Misty

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +6    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    Fino all'ultimo aveva tenuto il segreto con tutti, eccezion fatta per Malia e i fratelli Carrow. La prima era stata il suo appoggio più grande, la persona a cui rivolgersi nei momenti di ansia e dubbio, una roccia senza la quale difficilmente sarebbe arrivato al giorno dell'anniversario senza perdere prima la ragione. I secondi..beh..loro erano una storia completamente diversa. Deimos aveva giocato una parte importante, mostrando nei confronti di Albus una gentilezza che il ragazzo non si sarebbe mai aspettato di ricevere, tenendo fede alle parole che gli aveva rivolto durante la festa di Natale. Judah, d'altro canto, era stato il solito Judah, e dopo il breve scambio inconcludente via messaggio non si erano più sentiti. Tuttavia la parte più difficile non era di certo stata l'organizzazione della serata o le tre persone sopracitate, quanto piuttosto il dover mantenere il segreto con tutto il resto della famiglia - che sembrava piuttosto all'oscuro riguardo le intenzioni del secondogenito. Con Mun, poi, era stato se possibile ancora più difficile, dato il terrore che il moro provava al solo pensiero che qualcuno potesse spifferarle il suo piano o che lei stessa potesse insospettirsi riguardo un minimo dettaglio a lui casualmente sfuggito. Fino alla fine era stato sulle spine, sussultando ad ogni rumore e aggirandosi in casa propria sempre con fare sospetto, al punto che si era ritrovato a doversi inventare un'ansia per un esame che sapeva già di aver passato.
    La mattina di lunedì 28 Gennaio Albus Potter si svegliò di buon ora, ripassando mentalmente la scaletta della giornata. Una giornata organizzata con precisione millimetrica, in cui ogni passo era stato prestabilito con la massima cura dei dettagli. Ora le preparo la colazione e gliela porto a letto. Poi si sveglieranno sicuramente i bambini e comincerà la routine. A quel punto, nutriti, vestiti e preparati, li porterò a Godric's Hollow dai miei. Poi io e Mun dovremo dividerci per andare al lavoro - o almeno è quello che farà lei. Io ho già preso la giornata libera per preparare la casa e la cena, così che quando lei tornerà troverà tutto già pronto. Sorpresa! Poi mangeremo, e dopo mangiato le farò la proposta. Un piano a prova di bomba, per il quale aveva già valutato ogni possibile variabile dannosa, correggendola e prendendo mille precauzioni affinché l'eventuale danno fosse contenuto e neutralizzato. Fu però già nell'alzarsi dal letto che Albus cominciò a sentire un doloroso vuoto allo stomaco, sintomo dello stato di anticipazione in cui l'arrivo di quel giorno tanto fantasticato lo stava gettando. Brividi di freddo e sudori, quelli che sentì durante tutto il tempo che impiegò a preparare la colazione, chiedendosi se ci fosse un modo di scacciare dalla propria testa quel nervosismo e semplicemente godersi la giornata fino a quando non sarebbe arrivato il momento giusto. Il momento che aveva progettato. Un progetto, sì, era quello che aveva avuto. Un progetto in cui aveva calcolato ogni variabile esterna, senza tener conto dell'unica veramente importante: lui stesso. Sarebbe bastato un semplice sguardo per capire che il Serpeverde aveva la mente completamente in un altro posto. L'occhiata di un estraneo avrebbe colto al volo quel disagio lampante, quella moltitudine di pensieri vorticanti nei suoi occhi - i quali non riuscivano a trovare una stabilità cromatica, cambiando continuamente. E, nel caso di Albus, bastò uno sguardo allo specchio per capire in una frazione di secondo che il suo bel piano era fallito prima ancora di cominciare. Saranno state circa le sei di mattina quando, in preda a una crisi di panico, il giovane si chiuse nella stanza adibita alla musica, quella in