Some kind of madness

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    Restare sani. Restare puliti. Restare zen. Un mantra che la piccola Ophelia Watson si ripeteva ormai ogni giorno sin da quando la Restaurazione aveva preso piede. Troppe questioni in sospeso tormentavano il suo vissuto ma nonostante ciò tentava di farsi scivolare tutto di dosso. Se i problemi tentavano di inseguirla, lei sfuggiva con la stessa velocità, tentando in tutti i modi possibili di rimanere sulla retta via. Seguiva un programma piuttosto ferrato. Prendeva le medicine ogni giorno, non mancava alle sedute con lo psichiatra e si costringeva a sorridere ed essere propositiva ogni qual volta le fosse possibile. I primi compiti l'avevano già sommersa. Chi l'avrebbe detto che tornare a scuola e provare a restare in pari si sarebbe dimostrato una faccenda così complicata. Per contro, quel particolare giorno avrebbe dovuto svolgere un lavoro in coppia per la lezione di Pozioni che si sarebbe svolta da lì a pochi giorni. Watson, sei con Fudge, era stato tutto ciò che aveva sentito in proposito. Il nuovo Prefetto Serpeverde. Non aveva saputo lì per lì come prendere la notizia, ma non volendo ribattere e storcere il naso già dai primi giorni di scuola, facendosi riconoscere, lo aveva semplicemente ricercato all'interno dell'aula tentando di farsi un'idea in merito agli atteggiamenti del ragazzo. Non ci aveva capito molto, e così, aveva persino tentato di chiamare Greg e chiedergli come avrebbe dovuto comportarsi senza sembrare una cretina patentata, o peggio ancora una disadattata. Alla fine, aveva optato per il prendere iniziativa, e poiché, il compito l'avrebbero dovuto svolgere durante l'weekend, aveva pensato che sfruttare gli alloggi di Serpeverde giù a Hogsmeade nel campus sarebbe stata un'ottima idea anche e soprattutto per sfuggire un po' al caos del castello. Durante il fine settimana, la scuola pullulava di gente molto più che durante la settimana. In assenza di lezioni e corsi vari ed eventuali, i club avevano già iniziato il loro naturale vorticare persino negli angoli più disparati del castello, quindi cercare di evitare il reclutamento di massa sembrava la cosa migliore. Aveva quindi mandato un biglietto al suo compagno di studi per quel pomeriggio per poi passare il restante del tempo in compagnia di Daniel e Lyanna che si trovavano a Hogsmeade per complicati affari di stato riguardanti Inverness. Non aveva ancora capito molto riguardo a quella società di cui faceva parte, ma l'idea di farne parte, non le dispiaceva poi così tanto. Era come se dopo anni di ricerca si sentisse finalmente parte di qualcosa. Quel qualcosa che le mancava affinché rigasse dritto. « Devo andare. » Disse ad un certo punto nel veder varcare Percy e Tris la soglia dei Tre Manici di Scopa. « Compiti di Pozioni. » « Non studiare troppo eh, mi raccomando! » Saluta la Morgenstern con un cenno del capo e stampa un bacio sulla guancia del fratello, premurandosi di promettere loro che se avranno finito, si unirà a loro, non appena avrà finito di svolgere le ricerche necessarie per la lezione di Pozioni. Sembrava essere più tollerante nei confronti di quell'unione tra il fratello e la sua giovane alfa. Forse perché in fondo, dopo tanto tempo, Ophelia aveva iniziato ad accettare la dimensione del branco, la sua unità e qualunque cosa lo riguardasse. Non le dispiace sapersi parte di una famiglia - qualcosa che né lei, né Percy avevano avuto prima del momento in cui la Mano di Dio aveva stravolto le loro vite definitivamente. Si rende conto solo allora di essere in ritardo e quindi, con lo zainetto in spalla, corre sotto la leggera pioggerella scozzese fino ai quartieri nuovi di zecca degli universitari verde-argento. Non ha ancora avuto modo di esplorare quegli ambienti. Tipicamente arredati alla maniera della sala comune, preservano appieno lo spirito di Salazar. Elegante, confortevole, e dall'aspetto leggermente