ALL WE NEED FOR CHRISTMAS

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  1. the great Weasley
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    Inverness si era dimostrata una padrona di casa gentile e accogliente. Nonostante il fiume di estranei che avrebbe assaltato la città per festeggiare il Natale, non si era tirata indietro dal dare il benvenuto a chiunque si presentasse alle porte della città, incuriosita di conoscere come da quelle parti erano vissute le feste. In maniera spropositata, avrebbe detto qualcuno, viste le preparazioni decisamente in grande che ciascuna famiglia portava avanti da settimane. La neve aveva iniziato a cadere già a inizio dicembre, poco dopo che un nuovo quartiere era sorto nel recinto dei confini naturali della roccaforte, ad uso dei sin eater. Quello è stato il primo grande passo per l'apertura delle porte della città, a una contaminatio del tutto nuova agli occhi di chi era nato e cresciuto da sempre tra quelle mura. Quanto alle tradizioni, erano state rispettate religiosamente come ogni anno. Le decorazioni erano comparse sin dai primi giorni di quel freddo dicembre, per esplodere letteralmente in un tripudio di colori pochi giorni prima della Vigilia. Alberi addobbati si erano sparsi ovunque nella città, così come migliaia e migliaia di luci incantante e fuochi fatui, che illuminavano ora le strade innevate. Faceva freddo, estremamente freddo, ma nonostante ciò, l'atmosfera festante continuava a spingere gli abitanti e i curiosi a dirigersi verso i punti nevralgici della città dove artigiani affini al mondo dei cacciatori avevano iniziato a stendere bancarelle. Le vecchie signore servivano ormai da tempo vin brulè e cioccolata calda a chiunque stesse ancora lavorando sotto le feste. Più solidali che mai, soprattutto nei confronti delle guardie che avrebbero continuato a pattugliare le mura anche durante la notte del Santo Natale, tutti dimostravano la loro estrema felicità impartendo a chiunque bevande calde e dolci appena sfornati. Le cucine delle anziane signore lavoravano a pieno ritmo ovunque ormai dal venti, mentre la Cattedrale principale si preparava alla messa del Santo Natale con più vigore che mai. Un anno speciale li attendeva, con finalmente tutto il branco riunito sotto lo stesso tetto, e una città più affollata che mai. Non solo i nuovi residenti di Inverness avevano attirato assieme a loro nuovi curiosi, ma quell'anno, oltretutto, molti dei rappresentati più lontani del Credo avevano annunciato il loro arrivo in città per festeggiare tutti assieme nell'antica città in cui tutto ha avuto inizio migliaia di anni prima. Il caos più totale, in mezzo al quale, i cuori di maghi e cacciatori, lycan e umani, avrebbero battuto all'unisono a mezzanotte del 2018esimo anno della nascita del Signore. Ma tra le luci di centinaia di case ghermite di parenti e amici, ce ne è una in particolare, che ha accolto al suo interno, la più sgangherata varietà di individui che si potessero accogliere sotto lo stesso tetto. All'ombra del maniero dei signori della città, c'è una casetta decisamente meno imponente, e che pure brilla di lucine argentate e decine di ghirlande intrecciate a mano, impigliate nel muschio che ne riveste gli antichi mattoni di pietra, dalla quale, un vociare stridente e multicolore, irrompe sulle strade innevate del vicinato. Voci acute e altre più profonde, si mischiano e si contorcono l'una sull'altra, ricreando un concerto a tratti imbarazzante, a tal punto da attirare l'attenzione delle case nel vicinato che con grande sorpresa si chiedono se, tra le mura del villino c'è un intero plotone dell'esercito di Inverness oppure solo una famigliola decisamente rumorosa.


    L'atmosfera si era riscaldata abbastanza presto. I più temerari erano arrivati già prima delle otto, altri ancora avevano piantato le tende sin dalla mattina, rendendo la vita di una Molly Weasley, impossibile. E a proposito di Molly Weasley, di certo, non è stata da meno rispetto a qualunque altra nonna di Inverness. Era arrivata in pompa magna sin dal venti di dicembre a casa di Albus e Mun, sistemandosi nella stanza degli ospiti affinché anche quel Natale - specialmente quel Natale - risultasse perfetto. La famiglia Potter-Weasley-Tonks e affini, non festeggiava come da tradizione, da almeno un paio d'anni. Tra le interferenze del mondo magico e il blocco dei ragazzi nel castello, la famiglia non si è nemmeno riunita al completo in quegli ultimi due anni. Quest'anno tuttavia, le cose erano diverse. Non solo tutti i nipoti di Molly e Arthur erano liberi da qualunque costrizione, ma oltretutto dovevano festeggiare l'arrivo di nuove aggiunte alla famiglia. La comparsa della piccola Lizzie, Jay e Lily avevano reso ancor più indispensabile radunare tutta la gang per una festa che si prospettava indimenticabile. Erano così tanti che, quando Arthur Weasley aveva preso posto in fondo al tavolo, si chiese per un istante, quanti oggetti di arredamento avevano dovuto spostare per allungare così tanto il tavolo. Con Molly difatti, la regola del aggiungi un posto al tavolo, si trasformava ogni anno in aggiungine altri venti, o trenta e anche di più. Tutti quelli che servono. Il tavolo infatti quest'anno, attraversava l'intera lunghezza del salotto. Il grande albero addobbato, già ghermito di regali depositati da tutti, era stato relegato in un angolo del salotto, mentre il divano e le poltrone avevano trovato posto accanto a quest'ultimo. Nessuna traccia delle solite librerie che arredavano il salotto e nemmeno di tanti altri oggetti tanto cari ai proprietari di casa. Non avevano tuttavia sacrificato il pianoforte a muro e il grammofono per la cui presenza lo stesso Arthur aveva insistito. Fuori dalle finestre innevate, cori di chierichetti con le campanelle, annunciavano l'arrivo del Santo Natale, mentre in lontananza le campane della Cattedrale suonavano a intermittenza. Inverness non era mai stata più sveglia di così, e nemmeno quella casa in particolare. Sul bancone della cucina soggiaciono decine di vassoi ricolmi di cibo pronti a sostituire quelli già presenti sul tavolo, mentre sopra le loro teste svolazzano un paio di mazzetti di vischio che qualche simpaticone ha incantato per l'occasione.
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    Infine Arthur Weasley dà il via al banchetto, sedendosi, mentre tutt'attorno al tavolo, i commensali fanno altrettanto. Sono solo otto e mezza di sera, ma conoscendo Molly, la cena si protrarrà per parecchio. Profumi deliziosi si mischiano nell'ambiente, man mano che la regina del Natale, aiutata dalla figlia e dalle nuore portano in tavola decine di vassoi ricolmi di pietanze deliziose cucinate in casa. Da lavorare ce ne è per tutte; anche per le donzelle più giovani radunatesi attorno a Molly. Chi si occupa di far svolazzare le ultime stoviglie, chi di impartire bevande di ogni sorta tra i ragazzi, chi semplicemente di non stare tra i piedi. « E adesso si mangia. » Asserisce infine un temerario Arthur, mentre si siede. Ma mentre è pronto ad afferrare le proprie posate, ecco che un calcio sferrato sotto il tavolo gli ricorda che guadagnarsi il cibo non sarà mai così facile, quando alla tua destra siede niente meno che Molly Weasley, nata Prewett. Si schiarisce quindi la voce, conoscendo già a memoria quel rituale. Allarga le mani in direzione di Molly alla sua destra e Harry alla sua sinistra, mentre chiude gli occhi, per riaprirne uno pochi istanti dopo solo per assicurarsi che tutti hanno compreso cosa segue. La preghierina. Che palle la preghierina, Molly cara. « Padre misericordioso, che hai mandato il tuo Figlio per darci la vita, benedici noi e il cibo che stiamo per prendere, tuo dono e frutto del nostro lavoro, affinchè, rinvigoriti nelle forze, attendiamo vigilanti la sua gloriosa venuta. Amen. » A quel punto prende le sue posate, pronto a richiedere il primo vassoio, ma viene di nuovo interrotto da un altro calcio sotto il tavolo. E te pareva. « ..E ringraziamo Molly.. la nostra dolce, premurosa, meravigliosa Molly - nonna Molly, bisnonna Molly.. » Si volta verso i propri figli. « ..madre, moglie, creatura più bella e devota che.. » « Si si va bene Arthur, ora mangiamo. » E niente, Molly taglia corto su quel discorso e tutti capiscono sia l'ora di precipitarsi verso i vassoio come avvoltoi affamati che non vedono cibo da settimane. « Non devi mica farmi le scarpe, guarda che lo so che mi prendi in giro. Andromeda passami le patate dolci, cara. » Asserisce quindi, rivolgendosi alla signora Tonks. E così il cenone più lungo e rumoroso della storia dei cenoni di Natale, inizia. Tra una chiacchiera e l'altra, un'ora dopo hanno appena finito col primo, ma lentamente, i primi deboli, iniziano ad alzarsi, e lo stesso Arthur, che ha già ingurgitato il suo primo secondo, sente il bisogno di allontanarsi appena dal tavolo, per far spazio allo stomaco che sta già assumendo dimensioni meno umane, massaggiandosi la pancia in estasi. « Sono pieno come un uovo. Regola dei cinque minuti e poi torno. » E proprio allora, mentre sta per alzarsi, uno di quei vischi burloni si posa sulla sua testa, strappandogli una risata. « Eh va beh, Molly cara, ci tocca. » E senza attendere ulteriormente afferra il volto della sua signora e le stampa un bacio di tutto rispetto. A quel punto si alza, e si dirige di gran carriera verso il pianoforte, iniziando a intrattenere tutti gli ospiti con qualche canzone di Natale, in attesa che il suo vero momento arrivi. Come da accordi infatti, ad Arthur quella sera, sarebbe toccato vestire i panni di Babbo Natale per i piccoli. Ma nel mentre, sedutosi nel suo angolino, iniziò quindi a sciorinare una delle canzoni di Natale nel suo repertorio, felice di vedere i suoi figli, nipoti e bisnipoti, assieme ai loro amici, nuovamente tutti riuniti sotto lo stesso tetto.

    RECAP VELOCE:
    - On game è il 24 dicembre sera e siamo già nel mezzo del cenone, così da evitare un giro solo per gli arrivi;
    - Fuori nevica che è una meraviglia;
    - Casa gnegni si trova da qualche parte nel cuore di Inverness tra tante stradine strette e piccine;
    - Piccola descrizione da tenere in conto: la casa non è grandissima. Disposta su due piani, di sopra ci sono le camere da letto e poco altro; sotto c'è un salotto abbastanza ampio con cucina a vista e le tipiche vetrate enormi degne delle baite in montagna. Chiaramente c'è il caminetto che fa tanto film di Babbo Natale. Sul retro c'è un bel giardino ampio tutto decorato con un sacco di lucine per la cui scenografia si ringraziano i fratelli Potter che ci hanno lavorato per chissà quanto; nel seminterrato c'è sicuramente una cantina, uno spazio aperto "sala hobby" con poltroncine, librerie e quant'altro, e una sala con le tipiche terme sotterranee presenti in ogni abitazione di Inverness (immaginatevi una specie di piccola piscina/vasca naturale di pietra con acqua calda); - tutto aperto a tutti; sfruttate qualunque angolo della casa un po' come vi pare.
    - La role è aperta a tutti, anche al di fuori della famiglia Potter - Weasley, purché i pg abbiano un buon motivo per essere tra loro;
    - In giro ci sono un paio di vischi che si posano sulla testa della gente, finché i malcapitati non baciano la persona che alloggia nel loro corazon - il burlone non identificato ci tiene a precisare che il vischio resterò sopra la propria testa finché non si bacerà un pg per il quale si ha quanto meno una piccola cottarella;

    TEMPESTICHE
    Tenteremo di dividere il tutto in due fasi:
    - la prima fase dal 13 al 21 dicembre ricoprirà il cenone, e posteri circa dalle 22:00 alle 00:00;
    - la seconda fase dal 21 dicembre in poi riguarda tutto ciò che succede dopo la mezzanotte quindi scambio dei regali e posteri, battaglie di neve, magari un'uscita in città; vedremo un po' come andrà avanti;
    Tentiamo di scrivere poco e di non bloccare troppo nessuno. Più la role scorre, meglio è; e siccome ci conosciamo, la regola dei pezzettini ricordatevela, visto che sicuro, al meno al primo round ciascuno avrà forse voglia di dare un po' di contesto e raccontare un po' come ci è arrivato al cenone.
    DIVERTITEVI!