cui custodiva anche l'anello all'interno della chitarra acustica. I tremori diffusi per poco non gli fecero cadere il telefono di mano quando digitò compulsivamente il numero di James, rannicchiandosi in un angolino della stanza in attesa che la voce assonnata del fratello lo riprendesse dall'altro capo del telefono. "Porca puttana, Albus, ma lo sai che ore sono?" "Sì sì, James, lo so. Però mi devi ascoltare. Senti, io ho provato a tenere il segreto, a fare tutto il piano bello e perfetto, ma non riesco a respirare. Oddio, credo mi stia venendo un infarto. James, non ce la faccio, lo capirà subito che c'è qualcosa di strano. Gli occhi, James, gli occhi. Cambiano colore ogni cinque secondi." parole accavallate velocemente le une sopra le altre nel tono annaspante della più totale disperazione. "Ok ok, calmo, respira. Di che stai parlando? Cosa è successo?" Chiuse gli occhi, prendendo tre lunghi respiri profondi per colmare quell'incapacità di parlare che lo stava assalendo di secondo in secondo, col cuore martellante in petto. Respirò e respirò fino a quando non riuscì a proferire nuovamente parola. "Oggi è l'anniversario mio e di Mun e.." si interruppe per un istante, necessitando prendere nuovamente fiato "..voglio chiederle di sposarmi. Ho l'anello e tutto quanto. Avevo organizzato ogni caso. Deve essere stasera dopo cena, ma deve essere una sorpresa. E io sono un fascio di nervi - cosa che ci sarebbe stata pure, se solo non fossi un fottutissimo metamorfomagus. Non ti dico che capirebbe tutto subito, ma sicuramente che qualcosa non va lo vedrebbe immediatamente, e allora tutto quanto sarà rovinato. James, che cazzo faccio?" Ci fu qualche istante di silenzio dall'altra parte della cornetta, abbastanza lungo da far pensare ad Albus che la linea fosse caduta. "James?" "Sì sì, ci sono....woooo...capisci che è una notizia abbastanza grossa da sentirsi alle sei di mattina, vero? Oddio. Non è che sto ancora sognando, veh? No ok ok, aspetta. Mi devo fare un caffè. PORCA PUTTANA, ALBUS, TU NON PUOI SGANCIARE STE BOMBE COSì SULLA GENTE! Chi è che sa questa cosa oltre a me?" "Malia e i fratelli Carrow." rispose velocemente "MALIA E I FRATE-..? Ti odio, Albus. Lo dici a Malia e alla famiglia Addams ma a noi un cazzo?! Che testa di cazzo che sei!" "James, possiamo parlarne dopo di questo? Ho un po' i minuti contati qui. Tra un po' riattacco e chiamo direttamente l'ambulanza." Tra il rumore della macchina del caffè in azione, il fratello sospirò pesantemente, lasciando immaginare ad Albus come in quel momento si stesse passando una mano sul viso e tra i capelli come era solito fare in situazioni di una tale portata. "Ok ok..razionalizza. Sei effettivamente pronto per fare questa cosa? Cioè..capisco cosa ti ci ha portato, ma non è che sei obbligato a farlo." Per un istante Albus valutò la cosa, ma la scansò quasi immediatamente, certo che non si trattasse di quello. "No no, per quello sono pronto. Terrorizzato, ma comunque pronto. Non è il farlo che mi spaventa è..bo..tutto il resto. Reggere questa cosa praticamente da solo è impossibile. Come posso arrivare a stasera se già da prima che lei si svegli sto così?" Un altro attimo di silenzio. "..e allora non ci arrivare." "James, non è questo il momento di fare la solita battuta sui biglietti per il Messico, per piacere." "No, dico sul serio: non aspettare fino a stasera. Penso che Amunet in chiesa preferisca andarci tra qualche mesa vestita di bianco piuttosto che tra due giorni e vestita di nero. Quindi se non ce la fai ad aspettare, fallo ora. A chi importa del come? Hai stretto un voto infrangibile con Deimos Carrow per farlo proprio stasera? Dubito. E allora vai. Tanto come lo fai lo fai, sempre contenta sarà - anzi, le dai pure un'intera giornata in più per sbattere il brillocco in faccia a tutti in diretta nazionale."