cupo. Giunta nel salone di ingresso, segue le indicazioni verso uno dei vari saloni ricreativi dove riconosce la chioma del compagno seduto su uno dei vari divanetti. Ancora di corsa si siede quindi a sua volta su una poltroncina di fronte a lui e sospira affondo, cercando di lisciarsi i lunghi capelli rossi ormai scompigliati dalla pioggia. « Perdonami, sono in ritardo.. » Di esattamente dieci minuti. Non il modo migliore per iniziare un rapporto accademico con un perfetto sconosciuto di cui non sa niente, e che si dà anche il caso sia il suo Prefetto. « Però ho portato il caffè. » Continua, allungando sul tavolo il thermos attentamente impacchettato che si è fatto preparare ai Tre Manici per l'occasione. Mai presentarsi a mani vuote se ci si impegna a far buona impressione. E di dare una buona impressione, Ophelia ne aveva bisogno come dell'ossigeno. Inizia a tirare i materiali di cui hanno bisogno per iniziare la stesura della ricerca sui Veleni Rari, quando un improvviso baccano e chiacchiericcio di fondo inizia a travolgere la stanza. Una bionda sulla ventina si palesa di scatto tra loro, schiaffando sul loro tavolino un volantino che Ophelia non ha nemmeno il tempo di leggere. « Ciao ragazzi, posso rubarvi un secondo? » La rossa guarda il compagno con un certo timore, prima di rivolgere tutta la sua attenzione alla tipa. La riconosce vagamente. E' un ex Corvonero con cui ha condiviso i suoi anni a Hogwarts fino al sesto. Jennifer Monroe, una bigotta di primo ordine che già ai tempi di Hogwarts si divertiva a terrorizzare le proprie compagne a colpi di slut-shaming. « Avete sentito vero? C'è stato un contagio cospicuo di sifilide nel campus nelle ultime due settimane. Motivo per cui io e le mie colleghe stiamo organizzando un corso di prevenzione questo martedì alle 18 nel salone ricreativo a Hogwarts. Da domani e fino a mercoledì, mio papà che è un medimago, si è reso disponibile in Infermeria per occuparsi di eseguire gratuitamente i test per chiunque volesse essere certo di non averla contratta. »
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    Resta letteralmente a bocca aperta. Non ci credo. Corruga appena la fronte mentre afferra il volantino osservandolo con attenzione. Lo slogan in alto, la migliore prevenzione è l'astinenza. E poi fissa di nuovo la ragazza. « Jenny giusto? » Cazzo, con questa siamo andati insieme anche all'asilo. « Grazie, ma noi qui stiamo cercando di studiare. E comunque.. » Rivolge lo sguardo al proprio compagno cercando conferma. Tenta di essere il più gentile possibile per togliersela di torno nel minor tempo possibile. « ..io e il mio compagno non ne abbiamo bisogno. » Non vuole parlare a nome di Hades, ma è certa che questo tipo di atteggiamento è fastidioso per qualunque essere umano. Abbiamo vent'anni, non tredici. La bionda ride; una di quelle risate odiosamente acute che ha del malizioso. « Sei Ophelia vero? La sorella di Percy Watson. Mi sembrava di averti riconosciuta.. anche se con questo colore di capelli sembri.. » Una smorfia denigratoria compare sul volto della bionda. « ..diversa. » E' quasi certa che quella non era la cosa che avrebbe voluto dire. Bigotta una volta, bigotta per sempre, la piccola Jenny Monroe. Sospira affondo rendendosi conto di essere sul punto di perdere la pazienza. « Andiamo Ophelia.. tutti si ricordano le tue disavventure di qualche anno fa. Dovresti essere la prima a voler cogliere questa occasione. E' gratuito. Ed è per il bene di tutti i tuoi.. » E nel dire ciò lo sguardo si sposta su Hades di fronte a lei con una smorfia altrettanto disgustata. La storia sembrava ripetersi. Non importava quanto Ophelia si impegnasse a tentare di rigare dritto, di essere migliore; la sua fama l'avrebbe preceduta. E tutto ciò sembrava snervarla più del dovuto. Sin da quando il gene del lycan si era poi manifestata in lei, sembrava mancare parecchio di pazienza. « Se non ti levi dal cazzo, ti stacco