto il resto. E si sente come un bambino appena entrato al baby park, con quella risatina sovreccitata e quel largo sorriso, perfettamente in tinta col suo personaggio, che è messo ancora più in risalto dal rossetto rosso sgargiante che gli tinge le labbra altrimenti pallide. E' quando si ritrova sul secondo palco, quello da sempre a lui dedicato, con il suo trono con sopra la scritta "Satan only", che lo scimpanzè rivela la sua identità. Una lunga cascata di capelli rossi viene liberata, assieme poi alle braccia, guantate in verde, ed infine un corpo sinuoso, perfetto, che gli sembra così dannatamente familiare. Si ritrova allora immerso nella scena di uno dei suoi film preferiti, con uno dei suoi personaggi preferiti in assoluto che infine si volta, per dare una completa visuale di sè. E spalanca lo sguardo bicolore, Lucien, mentre si piega con la schiena in avanti, una mano a sorreggergli il viso, posta di fronte alla bocca, per poter osservare meglio. Poison Ivy è lì, sul palco, che danza sinuosamente. I capelli che le accarezzano il sedere appena coperto da uno slip fatto di foglie che poco, davvero pochissimo lascia spazio all'immaginazione. La pelle verde, con dell'edera che la circonda, qua e là, il seno compresso in mezzo ad altre foglie. Si morde il labbro inferiore, Lucien, con un brivido che gli risale lungo la schiena. Non la riconosce del tutto, eppure gli sembra di sapere perfettamente di chi si tratta. Ed infine quella misteriosa ninfa si trova lì, di fronte a lui, scortata da uomini fedeli. Fa per avvicinarsi mentre lui torna a poggiare le spalle contro lo schienale, poi però si blocca, con la sua voce sinuosa e bassa che irrompe nell'atmosfera ipnotica. « Popolo di Gotham City... Poison Ivy ti dà il suo più caloroso benvenuto. Per stasera, avete tutto il divertimento a portata di mano. Dal bar ai tranelli che incontrerete lungo il vostro cammino, dalla musica ad ogni preziosità che potrete trovare, scendendo lungo i vari gironi infernali. E per tutto ciò, dovete ringraziare l'unico e solo Re, che oggi ha fatto ritorno nel suo regno. Voglio il vostro miglior applauso, ora, rendete felice il vostro salvatore! » Uno scroscio di acclamazione varia si leva nell'aria, con lui che non può fare a meno di sorridere e ridere, l'espressione pari a quella di un bambinetto felice. Perchè è a casa sua, immerso nel suo fumetto preferito, acclamato come un re. Manca solo una cosa, manca solo qualcuno, per renderlo davvero felice. Ed è allora che la silhouette scura della donna viene illuminata, lasciandosi ammirare mentre gli si inginocchia di fronte, con un sorriso a distenderle le labbra carnose diabolicamente. Si toglie la maschera dal viso, Lucien, lasciandola scivolare per terra e facendo sì che la confusione sul suo volto sia ben visibile alla donna che si trova di fronte. Boccheggia un sussurrato "Delicious?", quando quella si avvicina, soffiandogli delle spore rosa che gli si infrangono addosso. Ridacchia, storcendo il naso per qualche momento e facendo per alzarsi, non sa nemmeno lui perchè, quando le mani di lei risalgono lungo le sue gambe, per poi iniziare a girargli attorno. « Sei sotto il mio incantesimo, ora. Non resistergli, è inutile. Sei mio. » Socchiude gli occhi, il vampiro, completamente asservito da tutto ciò. Inizia a capire, adesso. Il profumo di lei è vicino, vicinissimo. Lo riconosce, così come riconosce il suo tocco sulla pelle, il battito accelerato del suo cuore, la sua stessa voce. E allora brividi gli risalgono lungo la schiena, mentre una malcelata eccitazione lo anima all'interno e, inutile nasconderlo, anche all'esterno. « Mi riconosci mio Re? Ti piaccio così, non è vero? » Annuisce, in silenzio, i denti che affondano nel labbro inferiore, fin quando lei non gli si siede sopra, strusciandosi, e lui si ritrova a sospirare in maniera melliflua, prima che un sorriso gli distenda le labbra. Deve ancora avere un'espressione da ebete stampata sul viso, al momento, quindi si appresta a sostituirla con qualcosa di decisamente più ambiguo. « Se dico ad un'altra che mi piace, non mi attirerò le ire della Regina? » La punzecchia, prima che lei lo strattoni attraverso la stoffa del suo vestito, per azzerare le loro distanze. Le poggia le mani sui fianchi, imprimendovi la propria presa sopra, beandosi della morbidezza ed il calore della sua carne. Cazzo, se gli è mancata. « Eri tu? Sei stata tu per tutto il tempo? » Domanda, trattenendo una risatina roca « Innamorata del tuo capo, amante delle cause perse.. Cazzo, come ho fatto a non rendermene conto? » Scuote la testa, le mani che prendono a viaggiarle sinuosamente lungo la schiena. Chi altro poteva essere, Delicious, se non lei? Chi altro avrebbe potuto farlo sentire così a proprio agio, così compreso, così poco solo, se non Maze, la sua Maze? Un sorriso che si distacca dal mood generale d'eccitazione, almeno per un istante, si profila sulle sue labbra. Un sorriso ricolmo della più completa riconoscenza, orgoglio, amore. Come farei, senza di te? « Continui a salvarmi il culo sempre e comunque tu, mh? » Sussurra, avvicinandosi a lei, per ispirarne il profumo a pieni polmoni. « Quanto sei stata felice quando non ti ho scopata sul tavolino al primo incontro? E quanto ti sei divertita? Ammettilo. » Le dà uno schiaffetto schioccante sul sedere, e sta per avvicinarsi a baciarla, vista la