Stressed out

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    « Ci sei andato dalla Stone? » Seduto di fronte a sè all'enorme tavolata di Grifondoro, Alfie gli lancia un'occhiata attraverso la grossa tazza di cioccolata calda. Quel ragazzo, Freddie, sembra esserselo ormai scritto sullo stato di famiglia. Dapprima commesso ai Tiri Vispi, adesso compagno di scuola e, per giunta, anche di Casata. Un tipo simpatico, senza dubbio, ma..beh, particolare. Eccolo infatti con quei suoi capelli sparati, l'espressione allucinata, e quell'inquietante sguardo spiritato che lo preoccupa alquanto ogni qualvolta se lo ritrovi addosso. Gli ricorda Cavendish, delle volte, dovrebbe chiedergli se a legarli esista per caso qualche grado di parentela. A essere creepy in fondo, pensa, siamo là. Gli rivolge ad ogni modo la propria attenzione, il rosso, richiamato da quel nome, e quello strano gusto amaro in bocca che, ad oggi, il solo sentirlo pronunciare sembra suscitargli. Stone. Un tempo, quel cognome semplice, composto da quelle poche lettere, avrebbe riportato alla sua mente una vagonata di bei ricordi. Come l'aver picchiato qualche giorno fa chissà quale avversario Serpeverde ed esser finiti entrambi in punizione, o l'aver sbagliato questo o quell'ingrediente di qualche pozione con il solo e, stranamente, non troppo imprevedibile -conoscendo i soggetti- risultato di far evacuare l'intero castello. Ricordi quelli che un tempo era facile rispolverare e lucidare, al nominare dell'amica, ma che ad oggi, gli sembravano così lontani. Così irraggiungibili. Sospira dunque, stringendosi nelle spalle e scuotendo la testa. No, non c'era andato dalla Stone. Da quando la scuola era cominciata, e dopo il banchetto d'inizio anno, ci aveva provato per giorni. Nonostante si ignorassero a vicenda, e sembrasse che ad entrambi fregasse poco o nulla dell'altro, questo per Weasley, al di là di tutto, era un pensiero fisso. Come avrebbe potuto in fondo, essere altrimenti? Malia Stone era la sua migliore amica. Malia Stone era la sua migliore amica e tutto ciò che si era ricavato da lei, in quei giorni di scuola, erano state soltanto delle occhiate sfuggenti, distolte immediatamente. Non che le desse torto, Freddie, che in quella situazione, così come aveva fatto con sua sorella Roxanne, Maze, e chissà chi altri nella lunga lista nera di persone che era certo ormai lo detestassero, si era cacciato da solo. Ma in un piccolo angolo di quella sua speranza divampante, condita costantemente di una spolverata d'innocente ingenuità, aveva creduto che beh, almeno lei, in un certo modo avrebbe provato a comprenderlo. Aveva sbagliato, e lo sapeva bene. Non si era comportato come Fred Weasley avrebbe fatto, ma era andata così, e il passato, si era reso conto, non era capace di cambiarlo. Quindi era tornato, provando per lo meno a rimediare al presente, e ciò che si era ritrovato davanti, il quadro che l'aveva accolto, poteva vantare soltanto l'appoggio di poca gente, fino ad ora. Victorie prima di chiunque altro, che nonostante non l'avrebbe mai creduto, vista la situazione particolare nella quale la ragazza aveva vissuto per mesi, era con un sorriso che gli aveva permesso di rientrare a far parte della sua vita. Dopo di lei c'era Ophelia, con la quale la situazione presentava più punti interrogativi che altro, ed infine..Probabilmente basta. Malia mancava. Non l'avrebbe mai detto, non di lei, non di Malia, ma mancava. « Gli affari tuoi, Alfie? Mai eh? » Risponde dunque il rosso, un sopracciglio inarcato nell'osservare l'amico, e distogliere l'attenzione per quei pochi attimi da uno dei suoi schemi d'azione. Il campionato non era ancora cominciato, ma lui aveva iniziato ad indire gli allenamenti della sua squadra, perchè quest'anno l'avrebbero vinta quella dannata coppa. « No, non ci sono andato, comunque. Lo farò. » Procrastinare. Rimandare. Termini che mai avrebbe creduto di dover contare come parte integrante del suo vocabolario personale. Termini