quella testa piena di merda dalle spalle a mani nude. » La bionda resta immobile, sgrana gli occhi; e paralizzata da un simile gergo sussurrato tra i denti con una veemenza senza precedenti. « Ophelia.. » Inizia quindi in tono piuttosto offeso, con quella finta aria da crocerossina. « ..scusami.. io.. è che conosciamo tutti la storia. » Gli occhi di lei si spostano su Hades, mentre stringe con sin troppa decisione i braccioli della poltroncina su cui è seduta. « Sto per menarla. » Un avvertimento e un'implicita richiesta d'aiuto a impedirle di fare davvero del male a quella poveraccia. E potrebbe fargliene, Ophelia. Gliene potrebbe fare davvero tanto. « Malissimo. »
     
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    « Fudge, tu sei con Watson » Hades alzò il mento in un cenno di assenso quando il professore di pozioni formò le coppie per i compiti che avrebbe assegnato dopo la spiegazione, ma poi, di fatto, era uscito dall'aula alla fine della lezione senza nemmeno preoccuparsi di mettersi d'accordo con la propria partner per svolgerli. Neanche si era preso la briga di guardarla in faccia, privandosi della possibilitá di dare un volto a quel cognome che aveva sentito pronunciare tante volte, ma a cui ancora non aveva attribuito un’ identitá. Indifferente, nei giorni successivi a quello, aveva ripetuto la stessa esatta routine che lo vedeva entrare ed uscire dall'aula senza il minimo accenno di collaborazione o interesse. Se vorrá svolgere il compito mi cercherá lei, non devo farlo io; la sua non era una questione di narcisismo, nè egocentrismo o orgoglio, ma solo la piú semplice e pura delle volontá: avere meno contatti umani possibili. Gli facevano venire l'orticaria, come i coloranti o il vaiolo di drago, per questo aveva scelto di mantenersi in disparte nella silenziosa speranza di veder sgambettare la sua compagna in qualche altro gruppo, restando cosí da solo. Come è solito dire, la speranza è l'ultima a morire. Però, il prefetto, non aveva messo in conto la possibilitá che quella santa donna, la quale avrebbe dovuto sopportarlo e forse rincorrerlo al fine di riuscire nell'impresa e consegnare il materiale prima della scadenza imposta, non si sarebbe arresa tanto facilmente come invece lui immaginava; difatti, oltre a sentirsi molto osservato quando sedeva fra i banchi - ed era una cosa che lo metteva profondamente in soggezione, tanto che a volte finiva con l’avere qualche tic nervoso -, Hades, si vide recapitare un gufo scritto ordinatamente, con calligrafia impeccabile, ben piegato, sul quale la Watson chiedeva di vedersi negli alloggi Serpeverde, giú al campus, per portare finalmente a termine la consegna. La prima reazione del biondo fu roteare inevitabilmente gli occhi con uno sbuffo trattenuto a stento fra le labbra e, successivamente, gettare il biglietto accartocciato tra le fiamme della stufetta che scaldava il dormitorio Serpeverde. Avrebbe volentieri declinato, se avesse potuto - anche perchè da solo aveva giá portato a termine ⅔ del lavoro, ciecamente sicuro di doverlo fare in solitaria-, ma purtroppo la sua posizione di prefetto lo incatenava a delle responsabilitá, prima fra tutte quella di dare il buon esempio e cercare, almeno con i propri concasati, di essere gentili e disponibili. Con calligrafia disordinata, facendo ovviamente attendere la propria risposta ad un gufo piuttosto spazientito ed affamato, il quale gorgogliava dal bordo della finestra, diede la conferma della propria presenza all'incontro con un semplice quanto pungente “ok”. All'orario prestabilito, con i libri raccolti in una tracolla verde militare, Hades uscí dal castello per dirigersi verso il fiammeggiante campus verde-argento, raccogliendo qui e lí volantini che venivano distribuiti ad ogni studente sprovveduto che non sapeva come evitare di diventare un cestino dell'indifferenziata. Prima la campagna contro i maltrattamenti dei draghi da circo in Romania, poi