Days of future past

[Novembre 2035]

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    « Abbiamo chiuso quel capitolo, Sirius. Non può.. non possiamo.. » L'aveva creduto anche Sirius. Ne era stato convinto, ogni singolo giorno in quei diciassette anni. Aveva deciso di voltare pagina e dimenticare gli orrori del passato, ma non del tutto. Per non ripeterli, dimenticare non era la soluzione. Sebbene le sue stesse ricerche affondassero le radici nel sistema occulto delle Logge, non vi si era mai voluto avvicinare e l'aveva relegato nell'angolo più buio e isolato della propria esistenza. Non voglio sentirne parlare mai più. La preoccupazione era palese tanto nei suoi occhi quanto in quelli di Amunet, ma fortunatamente l'arrivo della signora Donovan arrivò a rischiarare un poco gli animi. Le sorrise, salutandola amichevolmente: forse mosso da una visione romantica del mondo, realmente Sirius trovava Betty più radiosa di quanto non fosse mai stata, merito di una gravidanza oramai difficile da nascondere. « Ieri quando sono andata via, ed era già tardi, eri ancora in ufficio...sei riuscito a riposarti un po'? » Bella domanda, avrebbe voluto risponderle.. ma per lui parlava il leggero velo scuro sotto i suoi occhi. Erano giorni difficili al Ministero della Magia. L'Ufficio Mistero e quello per la Cooperazione Magica Internazionale, diretto da Elizabeth Donovan, non avevano mai avuto particolari tangenze e assai raramente lavoravano insieme ma, da quanto la "bomba Valerie" era scoppiata, era sembrato opportuno indire frequenti riunioni tra i Capi Ufficio, per decidere quale linea comune adottare nella direzione dei vari dipartimenti. Sirius e Betty non avevano mai lavorato così a stretto contatto come in quei giorni. « Diciamo che ho bisogno almeno di una settimana di ferie! Dopo che te ne sei andata, ho passato altre due ore a discutere con Foster della divisione Obliviatori su quanto non fosse proprio la scelta migliore quella di obliviare chiunque dissemini dubbio a lavoro. » Sempre i soliti, gli Obliviatori. Pensano che cancellare la memoria sia la soluzione ad ogni problema della vita! La fine di quella confessione-sfogo fu udibile anche da Albus, che arrivò in quel preciso momento e a cui affidò un abbraccio vigoroso. Era vero, oramai le occasioni di vedersi erano come congiunzioni astrali: sia l'ufficio misteri che il corpo auror avevano la maledetta abitudine di mangiare le vite dei propri dipendenti ed entrambi gli uomini avevano delle famiglie a cui dedicare il proprio tempo libero. Albus soprattutto, che ha ben pensato di formare unq squadra di quidditch! I due nuclei familiari tuttavia riuscivano a rimanere a stretto contatto e a riunirsi la domenica: talvolta mancava Judah impegnato in sala operatoria, a volte Siri preso da una nuova folgorante intuizione, l'ultima volta era stato il turno di Albus. « Se non fosse stato per quella missione, ci saremmo visti domenica scorsa. Lily mi ha preparato il suo pudding! » Non che fosse una "donna di casa", la ormai diciassettenne Lily Potter, ma di tanto in tanto - tra una richiesta e l'altra con battito di ciglia annesso - le piaceva ripagare tutte le attenzioni che soprattutto zio Siri le riversava. L'ultima domenica, era ritornato a casa gonfio di carboidrati e felicità. « Ragazzi..per caso avete visto qualcosa di sospetto al Ministero, ultimamente? » Scambiò un'occhiata con Betty, sollevando entrambe le sopracciglia. Tranne che per le riunioni tra capi, Sirius era quello che meno di tutti poteva essere visto in giro per il Ministero: un auror o due li incontri sempre per i corridoi e i burocrati della cooperazione magica di tanto in tanto si potevano trovare nella sala ristoro, impegnati a discutere sugli ultimi trattati con Inverness. Gli indicibili sono invisibili. Se ne stavano chiusi nel loro ufficio a fare Merlino sa cosa, nella segretezza più assoluta. « Ti rendi conto che sono un indicibile, sì? Definisci "sospetto". Perché se qualcosa non è sospetta, di solito, neanche entra in Ufficio. » quindi ti sarà sicuramente più d'aiuto Betty.

    Un ampio sorriso sorse naturale nel veder arrivare Beatrice Morgenstern dal centro della sala. Era stata un punto di riferimento ai tempi di Hogwarts e una figura ispiratrice durante il college. Da adulti, si erano ritrovati più volte a collaborare, entrambi impegnati in un mestiere che richiedeva profondissima discrezione. Solo che loro hanno sulle spalle la sicurezza della Comunità, noi ci divertiamo a giocare ogni giorno con i nostri aggeggini. Sto decisamente meglio io di lei. Insieme a lei Nate Douglas, che salutò con un cenno del capo, un Hades Fudge unitosi poco prima e Pride Faulkner. E una strana valigetta. Con tre indicibili nello stesso posto. Coincidenza, vero? « E' una serata incantevole. Propongo di spostarci sul terrazzo. C'è decisamente troppa gente qui. » O è un messaggio in codice o qui qualcuno è diventato improvvisamente più misantropo del solito. Con il proprio flute di champagne tra le dita - bevuto molto lentamente, perché l'alcol non gli desse alla testa proprio ad una veglia funebre - accontentò i voleri della Morgenstern e si unì al gruppetto in terrazza. Lontano da orecchie indiscrete. « Abbiamo un problema. E' mai successo che una profezia venisse forzata? Perché credo che ne abbiamo bisogno. »
    giphy
    Schiuse le labbra in un sincero moto di sorpresa. Una profezia? Dimmi che non mi stai dicendo quello che sto pensando. Tris lanciò un'occhiata alla valigetta e Sirius fece altrettanto, socchiundendo gli occhi solo nel momento in cui incontrò quelli di Pride. « Ciò che contiene quella valigetta, pare si debba dischiudere non appena noi ci riuniremo, ma di fronte a tutte le cose che sto apprendendo mi sembra un salto nel buio. » Un brivido di puro gelo percorse la schiena di Sirius. Il timore che qualcosa non stesse andando esattamente come doveva era sempre più impellente, e aveva le sembianze di budella contorte. Sorrise sarcastico. « Una profezia fuori dall'Ufficio Misteri senza autorizzazione e la minaccia di un complotto. Grandioso. O questa è una delle Cene con Delitto dei Corvonero più elaborate e ben riuscite degli ultimi anni o potrei fidarmi del tuo istinto. » e o questa si rivela la Profezia del secolo o lunedì ti faccio il culo per aver violato il regolamento, Faulkner. Sospirò, massaggiandosi appena gli occhi per riflettere qualche istante. Quando era diventato Capo Ufficio, suo malgrado, aveva dovuto leggere un manuale contenente i misteri più misteriosi dell'Ufficio Misteri: una noia mortale sugli iter da seguire in casi molto particolari e specifici riguardanti ogni singola Stanza. Cosa fare se un dipendente cade accidentalmente nel Velo della Morte? Cosa fare se un dipendente perde il senno dopo una sniffata di Filtro d'Amore? Cosa fare se una profezia vincolata dev'essere forzata? « Diciamo che è possibile. Ma serve tempo e gli attrezzi giusti, che non abbiamo qui. » Ma riconobbe immediatamente la luce negli occhi di Beatrice, prima ancora che aprisse bocca. Se è possibile, fallo succedere. Ora. « Quindi vorrei sapere che cosa ha da dire quella palla di vetro, prima di veder scendere di sotto anche solo uno di noi. » Trovò allora in Albus il compagno giusto per tenere sotto controllo la situazione, chi meglio di un auror? Ma prima che si allontanassero, li fermò con una mano sul braccio di Beatrice. Gli occhi dell'indicibile corsero all'interno della sala, là dove si doveva trovare Jude, da qualche parte. Se davvero erano in pericolo, tutti loro, lo era anche lui. « Noi faremo del nostro meglio. Voi, vi prego, fate del vostro. Se hai ragione.. proteggeteli. » Ai miei figli non basta un padre.

    Rimasero in cerchio, a guardarsi negli occhi, i tre indicibili, Elizabeth e Nate. Due paia di orecchie di troppo, per i canoni dell'Ufficio Misteri, ma che non scacciò via. Fu aggiornato da Pride sul perché avesse fatto uscire la profezia dal Ministero, sul suo possibile contenuto e sul fatto che quella avesse un autore sconosciuto. Il che è un male, ma non necessariamente. Potrebbe esserlo se siamo un pelo sfortunati. Chiunque abbia dita da incrociare, è bene che lo faccia subito. Scambiò un'occhiata d'intesa con Pride e Hades: non i suoi colleghi preferiti, ma alcuni tra i più abili indicibili che avesse in squadra. « Bella serata per un po' di straordinari, vero? » Già presagiva la serie di velate bestemmie che avrebbe ricevuto, in primis da Fudge. « Hades, per te ho un incarico molto delicato. Ma sei il più indicato di tutti.. e non fare quella faccia! Ti piacerà. » Fece apparire un pezzo di pergamena che vergò magicamente con la punta della bacchetta, perché apparisse un messaggio scritto con la propria grafia. Il messaggio, scritto di fretta, riportava: "Sarebbe un vero peccato se non trovassimo l'Arsenale carico nel momento del bisogno, vero? P.s. hai mai notato la profezia #241.ter? E' proprio curiosa! Secondo te chi l'ha composta?" Arrotolò il foglietto e lo porse al collega. « Voglio che tu torni indietro di.. diciamo tre mesi e lasci questo biglietto nella mia scrivania. Se mi trovi in ufficio o se sarai costretto a darlo direttamente a me, dimmi che è un messaggio della sezione Imprevisti. Mi fido di te, Fudge. » Sei il miglior viaggiatore temporale che ho. La Stanza del Tempo aveva fatto passi da gigante nella ricerca, in diciassette anni, permettendo loro di sviluppare dei potentissimi prototipi di giratempo, non distribuiti in commercio. Con una pacca sulla spalla di Hades, lo lasciò al suo "ingrato" compito, per rivolgersi agli altri del gruppo. Nate e Betty penseranno che siamo una manica di svitati. « Ok.. ora dobbiamo solo aspettare che Hades parta. La sapete quella sull'Indicibile che torna alla Preistoria, schiaccia un insetto e causa la fine del mondo conosciuto per colpa di un impero nazista supertecnologico nel presente?! » Come ammazzare il tempo e rovinare l'atmosfera, di e con Sirius Potter. Tuttavia, come immaginato, non appena Hades fu scomparso alla loro vista, in un battito di ciglia nella valigetta apparve una targhetta che prima non c'era, ma che c'è sempre stata. I viaggiatori del tempo riscrivono la storia con le loro azioni. All'Ufficio Misteri, facciamo anche questo. >La targhetta recitava: "Profezia #241.ter. Profeta: Gwendoline Mariah Branwell. 1914". Un colpo di fortuna incredibile, a giudicare dal nome riportato nella targhetta. Sirius era sicuro che anche Pride, ora, avesse capito. Solo il proprietario della profezia o un suo consanguineo hanno diritto a forzare la stessa. « Betty, per caso questa Gwendoline è una tua parente? Potresti esserci di grande aiuto. E anche tu, Nate. » Si rivolse dunque all'uomo, questa volta in maniera meno informale di quanto non avesse fatto con la signora Donovan. « In veste ufficiale, ti devo chiedere di scortarci alla Gringott. »


    ➜ Sotterranei della Gringott

    Fu solo grazie a Nate Douglas se il quartetto poté accedere a quel luogo, svariati metri sottoterra. Ciò che succede all'Ufficio Misteri rimane all'Ufficio Misteri e neanche il ministro della magia in persona era a conoscenza di quella camera blindata. Eppure tutti gli Indicibili la conoscevano. Ufficialmente la camera numero 482 era intestata a Rufus Hedgehog, un fantomatico mago sull'ottantina: ogni documento era in regola, ogni tassa pagata, neanche una multa. Se non che Sirius sapeva, tutti gli indicibili sapevano e anche Nate Douglas sapeva che Rufus Hedgehog non era mai esistito. Una convenzione tra l'Ufficio Misteri e la Gringott aveva messo loro a disposizione una camera blindata che poteva essere aperta solo con tre chiavi: una era il passepartout speciale del direttore della Gringott, le altre due erano chiavi date in dotazione a tutti gli indicibili. Sirius e Pride ne avevano una copia ciascuno, identica per fattezze e dimensioni. « Scusate davvero la segretezza ma.. è il nostro pane quotidiano, diciamo! A breve vi spiegheremo tutto. Ma.. un'ultima cosa. » Frugò nella tasca dell'abito ed estrasse il proprio portafogli: aveva una tasca incantata con incantesimo espandibile e da essa tirò fuori quella che aveva l'aria d'essere una banalissima macchinetta fotografica usa e getta. Senza ulteriori spiegazioni, la puntò verso Nate e Betty. « Fate un bel sorriso? Cheeese! » Un sonoro click e un flash più abbagliante del normale li investì. « Scusate, ma è la regola. Entro mezz'ora inizierete a dimenticare tutto ciò che succederà da qui a dieci minuti. Tranquilla Betty, giuro che non fa male al bambino! » Con una faccia desolata da "E' la regola aziendale, perdonami" aiutò Pride e Nate a sbloccare l'intricato meccanismo della porta blindata, che al ruotare contemporaneo delle tre chiavi si sbloccò, permettendo loro l'accesso. Il caveaux dell'Ufficio Misteri, quello che bonariamente chiamavano "Arsenale", il pericolosissimo coacervo di chissà quali bizzarri marchingegni... aveva tutta l'aria di essere il garage di qualche pensionato scansafatiche. Erano ammonticchiati sulle mensole delle pareti ogni sorta di oggetto: da palle da biliardo a cartelli stradali, da racchette da tennis a una muta da sub. Né Sirius né Pride avevano troppo tempo per spiegar loro l'origine di quegli oggetti, i più dei quali erano maledetti o lo erano stati in passato. Tutti avevano comunque una particolare carica magica, un potere nascosto. « Prepara la profezia Pride, grazie. » chiese con un sorriso amichevole al collega, per poi rivolgersi ai due "ospiti" ed in particolar modo ad una Betty che doveva essere assai confusa. Nate dopotutto era stato fondamentale per accedere ad un luogo di sua proprietà.. ma lei? « Ok, ora che siamo un po' calmi e al sicuro, vi spiego.. non importa se dimenticherete. Molte profezie sono accessibili ma alcune sono sigillate e si sbloccano in determinate circostanze, come questa. La circostanza, la sceglie il divinatore che ha formulato la profezia. Per cui, noi dobbiamo attenerci a quanto detto.. come un testamento, no? Ecco. Quindi solo chi ha formulato la profezia può mutare il sigillo.. lui o un suo discendente. Betty, questa profezia tecnicamente appartiene a te. » Rivelato ciò, le indicò con un ampio gesto del braccio l'intera stanza. « Quella palla di vetro è indistruttibile, esiste un solo modo per aprirla. Quindi.. seguendo l'istinto, tu cosa faresti per aprirla? Puoi usare la forza, chiederglielo gentilmente, usare qualunque di questi strumenti. Sono stati tutti caricati di magia. » Fece spallucce, lasciando a Betty la piena libertà di decidere come sbloccare la profezia e, nel darle il tempo di riflettere, si avvicinò a Pride. « Faulkner, quando avremo la profezia ho bisogno di te per decifrarla. Sei il migliore in ufficio, con queste cose. Stanotte potresti salvare molte vite.. quella vecchia volpe della Morgenstern se le sente nelle ossa, le catastrofi. Se ha fiutato qualcosa, mi fido di lei. » E mi fido anche di te.