     
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    « Che freddo puttano. » bofonchiò un Siri tremante, coperto di giaccone, sciarpa chilometrica color vinaccia tessuta a maglia da quella santa donna di nonna Molly e una bislacca cuffietta simil peruviana con pon pon annessi. Dietro il grifondoro, un ordinato plotone di tronchetti di legna da ardere lo seguivano diligenti e sull'attenti, in fila indiana uno dietro l'altro. A stoppare la marcia del ragazzo, un Jay Potter con il suo sguardo vispo e agile, quello di chi ha sentito qualcosa di davvero curiosissimo. « Cosa vuol dire puttano, zio Siri? » Ma come fai a teletrasportarti proprio nei momenti tipo NO? Che Jay sentisse dalla bocca di Sirius parole che poco si confanno ad una minuziosa educazione da ometto per bene, era ormai prassi quotidiana: dopo tutto, era capitato perfino la prima volta che l'aveva visto, al limitare della Foresta Proibita, nel giorno più bello. « Ma tu non dovresti essere tipo a tavola? Come hai fatto a svignartela da nonna? Devi mangiare almeno tre porzioni di ogni pietanza prima di alzarti, se no si offende! » E, come sapeva fare bene, il ragazzo prendeva tempo. Non che non fosse vero: nell'estate tra il secondo e il terzo anno, aveva passato ben due mesi di fila in vacanza dai nonni - complice l'aver messo l'apparecchio per i denti che lo faceva sputacchiare e starnazzare davvero come una paperella, aveva quindi sentito la necessità di un ritiro spirituale - aveva messo su almeno cinque kg, tornando a Godric's Hollow molto meno stecchino di quanto non fosse sempre stato. « C'è la regola dei cinque minuti però cosa vuol dire puttano? » Sorridi Siri, fingi disinvolura, sei lo zio fico cavolo! ...no ok, lo zio fico è James. Che zio sono allora? Quello tonto, ma non volle ammetterlo a sé stesso. « Beeeeh, ecco, vedi.. quando due persone si vogliono molto bene.... succede.... e poi hai presente no? Gli zellini, i falci, i galeoni.. cioè è tipo uno scambio no? Mi capisci? » La verità, quella vera, era che Sirius e Jay erano coetanei, ma nessuno dei due lo sapeva. Il bimbo, ad ogni modo, non parve capire e esternò il proprio dubbio a mezzo stampa. « PAPAAAAAA' COSA VUOL DIRE PUTTANO?? » urlò correndo verso Albus, lasciando modo a Sirius di sgattaiolare via col suo plotone di legna che ammonticchiò accanto al caminetto per rimpinguare il cumulo, gettandone due dritto nel fuoco acceso. Liberatosi del soprabito, dunque, si ributtò nuovamente a tavola, accanto ad Alaska. « Eccomi scusa! Sei stata molestata da qualcuno? » E aveva solo bevuto un goccino di vino! Dannazione, come suonava male detto così! « ...cioè, dico... se ti hanno scocciato.. vabbè COMUNQUE, per finire il giro di conoscenze.. » Avvicinò un pochino la sedia per stare vicino all'amica. Sirius e Alaska avevano condiviso gli spalti e il campo da quidditch, intessendo un'amicizia che fino a quel momento non era mai uscita da Hogwarts. Ma a Natale nessuno sta solo e io il mio +1 non l'avevo ancora usato. Aveva quindi deciso di invitare la concasata per un cenone in pieno stile Weasley. Una volta arrivati, le aveva fatto fare il giro della casa - orgoglioso degli addobbi che insieme ad Albus e James aveva messo su, tanto da far impallidire il villaggio di Babbo Natale - e quindi le aveva presentato un po' di gente. Ma via via che le persone erano arrivate, il delirio era aumentato. Approfittò quindi della pausa per indicarle uno ad uno i commensali. « Quella ragazza lì.. la conosci no? E' Malia! Ma sì, certo che la conosci! Ecco, sta seduta accanto a mio cugino Hugo, quello con gli occhiali e le guance rosse.. non parlarci, è palloso. E invece, quello accanto ma dall'altra parte è mio fratello James. Vabbè, lui non c'è manco bisogno che te lo dica. » James era il battitore dei Falcons e chiunque avesse un minimo di passione sportiva aveva sentito almeno una volta il suo nome. Indicò Malia e James con il dito: lei parlottava con Hugo, James d'altro canto era scivolato in una interessantissima discussione con lo zio Percy sui difficili rapporti tra maghi e folletti. « Vero che sono proprio bellini insieme? ...cioè non che stiano insieme eh. Però.. dai! Vero?? »
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    Sirius era ormai certo che Malia dovesse far parte integrante della famiglia e appiopparla a suo fratello era veramente la soluzione più congeniale: entrambi patiti del quidditch, entrambi.. vabbè non basta quello?! E continuò così a indicarle i suoi familiari, lanciando una mollica di pane a Fawn seduta poco oltre con un sorrisino complice fino ad incrociare i suoi occhi. E il sorriso di Sirius svanì, come d'incanto. Dire che la ferita che Judah gli aveva inferto poco prima del natale fosse rimarginata sarebbe stato falso, se non folle: per quel motivo, una volta terminate le lezioni, si era letteralmente catapultato a Inverness per aiutare ad allestire la casa per natale, coccolare la piccola Lily che gli faceva battere il cuore di una gioia pura e viscerale e, non da meno, scocciare nonna Molly nei preparativi del cenone. Tutti sapevano che lei e lei sola poteva occuparsi delle pietanze, ma Sirius amava farle attentati in cucina, abbracciandola da dietro e ricoprendola di baci.. per poi rubare di soppiatto un muffin o un pasticcino di patate e funghi. « Vero che sono buonissimi? » commentò, scostando velocemente lo sguardo dal giovane Carrow per tornare su Alaska, ficcandosi uno dei pasticcini in bocca. « Nonnaaaaa Alaska ha detto che i tuoi pasticcini sono buoooonissimi! » Molly, seduta qualche posto più in là, si voltò entusiasta. « Mangiane quanti ne vuoi, cara! Oh, che ragazza educata! Proprio un'ottima scelta! » parole a cui Sirius non poté che sbiancare, voltandosi verso l'amica. Cioè... ma io e Alaska... E da bianco, divenne rosso fuoco. « ...scherzava, ahahaha, simpatica vero?! »

    E niente, ohohoh, buon natale!
    Interagito con Alaska soprattutto, nominati Malia, James, Fawn e Jude
     
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    Aveva detto a Deim di non sentirsela particolarmente, ma poi pensando a Mun e alla piccola Lily, alla fine scelse di cedere. In realtá lo aveva fatto anche per il fratello, perchè non voleva lasciarlo solo e confuso in mezzo ad un tavolo di Weasley-Potter scalmanati: ad un Carrow non avezzo, quella convivialitá avrebbe sortito piú smarrimento che altro, ed era meglio che una faccia amica come quella di Jude, che giá aveva avuto modo di conoscere la famiglia stra-allargata, fosse lí ad infondere forse maggiore sicurezza. Due soldati in territorio nemico, sono meglio di uno. Ed ora infatti si ritrovava lí in mezzo, fra tutti gli altri, a combattere con un mestolo di porridge ed un Jay che lo aveva preso particolarmente in simpatia benchè JJ gli avesse fatto capire piú volte di non essere particolarmente in vena di conversare con un nano da giardino. Adesso aveva preso a correre dietro alla sua sedia, come un fulmine, tirandogli un lembo della camicia che penzolava fuori dai jeans.
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    « Non riesco assolutamente a capire cosa ci trovi di cosí fantastico » Mugugnó a Betty, al suo fianco, che da quando era arrivata non faceva altro che guardare in modo sognante la piccola Lily, all'altro capo del tavolo. « Dalla venerazione con cui la guardi sembra che anche tu ne voglia uno » Bevve un altro sorso di vino, spostando gli occhi cerulei da un invitato all'altro, stando ben attento a non soffermarsi su Sirius, che attualmente si era alzato da tavola per uscire. Ti seguo? Ma se ti seguo che ti dico, abbiamo chiuso. Il moro aveva sinceramente avuto il timore di capitare vicino a lui, a tavola, e difatti qualcuno aveva scelto proprio di metterlo alla sua sinistra per il cenone, come prevedibile che fosse; forse era stata Amunet, Molly Weasley o la stessa Ginny che, avendoli visti arrivare assieme al San Mungo poche settimane prima, aveva ben pensato di fare ad entrambi un grosso favore. Fortunatamente, Judah aveva trovato il modo di fare un rapido scambio di segnaposti, aiutato dallo stesso scaltro Jay a cui aveva regalato un paio di caramelle - ecco forse spiegato il motivo per cui adesso non lo lasciava mangiare in pace. Alaska, invece, tutt'ora era seduta vicino a Sirius, e Jude approfittó del momento di momentanea solitudine per sorriderle cordialmente, come mai aveva fatto prima con qualcuno, stranezza che dovesse far sospettare anche il piú stupido degli astuti che sotto ci fosse una ragione in piú per cui lo facesse. « Sono felice di rivederti, sei venuta col tappeto o lo hai lasciato a casa? » Si umettò le labbra con sarcasmo del tutto bonario, avendo forse esagerato un pó troppo con le alzate di gomito e facendo fronte ad una lingua che a fatica riusciva a frenare. Judah, si sentiva alleggerito e decisamente tanto, troppo, sospettoso per quella sorpresa che erano stati in grado di rifilargli il giovane Potter e la Vesper. Dai, dimmelo, c'è del tenero? Quindi non hai perso un secondo, Sirius, magari giá ci uscivi da prima. Tra una cucchiaiata di lenticchie e l'altra, alla fine, la conferma arrivó direttamente da nonna Molly, che senza alcun sotterfugio, con una sola frase, lasció andare a fuoco le guance di Sirius, il quale non potè scampare dallo sguardo indescrivibile di Judah. Durò piú di una manciata di secondi, forse troppo a lungo. « Posso aiutarti » Tornó a Betty, a quel punto, mentre cercava di non serrare troppo le dita contro la forchetta, che ancora vagava nel piatto pieno « Semmai volessi un figlio, intendo...Ho un bel corredo genetico, come vedi, mi passi la brocca d'acqua? » Cosa che non avrebbe mai avuto la sfacciataggine di dire, se non in quell'occasione, ed aiutato da un tasso alcolemico ancora nei limiti ma capace a farlo chiacchierare piú della consuetudine. « Mun, tu cosa hai cucinato qui in mezzo? Cosí vedo di evitarlo, la lavanda gastrica per stasera vorrei non fosse un passaggio obbligato » Le cose con Amunet procedevano decisamente meglio dalla nascita di Lily, ed i due avevano ripreso a parlarsi quasi come una volta; difatti l'invito a quel cenone, Jude l'aveva ricevuto direttamente dalla gemella che sembrava ricorrere ad ogni mezzo possibile per ricucire i saldi rapporti di un tempo. Il moro le riconosceva una grande forza d'animo e, piú di quella, sentiva perfettamente quanto il suo affetto per lui non fosse mai svanito. Seppur io non faccia parte di tutto questo, tu fai parte di me, e se questa è la tua vita, non sarò io a darti problemi.
    interagito con Betty e Alaska e Mun
    Citato Deim e Siri
     
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  4. little gintonic.
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    «Non possiamo non andarci! Hanno detto che sarà tipo la festa dell’anno! Ti preeeego, Fawn!» Si era attaccata alla sua gamba, come una bambina capricciosa che al supermercato fa le storie perché la mamma non vuole comprarle le caramelle. Alzò lo sguardo, sfoderando gli occhi da Bambi quando il cacciatore le ammazza la mamma. L’amica la fissava, il sopracciglio alzato e le labbra arricciate in un’espressione di disappunto. «Domani mattina dobbiamo essere dai tuoi nonni. Come pensi di poter essere fresca come una rosa se andiamo ad una festa?» Aveva ragione, non c’era ombra di dubbio, minimamente. Da quando Fannie aveva cominciato il college sembra essere diventata più grande, più matura. La verità era che tutti loro portavano ancora addosso le cicatrici del Lockdown e, per quanto provassero a non pensarci, si stavano ancora leccando le ferite. Roxie strinse ancora più a sé la gamba dell’amica. «Dai, Fannie, ti prego! Non faremo tardi, te lo giuro. Andiamo, salutiamo, ci facciamo un - uno solo giuro! - giro di tequila e poi dritte a letto da brave bambine! Lo prometto, giurin giurello!» Sporse il labbro inferiore all’infuori giocandosi la carta della pietà. La Byrne sospirò, roteando gli occhi ed incrociando le braccia al petto. Si passò la lingua sulle labbra e strinse la mascella per un attimo. «Hai detto una bevuta sola, vero?» Gli occhi della Weasley brillarono di una luce vibrante. «Si, una sola. Parola di lupetto.» Scattò in piedi, impettita come un bravo soldatino. Posò gli indici sopra le labbra, in modo che questi formassero una croce e vi posò sopra un bacio. «.. E va bene..» Fawn aveva il tono di chi si stava pentendo di quelle parole ancor prima di pronunciarle. Roxie comincio a saltellare sul posto e a battere le mani. «Oh, non te ne pentirai, Fannie!» la prese sottobraccio, un sorriso enorme stampato in faccia. «Saremo al sicuro sotto le coperte ancor prima che tu riesca a dire “Ippogrifo curioso”.» […]
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    «Un altro po’ d’acqua, Ippogrifo curioso Fawn ridacchiò, seduta al suo fianco, mentre versava da ad una Roxanne nel pieno dei postumi di una sbronza. Non aveva idea di come aveva fatto a ridursi in quel modo. Cioè, si lo sapeva eccome. Un giro diventano due, poi tre, poi “eeehy, ma tu sei Jason, vieni ti offro da bere, amico mio!”, e ancora “yoh, ascoltatemi tutti! Scommetto uno Spaccacervello che riesco a togliere il parrucchino a quel tizio!”. Tutto le sembrava un’idea incredibile e la cosa giusta da fare. Ma ora si trovava solamente con un cerchio alla testa e la sete di un ippopotamo. Aveva pure i ricordi molto confusi su come Fawn fosse riuscita a trascinarla lì, a casa dei nonni. «Fawn, ti prego.. Mi viene da vomitare..» Perché non alzi un po’ la voce, Rox? Nonno Arthur laggiù infondo non ti ha sentito. Strabuzzò gli occhi, cercando di portarsi in posizione eretta e mettendo a fuoco la scena. C’era Sirius seduto davanti a Fawn e Alaska era al suo fianco. «Eeeehy, ragazzi. Ciao.» L’aria profumava di arrosto e pasticcio di patate. Andava matta per il pasticcio di patate eppure il solo pensiero di metterne in bocca un pezzettino le faceva rivoltare lo stomaco. Posò le mani sul tavolo e si sporse in avanti. Si guardò intorno come se quello che doveva dire ai due giovani fosse uno dei segreti più scabrosi che la famiglia Weasley custodiva da tempo. «Ditemi che avete un rimedio per la sbronza. Qui. Adesso... Vi prego..» Suonava come una supplica, una supplica vera e propria. Afferrò il bicchiere e si scolò l’acqua fino all’ultima goccia. Lo riempì di nuovo e ripeté il gesto. Coraggio, Roxie. Riprenditi.. Si passò una mano sulla testa, cercando di dare un ordine alla matassa di capelli che si ritrovava. Aprì gli occhi lentamente, così da potersi abituare alla luce. Il suo sguardo si soffermò su Judas Carrow quando sentì la sua voce. Rimase a fissarlo per una manciata di secondi. E chi lo avrebbe detto che un giorno Weasley, Potter e Carrow avrebbero cenato serenamente tutti quanti insieme. E non in una sera qualsiasi, in quella di Natale, quando pace e amore sono le parole più magiche della serata. Bhè, a quanto pare le cose cambiano davvero. «Ehy,Vicky puoi passarmi lo sformato di carote?» Cercare di mimetizzarsi era la cosa migliore da fare. E poi infondo forse cominciava ad avere fame. Perché si sa, l’appetito di Roxanne Weasley non si arrende davanti a niente. Riempì il piatto di qualsiasi cosa le capitasse a tiro e la voragine che si trovava al posto del suo stomaco si aprì prepotentemente. L’aria era più serena di quanto potesse immaginarsi. Chiamiamola “magia del Natale”, o in qualsiasi altro modo, non è importante. Era stata in Ospedale a trovare Albus ed Mun quando era nata la piccola Lily, ma lei e la Carrow non si erano realmente chiarite da quella volta in cui si era presentata a casa sua. Ma forse, era meglio che le cose rimanessero così, in un limbo stabile e tiepido. «Cantiamo una canzone di Natale?» Allarme rosso, ripeto allarme rosso! Jay era in piedi che trotterellava intorno all’enorme tavolata e guardava gli invitati con gli occhi pieni di quell’innocenza infantile invidiata da tutti. «Jay, Jay, avanti, vieni da Roxie.» La Grifondoro allargò le braccia e il bambino ci si catapultò dentro entusiasta, con la speranza che presto Jingle Bells sarebbe risuonato per tutta la stanza. «Allora, allora...» Roxanne sollevò il ragazzino e se lo sistemò sulle ginocchia. «Lo sai che a Babbo Natale non piacciono molto i canti natalizi?» «……Davvero?» Il bambino spalancò gli occhioni, in religioso ascolto, curioso come una scimmietta. «Oh, si. Noi abbiamo un sacco di feste, ma immagina di abitare in un posto dove è sempre, costantemente, ogni giorno Natale.» «Ooooh.. Hai ragione.. Però a me piacciono tanto! GINGOL BEEEEL, GINGOL BEEEEL, GINGOL O DE UEEEEEEII..» Il bambino cominciò a saltellare sulle sue ginocchia, agitando le braccine, più felice che mai. Roxanne, con gli occhi spalancati, si voltò verso Fawn. «Aiuta...mi...» fu l’unica cosa che riuscì a dire con un flebile filo di voce.



