A loner

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    « …Cazzo come sei rigidino, Fudge» Il biondo inarcò le sopracciglia dando poca importanza all’ennesima provocazione lanciatagli da un compagno di casata di cui non conosceva nemmeno il nome. Credeva che fosse stupido dargli più corda del necessario, visto che non era mai stato avezzo di certe confidenze e, nonostante lo infastidisse in particolar modo il tono scherzoso ed alquanto sarcastico usato dalla serpe, scrollò semplicemente le spalle tornando alla sua lettura, con l’intento di estraniarsi da tutto ciò che lo circondava: a partire dalle ragazze che cercavano il suo sguardo per poi perdersi in fugaci risatine nervose, fino ad arrivare a tutti quelli che lo osservavano con una certa diffidenza. “Fudge, quel Fudge?”, era la domanda che sentiva saltare più frequentemente di bocca in bocca, vista la piccola storiella che girava sul suo conto. Non ne aveva mai fatto parola, né aveva perso il suo tempo a smentire le voci di corridoio che a quanto sembrava appassionavano le lingue frenetiche dei più pettegoli, ma si farfugliava che il figlio dell’ ex giudice scomparso nel nulla, fosse l’autore di una tragedia familiare inenarrabile. Appariva strano che un ragazzo di quell’età, poco incline alla comunicazione ed alla cordialità, tornasse di punto in bianco sotto ai riflettori dopo anni di assoluto silenzio, e per di più senza i propri genitori. Che sotto quel faccino angelico si nasconda uno spietato assassino? Dopotutto è un tipo così strano! « Andiamo, fatti una canna con noi, così ti rilassi, sembra che tu abbia un palo ficcato nel culo! » Le maggior parte delle serpi non temevano la sua carica di prefetto, anzi, sembrava che quel suo ruolo speciale, accompagnato dalla storia spaventosa che gli aleggiava attorno, lo ponessero in un limbo particolare che in molti bramavano. Gli amanti del gotico gli svolazzavano attorno come api, quasi Hades fosse un succoso nettare da trascinare nell’alveare. Il biondo immaginava perfettamente il motivo per cui lo facessero: questioni di popolarità, e non di certo perchè lui fosse una persona popolare. Hades era solo carne da macello, un oggetto da contendersi per poi potersene vantare con gli altri. Un potenziale angelo della morte col corpo ricoperto da cicatrici senza storia, a chi non faceva gola? Così diverso da chiunque altro, un numero primo schiacciato fra tanti numeri naturali. Senza batter ciglio, il biondo si alzò dal piccolo divanetto della sala comune, incastrando un indice fra le pagine del volumetto che lasciò penzolare rigidamente lungo un fianco. Con lo sguardo vuoto, l’espressione nettamente neutrale ed indifferente, si avvicinò allo spaccone che aveva scelto di canzonarlo con tanta simpatia, sfilandogli di mano la piccola bustina di erba che aveva stupidamente sventolato a mezz’aria. « Grazie. » Ringhiò col tono minaccioso di chi non ammetteva repliche, uscendo dalla sala comune con una nonchalance tale da lasciare il 90% dei presenti in assoluto silenzio. Nessuno azzardò ad avanzare alcuna protesta e, cazzo, se Sanders mi vedesse adesso probabilmente andrebbe fiero di me. Quei comportamenti intimidatori, Hades, li aveva assorbiti dalla persona che sostanzialmente gli aveva rovinato la vita, quella a cui desiderava con tutto sé stesso assomigliare un giorno.
    Con un leggero velo di soddisfazione dipinto in volto, il prefetto percorse i corridoi fino a raggiungere il bagno dei prefetti, lì dove avrebbe potuto continuare la propria lettura in assoluta tranquillità e si ficcò oltre l’ingresso, senza badare all’eventualità che potesse non essere l’unico nell’intero istituto a voler trovare pace.
    giphy
    Con le labbra contorte in una smorfia di sottile sdegno all’idea di aver visto sfumare la propria quiete, il serpeverde trattenne per sé le numerose imprecazioni che quasi cercavano di dileguarsi dall’intimità della sua testa. « …via. » Rantolò in modo autoritario, gettando ai piedi della sconosciuta seccatrice la bustina di erba come sostanziosa ricompensa. « Credo che tu abbia sentito le voci che girano sul mio conto, io fuggirei fossi in te. » Incalzare era ciò che gli riusciva meglio, soprattutto se aveva fretta, ed Hades adesso ne aveva. Tra tanta confusione, cercava il suo meritato quanto agognato silenzio, anche perché poche ore dopo sarebbe stato di turno per la ronda notturna, e già il pensiero di dover combattere con qualche adolescente in piena fase ormonale lo innervosiva. Aveva passato così tanto tempo solo che, adesso, stare in mezzo alle persone gli risultava complicato. Ancor più complicato era riuscire a socializzare senza sembrare strano, ma gli risultava piuttosto difficile anche solo trovare la voglia di farlo. La verità era che forse gli mancava, forse gli mancava stare rinchiuso in uno scantinato e vivere come un’ombra. Forse gli mancava tutto ciò che apparteneva alla vita che si era lasciato alle spalle, agognando un nuovo inizio che non era stato come si aspettava. Nonostante suonasse assurdo, Hades sentiva l’assoluta mancanza di Edric: lui era adrenalina pura. Edric era dolore, ansia, eccitazione, folle paura ma anche folle adorazione. Era tutto quello che adesso si era trasformata in assoluta apatia. « Allora? » Agitò il libro audacemente sottratto alla sezione proibita, semplicemente per far intendere che avesse una certa fretta, appoggiandosi con la schiena ad uno dei lavabi ordinatamente disposti.
     
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