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    Buffo lo svolgersi delle cose. Se all'inizio del mio primo anno a Hogwarts mi avessero detto che sarei entrata a far parte delle cheerleaders, sarei scoppiata a ridere in faccia al povero malcapitato che aveva davvero pensato di dire una cavolata così grossa. Non lo dicevo perché appena entrata in questa scuola assomigliavo ad un ippopotamo verticale, -be', non solo- ma di certo non mi ci vedevo a sgambettare a destra e sinistra con una ridicola gonnellina più corta di una mutanda davanti a tutta la scuola. Cos'era cambiato, non lo sapevo nemmeno io di preciso. Forse la storia era iniziata quando una sottile e bellissima ragazza in tutina e coda di cavallo mi aveva consegnato uno sgargiante volantino con l'immagine in movimento di una piramide umana e la scritta che annunciava la necessità di nuove partecipanti al gruppo delle Sweet Fairies; come se davvero avessi la stoffa e la prestanza per quell'attività. Mi aveva fatto piacere, seppur in maniera totalmente vanitosa e discutibile. Poi, avevo appallottolato il foglietto e lo avevo gettato nel camino della mia Sala Comune. Forse invece la storia era continuata grazie a quella cosa che c'era stata tra me e Fred Weasley e che mi aveva fatto incazzare così tanto da farmi sentire bruciare fin dentro l'anima e, forse, dico FORSE, si era conclusa quando ne avevo parlato alla mia famiglia, e mia madre mi aveva detto con un sorriso mortificato che per fare le cheers bisognava essere snelle e sexy, qualità che sapevo bene di non possedere. Ed ecco la soluzione: ahimè non avevo la costituzione per fare la flyer o la tumbler, dunque avevo deciso di occupare la posizione di base, per quanto ridicolo e poco attraente potesse apparire.
    Al primo allenamento mi ero sentita esaltatissima e capace di tutto, ma ben presto le cose non avevano tirato per il verso giusto. Non appena mi avevano chiesto di sorreggere due ragazze, la situazione era diventata critica: avevo respirato profondamente, avevo sudato, e nonostante tutto mi erano crollate addosso come birilli. "Balenottere azzurre! Stupide facocere!" avrei voluto gridare alle due compagne che, distese sopra di me, ridevano a crepapelle come se fosse stata la cosa più piacevole del mondo. Invece, mi ero preoccupata di chieder loro se stessero bene, per poi congedarmi con un sorriso di scuse e un odio profondo verso il genere umano ben nascosto nel petto.
    Dunque, eccomi a marciare con sicurezza verso il bagno delle ragazze dopo aver notato una pallida chioma infilarsi al suo interno con discrezione, e io, come una stalker della peggior specie, a seguirla; erano giorni che cercavo di parlarle senza mai trovare il momento più opportuno.
    « Victoire! » piccoletta e leggera, a dir poco perfetta per me. « Sono Harry, la nuova base delle Fairies » cercai di spiegarmi, contenta perlomeno di poter condurre la conversazione guardandola in faccia e non attraverso la porticina della toilette. « Be', tu... » vorresti saltarmi in groppa? « Cioè, mi chiedevo se ti andasse di essere in coppia con me, per la storia del peso e delle altezze, hai in mente » tanto bionda quanto me, avremmo fatto un figurone insieme, davanti a tutti. Davanti a Fred. Avevo respinto con forza l'idea che fosse sua cugina, decisa a svolgere il mio nuovo ruolo senza implicazioni di tipo sentimentale a rovinarmi l'esperienza. Che poi, anche se le cose fossero andate bene e tutto quanto, ci sarebbe stato farlo rosicare almeno un pochino. Giusto una punta, ecco.