    Interagito con Fawn e Jay, parlato con Sirius ed Alaska. Nominati Judas, Albus e Mun.
     
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    "Perdonate la poca eleganza, ma io sto scoppiando." fu il suo unico avvertimento, rivolto ai commensali, nell'abbandonare pesantemente la schiena contro la sedia e slacciarsi la cintura, emettendo un sospiro profondo come a lasciar intendere quanto liberatorio fosse stato quel gesto per il suo povero stomaco. Per inerzia raggiunse con la mano il proprio bicchiere, ancora generosamente pieno di incendiario, facendosi leva con il palmo libero sul tavolo per alzarsi e raggiungere James, a cui versò un generoso quantitativo dello stesso liquido. "Tiè, così arriviamo pronti al bel momento della serata in cui i bambini andranno a dormire." disse, interrompendo qualunque conversazione ci fosse tra lui e zio Percy - probabilmente una da cui James, in ogni caso, desiderava essere salvato. Fece poi lo stesso con Malia, seduta lì accanto. "Alla salute, ragazzi." disse, sollevando il proprio bicchiere per cozzarlo coi loro, mandando giù il liquido ambrato come se nulla fosse. "Ehi, sul tardi siete prenotati per una partita a biliardo nel seminterrato, quindi vedete di non crollare a terra prima del tempo, mi raccomando." Nel dileguarsi, Albus passò accanto al suo fedele pianoforte, a cui scoccò un colpo con la bacchetta, animandolo affinché i tasti suonassero da sé, spargendo le deliziose note delle canzoni natalizia da tutti più conosciute - tanto quelle del mondo magico, quanto quelle babbane. "PAPAAAAAA' COSA VUOL DIRE PUTTANO??" nel sentirsi rivolgere quella domanda aggrottò leggermente la fronte, chinandosi sulle ginocchia per guardare Jay in viso, allungando nel frattempo una mano per pulirgli gli angoli della bocca dai rimasugli di cibo. "Chi te l'ha insegnata questa parola, tesoro?" senza nemmeno battere ciglio, Jay, da vero delatore, puntò subito il dito contro Sirius, verso cui Albus si sporse per lanciargli una veloce occhiataccia. "Non vuol dire niente. E' un gioco: ogni tanto zio Siri inventa parole sciocche per prenderci in giro. E chi le ripete fa la figura del fesso. Ci sei cascato, ma non fa niente, puoi ancora vincere il gioco: l'importante è non ripetere più la parola."
    A quel punto, lasciato scorrazzare Jay verso nuovi lidi - ovvero Judah Carrow, apparentemente -, Albus si diresse dritto dritto verso Siri e la ragazza che aveva invitato a partecipare, poggiando pesantemente le mani sulle spalle del fratello. "Sirius Cedric Potter. Per quale ragione mio figlio mi è venuto a chiedere cosa significhi la parola puttano?" chiese, con una certa serietà, prima di mollargli un veloce scappellotto, ridacchiare tra sé e sé e prendersi la sedia più vicina, voltandola per mettervisi a sedere coi gomiti appoggiati sullo schienale. Per qualche istante lo sguardo corse istintivamente alla ricerca della piccola Lily, sorridendo nel vederla in braccio a una Betty che sembrava avere occhi solo per lei. Constatato quindi che fosse in buone mani rivolse nuovamente le proprie attenzione ai due seduti accanto a lui, prestandosi a rivolgere un sorriso cordiale alla ragazza. Aveva avuto decisamente poco tempo per le presentazioni nel momento in cui gli ospiti erano cominciati ad affluire in casa propria, motivo per cui si era dovuto limitare semplicemente a veloci saluti e alle indicazioni generiche della casa, tornando poi tutto indaffarato ad aiutare Mun e nonna Molly. "Alaska giusto?" sentenziò, le palpebre leggermente più strette come nel mimare un tentativo di memoria. "Scusa se prima ti ho salutato un po' velocemente ma nonna Molly non è affatto tenera quanto sembra quando si tratta di preparare pranzi e cene." "ALBUUUUUUUS! TI HO SENTITO! Screanzato che non sei altro!" "TI VOGLIO BENE NONNA!" urlò sopra il trambusto, sporgendo il viso in direzione della donna per scoccare due baci in aria a cui lei rispose con uno sbuffo e un cenno della mano, sorridendo nonostante tutto. "Diiicevo..ti trovi bene, Alaska? Sirius ha fatto il gentiluomo?" e dicendolo si rivolse verso il fratello "Gliel'hai offerto da bere, vero? Stasera non voglio vedere bicchieri vuoti, patti chiari amicizia lunga eh." Lo sguardo corse poi per un istante solo ad adocchiare Judah Carrow, spostandosi in seguito di nuovo su Siri, a cui rivolse un'occhiata interrogativa dalla brevissima durata - tanto breve che sperava solo lui la cogliesse.

    Interagito con James, Malia, Sirius e Alaska
    Nominato Judah e Betty

     
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    « Quest'anno comunque c'è un sacco di gente che non ho mai visto in vita mia. » Sta mugugnando, la bocca piena di polpettone al sugo, rivolta verso Hugo, accanto al quale si è seduta. Lo sguardo si scosta da lui al resto della sala, passando per tutti i presenti. Le sembra davvero che ogni anno i Natali della famiglia Weasley diventino, per un motivo o per un altro, sempre più numerosi. « Tipo... Mmm... Quella lì chi è? » chiede, indicando una ragazza seduta verso la fine del grande tavolo, che le sembra del tutto sconosciuta. « Oddio, Hugie, mi ripassi quelle crocchette? Sono la cosa più buona di sempre... SIGNORA MOLLY QUESTA SERA MI VUOLE UCCIDERE! » Alza la voce, per farsi udire dalla donna oltre il marasma generale dei presenti, mentre si riempie il piatto per l'ennesima volta nella serata. È consapevole di stare un pochino esagerando. Ha cominciato a sentirsi piena come un uovo già da qualche minuto, ma le sembra un peccato lasciare intatte tutte quelle prelibatezze cucinate dalla signora Weasley che imbandiscono l'enorme tavolata. E così continua a riempirsi il piatto a oltranza, senza accusare sensi di colpa né vergogna alcuna. « Come minimo a casa ci torno rotolando »
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    asserisce, rivolta un po' a tutti e a nessuno in particolare, prima di infilare in bocca un'altra crocchetta di patate. Sa già che si pentirà presto di questa scelta, ma in fondo cos'è un Natale a casa Weasley senza almeno un po' di mal di pancia post-abbuffata? « Comunque, è evidente che alla musica qui dentro dobbiamo pensarci noi due, Hugie » dice ad un tratto, mentre finisce di masticare, e abbassa un po' la voce, in modo da farsi sentire solo dal Corvonoero. Gli rivolge uno sguardo eloquente, prima di spostarlo sulla figura di nonno Arthur, il quale, seduto al pianoforte, ha cominciato a suonare le canzoni di Natale più classiche e old style che ci siano. Insomma, dov'è "Mistletoe" di Justin Bieber? E Ariana Grande? Queste parole non ha bisogno di pronunciarle ad alta voce, però, perché lei e Hugo hanno una lunga tradizione di balletti natalizi già ben coreografati.
    « Tiè, così arriviamo pronti al bel momento della serata in cui i bambini andranno a dormire. » Nel vedere il proprio bicchiere riempirsi di Incendiario, solleva lo sguardo, incontrando quello parecchio allegro di Albus. « Alla salute, ragazzi. » Fa scontrare il vetro del proprio bicchiere contro quello di Albus e dei vicini, prima di mandarne giù il contenuto con pochi sorsi, e infine arricciare il naso in una mezza smorfia.
    « Tanto, con tutto quello che ho mandato giù, come minimo ci vorrebbero due bottiglie per cominciare a sentire qualcosa » commenta, ridendo, mentre allontana il piatto da sé, come a decretare la fine di quell'abbuffata coi fiocchi. Almeno fino a quando non sarà il momento del dolce, è chiaro.
    « Ehi, sul tardi siete prenotati per una partita a biliardo nel seminterrato, quindi vedete di non crollare a terra prima del tempo, mi raccomando. »
    « Per forza! Così posso stracciarvi anche quest'anno, come due anni fa. » Nel parlare appoggia una mano sulla spalla di James e una su quella di Hugo, un sorriso beffardo che si fa largo sulle sue labbra. In realtà non ricorda nemmeno se abbia vinto, quell'anno, o chi tra i ragazzi fosse in squadra insieme a lei. Assesta altre due pacche sulle spalle di entrambi, prima di far strisciare la propria sedia all'indietro e alzarsi, un po' a fatica, tenendosi la pancia. È forse questo che provava la Carrow quando era incinta?, si chiede tra sé e sé, con fare melodrammatico, prima di scoccare una rapida ma eloquente occhiata in direzione di Hugo, come a voler dire: "Appena finisce questa musica da chiesa glielo facciamo vedere noi cosa sono le vere canzoni di Natale."

    « Scusami eh, però io vorrei capire perché LEI SÌ E IO NO. » Borbotta, incrociando le braccia al petto, assumendo un broncio dall'aria offesa, mentre indica Betty Branwell con la piccola Lily tra le sue braccia, e guarda la Carrow dall'altra parte della stanza, che però non sembra sentire le sue lamentele. Poi si porta entrambe le mani al petto, come in segno di giuramento. E continua a parlare, seppur non sia certa che ci sia qualcuno ad ascoltare le sue lamentele. « Cioè, io lo giuro, non la faccio cadere. Quando ho detto che le avrei fatto fare il gioco del volo dell'angelo stavo scherzando, mi sembra ovvio. E invece... » Sbuffa, senza nemmeno finire la frase, le sopracciglia aggrottate. Non che abbia davvero tutto questo desiderio di tenere in braccio la piccola Lily, però, ecco... le piacerebbe, giusto un pochino. Da quando la famiglia Potter si è allargata all'improvviso, accogliendo prima Jay e poi Lily, Malia si è scoperta non così intollerante come pensava nei confronti dei bambini. Con il piccolo Jay, poi, è nata un'intesa particolare, forse perché, tutto sommato, alla Grifondoro continuano a piacere che un bimbo di quell'età apprezza. Lo sente cantare a squarciagola Jingle Bells, poco distante, e non può che ridacchiare nel vedere Roxy un po' disperata. Poi si volta in direzione di Betty, prima di accennare rapidamente alla bambina. « Dai, me la fai tenere tipo... duesecondidue? Albus e Amunet non se ne accorgeranno nemmeno. Starò super attenta. Promesso. »