le campagne elettorali tirate su dal nulla dagli studenti di magisprudenza - quelli della peggior specie - che chiedevano firme per nemmeno loro sapevano cosa, poi proteste per un campetto da quidditch che non esisteva...insomma, nel giro di un quarto d'ora, Fudge si ritrovó ad abbaiare in malo modo a chiunque gli si avvicinasse, tirando spallate poderose ai giovani colleghi che s'improvvisavano i testimoni di Geova di turno in cerca di fedeli smarriti. Nei saloni ricreativi, non risultò affatto semplice trovare un posticino libero, ma l'aria piuttosto scocciata nonchè minacciosa del biondo, e la spilla da prefetto in bella vista, furono sufficienti a far scappare via una coppia di primini da uno dei tavoli. Lo ricordavano bene dopo l'episodio che li aveva visti protagonisti di un brutto quarto d'ora, durante il coprifuoco serale. Con orologio alla mano, Fudge attese la propria compagna con pazienza sempre meno elastica, decidendo infine di iniziare con o senza di lei. « Perdonami, sono in ritardo...Però ho portato il caffè» Una fluttuante chioma rossa richiamò improvvisamente la sua concentrazione « Di dieci minuti. » Puntualizzò seccamente, analizzando attentamente il volto della ragazza che prese posto di fronte a lui e, solo successivamente, inarcare le sopracciglia. « La prossima volta vedi di prendere il caffè prima di un appuntamento, magari la caffeina ti sveglia e ti evita di arrivare in ritardo. » Le labbra del giovane si contorsero in un sorrisetto sghembo, divertito dalla propria vena sarcastica. Deciso a non perdere altro preziosissimo tempo, Hades scelse di mettere subito in chiaro che metà del compito già lo aveva svolto, quindi, spingendo sotto al naso della giovane Watson un paio di fogli mal scritti, la invitò implicitamente a prenderne visione « Ho già trovato le differenze tra l'angelica e la valeriana, e spiegato cosa contraddistingue un veleno da una pozione soporifera, trovi tutto qua » Se riesci a tradurre la mia calligrafia.
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    « Ora, tutto quello che manca sono i veleni rari e... » Intento ad indicare sul libro della Watson ciò che avrebbero dovuto analizzare, una bionda sconosciuta lo bloccò bruscamente, lasciandogli socchiudere gli occhi in un gesto di esplicita irritazione. La prossima volta studiamo in sala comune, ah?. « Ciao ragazzi, posso rubarvi un secondo? » Come se non lo avesse già fatto « Avete sentito vero? C'è stato un contagio cospicuo di sifilide nel campus nelle ultime due settimane. Motivo per cui io e le mie colleghe stiamo organizzando un corso di prevenzione questo martedì alle 18 nel salone ricreativo a Hogwarts. Da domani e fino a mercoledì, mio papà che è un medimago, si è reso disponibile in Infermeria per occuparsi di eseguire gratuitamente i test per chiunque volesse essere certo di non averla contratta. » Hades, dovette a fatica trattenere una risata sotto ai baffi, incrociando le braccia al petto prima di rilassarsi contro lo schienale della poltrona su cui era seduto: a quanto sembrava, seppur la sconosciuta usasse un generico plurale, il suo interesse era totalmente rivolto ad Ophelia. Come un gentiluomo farebbe, il prefetto lasciò la patata bollente alla sua concasata, che con modi forse un po' rigidini ma comunque cordiali, tentò di levarsela di torno « Già » Biascicò, dando manforte alla rossa quando palesò che nessuno dei due ne avesse bisogno, ma la situazione invece di migliorare, precipitò disastrosamente. « Andiamo Ophelia.. tutti si ricordano le tue disavventure di qualche anno fa. Dovresti essere la prima a voler cogliere questa occasione. E' gratuito. Ed è per il bene di tutti i tuoi.. » - « Se non ti levi dal cazzo, ti stacco quella testa piena di merda dalle spalle a mani nude. » Purtroppo con le donne accadeva così, e quella di placare una rissa tra due gonnellomunite non sarebbe stata la prima volta per Hades. In sala comune gli accapigliamenti