    Ispettore Gadget: who are you?
    Indicibili: we are you, BUT STRONGER.
    #teamUfficioMisteri #IndicibiliFTW

    Prima parte: interagito con Mun, Betty, e Albus
    Seconda parte: interagito con Tris & co.
    Terza e quarta parte: interagito con Hades, Pride, Betty e Nate









    Edited by Pottergeist - 24/11/2018, 16:19
     
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    « Freddie, Freddie, posso giocare con questo? » « No, Frankie, non si gioca con lo Stetofonendoscopio » « ..Che? Hai detto una parolaccia? MAMMAAAAAA IL DOTTORE HA DETTO UNA- » « Shhhhh! » Squittisce l'uomo, gettandosi sul bambino, per prenderlo in braccio e sollevarlo da terra. Gli tapperebbe la bocca volentieri, ma l'ultima volta che lo ha fatto, si è ricavato un morso e diamine, questi bambini di oggi hanno i denti parecchio affilati. « Non ho detto una parolaccia, è così che si chiama. E lo so, sembra una bestemmia, anche io ci ho messo un po' ad impararlo, ma..- » « Che cos'è una bestemmia? » Occazzo. « .. E' quando sei un po' arrabbiato e dici cose brutte » « Quindi posso dirla quando la mamma non mi fa guardare i cartoni a cena? Se le dico che me lo hai detto tu Freddie, lei è contenta!! » Così contenta da farmi perdere il lavoro, se sono fortunato da non beccarmi una denuncia. Sì. « Facciamo che.. » « Freddie Chanel mi ha vomitato sui capelli! » « Andiamo Mary non inventarti scuse per non stare a lett-woooooh sono cereali ai frutti rossi quelli? Chanel che ti avevo detto? Ti fanno male, non devi mangiarli! » « Ma io ho fame.. » « Sì tesoro, lo so, ma hai avuto un mostriciattolo cattivo allo stomaco, devi restare a dieta almeno per.. » « SI' MA I MIEI CAPELLI? » « Oh giusto! » Giusto un po' sbadato, questo Weasley. In fondo, forse è per questo che piace così tanto ai bambini. Chi l'avrebbe mai detto, dopotutto, che Fred Weasley, proprio quel Fred Weasley, sarebbe un giorno diventato il dottor Freddie? Beh di certo non lui, che solo qualche anno fa, era più che sicuro della sua carriera nel Quidditch. Aveva infatti giocato nei Puddlemere United per anni, sin da quella gioventù ormai ai suoi occhi tanto lontana eppure sempre così vicina, per uno come lui. Fin quando poi, a seguito di un infortunio, la sua schiena era stata dichiarata inagibile, e lui costretto in pausa, probabilmente per sempre. Il campo della pediatria l'aveva adottato per caso, spinto forse da quell'istinto paterno riscoperto, anche quello, piuttosto casualmente. Precisamente sedici anni fa, quando aveva deciso di fare da donatore a Maze, che avrebbe dato presto alla luce i due piccoli, ormai non più tanto piccoli, Gabriel ed Harleen. E quindi quì finisce la sua avventurosa e meravigliosa storia: a togliere vomito dai capelli. « Freddie, Freddie! Facciamo il cavallino? » « Ecco fatto, come nuova » Ripone la bacchetta con la quale ha appena finito di asciugare i capelli alla bambina in tasca, poi si rigira. « Eeeee andiamo a fare cavallino. Ma dopo controlliamo il petto e se non mi piace quello che sento, prendiamo lo sciroppo. Intesi? » Il bambino squittisce annuendo, e seppur Freddie sia più che sicuro non abbia ascoltato una sola parola di quanto gli abbia appena detto, si cala per farselo salire sulla schiena e rientrare nella stanza. « Ma come te li sei fatti tutti questi muscoli? » « Ci si può appendereeeeeee! » Urlacchia Chanel, alzando le braccine per andarsi ad avvinghiare al suo braccio, costringendolo dunque a protenderlo per appoggiarlo al muro, e darle la possibilità di dondolarsi. Sospira. « Lui giocava a Quidditch, che non lo sapete? Era il campione più campione di tutti!! » « E' vero Freddie? » « Sì che è vero! Sapete? La mia mamma dice che lo ha conosciuto già ai tempi in cui non era uno sfigato! Negli spogliatoi! La mia mamma è una vip!!! » « ......Come hai detto che si chiama tua madre? » Domanda l'uomo, per la prima volta adocchiando con malcelato terrore la capigliatura rosso fuoco del piccolo Frankie. Ma qualche istante prima che la sua vita possa essere migliorata dall'ennesima gioia, è una voce amica a tirarlo via dal baratro. « Fred, tutto okay quì? » « Oh, Eris! Dite ciao alla dottoressa Eris, bambini! » E mentre il coro dei nani si innalza verso la donna, le labbra dell'uomo mimano un disperato "ti prego, salvami". [...] « Come stai, piccola? » Alla fine Eris lo ha salvato davvero. Ha sempre ammirato il suo modo di fare, gentile ed estremamente dolce sì, ma al tempo stesso autoritario, ove necessario. Quindi eccolo, seduto sul letto di una paziente che, per ovvi motivi, gli sta particolarmente a cuore. Ginevra Ginny Cavendish, la figlia di sua cugina Vicky e quel soggettone di Arthur Cavendish. Dopo anni, ancora si chiede come abbia fatto a sposarsi un tipo del genere, ma sembrano felici, loro e la loro cucciolata, e questo a Freddie, l'eterno scapolo (o zitello, come lo chiamano gentilmente i suoi, di figli) è ciò che basta. « La mamma sta per arrivare. Ha perso tempo perchè tuo padre ha mandato a fuoco la cucina mentre riscaldava una tazza di latte. Sì, di nuovo » Ridacchia, lanciando un'occhiata alla bambina, che però non lo degna di un solo sguardo. Ginny è schiva, negli ultimi tempi poi, più del normale. Bellissima nell'aspetto nonostante la sua giovane età, con lunghi capelli biondi ereditati dalla madre, e grandi occhi azzurri ripresi dal padre. Giunta lì al S. Mungo a seguito di quella che avevano diagnosticato come una crisi epilettica, se ne era rimasta tutto il tempo lì, in quel suo lettino, a scrivere e disegnare su un'agenda. Senza uscire, senza parlare, talvolta dimenticandosi persino di mangiare. Come oggi, per esempio, con la colazione ancora lì sul comodino. « Dovresti mangiare, Ginny, ti ho fatto preparare la torta al cioccolato apposta.. » Dice, tornando a guardarla senza, anche questa volta, ottenere alcuna risposta. « Cosa disegni? Posso vedere? » Domanda dopo un po', alzandosi lentamente per andarsi a sedere accanto alla bambina. Cala lo sguardo verso l'agendina, aspettandosi di trovare chissà quale omino stilizzato, casetta o fiorellino, ma non è ciò che vede. No, quelle pagine sono piene di numeri. Numeri su numeri, divisi a gruppi di sei. Inarca le sopracciglia, piegando la testa. « Cosa..cosa sono? » Chiede. « Ginny, cosa stai segnando? » Insiste, poggiando la propria mano sul polso della bambina che, solo in quel momento, bloccatasi, alza lo sguardo verso di lui. Lo guarda, ma sembra non vederlo davvero. « E' iniziata » Pronuncia, con tono di voce deciso. « Di che parli, tesoro? » « La fine, è iniziata. »

    « Oh sì, tranquilli, andate pure a divertirvi al funerale della vecchia, resto io a fare da baby sitter. » La voce del vampiro li accompagna fino all'ingresso dell'enorme villa, mentre porge loro le giacche. « Andiamo, Lucien, se vuoi venire perchè non lo fai? Non credo sia la mancanza di un abito elegante, il problema, no? » Beh no, se non si trattasse di Lucien Parker, l'uomo-animalier. « ..O forse sì. » Ci pensa un attimo su, lanciandosi uno sguardo complice con Gabriel, che ridacchia appena, seduto su di una poltrona. « E ai bambini chi ci bada? » « I bambini che hanno sedici anni? » « Appunto. Sono dei piccoli angioletti indifesi ancora troppo puri per questo mondo pieno di malvagità. » « ..VAFFANCULO!! PORCA TROIA IO LO ODIO, LO ODIO! » Da un'ala dispersa della casa, la voce di Harleen fa vibrare le pareti. « ..Adesso se non vi dispiace il mio angioletto speciale deve essersi accorta che le ho sbarrato le finestre della camera. » E dicendo ciò l'uomo si congeda, non prima di essersi spinto in avanti per dare un bacio ed una pacca sul sedere (« Sempre di classe, Parker! ») a Maze, sussurrandole qualcosa all'orecchio che è più che certo di esser fortunato a non aver sentito, ed un'occhiata a lui. « Tu, mani a posto. E tu non bere troppo che quando torni voglio vedere quanto è resistente questo vestito. » Sospira. « Se ti sento sbuffare un'altra volta, Weasley, te le stacco e te le faccio mangiare. Divertitevi, tesorini- E con un sorriso perlaceo il vampiro si smaterializza, non prima di aver fatto riecheggiare la propria voce per tutta la casa « Date un bacio alla Morgenstern da parte mia! » E così, dopo aver dato un abbraccio a Gabriel, e optato per lasciar stare Harleen, almeno per il momento, per la propria incolumità, eccoli ormai smaterializzati, a dirigersi verso la villa dove si sarebbe svolta la riunione. « Grazie, di essere quì con me » Mormora dunque l'uomo, lanciando un'occhiata verso l'edificio, prima di voltarsi verso Maze. La osserva in silenzio per istanti che gli sembrano ore, poi sorride. Uno strano rapporto il loro, dopotutto. Iniziato in modo strano, e continuato negli anni in maniera ancora più strana. Freddie non aveva avuto dubbi quando, sedici anni fa, si era presentata l'occasione per aiutare l'amica a coronare il proprio sogno di felicità. Voleva bene a Gabriel ed Harleen come fossero suoi figli, cosa che a tutti gli effetti erano, ma ciò nonostante, c'era sempre qualcosa, c'era sempre quel se fosse stato diverso? Se ci fossimo incontrati al momento giusto nel modo giusto? Che riusciva a non fargli vivere quella situazione con tutta la spensieratezza e la serenità mentale che avrebbe dovuto avere. « Sono tutti accoppiati, o quasi. Anche se non è propriamente una festa, andare da solo sarebbe stato..Boh, strano. » Andarci con la madre dei tuoi figli che però è la moglie di un altro invece no, eh. Si morde la lingua, come ha sempre fatto quando si trova a disagio, poi respira a fondo, porgendole la mano con fare galante -o quanto meno quella è l'intenzione- per scortarla verso il sentiero che li separa dalla villa. « Ad ogni modo, che ne pensi, di tutta questa storia? » Le domanda, come a volersi distrarre, distogliendo appositamente lo sguardo « L'indiziato al CIM, ci sono riscontri? Io credo di aver decifrato l'agenda di Ginny: sono date. » Annuisce « E' tutto così..Non ci capisco nulla. Lucien pensi ne sappia qualcosa? » Per la serie Weasley e le belle figure capitolo mille: chiediamo alla moglie di un ex criminale politico se il suddetto sa qualcosa sulla morte di una Ministra che puzza di colpo di stato da chilometri di distanza. Oh sì. « Non gli sto dando la colpa di niente, non mi picchiare, giuro. E' solo che è..ecco, abbastanza più vecchio di noi, magari su certe robe, visioni creepy di bambine annesse, ne sa più di noi trentenni abusivissimi. Beh a parte te, che a anzianità sei più o meno là pure » La prende in giro, punzecchiandola, con quell'atteggiamento infantile e dispettoso rimasto immutato nei secoli. « Scherzo, ovviamente » Mormora dopo un po', tornando a guardarla, lo sguardo che va ad adagiarsi automaticamente sulla scollatura vistosa della donna e che cazzo Freddie, c'hai trent'anni e passa. « Sei.. » Bellissima « Stai benissimo. » Si morde la lingua, a disagio, e per qualche istante sembra stare per aggiungere altro, quando viene interrotto. La figura imponente di quello che riconosce essere Pride Faulkner si unisce a loro, conversando principalmente con la sua compagna. « Buonasera anche a te, Faulkner. Oh sì, ci sono anche io, già! » Dice dunque, dopo un po', in un'ironia che sembra voler celare..Fastidio? Gelosia? Non saprebbe dirlo. Agita la mano in segno di saluto, ma alla fine maschera il tutto con una risata delle sue, prima di addentrarsi per il rinfresco. Ci sono tutti, la vecchia guardia. Ci sono i suoi parenti, ci sono i suoi amici, c'è persino Douglas, il suo primario, che saluta con un cenno del capo. Chi l'avrebbe mai detto che quell'uomo sarebbe entrato nella sua vita facendo di lui il suo pupillo nel campo della medicina? Di sicuro non quel coglione di Fred Weasley, che gli era grato, più di tutto. Lascia dunque Maze libera di dirigersi verso chi più le vada di salutare, mentre fa lo stesso anche lui. « Eris, collega, dopo ti farai offrire qualcosa, vero? Non accetto un no come risposta, ovviamente. Niente scuse al re delle scuse, non reggono- scuote la testa con fare solenne, poi ridacchia -E' la prima volta che ci becchiamo e tu non hai delle analisi del sangue tra le mani mentre io il camice sporco di latte..-quando sono fortunato. » Valuta ad alta voce, poi le sorride. « Ci tengo allora eh, non mi abbandonare. »
    bOygnvh
    E dicendo ciò si congeda, girovagando qua e là. Cerca di salutare tutti i conoscenti, da lontano o personalmente che sia, mentre butta giù qualche bicchiere di troppo. Ed è proprio mentre sta sorseggiando l'ennesimo che il suo sguardo ricade su una chioma rossa che riconosce ormai perfettamente. Ophelia Watson-Lancaster, uno dei suoi perenni punti interrogativi in quella vita fatta di domande senza effettive risposte, assieme a Roxy, sua sorella, che -per la cronaca- gli sembra di non vedere da nessuna parte. Fa dunque per andare a salutare la donna, ma desiste dall'idea non appena la vede avvicinarsi ad altra gente. Quindi annuisce, mordicchiandosi l'interno della bocca, ed alla fine, recuperata la propria dama, si fruga nella tasca dei pantaloni, estraendone la testa di una rosa. Rigogliosa e dai numerosissimi petali, incorniciata da un elegante intarsio, che la rende una spilla, o un fermaglio per capelli. « Ti avevo portato questa, ad ogni modo (no, tranquilla, non spara acqua come i fiori che uso coi bambini). Ma magari Pride mi ha preceduto? » Schiocca la lingua al palato, prima di adocchiare al di là dei vari visi conoscenti e non, qualcuno che riconosce abbastanza bene. « Lì c'è Amunet. » Dice, indicando la donna con un cenno del capo. Per uno come lui, che in fin dei conti non è mai veramente cresciuto, gli fa strano vederla lì, così adulta, così mamma. Ciò nonostante è un sorriso ciò che le dedica, una volta avvicinatisi. « Mi è sembrato di intravedere Albus imboscarsi con la Morgenstern, ci sono guai in Paradiso, Carrow? » La prende in giro, bonariamente, per poi avvicinarsi e darle un bacio sulla guancia. « Mi fa piacere vederti » poi si volta, ritrovandosi faccia a faccia con.. « Oh ciao Percy. » Figura di merda capitolo..? « Come va la vita? » Risatina idiota « Io e Maze dovremmo parlarvi di alcune cose » Asserisce poi, serio, per una buona volta « No tranquilli non è di nuovo incinta » okay come non detto. Si pone una mano nell'ampia tasca della giacca, estraendone l'agendina di Ginny. « Questa appartiene a Ginny, nostra nipote » Lancia uno sguardo a Mun « Ha avuto una crisi qualche giorno fa, ma Vicky ed Artie non hanno voluto far sapere nulla per non farvi allarmare un po' tutti. La piccola sta bene, ma..ecco, io non credo fosse un principio epilettico o chissà che. » Respira a fondo, aprendo l'agenda, per giungere a quelle pagine piene di numeri. « Credo che Ginny sia una veggente, come suo padre. Questi numeri sono date, o almeno è ciò che mi è sembrato di capire. Alcune sono riuscito a ricondurle: imprevisti di poco conto, come il terremoto ad Hogsmeade l'altro giorno. Tra le tante, però, c'è segnata quella della morte di Valerie. » La indica con un dito, poi alza il capo. « So che è solo una bambina, e che probabilmente sto flashando di brutto, ma..Sappiamo bene quanto il mondo che conosciamo e non possa essere strano, vero? » Osserva il gruppetto, soffermandosi su Mun, e poi tornando a Maze. Lo sappiamo bene. « Sapete per caso se altri soggetti con le stesse qualità abbiano avuto dimostrazioni simili? » E dicendo ciò ricerca con lo sguardo sua cugina Olympia, che intravede poco più in là. Sembra tranquilla, segno che forse -ed è ciò che spera- è soltanto lui a star dando di matto. Dopo aver passato giornate intere su quei numeri per cercare di decifrarli, d'altra parte, sarebbe anche abbastanza prevedibile. « Perchè io non vorrei allarmarvi, davvero, ma c'è il piccolissimo e futilissimo dettaglio che una delle date..E' oggi. » E dicendo ciò afferra un altro bicchiere da uno dei vassoi. « Stramegafantastico vero? »
    Micro interazione con Eris all'inizio + interagito con: Maze, Pride, Eris di nuovo, nominate Ophelia e Roxie, e infine Mun, Percy, di nuovo Maze e chiunque si trovasse lì vicino


