er bacchetta
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L'idea aveva iniziato a balenargli nella mente un pomeriggio in cui le attività del club di teatro si erano concluse e, all'uscita, si era ritrovato a parlare del più e del meno con Fawn Byrne. Aveva conosciuto la grifondoro durante il pietoso periodo del Lockdown e l'aveva trovata davvero una ragazza simpatica, nonché una vera manna per l'umore. Certo, non è tutto oro ciò che luccica: anche Fawn, malgrado fosse stata un ottimo deterrente contro la depressione, aveva passato dei momenti di puro inferno, soprattutto nella sua testa. Riuscire a chiacchierare con lei del copione di "Sette scope per sette fratelli", come se fosse la cosa più banale del mondo, passeggiando lungo la strada maestra di Hogsmeade costellata di foglie cadute dagli alberi d'autunno, l'aveva fatto stare bene. Bene davvero, in una maniera profonda e sublime. Ma non era neppure là che l'idea aveva iniziato a balenargli. Perché, sì, di tanto in tanto avevano ironizzato insieme sul fatto che Hogsmeade fosse molto più attiva e divertente di quanto non fosse stata in passato e che il College avevsse portato al villaggio magico una ventata di gioventù e vita ma c'è sempre un ma ed entrambi, intimamente, sentivano l'esigenza di qualcosa di più. O forse, semplicemente, di qualcosa di diverso. Greagoir aveva passato le ultime settimane tra il dipartimento di Ricerca e Sviluppo Magici e le riunioni del club di lettura e di teatro, per poi attivare una propria passaporta autorizzata e tornare a Londra, dove aveva mantenuto la propria residenza. Il lavoro all'emporio aveva continuato per Greg ad avere la priorità ma, superate le prime perplessità, aveva trovato coi genitori un accettabile compromesso: suo padre Gawen avrebbe continuato a vendere le bacchette ma non a produrle, proprio non gli riusciva. A quello avrebbe continuato a pensarci Greg e con sommo piacere: chiudersi la sera nel laboratorio seminterrato della bottega gli permetteva di staccare il cervello e, paradossalmente, rilassarsi. Ma una volta raggiunto l'equilibrio e, dunque, la stabilità di una routine uguale a sé stessa, il biondo aveva cominciato a provare il bisogno della novità. Qualcosa su cui Fawn sembrava d'accordo, parlandone. Ma come fare? Com'è possibile non far diventare un mortorio qualcosa di così potenzialmente bello? A Hogwarts era più semplice, bastava lasciare bigliettini ovunque e progettare una festa nella Stanza delle Necessità! Qui ci vuole qualcosa di grande, qualcosa all'altezza. « Mi stai ascoltando?! » Greg si riscosse e alzò gli occhi dalla sua cioccolata calda - fondente ovviamente, così ha meno calorie - e incrociò lo sguardo di Teddy Lupin. Sì, l'idea non gli era propriamente venuta per strada, bensì al loro solito tavolino in un elegante locale di Diagon Alley. Ora che le acque si erano calmate, Greg e Teddy potevano vedersi più spesso e insieme a loro, immancabilmente, c'era anche Lizzie. Quel quadretto aveva iniziato a piacergli, gli dava una sensazione di calma: sedersi ad un tavolo con una carissima arcinemica e la sua bella figlia adottiva. « Mh? Scusami, ero sovrappensiero. » Io con la testa fra le nuvole? Strano! « Ti ho chiesto se hai sentito della festa di Halloween che stanno pubblicizzando a Hogsmeade. Al Pandemonium. Tu non ci vai.. vero? » Lì per lì, Greg dovette fare uno sforzo di memoria per capire di che cosa stesse parlando. Ricordò infine di aver visto, qua e là a Hogsmeade, dei volantini che pubblicizzavano l'evento. Il grande ritorno del padrone di casa. Aveva storto il naso per poi gettare il volantino nel bidone della carta straccia, riprendendo a pensare ai propri affari. Ma ora che Teddy lo metteva di fronte alla questione, come avrebbe potuto esimersi dal dare il proprio umile pensiero? « Lizzie, amore, copriti le orecchie. » che era il messaggio in codice per cui non mi ritengo responsabile per ciò che dirò! In realtà sapevano tutti e tre che Liz non si sarebbe mai coperta veramente le orecchie. Con una madre come Teddy Lupin? Se le sarebbe tagliate, le orecchie, prima di coprirle! « Theodore Lupin, questa domanda è un insulto alla mia intelligenza. » sentenziò, con una mano portata al petto. Ok, forse non avrei dovuto iniziare a seguire il corso di teatro. Mi sta facendo un brutto effetto.. oppure un effetto bellissimo, punti di vista. « Punto primo: chi è la persona sana di mente che andrebbe ad una festa al Pandemonium? Lo sanno anche i sanpietrini a chi appartiene quel locale. » e neanche i sanpietrini avrebbero potuto dimenticare. Greg non ci riusciva. Greg non voleva dimenticare. Non avrebbe dimenticato a cosa era collegato il cognome degli Zabini, né quello dei Marchand né, ovviamente, quello di Parker. « Punto secondo: chi è la persona sana di mente che festeggierebbe la libertà di quel tipo? Avrebbero dovuto chiuderlo in gabbia e buttare la chiave giù per lo sciacquone del primo gabinetto. Destino che francamente avrei riservato anche a lui, direttamente. » Il tono di voce del mago era aspro e risentito. Quel che il "professore" aveva fatto dentro il lockdown lo sapevano tutti, ma Greagoir provava un particolare risentimento nei