erano all'ordine del giorno, anche per cose stupidissime, ed era lui ogni volta a dover placare le acque. « Senti, Jenny » il prefetto, che aveva scambiato un'occhiata fugace quanto complice con la compagna prima di parlare, con tono diplomatico quanto velatamente minaccioso decise d'intromettersi per evitare una rissa già annunciata « Tra meno di qualche ora ho un compito di pozioni da consegnare, e lei mi serve lucida. Quindi, se vuoi passare in infermeria solo per farti analizzare i peli pubici da tuo padre, sbeffeggiando al mondo un'astinenza che sei la prima a non praticare - ti dico un segreto, il sesso orale è comunque sesso -, ti invito ad alzare i tacchi ed andartene, altrimenti temo che nonostante le consultazioni inizino domani, tu possa fare la fila fuori dalla porta già da oggi....ma per qualche frattura multipla da dover sistemare » Sorrise, affabile, sistemando la cintura dei pantaloni giusto per tirare fuori la bacchetta e porla sul tavolo, massaggiandosi successivamente la barba con la punta delle dita. « Credi mi facciano paura le minacce di due rammolliti?» Sembrava divertita, e con atteggiamento alquanto gradasso incrociò le braccia al petto. Fudge, allora, spazientito, si alzò di scatto dalla poltrona, trasformando la scritta dello slogan con un incantesimo appena sillabato e del tutto innocuo: "Jenny pornostar, martedì alle 18" « Sappi che hai appena firmato la tua condanna, evita di venirmi a cercare quando domani il tuo incontro si trasformerà in un cinema a luci rosse di cui sarai l'indiscussa protagonista, sono piuttosto bravo con i fotomontaggi magici, e le voci corrono in fretta. Cosa penserà tuo padre? Sai quanti altarini salterebbero fuori?» Afferrando la roba dal tavolo e trascianando per una manica Ophelia, il biondo si dileguò oltre l'entrata dei saloni ricreativi, mirando alle serre di erbologia che sapeva essere poco frequentate. « Che hai combinato per farti detestare così tanto?» Brontolò, osservando la rossa da sopra una spalla, spalancando un ombrello magico sulle loro teste. «...e soprattutto perchè hai scelto di vederci al campus quando abbiamo un sacco di posto da noi, la minaccia che ho tirato potrebbe farmi giocare il posto da prefetto, ma fortunatamente la tua amica non sembrava stare tanto simpatica al resto dei presenti. » Si accomodò su uno dei tanti sgabelli vuoti, una volta arrivati, spostando silenziosamente un vaso colmo di terra mentre sistemava nuovamente il materiale, lasciandosi ricadere un ciuffo davanti agli occhi. « ...quindi ti piace divertirti» Sentenziò, infine, senza alcunchè facesse supporre una forma di giudizio nei suoi confronti, ma solo pura e semplice curiosità.
     
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    « Di dieci minuti. La prossima volta vedi di prendere il caffè prima di un appuntamento, magari la caffeina ti sveglia e ti evita di arrivare in ritardo. » E buongiorno anche a te, Mister Simpatia. Per fortuna, ad atteggiamenti tragicamente insofferenti, Ophelia è abituata. Vivendo a stretto contatto con il gemello, conosce bene quel tipo di comportamento e seppur non possa dire di saperci effettivamente trattare, può quanto meno dire di essere in grado di ignorarlo con una certa facilità e nonchalance. Si stringe nelle spalle, sollevando istintivamente le sopracciglia, prima di iniziare a preparare il suo materiale con una certa diligenza, che a quel punto le sembra necessaria, pur di non sentirsi ulteriormente mortificata. Ci prova davvero, Ophelia. Non vuole sembrare da meno, seppur sia consapevole che non è mai stata né una studentessa modello, né tanto meno il prototipo dell'intelligente ma non si applica. E' piuttosto limitata in molte cose, è certa che semplicemente non ci arrivi. A dirla tutta non si impegna nemmeno particolarmente. In fondo, la piccola Watson-Lancaster, non è altro che una delle tanti giovani menti che non hanno ancora imparato come applicarsi. Si