    C'era stato bisogno di un po' di convincimento da parte di James, ma alla fine Albus era arrivato a concordare sul fatto che rovinare a entrambi un'intera giornata solo per seguire un piano che esisteva solo ed esclusivamente nella propria testa non ne valeva poi tanto la pena. A quel punto, dunque, si era ritrovato costretto a tagliare corto per preparare in mezz'ora ciò che aveva pianificato di fare in più di dodici ore. Il cibo, da una cena elaborata, si era ridotto a una tipica colazione inglese. Aveva spostato il tavolo nella sala degli strumenti, coprendolo con una tovaglia bianca comprata apposta per l'occasione e mettendovi al centro un vaso di rose blu che aveva fortunatamente ordinato il giorno prima. Non c'erano le luci del portico che aveva pianificato, ne' le lanterne colorate, ne' tanto meno il costoso champagne che aveva impiegato tre giorni a selezionare. C'erano solo lui, quel tavolo, la colazione, e un disco di Ella Fitzgerald. Non c'era nemmeno il completo pantaloni-camicia comprato per l'occasione; al suo posto, i pantaloni grigi stropicciati della tuta e una semplice t-shirt bianca con qualche buco di sigaretta che utilizzava per dormire. Ma il pezzo più importante c'era: l'anello.
    CMs9tKX
    Non ci fu nemmeno bisogno di andare a svegliare Mun, perché ormai scoccate le sette di mattina, i piccoli passi della ragazza cominciarono a risuonare sulle scale dando ad Albus giusto il tempo di accendere una semplice candela sul tavolo prima di precipitarsi nervosamente fuori dalla stanza, andando incontro alla ragazza con un sorriso che tradiva di certo lo stato febbricitante in cui si trovava. "Ehi..buongiorno." disse con voce roca, avvicinandosi per stamparle un bacio sulle labbra, indicandole subito dopo la direzione della stanza che aveva preparato, quasi sperasse di potersi in tal modo risparmiare di parlare troppo. "Vieni..ho messo le cose di qua." La prese per una mano, accompagnandola verso il luogo di punta per mostrargli quel piccolo spettacolino messo su in quattro e quattr'otto. "Buon anniversario." sentenziò dunque, allargando di poco quel sorriso che conservava ancora tra le sue pieghe i tratti di una certa apprensione, sottileati ulteriormente dal lieve tremore dei suoi arti e dallo stomaco chiuso. Si schiarì quindi la voce, spostando una sedia per farla sedere e dando poi un colpo di bacchetta al giradischi, che partì sulle note di Misty. Il piano originale era stato quello di suonare lui stesso, ma lo aveva accantonato piuttosto presto, rendendosi conto di quanto schifo avrebbe fatto sotto una tale tensione. Fatto ciò si mise seduto lui stesso, di fronte a lei, afferrando velocemente il bicchiere di succo d'arancia - dato che di caffè non aveva di certo bisogno - per portarselo subito alla bocca come a volersela impegnare prima di dire qualche stupidaggine o precipitare in un silenzio imbarazzante. « Look at me, I'm as helpless as a kitten up a tree; And I feel like I'm clingin' to a cloud, I can' t understand, I get misty, just holding your hand. » Sospirò, sollevando lo sguardo su di lei da sopra il bordo del bicchiere mentre allungava una mano sul tavolo, alla ricerca della sua. Se fino a quel momento aveva dubitato che la proposta da lui pianificata potesse valere tanto quanto quella per cui alla fine aveva dovuto fare un compromesso, ora gli fu subito chiaro quanto James avesse ragione da vendere. Non importava lo scenario, il vestito o la cena. La vera sorpresa non erano tutte quelle cose stupide su cui si era arrovellato il cervello per settimane. E forse, in parte, Albus si era gettato a capofitto nell'organizzazione di quella giornata proprio per evitare di pensare a ciò che importava davvero: il passo che stavano per compiere. Un passo importante a prescindere da tutte le cose nella loro vita che