I think that I found in myself a cheerleader

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    « Andiamo ragazzi fate sul serio? » Soffia il rosso, lanciando un'occhiata scettica ai suoi compagni di squadra. Si trovano negli spogliatoi maschili, un gruppetto di tre persone. Lui ed altri due ragazzi. Billie e Frankie, fratelli gemelli e da anni riserve della squadra sono lì, uno intento a farsi la doccia, l'altro a litigare con la maglia fin troppo aderente della divisa. Gli fa piacere rivederli, sopravvissuti per un pelo al lockdown. Non che ci avesse mai stretto chissà quale legame, in passato, ma dettagli. Il solo fatto di esser riusciti a sopravvivere, tutti assieme, aveva fatto di sconosciuti dei veri e propri compagni, senza contare alcun tipo di simpatia o antipatia passate. O almeno così era stato per lui. Lui che adesso è lì, a distanza di mesi, in quel luogo dove era stato costretto ad assistere alla morte di chissà quale amico, a parlottare tranquillamente e prepararsi per il Quidditch. Sembra tutto tornato alla normalità, dopotutto. Non ci avrebbe mai creduto, davvero, non l'avrebbe mai fatto, ma così sembrava. Il banchetto di inizio hanno aveva accolto un gran numero di studenti, specialmente nuovi arrivati, assieme alla vecchia guardia, riunita una volta e per tutte in quel castello che aveva dato loro tanto, bello o brutto che fosse. Le lezioni stavano ricominciando, pian piano, con vecchi e nuovi professori. Ed assieme a loro i compiti da fare la sera, le gite ad Hogsmeade, gli allenamenti e perchè no, anche le punizioni. Una quiete dopo la tempesta che, fino ad ora, gli era sembrata davvero strano, se non addirittura impossibile, riconoscere. « Cioè non è passata neanche una settimana dall'inizio della scuola, è il nostro primo allenamento e voi volete già farvi, tipo, che so..espellere? » Continua in quelle sue domande che gli sembrano così poco da lui. « Merlino, Weasley, sembri mia nonna. Ma che ti è successo in questo tempo? Ti hanno rapito gli alieni trasformandoti in una Morgenstern? ..O peggio, ti ha rapito la Morgenstern? » Ride a quelle parole, senza nemmeno riuscire ad arrabbiarsi o chissà cos'altro. E' vero, dopotutto. Nonostante si senta pressochè uguale, come sempre, gli sembra al tempo stesso che di lui tutto sia cambiato. E' lui, ma non lo è davvero e fino in fondo. E proprio perchè non lo è, eccolo lì, a non reagire a dei piani malefici da classici Grifondoro cazzoni con quel suo solito entusiasmo esplosivo. « Ma zitto, coglione. Dico solo che.. » « Te la fai sotto.. » « Tua madre. » Billie gli molla un pugno sulla spalla, poi entrambi scoppiano a ridere, nel sentire uno strozzato « Non parlare male della mammaaaaaaaH! » da parte di Frankie, che è ancora sotto la doccia. « Vabeh, allora, che devo fare? » Domanda dopo un po', mettendo il borsone in spalla e richiudendo uno dei tanti armadietti. « Qualcosa contro Serpeverde, ovviamente. Mi mancano i bei vecchi tempi in cui ce le davamo di santa ragione, prima della chiusura ed il "siamo tutti amichetti non c'è più casata". » Fred annuisce, ridacchiando. « E sono sicuro che mancano anche a te, insomma, dopo quello che hai fatto con la Caposcuola proprio in quelle docc- » « Billie! » Frankie, da poco uscito dalle docce con un'asciugamano legata attorno ai fianchi, gli molla uno schiaffo sul petto, lanciando un'occhiata di sottecchi verso il rosso. Anche Billie, dopo qualche istante di confusione, si gira verso di lui, guardandolo, per poi ammutolirsi, visibilmente a disagio. In un primo momento, gli sembra di non capire. Poi ricollega, e allora sospira. « Ragazzi, andiamo, potete parlare di Amunet in mia presenza. Non scoppierò a piangere » E' acqua passata. Non che ne sia poi così sicuro, di ciò, ma è stanco di doversi ricavare occhiate di sottecchi o chissà quale atteggiamento tutte quelle volte che il discorso Mun ed Albus fa capolino da qualche parte. « Non è morto nessuno, è okay. Non arriviamo a renderla Tusaichi, quando ci sono io, per favore » Gli sembra di stare sparando un mucchio di stronzate, visti i suoi recenti comportamenti, ma le pensa sul serio certe cose, ormai. E' stato ferito e ferito -conoscendolo- forse lo resterà per sempre, ma tutto quel tempo trascorso in solitudine lo ha aiutato a comprendere che la rassegnazione, alla fine, sarebbe stata la chiave per superare un po' tutto. Almeno in parte. Almeno per quel poco che avrebbe consentito a lui ed agli altri il quieto vivere.