appresta a tentare di seguirlo mentre le viene spiegato quanto già svolto dal compagno, commentando tutto con un veloce oh, grande, prima che Jenny Monroe faccia il suo ingresso in scena. Non le è mai piaciuta, e le piace ancora meno ora che la sta guardando con quell'aria di sufficienza e superiorità. Certo, si sente un genio del male la Monroe, per aver passato i MAGO per il rotto della cuffia, trovando anche il coraggio di iscriversi al college, nonostante sia tutto tranne che una studentessa brillante. Nemmeno Ophelia lo era, appunto, ma quanto meno non tentava di atteggiarsi a tale. Lei aveva le sue passioni. I vestiti, le cause sociali, l'arte, le cose prettamente minuziose e irrilevanti, i passatempi costosi e ridicoli dei ricchi. E' sempre stata cresciuta così, e non ha mai nemmeno tentato di cambiare atteggiamento o forma mentis. Purtroppo la situazione precipita velocemente e il sangue del lycan che scorre nelle vene della rossa prende di scatto a ribollire, portando a galla quella parte di sé di cui ha capito ancora poco e che fino in fondo non ha nemmeno accettato più di tanto. E' solo l'imprevedibile soccorso del compagno ad attirare la sua attenzione, spostando lo sguardo dalla ex compagna all'attuale Prefetto Serpeverde, decentrando completamente il suo punto focale della situazione. « Senti, Jenny. Tra meno di qualche ora ho un compito di pozioni da consegnare, e lei mi serve lucida. Quindi, se vuoi passare in infermeria solo per farti analizzare i peli pubici da tuo padre, sbeffeggiando al mondo un'astinenza che sei la prima a non praticare - ti dico un segreto, il sesso orale è comunque sesso -, ti invito ad alzare i tacchi ed andartene, altrimenti temo che nonostante le consultazioni inizino domani, tu possa fare la fila fuori dalla porta già da oggi....ma per qualche frattura multipla da dover sistemare » Jenny però non demorde, e continua a guardarli con quella tipica aria di superiorità di chi ce l'ha fatta. Di chi ha a prescindere ragione solo perché sulla sua testa grava un diploma e un riconoscimento accademico che loro non hanno. Una matricola che bullizza degli studenti. Una scena che probabilmente si sarebbe proposta più e più volte durante il corso del prossimo periodo ma che di per sé non legittimava poi abbastanza gli attuali universitari a comportarsi così nei confronti dei compagni più piccoli, semplicemente perché la linea d'età e maturità dei più era ancora piuttosto nebulosa. E di certo, a ben guardare le capacità intellettive della Monroe, la tesi in merito non cedeva di una virgola. Lo scontro tuttavia sembra appianarsi ben presto, sotto una capacità oratoria di Hades che non immaginava potesse avere. Non lo conosce, Ophelia, ma a ben guardare le ha dato l'impressione di un tipo estremamente taciturno. Qualcuna delle sue compagne ha addirittura insinuato potesse essere muto. Non più lontano di qualche giorno prima, Melanie, una delle sue compagne di squadra gli aveva addirittura chiesto se gli andasse di prendersi un caffé insieme, e lui l'aveva semplicemente ignorata. Era ovvio che la sua notorietà si sarebbe accresciuta; la spilla che portava appuntata nel petto creava un certo interesse persino nei confronti di persone con cui non si sarebbe mai pensato di poter interagire prima. Ophelia dal canto suo, dall'alto del suo ruolo di sorella dell'ex Caposcuola Serpeverde nonché attuale Senior, quell'interesse non l'aveva provato poi più di tanto. In fondo, seppur non appartenesse di per sé alla cerchia di Percy, ne era parte integrante, avrebbe potuto entrarci con un iter facilitato in qualunque momento lo avesse voluto. Fare le scarpe a un perfetto per di più muto, era l'ultima delle sue priorità. « Perché stiamo scappando come due ladri nella notte? » Gli chiede piuttosto contrariata mentre gli cammina affianco, avvolgendosi la sciarpa attorno al collo, infilando i propri libri nello zaino. « Eravamo arrivati prima noi. » Asserisce