vicinanza, quando lei lo precede. « Quanto vorrei assaggiarti, in questo momento, ma le mie labbra sono veleno. » Soffia sulle sue labbra dunque, sfiorandole con le proprie, in quel contatto che lo risveglia fino all'ultima cellula che ha in corpo. « Bentornato, amore mio. Ci sei mancato così tanto. » Si stringe contro il suo collo poi, lei, in un momento di tenerezza che tanto si discosta da tutto il resto, ma che Lucien accoglie di buon grado, con bisogno. La stringe a sè con entrambe le braccia, in quello che si rivela essere un vero e proprio abbraccio, quasi come non volesse lasciarla più. Perchè così è, adesso che è tornato, adesso che è lì, con lei, non vuole più lasciarla andare. « Mi sei mancata non sai quanto anche tu, baby. » Le mormora all'orecchio, lasciandole un leggero bacio sulla guancia che ha del tenero. « Ti unisci a me? Il mio giardino ha bisogno di essere curato. » Ma tutto torna ben presto in quel vibe generale, con Maze che cita le parole di quel film che ha visto un milione di volte, e lui che trattiene un sospiro, che si infrange contro la sua pelle. « Vedi quanto ho studiato per rendere tutto perfetto, fino nei minimi dettagli? Spero ti piaccia. Ma tu ci hai fatto caso che sei stato lì per quaranta giorni? Sei stato tentato per 40 giorni, nel deserto. Sei il nuovo Messia della città che è ai tuoi piedi. » Si volta a guardare tutta la gente, la sua gente, che si dimena ai loro piedi, e l'ennesimo sorriso gli distende le labbra, con un singulto. Perchè è tutto così perfetto. Gli sembra di esser tornato all'inferno, la sua vera casa, ma questa volta con la capacità di amare, e amare davvero, la donna che si ritrova lì di fronte. E questo rende tutto ancora più perfetto. « Hai fatto tutto questo per me? Festa di Halloween a tema Gotham, il trono, gli ossequi, la danza di Poison Ivy, tu vestita così.. » Ridacchia, a distanza di pochi centimetri dal suo viso, mentre strofina il proprio naso con quello di lei. « Volevi proprio farmi fare un ritorno col botto facendomelo rimanere duro per tutta la serata, vero? » Ride « Beh, come puoi vedere, come puoi sentire, ci sei riuscita. » Le sospira contro la pelle, mentre si spinge avanti col bacino, con un movimento lento, per aderirle completamente contro, le mani che le sgusciano sul didietro, stringendo forte la presa e prendendo a muoverla, avanti e indietro, sopra di sè. « Ti amo, tantissimo, lo sai vero? » Le soffia sulle labbra « E ti assaggerò, non mi importa del veleno. E' un rischio che sono pronto a correre » La lingua guizza fuori, sfiorandole la bocca. Si scosta poi, percorrendole il viso con dei baci, sino a giungere all'orecchio. Lo morde, poi ci gioca, prima di sussurrarvi contro. « Quindi farò mie le tue labbra, Ivy, che siano quelle sul tuo viso, o quelle in mezzo alle tue gambe. » E dicendo ciò una mano le sguscia proprio lì, a stuzzicarla un po', da sopra quel particolare slip. « Hai rischiato di farti ammazzare, da me, facendo il giochino della dottoressa, lo sai vero? Sono incazzatissimo, dovrei proprio punirti. » Insiste in quei movimenti, come a voler dare più enfasi a quella sua frase, coi denti affilati ed intrisi di quel suo particolare veleno che le penetrano leggermente attraverso il collo, poi si scosta, per guardarla. L'espressione maliziosa si tinge a quel punto di quella che sembra apprensione, mentre la osserva, bloccandosi. « Come hai fatto a fidarti così tanto di me? A rischiare tutto, anche questa volta? » Le domanda, serio, prima di sorridere, poggiando la fronte contro la sua, in quell'alternarsi caotico di tenerezza e lussuria che sembra dominare quel loro primo incontro, dopo tanto tempo quasi completamente separati. « Grazie, Maze. Sarei perso, senza di te. » Mormora, con un leggero sorriso, strofinando delicatamente il naso contro il suo, prima di scostarsi, aderendo con la schiena al trono. « Allora, Ivy, li hai fatti bene i compiti per casa? Se sì, sai bene quanto sia in tuo potere costringere gli uomini a fare tutto ciò che vuoi. » Si passa una mano tra i capelli verdastri, scostando un ciuffo che però torna a cadergli sulla fronte. « Fammi vedere quanto sei brava. Fammi vedere quanto sei capace di rendermi tuo, sotto il tuo incantesimo, senza possibilità di uscita alcuna. » Scosta la mano, risalendo lungo il suo collo, per poi infilarle lentamente le due dita tra le labbra, muovendole un po'. « Ti voglio sentire, in ogni modo- I wanna feel you, I want it all -Costringi il tuo Re ad implorare pietà alla Regina. »


    Edited by king with no crown - 2/11/2018, 01:43
     