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    « Vabeh, dai, a me non è mai piaciuta » Ah ah, ti credo, te le scoperesti tutte. « E per adesso, oltretutto, è farcita come- » « ..Ok cambiamo discorso? » Taglia corto. « Vabeh insomma, il piano è prendere qualche pozione dall'Ufficio di Wilde da mettere nelle divise o sulle scope dei Serpeverde. » « Facile, se gliele chiedo, Wilde me le dà. Con annesso un bacino sulla fronte » « Hai ragione, è troppo facile così » Porca troia. « Dovrai prendere qualche pozione dall'ufficio di Lewis. » « ...Scherzate? » « Si dice che abbia di tutto lì dentro, ancora peggio di Wilde. » « Sì, di tutto cadaveri annessi. No andiamo non posso, è troppo inquietante. Sono appena tornato, non voglio finire sul giornale delle sparizioni! » I due gemelli si stringono nelle spalle, con fare indifferente, mentre Billie gli gira attorno. « Beh se proprio te la fai sotto vorrà dire che... » « ..Fanculo. Vabene, ma se muoio ti perseguiterò a vita. » E quindi infine eccolo, dentro quel dannato ufficio. Il luogo è angusto, con quella carta da parati che rende il tutto ancora più opprimente, per non parlare poi di quello strano odore d'acido che sente da quando è entrato lì dentro. Ma dell'inquietante professore di Psicologia Criminale, sembra non esserci l'ombra. Allora dopo essersi guardato attorno, attento a non toccare nulla, specialmente quei cazzo di animali impagliati che sembrano fissarlo ad ogni movimento, riesce ad individuare alcune boccette su di uno scaffale. Ne riconosce una come polvere orticante, per cui, con un sorriso soddisfatto se la mette in tasca, e sta quasi per uscire dall'ufficio, quando... « Va via senza salutare, signor Weasley? » « PORCA TROIA! » Urla, facendo un balzo verso dietro e alzando lo sguardo di scatto. Lewis è lì, con una tazza di tè in mano, ed un sorriso a solcargli il viso pallido e scarno. « Come fa a sapere il mio nom..No, davvero, lasci stare. » Meglio non chiedere. « Da quanto è quì? » « Abbastanza da preparare il te per entrambi e chiedermi quante zollette di zucchero lei desideri. Duuuuunque, visto che è quì, sarà lieto di farmi compagnia, immagino. » Bene. Addio mondo crudele. « S-s-sì? »

    [...] Alla fine, non sa nemmeno lui come, se l'è cavata con poco. Il professor Lewis ha deciso di non metterlo in punizione per quell'intrusione nel suo ufficio, a patto che lui lo aiutasse a ricopiare alcuni noiosissimi paragrafi su robe psicologiche delle quali non ricorda nemmeno il nome. Un'esperienza a prima vista normale, se non fosse stato per il fatto che lui aveva scritto, e l'uomo l'aveva fissato ininterrottamente per ore. Senza battere ciglio. Nè muoversi. Per non contare il campioncino di saliva che gli aveva chiesto prima di rilasciarlo, ma meglio non pensarci troppo su, adesso che è libero. O almeno pensava di esserlo, perchè ad aspettarlo fuori dall'ufficio, piegati in due dalle risate, c'erano Billie e Frankie, che erano stati ben pronti a trascinarselo via per entrambe le braccia, per portarselo negli spogliatoi e, infine, costringerlo ad assolvere alle condizioni della scommessa in caso di perdita. « Vi odio. » « Ringrazia che non abbiamo trovato una gonna della tua misura » Perciò eccolo, sul campo da Quidditch, impacchettato assai poco virilmente nella divisa maschile dei cheerleader. Di una taglia che non corrisponde neanche lontanamente alla sua, e che fa sì che i pantaloni sembrino volergli scoppiare addosso, e che la maglietta gli lasci scoperta buona parte della pancia. Sospira, affranto, mentre avanza sul prato, sperando vivamente che oggi non tocchi alla squadra di Victoire, allenarsi. Almeno la propria dignità la manderà a fanculo con gente che non conosce. E sta per cantare vittoria -seppur una triste, tristissima vittoria- nel non vedere la chioma argentea della cugina svolazzare qua e là, quando ne riconosce un'altra, di chioma fluente. Okay, oggi è la mia giornata. Non c'è che dire. « Non commentare. » Asserisce, mentre si affianca alla ragazza. Ophelia Watson è lì, stretta in quella divisa da ragazza pon pon che ben poco spazio lascia all'immaginazione. Sorride nel vederla, nonostante tutto. Non che non l'abbia vista negli ultimi tempi, forse una delle poche persone con le quali non è scomparso del tutto, in quel periodo di silenzio stampa, ma rivederla quì, a scuola, ripulita ed a prima vista tranquilla, è piacevole. Strano, certo, forse un po' mancante, ma piacevole. Perchè è da tempo che ormai il loro legame sembra essersi dissolto. Quel filo trasparente e sovrannaturale che sembrava legarli, un tempo. Non gli piace che non ci sia più, lo destabilizza, ma a lei questo non l'ha mai detto e probabilmente mai