confronti di qualunque cosa fosse minimamente collegata all'occulto. L'oscurità è indispensabile all'equilibrio ma quell'oscurità non fa parte di questo mondo. Sono morto per colpa di quel buio. « Punto terzo: ti pare che io vada al Pandemonium? Non solo ho ancora una dignità, ho anche del buongusto e scusa se è poco! Quel posto è un night club di bassa lega, è volgare e pietoso. Dire che è un bordello è fargli un complimento! Non è per fare lo snob ma sono abituato alle feste dell'Astra, dove almeno non rischi di sederti sui fluidi biologici di chissà chi. » Anche se mi hanno detto che quel Parker e consorte fossero presenti alla festa dell'Astra in cui si commemorava la mia dipartita. Sono quasi certo di essermi rivoltato nella tomba in quel preciso momento. Ingurgitò una cucchiaiata di cioccolata, guardandola stizzito. « Piuttosto che andare a quella festa, me ne resto a casa ad ubriacarmi come la vecchia zitella che sono. » che, nell'immaginario di Greg, era la peggiore delle sorti. Serate di quel genere le aveva sempre schivate in qualche modo, soprattutto grazie all'aiuto di Ophelia. Ah, se non ci fosse stata lei! « Oppure puoi organizzarla tu, una festa! » rise sorniona la Lupin, sorseggiando il suo tè al gelsomino. Le doveva essere sembrava un'idea tanto divertente quanto assurda, ma quella stessa assurdità parve accendere una lampadina nella mente del bacchettaro. « ...organizzare una festa. Ma sì! Geniale! » Teddy e Lizzie si guardarono confuse. Non che Teddy non avesse già visto un Olivander nel bel mezzo dei suoi flussi di coscienza: di tanto in tanto era accaduto, durante la scuola, che una folgorazione lo prendesse e lo facesse scappare via per annotare tutto, il più delle volte riguardante nuovi abbinamenti tra legno e anima per bacchette magiche. « Ma io scherzavo Olivander! Non era mica un consiglio! » Greg però era già schizzato in piedi, schiaffando sul tavolino un paio di galeoni per pagare la merenda a tutti e tre. « Tesoro: ho movimentato tutta Diagon Alley solo per invitare una ragazza a quel diavolo di ballo l'anno scorso. Guarda come ti smuovo Hogsmeade, quest'anno! » e dopo aver schioccato un bacio sulla guancia di Liz, uscì in tutta fretta dal locale. Recuperò con altrettanta fretta il cellulare dalla tasca e recuperò uno degli ultimi numeri che aveva salvato in memoria. « Fawn, ciao! Sono Greagoir. Tieniti libera per stasera, ti devo chiamare per parlarti di una cosa che mi è venuta in mente. Credimi, ti piacerà! Ci sentiamo dopo. »
[...] Si erano dati appuntamento alla Stamberga Strillante per il pomeriggio seguente, dopo una fitta conversazione che aveva avuto tutto il sapore di un brainstorming. E se organizzassimo noi degli eventi? Per gli universitari e, che so, se la cosa va in porto anche per gli studenti! Il periodo di Halloween li aveva spinti a scegliere proprio la Stamberga per fare un primo sopralluogo, perché la casa più infestata di tutta la Gran Bretagna magari avrebbe potuto offrire loro degli spunti per creare qualcosa di sensazionale! Si erano incontrati al margine del villaggio magico e insieme avevano scalato la bassa collina fino alla vecchia catapecchia, su cui ancora giravano voci inquietanti di spiriti di bambine morte, cani infernali e qualunque cosa passasse per la mente della gente del luogo. Anche a Hogwarts giravano queste voci ma di spiriti non ne avevano mai trovato. « Ma secondo te per "casa più infestata della Gran Bretagna", intendevano infestata da acari e piattole? » le chiese Greg, tenendole la porta aperta per invitarla a seguirlo dentro la Stamberga. Suo nonno Garrick, che l'aveva cresciuto a pane e storie magiche, di tanto in tanto gli aveva raccontato della Stamberga Strillante ma ogni volta era una storia differente: in sostanza, neanche lui sapeva a chi fosse appartenuta quella casa in origine e perché avesse un passaggio segreto che conduceva a Hogwarts. Presero a camminare quindi per gli ampi spazi della casa. « Ok, ci siamo. Beh, avevi ragione, qui si potrebbe creare davvero qualcosa di bello per Halloween. Anche se forse siamo un po' troppo in ritardo.. però ci possiamo giocare questa carta per le prossime feste! » Entrò dentro un salotto logoro e consunto e si mise a curiosare in una catasta di cornici usurate dal tempo. C'erano davvero tanti quadri e diversi ritratti, ma non riconobbe neanche un volto. « Però, ecco, a prescindere da cosa e quando, mi piaceva l'idea di movimentare un po' il tempo libero di Hogsmeade. E l'idea di farlo qui.. beh, mica male! Cioè, abbiamo rimesso in sesto Hogwarts, che cosa vuoi che sia una bettola lurida? » Lasciò al loro posto i quadri e si guardò le mani: erano completamente nere, tanta era la polvere accumulatasi là per decenni. O forse secoli? Ma quanto è vecchia questa casa? Le alzò entrambe per mostrare i palmi a Fawn, ridendo. « Ci sarà un bel po' da fare! Che ne pensi? » Due teste sono sempre meglio di una e Greg aveva decisamente bisogno di un progetto nuovo, di nuova aria, di far circolare idee. Dopotutto, aveva scelto di studiare ricerca magica: far circolare nuove idee stava diventando pressoché il suo mestiere.
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