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    « Se dico ad un'altra che mi piace, non mi attirerò le ire della Regina? » Sbatte le ciglia, civettuola, mentre un sorriso subdolo serpeggia tra i suoi lineamenti. « Non se è soltanto un'altra sfaccettatura di quella Regina. » Risponde, beandosi della sua presa sui fianchi. Sente le sue dita affondarle nella carne e non può non sorridere di fronte a quel contatto profondo, che riesce, come sempre, a scuoterla dall'interno. « Ora che lo sai, puoi confessarmi i tuoi più peccaminosi segreti. Sarò una sovrana clemente. » Soffia sul suo volto, mentre lo carezza. Un binomio strano, quello che lega da sempre i due. Un contorcersi della passione più sfrenata che si piega vicendevolmente alla dolcezza più pura. « Eri tu? Sei stata tu per tutto il tempo? Innamorata del tuo capo, amante delle cause perse.. Cazzo, come ho fatto a non rendermene conto? » Alza un sopracciglio, come a sottolineare quanto non gli stia dando assolutamente torto. « Già, tesoro, come hai fatto a non rendertene conto? » Sembra canzonarlo, mentre scuote la testa, fingendosi vagamente offesa. « Dopo tutto questo tempo, ancora non sai riconoscermi in ognuna delle mie forme. Sono così delusa. » Continua, nel tono di voce, palesi, delle venature derisorie. « Te l'abbuono, giusto perché eri strafatto e ti facevano arrabbiare tutti così tanto. » Strofina la fronte contro quella di lui, mentre, per qualche istante, chiude gli occhi e si sofferma a pensare. Perché, per quanto la sua voce appaia melliflua e canzonatoria, lei lo sa bene quanto lì dentro sia stato torturato. Dagli altri, dalle voci, dal suo demone. Sedato, mai in pieno controllo di sé, è stato costretto, giustamente, a scontare una pena che però non era stata equa per tutti. Questo, Maze, lo sa bene. C'è chi lì dentro, per i peccati che ha commesso, non è stato rinchiuso, chissà per quale grazia divina, se non quella di aver leccato il culo ai piani alti vincitori, alla fine. Ma lui, Lucien Parker, è sempre stato il capro espiatorio perfetto da prendere ad esempio per tutti, perché, le sue colpe le ha sempre avute e, nonostante tutto, le ha anche sempre ammesse, a differenza di molti altri che, per quel mese e mezzo, avevano continuato la loro bella vita, fregandosene di ripulire le proprie coscienze, sbattendo il volto contro le proprie responsabilità. E quindi, dopo quel periodo di risanamento psicologico e mentale, Lucien si merita tutto il mondo. Si merita di tornare a vivere la sua vita, in santa pace, così come chiunque altro. Si merita di potersi rifare magari un nome, o forse anche no. Si merita di essere lasciato in pace perché lui il suo l'ha fatto. Per questo si merita una festa, per il suo ritorno in società. Se ne merita una, due e altre mille per celebrare quell'importante pietra della sua nuova vita. « Continui a salvarmi il culo sempre e comunque tu, mh? Quanto sei stata felice quando non ti ho scopata sul tavolino al primo incontro? E quanto ti sei divertita? Ammettilo. » Sorride, scostandosi di poco da lui, per poterlo guardare in volto. Arriccia il nasino, per qualche istante, mentre una smorfia divertita le attraversa il volto. « Sempre e per sempre. E' così che sono stata disegnata, no? » Sono nata per amarti. « Ma avresti voluto, dì la verità. » Gli scocca un'occhiata eloquente, mentre osserva ogni minima micro espressione sul suo volto. Lo analizza, con attenzione e con una certa dose di ilarità a venarle il viso. « Anche perché, ce l'ho messa davvero tutta per avere una tua risposta. Una tua qualsiasi reazione e ho ottenuto solo un quasi strangolamento. » Ride, mentre internamente è felice che sia andato tutto com'è davvero andato. Lui non l'ha sfiorata, non ha fatto nulla che potesse essere equivocabile, ma è rimasto impassibile. nonostante tutto. « Cosa avresti voluto farmi? » Gli sussurra all'orecchio, depositando sul lobo un caldo bacio, prima di accoccolarsi contro il suo collo. Si aggrappa a lui, con quel nuovo impeto di dolcezza e tenerezza, di cui è formata la loro indissolubile unione. « Mi sei mancata non sai quanto anche tu, baby. » In tutta risposta, a quelle parole, gli cosparge la pelle di roventi baci, come a volergli far capire, ogni volta che le labbra si poggiano nuovamente su di lui, quanto è stata forte la mancanza che ha provato. « Ma ora sei qui, sei tra le mie braccia. Non sfuggirai più, anche se ti ci metterai d'impegno. Continuerò a salvarti il culo, anche da te stesso. » Sussurra, sapendo che lui lo udirà, oltre il frastuono di quella musica che sovrasta ogni cosa. Lo sentirà e spera ne faccia tesoro, spera, in cuor suo, che un giorno la smetta di auto sabotarsi intenzionalmente, come a voler distruggere ogni cosa bella che gli capita tra le mani, ancor prima che sia qualcun altro a pensarci al suo posto. Ma io non mi romperò. Non più. « Hai fatto tutto questo per me? Festa di Halloween a tema Gotham, il trono, gli ossequi, la danza di Poison Ivy, tu vestita così.. Volevi proprio farmi fare un ritorno col botto facendomelo rimanere duro per tutta la serata, vero? Beh, come puoi vedere, come puoi sentire, ci sei riuscita. » Non fa in tempo ad annuire, come una scolaretta diligente che risponde alla domanda che le è stata appena posta dal professore, che lui si muove sotto di lei, rendendo assolutamente chiaro la sua felicità nell'averla lì, tra le proprie braccia. Asseconda, senza alcuna vergogna, il movimento che le mani di lui le impongono. Si muove su di lui, umettandosi le labbra con la lingua, mentre un sorriso malefico serpeggia sulle sue labbra. « Felice di farti ancora quest'effetto. La vacanzina non ti ha cambiato. » Ridacchia, con le mani che si arpionano al suo viso. Lo contemplano, lentamente, ricadendo su di esso un dito alla volta, incorniciandolo tra le unghie lunghe e appuntite. « Però..non puoi continuare così - gli dà un leggero schiaffo su una delle mani che si trova sul suo fianco - a meno che non vuoi essere scopato qui sopra, davanti a tutti. Quello è tutto un altro conto. » I denti saettano, scoperti dalle labbra verdognole e vengono illuminati dalle luci rossastre che, di tanto in tanto, li