che riconduceva ad una codardia che, almeno fino a poco tempo fa, era sicuro non gli appartenesse. Ma che ad oggi, nel ricordare la facilità con la quale l'ex Grifondoro aveva distolto lo sguardo per ignorarlo, sembrava pulsare attraverso ogni suo tessuto. Tempo, aveva soltanto bisogno di tempo per tentare di riprendere le redini di quella sua stramba vita in mano. « Vabeh, okay. Se non muore per le lesioni riportate dalla lotta contro la Morgenstern, il tempo ce l'hai, in fondo » A quelle parole, gettate tra di loro con una leggerezza classica di Alfie, il rosso alza la testa di scatto, inchiodandolo lì sul posto. Il cuore che sembra perdere qualche battito. « Eh? » Bofonchia, le dita che si stringono automaticamente contro la pergamena, stropicciandola leggermente. « Dicono che si sono tirate per i capelli, alcuni giorni fa, non è certo ma.. » « Quando avevi intenzione di dirmelo? » Il tono di voce del Grifondoro è serio. « Avevi detto di non parlare più di Malia e cose di questo tipo.. » « Certo, quindi oggi la riempiono di botte e tu non me lo dici. Ti sembra normale? » « Beh, tecnicamente è successo alcuni giorni fa.. » « VAFFANCULO ALF » E a quel punto si alza, con uno scatto repentino, tanto da far ricadere per terra lo zaino ed alcune pergamene, che si vanno a spargere inermi sul pavimento. Non sa esattamente cosa stia facendo, ma lo fa comunque. E questo, per una buona volta, è qualcosa che Freddie, il solito Freddie di sempre, farebbe. Gettarsi a capofitto nelle situazioni senza curarsi delle conseguenze o di chissà quale preconcetto o piano studiato prima. Non sa quanto di quella storia sia vero o meno, ma poco gli importa. La troverà e le chiederà come sta, cosa è successo, ed il solito cazzo Mals ma che combini? di sempre. Sì, questo è quanto farà, e ne è convinto, ne è seriamente convinto fin quando non svolta l'angolo, e se la ritrova di fronte. E' distante di qualche metro, ma la vede comunque, nonostante lei non veda lui. Gli occhi aranciati la setacciano un po' ovunque, con una visibile apprensione, e tutto ciò che notano infine sono dei segni al collo. Lividi, da ciò che sembra. Allora è vero, pensa, ma non si muove di lì. Non si muove di lì perchè Malia è viva, vegeta e circondata da amici. E non ha bisogno di lui.

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    « Non vorrei allarmarti, Weasley, davvero, ma il tuo cane.. » « Che ha fatto stavolta? » « Beh..E' ad Hogsmeade. » « EH? » E' così che ha inizio un'altra fantastica giornata made in Weasley. Si è sempre chiesto come quel dannato cane faccia a scappare, sempre e costantemente, in qualsiasi stanzino lui possa rinchiuderlo. Non sarebbe la prima volta che si ritrova a cercarlo in posti inimmaginabili, e probabilmente, conoscendolo, neanche l'ultima. Quindi alla fine dei conti eccolo quì, a girovagare per Hogsmeade, in cerca del suo cane. Già. E' pressochè certo di stare saltando qualche lezione, quella mattina, ma in fondo la sua carriera scolastica e reputazione, dopo aver sfilato in veste di cheerleader a soli pochi giorni dopo l'inizio della scuola, non hanno più granchè di cui preoccuparsi. Si stringe nella giacca imbottita, le mani infilate attraverso le tasche, il respiro che trapela dalla sciarpa rosso-oro. Per essere Novembre, il clima è già parecchio freddo, non si stupirebbe se già a partire dal primo di Dicembre potranno ammirare una bella nevicata coi fiocchi. Non vede nevicare da un anno, dopotutto. L'ultimo suo Natale, in fondo, come tanti altri assieme a lui, l'ha trascorso tra le mura anguste di quel posto che ad oggi è tornato a chiamare casa. Chissà se quest'anno sarà diverso, si domanda. Chissà se riusciranno a dimenticare gli orrori che la prigionia ha portato loro, persino durante la festa più bella di tutte. Ed è ancora impegnato in certi pensieri, con quel fare riflessivo che gli appartiene da poco tempo a questa parte, quando scorge una macchia rossa trotterellare a pochi passi da