    Interagito con: Hugo, Albus & James, Betty


     
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    « Tesori miei, siete nella vostra forma più smagliante di sempre. » Asserisce piuttosto fiera, sistemandosi la scollatura allo specchio, prima di ritoccarsi il rossetto, dopo che la cena l'ha messa KO. Il motivo per cui è finita in bagno, rasenta il ridicolo. E' riuscita a nascondere un po' di cibo sotto il tavolo nella piccola borsetta, di cui se ne era appena liberata. Non aveva avuto il cuore di rifiutare il continuo infierire di nonna Molly che le aveva ripetuto di dover mangiare perché sembrava di nuovo sciupata come dopo il lockdown. In realtà, poi tanto sciupata, Mun non lo era, ma lentamente il suo organismo si era assestato, fino a permetterle di indossare uno morbido vestito che risaltava appunto la sua rinnovata scollatura così come i morbidi fianchi. Gli inestetismi erano via via venuti meno, fino a restituirle una forma fisica che non era nemmeno lontanamente di suo gradimento, ma in cui stranamente sembrava starci particolarmente bene, a tal punto che, si era decisa. Il regalo più importante lo avrebbe concesso sia a se stessa che ad Albus, una volta accompagnati tutti fuori di casa e messi i bambini a letto. « PAPAAAAAA' COSA VUOL DIRE PUTTANO?? » Le basta uscire dal bagno per ritrovarsi di nuovo in mezzo al caos. Un Jay infervorato le passa accanto scorrazzando in direzione di Albus, sotto lo sguardo contrariato di Mun che incrocia le braccia al petto. Le manie di controllo, dovranno lasciar spazio all'idea che questa sera il bambino sentirà non poche cose poco adatte a un bambino della sua età. Intercetta Lizzie non molto lontano, sistemandole una ciocca di capelli biondissimi dietro l'orecchio. « Questa sera hai compito molto importante, ricordi? » « Tenere Jay lontano dai guai, si si ricordo.. » La bionda alza il mignolo in direzione di Mun, e la Serpeverde in tutta risposta fa altrettanto. Un patto serissimo. « E soprattutto LONTANO DA ZIO SIRI. » Asserisce alzando la voce in direzione di Sirius, prima di affiancarlo. « Ti ho visto eh! Era con te! Vuoi tenere a freno quella linguaccia? » Gli da una leggera gomitata prima di stampargli un bacio sulla guancia, deviando la propria rotta in direzione di Ginny, che dondola assieme a nonna Molly la culla della piccola Lily. Si precipita sul suo piccolo fagottino prendendolo tra le proprie braccia con estrema delicatezza. « Amore mio.. cosa ti fanno queste signore eh? » Gli occhi spiritati della bambina la fissano con la solita tenerezza, obbligandola a stamparle un bacio sulla fronte, cullandola teneramente sulla propria spalla. « Ti stanno raccontando tante belle storie eh? Si?? Siiii che ti stanno raccontando tante belle storie. » Si siede al fianco di Deimos, accanto al quale ha condiviso tutta la cena, osservandolo con un moto di orgoglio. E' contenta di vederlo lì, e lo apprezza più di quanto lui possa immaginare. Ma poi, prima che possa dire qualcosa, intercetta la discussione tra Jude e Betty di fronte a lei al tavolo. « Dalla venerazione con cui la guardi sembra che anche tu ne voglia uno » Gli occhi di ghiaccio di Mun corrono a incontrare quegli dell'amica sorridendole con dolcezza. Oh si, saresti un ottima mamma.
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    « Posso aiutarti. Semmai volessi un figlio, intendo...Ho un bel corredo genetico, come vedi, mi passi la brocca d'acqua? » Lo fissa sgranando gli occhi prima di piegare appena la testa di lato, continuando a cullare la bimba che sbadiglia appena. « Smettila di darle fastidio! » Asserisce infine scoppiando a ridere mentre gli getta una mollica di pane addosso. « Mun, tu cosa hai cucinato qui in mezzo? Cosí vedo di evitarlo, la lavanda gastrica per stasera vorrei non fosse un passaggio obbligato » Un dito medio si solleva prontamente in direzione del fratello, sbattendo le ciglia insistentemente. « Certo adesso fa tutto il duro, ma ricordiamoci che qualche anno fa, si mangiava tutti i miei muffin al cioccolato fondete come se non ci fosse cose più buona sulla faccia della terra. » E lì inizia una lunga storia ai danni di Deimos, Betty e Jude che inizia con il solito.. « Quando eravamo piccoli dovete sapere che.. » E così parlano di aneddoti finché ad un certo punto non fa il giro del tavolo sedendosi accanto a Betty. La intima con un sorriso ad aprire le braccia, mentre stampa un bacio sulla guancia di Lily strofinando il naso contro quello della bambina. « Amore mio, ora tu resterai un po' con zia Betty e zio Judie, mentre la mamma e zio Deimos parlano un po', va bene? » Sgrana gli occhi in direzione della bambina non riuscendo a fare a meno di riempirla ancora e ancora di baci e affetto. « Mi raccomando, non lasciarla con Malia, che quella come minimo la fa cadere. Mi ha già detto che vuole farle fare il volo dell'angelo.. e.. » Scuote la testa allontando quel pensiero. « E tu smettila di fare il rincoglionito. » Asserisce in un sussurro all'orecchio di Jude, prima di soffermarsi con lo sguardo su Sirius, lasciandogli intendere che ormai ha capito, e si è anche rotta di tenersi il segreto di Pulcinella per sé. Lei e Albus ne hanno persino parlato, e seppur all'inizio metabolizzare la questione era stato strano, alla fine avevano iniziato a tessere una ragnatela piuttosto complessa nella loro mente degli ultimi circa nove mesi. Un parto. A quel punto prende a braccetto Deimos, e inizia a presentarlo in maniera più ufficiale a tutti quanti. Prima nonno Arthur e nonna Molly, poi Ginny e Harry, poi ancora Hermione e Ron e via così. Non è che non sappiano chi sia, ma ora Deimos non è più solo Deimos Carrow. E' Deimos il fratello di Mun, di cui lei parla con orgoglio, gonfiandosi il petto con fierezza perché lui è la sua famiglia. Picchetta infine sulla spalla di Albus sottraendolo alle sue compagnie per sospirare con una certa dose di nervosismo. « Ok, vi conoscete già, ma non proprio.. » E' certa che se non fa un passo avanti, quel imbarazzo non scomparirà mai del tutto. « Albus, lui è Deimos, mio fratello.. » Di cui sai già vita morte e miracoli, dalle cose più belle a quelle più losche, ma stasera faremo finta che sai solo quelle più belle. « Deimos, lui è Albus il mio.. » Sì. « ..è.. il padre di mia figlia.. e il mio.. » Si schiarisce la voce. Ah ma quindi non è facile. « ..ragazzo.. eh sì lui è il mio ragazzo. E io credo che ora andrò a bere qualcosa mentre voi parlate un po'. » Sgattaiola rossa in volto come un peperone, prima di prendere posto accanto a Sirius e Alaksa, con Fawn, Roxy e Jay di fronte a loro, mentre allunga un bicchiere in direzione del gruppo attendendo qualunque cosa di alcolico volessero servirle. « Ho appena presentato Albus e Deimos. E mi sono incartata. » Osserva Sirius e poi gli altri con un leggero sconforto e preoccupazione in volto, mentre inizia a buttare giù quello che le sembra Incendiario. « Cioè come presenti tuo fratello al tuo ragazzo quando ormai avete già dei figli insieme, e una casa, e praticamente tutta una serie di cose insieme? » Scuote la testa. Stone dove sei per alzare gli occhi al cielo quando servi? « MUN POSSO AVERE LA TOLTA??? » Grida Jay dalle braccia di Roxy. Ecco appunto. « Topolino mio, tu puoi avere tutta la torta del mondo. » Così domani pronto soccorso assicurato. « Ma tra un po' eh. Poi ti fa male il pancino. »

    Interagito con Siri, Jude, Betty, Deimos, Albus e il gruppo seduto con Siri.


     
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    Il Natale a casa Branwell aveva sempre rappresentato un evento formale, pensato per impressionare la cerchia che conta, pranzi raffinati con mini porzioni che lasciavano tutti affamati, ma nessuno osava chiedere il bis perchè faceva troppo cafone. Betty era costretta ad infilarsi in vestiti scomodi, ma intonati alle preziose decorazioni che sua madre aveva scelto; una sorta di supplizio a cui aveva deciso di sottrarsi più che volentieri. L'invito di Mun le aveva riscaldato il cuore, i suoi programmi precedenti prevedevano lei, una cioccolata calda, una coperta, Oliver sdraiato sui suoi piedi e un classico film di Natale; il tutto nell'intimità di quella che ormai era a tutti gli effetti casa sua. Non appena aveva messo piede in casa Potter-Carrow non aveva potuto fare a meno di sentirsi riscaldata, circondata da un affetto che in vita sua aveva sentito raramente. I suoi occhi erano tutti per Lily, la tassorosso aveva sempre avuto un debole per i bambini, ma la piccola Potter le aveva in qualche modo rubato il cuore. Forse perchè dopo tutto quello che avevano passato era il simbolo di come la vita potesse andare avanti e rifiorire; perseverando. Aveva lasciato sotto l'albero dei piccoli pacchetti, uno per ogni invitato che era riuscita a contare, erano piccole palline incantate da appendere all'albero; al loro interno la neve non smetteva di fioccare, riproducendo il paesaggio invernale che si poteva ammirare fuori dalle finestre. Aveva passato la serata seduta di fianco a Jude, il gemello di Mun, circondata da persone festanti che non facevano altro che passarsi piatti ricolmi di cibo; sembrava che nonna Molly avesse preparato da mangiare per un intero esercito. Quando Nonno Arthur chiamò la regola dei cinque minuti allontanò leggermente la sedia dal tavolo e si concesse di respirare mentre osservava quel piccolo tesoro di Lily. « Non riesco assolutamente a capire cosa ci trovi di cosí fantastico. Dalla venerazione con cui la guardi sembra che anche tu ne voglia uno » Osservò il ragazzo sorridendo, perchè Betty trovava che i bambini fossero semplicemente magici, un piccolo miracolo da adorare e proteggere. « Guardala, guarda l'amore che la circonda. E' semplicemente magica. Ti assicuro che ne voglio più di uno, ma per non è ancora arrivato il momento. » Betty aveva ancora così tanto da imparare su sé stessa che non si sentiva ancora pronta ad avere una piccola personcina che dipendesse completamente da lei. Mentre J si voltò verso gli altri commensali scappò verso la culla della bambina, rubandola alle nonne, stringendo a sé quel piccolo corpicino caldo. Non poté fare a meno di guardarla innamorata, borbottando piccole paroline comprensibili solo a lei e alla bambina. « Posso aiutarti. Semmai volessi un figlio, intendo...Ho un bel corredo genetico, come vedi, mi passi la brocca d'acqua? » Betty non può fare a meno di sorridere di fronte a quella stramba proposta, sorridendo verso Mun quando riprende il fratello bonariamente. « Smettila di darle fastidio! » E' affascinata da quelle dinamiche tra fratelli e durante la cena non ha potuto fare a meno di
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    osservare i tre Carrow, così simili e legati da sostenersi in silenzio; un senso di fraternità che lei non aveva mai sentito. Nonostante non lo fosse era cresciuta come figlia unica, la cui sola compagnia era rappresentata dalla tata di turno che doveva occuparsi di lei. « Mun, tu cosa hai cucinato qui in mezzo? Cosí vedo di evitarlo, la lavanda gastrica per stasera vorrei non fosse un passaggio obbligato » « Certo adesso fa tutto il duro, ma ricordiamoci che qualche anno fa, si mangiava tutti i miei muffin al cioccolato fondete come se non ci fosse cose più buona sulla faccia della terra. » Il senso di sazietà che prova in quel momento le impedisce di trovare allettanti dei muffin al cioccolato, ma evita di dar voce a quel pensiero, conscia che nonna Molly sarebbe in grado di udirla chiaramente; pronta a metterle sotto il naso un'altra porzione di arrosto. « Amore mio, ora tu resterai un po' con zia Betty e zio Judie, mentre la mamma e zio Deimos parlano un po', va bene? Mi raccomando, non lasciarla con Malia, che quella come minimo la fa cadere. Mi ha già detto che vuole farle fare il volo dell'angelo.. e.. » Mun è talmente diversa dalla ragazza che conosceva che non può fare a meno di guardarla meravigliata, rapita da quel ruolo materno che le calzava a pennello. « Non ti preoccupare, mi assicurerò che non voli da nessuna parte. » Girò la sua sedia verso il ragazzo mentre la bambina osservava meravigliata il pendente a forma di fiocco di neve della sua collana. « Per quanto riguarda la tua gentilissima proposta sappi che i bambini sono molto più del semplice pool genetico. Te lo dico per esperienza, il mio così detto codice genetico è puro quanto il tuo eppure nella mia infanzia tutto questo calore mi è sempre mancato. Non te ne fai niente della genetica se non hai qualcuno con cui condividere questo miracolo...» dondolò la piccola Lily per far capire a quale miracolo si riferisse. «...e quando trovi qualcuno con cui condividerlo te lo tieni stretto. » Lei stessa sognava il momento in cui avrebbe finalmente trovato qualcuno con cui condividere tutto ciò e sapeva che avrebbe combattuto con le unghie e con i denti per difenderlo. La sua attenzione si spostò su Malia, che guardava la bambina con gli occhi sgranati agognando e pregustando il momento in cui avrebbe potuto stringere a sé la piccola. « Dai, me la fai tenere tipo... duesecondidue? Albus e Amunet non se ne accorgeranno nemmeno. Starò super attenta. Promesso. » Guardò ancora una volta la bambina, concentrata sul suo ciondolo, come le lo stesse analizzando nel minimo dettaglio. « Nessun volo d'angelo mi raccomando, altrimenti Mun ti farà volare fuori dalla finestra...e sorreggile sempre la testa. » La passò tra le braccia della ragazza, assicurando che la testa della piccola fosse sempre sostenuta. Agitò le mani in direzione di Hugo, attirando la sua attenzione facendogli segno di raggiungerla.