glielo rendevano più semplice. Giurarsi eterno impegno, pur se sapevano di averlo già fatto, era cosa non da poco conto. Eppure Albus si sentiva pronto, forse perché nel loro caso si trattava solo di una formalità, o forse perché semplicemente non avrebbe saputo immaginare la propria vita se non al fianco di Mun. Così, messo giù il bicchiere, prese un profondo respiro, stringendo ulteriormente la mano di lei mentre nel guardarla mille colori si susseguivano nelle sue iridi. "Ok, non so bene cosa dire..avevo tutto un discorso provato e riprovato davanti allo specchio, ma suppongo di non essere mai stato un grande attore, perché in questo momento non riesco a ricordarmi nemmeno una parola di ciò che mi ero scritto." ridacchiò nervosamente, passandosi la mano libera tra i capelli e umettandosi le labbra. "In realtà tutto doveva essere diverso. Ad esempio dovevamo stare sul portico, e ci dovevano essere tutte lucine e lanterne. Doveva anche essere stasera a cena, e io avrei dovuto essere vestito in maniera decisamente migliore..offrendoti qualcosa di un po' più ricercato rispetto alle uova strapazzate e una tazza di caffè. Però ecco.." si interruppe, non sapendo più cosa dire e rimanendo in silenzio per alcuni interminabili istanti prima di alzarsi di scatto dalla sedia, compiendo alcuni passi nervosi in lungo e in largo per la stanza. Questa è la proposta di matrimonio più fallimentare della storia. Cazzo, nei film lo fanno sembrare sempre così bello e romantico. Tutto ciò è solo...strano. Quando finalmente riuscì a fermarsi, col cuore ancora a mille contro la cassa toracica, si arrestò di fronte a Mun, stringendole entrambe le mani per farla alzare dalla sedia. "Il punto è che mi sono svegliato stamattina con tutto un piano architettato al dettaglio, un piano che ci ho messo settimane ad elaborare. Ma mi conosci: io faccio schifo coi piani. Quella brava a pianificare, tra di noi, sei sempre stata tu. Io, invece, sono sempre stato quello che fa le cose sullo slancio del momento. Ho messo a punto ogni cosa per giorni e giorni, solo per poi arrivare alla fine e capire che non riesco ad aspettare una manciata di ore per dirti ancora una volta che sei la persona con cui voglio passare il resto della mia vita." Questa volta le sue labbra si stesero in un sorriso che non aveva più tratti nervosi. Quei tratti erano stati soppiantati dalla semplice emozione, riflessa nelle iridi cerulee e nel leggero tremolio della voce. "E non mi importa dello champagne, o del vestito di marca. Non mi importa se te lo dico a cena, a pranzo o a colazione. Mi importa solo che tu sia qui ad ascoltarmi." A quel punto allungò una mano verso il mobile dei dischi, dove aveva spostato l'anello poco prima. Ne aprì il primo cassetto, estraendone con mano tremante la scatola blu e prendendo un lungo sospiro nel mettersi finalmente in ginocchio di fronte a lei e aprire la scatola. "Amunet Carrow, sei la donna della mia vita e non c'è niente che mi farebbe più felice di poterti chiamare mia moglie." Nel dire quelle parole, i suoi occhi si lucidarono di emozione, lasciando cadere una piccola lacrima di emozione nel procedere alle ultime parole. "Vuoi sposarmi?" « Walk my way, and a thousand violins begin to play, or it might be the sound of your hello, that music I hear. I get misty, the moment you're near. »