    Edited by boys don't cry - 24/11/2018, 18:28
     
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    E in un attimo le sembra di essere nuovamente ad Hogwarts, erano anni che lei e la maggior parte dei suoi compagni non si trovavano sotto lo stesso tetto e per quanto le dispiacesse ammetterlo tutto ciò non la tranquillizzava. Forse la gravidanza la rendeva inquieta e troppo sensibile, ma dentro di lei sentiva quasi una voce urlare di tenere gli occhi ben aperti. «Come sta il cucciolo oggi?» Si carezzò la pancia istintivamente e sorrise. «Per mia fortuna bene, altrimenti questo momento sarebbe ancora più difficile di quanto non sia già...» Betty infatti si riteneva fortunata, la gravidanza era molto tranquilla e proprio per questo motivo non aveva problemi a lavorare ancora ad orario pieno; anche se Derek le suggeriva spesso di delegare alcuni lavori. Si lasciò abbracciare da Albus, cercando in qualche modo di evitare che la pancia fosse troppo d'intralcio, persino i suoi due bambini la prendevano in giro dicendole che non potevano più abbracciarla forte forte. «Tra quanto avremo il piacere di conoscere il nuovo pulcino?» Sarebbe stato un maschio, un paio di mesi prima avevano dato la classica festa per annunciarlo; dando l'opportunità a Derek di camminare tutto tronfio per l'arrivo di un altro fiocco azzurro. «Tre settimane e tre giorni, questo è in teoria il termine, ma secondo il mio caro marito non arriverò alla fine...» Lei stessa ne dubitava seriamente, la pancia era sempre più bassa e dopo la sua ultima visita il medico le aveva comunicato che il bambino era in posizione. «Diciamo che ho bisogno almeno di una settimana di ferie! Dopo che te ne sei andata, ho passato altre due ore a discutere con Foster della divisione Obliviatori su quanto non fosse proprio la scelta migliore quella di obliviare chiunque dissemini dubbio a lavoro.» Molti capi ufficio avevano pensato che il pugno di ferro fosse l'unico modo di mantenere il controllo, ma sia lei che Sirius si erano opposti con veemenza; sarebbe stato proprio l'uso della forza a disseminare il dubbio, facendo sembrare il ministero debole. Foster era uno dei più caparbi, di conseguenza poteva solo immaginare quanto fossero state difficili quelle due ore passate a cercare di farlo ragionare. «Dobbiamo tenere duro, spero solo di non dovermi allontanare per cause di forza maggiore...giuro che piuttosto partorisco in ufficio.» Ovviamente l'imminente parto non le aveva impedito di continuare a lavorare, erano tempi duri per tutti; vacanze e riposi non erano più un optional. Il marito la prese un attimo da parte, conosceva piuttosto bene il figlio dell'ex ministra e proprio per questo motivo voleva offrirgli il suo supporto, oltre che porgergli le loro condoglianze. Si allontanò da lei dopo averle posato un bacio sulla fronte e accarezzato il pancione, era un'abitudine che aveva sin da quando era incinta di Oliver; non si era mai allontanato da lei senza carezzare o vezzeggiare il suo pancione. Si riunì al nutrito gruppetto di amici e colleghi quando venne avvicinata da Hades, lavorava anche lui al ministero ed era stato recentemente promosso. Betty non poteva dire di conoscerlo, i loro uffici si trovavano addirittura in zone diverse, ma ogni tanto si erano incrociati. «Se colpissi con un bombarda la Rothschild, nessuno di loro se ne accorgerebbe. Per questo l'umanitá fa schifo, perchè l'essere umano sa approfittarsi di ogni occasione per i propri interessi» Un'affermazione cinica, ma condita da un fondo di verità. L'unica colpa di Valerie Rostchild era quella di essere l'ex ministra, questo faceva di lei una personalità cardine, una figura politica importante che era venuta a mancare all'improvviso. «Tu invece non hai interessi da sistemare? Potrei dubitare della tua umanitá.» La piccola frecciatina non fece assolutamente effetto su Betty, dopotutto la ragazza era ben conscia della propria umanità e del rapporto di amicizia che l'aveva legata alla donna; era stata per lei un esempio e nei giorni precedenti aveva avuto modo di piangerla come meritava. «Valerie non era una donna comune, era il nostro ministro e di conseguenza qui hanno tutti qualche interesse. Ha sempre saputo che il suo non sarebbe stato il classico funerale è lo scotto che ha dovuto pagare per la carica che aveva scelto, per cui noi e il popolo l'abbiamo scelta.» Forse sarebbe andata diversamente se avesse terminato il suo mandato, se fosse morta di vecchiaia tra le mura domestiche; ma la donna non aveva avuto questa fortuna. La sua vita era stata bruscamente interrotta e tutti loro stavano cercando di capire perchè. «E' una serata incantevole. Propongo di spostarci sul terrazzo. C'è decisamente troppa gente qui.» L'arrivo di Beatrice attira la loro attenzione che senza troppi giri di parole esorta tutti ad allontanarsi da orecchie indiscrete. Si lascia avvicinare dalla donna, grata del suo sostegno in assenza di quello del marito. «Betty! Che piacere rivederti! Come stai? A quando il lieto evento?» Sorrise di fronte a quella domanda, in grado di scacciare per un attimo il malumore che ammorbava un po' tutti. «Benissimo Beatrice e spero vivamente che rispetti il termine questa volta, ci sono troppe cose in ballo...» ...e chiunque ci sia dietro sta nascondendo le sue azioni dietro un'abile cortina di fumo.

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    Quando parlarono di profezie Betty non poté fare a meno di sentirsi chiamata in causa, nella sua famiglia era un discorso abbastanza ricorrente e dopo la guerra contro Lord Voldemort erano tutti a conoscenza del potere che una profezia poteva avere. «Abbiamo un problema. E' mai successo che una profezia venisse forzata? Perché credo che ne abbiamo bisogno. Ciò che contiene quella valigetta, pare si debba dischiudere non appena noi ci riuniremo, ma di fronte a tutte le cose che sto apprendendo mi sembra un salto nel buio.» Non era esattamente il suo campo, ma perfino lei sapeva che era una cosa inusuale e spesso rischiosa. Le profezie erano particolare e nessuna era uguale all'altra, aprirla nel modo sbagliato poteva significare perderla per sempre. Sirius era sicuramente il più esperto e in qualche modo fugò tutti i suoi dubbi. «Diciamo che è possibile. Ma serve tempo e gli attrezzi giusti, che non abbiamo qui.» Il tempo sembrava proprio qualcosa che non avevano, qualcosa che giocava contro di loro in maniera meschina; beffandosi dei loro tentativi e della tenacia con cui cercavano di trovare delle risposte. «Quindi vorrei sapere che cosa ha da dire quella palla di vetro, prima di veder scendere di sotto anche solo uno di noi.» Un'incognita, una scommessa su cui nessuno si sentiva in grado di puntare. Nessuno di loro era giovane e spavaldo come una volta, lottavano per motivi ben diversi e forse più profondi. La maggior parte di loro non aveva solo un dovere e obbligo morale, ma anche il bisogno di proteggere ciò che di più caro avevano al mondo; quella parte di loro di cui non potevamo fare a meno. «Noi faremo del nostro meglio. Voi, vi prego, fate del vostro. Se hai ragione.. proteggeteli.» Lei stessa cercò Derek con lo sguardo, lui era la sua metà, si erano trovai nel tempo e avevano costruito qualcosa di tangibile che avrebbe protetto a qualsiasi costo. Lo stesso bambino che portava in grembo era per lei di vitale importanza. Quando incrociò il suo sguardo non poté fare a meno di sorridergli, si facevano forza a vicenda e così avrebbero continuato sempre. «Beatrice avvisa tu Derek, è estremamente protettivo e so che si preoccuperebbe...digli che sono in buone mani.» Ovviamente Betty non aveva bisogno di qualcuno che badasse a lei, ma allo stesso tempo sapeva che il suo essere così protettivo era l'unico modo per assicurarsi il suo benessere e quello del bambino. «Bella serata per un po' di straordinari, vero?» Avrebbe voluto ridere di fronte a quella battuta, ma la preoccupazione e la voglia di agire le impedivano di cogliere quella lieve nota sarcastica. «Ormai sono all'ordine del giorno.» Nessuno di loro probabilmente aveva avuto il lusso di godersi una cena di famiglia con tranquillità da quando Valerie era morta, eppure tutti loro non se ne lamentavano; si impegnavano ancora più duramente per tenere tutti al sicuro. Sirius prese subito in mano la situazione, dopotutto quello era il suo campo e nessuno era più azzeccato di lui. Diede pochi semplici ordini al suo collega più stretto, viaggiare nel tempo dopotutto era una dote che giocava a loro vantaggio; permettendo loro di non essere del tutto sprovveduti di fronte a ciò che stava accadendo. «Betty, per caso questa Gwendoline è una tua parente? Potresti esserci di grande aiuto. E anche tu, Nate.» Quello era un nome ben noto alla ragazza, non poteva essere un caso se il nome di quella donna era apparso su un bigliettino nella valigetta. «Si, era la mia bisnonna, è morta quando io avevo circa 5 anni...però me la ricordo molto chiaramente.» Aveva i suoi stessi capelli del color del grano, ma gli occhi erano di una tonalità di blu azzurro molto più scuri rispetto ai suoi; quasi tendenti al blu. «In veste ufficiale, ti devo chiedere di scortarci alla Gringott.»