    interagito con: Jude, Mun, Malia e citato Hugo
     
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    Giocare a far finta che tutto andasse bene era stata la carta vincente per uscire dal Centro di Igiene Mentale in tempo per Natale, ed era la stessa carta che nelle ultime due settimane si era giocato anche in casa, con chi di tanto in tanto si sentiva in dovere di andarlo a trovare. Dovere, sì, perché era piuttosto evidente che non fosse un piacere per nessuno. Purtroppo, però, per avere la libertà aveva dovuto incassare alcuni colpi, tra i quali una prescrizione di psicofarmaci atti a curare quella che i dottori avevano catalogato come depressione da stress post traumatico. Farmaci che, ovviamente, i suoi genitori si assicuravano puntualmente che lui prendesse, controllandolo strettamente come fosse agli arresti domiciliari. E' per il tuo stesso bene. Queste le parole che sua madre ripeteva in continuazione, guardandolo con la stessa compassione con cui si guarderebbe un cucciolo di cane zoppo. Insopportabile. Benjamin Weasley non riusciva a fare i conti con quella vita, con quel sentirsi continuamente osservato, trattato come se potesse rompersi al minimo tocco. E fosse stato per lui, a quel maledettissimo Natale non ci sarebbe neanche andato; le uniche ragioni per cui si trovava lì erano suo fratello Hugo e una totale assenza di facoltà di scelta. Ma nonostante tutto nessuna protesta era uscita dalle sue labbra, volenteroso com'era a riacquistare il prima possibile la propria libertà. Aveva semplicemente sorriso all'esposizione del piano e partecipato attivamente al reperimento dei vari regali per la numerosa famiglia. Non che si aspettasse un'accoglienza calorosa, ovviamente. E infatti nessuno corse ad abbracciarlo quando fece il suo ingresso in casa Potter assieme alla famiglia, lasciando che le occhiate fredde gli scivolassero addosso con un sorriso sulle labbra. Perché sono un uomo nuovo. Salutate il Benjamin Weasley guarito, quello che porge l'altra guancia.
    Durante la cena aveva preso posto accanto al fratello, proferendo parola solo quando interrogato direttamente e consumando per lo più in silenzio ciò che nonna Molly aveva preparato, senza tuttavia mai prenderne più del necessario. Era difficile che qualcuno lo interpellasse, specialmente gli amici di Hugo, ma non se ne fece un particolare cruccio, standosene nel suo angolino. Quando ne ebbe la possibilità, tuttavia, si dileguò piuttosto velocemente senza farsi notare, lasciando al fratello la possibilità di parlare con gli amici senza preoccuparsi di lui. Dal suo canto, infatti, si diresse verso l'unica persona lì dentro con la quale poteva dire di avere un rapporto piuttosto disteso: Judah Carrow. Prese posto accanto a lui, salutandolo con un cenno del capo. Judah e sua sorella erano stati tra i pochi a riuscire ad evitare il Centro di Igiene Mentale, e questo era il principale motivo per cui erano ormai passati mesi dall'ultima volta che lo aveva visto, quando Ben lavorava ancora a Londra tra i Ghermidori. "Immagino di doverti fare delle congratulazioni." disse, con un tono che virava leggermente sull'interrogativo, mentre il suo sguardo si posava ad indicare la bambina che Betty Branwell teneva tra le braccia e da cui Ben si tenne a dovuta distanza, storcendo appena il naso. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodere in uno scoppio di cacca e rigurgiti di latte materno. Sì, proprio un amore. "Che carina." Alzò appena gli angoli della bocca in un sorriso millimetrico, allungando poi una mano sul tavolo per attirare a sé un paio di bicchieri in cui andò a versare dell'acquaviola, porgendone uno a Jude. "Questo Natale andrà pur superato in qualche modo.." lo incalzò, sollevando appena il proprio bicchiere nella sua direzione prima di mandarne giù un sorso. Con le labbra ancora poggiate sul bicchiere fece correre lo sguardo per la sala, fermandosi nel punto in cui si trovava Sirius insieme a una ragazza che gli sembrava di aver incrociato qualche volta per i corridoi di Hogwarts, ma di cui non conosceva nemmeno il nome. "Mmh..vedo che quest'anno abbiamo aggiunte niente male. Tu che a quanto pare stai in famiglia quasi più di me, abbiamo informazioni sull'amichetta di Siri?" Gli rivolse uno sguardo eloquente, come ai vecchi tempi, quando di pensieri per la testa ne avevano molti meno. Se mi dici che non ci stanno conflitti d'interesse con nessuno di cui mi importi un minimo, io mi insinuo.

    Interagito con Judah
    Nominati Hugo, Betty, Sirius e Alaska

     
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    « Mi si è sfatta la treccia. » Lizzie la guarda, dall'alto del suo metro e poco più. Sguardo fisso, decisamente arrabbiata. « Ma come? L'abbiamo fatta prima di sederci a tavola. » La rossa prova a sorridere, scostando la sedia dal tavolo per far passare la bambina, andandosi ad incastrare tra il legno e le sue ginocchia. « E' tutta colpa di quei cappellini che ha comprato nonna. Ne ho provato uno e puff, per toglierlo si è sciolto tutto. » Della fermezza e della rabbia di pochi istanti prima non c'è più nemmeno il pallore. Ora c'è solo tristezza che non presagisce niente di buono. « Ma la rifacciamo subito, che problema c'è? » Si ritrova a commentare velocemente, sperando così di fermare il probabile fiume in piena che l'essere leggermente scomposta e fuori posto potrebbe provocare nella bimba. Lancia un'occhiata divertita a Teddy, per poi lasciare che la biondina salti sulle sue gambe, accomodandosi. « Vado con una dutch braid allora. » Fa la telecronaca, mentre comincia ad intrecciarle velocemente i capelli. « Ma di chi è stata l'idea di far mettere a zio Rudy un maglione così? O meglio, è stato pagato per farlo? » Deve stringere le labbra per non scoppiare a ridere, mentre lancia un'occhiata furtiva a Rudy che, approfittando della pausa tra primo e secondo, ha deciso di raggiungere gli . Ha addosso uno dei maglioni più improbabili del mondo, con tanto di lucine che si accendono e si spengono ad intermittenza. « Tutto merito di mamma e nonna. Che dici? Gli sta bene? » Lei prova ad annuire, ma le sue mani glielo impediscono. « Sembra il Grinch! » A quelle parole non può ridere di cuore, trovando perfettamente calzante la descrizione appena data. « Ti prego non dirglielo. Il suo equilibrio mentale già vacilla abbastanza, tra quel maglione e l'idea di dover andare alla messa di mezzanotte. » Cose da lycan. Finisce di chiudere la coda, legandola con un laccetto. « Et voilà. Pronta e perfetta come non mai! Ora tesoro devi scusarmi un attimo, ma la zia deve andare a vedere se nonna ha preparato qualcosa di vegetariano come seconda portata. » Le scocca un bacio sulla guancia, prima di alzarsi in piedi e portarsi verso la cucina. Nonna, ovviamente, non ha voluto sentir ragione. "La cena la cucino io" e tutti zitti. L'unica cosa che le era stato permesso di fare erano i muffin al cioccolato che sarebbero stati serviti come dessert, da accompagnare alla cioccolata calda, perché sia mai che usciamo dalla cena con minimo tre kg in più in corpo. « Nonna, dove sono i funghi gratinati al forno? » Chiede, ma non ottiene risposta, spostata com'è rispetto al resto della famiglia. Così torna in salotto, giusto in tempo per assistere alla scena di Malia che prende in braccio Lily. Le si avvicina con un sorriso e si abbassa sulle ginocchia vicino a Betty, salutandola stringendole dolcemente il braccio, per poi ammirare la scena da più vicino. « Guarda come sei portata! » Prende a dire, allungando una mano per lasciare un buffetto sulla guancia della piccola. Non è la prima volta che la vede dal vivo, eppure è sempre come se lo fosse. Ogni volta che la guarda scorge nuove sfumature di suo fratello e nuove tonalità di azzurro negli occhi che richiamano tanto quello delle iridi di Mun. « E ti sorride pure. Mals, piaci proprio tanto hai bambini, hai visto? » Si ritrova a commentare, sorridendo spensierata a sua volta alla bimba.
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    « Ma ti avverto, non prenderci troppo gusto perché qua la lista d'iscrizione dei baby sitter è già lunga e chilometrica. » Scherza, guardando la bionda al suo fianco. E' contenta di rivederla lì, a quel tavolo. « Mi raccomando ragazze, tenetevi pronte che a breve mio padre tirerà fuori la tombola ed è decisamente agguerrito. Prepara il gruzzoletto di soldi da due settimane. » Scoppia a ridere, per poi individuare lo sguardo di Rudy in fondo alla sala, in mezzo agli altri. Suo nonno, in sottofondo, ha cominciato già a cantare, tutto felice e contento. « Scusatemi! » Si congeda da loro, per avvicinarsi al piano e a suo nonno. Nel tragitto, saluta leggermente imbarazzata Jude e riesce a raccattare Fawn, Roxy e una corda. « Rox, quanto alcol hai ancora in circolo? Hai provato con un'aspirina? » Lo sguardo passa da lei alla mora, al quale dedica un timido abbraccio. « Dopo dobbiamo per forza parlare di New York. Le tue parole erano riuscite a farmela visualizzare, mentalmente, ma cavolo. E' stata un'emozione continua e c'era anche la neve! » C'è dello stupore e della meraviglia nella voce della rossa, mentre si ritrova a fantasticare sulle strade della grande mela, la sua città dei sogni, fin da quando era una bambina. « Sappi che la prossima volta - perché sì, ci sarà una prossima volta, fosse per me ci andrei a vivere ora - voglio te come guida che sono sicura di essermi persa la metà della meraviglia. Soprattutto se consideriamo quanto sia basso il tasso di attenzione di Rudy non appena si mette piede dentro un museo. » Ridacchia, per poi avvicinarsi ad abbracciare suo nonno da dietro. « Nonno, è ora. » Sussurra al suo orecchio, birichina. L'uomo, in tutta risposta, si diletta in una scala crescente, seguendo i tasti del piano, come a voler richiamare l'attenzione. « Okay gente, è arrivato il momento di smaltire un po' per fare un po' di spazio per le prossime portate. » Una tradizione in casa Potter: la gara di ballo. Lancia la corda a Roxy, sperando che i suoi riflessi siano abbastanza pronti da prenderla al volo per cominciare il gioco. « Partiamo con il limbo, che ne dite? » Si ritrova a dire, battendo le mani, decisamente fin troppo su di giri, tutta colpa della combinazione "zuccheri + qualche bicchierino." « Chi vince, ha due cartelle in più a tombola! » E dicendo ciò, si siede al fianco di suo nonno, per accompagnarlo in quella melodia decisamente più concitata e allegra. « Hugo, nonna, Rudy e James. Vi voglio in pista ora!»

    Interagito con Lizzie, Malia, Betty, Fawn e Roxy.
    Salutati Teddy e Jude, nominati/chiamati a far partire il gioco Hugo, Rudy e James.
    Daje de limbo gente!

     
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    Hugo l'appetito tipico dei Potter-Weasley non l'aveva mai avuto, sebbene gli piacesse considerarsi comunque una buona forchetta. I suoi cugini, al contrario, erano buone forchette, coltelli, cucchiai, cucchiaini e tazze per la colazione già riempite di cereali colorati. Insomma, il Natale - e ogni altra occasione prevedesse nonna Molly ai fornelli - rappresentavano per il giovane Weasley una lieta ricorrenza e al tempo stesso una sfida contro il proprio stomaco. Man vs food. Di tanto in tanto, quando vedeva qualche portata avvicinarsi pericolosamente per la seconda o terza volta, esibendo una nonchalance estrema aspettava che la nonna guardasse altrove per passare il vassoio a Malia, che non avrebbe mai disdegnato neanche una briciola. Forse, là dentro, era una delle maggiori estimatrici delle leccornie di Molly Weasley. « Quest'anno comunque c'è un sacco di gente che non ho mai visto in vita mia. Tipo... Mmm... Quella lì chi è? » Boccheggiante per una porzione troppo sostanziosa di pasticcio di verdure, Hugo colse di buon grado la palla al balzo per posare coltello e forchetta col piatto mezzo pieno e lanciare un'occhiata altrove, là dove suo cugino Sirius stava in compagnia di una ragazza che non aveva mai presenziato alle feste di famiglia. Una new entry gradita, come tutte, ma che destava una certa curiosità in una famiglia tanto unita - e tanto pettegola -. « Non la conosco ma, se te lo stai chiedendo, non è la nuova fiamma di Siri. » le annunciò con un sorrisino sghembo e la sua solita aria da sapientino. Dai, è talmente evidente! « Lo vedi? Sono vicini ma non si sfiorano mai, neppure per sbaglio. E lui non la guarda mai. Anzi, sembra piuttosto concentrato a non guardare proprio niente. Sono quasi certo che stia ignorando qualcuno, ma non è lei. E' evidente che non sia la sua ragazza. » Si grattò un pochino il mento, incapace di distogliere lo sguardo da Alaska. « Avete la stessa corporatura, hai notato? Secondo me è una ragazza sportiva. Se tanto mi dà tanto, potrebbe essere una compagna di squadra di Sirius. » Concluse così la propria analisi non richiesta, con una scrollata di spalle. Perché dire semplicemente "non lo so" pareva brutto, no? Sia mai che Hugo Weasley non sappia qualcosa. Con un sospiro, riprese a mangiare il pasticcio e interruppe il discorso con Malia per voltarsi a scambiare due parole con Roxy che, nel frattempo, aveva arpionato Jay. Il piccolo Potter aveva iniziato a cantare a squarciagola canzoni di natale, accompagnando la melodia che nonno Arthur suonava al piano. Si sporse verso la cugina, portando una mano al suo orecchio per farsi sentire sopra tutto il baccano. « Non dire ad Al che te l'ho detto, ma secondo me il Confundus è legale in queste situazioni! » Rise insieme a lei, versandole un generoso bicchiere di spumante, ma decise di lasciarglielo al sicuro sul tavolo. Con l'attacco epilettico che sta avendo Jay, finiamo tutti a far la doccia alcolica! « Alla salute, ragazzi. Ehi, sul tardi siete prenotati per una partita a biliardo nel seminterrato, quindi vedete di non crollare a terra prima del tempo, mi raccomando.» La voce di Albus lo costrinse a voltarsi velocemente dall'altro lato, in direzione di Malia e James. « Ohiii state brindando senza di me?! E hai un biliardo e non dici nulla? Mi tengo il tuo regalo Al, segnatissima questa! » Acciuffò il proprio bicchiere mezzo vuoto per unirsi all'ultimo e bere insieme agli amici. Le guance color porpora, a causa del caldo e dell'alcol, suggerivano che forse ci voleva una pausa anche dai bicchieri, oltre che dai piatti. La scusa gliela diede un caro amico avvistato in piedi poco più in là, che decise di raggiungere. Promise quindi a Malia che sarebbe tornato subitissimo e la lasciò in compagnia di James. Passò dietro a Judah e Ben, verso il quale lanciò un sorriso amichevole: non era facile riallacciare i rapporti dopo tutto ciò che era successo e almeno Hugo stava lottando strenuamente contro tutta la delusione e tutto il rancore. Era difficile per tutti e lo era anche per lui. Si ripromise di stare un po' col fratello, nel corso della serata, e provare a passare un po' di tempo di qualità. Si fece stretto stretto per passare tra una libreria e le sedie, quando il suono del proprio nome attirò la sua attenzione.« Hugo, nonna, Rudy e James. Vi voglio in pista ora! » Era sua cugina Olympia, che invitava tutti a.. ballare il limbo? A Natale? Rise verso la rossa, scuotendo la testa. « E dove balliamo, sul tavolo? O lo usiamo come asticella?! » Le indicò la grande tavolata, talmente lunga da occupare quasi tutto il salotto. La casa di Albus non era di certo una reggia e tutti quegli invitati dovevano pur essere sistemati da qualche parte. Il salotto che aveva conosciuto il giorno in cui era stato presentato alla piccola Lily era stato letteralmente stravolto, per far spazio alla tavolata. « No grazie, io passo! » Con ancora il sorriso sulle labbra, divertito, finalmente raggiunse il gruppetto puntato. Louis Paciock era stato letteralmente braccato da un'Hermione Granger in vena di conversazione. La strega aveva un bisogno disperato di riprendere contatto con la gioia di una serata spensierata. « Mamma, cosa ti ho detto sul fatto che non devi importunare le persone con le tue storie? » cinguettò ridendo, sporgendosi per stringere la mano a Neville, seduto poco oltre. I Weasley e i Paciock erano amici di famiglia e Hugo conosceva abbastanza bene l'uomo: non era solo uno dei più grandi erbologi della sua generazione, ma una persona davvero gentile e simpatica. Forse un po' impacciata, come il figlio che aveva deciso di liberare. « Mamma, ma l'hai saputo che Sirius ha un elfo domestico? » Hermione drizzò le antenne e sgranò gli occhi. « Come scusa? Mio nipote supporta il vile schiavismo? Ora mi sente!!! » La strega si alzò velocemente dalla sedia e marciò in tutta fretta verso il grifondoro, dando modo a Hugo ti trascinare via Louis. « Per quanti minuti di fila avete parlato di elfi? » Gli veniva da ridere, ma non per sminuire una passione che sua madre e il corvonero avevano in comune. Louis aveva preso in eredità la battaglia - persa - per la liberazione degli elfi domestici, una crociata che Hugo considerava sì fallimentare ma non per questo meno giusta. La sottomissione di un'intera razza asservita ai maghi proprio non gli piaceva, concettualmente. « Dai, vieni di là con noi? Ti faccio conoscere Malia e Albus, sono simpatici! ...ok, Malia è simpatica, Albus è Albus. Stiamo pensando di spodestare nonno dal piano e fare un dj set di Justin Bieber e Ariana Grande! » Insomma, solo musica di qualità.