     
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    E' immersa nell'ennesima lettura di quel capitolo di Pozioni. "La Felix Felicis, più comunemente chiamata "Fortuna Liquida", è una pozione che rende l'utilizzatore incredibilmente fortunato in tutto quello che fa, forse aumentando la sua intuizione così come influenzando il mondo a lui circostante." Sottolinea quella frase distrattamente, pensando che a lei, ultimamente, servirebbe proprio una tanica di Felix Felicis, così, giusto per stare sicuri che faccia effetto contro la sua perenne sfiga. La sottolinea una volta, due volte, tre volte, fin quando non si forma un solco piuttosto pesante sul foglio, tanto da togliere le punte delle lettere sottostanti. Rimane a guardare la pergamena, con un'apatia piuttosto palese, mentre la sua mente corre totalmente altrove. A quella sera, a quello sbaglio, a quel momento che ha rovinato totalmente tutto, lasciandola lì, a boccheggiare come una povera scema. Deglutisce, sbattendo poi le ciglia, tornando, a poco a poco, alla realtà. Si accorge del disastro che ha fatto con il foglio ed è allora che alza lo sguardo, quasi colpevole, per cercare quasi di captare le occhiate di chi ha intorno. C'è una Serpeverde davanti a lei che la fissa, senza alcun ritegno. Phoebe Jenkins. Negli occhi non vi è alcun accenno di derisione, eppure lei si sente giudicata, così fa una smorfia che vorrebbe essere un sorriso, ma è certa sia diventata qualcosa di più inquietante. « Ti serve qualcosa, Jenkins? » La squadra, con decisione, prima di guardare oltre le sue spalle. Sono rimaste sole in biblioteca. Com'è possibile? Si ritrova a pensare, mentre capisce di essersi immersa nel proprio mondo per più tempo di quanto avrebbe creduto. « E' vero quello che si dice in giro? » Vicky cerca di rimanere calma, seppur quelle parole la mettano in un totale stato d'ansia e vergogna. Oddio, è andato a raccontarlo anche in giro. La guarda, sostenendone lo sguardo, mentre un sopracciglio svetta verso l'alto. « Di cosa stai parlando? » Le chiede, mantenendo un tono di voce abbastanza neutro da non lasciar trapelare nessuna sua emozione. Ma il suo corpo tradisce il suo stato d'animo, quando non fa caso alla boccetta dell'inchiostro scuro, urtandolo con il gomito. Succede tutto in una frazione di secondo, mentre una macchia nera si espande su buona parte della sua camicetta bianca. « Cavolo. » Cavolo, cavolo, cavolo. Continua, mentre si alza in piedi velocemente, lasciando che la sedia gracchi contro il pavimento. « Cazzo Weasley, volevo chiederti soltanto se fosse vero che hanno aperto le selezioni per le tumbler delle Fairies. » Gli occhi smeraldini sfrecciano dalla propria camicia agli occhi marroni della ragazza. Annuisce, lentamente, mentre allunga le mani a riprendere la propria roba da sopra il tavolo. « Sì certo, ci farebbero davvero comodo delle tumbler snodate come te. » Sorride, mortificata, mentre si stringe tutto al petto e fa per andarsene. « Ci vediamo sabato allora. Ti aspettiamo! » E così dicendo sfreccia via, con allo stomaco una fitta che la tiene in ostaggio. Lei non è così. Non è mai così in ansia, non è mai così con la luna storta. Lei non è così. Si infila dentro il Bagno dei Prefetti, chiudendosi la porta alle spalle, lasciando che sia un profondo sospiro a risalirle la gola. Deve calmarsi, deve smettere di pensarci e deve riprendere la sua vita. Annuisce, mentre si avvia verso il lavandino più vicino. Si guarda allo specchio e sfodera la bacchetta, pronta a puntarsela addosso, quando una voce alle spalle la prende alla sprovvista, facendola sobbalzare sul posto. « Victoire! » O Santi Numi! Si volta a guardare la bionda che è appena entrata nel suo campo visivo e fa mente locale su chi sia. Harriet, la sorella di Pride. Registra velocemente, mentre sulle sue labbra si dispiega un
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    sorriso dei suoi. « Sono Harry, la nuova base delle Fairies » Annuisce, lentamente, andando a tenderle la mano per poter stringere quella di lei. « Piacere, Victoire. Sono felicissima che tu sia delle nostre. » Si presenta gentilmente, per poi ritratte il braccio, lasciando che torni al suo naturale posto, contro il suo fianco. « Be', tu...Cioè, mi chiedevo se ti andasse di essere in coppia con me, per la storia del peso e delle altezze, hai in mente » A quel punto non può che ridacchiare, contenta finalmente di aver trovato la sua compagna ideale. « Non sai quanto tu mi stia rendendo felice. Questi giorni ho provato con un fantoccio animato, come base, ti lascio immaginare. » Le confida, portandosi una mano al lato della bocca, con fare complice. « Certo che mi va di far coppia con te. » Annuisce, poi il suo sguardo scivola nuovamente verso la propria camicia. « Ehm.. come prima impressione, è davvero convincente e professionale, devo ammetterlo. Diciamo che ho avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con la mia boccetta dell'inchiostro. » Si punta la bacchetta contro la macchia informe, pulendola velocemente con un "Gratta e Netta", per poi lisciarsi il tessuto con una passata della mano. « Come nuova. » Commenta, lasciando che i propri occhi scivolino verso il proprio orologio al polso, poi tornare a guardare la ragazza. « Ho una ronda di un'oretta, poco prima di cena, che comincia tra un quarto d'ora. Ti va di farmi compagnia? » Le propone poi, all'improvviso, come un fulmine a ciel sereno. Non si conoscono, probabilmente lei avrà