con una certa convinzione combattiva. Quello è l'istinto della fierezza della sua parte meno consapevole. Non si rende conto di quanto in un certo senso la lycan - la Lancaster - stia prevalendo sulla Watson e sul suo vissuto. A differenza di molti altri del branco, Ophelia non ha metabolizzato tutto ciò che quella sua metà comportasse, motivo per cui ora ne era in un certo qual modo succube. « Che hai combinato per farti detestare così tanto?...e soprattutto perchè hai scelto di vederci al campus quando abbiamo un sacco di posto da noi, la minaccia che ho tirato potrebbe farmi giocare il posto da prefetto, ma fortunatamente la tua amica non sembrava stare tanto simpatica al resto dei presenti. » Scuote la testa alzando gli occhi al cielo, mentre segue Hades sovrappensiero. Le è già passato di mente il fatto che se ne sono andati pur di evitare sguardi indescreti e frecciatine velate da parte di altri eventuali disturbatori. Si scontra con un paio di persone lungo il tragitto, ignora con una veloce scrollata di testo qualche volantino che le viene impartito e frena in partenza, il discorso eloquente per la firma di questa e quell'altra iniziativa. Sono giorni decisamente caotici quelli nel campus. « Sarebbe da stupidi sottoporsi all'umiliazione di ammettere di esser stati zittiti da uno studente. » Persino io ci arrivo! Sottolinea con un tono leggermente seccato e di rimando accusatorio. Si sente stranamente messa sotto torchio per aver costretto Hades a difenderla. Un grazie sarebbe più che sufficiente, ma in quel momento non le viene spontaneo. Infine scuote la testa sbuffando. « Avevo.. » Si Ophelia? « ..volevo.. » Perché è così difficile ammettere che aveva semplicemente voglia di passare del tempo con la sua gente? Con Percy, Tris, Daniel e Lyanna. Con il suo branco. « Ero con mio fratello e la sua ragazza giù ai Tre Manici, per.. cose di famiglia.. » Immagino. « Mi sembrava un bel posto per studiare, oltre che più veloce da raggiungere dal locale. » Volevo essere funzionale. E' questo che ci si aspetta da me no? Essere funzionale. Produttiva. Essere.. normale. Pausa. Sta andando sulla difensiva e non capisce nemmeno perché. Non è una cosa negativa voler passare del tempo in compagnia della gente di Inverness. « E poi tu mi sembri uno abbastanza intelligente. Probabilmente l'anno prossimo andrai al college, quindi prima ti abitui a quegli ambienti, meglio è. » A giudicare dal lavoro diligente che aveva già svolto senza l'aiuto di Ophelia, Hades era decisamente uno di quelli che l'anno successivo si sarebbe imbarcato sulla nuova strada del college. Lei dal canto suo, probabilmente avrebbe a malapena superato i suoi MAGO e poi.. non aveva la più pallida idea di cosa avrebbe fatto.
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    Mentre snocciolava ancora quel ragionamento, eccoli di fronte alle serre di erbologia. Sospira affondo mentre lo segue all'interno dell'ambiente dall'aria stantia, prendendo posto di fronte a lui, su uno degli sgabelli, liberando il campo da eventuali ostacoli, e ripulendo la superficie con l'ausilio della bacchetta dal terriccio ed eventuali incrostazioni. E infine posa il suo materiale avvicinando a sé alcuni dei materiali che il ragazzo le aveva fatto vedere in precedenza. « Posso essere sincera? » C'è un certo timore riverenziale di fronte al modo in cui l'ha trattata per un semplice innocentissimo ritardo di soli dieci minuti. A ben vedere sono stata anche puntuale.. rispetto agli standard. Si trovava decisamente di fronte a una persona molto intransigente. « Non possiamo presentare il lavoro così. Ti va bene se lo ricopio? Potrei usare anche dei colori, e dei post it magici, per rendere tutto più accattivante e.. funzionale. » Funzionale appunto. Non era una cima, Ophelia, ma aveva certamente un senso estetico non indifferente. « Quando abbiamo finito la parte sui veleni, magari puoi darmi una mano. Io posso occuparmi della