lui. « Ghost! » Urlacchia, ricavandosi le occhiate scettiche di alcuni passanti. « Hehehe » Ridacchia allora, nervosamente, grattandosi la nuca ostentando indifferenza « GhostmannaggiaaMerlinovienisubitoquì » Squittisce verso l'animaletto (non poi tanto etto, ad esser sinceri) che in tutta risposta gli lancia un'occhiata, lo fissa per qualche istante, e poi scorrazza attraverso la porta rimasta aperta di un locale. Si lancia all'inseguimento, Fred, e per qualche istante riesce quasi ad acciuffarlo per la coda se non fosse per..beh, la porta a vetri che gli si richiude. In faccia. L'urto lo porta a precipitare per terra sulle chiappe, in un sonoro e rassegnato sbuffo, poi si rialza e, come un cane bastonato, si appresta a riaprire la porta, che annuncia la sua presenza con un dlin dlin. Si guarda attorno, cercando di individuare quel diavoletto rosso da qualche parte, e quando lo fa, si rende conto che è già intento ad infastidire qualcuno. « Cavolo scusa! » Mormora dunque, affrettandosi verso il tavolino incriminato « Di solito.. » Rompe le palle solo alla gente che conosce, sta per dire, se non fosse che nel frattempo ha alzato lo sguardo. « He-hey Mals » Malia Stone è lì, sotto le zampate del suo cane, che sembra non volerla smettere di saltellare per tentare di leccarla in faccia. Si pietrifica allora il rosso, boccheggiando inutilmente, come un pesciolino fuor d'acqua. « Ahem.. » Mi fa piacere vederti. Come stai? E' vero che hai litigato con Beatrice? Ti ha fatto male? Perchè avete litigato? Eri sola? Avresti dovuto chiamarmi, ti avrei difesa, in qualche modo. O aveva ragione lei? Beh poco importa, siamo buddies, ci appoggiamo sempre a vicenda. Mi sei mancata, tanto. Aspettavi qualcuno? Posso sedermi? Ma certo che posso. Che te lo chiedo a fare? Andiamo, sono io! « Scusa, non volevo disturbarti. Sai quanto è fastidioso Ghost, quando ci si mette » Che cazzo sto dicendo? Non lo sa, ma ciò nonostante si getta in avanti, per tirare via il cane dal collare e levarglielo di dosso. « Ci..Beh ci si vede » Bofonchia, con un disagio che gli fa quasi male, mentre gira i tacchi, dandole le spalle. Ghost piange, contrariato, ma lui fa comunque qualche passo per allontanarsi. Poi si blocca, in mezzo al corridoio, come un idiota. Respira a fondo e serra la mascella. « ..Come va? » Domanda, tornando da lei, senza però guardarla effettivamente negli occhi. « E' vero che hai fatto a botte? E'..E' tutto okay adesso? Stai bene? »
     
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    Uno dei problemi principali del College è che nessuno ti sta col fiato sul collo. Sembra una frase fatta, una di quelle cose che si dicono tanto per riempire gli spazi vuoti in una conversazione, per cominciare un nuovo filone di ovvietà nei momenti di silenzio, sei da solo, devi gestirti il tuo studio, è difficile organizzarsi, eccetera eccetera, quello che è. A queste massime, apparse di tanto in tanto nei discorsi tra compagni negli ultimi mesi, Malia non ha mai fatto caso più di tanto, troppo occupata a godersi la libertà apparente del "Non ci sono compiti" per preoccuparsi davvero del cumulo di studio da fare che col tempo si faceva sempre più consistente e insormontabile. Ma sì, dai, in qualche modo farò. Se ne accorge a pieno solo adesso, che si ritrova con un enorme libro su La Storia Millenaria degli Sport Magici da cominciare ex novo, con una specie di esame fissato a meno di due settimane. Ha perso il conto delle volte che ha sbuffato nella lettura di una sola pagina, sulla quale è ferma da più di dieci minuti, tra micro-pause fatte per sorseggiare la propria tazza di cappuccino, guardarsi intorno e studiare le vite altrui all'interno della piccola caffetteria, scorrere a vuoto sul cellulare la home di Instagram, nella speranza di vedere qualcosa di interessante che possa legittimare davvero la sua distrazione, o, più semplicemente, fissare un punto imprecisato fuori dalla finestra accanto alla quale si è accomodata.