    ➜ Sotterranei della Gringott

    Essere scortati dal direttore della banca aveva senza ombra di dubbio i suoi vantaggi, nessuno fece loro domande sul motivo che li avesse portati nei sotterranei. Betty non aveva ancora ben chiaro il motivo che li aveva portati lì sotto, ma separarsi degli altri era forse l'unico modo per agire davvero indisturbati. Non si pose troppo domande su dove fossero e perchè proprio quella camera, per il semplice motivo che ogni ufficio al ministero aveva i propri segreti. Supponeva solo che date le misure di sicurezza utilizzate non fosse semplicemente una camera blindata che custodiva i fondi del ministero. «Scusate davvero la segretezza ma.. è il nostro pane quotidiano, diciamo! A breve vi spiegheremo tutto. Ma.. un'ultima cosa. Fate un bel sorriso? Cheeese! Scusate, ma è la regola. Entro mezz'ora inizierete a dimenticare tutto ciò che succederà da qui a dieci minuti. Tranquilla Betty, giuro che non fa male al bambino!» Venne investita da una luce abbagliante che la costrinse a strizzare gli occhi un paio di volte. Fulminò un ragazzo con un occhiata bonaria, cosciente che Sirius stesse facendo solamente il suo lavoro. Lei stessa svolgeva mansioni di cui ben poche persone erano a conoscenza, l'unica pecca era che non le era stata fornita nessuna macchina fotografica sparafleshante in cambio; una questione di cui avrebbe discusso direttamente con Sirius. La camera era un'accozzaglia di cose, degli oggetti più disparati e inusuali. In un angolo c'era una paperella di gomma, in un altro una bambola di porcellana dalle strane fattezze; un insieme di oggetti che sembravano semplicemente ammucchiati lì per caso. «Ok, ora che siamo un po' calmi e al sicuro, vi spiego.. [..] Quindi.. seguendo l'istinto, tu cosa faresti per aprirla? Puoi usare la forza, chiederglielo gentilmente, usare qualunque di questi strumenti. Sono stati tutti caricati di magia.» Betty prese tra le mani la sfera di cristallo, una semplice palla di vetro fumosa che in qualche modo era legata alla sua famiglia. Aveva passato pochissimo tempo con la bisnonna, l'età più che avanzata l'aveva resa taciturna e poco reattiva nei confronti dei visitatori. Aveva una grave forma di Alzheimer che la faceva spesso regredire agli anni della sua giovinezza, facendole scordare così di essere diventata madre, nonna e addirittura bisnonna. Inoltre a quanto diceva suo padre non era mai stata una persona normale, spesso raccontava cose senza senso, quasi come se fosse afflitta da temporanei deliri. L'unico ricordo chiaro che la donna ha di lei è della filastrocca che ripeteva spesso, suonando sempre la campanella del piccolo ciondolo che teneva tra le mani. Era una filastrocca che veniva insegnata ai bambini, lei stessa l'aveva imparata da bambina, ma pronunciata dalla sua bisnonna sembrava quasi una cantilena. «Avrei bisogno di una campanella o qualcosa che ne riproduca il suono...» Frugò tra gli oggetti, alla ricerca della campanella o di qualcosa di simile. Quasi come fosse stata illuminata si tastò il collo alla ricerca della catenella che teneva sempre al collo, era un chiama angeli; un regalo che le aveva fatto Derek quando aspettava il loro primo figlio. Non era un semplice chiama angeli, ma il ciondolo era stato forgiato dai folletti e infuso di magia benevola; come fosse una sorta di portafortuna magico. «Forse posso fare un tentativo...ma non vi assicuro niente.» Betty scosse il ciondolo tra le mani, producendo un flebile e armonioso scampanellio, recitando allo stesso tempo la filastrocca che sua nonna era solita ripetere.

    “Oranges and lemons” Say the bells of Saint Clement’s.
    “You owe me five farthings”. Say the bells of Saint Martin’s.
    “When will you pay me?” Say the bells of Old Bailey.
    “When I grow rich”. Say the bells of Shoreditch.
    “When will that be?” Say the bells of Stepney.
    “I do not know”. Says the great bell of Bow.
    Here comes the candle to light you to bed.
    Here comes the chopper to chop off your head.

    Lo ripeté come se fosse una cantilena, accompagnata da quello scampanellio continuo, tanto che quasi le sembrò di rivedere la nonna nella sua mente. Quando aumentò l'intensità del suono si sentì un sonoro crack, come se si fosse aperta una piccola crepa nel vetro della sfera. Un flebile fumo iniziò ad uscire da essa, raccogliendosi in circolo sopra le loro teste, mostrando immagini sfocate e discorsi ancora meno chiari. Cercò di concentrarsi sulle parole, ma sembrava parlassero in una lingua diversa dall'inglese, tedesco se avesse dovuto azzardare un'ipotesi. «Quella ragazza è mia nonna, ma gli altri due non lo so..anche se uno di loro ha un volto famigliare.» Si sforzò di avvicinarsi a quelle immagini sfocate, cercando di collegare quel volto ad un nome che nella sua mente continuava a sfuggire. «Guardatelo bene in faccia...l'uomo di destra, l'ho già visto...» Un volto che piano piano stava prendendo forma, che quello stesso giorno avevano tutti avuto modo di vedere. «Assomiglia al figlio di Valerie...è una profezia di più di un secolo fa com'è possibile?!» Quella per lei non era una semplice somiglianza, lei stessa era molto simile alla sua antenata, ma quell'uomo sembrava in tutto e per tutto il figlio di Valerie Rostchild. Guardò gli altri alla ricerca di una negazione, di qualcuno che trovasse una risposta o una teoria più plausibile e meno inverosimile della sua.

    1° parte interagito con: Mun, Sirius, Hades e Tris
    2° parte interagito con: Tris, Sirius&co
    3° parte interagito con il gruppo Sirius, Hades, Pride, e Nate (molto in generale)
     
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    « Raphael Rosier. Nato a Lione, il 04 Ottobre 1974. Residente a Londra dal 1993. E' corretto? » Accavalla le gambe sotto il tavolo, inclinando la testa di lato, mentre osserva il suo adorabile amico, dall'altra parte. Le è stato consegnato non meno di due giorni prima, nella massima riservatezza che il caso vuole. E' stato beccato, qualche giorno dopo la morte della ex ministra, in quello che le è stato descritto da un auror come un "covo senza luce né colore, dove le tenebre sembravano avvolgerlo come un mantello" ed è subito diventato l'indiziato numero uno in quel caso che non sembrava avere né capo né coda. Guarda oltre le sue spalle, lì dove tre auror lo osservano con fare cagnesco, come se potesse scappare da un momento all'altro. Ma è stato scortato dentro il vecchio CIM, mai più usato dai tempi dello scoppio della Loggia Nera. Quello stesso CIM del quale aveva calcato gli ambienti con così tanta passione e con così tanto trasporto, da farle valutare la via della psichiatria come strada per la sua vita. E così, dopo anni di duro studio, visto il suo lato poco incline allo stare con il naso tra i libri, affiancato anche dal continuo lavoro al suo studio di tatuaggi, Mazikeen Grengrass Lestrange era riuscita ad ottenere le prime soddisfazioni laureandosi in Pschiatria, per poi ottenere subito un internato al San Mungo, sotto l'occhio vigile di Chuck Douglas. E, anni dopo, eccola qui, con una laurea in Psicologia in più, con l'incarico di primario del reparto Psichiatrico e con quello che, in maniera del tutto confidenziale, è l'unica pista che i servizi segreti stanno cercando di usare in quel caso dall'importanza nazionale. Si osservano, con Raphael, mentre lui si umetta le labbra, con il capo leggermente reclinato verso il basso e gli arti intrappolati in possenti catene che lo privano di qualsiasi vena di magia. « E' corretto, Raphael? » Lo incalza nuovamente, con un sorriso pacifico, poi si volta verso i tre alle sue spalle. « Volete del caffè? Credo che staremo qui tutta la notte. A Raphael piace tanto giocare a quello che ce l'ha più lungo e non può essere scalfito da nulla, vero? » Torna a guardare l'uomo, sempre con quella sua faccia da angelo, che sembra sortire l'effetto desiderato quando la vena sulla tempia dell'uomo prende a pulsare, per qualche istante. « No, Raphael, tranquillo, non agitarti. Tu rispondi alle mie domande, mi lasci fare la mia valutazione in santa pace e tu vieni rilasciato entro stasera. Semplice. » L'uomo scrocchia il collo, da una parte all'altra, per poi rialzare il viso e soffermare i suoi occhi color ghiaccio in quelli verdi di lei. « Oui. » Annuisce, Maze, mentre si annota un paio di cose, proseguendo con le domande di rito che le fa da giorni, ormai, senza riuscire ad inquadrare bene l'uomo. Alla fine, lancia un'occhiata all'orologio che c'è sulla parete della stanza insonorizzata e capisce di essere in ritardo. « Okay, per oggi può bastare. Mi raccomando, stanotte pensa bene a ciò che ti ho detto. Prima ti apri, prima esci. » L'uomo la fissa, stringendo gli occhi per qualche istante. « In questo viaggio sacrificheremo molto e forse, moriremo un pochino. » Sghignazza, mostrandole i denti perlacei. « Ma io mi apro alla chiusura. »