lo farà. L'importante è che siano lì, lo siano entrambi, e che tutto il peggio sia passato, in un modo o nell'altro. Per adesso c'è solo da preoccuparsi dei suoi pantaloni prossimi all'esplosione. « Giuro che se lo fai ti prendo a colpi di pon-pon » Agita i due pon pon, poi sospira, affranto. « Per oggi sarò io quello che chiamate..Non ne ho idea di come lo chiamate. Ma il povero stronzo che solleva questa o quella ragazza, insomma, e che vi lancia qua e là. » Annuisce, con fare scettico, prima di respirare a fondo. « Allora, che devo fare? Quando inizia la tortura? » Domanda, ormai completamente rassegnato, prima di lanciarle una rapida occhiata, per poi incrociare il suo sguardo. « Sempre più femmina, eh. Adesso pure cheerleader.. » Ridacchia « Ti ha sconvolta così tanto quel mio messaggio? Mh? » La punzecchia. « Sei molto carina con la divisa, comunque. Certo non so come tu faccia a non morire di freddo con tutte quelle cosce di fuori. Noooooon che io te le stia guardando. Ovviamente. Già. Ma..Sì insomma ti sta bene. »
     
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    Ophelia Watson - Lancaster e l'equilibrio vivevano su due pianeti completamente differenti, forse addirittura in due galassie poste agli estremi opposto dell'infinito universo in espansione. Era sempre stata una ragazzina problematica, ma negli ultimi anni aveva dato alla sua famiglia più grattacapi del solito. Prima i tentativi di suicidio, poi l'anno passato nell'ospedale psichiatrico, e infine tutto ciò che era derivato dal suo apprendere di essere un lycan. Era sfuggita a qualunque forma di responsabilità, lasciando il fratello navigare in quella nuova società a loro estranea da solo, crogiolandosi nella consapevolezza che lui ce l'avrebbe fatta. In fondo, seppur sembrasse del tutto insensibile e incapace di comprendere quanto stesse accadendo attorno a lei, si era resa conto del fatto che Percy stesse ricercando un suo personale equilibrio, e lo stava ottenendo grazie a persone inimmaginabili. Il suo legame con la regina dei lycan non l'aveva mai preso a modo, ma alla fine, persino lei, così intrisa di dubbi e preconcetti, aveva dovuto ammettere che niente aveva fatto meglio ad entrambi, di quell'entrata nei ranghi del branco. Lentamente, dal momento in cui aveva messo piede a Inverness, Ophelia si era scoperta stranamente affascinata da quel mondo e dalle persone che ne erano risiedenti fissi da molto prima di lei. L'avevano accettata nonostante fosse chiaro che lei non era altrettanto pronta a farlo con loro e lentamente dal loro propositivo spirito di comunità si era lasciata coinvolgere. Si era intrattenuta con questioni davvero irrilevanti, come il tentare di sistemare il vecchio maniero dei Lancaster, cadente a pezzi per via dell'assoluto disinteresse e forse anche mancanza di tempo del fratello di occuparsene. Aveva tentato di conoscerli il più possibile, lasciandosi coinvolgere dalle loro strambe iniziative, e alla fine persino lei, che si considerava parte di una società completamente diversa, aveva dovuto ammettere che quei modi e quelle persone, erano state un bene per lei. Persino quando si erano risvegliati in un modo pressoché normale, Ophelia era rimasta a Inverness, tentando di lasciar rimarginare le antiche ferite, continuando a dar sfogo alle sue stramberie, accentando al tempo stesso quelle dei suoi nuovi compagni. Si era lasciata coinvolgere in cose che mai avrebbe immaginato, come imparare il tiro con l'arco, oppure combattere. Era decisamente pessima in tutte e due, ma sembrava tutto quel tenere la sua testa occupata, l'aiutasse a non avere ricadute. Vedeva nuovamente uno psichiatra, prendeva le sue medicine e organizzava le sue giornate in maniera quasi maniacale tentando sempre di non lasciarsi un solo spazio libero. Il ritorno a Hogwarts sembra essere una specie di manna dal cielo. Non le è passato nemmeno per l'anticamera del cervello di tentare i MAGO anticipati. Anzi, l'idea di frequentare il suo settimo anno sembrava renderla più entusiasta del solito, nonostante la maggior parte dei suoi compagni fossero più piccoli. In mezzo a tutti d'altronde, non era stata nemmeno l'unica a non tentare di ammazzarsi pur di ottenere un pezzo di carta (che probabilmente non le avrebbero nemmeno concesso, visti i suoi risultati non brillanti). E quindi eccola. Eccola gettarsi nel più cospicuo numero di attività extracurricolari possibili pur di non restare assolutamente priva di cose da fare. Il cheerleading era stata una scelta quanto mai naturale, non solo perché la sua indole ne avrebbe tratto vantaggio, ma anche perché le nuove doti fisiche acquisite grazie alla sua nuova natura sarebbero state ben