    Dopo qualcosa come una decina di minuti trascorsi a cercare di interpretare i disegni lasciati dai residui di latte e dalla polvere di cacao sul fondo della tazza vuota, applicando tutte le regole della Divinazione che si ricorda sul momento, chiaramente nel modo sbagliato, sancisce la fine anche di quella piccola attività con uno sbuffo sonoro, visibilmente annoiato. Torna allora con gli occhi sul libro, sempre meno vogliosa di essere produttiva in una così bella giornata, e non fa in tempo a leggere due righe in croce che la soluzione a tutti i suoi problemi si manifesta di fronte ai suoi occhi, o, per meglio dire, l'assale, nella forma di un enorme cane bianco dalle sembianze anche troppo conosciute. Lo accarezza, sorpresa, la giovane Grifondoro, mentre ride di gusto e si lascia leccare il viso. Non ha nemmeno bisogno di studiare i tratti del muso per riconoscere la bestia. « Ghooost, che ci fai qui tutto solo? » Gli sorride, prima di guardarsi intorno rapidamente, alla ricerca del proprietario. Che però non si vede in giro. Aggrotta la fronte, un po' confusa, prima di tornare a posare gli occhi nocciola sul suo manto bianco. « Come sei arrivato, si può sapere? » gli sta chiedendo, mentre gli gratta la testa affettuosamente, nel vederlo scodinzolare contento.
    E appena qualche istante dopo, una voce, tanto conosciuta quanto le sembianze dell'animale, la intima a sollevare lo sguardo. « Cavolo scusa! Di solito.. » Non può fare a meno di notare un certo disagio negli occhi di Fred, non appena si accorge di lei, al quale risponde con un sorrisino a metà tra l'imbarazzato e il divertito. « He-hey Mals » Si morde il labbro inferiore, incerta su cosa dire. Non le piace quella situazione, darebbe qualunque cosa per tornare a com'erano prima, a quando era tutto più semplice, eppure non sa come affrontare determinate cose.
    « Ehilà. » La difficoltà e l'insicurezza sono palpabili nella sua voce, anche in quelle due semplici sillabe, che pronuncia a bassa voce. L'ultima volta si sono visti all'ospedale, il giorno dopo della nascita di Lily, e perfino lì hanno evitato di parlarsi. Il lieto evento l'ha reso però in qualche modo più semplice, perché la felicità per la nascita della bimba di Albus e Mun ha fatto passare qualsiasi imbarazzo e remora in secondo piano, almeno per un paio d'ore. Col risultato che, ora, Malia non sa bene come comportarsi.
    « Ahem.. » Lo guarda, come in attesa, mentre continua ad accarezzare Ghost, che, ignaro di tutto, continua a scodinzolare e strusciarsi con il dorso alle sue gambe, alla ricerca di altre carezze. Fred nel frattempo pare riflettere per qualche istante, prima di parlare di nuovo. « Scusa, non volevo disturbarti. Sai quanto è fastidioso Ghost, quando ci si mette »
    Gli rivolge un sorriso mesto, prima di abbassare lo sguardo verso l'animale, grattandogli lo spazio dietro l'orecchio. « È diventato più indisciplinato » dice, guardandolo, un angolo delle labbra che si solleva in una smorfia divertita. Un tentativo come un altro per sciogliere quel gelo insopportabile, che comincia anche a starle stretto. È consapevole di averlo creato lei, per la gran parte, ma sa anche di non averlo fatto del tutto gratuitamente. Ogni azione è una reazione. Si stringe nelle spalle, mentre apre la bocca: fa per dire qualcosa, riempire il silenzio, ma il ragazzo la precede.