illumina. « Ti amo, tantissimo, lo sai vero? E ti assaggerò, non mi importa del veleno. E' un rischio che sono pronto a correre. » La lingua percorre noncurante le sue labbra, prima di scendere lungo il collo. Lo inclina, Maze, lasciandosi completamente alla sua mercé, incantata dai suoi movimenti come un serpente a sonagli con il suono del flauto. « Quindi farò mie le tue labbra, Ivy, che siano quelle sul tuo viso, o quelle in mezzo alle tue gambe. » Sogghigna, ad occhi chiusi, mentre una scarica elettrica l'attraversa, dalla radici dei capelli, fino a concentrarsi sul basso ventre, lì dove la mano di lui, sapientemente, la stuzzica. Tocca le giuste corde, riuscendo a tendere ogni suo minimo muscolo, come una corda di violino che si piega al volere del suo musicista. « Hai rischiato di farti ammazzare, da me, facendo il giochino della dottoressa, lo sai vero? Sono incazzatissimo, dovrei proprio punirti. » Scuote la testa lei, non riuscendo a parlare, mentre stringe la presa su quel suo costume, appena sente i denti di lui entrare in contatto con la sua pelle. E allora, come una drogata che non può fare a meno della sua droga, scopre ancora di più il collo, portandosi i capelli rossi sull'altra spalla. Mordimi. Dammi di più. Ma lui, diavolo tentatore, si scosta e la guarda, mentre la delusione le ombreggia i lineamenti e un leggero broncio indignato si palesa a gonfiarle le labbra. « Sono io quella che dovrebbe essere incazzata nera. Ti fai rinchiudere in monastero, insieme a quei pazzoidi. Mi lasci da sola, mentre continui a fare il cretino, per giocare a chi ce l'ha più grosso, per quel cazzo di orgoglio che ti ritrovi. Ora ti blocchi pure, lasciandomi così, come una povera disperata. No dico, capisci bene chi ha diritto ad essere arrabbiato con chi, qui. » Fa la stizzita, mentre volge il capo da un'altra parte, puntando il naso verso il soffitto, impettita come solo una signorina offesa può essere. « Come hai fatto a fidarti così tanto di me? A rischiare tutto, anche questa volta? Grazie, Maze. Sarei perso, senza di te. » Si scioglie, lentamente, fingendosi ancora arrabbiata, per un po', fin quando lui non strofina il naso contro il proprio e allora sorride, dolcemente. « Non mi avresti fatto del male. » Si ritrova a dire, mentre, con la fronte ancora contro la sua, alza una mano a carezzargli il volto, delicatamente. « In fondo, qui dentro - l'altra mano scivola sopra il suo cuore - lo sapevi che ero io. » Lo so, lo sentivo. Sicura del suo amore, ora cerca di spiegarlo anche a lui. « E valevi la pena. Era il giusto prezzo da pagare, per starti accanto più tempo di quello che mi era concesso. » Continua, per poi staccarsi un po', per poterlo guardare in quei suoi splendidi occhi bicolore. « E poi, mi piace il rischio e sai quanto adoro le tue mani intorno al mio collo. » Si morde il labbro inferiore, mentre gli occhi si tingono di una venatura scarlatta, a riprendere il colore dei suoi capelli. « Allora, Ivy, li hai fatti bene i compiti per casa? Se sì, sai bene quanto sia in tuo potere costringere gli uomini a fare tutto ciò che vuoi. Fammi vedere quanto sei brava. Fammi vedere quanto sei capace di rendermi tuo, sotto il tuo incantesimo, senza possibilità di uscita alcuna. Ti voglio sentire, in ogni modo. Costringi il tuo Re ad implorare pietà alla Regina. » Accoglie le sue dita schiudendo lentamente le labbra. La lingua guizza fuori, attorcigliandovisi intorno, mentre lo guarda, fissa. Poi la bocca si chiude intorno ad esse, scendendo e risalendo, in un movimento lento, ma cadenzato. « Devi chiedere il mio perdono. » Dice, sorridendo, per poi prendere le sue dita, ormai umide, per appoggiarle alla propria pelle, costringendole a scivolare tra i suoi seni gonfi, per poi continuare quella discesa di espiazione. « Perdonami, perché ho peccato. » Le parole escono lentamente, mentre fa passare le dita di lui sotto gli slip, fino ad arrivare al punto culminante. E comincia a
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    muoverle, perfettamente bagnate per fare il loro dovere. « Volevi sentirmi? » Gli chiede, mentre continua a carezzarsi con quei polpastrelli ruvidi, ma che sanno capirla come nessun altro è mai riuscito a fare. « Implorami di continuare. » Soffia sulle sue labbra, per poi chiuderle sopra quelle di lui. La lingua, desiderosa, che si spinge a ricercare la sua, in un bisogno quasi morboso di ritrovarsi. Il bacio si prolunga e diventa qualcosa di quasi famelico, prima che Maze sia costretta dal dover riprendere fiato, a staccarsi. Ridacchia, scossa poi dalle scariche elettriche che, quel continuare ad usarlo per toccarsi, le provocano. Si ferma, così, seppur voglia soltanto continuare e avere anche di più. Avvicina le dita alle sue labbra e le lascia scivolare dentro, con del desiderio palpabile a colorarle gli occhi verdi. Sentimi. Sorride, quasi con malignità nel dire quelle parole. Cielo, vorrei solo scoparti a sangue, qui, davanti a tutti. Continua, per poi lanciare un'occhiata oltre la propria spalla, a guardare la folla. C'è chi li guarda imbarazzati, chi li guarda con rapimento, da bravo guardone qual è. « Scommetto che non faticherei a trovare qualcuno che voglia unirsi al gioco. » Dice, per poi alzarsi, improvvisamente. Lo guarda dall'alto, mentre si passa le mani tra i lunghi capelli, per poi farli ricadere a carezzarle la