    Interagito con Malia, Roxie, Albus e James, Olympia e Louis!
    Nominata Alaska, Ben e la vile mercificazione dell'elfo domestico nella società moderna

     
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    C'era una lunga tradizione sul giro dei parenti che doveva sedere accanto a zio Percy. Ogni anno tutti facevano a gomitate sul non sedersi accanto a lui. Quell'anno tuttavia, i segnaposto erano toccati a un individuo di sesso femmile non ben identificato esterno alla famiglia, che evidentemente non aveva compreso appieno la gravità del castigo in cui lo aveva messo. Carrow questa me la lego al dito. Non aveva tuttavia obiettato, perché in fondo, James sentiva di meritarsela un po' quella punizione, dopo i mesi passati a scorrazzare in giro a cavallo della propria moto, nei distretti di piombo letteralmente urlando wiiiii James è un elfo libero. E così eccolo lì, ad annuire a ogni dolce costatazione di Percival Weasley, gettando ogni tanto qualche occhiata supplichevole nella direzione di Lucy, dando di proposito gomitate e spintoni sotto il tavolo a Malia accanto a lui, nella speranza che lo salvasse da quella tortura. Ma lei niente; continuava a chiacchierare con Hugo come se niente fosse. « Eh si.. già.. l'aveva letta questa cosa. Che scandalo.. Eh no. Te lo stavo proprio per dire.. sisi giusto.. » E via così finché la sua salvezza non si manifesta nelle spoglie di un misericordioso fratello minore che lo distoglie da quel lungo giro di discorsi di cui non ci ha capito niente. « Tiè, così arriviamo pronti al bel momento della serata in cui i bambini andranno a dormire. » Si allontanò appena, nonostante non ce ne fosse bisogno, perché a quel punto zio Percy aveva già trovato un'altra vittima, alzando appena il bicchiere. « Perché ci hai messo così tanto? La conosci la regola.. sessioni di massimo dieci minuti. » Una regola di solidarietà tra fratelli e cugini sulle conversazioni col povero Percy Weasley. Bisogna darsi sempre il cambio dopo massimo dieci minuti. « E tu sporca traditrice.. non farmi neanche iniziare. Sono deluso. » Ma nonostante ciò scoppia a ridere e si concede quel brindisi in compagnia del fratello e dell'amica, lieto di esser tornato - appunto - un elfo libero. « Ehi, sul tardi siete prenotati per una partita a biliardo nel seminterrato, quindi vedete di non crollare a terra prima del tempo, mi raccomando. » « Per forza! Così posso stracciarvi anche quest'anno, come due anni fa. » « Ohiii state brindando senza di me?! E hai un biliardo e non dici nulla? Mi tengo il tuo regalo Al, segnatissima questa! » « Se se, come quella volta che era così lercia che non riusciva nemmeno a beccare la pallina. Ricordaglielo un po', Hugo, com'è andata davvero questa storia, che la signorina Stone s'era bevuta pure i fondi dei bicchieri e non se lo ricorda più.. » La spintona leggermente mentre ridono insieme. E' una bella atmosfera, e James, complice l'aver buttato giù un po' troppa birra per sopravvivere alla lunga conversazione con zio Percy, si sente particolarmente allegro e spensierato. « JAMES! PORTA A NONNA UN ALTRO PO' DI SIDRO DI MELE.. » Ed ecco che la chiamata alle armi torna. James alza gli occhi al cielo e si congeda dagli amici. « Il dovere mi chiama. ARRIVO NONNINA! »

    Sta armeggiando ormai da un po' nella cucina a vista con bicchieri e stoviglie varie. Si rende utile, insomma, cercando di liberare il piano di lavoro di tutte le cose inutili che si stanno già radunando in cucina, quando lo sguardo passa su Sirius, seduto al tavolo in compagnia di amici poco più in là. Solleva le sopracciglia e scuote la testa mentre gli fa ripetuti cenni della testa per intimarlo a raggiungerlo. La conversazione con zio Percy gli ha dato modo di confermare ogni sua ipotesi, perché quando parli con zio Percy hai modo di staccare il cervello e osservare un sacco. Qualcosa dopo il San Mungo tra il Carrow maschio e suo fratello era cambiato. Da giochi di sguardi e dita intrecciate come due innamorelli disperati, al completo ghiaccio. Lo sguardo si sposta per un istante sulla figura di Judah, mentre il fratello lo raggiunge, complice anche il suo fargli notare una zia Hermione agguerrita che lo sta inseguendo dall'altra parte del salotto. « Carina la tua ragazza di copertura. »
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    Asserisce mentre si serve di una birra direttamente dal frigo, indicandogli i piatti da riporre nella lavastoviglie. Nonna Molly sarà davvero fiera di noi. Guarda che uomini di casa. « Me la fai conoscere? » Asserisce mentre getta uno sguardo decisamente allusivo verso Alaska. « Il brocode non lo permetterebbe, lo so, ma tanto a te non frega niente, dico bene? » Si appoggia al piano della cucina osservandolo infine con una certa insistenza. « Perché a te lei non interessa. Non fare l'egoista! » Questa volta non è una domanda. Posa una mano sulla spalla del fratello scuotendolo appena. « Se vuoi davvero essere il primo insospettabile della famiglia, dovresti almeno evitare di tenere la mano del tuo ragazzo in pubblico. » Una leggera pacca prima di scoppiare appena a ridere. Evita di proposito di guardare nella direzione di Judah a quel punto, per non dargli l'impressione che stanno parlando di lui. « Qualunque cosa succeda, parlaci. E' ovvio che nessuno dei due se la passa bene. » Si stringe nelle spalle gettandogli uno sguardo di incoraggiamento. « Carrow non mi pare un gran simpaticone, però almeno quando ti sta attorno non mette nessuno nell'imbarazzante posizione di parlargli da solo. » Pausa. « Quindi se non vuoi farlo per te, fallo almeno per tutti noi. » « Hugo, nonna, Rudy e James. Vi voglio in pista ora!» James alza lo sguardo osservando il caos in salotto. Fa cozzare la bottiglia di birra con il bicchiere di Sirius e si congeda. « Il mondo mi reclama bro, ma pensaci, mi raccomando. E la tipa? Presentamela.. »

    Mentre Fawn e Roxy si uniscono al party, James afferra al volo Jay, ponendoselo sulle spalle a cavalcioni, iniziando la lunga traversata a mo di gomitate nel salotto. Ecco; quella del limbo era una tradizione piuttosto sbilenca che tutti osservavano più o meno religiosamente in famiglia da quando la signora Gertrude, vicina dei nonni, l'aveva inserita nei programmi, quando James era appena poco più alto di Jay. Da allora, più per scherzo, più per dovere, qualcuno la riportava sempre in auge ogni anno, complice anche il perenne ostinarsi di nonna Molly di invitare zia Gertrude la zitella, a casa loro. James aveva ricordi davvero pessimi di lei, non solo perché sputacchiava peggio di uno sdentatissimo Jay, ma anche perché gli pizzicava sempre le guance fino a fargli male. Posa un braccio attorno alle spalle della sorella, osservandola con un certo finto sdegno, mentre con un colpo di bacchetta attira la corda a sé. « Sai cosa ci faccio con questa Limpy? La uso come cappio se mi ricordi ancora questo trauma infantile. » La signora Gertrude era scomparsa ormai un paio d'anni fa, portando nonna Molly a entrare in quel tipico loop esistenziale del la mia generazione sta iniziando ad andarsene, che costringeva sempre James ad alzare gli occhi al cielo. Anche perché lui quanto i suoi fratelli sapevano che se c'era qualcuno che li avrebbe sotterrati tutti, quella era proprio nonna Molly. « Rudy vieni qui! Dammi una mano con la signora Black per piacere.. » Le fa la linguaccia prima di scompigliarle appena i capelli con la solita infantilità di quando erano niente più che bimbi. A quel punto richiude la tastiera del pianoforte mentre nonno Arthur si dilegua per un nuovo giro di pasticcio, e in tutta riposta James fa partire il grammofono alla destra dello strumento lasciando partire Last Christmas, sulle note della quale James fa fare un paio di piroette alla sorella. « Last Christmas, I gave you my heart but the very next day you gave it away » Canticchia mentre la osserva col tipico orgoglio di un fratello maggiore. E poi, quel maledetto vischio si posa sulla sua testa mentre ha ancora sulle spalle Jay che sorregge fermamente con un braccio. « Scusa sis, torno.. io e Jay dobbiamo andare a trovarci una signora. » E dicendo ciò si dirige verso il gruppo che ha come epicentro una piccola Lily Potter tra le braccia di Malia. « Eccola qui l'unica donna della mia vita. » Asserisce inserendosi nel discorso senza poi molti rituali. Guarda Malia sollevando poi gli occhi sul vischio. « E niente.. ci tocca. » Si avvicina appena, ma prima di essere troppo vicino, devia, posando le labbra sulla guancia di Lily senza che il vischio si sposti di un millimetro. Scoppia a ridere e scrolla appena il bambino sulle proprie spalle abbassandosi appena per far arrivare Jay al livello di Malia. « Campione, vuoi fare un tentativo? » Tanto lo sanno tutti che hai una cotta per Malia. E' certo che Jay stia arrossendo a quel punto, ma alla fine dopo un giro di inutili proteste, il bambino posa un bacio sulla guancia dell'amica scacciando il vischio. « E anche quest'anno, ragazzi, Cupido ha colpito. »

    Prima parte: interagito con Albus, Malia e Hugo;
    Seconda parte: interagito con Siri; nominati Judie e Alaksa;
    Terza parte: interagito con Olympia, Rudy e Malia;