    « Ci..Beh ci si vede » Aggrotta
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    la fronte, incassando il colpo, prima di annuire, nella speranza di risultare quanto meno dignitosa, e non delusa dall'ennesima occasione persa per parlare. Stringe le labbra in una linea retta, e solleva la mano in segno di saluto. Lo guarda fare qualche passo in direzione della porta, e ha già spostato lo sguardo sul libro, con un sospiro affranto, quando lo sente nuovamente parlare. « ..Come va? » Solleva il capo, puntando gli occhi nuovamente sulla sua figura, un po' sorpresa. Lo sguardo di lui è fisso verso il pavimento, e si sposta, concentrandosi su qualunque cosa che non sia lei. Non risponde, ma si morde il labbro inferiore, visibilmente dispiaciuta, per poi sospirare. « E' vero che hai fatto a botte? E'..E' tutto okay adesso? Stai bene? »
    Sbuffa, presentemente, prima di sollevare gli occhi al cielo, quasi esasperata. Cazzo Fred, però lo fai apposta. Non può non guardare quella espressione affranta senza intenerirsi, e dispiacersi ancora di più per come si sta comportando; e questo, se possibile, la fa arrabbiare maggiormente. Scuote piano la testa, prima di allungarsi, per prendere il proprio zaino posizionato sulla sedia di fronte alla propria, e lasciarlo cadere a terra con ben poca grazia. « Fred... Siediti, dai. » Gli indica il posto con un cenno della testa, l'espressione visibilmente stanca e affranta. Aspetta che il ragazzo si accomodi di fronte a lei, prima di appoggiare entrambi i gomiti sul tavolo, intrecciare le mani e al contempo le loro quattro paia di iridi castane. Adesso o mi guardi o mi guardi, Weasley. « Sto meglio. Va tutto bene. Grazie per l'interessamento. » Pronuncia quelle parole con un'espressione seria, e con fare un po' sbrigativo, ma non per questo meno sincero. Conosce Fred e immagina che debba essersi preoccupato per lei, nell'aver sentito le voci sul litigio: ma non è dei battibecchi avuti con Tris che vale la pena di parlare, ora. Prende un respiro profondo, mentre sembra cercare le parole giuste con cui iniziare, poi scuote piano la testa. Decide di procedere un po' a caso, dicendo semplicemente ciò che le viene per la mente sul momento. « Questa cosa mi fa schifo. » Si stringe nelle spalle, in tutta onestà. « Questa cosa che non ci parliamo... Boh, mi piacerebbe dire che non ha senso, veramente. Perché a guardarci da fuori, che a stento ci salutiamo, sembra una cosa veramente assurda! Il problema è che il senso ce l'ha. » Compie una pausa, lo sguardo che per un attimo si distanzia dal suo, per lanciare uno sguardo al di là della finestra, nelle viuzze acciottolate di Hogsmeade, dove un gruppo di studenti di Hogwarts sta passeggiando tranquillamente in direzione del castello, con un mucchio di sacchetti di Mielandia e di Zonko tra le mani. « Ma io davvero non so come... Non so cosa dirti, Fred. Non so come risolverla. » Si stringe nelle spalle, la voce che pare spezzarsi mentre pronuncia quell'ultima frase. Si mordicchia il labbro inferiore, un po' a disagio. « Non ho capito che ti è successo. Non ho capito perché hai pensato fosse una buona idea sparire completamente nel nulla senza dire a nessuno dove stavi, o cosa facevi. Lasciamo perdere me, che in questo caso sono davvero l'ultima stronza della situazione, ma tutti gli altri? La tua famiglia? Hugo? Olympia? Roxy? » Scuote piano la testa, gli occhi fissi in quelli color cioccolato del Grifondoro. « Io... Lo so quanto è stato brutto quello che è successo, e quanto ti ha fatto male. Ma devi capire che sparendo in questo modo, in un momento del genere, quando c'era il finimondo là fuori, hai fatto male a tantissime altre persone. » Me compresa. Scosta lo sguardo da quello di lui, nel tentativo di non fargli notare gli occhi, che già sente farsi lucidi. Si stringe nelle spalle. « Per questo motivo, io non ho niente da dirti. Mi fa schifo che abbiamo smesso pure di salutarci, ci sto malissimo, ma io non so veramente da dove cominciare, Fred, perché ho bisogno prima che mi parli tu. » Spiegami, Freddie, per favore. Perché io da sola non capisco.
     
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