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    Tutto tace da un paio d'ore ormai. L'ultimo a svegliarsi era stato Albus, che Mun aveva spintonato giù dal letto affinchè andasse da una Lily piangente che al solito si svegliava all'incirca nella stessa frazione di secondo in cui il sonno di Mun era più profondo. All'inizio non glielo lasciava mai fare, ansiosa all'idea che la bambina avesse bisogno solo della sua mamma. Le cose tuttavia cambiano; è solo questione di abitudine e consapevole di averla già nutrita non più lontano di un'ora prima, liquidare la faccenda con uno strascicato è il tuo turno prima di girarsi sull'altro lato, non la fa nemmeno sentire in colpa. Non ricorda quando è stata l'ultima volta hanno dormito otto ore di fila. Tra gli ultimi mesi di gravidanza, in cui dormire era diventato letteralmente impossibile e i ritmi decisamente frenetici di Lily, aggiungendoci le paturnie di Jay e per giunta lo studio, e la famiglia, riuscire a individuare l'ultima volta in cui Albus e Mun sono stati davvero Albus e Mun, freschi come due rose di campo appena sbocciate, rilassati e distesi, è difficile. Nessun compromesso a casa Potter - Carrow. Vogliamo essere ottimi genitori, ma anche buoni amici, figli e fratelli esemplari nonché studenti di punta della neo-accademia. Vogliamo essere generosi padroni di casa, ottimi vicini, bravi concittadini e per giunta anche una splendida coppia di giovani ambiziosi. Una perfezione solida, che crollava su se stessa ogni qual volta si ritrovassero a letto a fine giornata, talmente stremati da non riuscire a muoversi nemmeno dalla posizione in cui sostavano sul letto. Si era fatta seria la questione, talmente tanto che ormai gli imprevisti e i doveri della vita adulta li colpivano ripetutamente senza che nessuno dei due tentasse di opporvisi. C'era un problema, lo affrontavano, per poi passare al successivo e via così, in una quotidianità spezzata solo dalle paturnie dell'uno o dell'altra che aiutavano a tenere viva una fiamma a cui Mun si aggrappava con veemenza. Persino quella Jenny era risultata un ottimo pretesto per discutere, solo per poi fare pace, perché in fondo, per quanto stanca, di una cosa Mun non si stancava mai: dare il tormento ad Albus per poi amarlo più di prima. E forse non lo amava mai come quando si tormentava i capelli di fronte alle sue aberrazioni e scenate di gelosia, o quando le puntava il dito contro mentre rinvangavano per l'ennesima volta il passato. Vivere nei ricordi, guardando al futuro come un momento perennemente attuale, era un feticismo di cui i due non riuscivano a farne a meno. Ne avevano rivestito la propria vita, circondandosi di quel passato che sembrava tanto caro ad entrambi; e seppur fossero una coppia relativamente fresca, a ben guardare la loro casa, quest'ultima era pregna dei loro ricordi - a tratti addirittura intasata. E non solo dei ricordi di ciascuno in sede separata, ma anche dei loro ricordi condivisi. Su una bacheca stagnavano i biglietti dei film che avevano condiviso in compagnia di altre persone, fotografie di classe e di gruppo, di quando erano bambini tanto quanto adolescenti, e infine foto di famiglia, disegni di Jay e piccoli post it che ogni tanto si scambiavano in assenza dell'altro. C'erano in quel nido d'amore vecchi libri, dischi, album di fotografie e quadri di altri tempi, oggetti di mobilio che avevano visto il loro corso e che prima di giungere in loro possesso erano stati scandagliati da tanti altri possessori. Perché in fondo, ad Albus e Mun le storie sono sempre piaciute, trovare un senso e un corso che li precedesse, sembrava dare loro un senso di predestinazione. Tutte queste belle cose hanno fatto un lungo viaggio tortuoso prima di arrivare da noi, un po' com'è successo coi nostri cuori. [...] « Altri cinque minuti.. » Un lamento lapidario che emerge da sotto il piumone come ogni mattina, mentre il groviglio di capelli corvini vortica sul cuscino, nascondendo il volto di porcellana il più possibile dall'idea di un nuovo giorno pregno di responsabilità. Aprire gli occhi impastati è una tortura ogni mattina. Raggiunge il cellulare, solo per controllare l'orario, constatando che è già tardi. La nota sotto la data segnala a caratteri cubitali un evento di cui ovviamente Mun non si è scordata. Ha tuttavia