    Rimugina ancora su quelle parole, mentre Lux le volteggia intorno piuttosto agitato, come suo solito quando si sta preparando per un evento a cui non sarà lui a farle d'accompagnatore. « Devi andarci proprio? » Le sussurra sulla pelle del collo, risalendolo con le labbra, fino ad arrivare al suo orecchio, mentre i loro occhi si incontrano nello specchio. « Te l'ho già detto, devo incontrare Fawn e magari scambiare due parole con Mun, in privato, magari lei sa qualcosa in più. » ;o apro alla chiusura, quelle parole continuano a rimbombarle nelle orecchie, mentre l'uomo le allaccia il collier di rubini che le ha regalato per il loro primo anniversario terreno. Sono sposati da quasi diciassette anni ormai, hanno due figli e sono una famiglia decisamente anticonvenzionale. Sono due papà e una mamma e i loro figli sono cresciuti in quel dedalo di amore, affetto e spesso e volentieri gelosie interne, che da sempre ha caratterizzato quel loro modo strano di essere famiglia. « Poi non posso mandare da solo Fred. E dai, sai che certe rimpatriate servono un po' per mettere in mostra che, pur avendo sfornato due gemelli, ho ancora questo corpicino. » Si passa una mano lungo il fianco, come a voler lisciare il tessuto di quel tubino scuro che le scende fino a poco sopra il ginocchio. « Hai ragione. Il tuo ego è insaziabile. » Le morde il collo, mentre lei le spinge il sedere all'indietro, per scrollarselo di dosso nell'avvertire le voci di Gabriel e Fred al piano di sotto. « Mai quanto il tuo, amore. » Dice, prima di lasciargli un bacio a fior di labbra e poi discendere le scale. « Mi sembrava di aver sentito Gabriel essere più loquace del solito. » Si introduce in salotto, baciando la testa rossa del ragazzo che, come ogni giovedì sera che si rispetti, quando è a casa, è davanti al focolare, immerso nella lettura dell'ennesimo mattone. Da chi avrà ripreso? Si domanda, lanciando prima un'occhiata a Fred, poi a Lucien, per finire in un sospiro divertito. I due uomini di casa prendono a battibeccare su quanto i gemelli siano effettivamente cresciuti o meno, mentre lei dà un'ultima occhiata al riflesso dello specchio all'entrata, completamente alienata dal discorso generale che si ripropone, abitualmente, una volta al giorno. « ..VAFFANCULO!! PORCA TROIA IO LO ODIO, LO ODIO! » « ..Adesso se non vi dispiace il mio angioletto speciale deve essersi accorta che le ho sbarrato le finestre della camera. » Lo sguardo di Maze saetta, furente, verso quello di Lucien che le si avvicina a salutarla, per darsela poi a gambe. « Che hai fatto, Lucien? » In tutta risposta, lui la bacia con il solito trasporto che deve metterci sempre, in presenza di un altro uomo nelle vicinanze, specie se si tratta di Fred, con tanto di sonora sculacciata che la fa ridacchiare, come faceva anche da ragazzina. « Tu, mani a posto. E tu non bere troppo che quando torni voglio vedere quanto è resistente questo vestito. Se ti sento sbuffare un'altra volta, Weasley, te le stacco e te le faccio mangiare. Divertitevi, tesorini Date un bacio alla Morgenstern da parte mia! » Scrolla la testa, Maze, con un sorriso divertito che le piega le carnosi labbra color cremisi. « Se non togli quelle sbarre dalla finestra di Harley, l'unica cosa resistente che vedrai stasera, al mio ritorno, è il pavimento sul quale dormirai. » Gli urla dietro, prima di evocare il proprio patronus argentato. « Sali in camera di Harleen, senza farti vedere da Lucien e dille che, se vuole uscire, dietro la sua libreria c'è un passaggio segreto che la porterà direttamente nella Serra Selvaggia. » Lo scorpione annuisce, aspettando che le istruzioni siano concluse. « Deve soltanto tirar fuori il libro che Lux le leggeva sempre da piccola. » L'animaletto sgattaiola via, mentre la donna torna a guardare Gabe, che fa finta di continuare a leggere. « Tu non hai sentito nulla, ovviamente. » I loro occhi chiari si scontrano, divertiti. « Se si scannano troppo, ricorda ad Harleen che le basta fare gli occhioni da cane bastonato e poi promettere che non si toglierà i vestiti da suora nei quale la vorrà far entrare papà. » Tanto tempo due metri fuori casa e già avrà messo in bella mostra la mercanzia. Tutta sua madre. Fa l'occhiolino al rosso in poltrona, prima di seguire Freddie fuori dalla porta di casa e smaterializzarsi insieme.
    Camminano in silenzio, spalla contro spalla, mentre la brezza pungente di quella serata riesce a pizzicarle le guance, andando a creare un naturale effetto blush. Guarda di fronte a sé, con le luci esterne della villa che fanno brillare i suoi occhi chiari. E' sempre un po' strano rimanere da sola con Fred, seppur sia il suo miglior amico e su questo non ci piove. E' uno dei padri dei suoi figli, le è stato vicino più volte di chiunque altro, eppure la loro amicizia ha sempre avuto una strana linea di demarcazione, un confine labile che si era sempre andato assottigliando o meno, a piacimento. Un confine mai valicato, ma che aveva sempre fatto sentire la sua presenza, lì, permanente, quasi come un senso di appartenenza reciproca al quale, infine, Maze si era arresa, senza farsi ulteriori domande. E' così, questo siamo noi: una famiglia strana, che un po' si detesta, un po' si ama, ma siamo così, punto e basta. « Grazie, di essere quì con me. Sono tutti accoppiati, o quasi. Anche se non è propriamente una festa, andare da solo sarebbe stato..Boh, strano. » Fa una smorfia derisoria, andando ad arricciare le labbra laccate di rosso, mentre si stringe nel pellicciotto nero. Lui le porge la mano e lei la stringe, con naturalezza, lasciando che le loro dita intrecciate oscillino tra di loro. « Lo so Fred. Sarebbe stato un po' patetico farti vedere da quelle là da solo. Ma per fortuna ci sono io a farti fare bella figura. » Alza le sopracciglia, con fare teatrale, mentre decide, per gentilezza, di non fare nomi, sapendo che lui capirà perfettamente. Gli sventola poi, sotto il viso, la mano destra, lì dove ora c'è una fede d'oro rosa ad impreziosirle le dita. « Rivuoi fare il giochino che facevamo sempre al bar sotto il San Mungo? » Gli chiede, ridacchiando a quei ricordi che riaffiorano. Nei loro primi anni da specializzandi, dove l'apparenza era tutto, loro, a fine turno, ubriachi e stanchi, cercavano di ingannare l'esteriorità fingendosi sposati, così che Fred potesse o dileguarsi dalle situazioni scomode, con qualche infermiera, con grande eleganza, oppure proporre delle tresche fedifraghe che facevano non poco divertire Mazikeen che, al bancone, rimaneva a guardarlo districarsi in quel suo lato sempre un po' impacciato, nonostante tutto, con le donne. « Qui purtroppo sanno tutti che sono sposata con "Colui che non doveva essere nominato", ma posso sempre consigliarti chi potresti provare ad avvicinare, per finire degnamente questa serata che credo proprio sarà una barba, come tutte le altre. » Sospira, insensibile, portandosi la mano al petto, come suo solito quando vuole dare un eccesso da drama queen alle sue parole. « Ad ogni modo, che ne pensi, di tutta questa storia? L'indiziato al CIM, ci sono riscontri? Io credo di aver decifrato l'agenda di Ginny: sono date. E' tutto così..Non ci capisco nulla. Lucien pensi ne sappia qualcosa? » Gli occhi, truccati alla perfezione per l'occasione, diventano due fessure mentre si volta a guardarlo, come ad esortarlo a continuare, magari affrettandosi a correggere quello che potrebbe essere valuto da lei come un'errata scelta di termini. « Non gli sto dando la colpa di niente, non mi picchiare, giuro. E' solo che è..ecco, abbastanza più vecchio di noi, magari su certe robe, visioni creepy di bambine annesse, ne sa più di noi trentenni abusivissimi. Beh a parte te, che a anzianità sei più o meno là pure. Scherzo, ovviamente » L'espressione rimane sempre un po' tirata, seppur sia leggermente più rilassata. « Non sa niente. » Taglia corto, non volendo tornare sopra quel discorso in assoluto modo. Lucien, per anni, ha cercato di fare il suo meglio per poter riavere un proprio nome riabilitato e una vita vera da vivere, senza avere l'angoscia di essere braccato come un animale in gabbia. Per questo motivo, ha tentato di parlare con lui il meno possibile riguardo quel caso e quella faccenda, perché non voleva che qualcuno dubitasse, anche soltanto lontanamente, che lui potesse centrare qualcosa, solo per memorie passate. « Farò finta, elegantemente, di non cogliere l'allusione, neanche troppo velata, ai miei anni, perché sono una signora. E Rosier non collabora troppo. Non reagisce bene ai soliti schemi che usiamo per i psicopatici. Anche se oggi ha detto qualcosa più del solito, in effetti. » Si ritrova a rimuginarci sopra, per qualche istante, tanto che viene colta di sorpresa da quelle parole. « Sei..Stai benissimo. » Si volta a guardarlo, ormai prossimi all'entrata della villa e lo fissa per qualche istante, in silenzio, fin quando non è la voce di Pride a rompere quell'atmosfera strana. « Buonasera Maze, serata difficile al San Mungo? » Gli sorride, lasciando scivolare via la mano da quella di Fred, per andare a salutare l'uomo, con un bacio sulla guancia. « Direi strana, a dire il vero. » Si ritrova a commentare, guardandolo per qualche istante, per poi scivolare verso la valigetta che ha stretta tra le dita. Torna a lui, inarcando un sopracciglio, interrogativa. « Hai intenzione di concludere un accordo ad una veglia funebre? Uhh, insensibile e audace, Faulkner. Mi piace! » Si lascia andare ad una risatina ilare, entrando dalla porta. Si lascia scivolare il pellicciotto lungo le braccia, così da far comparire un tubino dal corpetto in pelle lucida, in quella spiccata nota di sobrietà che l'ha sempre contraddistinta. « Come stanno Gabriel e Harleen? » Non fa in tempo a rispondere, che il caro Fred decide di prendere la palla al balzo. « Buonasera anche a te, Faulkner. Oh sì, ci sono anche io, già! » Guarda il rosso con un'espressione strana. Ti si è annodata la bacchetta? « Sì, okay, dicevamo, i gemelli.. » prende a dire, per districarsi da quella strana tensione di cui si è caricata l'atmosfera. « Gabriel sempre più silenzioso e studioso, tanto da non sembrare figlio mio, Harleen credo proprio che scapperà di casa, un giorno o l'altro. E' in piena fase ribellione contro la scuola e suo padre. » Se contiamo poi il fatto che lui le mette le sbarre alla finestra, abbiamo fatto tombola. « Se anni fa mi avessero detto che avrei presenziato ad un evento del genere ne avrei riso » Si ritrova a ridere di quelle parole, annuendo. « Pensa che per me è già la
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    seconda volta, nel giro di diciotto anni. »
    E' già la seconda volta che vedo cadere una Ministra. « Anche se, l'ultima volta, devo ammetterlo, era tutto molto più scenografico e villa Douglas uno scenario nettamente più piacevole alla vista. » Eeeh, quando c'era la Zabini! Sa perfettamente di risultare un'insensibile, Valerie Rotschild ha fatto del bene per il mondo magico, è riuscita a portare avanti il lavoro magnifico fatto dai suoi precedessori nel continuare a salvaguardare la pace, eppure lei è rimasta come quando il suo corpo dimostrava ancora diciotto anni: trova sempre qualcosa al quale far appigliare il suo black humor spicciolo. « Se mi vuoi scusare, devo assentarmi un attimo » Annuisce, inclinando il capo nella sua direzione. « Riservami un bicchiere di vino per festeggiare, se la transazione andrà a buon fine! » Gli indirizza dietro, per poi salutare con un bacio volante una Lily Potter ormai bella che cresciuta. « Tesoro, poi voglio sapere tutto di quella storia! » Le dice, prima di salutare anche Nate e consorte, poco più lontani, insieme al loro pargoletto d'oro. « Sì, lo so, ti vedo impaziente di lasciarmi da sola, già pronto alla caccia. Carino, davvero carino Weasley, è così che si tratta la madre dei tuoi figli? » Scherza su, per poi dargli una leggera bottarella al braccio, per costringerlo ad andare avanti. « Va, va pure, screanzato che tanto io devo cercare di capire se qualcuno della famiglia colpita ha bisogno di un sostegno psicologico. Sia mai che Mazikeen Greengrass si tiri indietro dal fare del bene. » Se profumatamente retribuito. Sbatte le ciglia, angelicamente, per poi rubare un bicchiere rosso da un vassoio in corsa. Si mette a sorseggiarlo, in disparte, per poi adocchiare quel figurino di Fawn Byrne. Le sfila da dietro, per poi cingerle i fianchi con il braccio. « Non ti sembra di vivere in un deja-vù? » Le sussurra all'orecchio, complice, prima di salutarla con due baci sulle guance. « Però, noto che ancora hai l'angoscia del rosso agli eventi importanti, eh? Tuo marito ti ha proprio lasciata traumatizzata da quella festa dell'Astra. » Sorride, trattenendo una risata sotto i baffi, per poi lasciare che l'espressione si congeli, naturalmente. Perché ha questioni più importanti da discutere con lei. « Come ti dicevo nel messaggio di questo pomeriggio, ti devo parlare di uno "sviluppo neurotico" che mi è stato affidato, proprio in questi giorni, per una perizia psicologica. » Abbassa la voce, affinché sia solo lei la diretta interessata di quelle parole. « E' un soggetto pericoloso, che gli Auror hanno motivo di credere centri qualcosa con la morte di Valerie. » Continua, con le labbra che si nascondono dietro la coppa di vino rosso. « Ho bisogno di un secondo parere, vista la tua vasta conoscenza in materia di psicologia criminale. Ho letto dell'ultimo premio che ti è stato conferito a Miami, sono così fiera di te, tra parentesi. » Le stringe il braccio, dolcemente, lasciando che tutta la sua contentezza le si riversi addosso, prima di proseguire, più seria. « Non voglio contaminare troppo il tuo giudizio, ma abbiamo a che fare con un individuo che ha deficit di memoria a breve termine, con evidenti disturbi ossessivo - compulsivi, con presenza di atteggiamenti morbosi e sintomatologici del caso. » Si stringe nelle spalle, prima di guardare di fronte a sé. « Credi che domani potresti fare un salto al San Mungo per una tua perizia? Mi farebbe davvero comodo. C'è qualcosa, in questa persona, che non riesco a capire. E' come se fosse stato messo sotto Imperius, perché non ricorda ciò che ha fatto o detto nell'ultimo periodo, eppure sembra presente a se stesso e non vi è traccia magica nella sua attività neuro - cognitiva. » E' preoccupata, è evidente. « Non so, è strano. »

    « Ti avevo portato questa, ad ogni modo (no, tranquilla, non spara acqua come i fiori che uso coi bambini). Ma magari Pride mi ha preceduto? » Abbassa gli occhi verso la mano aperta di Fred e rimane a guardare, con un sorriso, la piccola rosa rossa che vi è deposta al suo interno. « Dillo che vuoi dar da mangiare al mio ego. » Prende il fermaglio e, con la sua solita nonchalance, se l'appunta tra i capelli. « Mandarmi in giro, durante una veglia funebre che richiede come dress code l'uniformarsi al colore nero, con una rosa rossa tra i capelli è come avere un occhio di bue sparato addosso. » Come mi conosci bene! Extra, Maze, lo è anche a quasi quarant'anni, una prerogativa che non ha mai perso negli anni. « Vuoi che ti ringrazi, o vuoi continuare questa scenetta con Pride, che tra parentesi, perché? Sei forse geloso? » Lo incalza, con un sorriso, mentre gli lascia un bacio leggero sulla guancia. Si scosta, per poi notare una traccia rossastra sulla sua pelle. Vi passa delicatamente l'indice, sbaffandola soltanto, senza toglierla per poi sorridere nuovamente. « Sei più carino così. » Dice, con un ghigno divertito. « Magari così, le donne single qui presenti, crederanno tu sia ancora il Don Giovanni che eri ai tempi di Hogwarts e ti vorranno ancora di più. Mi ringrazierai dopo. » Scrolla il capo, prima di annuire alle sue parole successive. « Lì c'è Amunet. » Si avvicinano a lei, con Maze che si fa avanti per abbracciarla. ( « Ho visto Lily, ma è scappata via quando le ho chiesto di quella faccenda del ragazzetto nuovo che li gira intorno. Me l'ha raccontato Harleen. Poi mi direte, o tu o lei, non scapperete all'infinito. ») Si stacca, giusto in tempo per sentire le battute da idiota di Fred e quindi roteare gli occhi al cielo. « Ciao Percy, felice di vederti. Beatrice è da questi parti? Non l'ho ancora intravista. » Chiede, cercando di trattenersi dal riportare il saluto che suo marito ha indirizzato proprio a lei. « Io e Maze dovremmo parlarvi di alcune cose. No tranquilli non è di nuovo incinta. » Scoppia a ridere, dandogli una botta con il gomito che vuole sottolineare le parole non dette che sono presenti nei suoi occhi. « Questa appartiene a Ginny, nostra nipote. » Ascolta le parole di Fred, mentre, di tanto in tanto, i suoi occhi saettano dal quadernino. nel quale sono appuntate date su date, agli occhi degli altri tre, con fare preoccupato. « Perchè io non vorrei allarmarvi, davvero, ma c'è il piccolissimo e futilissimo dettaglio che una delle date..E' oggi. Stramegafantastico vero? » Stringe le labbra, fissando quella data, per poi sentire un brivido vibrarle in tutto il corpo. « Non so se sapete che due giorni fa è stato scortato al vecchio CIM il signor Raphael Rosier. » Si ritrova a divulgare quelle parole, per poi volgere il capo verso Mun. « Sono dichiarazioni rilasciate in maniera ufficiosa. » Scherza su, sapendo perfettamente che ciò che si stanno dicendo, rimane tra di loro. « E' un personaggio che non ho ancora inquadrato del tutto. Sono giorni che lo torchio, ma non risponde come dovrebbe. E' chiaramente un sociopatico, eppure sembra avere un'etica, una morale.. » Farfuglia, bevendo un altro sorso di vino rosso. « Non sono riuscita a farlo parlare più di tanto, ma oggi ha detto delle cose che mi hanno turbata. » Mi hanno ricordato sensazioni passate, spire di nubi che mi hanno avvolto per secoli. « Oltre all'avermi scambiata per la sua compagna d'avventura, raccontandomi che, camminando insieme, moriremo un poco, reciprocamente, ha detto "Mi apro alla chiusura." » Scrolla il capo, mentre storce le labbra piene. « E' solo un'ipotesi, ma credo che abbia trasportato in me la figura di colui che gli ha dato ordini, finora. Mi parlava come se fossimo a stretto contatto, come se ci conoscessimo da tempo ed è come se quelle parole le avesse imparate a memoria, come da un copione ben scritto. » Si stringe nelle spalle. « Potrebbe essere stasera, la chiusura di cui parlava? Forse, se stiamo alle date che ha scritto Ginny. Voi sapete altro che possa farci capire qualcosa su questa chiusura? Cos'è che devi chiudersi? Per poi aprire cosa? »

    Prima parte: interrogatorio che non ha portato a nessun successo, di un individuo in stato di fermo.
    Seconda parte: interagito con Fred, Pride, Lily Potter special guest, Fawn, salutato Nate e menzionato Erik.
    Terza parte: interagito con Fred, Mun e Percy.