apprezzate in un attività di gruppo e all'aperto. Una sportiva non lo era mai stata, ma la bestia che alloggiava in lei, sembrava richiedere sforzi fisici superiori al suo organismo che a lei piaccia o meno. Corre di più, è leggermente più veloce, è più vigile, più consapevole delle sue doti, più concentrata sull'ambiente che la circonda. Imparare ad accettare la sua natura, tentare di dominarla e sfruttarla al proprio vantaggio, sembrava renderla una persona decisamente migliore. E poi, Percy gliel'aveva sempre detto: mens sana in corpore sano, Phee. Un'affermazione quella a cui Ophelia non aveva dato mai troppa importanza, soprattutto perché il latino rende tutto incomprensibile. « Ci servono nuove mosse, uno stile tutto nostro, qualcosa che ci caratterizzi capite? » Sono lì sedute sugli spalti. Chi si occupa del riscaldamento, chi semplicemente ha occhi solo per lo schermo del cellulare, probabilmente alla ricerca di qualche nuova dating app. A Hogwarts sono spopolate. Molti le usano in forma anonima, ed ecco il perché dell'infezione di sifilide di cui Jenny Monroe le ha parlato l'altro giorno. L'anno è appena iniziato, ma il castello non sembra esser mai stato così pullulante di drammi pronti a scoppiare. « Oppure potremmo semplicemente sabotare le altre. » « Pensiero premuroso Caroline, ma no. Per quanto sia sempre in vena di un po' di caos, non è leale sabotare le nostre avversarie prima dell'inizio del campionato. E poi.. non sono davvero nostre rivali finché i Thestrals e i Thunderbirds non si sono formati. » Oh e lì la competizione sarà sfrenata. Mentre il cheerleading per il campionato scolastico le impiegava in maniera più arbitraria, a ciascuna delle future squadre universitarie veniva assegnata una e una sola squadra di cheerleader. Le ninfette avevano scelto i Black Thestrals. Abbiamo già la Morgenstern e la Stone. Direi che tutti gli altri possono tornare a casa. A Ophelia non piaceva nessuna delle due, ma avevano dato non poco filo da torcere a tutti nel campionato durante gli anni in cui hanno giocato insieme nelle schiere dei Grifondoro. « Scusa Watson, ma in tutto ciò chi ti ha fatto capitano? » Oh giusto. C'è ancora quel piccolo inconveniente della scelta dei capitani. I lunghi capelli di Ophelia svolazzano nel vento mentre si avvicina con la sua tipica camminata intimidatoria. La sua nuova natura, una volta accettata, l'ha portata lentamente ad avere più fiducia in se stessa, a conoscersi meglio e a rendersi più partecipe nella vita di tutti i giorni. Nulla poteva averle giovarle più del gene del lycan, una natura di cui seppur abbia ancora paura, l'ha cambiata inesorabilmente, un po' alla volta. « Nessuno.. ma mi sembra ovvio che se e quando avremmo un capitano, quella non sarai di certo tu, Melanie. Quindi immagino che ciò mi dia molto più diritto di sindacare in merito, di quanto non lo dia a te di parlottare sulle mie proposte. » Almeno io sto cercando di mettere in campo qualcosa di costruttivo. Ed era vero. Ophelia non aveva la più pallida idea di come occuparsi delle questioni importanti. Non era interessata alla politica, né alle questioni importanti che sembravano coinvolgere tanto suo fratello e tutta la cerchia che lo circondava. Ma aveva un grande spirito per tutte le questioni futili, per tutto l'irrilevante. In quello era maestra; la sua superficialità la prendeva con estrema religiosità, e ne faceva un vanto. « Quindi se abbiamo finito possiamo anche iniziare con il riscaldamento. » Ma è proprio allora che un generale ridacchiare alle sue spalle la obbliga a voltarsi in direzione di uno spettacolo quanto mai divertente. Questo non se lo aspettava minimamente. Solleva un sopracciglio e si porta i capelli infuocati su una spalla, scuotendo la testa mentre si avvicina allo spettacolo vivente che avanza sul campo di quidditch in tutta la sua impacciata figura. E' ovvio non si senta a suo agio, e qualunque cosa deve averlo spinto a a compiere quell'azione derisoria, deve essere certamente, una delle solite pagliacciate dei Grifondoro. Squadra fortissima, ma mancante del quid in più di eleganza dei Serpeverde. « Non commentare. »