volutamente tentato di non farne un affare di stato, consapevole che avrebbe solo rigettato su Albus una pressione che in quel momento non poteva permettersi. Prima il dovere e poi il piacere. E tra i bambini e gli esami, azzardare di partire per un paio di giorni le era sembrato quanto mai stupido. Il braccio si allunga alla cieca sotto le coperte mentre strascica tuttavia un confuso quanto dolce buon anniversario che si interrompe a metà dell'opera, constatata l'assenza di Albus. « Albus? » Nessuna risposta dal bagno, segno che il ragazzo deve essere già al piano di sotto. Dopo un velo di crema e dopo essersi spazzolata attentamente i denti e i capelli è già una persona nuova. Ha il tempo di osservare il giardino ancora innevato, illuminato ancora soavemente dai lampioni che Albus ha montato in compagnia dei fratelli. Il gazebo spoglio, e una coltre di nubi bianche che preannunciano altra neve. Un immensa distesa di silenzioso bianco che sta lentamente iniziando a stancarla. L'inverno a Inverness è magico ma quando è troppo è troppo e mentre osserva con un velo di frustrazione la landa ghiacciata, si ritrova a fantasticare sulla primavera, il sole che scioglie gli ultimi ghiacci, i vestiti più leggeri, le giornate al parco. Ed ecco che sulla scia di quello che doveva essere un semplice pensiero passeggero, parte una vagonata di idee su dove piantare fiori e piantine, dove sistemare un piccolo orto, come ristrutturare quella vecchia fontana che giaceva in disuso sin da quando avevano affidato loro la casa l'estate scorsa.. e giù di lì ancora per altri dieci minuti. Nel atto di dar vita a tutti quei progetti, trova persino il tempo di dar sfogo alla sua mania dell'ordine, sistemando quanto lasciato alla bell'e meglio da Albus dentro il bagno, allineando quanto lasciato un po' in disordine, smistando i vestiti del giorno prima per il bucato e scambiando per l'ennesima volta il posto del doccia schiuma con lo shampoo - perché tutto è posto secondo Mun in un determinato ordine, con un certo raziocinio, che solo lei comprende e che per quanto tenti di spiegare ad Albus, lui se ne dimentica nello stesso momento in cui gli è stato spiegato. C'è anche il tempo per rifare il letto e controllare che i bambini stiano ancora dormendo beati, perché in fondo le manie di Mun sono ormai un effetto collaterale del conviverci. Si parte da cima a fondo. Prima di scendere al piano di sotto quello superiore deve essere pressoché in ordine. « Albus, il nostro giardino fa schifo. » Fa così la sua entrata al piano di sotto mentre si stringe in vita la vestaglia nera di seta, pronta a dirigersi verso la cucina per preparare la colazione nel caso non l'avesse già fatto Albus. In realtà il profumo invitate di uova, bacon e caffè bollente preannuncia che i soliti rituali del mattino sono già stati assolti dal ragazzo. « Ehi..buongiorno. Vieni..ho messo le cose di qua. » Mun sorride e gli accarezza automaticamente la guancia nell'atto di corrispondere quel leggero bacio. Sa di dentifricio e tabaccom in ordine sparso. L'odore di Albus al mattino è una delle cose che ama maggiormente. « Ti sei svegliato presto. » Una constatazione non del tutto casuale. In tutta risposta assottiglia appena lo sguardo osservandolo con più attenzione. Vedere Albus Severus Potter in piedi prima di lei è un po' come assistere a un miracolo il giorno di Natale. Si lascia quindi condurre verso quella che mentalmente Mun ha ridefinito la tana di Albus senza opporre alcuna resistenza, continuando tuttavia a osservarlo con un evidente velo di sospetto. « Buon anniversario. » Ed ecco che le basta osservare quella piccola scenetta romantica al sorgere del sole per dimenticarsi del giardino, i fiori e persino del progetto della cabina armadio col quale lo sta tormentano da almeno un paio di settimane.