     
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    Una carriera brillante e una vita privata sull'orlo del baratro, una realtà che Eris non avrebbe mai immaginato o desiderato per sé. Aveva scelto medicina perchè voleva prendersi cura delle persone, seguendo quella sua predisposizione caratteriale che l'aveva sempre contraddistinta. Aveva studiato e lungo, sacrificando tempo e vita privata, tutto per diventare la brava guaritrice che era. L'ultima cosa che avrebbe pensato era che che il suo attaccamento al lavoro avrebbe mandato all'aria la sua vita sentimentale. Stava osservando Matthew riempire la sua valigia, svuotando l'armadio e portando via tutto ciò che aveva. Si erano conosciuti all'ultimo anno di college e da quel momento avevano fatto coppia fissa. Erano entrambi ambiziosi e a differenza dei loro compagni avevamo preso le cose con calma, concentrandosi prima sulla loro carriera. Erano fidanzati da quasi un anno, ma per qualche strano motivo non avevano ancora fissato la data del matrimonio. «Tornerò nei prossimi giorni a ritirare il resto delle mie cose...» Eris aveva cercato di ricucire il loro rapporto, ma la distanza che si era creata era troppa per essere colmata. Qualche giorno prima Eris aveva avuto un'emergenza ed era mancata ad una serata organizzata dall'ufficio di Matthew, quando era tornata a casa l'uomo aveva detto di essere stanco e di non poter contare su di lei. Per la prima volta in vita sua Eris aveva ribattuto con forza e tra i due era scoppiata una lite fragorosa; si erano urlati addosso cose spiacevoli, di cui con il senno di poi si era pentita, ma entrambi erano giunti alla conclusione che forse non erano destino. Lei gli aveva restituito l'anello di fidanzamento e lui si era trasferito momentaneamente in albergo. Quando l'aveva avvisata che sarebbe tornato a casa a prendere le sue cose aveva preferito esserci perchè le sembrava giusto, in segno di rispetto per quella che era stata la loro storia. «Ok, non c'è problema...» «Eris io vorrei...» «...io dovrei tornare al lavoro.» Vide la delusione sul volto di Matthew e non poté fare a meno di sentirsi lievemente in colpa, non voleva certo sminuire la loro storia, ma allo stesso tempo voleva rimanere fedele alla posizione che entrambi avevano preso. «Come non detto, ci vediamo al funerale della ministra giusto?» Annuì nei confronti dell'uomo e non si scostò quando questi le depositò un bacio sulla guancia mentre usciva, odiava quella situazione, ma allo stesso tempo non potevano continuare a fingere che tutto andasse bene. Quando l'uomo si smaterializzò seguì il suo esempio e tornò al San Mungo, prima di recarsi al funerale doveva prendere dei documenti importanti che riguardavano proprio l'ex ministra. Lungo la strada verso il suo studio si affacciò su quelle dei bambini, ritrovandovi un Fred Weasley accerchiato e preso d'assalto. «Fred, tutto okay quì?» «Oh, Eris! Dite ciao alla dottoressa Eris, bambini!» Quando il coro di voci si levò nei suoi confronti non poté fare a meno di entrare nella stanza, il pediatra sembrava infatti bisognoso del suo aiuto; superato nel numero dai piccoli pazienti. Con un piccolo cenno della testa indicò al collega di uscire, sottintendendo che ci avrebbe pensato lei a calmare le acque.
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    «Bambini ho sentito che con la cena di stasera vi serviranno anche un dolce da leccarsi i baffi, ovviamente solamente a quei bambini meritevoli...» Li guardò tutti sorridendo e in men che non si dica ognuno di essi filò nel proprio letto. «Fate i bravi e più tardi passo a controllarvi ok?» Le tenere voci dei bambini acconsentirono e mentre usciva dalla stanza li sentiva discutere su quale sarebbe stato il possibile dolce servito a cena. Si raccomandò con le infermiere di servire a tutti una generosa porzione di zuccotti, chiudendo per una volta un occhio sulle politiche salutiste dell'ospedale; dopotutto erano bambini che passavano gran parte del tempo in quell'ospedale, lontani dall'ambiente famigliare rappresentato dalle loro case. Nella tranquillità e intimità del suo ufficio si permise si accasciarsi un attimo contro la porta, cercare di incastrare tutto risultava spesso difficile e la morte della ministra non rendeva le cose facili. Frugò nello schedario alla ricerca della cartella di Valerie, era una sua paziente da qualche anno e ultimamente i sui controlli si erano fatti più assidui. Durante l'ultima visita aveva riscontrato dei problemi, la donna sembrava infatti affaticata e dall'esame aveva notato una macchia non indifferente che si espandeva sul petto. Quando le aveva fatto presente ciò che era emerso si aspettava di vederla reagire con forza, pronta a combattere qualsiasi cosa fosse, ma al contrario aveva fatto finta di niente; aveva scelto di non fare esami di approfondimento e dopodiché aveva smesso di presentarsi alle visite. Eris l'aveva contatta più volte, aveva lasciato messaggi alla sua segretaria, ma era sempre troppo impegnata per risponderle o vederla; ora non poteva fare a meno di chiedersi se tutto ciò avesse in qualche modo a che fare con la sua morte. Una volta trovata la cartella si tolse il camice bianco e indossò una semplice giacca blu, era sempre un funerale alla fin fine. Quando si smaterializzò a pochi metri dalla villa dei Rostchild non poté fare a meno di notare tutte le personalità di spicco presenti, ma quante di loro erano lì davvero per porgerle il rispetto dovuto. Scorse Nate il lontananza, impegnato con Sirius e altri vecchi compagni di scuola; promettendo a sé stessa di salutarlo più tardi. Ma tra tutti aveva bisogno di trovare Judah; si era occupato dell'autopsia su Valerie e aveva bisogno di parlare con lui. Senza farlo apposta si scontrò nuovamente con Fred. «Eris, collega, dopo ti farai offrire qualcosa, vero? Non accetto un no come risposta, ovviamente. Niente scuse al re delle scuse, non reggono. E' la prima volta che ci becchiamo e tu non hai delle analisi del sangue tra le mani mentre io il camice sporco di latte..quando sono fortunato. Ci tengo allora eh, non mi abbandonare.» La donna nascose la cartellina dietro la schiena perchè effettivamente anche quel giorno aveva tra le mani una serie di analisi, ma non se la sentiva di infrangere i sogni del povero e provato Fred Weasley. «Non ti preoccupare che dopo una giornata come questa sarò io a venirti a cercare per farmi offrire qualcosa.» SI fece largo tra la folla, cercando il volto di Carrow. Quando si ritrovò a pochi passi da Beatrice e Albus non poté fare a meno di prendere entrambi sotto braccio. Aveva bisogno che anche loro ascoltassero ciò che aveva da dire, non solo Judah. Quando finalmente incontrò il collega prese tutti e tre da parte e aprì la cartella davanti ai loro occhi, così che anche loro leggessero con i loro occhi ciò che aveva constatato. «Ho visitato Valerie ogni sei messi negli ultimi cinque anni, è sempre stata una donna in salute...al massimo lamentava qualche acciacco dovuto all'età e al lavoro stressante, ma tutto sommato ha sempre goduto di buona salute.» Lei stessa si stupiva per la tempra della donna, aveva il polso di un generale e non si lasciava intimidire da nessuno. «L'ultima volta però recava i segni di una grossa massa sul petto, una massa che per quanto ho potuto esaminare di espandeva velocemente. Quando ha saputo del problema ha interrotto le visite e non si è più presentata; rifiutando ogni mio tentativo di mettermi in contatto con lei.» Molti pazienti si spaventavano di fronte a diagnosi difficili, ma tutto ciò esulava dal carattere che la donna aveva sempre mostrato; tradendo quella tempra combattiva che l'aveva sempre contraddistinta. «Forse non è niente, ma tu Judah, tu che hai effettuato l'autopsia puoi trovare un nesso tra le due cose...» Un collegamento che a lei mancava non avendo potuto partecipare all'autopsia.

    Allora, interagito con Freddie, Tris, Albus e Judah
    citati proprio di sfuggita Nate e Sirius
     
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    Solita smielatezza da donna incinta. Hades, alla risposta di Betty, non potè fare a meno di arricciare il naso in un cenno di pura e fastidiosa scortesia, inarcando le sopracciglia in un'espressione saccente. Betty, a quanto sembrava, lo aveva preso troppo alla lettera e non aveva saputo cogliere la sua ironia. In tutta risposta, l'indicibile, si fece sfuggire un "tsk" appena udibile dalle labbra, le quali umettò successivamente con la punta della lingua. «Ti hanno dato un copione per questo o stai improvvisando?» Chiese in modo acido, retorico, afferrando un nuovo bicchiere dai vassoi, ma questa volta colmo di rum ambrato. Continuando a guardarsi attorno, il biondo venne successivamente catturato dall'espressione che Beatrice Morgenstern riservò a lui ed al resto dei presenti che, intanto, avevano formato una piccola cerchia attorno alla profezia sorretta dal suo collega. Faccio tanto per non far uscire le cose dai sotterranei, e poi le profezie se ne vanno in giro da sole, se avessi avuto dei nipoti avrei regalato loro delle giratempo per Natale. Gli occhi felini, dapprima confusi per il modo con il quale Beatrice avesse invitato anche a lui ad uscire sul terrazzo, andarono ad incrociarsi con quelli di Sirius Potter, il suo capo. Lo scrutò all'incirca per mezzo secondo prima di decidersi a seguire il gruppo, nonostante non avesse idea del perchè, invece di beccarsi un rimprovero per essere lì benchè la sua presenza non fosse stata autorizzata, adesso si trovava invischiato forse in una questione riservata. « Abbiamo un problema. E' mai successo che una profezia venisse forzata? Perché credo che ne abbiamo bisogno. Ciò che contiene quella valigetta, pare si debba dischiudere non appena noi ci riuniremo, ma di fronte a tutte le cose che sto apprendendo mi sembra un salto nel buio. » La fronte di Hades si aggrottò per qualche istante, ed il capo iniziò a scuotersi appena. Qualunque cosa avessero in mente di fare, sentiva che era una pessima idea. Non si intromise, lasciando balzare la propria concentrazione da Beatrice a Potter « Diciamo che è possibile. Ma serve tempo e gli attrezzi giusti, che non abbiamo qui. » e questo significava tornare forse al ministero, e l'indicibile aveva sperato con tutto sè stesso di poterne rimanere fuori. Tutto ciò che non era di sua competenza, non gli interessava, a malapena gli interessava ciò che lo era. Purtroppo, però, per sua sfortuna, il viaggiatore dovette nuovamente posticipare il proprio ritorno a casa, dando precedenza a questioni più importanti rispetto al proprio riposo. « Bella serata per un po' di straordinari, vero? Hades, per te ho un incarico molto delicato. Ma sei il più indicato di tutti.. e non fare quella faccia! Ti piacerà. » Come logico che fosse, Sirius non era mai piaciuto a Fudge: troppo allegro per i suoi gusti, non era raro incontrarlo di prima mattina col sorriso sulle labbra ed una battuta per tutti. « Qualunque cosa tu voglia farmi fare, spero tu abbia preso in considerazione tutti i rischi del caso » Biascicò, lentamente, incrociando le braccia al petto in attesa delle direttive. « Voglio che tu torni indietro di.. diciamo tre mesi e lasci questo biglietto nella mia scrivania. Se mi trovi in ufficio o se sarai costretto a darlo direttamente a me, dimmi che è un messaggio della sezione Imprevisti. Mi fido di te, Fudge. » Ciondolò lentamente sul posto, puntando gli occhi sul terreno prima di poter tirare fuori la bacchetta dal fodero. Sirius sapeva almeno quanto Hades che le profezie non sempre si avveravano, e che quel piccolo viaggio nel passato potesse voler dire modificarne il futuro che ne sarebbe conseguito. Afferrò il biglietto che il proprio capo gli tendeva, intascandolo per poi lanciare un'occhiata al resto dei presenti e riacciuffare dalla propria giacca quella giratempo che aveva sottratto mezz'ora prima. Questa basterà, pensò, lasciando girare per cinque volte in avanti e tre volte indietro le lamelle del ciondolo prima di sparire improvvisamente.

    [...] Il ministero era avvolto nel torrido caldo di metà agosto, ed Hades cercò di passare il più inosservato possibile con il suo abbigliamento invernale mentre, velocemente, tentava di raggiungere i piani inferiori per dirigersi verso l'ufficio del suo capo. La giratempo sarebbe durata dieci minuti esatti. « Fu-fudge? » All'apertura dell'ascensore dei sotterranei, Hades ebbe un'autentica botta di fortuna nell'incontrare Sirius Potter che, sul volto, aveva dipinta un'espressione alquanto interrogativa. « ...io, tu...nel senso, come hai fatto? Ci siamo visti pochi second...» L'indicibile roteò gli occhi, frettoloso, trascinandolo all'interno dell'ascensore prima che le porte si chiudessero. « Sezione imprevisti, questa è la tua scrittura, no? Non ho tempo da perdere, non ne abbiamo. » Gli ficcò il bigliettino nel taschino della camicia prima di controllare l'orologio che portava al polso e bloccare audacemente la corsa dell'ascensore, colpendo la tastiera affissa alla parete.
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    « Lo saprai meglio di me, e come già ti ho detto non ho il tempo materiale per spiegarti cosa sia accaduto, non posso farlo e non voglio farlo, sicuramente penserai che sia qualcosa di grave e lo è....ma tu devi fare in modo che questo nostro incontro, in alcun modo, pregiudichi il corso degli eventi. Fai quello che devi fare ed obliviati poi, se è necessario. Qualunque cosa tu faccia da questo momento in poi, pensando alla mia presenza e a quello che accadrà in futuro, pregiudicherà il mio presente, e questo viaggio potrebbe rivelarsi vano. Cerca di tenermi lontano dai tuoi pensieri, prosegui la tua vita senza lasciarti condizionare dalla minaccia di un pericolo imminente; il solo tuo pensiero per ciò che avverrà è in grado di mandare tutto a puttane.» Inarcò le sopracciglia, successivamente, inspirando all'espressione di rimprovero che il suo capo parve rifilargli, come a dire: "credi che io non lo sappia?" « Il problema principale, signor Potter, è che la natura umana tende a lasciarsi sopraffare, a prescindere dalla posizione che si ricopre e alla consapevolezza dei rischi che si corrono. E' inevitabile che penserai a questo momento finchè non accadrà qualcosa di strano, ed è altrettanto inevitabile che, anche inconsciamente, le tue azioni saranno vincolate da ciò che ti è stato chiesto di fare. Obliviarsi, è la soluzione migliore, e confido tu lo faccia e che non debba essere personalmente io a farlo.» Quattro minuti dei dieci a disposizione usati. Con un altro colpo deciso del palmo, Hades, rimise in moto l'ascensore, il quale aprì nuovamente le porte nei sotterranei « Spero non mi licenzierai per i miei modi di fare spinosi Biascicò, prima di sparire oltre le porte, dirigendosi verso il proprio ufficio, stando ben attento a non farsi vedere da nessuno. Scavò nei cassetti della propria scrivania, velocemente, affannosamente quasi, lasciando scandire i propri movimenti dal rintocco insistente degli orologi che lo circondavano. Li odiava profondamente, li aveva sempre odiati. Facendo della propria scrivania forse un bazar, alla fine trovò ciò che cercava: un piccolo termometro babbano, di quelli che si usano per misurare la febbre ai bambini. La punta della bacchetta lo toccò un paio di volte ed, infine, un nastro rosso con un piccolo bigliettino andò ad avvolgersi attorno a questo, che rimase sospeso a mezz'aria affinchè il diretto interessato lo notasse tra il marasma generale: "Portalo sempre con te."