    Edited by blue velvet - 15/12/2018, 14:29
     
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    Deimos ci aveva ragionato a lungo, forse anche troppo; aveva rimuginato per giorni sulla possibilità di accettare quell'invito a trascorrere il Natale a casa di Mun. Il solo pensare che la sorella avesse una casa e una famiglia tutta sua gli faceva uno strano effetto. Aveva abbandonato il maniero dei Carrow, lasciato nelle sapienti mani di Jude, e si era trasferito in un'elegante villa nel quartiere di Kensington. Riceveva regolari bollettini sulla salute della madre, premurandosi di rigirarli ai fratelli per tenerli informati. Aveva pensato di lavorare durante le feste, nella tranquillità del suo ufficio, ma aveva capito che per Mun era importante e proprio per questo motivo aveva deciso di accettare il cortese invito. Aveva abbandonato i suoi abiti formali, ignorando i suoi completi gessati per ripiegare su un semplice maglione verde bosco, spogliandosi di quell'aura rigida e distinta che lo aveva sempre caratterizzato. Si era presentato a casa di Mun con un cesto, si era assicurato che al suo interno ci fossero tutti i suoi dolci preferiti; dai raffinati cioccolatini della miglior cioccolateria di Londra ad una bottiglia del suo champagne preferito. A molti poteva sembrare un semplicissimo cesto, ma per Deimos era il modo di far capire alla sorella quanto in realtà la conoscesse. Era entrato titubante in quella casa, riconoscendo immediatamente il tocco di Mun nell'arredamento e nei piccoli dettagli, si era finalmente costruita la casa che aveva sempre sognato di avere; riempiendola di un sentimento che a casa Carrow non si era mai visto. Aveva osservato a lungo la nipotina tra le braccia della sorella, ma si era tirato indietro quando aveva provato a fargliela tenere i braccio; limitandosi a stringerle le piccole manine che si muovevano freneticamente. Conosceva molti degli adulti presenti, lo stesso Harry gli aveva stretto la mano, un tacito gesto di pace che lo aveva sicuramente aiutato a distendere la tensione. Mun era rimasta al suo fianco per tutto il tempo, suo e di Jude, facendo in modo che non si sentissero esclusi. Aveva scambiato poche parole con Arthur Weasley, impaziente di far sapere a tutti delle sue ultime scoperte in merito all'utilizzo di un cellulare; aveva vagato per il tavolo mostrando a tutti cosa fosse un selfie e pretendendo di averne uno con ogni invitato. Non può fare a meno di strozzarsi con la burro birra quando sente l'indelicata proposta nei confronti della biondina al suo fianco, trovandosi costretto a nascondere una risata sotto i baffi per non attirare troppo l'attenzione. Viene trascinato via da Mun, decisa a presentarlo a tutti e lui non può fare a meno di seguirla; la famiglia è sempre stato il cardine portante nella vita Deimos, aveva fatto di tutto per proteggerli, ma sapere che il suo tutto spesso non era bastato lo faceva sentire inadeguato. L'ultimo a cui venne presentato era forse la persona più importante per Mun, quella per cui si era ribellata ad un intero mondo di convenzioni che la stava soffocando. « Ok, vi conoscete già, ma non proprio.. » Lo aveva visto di sfuggita in ospedale, esausto ma più che felice, ma invece di farsi avanti aveva preferito fare due passi indietro e lasciare che quella giornata fosse solamente per loro e la piccola Lily. « Albus, lui è Deimos, mio fratello...Deimos, lui è Albus il mio...è.. il padre di mia figlia.. e il mio...ragazzo.. eh sì lui è il mio ragazzo. E io credo che ora andrò a bere qualcosa mentre voi parlate un po'.» Era raro vedere Mun così nervosa e allo stesso tempo entusiasta, tenace e decisa a tutti costi ad unire la famiglia; alla ricerca di quel calore famigliare che a loro era sempre stato negato. Allungò una mano verso il ragazzo, deciso a seppellire in una volta tutti i rancori; per molto tempo aveva accusato Potter di aver strappato Mun dalla sua ala, ma con il tempo aveva capito che la ragazza aveva semplicemente imparato a camminare da sola. « Cominciare con il piacere è tutto mio sarebbe troppo scontato? » Una battuta che aveva lo scopo di rompere il ghiaccio, battute che raramente l'uomo di permetteva di fare; soprattutto perchè l'ironia non era per lui qualcosa di innato. « Grazie dell'invito...vorrei dire altre cose, ma penso che non sia il caso di appesantire troppo l'atmosfera. »
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    C'erano tante cose che Deimos avrebbe voluto dire al ragazzo e forse un giorno l'avrebbe fatto, ma quel Natale serviva a tutti per voltare pagina; iniziare un nuovo capitolo privo di oscurità. « So di non doverti ringraziare per averla protetta, ma lo farò lo stesso. » Perchè per me la famiglia conta più di quanto io riesca ad esprimere a parole. Alzò il bicchiere in sua direzione in un brindisi silenzioso, un modo per accomiatarsi e allontanarsi dalla pericolosa gara di limbo che stavano allestendo. Si allontanò raggiungendo le scale, alla ricerca di quello che sarebbe dovuto essere il bagno. Guardò sospettosamente la scala che portava al piano superiore e quelle che si dirigeva verso il piane inferiore, cercando di capire quale direzione prendere. All'improvviso sentì tirare i calzoni poco sopra il ginocchio, abbassò lo sguardo e si ritrovò a fissare una bambina che lo guardava incuriosito. « Cosa cerchi? » Deimos si abbassò all'altezza della bambina. « Sto cercando il bagno piccolina...sai per caso dove si trova? » La bambina annuì e lo prese per mano portandolo verso il piano superiore e indicandogli la porta di fronte alle scale. « Molto gentile signorina, torna pure di sotto. » Entrò nel bagno e si concesse qualche minuto per sciacquarsi le mani, alla ricerca di un breve momento per riordinare i pensieri. Quando uscì dal bagno trovò la stessa bambina ad aspettarlo, la guardò incuriosito, cercando di capire per quale motivo non si fosse allontanata. « Volevo aspettarti...così non ti perdi. » Sorrise di fronte a quelle parole e porse nuovamente la mano alla bambina per lasciarsi accompagnare al piano inferiore. « Or saresti così gentile da dirmi con chi sei qui...siete così tanti che faccio fatica. » La piccola indicò una donna alta dai lunghi capelli castani, e senza aspettare lo tirò nella sua direzione. « Teddy, Teddy...ho salvato questo signore. » Riconobbe chiaramente il volto di Theodore Andromeda Lupin, non si conoscevano personalmente, ma più volte si era ritrovato a leggere i suoi articoli impertinenti; in grado di rubargli piccoli sorrisi con la sua ironia e la brillante retorica.

    Interagito con: Mun, Albus, Lizzie e Teddy
     
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  14. Calcifer;
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    User deleted


    Ricordava il Natale dei suoi 6 anni come uno dei giorni più belli della sua vita. Babbo Natale le aveva regalato un cavalletto di legno da poggiare sul tavolo, un desiderio che serbava nel cuore da mesi. Degli anni quel grasso signorotto dalla barba bianca si era fatto sempre più generoso: l’ultimo modello di firebolt, uno scrigno personalizzato con i palloni del quidditch, una mantella con fili d’oro nella trama e persino un biglietto per attraversare l’America, da costa a costa: quasi come un vecchio amante in cerca di perdono. Non ci era mai cascata, per lo meno non come i suoi genitori avrebbero voluto, ecco perché, in definitiva, Alaska non amava ricevere regali costosi, bensì gesti e affetto. Questo faceva di lei una collezionista di contatto umano: Alaska andava ricercando le pagliuzze dorate nascoste tra la sterpaglia, lo faceva con cura perché nel suo piccolo mondo fatto di tinte e reagenti, credeva nel calore dei suoi simili, più di quanto non potesse suscitarle un dono.
    Coltivava felicità per raccogliere sorrisi, e lo faceva senza secondi fini, se non quello di circondarsi di persone che la facevano sentire a casa: ecco cosa per lei assumeva i contorni di un luogo tutto per sé, i suoi amici. Era stata invero lusingata nel ricevere l’invito di Sirius e, in un certo senso, persino stupita. Alaska si chiedeva cosa avesse di così speciale per poter accedere alla famosa casa dei Weasley, allo stesso tempo pensava che, in una serata come quella, avrebbe potuto mettere a tacere immagini che riguardavano la sua più cara amica. Era sempre stata una piccola paladina della giustizia, sempre pronta a combattere per gli altri e quasi mai per sé, tendeva a ringraziare a quel modo le persone che la accettavano nonostante le sue stranezze.
    Quel giorno erano riuniti tutti attorno a una tavola: Roxy era arrivata visibilmente in hangover, salutando Fawn e poi lei « Sei sicura di riuscire a stare in piedi? Decidiamo un segnale, se una delle tre dovesse aver bevuto troppo ci lanciamo un may day e filiamo in bagno! » propose con una strizzata d’occhio per poi osservare la sala che li accoglieva. Alaska se ne stava con in mano un calice di vino, in quel vestito rosso che le stringeva le forme donandole un aspetto più sofisticato di quanto avesse sperato, quando Judah le si presentò di fronte, il cipiglio arguto come sempre e il sorriso da diavolo stampato in faccia. « Sono felice di rivederti, sei venuta col tappeto o lo hai lasciato a casa? » Una stilla di glacial simpatia, la sua, intinta nella più calda delle cortesie. Casa Weasley era uno spettacolo, tutta ricolma di contatto umano e festività, in una situazione come quella, mentre Sirius si intratteneva con gli ospiti, non poteva far altro che rispondere a modo « Questa sera ho incantato una zucca e ho
    tumblr_pafwlqAzch1ua1nbgo2_250
    costretto i miei amici topini a tramutarsi in cavalli »
    cosa non del tutto falsa, considerato lo strambo modo in cui la stamberga degli artisti era solita muoversi. « Come puoi immaginare un tappeto volante in uno scenario come questo stonerebbe un po’ » e così dicendo, ricolma del più innocente dei sorrisi, lo lasciò andare, rivolgendogli una linguaccia. Era bastato qualche istante, un momento di smarrimento da parte del suo ospite perché Judah si infilasse tra i discorsi. Alaska, presa com’era dall’osservare il Carrow andare via non si accorse di Sirius quando le si sedette nuovamente accanto, facendola sussultare con le sue parole « Eccomi scusa! Sei stata molestata da qualcuno? » Oh, non puoi immaginare da chi! avrebbe voluto esordire, ma si morse la lingua, conscia del fatto che non fosse il caso di far uscire il suo sarcasmo. « Solo Judah, il ragazzo che ha vinto il mio cestino di beneficienza » alzò le spalle nude, portando il calice alle sue labbra per prendere un sorso di vino. Di fronte a lei giaceva un piatto con due lenticchie superstiti, mentre due posti più in là sedeva Fawn, alla quale rivolse un occhiolino: doveva raccontarle della serata al vetriolo passata con Carrow! « Ho appena presentato Albus e Deimos. E mi sono incartata. » Amuneth Carrow, la giovane dai capelli corvini si sedette accanto a loro, visibilmente preoccupata. « Cioè come presenti tuo fratello al tuo ragazzo quando ormai avete già dei figli insieme, e una casa, e praticamente tutta una serie di cose insieme? » Un bel casino quello, un po’ come tutte le relazioni che sembravano gravitare in quella casa! « Una volta vista Lily persino il più gelido dei cuori può scaldarsi!!... Il che mi fa pensare che non l’ho ancora conosciuta! » Alaska e Amuneth non avevano mai avuto modo di parlarsi, ma alla Vesper era giunta la notizia della piccola Potter. « Quella ragazza lì.. la conosci no? E' Malia! Ma sì, certo che la conosci! Ecco, sta seduta accanto a mio cugino Hugo, quello con gli occhiali e le guance rosse.. non parlarci, è palloso. E invece, quello accanto ma dall'altra parte è mio fratello James. Vabbè, lui non c'è manco bisogno che te lo dica. Vero che sono proprio bellini insieme? ...cioè non che stiano insieme eh. Però.. dai! » Tutte quelle persone le conosceva, un po’ di vista, un po’ di persona, ma mai si sarebbe aspettata di vederle riunite attorno a un tavolo. Quella baraonda era quasi assordante per una come lei, abituata a passare i Natali con Nan e poche altre persone. . « Perché palloso? » si premurò di sapere lei, in cerca di una motivazione per la quale stare alla larga dal giovane Hugo . « Beh Malia la conosco, ma non è insieme a un giocatore di quidditch? Mi sono persa qualche passaggio oppure c’è qualcosa sotto? » osservò i due giovani parlottare insieme, mentre le mani abbandonavano il calice per finire sul suo grembo. Da un certo punto di vista era un po’ imbarazzante dover giustificare la sua presenza lì, soprattutto quando d’un tratto l’umore di Sirius cambiò con la stessa rapidità con cui giungono i temporali estivi. Alaska abbandonò i caldi occhi della Stone per seguire lo sguardo del suo accompagnatore, puntati dritti verso il giovane che aveva offeso il suo orgoglio. Trattenne il fiato, leggendo tristezza, sconfitta e malinconia in questo stesso ordine. Poi, esattamente come giungono i raggi di sole tra le nuvole estive, le iridi di Sirius mutarono nuovamente, sino a camuffare la malinconia. Avrebbe potuto ingannare chiunque, persino i suoi stessi famigliari, ma non lei, tanto abituata a cogliere i particolari insignificanti nei volti altrui. « Vero che sono buonissimi? » scosse il capo quasi per allontanare i pensieri che le vorticavano in testa e poi lesta poggiò i suoi occhi in quelli di Judah, mentre una domanda implicita le affiorava tra i pensieri. E prima che potesse rispondere, miss Weasley le bloccò la lingua « Mangiane quanti ne vuoi, cara! Oh, che ragazza educata! Proprio un'ottima scelta! » si sentì un tossire sormontare la tavolata, una richiesta di aria mentre un po’ dei biscotti truffaldini le raschiavano la gola. Le guance le si fecero paonazze e gli occhi ricolmi di lacrime mentre tentava di liberarsi dalle briciole che le minacciavano la trachea. « Aiut….acqua! Acqua acqua acqua! » si mossero molte mani per aiutarla e Alaska in tutta risposta agguantò il primo bicchiere le fosse capitato a tiro, trangugiando il freddo liquido trasparente. « Scusatemi, alle volte sono proprio maldestra! » allora era quello che tutti pensavano di lei! La nuova venuta era agli occhi dei famigliari di Sirius la sua ragazza! « ...scherzava, ahahaha, simpatica vero?! » « Tu dici? Devo fingere di essere fidanzata da anni con un ragazzo per togliere qualsiasi dubbio alla tua famiglia? Non vorrei che tutti iniziassero ad immaginarmi come la tua ragazza! » non che ci fosse nulla di male in quello, ma Alaska non era molto sicura che lei fosse esattamente il tipo di giovane ideale per uno come lui! Aveva sussurrato quelle parole per fare in modo che solo Siri potesse sentirle, ma si accorse troppo tardi che un nuovo venuto era giunto per salutarli "Alaska giusto? Scusa se prima ti ho salutato un po' velocemente ma nonna Molly non è affatto tenera quanto sembra quando si tratta di preparare pranzi e cene." si sentì chiamare in causa, sussultò mentre voltava lo sguardo. Era un po’ di tempo che se ne stava seduta lì, perciò si alzò per stare alla pari di Albus, allungando una mano per salutarlo. « In persona! Tu devi essere il famoso Albus, non preoccuparti, in una famiglia così numerosa è facile perdersi tra un invitato e l’altro! » come a voler dimostrare le parole appena pronunciate dal nipote, Miss. Molly sbraitò qualcosa, costringendo la conversazione ad interrompersi. "Diiicevo..ti trovi bene, Alaska? Sirius ha fatto il gentiluomo?" Era gentile da parte sua premurarsi che si stesse trovando bene. Sicuramente entrre in una famiglia del genere per di più il giorno di Natale poteva essere un po’ stravolgente. « Assolutamente! Da buon amico qual è » e tentò di porre l’accento sulla parola amico « mi sta trattando con i guanti…però non mi ha ancora svelato qualche retroscena divertente che accade alle vostre feste…devo aspettarmi il momento tombola o canzoni natalizie? Così mi preparo in tempo… » e nell’esatto istante in cui quelle parole le uscivano dalle labbra, Olympia Potter annunciò che era l’ora del limbo. Gli occhi della Vesper si illuminarono di luce nuova: se c’era una gara in atto loro avrebbero partecipato e avrebbero vinto!!! « Sirius, questo è un momento che non possiamo lasciarci sfuggire!!! Dobbiamo per forza partecipare, soprattutto se è una vostra tradizione! Albus vuoi venire anche tu con noi? »