    tumblr_pfius7siVj1x8eox1o2_250
    C'è un velo di commozione nei suoi occhi grigi, e un moto di pura felicità nell'ampio sorriso che si espande sul suo volto. « Buon anniversario anche a te, amore mio. » Asserisce a fior di labbra stampandogli un delicato bacio sulle labbra. E forse in fondo, un po' sperava che Albus volesse dare a quel giorno la stessa valenza che disperatamente Mun avrebbe voluto dargli, anche a patto di risultare esagerata e sin troppo entusiasta. Ci speravo, ma.. non lo so. Non lo so davvero.. durante l'unico anniversario che ho già passato, sono stata lasciata. Immagino sia autodifesa. Non volevo farmi troppe speranze. « Non potevo chiedere di meglio. » E non si riferisce certo solo alla colazione. Mun potrebbe condividere con Albus anche la miseria più nera, vivere di privazione e stenti e non cambierebbe comunque le proprie sorti. Lo hanno già fatto, la miseria l'hanno già condivisa, e piuttosto che remare loro contro, li ha resi solo più uniti. « Questo è nuovo. Quando l'hai comprato? » Chiede sorridendo mentre si gode le prime note di un'Ella che mancava alla loro collezione. Ma prima di attendere una risposta corruga appena la fronte iniziando a mostrare un leggero senso di apprensione. « Albus.. stai bene? Sei pallidissimo. Non è che ti sei preso la febbre.. » Tutto tace a parte il grammofono. Devo preoccuparmi? Ok, devo preoccuparmi. Va bene, ho capito. Avvicina appena la sedia di lato per poter raggiungere la fronte di lui con la mano libera. Niente febbre. « Ok, non so bene cosa dire..avevo tutto un discorso provato e riprovato davanti allo specchio, ma suppongo di non essere mai stato un grande attore, perché in questo momento non riesco a ricordarmi nemmeno una parola di ciò che mi ero scritto. In realtà tutto doveva essere diverso. Ad esempio dovevamo stare sul portico, e ci dovevano essere tutte lucine e lanterne. Doveva anche essere stasera a cena, e io avrei dovuto essere vestito in maniera decisamente migliore..offrendoti qualcosa di un po' più ricercato rispetto alle uova strapazzate e una tazza di caffè. Però ecco.. » Corruga la fronte osservandolo divertita. Che Albus e Mun facessero a gara a chi faceva il gesto più eclatante e sdolcinato non era certo un mistero. Amore, forse iniziare svegliandoti con una tazza di caffè non sarebbe male. E infatti ci prova, Mun, a versargli del caffè dopo essersi servita a sua volta, portandosi la tazza alle labbra, ma a nulla serve, perché il giovane Potter scatta in piedi. « Il punto è che mi sono svegliato stamattina con tutto un piano architettato al dettaglio, un piano che ci ho messo settimane ad elaborare. Ma mi conosci: io faccio schifo coi piani. Quella brava a pianificare, tra di noi, sei sempre stata tu. Io, invece, sono sempre stato quello che fa le cose sullo slancio del momento. Ho messo a punto ogni cosa per giorni e giorni, solo per poi arrivare alla fine e capire che non riesco ad aspettare una manciata di ore per dirti ancora una volta che sei la persona con cui voglio passare il resto della mia vita. » Avete presente il campanello d'allarme? Non un campanello d'allarme, ma il campanello d'allarme, quello che scatta nella testa di ogni donna nel momento in cui parole specifiche iniziano a sciorinarsi al loro cospetto in una specifica sequenza. « E non mi importa dello champagne, o del vestito di marca. Non mi importa se te lo dico a cena, a pranzo o a colazione. Mi importa solo che tu sia qui ad ascoltarmi. » Vorrebbe dirgli che non è mai stata più attenta in tutta la sua vita, che lo sta ascoltando con la stessa attenzione con cui si ascolta l'istruttore del corso di Smaterializzazione durante la prima prova pratica. Momento