schiena nuda. « Proprio per questo, ora io scenderò tra di loro. » Gli illustra, con le mani che si arpionano ai braccioli del trono, sporgendosi in avanti, verso di lui. « E andrò a ballare. » Continua, ipnotica, come il suo personaggio le imporrebbe di essere. « E tu mi guarderai, mentre lo farò con qualcun altro. Mentre qualcun altro proverà a portarmi a letto, a fine serata. » E tu ti arrabbierai così tanto.. Si morde il labbro inferiore, divertita, continuando a descrivergli per filo e per segno quanto avverrà, da lì a poco. Si abbassa ulteriormente, a sfiorargli le labbra con le proprie, in un soffio volatile, prima di portarsi nuovamente in piedi. « Game on. » Scandisce le parole con le labbra, prima di voltarsi e ridiscendere le scale. Non ci impiega troppo per trovare un bel ragazzo che faccia al caso suo. Lo avvicina, predatrice, sbattendo le ciglia e guardandolo fisso negli occhi, mentre gli balla di fronte, sinuosamente, seguendo il ritmo di quella musica incalzante, che riesce a farle battere il cuore ancora più velocemente. « Balla con me. » Gli ordina, con un sorriso sbarazzino, così come piace tanto agli uomini, prima di soffiargli addosso le sue spore rosa. Lui ride, confuso e divertito allo stesso tempo, prima di avvicinarlesi per ballare. Le si struscia contro, mentre una smorfia le dipinge il volto, con la lingua che passa a toccare i denti superiori e i suoi occhi che vanno alla ricerca della sua vera preda, con le luci che si scuriscono, di tanto in tanto, rendendole molto più arduo il compito. Si avvicina di poco al ragazzo, per poter arrivare al suo orecchio. E sussurra, sapendo perfettamente che il suo unico e solo interlocutore riuscirà a captare le sue parole. « Dammi la caccia, baby boy. » Vieni a prendermi.
     
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    « Sempre e per sempre. E' così che sono stata disegnata, no? Ma avresti voluto, dì la verità. » Lei gli scocca un'occhiata eloquente, mentre lui inarca un sopracciglio, prima che una leggera risata gli scuota il petto. « Qualcosa mi dice che dalla mia risposta dipenderà tutto il resto della serata, non è così? » La prende in giro a sua volta, la faccia da schiaffi. « Anche perché, ce l'ho messa davvero tutta per avere una tua risposta. Una tua qualsiasi reazione e ho ottenuto solo un quasi strangolamento. » Mima un ops con il labiale « Sono un uomo impegnato, ormai, che posso farci? Non mi ti posso scopare: muori. Semplicissimo, lineare! » Fa una smorfia teatrale, mentre si stringe nelle spalle, una risata roca che va a disperdersi tra le note assordanti della musica di sottofondo. Poi si sofferma per qualche momento, con le dita che le sfiorano delicatamente il collo, laddove la sua mente, nonostante non vi sia più alcun segno, sembra riuscire a scorgere ancora l'impronta violacea delle sue dita. E in quel momento il pensiero che avrebbe potuto ucciderla, davvero, torna a rimbombargli in testa. Lo ricorda alla perfezione, quel senso di onnipotenza che l'avrebbe senza ombra di dubbio portato a spezzarle quell'esile e fragile osso del collo, perchè per lui, quella donna, non significava nulla, dopotutto. E allora sospira, accarezzandola, mentre l'espressione divertita lascia spazio a qualcosa di più serio. Senso di colpa. « Scusa, Maze, non l'avrei mai fatto, se avessi saputo che eri tu.. » Borbotta, con un'indecisione ed un rammarico che assai poco gli appartengono. Lui, Lucien Parker, il demone che per secoli e secoli aveva maltrattato quella stessa donna a cui sta chiedendo scusa, nei peggiori modi immaginabili e, specialmente, inimmaginabili. Lui che l'ha picchiata e gettata giù da una torre, soltanto un anno fa, adesso è quì, con lo stesso broncio di un bambinetto dispiaciuto per aver combinato chissà quale guaio. E sta per ricadere in una delle sue solite crisi esistenziali, quando, per fortuna, lei lo riporta ad un mood decisamente meno deprimente. « Cosa avresti voluto farmi? » Ed un angolo delle sue labbra pitturate si piega in un sorriso che ha del malizioso, mentre automaticamente si piega sotto di lei, nel percepire uno dei suoi baci bollenti contro la propria pelle gelida. « Ti avrei volentieri tappato la bocca in maniera poco..- Alza lo sguardo al cielo e si mette un dito sotto al mento, come per pensare -educata quando non mi andava di sentirti parlare e lo facevi comunque. E ovviamente ti avrei sbattuta sul tavolino della cella. Ti sarebbe piaciuto? » E dicendo ciò si avvicina al suo orecchio « Essere la dottoressa scopata violentemente dal suo paziente più pericoloso su un tavolino d'ospedale? » le sfiora l'orecchio con le labbra, poi si scosta. « ..Uffa. A ripensarci, perchè non ti sei fatta riconoscere? Sarebbe stato un gioco di ruolo bellissimo. » Fa il broncio, offeso, prima di ridacchiare, stringendosi a lei, in quell'alternanza di momenti. « Ma ora sei qui, sei tra le mie braccia. Non sfuggirai più, anche se ti ci metterai d'impegno. Continuerò a salvarti il culo, anche da te stesso. » E a quelle parole sorride, istintivamente, strofinando il naso contro il collo di lei, per assaporarne appieno il profumo. Fa tesoro di quelle parole, facendole proprie e non stancandosene mai, con quel suo solito bisogno di sentirsele dire. « Non esiste posto migliore in cui vorrei stare » Sempre e per sempre. « ..Beh a parte tra le tue gambe, ma questo non è