di meglio da fare che passeggiare su e giù, lungo il corridoio del terzo piano, aspettando che tutte le classi si svuotino. « Sì, insomma, se io devo essere la tua flyer e tu la mia base dovremmo conoscerci almeno un po', andando al di là del semplice "So come ti chiami, mi basta e avanza". Sai, per la questione fiducia, eccetera, eccetera. » Le sorride, raccogliendo la propria tracolla da terra, pronta a dirigersi verso l'uscita. « Allora, partiamo dalle basi. Pride. E' tuo fratello. Come hai fatto a convivere e crescere con un tale musone? » Scoppia a ridere, tenendole la porta, aspettando che sia lei a precederla nel corridoio. « No perché davvero, ogni volta che io ci parlo mi fa venir voglia di castare sopra di lui un piccolo sole che lo segua ovunque. Magari così sarebbe più propenso a sorridere, anche perché avete un bellissimo sorriso di famiglia. E' un peccato! »

     
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    Fui sollevata nel comprendere che forse non mi aveva beccata ad inseguirla negli ultimi giorni, lo spray al peperoncino me lo sarei spruzzato negli occhi pure io stessa. « Piacere, Victoire. Sono felicissima che tu sia delle nostre. » pure io lo ero stata, prima di farmi casere addosso due giraffe alate eh. Non sarei dovuta essere così negativa -dopotutto era stato solo un allenamento, il primo per di più- anche perché di fronte a me la mia nuova speranza mi stava tendendo la mano con un'irresistibile radiosità. « Grazie mille, pure io ! » strinsi la mano della Grifondoro, con vigore. « Non sai quanto tu mi stia rendendo felice. Questi giorni ho provato con un fantoccio animato, come base, ti lascio immaginare. Certo che mi va di far coppia con te. » Urrà, urrà! Halleluja! Basta animali di taglia grande sulle spalle, basta calci in faccia! « Menomale, sono sollevata. Io ho provato con persone vere, ma un fantoccio in questo caso non sarebbe stato affatto male » replicai con una risatina, alzando poi gli occhi al cielo. Almeno un essere completamente inanimato non avrebbe starnazzato. Fino a quel momento mi ero concentrata soprattutto sul volto di Victoire tanto da non notare la macchia bluastra sulla sua camicetta inamidata che vistosa sembrava voler far sapere a tutti della propria vittoria. « Non... non si nota troppo dai. La prossima volta però voglio una rivincita » lanciai un'occhiatina veloce in direzione dell'indumento, senza sapere bene cosa dire; mi sarebbe piaciuto aiutarla, ma non sapevo quanto potesse apprezzare l'offerta di farsi strofinare il petto da una quasi sconosciuta, o di farsi puntare la bacchetta sulle tette, insomma. Fortunatamente però la ragazza ebbe la mano più svelta della mia, e con un incantesimo riparò il danno al tessuto ora immacolato. « Come nuova. » bene, niente cose inopportune. « Mi hai tolto le parole di bocca! » scherzai, sistemandomi un ricciolo in quella specie di nido che avevo in testa; ormai ero in bagno, tanto valeva sfruttarlo. « Ho una ronda di un'oretta, poco prima di cena, che comincia tra un quarto d'ora. Ti va di farmi compagnia? » sorpresa, la guardai attraverso il riflesso del vetro con un sorriso perplesso. Sarebbe stato carino fare qualcosa insieme, instaurare un rapporto un po' più profondo. In fin dei conti mi sarebbe toccato avercela in spalla per il resto dell'anno, non ci avrebbe fatto male parlare un po'.« Sì, insomma, se io devo essere la tua flyer e tu la mia base dovremmo conoscerci almeno un po', andando al di là del semplice "So come ti chiami, mi basta e avanza". Sai, per la questione fiducia, eccetera, eccetera. » eh, non faceva una piega! « Certo, mi farebbe piacere. Che poi tra bionde ci si fa forza, dobbiamo screditare il pregiudizio sulla stupidità! » non che fosse necessario dimostrarlo, ma insomma. Quante volte avevo sentito "gne gne gné sei bionda e non capisci"? Due, tremila volte? « Allora, partiamo dalle basi. Pride. E' tuo fratello. Come hai fatto a convivere e crescere con un tale musone? » scoppiai a ridere fragorosamente. Forse non nel modo più adatto ad una frequentatrice di bagni femminili, ma mamma mia, era questa l'idea che la gente si era fatta di Pride? C'era da morirci. « Diciamo che è sempre stato uno per le sue, ma pure lui ha una specie di senso dell'umorismo ben nascosto, giuro. Tipo il Mostro di Loch Ness: sai che esiste ma non puoi trovarlo o sorprenderlo » Sistemai la sciarpa lanciando il lembo dietro il collo, ringraziandola poi sottovoce uscendo dalla porta che teneva aperta. « No perché davvero, ogni volta che io ci parlo mi fa venir voglia di castare sopra di lui un piccolo sole che lo segua ovunque. Magari così sarebbe più propenso a sorridere, anche perché avete un bellissimo sorriso di famiglia. E' un peccato! » arrossii, sprofondando il mento nella sciarpa. « Non ha bisogno di un sole, ci sono già io ad illuminargli la vita » dissi seria per vedere la sua espressione. « AHAHAH sto scherzando. In effetti vorrei trovargli una ragazza, sempre che lui non ne abbia una nascosta da qualche parte, chi può dirlo » solitario come pochi, comprendevo quanto per mio fratello potesse essere particolare avere quel tipo di relazione. Ma lui era il meglio che si potesse mai avere, e per questo non poteva che meritarsi qualcuno all'altezza, persona purtroppo mai vista. « Se vuoi posso girarti il suo numero, chiedi e ti verrà dato » le diedi una gomitata maliziosa, con sorrisino losco annesso.
     
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