    Hades, fece appena in tempo a lasciare quell'ultimo messaggio di vitale importanza che, immediatamente, venne risucchiato nuovamente nel suo presente. Tratteneva la giratempo ancora stretta fra le dita e, con molta cautela, andò ad esaminarne la clessidra contenuta nel ciondolo: era totalmente vuota, ciò significava che era tornato nel posto giusto. Poteva capitare, a volte, soprattutto se la giratempo era stata costruita male, di essere vittime di un trasferimento continuo di materia da una parte all'altra del tempo, soprattutto se non si avevano punti di riferimento ai quali aggrapparsi. Era sempre bene, prima di una partenza, scegliere un luogo che avesse una particolarità che potesse coesistere solo nel proprio presente, e quando accadeva che la clessidra della giratempo non si svuotava del tutto, era estremamente importante sottostare ai continui cambiamenti e distruggere l'oggetto solo quando si era estremamente sicuri di essere tornati nella propria dimensione spazio-temporale. Fortunatamente per l'indicibile, non era stato questo il caso, ma per qualche istante dovette comunque fare i conti con la destabilizzante confusione che gli regnava in testa: dov'erano finiti tutti gli altri? Si guardò attorno e per un attimo ebbe anche il sentore di aver sbagliato qualcosa. Cristo, pensò, ma la prontezza di tastarsi le tasche alla rapida ricerca di qualcosa che estrasse solo una manciata di secondi più tardi, non si lasciò condizionare dal momentaneo smarrimento. Il termometro, quel famoso termometro, che ora stringeva saldamente fra le dita, venne alzato alla luce di uno dei lampioni che illuminavano il circondario, constatando che la temperatura segnata fosse di 38,2°. Cosa fosse quell'oggetto? Beh, i viaggi nel tempo, soprattutto se c'era il rischio di interagire troppo col passato, potevano portare ad un'alterazione del presente e del futuro, come tutti sapevano. Ebbene, quel semplice oggetto, era in grado di identificare con assoluta precisione, quale fosse lo scarto che correva tra "ciò che sarebbe dovuto essere e ciò che sarà". Un 40°, avrebbe significato un codice rosso, ma un 38,2° era ancora una soglia tollerabile, forse data inevitabilmente da quell'informazione in più che, il Sirius Potter del passato, era riuscito a trasferire nel futuro. Semmai, di lì a poco, il mercurio sarebbe salito fino a sfiorare il limite consentito, allora qualcosa sicuramente stava andando storto, e con ogni probabilità dipendeva dallo stesso Sirius Potter, e da quell'Oblivion caldamente consigliato dallo stesso Fudge. Nonostante coesisteva l'alto rischio di una contaminazione, Hades sentiva di aver fatto del suo, di aver dato più contributi di quanto volesse effettivamente e, semmai qualcosa non fosse rientrato nei canoni della normalità, lui sicuramente non poteva, nè aveva la minima voglia, di sottostare alla stupidità di qualcuno che aveva preferito convivere con la consapevolezza di correre un pericolo, un giorno, piuttosto che togliersi un peso dalla coscienza. Così, se ne lavò letteralmente le mani, lasciando risuonare un fischio nel cuore della notte. Un corvo, in un battito di ciglia, planò verso il suo braccio che, adesso, teneva ben teso nel buio. « Alla commemorazione » Fu l'unica direttiva che diede, assicurando al becco del corvo il termometro incantato e un biglietto di eventuali spiegazioni. Sperò potesse capitare nelle mani giuste, altrimenti ciò che era stato fatto, non sarebbe stato più modificabile.

    " Che questo messaggio possa raggiungere un auror.
    24 Agosto 2035, 10:30 circa
    Ministero della Magia, sotterranei, nei pressi dell'ascensore dell'ala ovest

    Semmai questo oggetto sfiorasse i 40°, qualcuno dovrà tornare dove indicato e rimediare alla contaminazione.
    Confido comunque di aver fatto un buon lavoro, ma non posso esserne certo, e tantomeno voglio correre ai ripari.
    A me non interessa ciò che verrà fuori da tutto questo, non ho nessuno da proteggere, e di certo non mi affannerò
    per salvare l'esistenza a qualcuno che non sia io. Non è il mio lavoro."


    Post su per giù inutile che non è ambientato alla festa, ma occcchei, spero d'aver creato un po' di gioco per qualcuno
    Hades è tornato nel passato e ha fatto ciò che gli è stato chiesto, ma per un motivo o per un altro si rischia una qualche contaminazione e sono svariati i casi per cui si potrebbe incorrere in un simile pericolo: A) qualcuno lo ha visto al ministero; B) qualcuno potrebbe aver origliato con orecchie oblunghe e simili il discorso fatto a Sirius; C) Sirius potrebbe non essersi obliviato dopo l'incontro (e questo sta solo a lui deciderlo); D) qualcuno potrebbe aver seguito Sirius e magari aver manomesso il messaggio che lo stesso Siri ha posto sulla profezia; E) qualunque cosa la vostra fantasia possa macchinare. Oppure tutto rimane nella norma e arrivederciciaoèstatounpiacere. Comunque decidiate che vadano le cose, Hades se ne è lavatole mani e se ne è ito via, però ha inviato alla festa un messaggio con la speranza che questo possa raggiungere qualcuno, un auror in particolar modo, ma non è detto che non raggiunga nessuno o raggiunga qualcun altro.
    Spero di essermi spiegata, ve se vole bene, cià, è stato un piacere <3
     
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    Una colomba bianca sfreccia nel cielo tumultuoso di Londra a impressionante velocità. E' in ritardo. Come al solito. Nel corso degli anni Janis Lydia Jones si è confermata pressoché la stessa persona che era ai tempi della scuola. Dopo un diploma preso con voti nella media, si è gettata nel mondo del college nelle misteriose acque della Trasfigurazione e Metamorfosi un'arte quella, che Janis aveva iniziato a coltivare per puro diletto e per necessità pratiche già ai tempi della scuola. Quando aveva iniziato a dedicarsi all'apprendimento dell'arte delle abilità da Animagus, aveva appena quattordici anni, e aveva iniziato a farlo per pura necessità, sperando che la sua trasformazione le avrebbe giovato nelle sue sotterranee attività illecite. Al settimo anno ormai tutti la chiamavano La Gazza Ladra, perché aveva approfondito talmente tanto la sua conoscenza in merito alla propria trasformazione da poterla sfruttare per sopravvivere. Tutta questione di necessità. Non le era mai piaciuto né spacciare, né tanto meno rubare, ma in assenza di una famiglia e un'eredità alle spalle, e sentendosi troppo orgogliosa per accettare aiuti troppo ingenti persino dalla sua migliore amica, Janis si era sentita costretta di rubare ai ricchi per dare a se stessa. Ha fatto quanto necessario per mantenersi durante gli studi, facendo sforzi immani affinché non dovesse contare su nessuno. Due lavori diversi, le avevano permesso tutto sommato di potersi pagare un affitto e il materiale necessario per finire un cursus honorum di tutto rispetto. Ciò che non aveva dimostrato durante gli anni curricolari, Janis se l'è visto ampiamente riconosciuto durante gli anni del college. Con un ruolo di assistente presso la cattedra di Trasfigurazione e un lavoro di ricerca sull'implemento delle tecnologie magiche, si è creata durante i suoi anni di corso un curriculum di tutto rispetto. Brava smanettona, lavoratrice stacanovista, e diligente studentessa si è ritrovata per le mani alla fine del suo percorso con un paio di offerte davvero allietanti. A forza di provarci e riprovarci, la ruota ha iniziato a girare anche dalla parte della piccola orfanella rivoluzionaria e prima che se ne rendesse conto si è ritrovata da outsider, perfettamente inserita nel sistema. Attualmente occupa in pianta stabile da un anno la cattedra di Trasfigurazione, dopo che il vecchio professor Truman è andato in pensione. Una grande veglia funebre accademica, per il ritiro del mago, che per Janis era stato un mentore, oltre a diventare quasi un secondo padre. Ma prima di ciò, Janis ha avuto anche il tempo di prendersi una seconda laurea Ricerca e sviluppo magici durante la quale si è spaccata la schiena tra stage di progettazione high-tech magico soprattutto nella Olivander Industries, dove è spiccata per la sua estrema capacità di proporre idee innovative per migliorare l'accessibilità tra maghi. La sua opera moderna più famosa, restava tuttavia la prima, quella per cui, in fin dei conti, durante i suoi anni accademici è diventata una specie di guru, oltre che Senior e forma di vita aliena altamente stimabile per la quantità industriale di conoscenze in materia di tecnologia. Sì; l'ottimizzazione della rete degli smartphone magica e il suo inserimento in nel network babbano intracciabile, era tutta opera sua. Se si chiedesse a lei, in parole povere cosa significhi risponderebbe con molta umiltà: in pratica è una specie di cyber-mondo-magico; insomma.. avete presente la rete reale dei maghi? Ecco.. ora navighiamo in internet, esattamente come camminiamo tra i babbani. In maniera invisibile, sotto i loro nasi. Senza che nessuno se ne accorga. E quella era stata la sua grande fortuna. Per vendere il brevetto al Ministero e inserire la rete nella società nel pieno rispetto della legalità, Janis si è beccata la sua piccola isola di felicità e fortuna. Soldi che ora l'attendevano comodamente nella camera blindata di Gringott iscritta a suo nome, che non si sarebbe mai aspettata di avere.
    Fiera si posa sul davanzale di uno dei terrazzi della villa, dopo aver passato i soliti controlli di sicurezza; ed è lì che assiste senza nemmeno volerlo a un incontro piuttosto particolare, mentre libera le piume bianche della polvere presente nell'atmosfera, come dopo ogni volo che compie. « Una profezia fuori dall'Ufficio Misteri senza autorizzazione e la minaccia di un complotto. Grandioso. O questa è una delle Cene con Delitto dei Corvonero più elaborate e ben riuscite degli ultimi anni o potrei fidarmi del tuo istinto. » Sgrana leggermente gli occhi, mentre d'istinto si va a posare su un cornicione un po' più in disparte, proprio accanto a un piccione che sembra osservarla con la solita faccia dei tonni spiaggiati che hanno naturalmente i piccioni. Che hai da guardare? Spostati, grazie. Il piccione si libera in volo poco dopo essersi beccato una beccata piuttosto dispettosa dalla Jones. « Bella serata per un po' di straordinari, vero? Hades, per te ho un incarico molto delicato. Ma sei il più indicato di tutti.. e non fare quella faccia! Ti piacerà. » Non riesce a carpire il senso esatto di quanto sente ma a giudicare dall'emergenza con cui Albus e Beatrice hanno lasciato il gruppo e la segretezza con cui parlano sotto voce i presenti, immagina che il mistero deve essersi in qualche maniera infittito. O questo, oppure sentite il bisogno di fare i nerd persino durante una veglia funebre. Svaniscono nel nulla poco dopo lasciando modo a Janis di atterrare sul pavimento del terrazzo, riprendendo velocemente le proprie vesti umane. Si sistema il vestito, portandosi su un spalla la miriade treccine, facendo il proprio ingresso nella sala ghermita di gente. Un cameriere le offre un bicchiere di champagne che la Jones afferra con ben poca discrezione, individuando nella folla il volto della migliore amica, appena uscita da una conversazione con la Greengrass che si sta già allontanando verso nuovi lidi.
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    « Ho come l'impressione di essermi persa qualcosa. » Asserisce non appena la raggiunge, guardandosi attorno con fare piuttosto sospettoso. « Capisco che la mia incapacità di essere puntuale mi fa perdere facilmente i pezzi, ma così mi sembra esagerato. Qui c'è gente che sussurra sotto voce e pianifica come conquistare il mondo. » Deglutisce appena stringendosi le braccia al petto mentre ancora ripensa alle parole di Sirius Potter. Vorrebbe parlarne con qualcuno, chiedere qualcosa, ma ha come l'impressione di aver origliato qualcosa che non avrebbe dovuto sentire, e allora non dice niente. Lo sguardo individua Albus nell'ambiente ed è lì lì per raggiungerlo. Vorrebbe chiedergli di cosa stessero parlando. Vuole davvero farlo? Non ne è certa. Indica d'istinto l'ormai nota collega di Fawn. « Il capo ti dà da fare anche quando non indossate il camice? » Asserisce con un che di divertito prima di scuotere la testa. « Vedi perché ho scelto di insegnare? Quello è un impegno che finisce non appena metti piede fuori da scuola. Li consegni ai genitori e poi tu sei libera di sbracarti sul divano e pensare ai beneamati cazzi tuoi. » Ed è anche il motivo per cui Janis, dei figli ancora non li aveva. In fondo era rimasta la stessa adolescente di sempre. In mezzo ai ragazzi non era né più, né meno che una di loro. Tranne quando si trattava di vederli sui banchi della sua aula. Lì diventava una vera arpia, e si era anche guadagnata la fama della rompicoglioni seriale. Ma in fondo, conosceva le sue responsabilità, e capiva quanto importante fosse quella materia per la loro formazione futura. La Trasfigurazione non era qualcosa con cui si potesse effettivamente scherzare. Aveva compreso negli anni fosse la sua vera vocazione, più dello smanettare, più delle sue stesse manie di attivismo, più di qualunque altra cosa. Aveva compreso in fondo, Janis, che se doveva sperare in un modo migliore, doveva partire dall'educazione delle nuove generazioni, a cui bisogna istallare ottimi principi e un giusto metodo di approcciarsi alla vita. Di scatto, mentre sta ancora scrutando la sala assieme a Fawn, intercetta Dean, che afferra per un braccio attirandolo in mezzo a loro. « Moses! Quanto tempo! » Non più di un paio d'ore a dirla tutta. Ma si sa, in fondo a Hogwarts si è tutti una grande famiglia. Quasi non si è in grado di scrollarsi di dosso gli altri abitanti del castello. In un modo o nell'altro, qualcuno tra capo e collo, ci si ritroverà sempre. « Allora? Aggiornamenti? Qual è il morale generale? » Chiede fissando prima Fawn e poi Dean. « Sono stata chiusa nel mio ufficio negli ultimi due giorni tentando di correggere le relazioni assegnate la scorsa settimana a quelli del sesto. La quantità di voli pindarici che i miei studenti riescono a fare, nonostante il mio tentare e ritentare di costringerli a essere meno superficiali è semplicemente impressionante. A dirla tutta.. sono.. davvero impressionata dai livelli di fantasia impiegata per trattare determinati temi. Sono capaci di stare lì a scervellarsi per giorni pur di inventarsi una cazzata senza aprire un libro. » Si stringe nelle spalle. « Credo che incolperò te, per la loro incapacità di capire l'importanza delle fonti. » Asserisce scoppiando a ridere in direzione di Dean. « Tutto ciò per dire che sono completamente fuori dal mondo e.. » Sospira arrestando di completamente quel discorso, mentre sprazzi della conversazione appena sentita tornano nella sua mente. Posa la mano sul tavolino accanto a dove si trovano, finendo tastare un'area leggermente bagnata. Si porta istintivamente le dita di fronte al viso per verificare con un'espressione leggermente schifata la natura della sostanza contro cui è incappata, pronta a lamentarsi della poca professionalità del personale dell'ex Ministra della Magia in quanto a igiene. E poi la riconosce. « Qualcuno è stato decisamente maldestro nel rovesciare la propria Polisucco. » Asserisce mentre allunga appena le dita sottili sotto gli occhi dei due. « Ma soprattutto.. chi ha bisogno di una Polisucco durante la veglia della Ministra della Magia? » Non è poi mica un evento per cui fare a gomitate per entrarci.