così romantico da dire » Ride. E, per l'appunto, il romanticismo lascia spazio al resto, quando si muove sotto di lei per farle saggiare quanto gli faccia effetto, sempre e comunque, e lei ricambia il suo movimento, strusciandosi sopra e portandolo a lasciarsi andare in un sospiro, mentre si mordicchia il labbro inferiore. « Felice di farti ancora quest'effetto. La vacanzina non ti ha cambiato. » Scuote la testa, per dar enfasi a quelle sue parole, prima di soffermarsi a guardarla, lasciando che lei gli circondi il viso con le dita. Lo sguardo bicolore che si sofferma sul suo viso vicino, mentre contempla quanto sia ancora più bella di sempre. « Però..non puoi continuare così- Gli dà uno schiaffetto sulla mano, e lui ringhia, teatralmente - a meno che non vuoi essere scopato qui sopra, davanti a tutti. Quello è tutto un altro conto. » « Beh, tesoro, che è? Non mi conosci abbastanza da sapere qual'è la risposta? » Sussurra, sulle sue labbra, mentre la percorre con la lingua, le dita che la stuzzicano sapientemente, toccandola in quei punti che gli sembra ormai di conoscere alla perfezione. Voglio che mi scopi quì, davanti a tutti. Voglio che sentano le nostre urla nonostante la musica. Le sibila all'orecchio poi, mentre i canini penetrano leggermente nella sua carne, per poi staccarsi, dispettosamente. Il sapore di lei, il pulsare del suo sangue, tutto così vicino, sono droga per lui. Vorrebbe morderla, assaporarla, in tutti i modi possibili ed immaginabili, lì, davanti a tutti. Ma riesce a trattenersi, almeno per un altro po', per continuare a giocare. Quindi una risata roca lo scuote, nel vedersela lì imbronciata di fronte, nell'averla lasciata a metà, come, diabolicamente, gli piace sempre tanto fare, per aumentare l'attesa e, dunque, il piacere. E anche per quella nota di sadismo che lo caratterizza al meglio. « Sono io quella che dovrebbe essere incazzata nera. Ti fai rinchiudere in monastero, insieme a quei pazzoidi. Mi lasci da sola, mentre continui a fare il cretino, per giocare a chi ce l'ha più grosso, per quel cazzo di orgoglio che ti ritrovi. Ora ti blocchi pure, lasciandomi così, come una povera disperata. No dico, capisci bene chi ha diritto ad essere arrabbiato con chi, qui. » Fa l'offesa a quel punto Maze, tirando pure il nasino all'insù, e allora lui usa il metodo del ricordarle per l'ennesima volta quanto le sia e le sarà sempre grato di esistere, per farla sciogliere, non prima di aver sibilato un « Se ti do tutto e subito, poi cosa ci resta per il resto della nottata in cui, per la cronaca, chiaramente non chiuderai occhio neanche per un istante? » « Non mi avresti fatto del male. » Socchiude gli occhi, la fronte contro la sua, sospirando. Vorrei avere la tua stessa fiducia in me, pensa, vorrei fidarmi di me stesso come fai tu. Vorrei averla davvero la certezza che non potrei mai farti del male. Non dice tutto questo, tuttavia, mentre si piega sotto il suo tocco, lasciandosi accarezzare e beandosi del netto contrasto del suo calore contro il proprio gelo. « In fondo, qui dentro - L'altra mano si ferma sul cuore che, come attirato da un magnete, rilascia alcuni battiti, facendogli pulsare la vita attraverso le vene. Trattiene il respiro con un leggero singulto, non ancora abituato a quelle sensazioni così umane che Maze è capace di provocargli - lo sapevi che ero io. E valevi la pena. » L'espressione vacua, leggermente rattristata da prospettive terribili che avrebbero potuto essere, a quelle parole, lascia spazio ad un lieve sorriso, che gli distende le labbra lentamente. Lei è sicura di lui, è sicura del loro amore, come è sempre stata. E per una volta lui, dal canto suo, cerca di fidarsi e affidarsi. Si affida a quel pensiero, mentre valuta che forse, tanto assurdo dopotutto non è. Perchè prima di Delicious Lucien non si era mai fermato, in quelle sue aggressioni. Non aveva mai familiarizzato con nessuno di quei guaritori, che di giorno in giorno tentavano di instaurare quanto meno un rapporto di convivenza. Con lei invece erano bastate poche parole, pochi sguardi, per lasciar andare il demone e far trasparire l'umano. Perciò si ritrova ad annuire, in silenzio, come chi si ritrova di fronte alla scoperta del secolo, con stupore. Sono riuscito a non farti del male perchè l'ho sentito, che eri tu. Forse sono riuscito ad amarti davvero come meriti, per una volta. Quindi una mano, adesso leggermente più tiepida, si poggia su quella di lei sopra il suo petto, stringendola forte, come a volerle dire l'ennesimo grazie. « E poi, mi piace il rischio e sai quanto adoro le tue mani intorno al mio collo. » Prima però che quel mood cambi, di nuovo, portandoli dalla tenerezza e l'amore puro più assoluti, alla lussuria ed al desiderio più frementi. Quindi le sue labbra si piegano in un sorriso che ha del sadico chiedendole un « Ti piace, quando ti lascio senza respiro? » Mentre ti sto fottendo a sangue nel frattempo? Aggiunge, prima che i denti affondino nel labbro inferiore, nel vederla accogliere le sue dita in bocca, in quel movimento cadenzato che tanto lo fa impazzire. Ciò gli ruba un sospiro, ambiguo e languido, mentre si passa la lingua sulle labbra, ipnotizzato, l'eccitazione, la propria, che si fa sempre più presente, sempre più papabile tra di loro. « Devi chiedere il mio perdono. » Resta lì, la bocca dischiusa a metà, lasciandosi guidare