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    Alza le mani pronta a una tregua, mentre si umetta le labbra squadrandolo dalla testa ai piedi. « E' piuttosto complicato non farlo. Ma, nonostante ciò, i colori delle Naughty Nymphs ti donano alquanto. » Ci prova Ophelia a non prenderlo in giro, ma alla fine scoppia a ridere, cercando di reprimere quel moto goliardico. Con Fred non parla molto ultimamente. Nonostante non si sia mostrata indisponibile nei suoi confronti, e anzi ha tentato di supportarlo per quanto le fosse possibile, qualcosa da qualche parte lungo il percorso si è spezzato. Le Logge si sono chiuse, tutto è tornato alla normalità, e lui ha smesso di avere bisogno di lei. I mesi passati a stretto contatto sembravano ora solo un ricordo agrodolce, di cui Ophelia ricordava in maniera ancora alquanto frastornata l'apice ultimo. Il bacio. Quel maledetto bacio che sembrava ancora riecheggiare ogni tanto nella sua mente. « Giuro che se lo fai ti prendo a colpi di pon-pon. Per oggi sarò io quello che chiamate..Non ne ho idea di come lo chiamate. Ma il povero stronzo che solleva questa o quella ragazza, insomma, e che vi lancia qua e là. » « Si chiama Spotter tesoro, ma non tormentare troppo la tua testolina con queste cosucce. L'importante è che.. » E a quel punto si volta verso il gruppo di ragazze, che sta già facendo stretching rivolgendo loro un sonoro « Ragazzi, oggi Fred Weasley ci farà saltare per aria! Un applauso di incoraggiamento per la sua virilità che nulla teme. » Gli rivolge infine uno sguardo colmo di sfida stringendosi nelle spalle. Non poteva davvero aspettarsi che gli rendesse la vita così facile. In fondo, Fred Weasley, un'Ophelia nel suo elemento naturale non l'aveva davvero mai conosciuta. E lì un coro di applausi poco incoraggianti si solleva, animato tuttavia dal palese colpo delle mani della rossa decisamente più vigoroso. « Sarò pure una rossa finta, e una team White Lodge, ma non lasciarti ingannare dalle apparenze. » The devil in disguise. Quelle ultime parole le dice a bassa voce affinché soltanto lui possa sentirle. « Allora, che devo fare? Quando inizia la tortura? » Oh honey. Non hai nemmeno idea. « Siamo in fase di riscaldamento. Stretching, hai presente? » E dicendo ciò si posiziona di fronte a lui stiracchiandosi le braccia. « Sempre più femmina, eh. Adesso pure cheerleader.. Ti ha sconvolta così tanto quel mio messaggio? Mh? » Solleva un sopracciglio di fronte a quelle affermazioni. Oh si. Le aveva fatto male inizialmente non essere vista come una femmina. Ophelia era stata relegata a una specie di spalla su cui piangere, che secondo l'immaginazione di Fred aveva il tocco di un maschiaccio. Ma lei non era mai stata ciò. Non prima dell'ospedale psichiatrico almeno, e soprattutto non prima del lockdown in generale. « Sei molto carina con la divisa, comunque. Certo non so come tu faccia a non morire di freddo con tutte quelle cosce di fuori. Noooooon che io te le stia guardando. Ovviamente. Già. Ma..Sì insomma ti sta bene. » Di scatto Ophelia decide di alzare la gamba a sufficienza per posare la caviglia sulla spalla del ragazzo, allungandosi a sufficienza per sgranchirsi le gambe in una maniera decisamente creativa. « Tu Fred Weasley, ti scordi facilmente che oltre ad essere una femmina, buon sangue non mente mai. E il mio di certo ha una certa marcia in più. » Sono una Lancaster per l'amor del cielo. Una cosa di cui aveva imparato ad andarne fiera, a tal punto da richiedere l'aggiunta del cognome dei suoi antenati all'anagrafe. Ophelia Watson - Lancaster, decisamente più altisonante e adatto alla nuova posizione che lei e suo fratello avevano assunto nella società di cui si erano scoperti parte. « Per non parlare del fatto che tu, le labbra di questa quasi femmina le hai anche sfiorate. » Si stringe nelle spalle prima di allungarsi, continuando a usarlo come appoggio. « Sempre che tu non debba confessarmi qualche inclinazione che non ho ancora letto in quei tuoi occhietti fascinosi. » Sbatte a sua volta le palpebre, in maniera eloquente prima di posare nuovamente la gamba a terra con un movimento circolare. Flessibile, Ophelia lo è sempre stata, ma mai come da quando è diventata lycan. « Ma non pensare nemmeno per un istante che ti aiuteranno a ricevere qualche favore da parte mia. Sei pur sempre un Grifondoro, ed io, Fred Weasley, sono molto leale alla mia casata. Hai sentito? Mio fratello ne è persino diventato Senior. Non voglio certo fare brutta figura. » Lo sta punzecchiando. E non se ne sta affatto vergognando. « Normalmente tra le mie ragazze sono una Tumbler.. la ragazza che fa le acrobazie. Viste le mie doti mi sembrava un ruolo abbastanza adatto. Tendo a rompermi più difficilmente. MA .. » E e dicendo ciò si piega fino ad afferrare le proprie caviglie per stiracchiarsi per bene la schiena. « ..oggi credo proprio che sarò una Flyer. Non vorrei che tu ti perdessi la giusta prospettiva dell'essere uno Spotter. » Gli fa l'occhiolino mentre si lega i capelli in una coda di cavallo alta. « E mi sembra ovvio che la prospettiva giusta prevede che tu stia sotto e io sopra. » Pausa. « Ma non farti troppe illusioni. Non sono una femmina facile.. è che mi dipingono così. » Scacco matto, Weasley.