    Janis è un animagus. Si trasforma in una colomba. Durante il suo decollo per giungere alla festa, sente per sbaglio la discussione del gruppetto sul terrazzo di cui tuttavia non se la sente di parlarne con nessuno, for now.
    Interagito con Dean e Fawn.
    Nominato tutto il gruppetto sul terrazzo + Albus e Maze.


     
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  8. [ Pars destruens ]
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    Pride aveva sempre pensato di vivere in apnea: sapeva che l’atto respiratorio era imperfetto, infatti da giovane aveva percepito la sensazione di essere sul punto di affogare, la rabbia lo aveva tenuto vicino a quel luogo di non ritorno che era l’oblio. Quando era cresciuto invece qualcosa in lui era mutato, per lui era raro sentirsi come gli oggetti abbandonati tra le onde del mare, la sua glaciale presenza nel mondo gli impediva di giungere sino a lì. Sempre a un passo prima della caduta nel vuoto.
    Se avesse dovuto scegliere si sarebbe declinato lui stesso come il punto d’arrivo che divide ciò che è nulla da ciò che è forma, lo avrebbe fatto, forse perché nelle versioni che gli altri davano di lui avrebbe rifranto infinite immagini, proprio come i cristalli di ghiaccio. Una cosa di certo era ben visibile agli occhi di tutti: il suo lato di uomo scaltro, sempre pronto a dar versioni di sé per sfruttare le occasioni. Quella veglia era una di quelle, perciò camminava sicuro mentre parlava con l’affascinante Greengrass « Direi strana, a dire il vero. » aveva detto la donna dagli occhi di gatto « « Hai intenzione di concludere un accordo ad una veglia funebre? Uhh, insensibile e audace, Faulkner. Mi piace! » un tono di sfida e gioco, il suo, Pride lo conosceva bene e non poteva che trovarlo intrigante. « Potrebbe dirsi un incontro d’affari, non di certo una visita di cortesia », le sue parole sempre pragmatiche e prive di emozione lo accompagnavano da quando era diventato indicibile. Un modo per sviare il discorso, il suo, e non lasciare che l’attenzione fosse data a quell’oggetto che portava con sé: tanto piccolo quanto pericoloso. « Buonasera anche a te, Faulkner. Oh sì, ci sono anche io, già! » Si voltò, gli occhi lapislazuli in quelli del Weasley, quell’uomo tanto simile a come lo ricordava durante l’adolescenza. V’era fastidio nello sguardo dell’uomo e quel sentimento di astio che nasceva tra uomini « Buonasera Weasley, è in compagnia di una dama affascinante, non mi premurerò di sottolineare di trattarla con garbo, trovo che lei sia ben conscio della fortuna che le è concessa », le iridi di Pride finirono in quelli di Maze Greengrass mentre rivolgeva indirettamente il complimento a lei. Non era sua intenzione rubare la fanciulla al suo legittimo sposo, né aprire faide che non avrebbero portato altro che problemi, tuttavia non avrebbe lasciato silenti i pensieri che gli avevano sfiorato la mente quando aveva visto la donna. « Sì, okay, dicevamo, i gemelli.. Gabriel sempre più silenzioso e studioso, tanto da non sembrare figlio mio, Harleen credo proprio che scapperà di casa, un giorno o l'altro. E' in piena fase ribellione contro la scuola e suo padre. » Due bambini, era ciò che più di tutto Pride aveva rifuggito: dei figli. Non aveva mai trovato una persona che avesse davvero stuzzicato quella fantasia, nonostante Victoire e sua sorella Harriet ci avessero sperato sino ai suoi 30 anni. Ancora per loro Pride Faulkner avrebbe potuto trovare una donna da sposare, pronta ad accettare i suoi silenzi e il suo animo sempre mediato, ma per Faulkner quell’evenienza non era tra le sue priorità: era uomo dedito al lavoro e alla ricerca, sebbene non trovasse difficoltà a parlare con i bambini degli altri. « Se Gabriel avesse bisogno di qualche libro non esitare a mandare un gufo, sarò lieto di controllare nella mia libreria » di Harleen non ebbe nulla da controbattere, era una di quelle persone che considerava le parole di troppo più invadenti e fastidiose dei silenzi. E così detto si congedò, non prima di aver annuito all’invito di Maze. « Riservami un bicchiere di vino per festeggiare, se la transazione andrà a buon fine! », solo se Weasley glielo avesse permesso.

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    Fu rapida la sua introduzione alla giovane Morgenstern, tanto rapida da ricevere risposta sibillina, simile a quella di una freccia scoccata da un arco. « Non esiste.. ufficialmente.. un vertice magico londinese. » Una stilla di vitalità e precisione, la sua, che non aveva altro scopo se non quello di indicare l’imprecisione di quella serata. « Il che significa che sta puntando noi. » Un cenno del capo, nessuna parola, a dimostrare che quella sua epifania era esattamente ciò che Pride aveva pensato non appena aveva visto la profezia scintillare all’interno del suo ufficio. Fu rapido a seguire la donna mentre si dirigeva verso il suo responsabile: Sirius Potter, l’uomo che aveva scavalcato pur di concludere quella faccenda il prima possibile. Si spostarono sul terrazzo e Pride sentì su di sé gli occhi del Potter fulminarlo « Una profezia fuori dall'Ufficio Misteri senza autorizzazione e la minaccia di un complotto. Grandioso. O questa è una delle Cene con Delitto dei Corvonero più elaborate e ben riuscite degli ultimi anni o potrei fidarmi del tuo istinto. » era vero, non aveva richiesto né autorizzazione, né aveva seguito i protocolli, ma quella poteva essere una situazione che avrebbe richiesto un intervento rapido. « Questo è il prezzo da pagare » per essere un indicibile e per avere scavalcato le indicazioni classiche. Avrebbe accettato qualsiasi conseguenza per le sue azioni, Pride non compiva mai una scelta senza prima averne vagliato le variabili, sapeva cosa lo avrebbe aspettato e non gli interessava, non se si trattava di una cosa come quella. « « Ciò che contiene quella valigetta, pare si debba dischiudere non appena noi ci riuniremo, ma di fronte a tutte le cose che sto apprendendo mi sembra un salto nel buio. » continuò Beatrice « Hades non ha esposto i pericoli che questa azione comporterebbe, ma se siete consapevoli e coscienti di ciò che volete compiere non sarò io ad ostacolare la forzatura » disse a denti stretti, accettando il suo ruolo in quella faccenda.

    ➜ Sotterranei della Gringott

    Il buio li accolse, erano luoghi di grande fascino per uno come lui, abituato alle stanze scure di ogni luce prive. Pride conviveva con le flebili fiamme delle profezie da anni, per questo i suoi occhi erano abituati ai luoghi come quelli. Si diresse con la valigetta vicino a Potter, per lui tutta quella questione doveva concludersi rapidamente. Ciò che più di tutti lo rendeva irrequieto era l’idea di forzare una profezia, destinata a schiudersi di lì a poche ore. Esistevano infiniti futuri, erano gli uomini a decretare gli esiti del presente, per questo non accettava di buon grado quell’idea. Eppure rimase immobile, accettando il ruolo che il caso aveva deciso per lui fulminarlo « « Prepara la profezia Pride, grazie. » la valigia fu posata e aperta. Pride estrasse dal bavero della sua giacca un fazzoletto di seta nero e prese tra le mani la sfera di vetro, senza toccarne il freddo materiale così facendo la pose tra le mani della giovane donna bionda. « La maneggi con cura e non la scuota, potrebbe percepire calore, ma sarà una semplice illusione mentale…in quel caso me lo faccia presente così potrò intervenire » e così dicendo le si mise accanto annuendo alle parole di Sirius. Faulkner, quando avremo la profezia ho bisogno di te per decifrarla. Sei il migliore in ufficio, con queste cose. Stanotte potresti salvare molte vite.. quella vecchia volpe della Morgenstern se le sente nelle ossa, le catastrofi. Se ha fiutato qualcosa, mi fido di lei. » era raro che una profezia venisse forzata perché gli effetti potevano dare vita a conclusioni catastrofiche. Anni prima, quando ancora Pride studiava al college magico, un indicibile era morto proprio mentre tentava la via più semplice di lui erano state ritrovate solo le ossa. Si diceva che più la persona legata alla profezia fosse capace di instaurare rapporti umani, più l’incantesimo di scasso dava risposta. In quel caso appariva che la dirigente della gringott avesse grandi potenzialità.

    “Oranges and lemons” Say the bells of Saint Clement’s.
    “You owe me five farthings”. Say the bells of Saint Martin’s.
    “When will you pay me?” Say the bells of Old Bailey.
    “When I grow rich”. Say the bells of Shoreditch.
    “When will that be?” Say the bells of Stepney.
    “I do not know”. Says the great bell of Bow.
    Here comes the candle to light you to bed.
    Here comes the chopper to chop off your head.


    La litania pervase la stanza, riempiendo lo spazio quasi fosse fatta di luce e mentre la giovane lasciava fuoriuscire dalle sue labbra parole di speranza e morte, Pride estrasse la bacchetta, puntandola contro la sfera. « Morienti cuncta supersunt » a chi muore, tutto sopravvive , la formula che aveva imparato durante i suoi anni tra i libri, stava significare che i morti potevano parlare, se interpellati: le loro immagini rimanevano cucite nel passato quasi quanto i fili che intrecciavano le vite degli uomini. Un sonoro crack fece sussultare la platea, mentre fili di immagini fuoriuscivano dalla profezia.
    <«Quella ragazza è mia nonna, ma gli altri due non lo so..anche se uno di loro ha un volto famigliare. » A lui spettava il semplice compito di catturare le immagini che stavano osservando e poi trovare risposta a quella profezia. L’uomo, che appariva in tutto e per tutto simile al figlio di Valerie si stava avvicinando alla donna con una ampolla dal contenuto scuro, simile se non identico alle figure sinistre che li avevano seviziati anni prima. « Le profezie possono far vedere mezze verità, soprattutto se forzate, possono far coincidere passato con presente » sottolineò lui aggrottando la fronte ed invitando la donna a continuare, mentre la profezia appariva sempre più fragile. Pride allungò le mani per farsi consegnare la sfera, la prese tra le mani, mentre le immagini cominciarono a fluttuare rapide e truffaldine. «
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    Morienti cuncta supersunt »
    ripetè, mentre con la mano destra sfregava il liscio vetro, come ad invitare le immagini a continuare ad uscire e, insieme a loro, le parole. Sibilanti, uno schiocco di frusta, li colpì la frase della sibilla.

    « L’orrore scarlatto colpirà l’attenzione del principe Prospero, la notte in cui a lui sarà concesso il pianto,
    “Chi osa?” domanderà roco e il terrore gli si dipingerà sul viso,
    mentre le stanze affollate,
    dai cortigiani del londinese vertice un tempo intrappolato,
    si tramuteranno in sabbia.
    L’orrore calerà la maschera, dipingendosi di caligine nera,
    scura come nell’anno 2017 che fu.
    E le tenebre e il disfacimento terranno illimitato dominio.
    »



    La sfera si frantumò tra le mani dell’uomo, causandogli alcuni tagli sulle mani. Dovette chiamare in causa tutte le sue forze per imprimersi in testa quelle parole che poi, rapido « Potter, se io le ripetessi tale vaticinio lei potrebbe porlo per iscritto? » Doveva pensare e farlo in breve tempo, gli veniva da ridere perché quella profezia non era altro che una grande presa in giro, il progetto di un folle. « Citare Poe… il veggente che ha pronunciato queste parole deve essere stato un savio o un fanatico. » scosse il capo, perché mai prendere la maschera della Morte Rossa e dare un responso del genere? « Il principe Prospero è il figlio di Valerie che danzava tra le immagini, e la notte in cui gli è concesso il pianto è questa…proprio durante la veglia funebre della madre. » Poi proseguì, pulendosi le mani colme di sangue sui pantaloni e sulle maniche della giacca. « I cortigiani..beh i cortigiani siamo noi riuniti, una volta intrappolati e il verso successivo che cita il 2017 è un chiaro segnale dei mesi passati durante il lock down » snocciolava parole gelide, prive di emozioni « Le stanze si tramuteranno in sabbia… Ricordo che nel racconto, anche se ora sto semplificando, Poe scrisse che la morte rossa vagava per le stanze del principe Prospero e di ogni stanza faceva un suo dominio. Le stanze che si tramutano in sabbia stanno a significare che ciò che un tempo è carne poi diviene polvere…la morte attende i cortigiani che furono intrappolati nel lock down questa stessa sera e così l’orrore rosso calerà la maschera e il dominio delle tenebre avrà la sua rivincita» ecco il vaticinio ed ecco il responso. « Ora che abbiamo forzato la profezia e forzato il tempo, il futuro potrebbe essere già cambiato, non ho il potere di dirvi cosa succederà esattamente, le porte del tempo sono infinite »

    1° parte: interagito con Fred e Maze
    2° e 3° parte interagito con Beatrice, Sirius, Betty.
    Non ho descritto la parte delle immagini perché preferisco lasciarla al gioco di altre persone, così da creare le congetture che più possono andarvi a genio! Mi sono liberamente ispirata ad un racconto di Poe che amo. Scusate l'attesa <3


    Edited by [ Pars destruens ] - 2/12/2018, 22:21
     
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22 replies since 17/11/2018, 15:15   1248 views
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