da lei. Segue la traiettoria delle sue dita, ormai umide, farsi spazio lungo il suo corpo, attraverso i seni, poi sul busto ed infine dentro gli slip. Torna a sentire sulla propria pelle tutto il suo calore e la voglia che ha di lui, così come lui ce l'ha di lei, e lascia ancora che sia lei stessa a guidarlo, mentre le dita si fanno sapientemente spazio in lei. « Volevi sentirmi? » Annuisce, con un mhmh gutturale, asservito da tutta quella situazione. Ammaliato ed ipnotizzato dall'effetto che Poison Ivy ha su di lui. « Implorami di continuare. » « Continua, non ti fermare » Ti prego. Sussurra sulle labbra di lei, con desiderio, prima che entrambi si scontrino, in quel bacio affamato ad occhi esterni. Le lingue che si intrecciano tra loro, in quella danza famelica. Si cercano, si incontrano e allora si uniscono, morbosamente. E scava dentro di lei Lucien, come lei si spinge in lui, mentre con la schiena si stacca dalla spalliera per approfondire meglio, e con le dita tra le sue gambe ci mette del proprio, continuando sì a farsi guidare da lei, ma andando più veloce e più in fondo, di sua volontà. Si bea di tutto quel calore, quell'umido desiderio, mentre desidererebbe di più, sempre di più. Infine si staccano, quasi ansimanti, con lui che si passa lentamente la lingua sulle labbra, per assaporarla fino all'ultimo. Ma Maze decide di accrescere quella sua voglia che ha di sentirla, prendendolo per un polso e costringendolo a sfilarsi dai suoi slip, per poi accompagnargli le sue stesse dita alle labbra. E lui schiude dunque la bocca, i denti che cozzano, mentre richiude la bocca per succhiare via tutto ciò che sa di lei. Sentimi, e la sente davvero, Lucien, mentre il desiderio che lei ha di lui gli riempie la bocca. Ti sento, eccome. Sei calda, sei bagnata, e sei fottutamente buona. Dammi di più. Le dice, passandosi poi per l'ennesima volta la lingua sulle labbra, ormai libere, suo malgrado. Cielo, vorrei solo scoparti a sangue, qui, davanti a tutti. E a quelle parole si sente rabbrividire, con una scossa che gli percorre la schiena, violentemente. Fallo, ti prego. Scopami. Le soffia sulla pelle, ma lei si gira, per guardare oltre la folla, e allora lo stesso fa lui, ricordandosene solo in quel momento. « Scommetto che non faticherei a trovare qualcuno che voglia unirsi al gioco. » E' confuso, mentre alza lo sguardo verso di lei, già in piedi « Proprio per questo, ora io scenderò tra di loro. E andrò a ballare. » e le fissa le labbra, mordicchiandosi le proprie, mentre gli parla. « E tu mi guarderai, mentre lo farò con qualcun altro. Mentre qualcun altro proverà a portarmi a letto, a fine serata. » E a quel punto capisce. Gli occhi si tingono di una venatura scarlatta, mentre un ringhio gli scuote il petto. Non lo farai, sta per dire, ma lei è già in piedi, a sfiorargli le labbra, ipnotica e sadica, prima di allontanarsi. E Lucien la individua dunque, restando lì sul proprio trono, in mezzo alla folla pullulante di gente. Riesce a distaccarla da chiunque altro, concentrandosi solo su di lei, eliminando gente e musica superflui. E alla fine Ivy trova la propria vittima. Un bel ragazzo, dopotutto, al quale il vampiro fa una radiografia immediatamente. Puzza d'alcool e droga scadente, oltre che testosterone a mille. Vuole scopare, pensa, vuole scoparsi la mia donna. Ma resta tuttavia fermo lì ad osservarli, lo sguardo assottigliato, sempre più scuro, dello stesso colore del sangue. Lei lo guarda e lui non distoglie lo sguardo ma anzi piega la testa, come a voler analizzare ulteriormente le sue movenze. Lo sta provocando, e lui ci sta cascando, con tutte le scarpe. « Dammi la caccia, baby boy. » Ed è a quelle parole che si alza, infine, con uno scatto fulmineo. Si immerge nella folla, con alcuni che fanno spazio al re della corte, altri che è costretto a sorpassare, poco delicatamente. E alla fine giunge da loro, a qualche passo di distanza, lo sguardo assottigliato. Li osserva per un po', in silenzio, poi sorride, allargando le braccia ed avvicinandosi. « Ti diverti? » Chiede al ragazzo, il tono mellifluo. Non aspetta una sua risposta « Lo so, è la mia donna, scusa scusa Lucien è stata lei a strusciarsi giuro, non mi uccidere » Fa segno con la mano come a voler mimare un cantilenante bla bla bla « Risparmiati il fiato, oggi mi sento buono. E te la offro. Il re vi dà la sua benedizione » Guarda il ragazzo, poi lancia uno sguardo a Maze. La scruta, gelido ed impersonale, poi sorride. « Venite con me »

    DqRYhD6
    E se li è portato dietro entrambi, in uno dei piani sotterranei. Il girone della Lussuria. Sono scesi per una passaporta dedicata al personale, per ritrovarsi in un'enorme sala, come quella del Limbo, ma diversa nell'organizzazione. Lo stile è sempre quello di Halloween, ma il colore che prevale è il rosso. Tutto è rosso, lì dentro, le luci, l'arredamento, il vestiario striminzito ed assai superfluo delle ballerine. La musica è assordante, ma molto più languida, melliflua, seducente. Ogni cosa, lì dentro, è atta ad aumentare un'eccitazione latente, favorita dagli incantesimi appositamente castati che, come nei restanti altri sei piani, aumentano le sensazioni inerenti al peccato al quale il girone è dedicato. E la sente persino lui, quell'eccitazione scorrergli nelle vene, nelle proprie ed in quelle di chi gli sta accanto. Il suo nuovo amico in