     
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    « E' piuttosto complicato non farlo. Ma, nonostante ciò, i colori delle Naughty Nymphs ti donano alquanto. » Fa una smorfia, il rosso, lanciandole un'occhiataccia. « Ah ah ah, grazie. » Borbotta in automatico, a mo di cantilena, col naso arricciato e l'espressione visibilmente offesa. Broncio che continua a tenere, oltretutto, quando l'amica, incapace di trattenersi per ovvi motivi scoppia a ridere, e assieme a lei si uniscono alcune delle sue compagne. Le fissa, poi sbuffa, un ciuffo rosso che gli svolazza sulla fronte, mentre con una mano cerca di tirarsi verso sotto la stoffa elasticizzata del cavallo dei pantaloni. « Che palle. Mi va stretto. » Di classe, Weasley, sempre di classe. « Complimenti, ridete delle disgrazie altr- sì ma pure di culo, ma che misure avete voi cheers? Neanche i cinesi » Continua a dire, cercando di allargare anche la stoffa che gli impacchetta in maniera piuttosto aderente il didietro. « Si chiama Spotter tesoro, ma non tormentare troppo la tua testolina con queste cosucce. L'importante è che.. » La vede rigirarsi verso le altre, e ha giusto il tempo di squittire un « No no no n- » che lei sta già attirando l'attenzione del gruppetto alle loro spalle. « Ragazzi, oggi Fred Weasley ci farà saltare per aria! Un applauso di incoraggiamento per la sua virilità che nulla teme. » Lascia dunque andare all'istante il suo da fare coi pantaloni molesti, e alza una mano come in segno di saluto verso la restante squadra. Agita le dita, con una risatina scettica, prima di lanciare l'ennesima occhiata di fuoco alla Watson che, in tutta risposta, gli rilancia uno sguardo carico di sfida. « Quanto sei simpatica oggi. » Commenta, incrociando le braccia, con la maglia che sembra voler esplodere attraverso i muscoli, a causa del movimento. Spera proprio che l'elastan di quella tutina sia abbastanza resistente. Ma in fin dei conti, visti i presupposti, non si stupirebbe poi tanto se la sua giornata si dovesse concludere anche con un bello spogliarello non richiesto. Che cos'è in fondo, la dignità? Mica sono l'ex Caposcuola e capitano della Squadra di Quidditch Grifondoro. No no. Sospira, prima che la sua attenzione venga attirata dall'applauso delle ragazze, al quale Ophelia sembra aggiungere il carico da novanta. « Grazie, grazie. Gentilissime, proprio non dovevate! » No dico sul serio. Non dovevate. Commenta, con un sorriso tirato, reprimendo l'istinto di strapparsi quei dannati pantaloni di dosso. Per intenderci, anche la divisa del Quidditch non vanta poi chissà quale comodità, ma almeno quella è la sua dannatissima misura. « Sarò pure una rossa finta, e una team White Lodge, ma non lasciarti ingannare dalle apparenze. » Gli sussurra dopo qualche momento la ragazza, facendoglisi più vicina ed abbassando la voce, come a volersi far udire solo e soltanto da lui. Quindi assottiglia lo sguardo, il rosso, stringendo le labbra allo stesso tempo. « Dopo mi spiegherai cosa ti ho fatto di male? O mi lascerai libera interpretazione? » La incalza, per poi allontanarsi giusto di qualche passo, per guardarsi attorno. Lancia uno sguardo al gruppetto di ragazze, che per fortuna sembra aver già perso interesse nei suoi confronti. Ogni tanto qualcuna gli riserva un'occhiata incuriosita, o di altro genere, con qualche risatina svolazzante e chissà, forse non è poi così male tutto questo. « Siamo in fase di riscaldamento. Stretching, hai presente? » « Aha, lo vedo » Mormora, sovrappensiero, mentre piega appena la testa di lato nel seguire il movimento di una delle ragazze che sembra intenta a fare una capriola, sull'erba. Un mezzo sorriso gli piega un angolo delle labbra, fin quando non sobbalza, nel trovarsi Ophelia di fronte. La fissa per qualche istante, battendo le palpebre innumerevoli volte, poi distoglie lo sguardo, poi torna a guardarla. Okay Weasley, ne hai ancora per molto? La verità è che quello non è il suo campo. O meglio, lo è, ma non circondato da quelle ragazze, impacchettato in quella tutina assassina e con un'Ophelia Watson (o Lancaster? Deve ancora capire la differenza) che gli sembra quasi di non riconoscere piazzata davanti. Tutte le volte che è così vicina che se la ritrova, pare quasi