grafia e tu di compilare i grafici e le tabelle. Hai comunque una mano abbastanza ferma. » Asserisce notando le linee perfettamente dritte tra i paragrafi disegnate chiaramente a mano libera. E quindi attira a sé il manuale, tentando di raccapezzarsi tra le cose che lentamente decidono di spartirsi a vicenda per velocizzare quell'incontro. « ...quindi ti piace divertirti » Alza la testolina, piuttosto sorpresa, Ophelia. Non è mai stata una che si scandalizzasse di fronte alla sua nomea. Ha iniziato a ignorare ingenuamente le voci in merito, come lo psicologo le aveva suggerito. Possono farti male solo se ti toccano. Tu ti senti così? No. Una risata amara penetra l'ambiente della serra. « Mi rincuora sapere che non tutti hanno la memoria storica di Jennifer Monroe. » Commenta sovrappensiero. Le storie sul conto di Ophelia erano corse parecchio. Aveva perso la verginità col ragazzo meno adatto sulla faccia della terra, aveva tentato il suicidio un paio di volte e si era resa protagonista di un po' di episodi spiacevoli in quanto ai suoi intrighi amorosi nel corso dei suoi anni precedenti. Non sa dire come abbia fatto a non ridurre all'esaurimento il povero Percy. Probabilmente è stato sollevato quando mi hanno mandato in clinica. Una cosa in meno a cui pensare. « Quest'estate un po' di persone mi hanno detto che ho la capacità di credere troppo a ciò che voglio vedere nelle persone. » Asserisce infine quasi sovrappensiero, spostando lo sguardo lungo le ampie vetrate bagnate da pesanti gocce d'acqua. Il tempo sta peggiorando. « Ecco perché mi prende di mira. » Faccio scelte sbagliate. E' questo ciò che mi hanno detto gli altri. Io credo agli unicorni volanti. Me lo hanno detto senza il minimo tatto, mortificandomi. Ma mi hanno anche dato molto da pensare. « Ho idealizzato parecchia gente.. » La stangona tedesca che era approdata nella sua testa non più lontano di un paio di mesi fa, mentre si stava preparando per eseguire un turno di guardia sulle mura di Inverness le era apparsa così dal nulla alle spalle, facendola sobbalzare. Basta credere agli uomini, le aveva detto dall'alto del suo femminismo spinto, quando Ophelia le aveva confidato che pensava ancora al bacio che si era scambiata col suo sin eater. « Però immagino che possa essere definito anche in quel modo.. » Divertirsi. Solo che Ophelia non si divertiva mai. Sembrava piuttosto struggersi alla ricerca dell'amore ideale, del principe azzurro. Vedeva suo fratello e la sua ragazza e voleva la stessa intensa. Vedeva i due neosposi Black che avevano celebrato il loro amore sotto il cielo di Inverness e cercava quello stesso amore. Vedeva Potter e la sua ragazza, gli stessi Scamander e Stone, chiunque avesse portato avanti sotto i suoi stessi occhi una relazione duratura, e voleva essere tutti loro. Per una che non aveva mai ricevuto nemmeno un briciolo d'affetto dal sesso maschile, e più prese in giro che altro, ognuno di quei rapporti era il massimo dell'aspirazione. « Tu dove sei stato durante.. beh.. la guerra e tutto il resto. » Se fosse stato a Inverness, non si sarebbe stupita di non averlo visto. C'era sin troppa gente che aveva cercato riparo nel territorio del Credo. « Io ero a Inverness. Non che mi andasse davvero.. ma ecco, ho scoperto di essere una di loro e quindi.. » E quindi tutto il mio mondo è stato completamente stravolto e ora non so più chi sono o cosa voglio. « ..e quindi niente. » Torna finalmente a osservarlo con un'espressione che rasenta la serenità. Non è mai stata una persona bugiarda o maliziosa Ophelia; rasentava più un'ingenuità disarmante che spesso poteva essere scambiata per palese stupidità. Di scatto allunga la mano nella sua direzione ma si ferma a metà percorso stringendo appena le dita. « Ehm.. posso? Sei.. » Gli indica un posto preciso sulla guancia accennando un sorriso divertito. « ..ti sei sporcato d'inchiostro. »


     
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