particolare. « Accomodatevi. » Asserisce dunque, allungando un braccio per fargli cenno di andarsi a sedere in uno dei numerosissimi salottini privati. Il suo personale, per l'esattezza, molto più grande e fornito, rispetto a tutti gli altri. Dunque si passa le mani fra i capelli verdognoli, avvicinandosi ad un armadietto. Ne estrae delle bustine, alcune le mette in tasca, di altre ne ripone il contenuto sul tavolino in mogano che sta in mezzo alla stanza. Cocaina purissima, delle migliori. « Servitevi pure. » Dice, sedendosi sul divanetto circolare, in pelle rossa. « Ti piace, lei? » Domanda dopo un po', lo sguardo che adesso si posa su Maze. Gli occhi completamente rossi, a tradire quella calma apparente. « Beh, amico » Amico. « Credo non ci sia un coglione, qua dentro, a cui non piace. E' la più bella tra le puttane. » A quelle ultime parole, un ringhio gli scuote il petto. Parla di lei come fosse una bambola, un oggetto, una puttana, pur avendocela accanto. Respira a fondo, Lucien, serrando la mascella. « Mmh, capisco. Te l'ha fatto alzare, mentre ballavate assieme, vero? » Domanda ancora, la voca bassa, ferina. « Puoi dirmelo, non mi incazzo. » « Ascolta, non voglio guai. Sono troppo fatto, per capire i vostri giochetti » Scuote la testa, e a quel punto si alza. « Non voglio guai, non voglio guai, non voglio guai- Lo canzona, in una cantilena, cambiando tono di voce ogni volta -Nessun giochetto, capo, davvero. Voglio solo che tu mi risponda. Te la faresti? » Chiede, poi guarda Maze. « Tutto il sangue ce l'ha al cazzo, gli fai un gran bell'effetto, baby. Sei contenta, vero? » Il ragazzo ride, e lo sguardo del vampiro saetta nuovamente su di lui. « Ovvio che è contenta, non è così? Le puttane lo sono sempre, quando te lo fanno venire duro. » Scocca la lingua al palato, camminando per la stanza. « Quindi te la faresti, lo so. E cosa le faresti? » E a quel punto si siede accanto a loro. « Voglio guardare. Puoi concedermelo questo, mentre ti scopi la mia donna? Mi concedi di guardare? » Il ragazzo sembra confuso, ma annuisce alla fine, soggiogato dalla droga, l'alcool in circolo, e tutta l'eccitazione di quel momento. Si avvicina, Lucien, poggiandogli una mano sul viso, per poi sporgersi in avanti, dandogli un bacio sulla guancia. Il bacio di Giuda. Guarda Maze, mentre si allontana « Su, fammi vedere cosa le faresti. » Dice allora, scostandosi un po'. E resta lì, la bocca semi aperta, mentre osserva quello scenario. Ma quando infine le mani del ragazzo vanno a sfiorare la pelle nuda di Maze, la sua Maze, ecco che tutta la tensione, la rabbia, la gelosia sino a quel momento represse, con fare masochista ed un leggero, sadico piacere nel vedere la sua donna desiderata da altri, esplodono. E con un gesto repentino, quasi impercettibile ad occhio umano afferra lo sconosciuto per il collo, andandogli a sbattere la testa contro il tavolino, con un colpo secco. Ricade esanime per terra, svenuto sul colpo. « Non è morto. » Valuta ad alta voce, osservandolo « Ma potrei rimediare alla cosa molto presto. Cazzo, quanto vorrei farlo. » Ringhia, per poi girarsi verso di lei. La tira a sè, se la piazza di sopra, e poi si alza, andandola a sbattere con la schiena contro il muro, imprigionandola tra di esso ed il proprio corpo. « Nessuno ti deve sfiorare, in mia presenza. Nessuno può anche solo pensare di poterti scopare, quando ci sono io. » Sei mia, sei fottutamente mia. « E nessuno può chiamarti puttana. » Solo io posso farlo. Sei la mia puttana. Aggiunge, sussurrandole all'orecchio prima di sfiorarlo con la lingua, mentre la spinge contro il muro, con un colpo di bacino, le mani che la tengono ben salda. « E adesso sono incazzato, tanto. » La spinge di nuovo, pressandosi contro di lei con la propria eccitazione. Perchè sei stata una bambina cattiva. E ti farò urlare, parecchio. Le dice all'orecchio « Quindi giocheremo, perchè devo esser distratto, altrimenti farò a pezzi quella merda e ci piscerò addosso. Nessuno può parlare così a mia moglie. Nessuno può mancare di rispetto alla Regina davanti al Re. » E a quel punto con una mano libera si fruga nei pantaloni. Ne estrae una bustina trasparente, dalla quale si fa ricadere il contenuto in bocca. Una pillola delle sue, non troppo forte come la roba che usa per sè esclusivamente, ma abbastanza..efficace. Quindi si morde la lingua con forza, fin quando non sente il proprio sangue riempirgli la bocca, e allora si getta sulle sue labbra. Le offre le migliori droghe sul mercato, con quella pasticca ed il proprio sangue, in quel bacio famelico. E scava dentro di lei come a voler dimostrarle quanto la voglia, quanto gli appartenga, quanto nessuno potrà mai intromettersi tra loro due. « Cambiamo scenario: tu sarai la mia escort personale. Ti ho comprata, mi appartieni di diritto. Ma mi hai fatto arrabbiare.. » Sussurra sulle sue labbra una volta staccatosi, la lingua che guizza fuori per leccarla ulteriormente e darle un ultimo assaggio di sè. « Offrendo le tue preziose attenzioni ad un altro. Mi hai ferito nell'orgoglio, e mi hai fatto sentire tradito, rimpiazzato, abbandonato.. » Il tono è teatrale, mentre lancia uno sguardo carico di disprezzo verso il corpo esanime del ragazzo per terra, poi torna a guardarla « E quindi adesso dovrai farti perdonare. » Sii fantasiosa, baby.
     
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