di vederla per la prima volta. La sua mente, dopotutto, è rimasta all'Ophelia che ha conosciuto -conosciuto davvero- per la prima volta svariati mesi fa. Capelli castani, viso sporco di terriccio e sangue, espressione imbronciata e pugni pronti a spaccargli il naso. La stessa Ophelia per la quale aveva sentito quel legame che l'aveva spinto, senza un motivo ben preciso, ad alzarsi da quel pavimento di merda e vagare per la tenuta, senza sapere dove andare nè chi cercare. L'aveva trovata infine, e da quel giorno a questa parte, l'aveva continuata a trovare, tutte le volte che ne aveva bisogno. Ma da quel giorno a questa parte è anche vero che molte cose erano e sono cambiate. E Freddie ha scoperto da un po', che ai cambiamenti, non è così bravo ad abituarsi. E quindi eccolo quì, a fissarla come un idiota, la stessa espressione di un pesce fuor d'acqua, in quel suo habitat naturale. La Watson poco femmina ha lasciato spazio ad una ragazza che di femminile ha molto, a partire dalla lunga cascata di capelli color fuoco che le discendono lungo le spalle, per finire poi alla gamba che gli va poggiando sulla spalla. Sobbalza, preso alla sprovvista, lo sguardo che va a scendere meccanicamente verso il basso, per poi alzarlo subito, e guardare altrove. Oh sì il cielo oggi è davvero bello. Per intenderci, parliamo dello stesso Weasley che fino a tre secondi fa ha fissato il culo ad una cheerleader intenta a volteggiare per terra. Di timidezza ne ha sempre avuta ben poca ma Ophelia.. E' strano. Cazzo se è strano. « Tu Fred Weasley, ti scordi facilmente che oltre ad essere una femmina, buon sangue non mente mai. E il mio di certo ha una certa marcia in più. » Torna a guardarla, incrociando il suo sguardo, mentre resta fermo lì, incastrato in quella posizione decisamente..particolare.
    « Comoda? » La incalza tuttavia, con le sopracciglia che si sollevano e si riabbassano. « Per non parlare del fatto che tu, le labbra di questa quasi femmina le hai anche sfiorate. » E' con leggerezza che lei glielo dice, ma ciò nonostante lui -dal canto suo- spende qualche istante a ripensarci. Il bacio. Quel bacio al quale, ad oggi, non è ancora in grado di dare una spiegazione. Quel bacio al quale, a vederlo, sembrerebbe non abbia più pensato, ritenendolo cosa di poco conto, ma così non è. « Wow, Phee, quindi ancora ci pensi? Dopo tutto questo tempo. Bacio così bene? » Ma nonostante tutto, mascherare qualsiasi cosa con una battuta idiota è prerogativa di Weasley ed è quindi questo ciò che fa, andandole a stringere la caviglia con le dita di una mano. Come a volerla sorreggere da un lato, e tener testa a quel suo atteggiamento dall'altro. Condisce il tutto con uno dei suoi sorrisetti malefici, poi si stringe nelle spalle. « Sempre che tu non debba confessarmi qualche inclinazione che non ho ancora letto in quei tuoi occhietti fascinosi. » « No, tranquilla, sono ancora disponibile sul mercato per le signorine. » Disse il ragazzo in tutina elastica. « ..Eeeeee magari te lo ripeterò un'altra volta in situazioni migliori, eh? » Sospira, con un che di affranto. « Ma non pensare nemmeno per un istante che ti aiuteranno a ricevere qualche favore da parte mia. Sei pur sempre un Grifondoro, ed io, Fred Weasley, sono molto leale alla mia casata. Hai sentito? Mio fratello ne è persino diventato Senior. Non voglio certo fare brutta figura. » Lo sta punzecchiando nel frattempo, Ophelia, e sembra divertirsi nel farlo. Il buon vecchio razzismo tra casate. Gli sembra quasi di vivere un flashback. Ridacchia, allora, prima di annuire, la bocca semi schiusa e l'espressione scettica, come a volerla prendere in giro. « Mhmh, capisco. » La incalza. « Normalmente tra le mie ragazze sono una Tumbler.. la ragazza che fa le acrobazie. Viste le mie doti mi sembrava un ruolo abbastanza adatto. Tendo a rompermi più difficilmente. MA .. » La vede piegarsi sino a toccarsi le caviglie, in un movimento elastico e fluido che si domanda, Freddie, se sia frutto della sua natura o un talento nascosto, prima d'allora mai visto. Quante cose mi nascondi, Ophelia? Attende dunque quel ma, certo che non gli piacerà, con una certa impazienza che si materializza nel suo far tremare una gamba, muovendola costantemente, in un tic piuttosto