    Ineragito con: Roxy e Fawn, Judah, Amuneth, Siri, Albus
    Citati: Hugo, Malia, Olympia
     
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    Che Sirius Potter fosse un libro aperto, oramai l'avevano capito anche i piatti da portata; allo stesso modo, non era affatto un tipo estremamente perspicace. Sensibile sì, ma non di certo il coltello più affilato del cassetto. Ma anche volendo, non avrebbe visto il perché fingere o reprimere qualcosa che sentiva. Qualcosa come la sorpresa che gli si lesse chiaramente il viso, alle parole di Alaska. « Solo Judah, il ragazzo che ha vinto il mio cestino di beneficienza » Un boccone che si rivelò più amaro del previsto e che andò giù, ad aggiungersi ad un groviglio di emozioni di non facile lettura. Mi ha lasciato e poi è andato a comprare appuntamenti all'asta di beneficienza. Che carino. Io neppure ci sono andato, non avevo la minima voglia di incontrare sconosciuti, non ero davvero dell'umore giusto. Ma alla fine, sei tu che hai lasciato me no? Ci sta. « Ah, vi siete conosciuti all'asta? Fico. » tagliò corto Sirius, riprendendo a mangiucchiare qualcosa per mascherare un evidente imbarazzo. Non che fosse geloso di Alaska.. ma sì, un po' era geloso di Alaska. Non gliene fece una colpa comunque, pur nella sua non profondissima maturità era consapevole che l'amica non avrebbe potuto immaginare ciò che Sirius neppure era riuscito a rivelare alla sua famiglia o ai suoi amici più chiari. Neppure a Fawn, neanche una parola. E poi lui è single.. e io sono single.. e Alaska è single.. wow, togo, tutti felicemente single. A trarlo d'impaccio arrivò provvidenzialmente Mun, che Siri accolse al loro fianco con un sorriso; le aveva già presentato la grifondoro appena arrivati, cosicché poterono saltare i convenevoli e andare dritti al nocciolo della questione. « Ho appena presentato Albus e Deimos. E mi sono incartata. » Spalancò gli occhi, il ragazzo, cercando con lo sguardo Deimos: nella sua immaginazione, era quello con le corna, gli zoccoli e la coda a punta. Il forcone doveva averlo lasciato nel portaombrelli all'ingresso. Belli i pregiudizi, ah? « E com'è andata? Ma è vero quel che si dice? ...che sputa fuoco come i draghi e la sua acqua di colonia sa di zolfo? » Sirius non aveva mai incontrato Deimos ma, da come Judah gli aveva parlato della propria famiglia, si era sempre immaginato casa Carrow come un posto in cui un Potter, appena entrato, prende fuoco: come gli spiriti maligni in chiesa. Di Deimos Carrow, Sirius aveva perfino un po' di paura. Grifondoro, disse il Cappello Parlante! « Cioè come presenti tuo fratello al tuo ragazzo quando ormai avete già dei figli insieme, e una casa, e praticamente tutta una serie di cose insieme? » Guarda, se ti può consolare non è che sia molto semplice anche senza le case, i figli, le cose. Ammutolì, soffocando il silenzio in un generoso sorso di aranciata che durò particolarmente a lungo, annuendo con ancora il bicchiere sulle labbra quando Alaska propose la piccola Lily come soluzione ad ogni problema. Mun quindi rimase un po' con loro, mentre la conversazione proseguiva. « Perché palloso? » Abbiamo abbastanza tempo per elencare gli svariati motivi per cui Hugie è palloso? « Mun, mi aiuti? Perché Hugo è palloso? Vediamo.. » e si prese qualche secondo - di pura scena - per pensarci. « Vediaaamo.. perché è un secchione, vuole sempre avere ragione e.. no dai, scherzo, non è così male. Basta non discuterci! E poi.. che resti fra noi, io non ti ho detto niente eh? Si vergogna se lo sa.. ma è un fan sfe-ga-ta-to di Taylor Swift! Basta che dici "Taylor" e lui boom, parte peggio di una Nimbus! » Alle parole di nonna Molly, però, Alaska ebbe la peggio e si ritrovò con qualcosa dritto in gola che la fece tossicchiare bruscamente. Occacchio, ora ci lascia! La aiutò assestandole un paio di colpetti sulla schiena, finché non la vide riprendere aria con gli occhi lucidi e il viso arrossato. Le porse il bicchiere d'acqua che aveva chiesto, assicurandosi che stesse bene. « Tu dici? Devo fingere di essere fidanzata da anni con un ragazzo per togliere qualsiasi dubbio alla tua famiglia? Non vorrei che tutti iniziassero ad immaginarmi come la tua ragazza! » E Sirius, ancora una volta, si ritrovò ad arrossire. Non seppe bene come prendere le parole di Alaska: da una parte era legittimo il suo pensiero, perché probabilmente era ciò che la sua famiglia aveva pensato e stava già dicendo in giro. "Oh guarda che carina la nuova ragazza di Siri!". I Potter-Weasley, dopotutto, non erano nuovi all'invitare al cenone di natale le loro dolci metà. Dall'altra però.. sarebbe così terribile essere la mia ragazza? Wow, certo che devo fare proprio pena. L'ennesima che con me non ci vuole stare nemmeno per scherzo. Mai, neanche per l'anticamera del cervello gli era passata l'idea che quell'invito potesse rappresentare il trampolino per "qualcosa di più" ma, per l'orgoglio di un giovane uomo, un rifiuto è pur sempre un rifiuto, anche se fondato su un equivoco. Fece allora frettolosamente spallucce, senza pensarci troppo. « Beh.. no.. cioè non credo.. insomma.. » Ma si zittì immediatamente quando due paia di pesanti mani gli arpionarono le spalle. E lì, seppe di essere nei guai. « Sirius Cedric Potter. Per quale ragione mio figlio mi è venuto a chiedere cosa significhi la parola puttano? » Cacchio, mi ha beccato! Non poté neppure accampare qualche scusa strampalata delle sue, Amunet era stata testimone oculare del traviamento del piccolo Jay e no, nonostante tutto l'affetto la Madama non l'avrebbe coperto. Incassò allora, senza speranza, la sconfitta e lo scapellotto, massaggiandosi la nuca poco dopo. Quando il tempo delle presentazioni fu terminato, rimasero a chiacchierare per qualche minuto, fino a che la voce squillante di sua sorella Olympia non provò a traghettare la famiglia in un limbo pericoloso. Di nome e di fatto. Scambiò rapidamente un'occhiata con Albus, una di quelle che volevano tanto voler dire "oh no, non di nuovo". « Sirius, questo è un momento che non possiamo lasciarci sfuggire!!! Dobbiamo per forza partecipare, soprattutto se è una vostra tradizione! Albus vuoi venire anche tu con noi? » Oddio no, il limbo no! Piuttosto faccio la controfigura di un pupazzo di neve fuori ma non il limbo! Agitò le mani davanti al viso. « Nooo no no, cioè, hai capito male, non è che sia proprio proprio una tradizione ecco.. è più una.. "tradizione" - virgolettò eloquentemente con le dita - ..capisci? cioè una cosa così, molto alla trallallero, cioè tipo come quando vai alla Casa di Merlino e butti uno zellino nel pozzo, no? Cioè se non lo fai non fa niente! » Avrebbe continuato ad arrampicarsi sugli specchi ancora e ancora, se non avesse notato sopra la spalla di Alaska un James in cucina fargli dei cenni eloquenti. La mia ancora di salvezza! « Ok scusatemi, torno subito! Mi raccomando.. » e, nell'alzarsi, si sporse all'orecchio di Amunet per farsi sentire solo da lei. « Non farle ballare il limbo, ti prego! Poi zio George farà la sua imitazione per dieci anni! »

    « Ehi! Non hai capito, mi hai appena salvato le chiappe.. quasi letteralmente, forse. » salutò cordialmente il fratello, con la gratitudine negli occhi. La gratitudine, però, sembrava destinava a volatilizzarsi con la stessa velocità di tre quarti della famiglia alla proposta del limbo. « Carina la tua ragazza di copertura. » Per un secondo, il pianoforte all'altro capo della stanza parve smettere di suonare, il pavimento sotto i piedi cessò d'esistere. James non era il tipo di ragazzo che gira troppo intorno alle cose e, ancora una volta, andrò dritto al punto. Muto e molto meno sorridente di prima, con gli occhi bassi iniziò a riempire la lavastoviglie di piatti sporchi, fosse anche solo per tenere le mani occupate in una discussione che non aveva modo di evitare e che, sebbene avesse desiderato con tutto sé stesso, forse non si sentiva ancora pronto a reggere. « Me la fai conoscere? Il brocode non lo permetterebbe, lo so, ma tanto a te non frega niente, dico bene? Perché a te lei non interessa. Non fare l'egoista! » Gli lanciò un'occhiata torna, prima di prendere due bicchieri in mano e ficcarli dentro l'aggeggio babbano. « Scemo. Non è la mia "ragazza di copertura".. copertura di cosa, poi? E' solo un'amica, giochiamo insieme a quidditch. Non ci metto nulla a presentartela. » bofonchiò, visibilmente sulla difensiva, con quello stesso tono di voce imbronciato che assumeva ogni qualvolta James gli avesse fatto uno scherzo coi fiocchi e fosse poi tornato per scusarsi. Non che James si scusasse realmente, ma a modo suo lo faceva. E ora bello scherzone che mi hai fatto. Il più divertente di tutti! Peccato che tu sia arrivato un po' tardi. Per tutto quel tempo, però, aveva evitato di guardarlo. Si vergognava terribilmente della situazione in cui si era andato a ficcare e del modo in cui aveva mentito alla sua famiglia. E tutto per uno scemo che mi ha pure mollato. Bel coglione che sei, Sirius Potter. James lo scosse, obbligandolo ad alzare gli occhi verso i suoi e togliere così anche l'ultimo velo di malinteso o dubbio. « Se vuoi davvero essere il primo insospettabile della famiglia, dovresti almeno evitare di tenere la mano del tuo ragazzo in pubblico. » Avvampò come mai prima d'ora, rendendosi finalmente conto di quanto quel terribile e profondo segreto non fosse stato altro che una carineria dei suoi affetti più cari nei suoi confronti. Lo sai.. e non sei neppure l'unico, vero? Non sono mai riuscito a nascondervi nulla, neppure un "Troll" in Divinazione. Figuriamoci questa cosa, che mi fa stare da schifo. « ...non.. è il mio ragazzo.. - borbottò, con un'espressione malinconica sul viso. - ...non più. » James però rise, e non per scherno. Rise con la leggerezza di chi non ha fatto della questione un problema. « Qualunque cosa succeda, parlaci. E' ovvio che nessuno dei due se la passa bene. Carrow non mi pare un gran simpaticone, però almeno quando ti sta attorno non mette nessuno nell'imbarazzante posizione di parlargli da solo. Quindi se non vuoi farlo per te, fallo almeno per tutti noi. » Aggrottò la fronte, confuso. Judah non se la passa bene? Ma se è là, a divertirsi! Non ha fatto altro, sarà contentissimo di non avere in mezzo ai piedi un imbranato che neppure riesce a mantenere i segreti! Si è pure procurato un bell'appuntamento con la ragazza che hai puntato, James! Ma tutte le congetture e le paranoie di Sirius si infransero, nello scorgere Judah dall'altra parte della sala. Non si stava divertendo affatto. « Il mondo mi reclama bro, ma pensaci, mi raccomando. E la tipa? Presentamela.. » Annuì, prima di fermarlo con una mano sul braccio. « J? Ti va se.. se in questi giorni parliamo un po'? Mi sono un po' chiuso in questo mese e.. » e niente, James capì al volo. James capiva sempre al volo, quando si trattava dei suoi fratelli. Lo lasciò così andare verso il limbo, rimanendo solo contro il piano della cucina. Non gli restò che versarsi un bicchierino di spumante e là, immerso e al tempo stesso lontano dalla festa, rimuginare sulle parole di suo fratello. E sentirsi, ancora una volta, uno stupido.

    Scusate il papiro non voluto, la parte festosa è solo la prima <3

    Prima parte: interagito con Alaska, Mun e Albus, citato Jude, Deimos e il limbo
    Seconda parte tutta per James!


     
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