visibile. « ..oggi credo proprio che sarò una Flyer. Non vorrei che tu ti perdessi la giusta prospettiva dell'essere uno Spotter. E mi sembra ovvio che la prospettiva giusta prevede che tu stia sotto e io sopra. Ma non farti troppe illusioni. Non sono una femmina facile.. è che mi dipingono così. » Inarca un sopracciglio. Ed è preso alla sprovvista, in un primo momento. Perchè al di là di tutto, al di là di quanto possa far credere con quella sua vita sentimentale da sempre parecchio attiva, Fred Weasley è, di base, un ingenuo. Lo è sempre stato, dietro la maschera da playboy che chiunque, ad un primo sguardo, gli ha sempre affiancato. A buon motivo, chiaramente, e su questo non c'è ombra di dubbio. Perchè di ragazze ne ha avute tante, e tante probabilmente ne continuerà ad avere. Ma, c'è sempre un ma. E questa volta il suo ma è lì, a fissarlo con occhietti vispi. C'è da dirlo, dopotutto, Freddie non si sarebbe mai aspettato tutto questo. Certi atteggiamenti, certe parole, certe battutine. Ed è quindi con espressione teneramente confusa e palpebre che battono un centinaio di volte che rimane, per i primi minuti, a fissarla. Scacco matto, Weasley? Probabilmente sì, almeno per il momento. Momento in cui la osserva, con quel suo solito sguardo aranciato, e rivede in lei particolari che gli sembra di scorgere per la prima volta. Il modo in cui alcuni fili rossi le svolazzano attorno al viso, ad esempio, o quelle sfumature leggermente castane negli occhi solitamente neri, rischiarate dalla luce solare. Fa per dire qualcosa, ma quando lo sguardo si sofferma sulle sue labbra sobbalza, come risvegliato da chissà cosa. « Beh, okay. Se hai finito la tua originale presentazione, direi che possiamo pure iniziare. Che dici? » Taglia corto, distogliendo lo sguardo. E alla fine iniziano davvero, con Weasley -sì, proprio Weasley, signori!- che aiuta questa o quella ragazza a svolazzare qua e là. Provano e riprovano, nonostante il ragazzo si ritrovi a cadere talvolta, o a sbuffare sconsolato tante altre. E alla fine, durante le varie coreografie giunge anche il turno di Ophelia, che lui si appresta a sollevare, afferrandola per i fianchi, e, con la giusta spinta, lanciarla in alto. Riesce a sorreggerla per le caviglie per qualche istante, lo sguardo rivolto verso l'alto, per esser attento al suo lavoro, mica per altro. Ma alla fine l'inesperienza ha la meglio, ed eccoli a precipitare, accompagnati dalle risatine divertite delle ragazze, che ridono di lui, molto probabilmente. Sbatte con la testa contro il suolo, e socchiude gli occhi per qualche istante, prima di riaprirli, e trovarsi faccia a faccia con lei. Dapprima, è imbarazzo. Ci sono già finiti così, più volte, in passato. E, visti i presupposti, non dovrebbe fargli effetto, ma così non è. « Ahm.. Tutta intera, sì? » Borbotta, distogliendo lo sguardo, le mani che le sfiorano i fianchi. « Scusa, ci possiamo riprovare, se vuoi. » Ma con Fred Weasley, le cose funzionano in modo strano. Si parte dall'ingenuità e l'imbarazzo, per giungere poi a..beh, altro. Quell'altro che gli ha fatto ricavare il soprannome di rosho del diavolo, tra gli altri nomignoli. E' quindi quello, il rosho del diavolo, ad agire, dopo poco. « Dopo, magari. » Dice, ed è allora che, strette le mani sui suoi fianchi, ribalta la situazione. Le sale sopra, incastrandola con le gambe ed il proprio corpo. « Avevi ragione, la prospettiva dello Spotter è abbastanza..interessante » Annuisce. « Ma c'è un problema: non mi piace stare sotto. » E dicendo ciò si pressa su di lei, come a non volerla liberare, fregandosene delle risatine o i commenti delle compagne. « E questo immagino sia un gran bell'ostacolo, come lo risolviamo? » Fa una smorfia, poi sorride. « Vuoi giocare, vero? Okay, ma su quale fronte? » Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale o contraria, e Fred Weasley la sta provocando. Eccome. « Quello della cheerleader vs quoterback, femme fatale vs maschio alfa, o Serpeverde vs Grifondoro? » La incalza. « Perchè l'ultima volta che ho giocato su questo terzo fronte, non è finita bene. Ma questo immagino che tu, femmina non facile, lo sappia e non vuoi certo correre il rischio, vero? »
     
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