decisamente delicato, soprattutto di fronte al palese rischio di finire per spezzarsi in due, o perdere per strada parti essenziali del corpo. Vorrebbe dirglielo, sì, ma la verità è che man mano che realizza cosa Albus sta facendo, persino appoggiare la tazza sul tavolo le risulta complicato. Trova la compostezza di schiarirsi la voce, tentando con tutta se stessa di non elettrizzarsi più del dovuto prima del tempo. Potrebbe non essere ciò che pensa. Ma la verità è che quando ti trovi in piedi di fronte all'uomo della tua vita che è lì in ginocchio, con una scatoletta piuttosto sospetta tra le mani, non c'è fraintendimento che regga. E guai a te, Albus Potter, se dopo aver quasi rinunciato alla speranza che tu me lo chiedessi, ora spunta fuori da quella scatoletta un ciondolo o un braccialetto. « Amunet Carrow, sei la donna della mia vita e non c'è niente che mi farebbe più felice di poterti chiamare mia moglie. » Tac! Inquadratura fissa sull'anello, inquadratura fissa sul viso di Albus - emozionato - inquadratura fissa sul viso di Mun - lapidaria. « Dillo.. » E' un soffio tremante quello che riemerge dalle labbra rosse di lei. « Vuoi sposarmi? » Silenzio. La verità è che Mun ha fantasticato su quel preciso momento tante volte. Se lo è immaginato in mille modi diversi, ha persino ripassato le sue diverse reazioni, razionali e composte oppure al contrario esageratamente esplosive. Non ha mai trovato un vero equilibrio in merito ma la verità è che il suo fantasticare al riguardo è stato spesso superficiale, saltando piuttosto subito al dopo: che colori scegliere per le tovaglie, che forma dovrebbe avere il vestito, come dovevano essere le partecipazioni e le bomboniere - tutte cose che di certo rientravano nel mirabolante mondo fatto di minuzie di Amunet Healena Carrow, ma non si è mai soffermata attentamente sul momento della proposta. Tanti pensieri e costruzioni psicologiche intricate, ma nonostante tutto, Mun, tendeva ancora a peccare di un'intrinseca ingenuità dovuta alla sua palese inesperienza in materia di famiglia e rapporti solidi. Per un istante, posta quindi di fronte al fatto compiuto, non riuscì a fare altro se non sgranare gli occhi. Una cosa è fantasticare sul matrimonio dei sogni, un'altra è vederselo consolidare di fronte ai propri occhi. Si sentì come catapultata in qualcosa che non sapeva di preciso che sapore avesse - una cosa enorme, definitiva. Il per sempre che ogni bambina sogna. Seppur Mun e Albus facessero già la vita della coppia fissa da parecchio, per un istante la parola matrimonio sembrò pesare sul suo stomaco come un enorme macigno. Non perché avesse dubbi su Albus bensì perché il peso dei rapporti fallimentari visti e vissuti, pesava sulla sua coscienza sin da quando era una bambina. Non è mai stato facile. Seppur tutto sembri a dir poco naturale tra noi, la verità è che abbiamo fatto uno sforzo immane per far quadrare tutto. Ci siamo catapultati in questa cosa vivendo la giornata, andando a istinto. Ma facile non lo è mai stato. Non per me. Non lo è mai stato. E non è solo una paranoia di Mun, quel terrore che per un istante sembra quasi svenarla; è la sintesi di tutte quelle innocenti liti che seppur dettate in fondo dal semplice desiderio di bisticciare, nascondono in fondo la potente verità del terrore di ricadere in errori passati. Eppure le basta perdersi negli occhi di Albus Potter per ricordare. « Nella gioia e nel dolore.. in ricchezza e povertà.. » Asserisce con un leggero filo di voce mentre crolla lentamente in ginocchio di fronte a lui, lasciando che la sovrasti nuovamente in altezza. « ..in salute e in malattia.. - non farci caso lo so a memoria. Te l'ho mai detto a quanti matrimoni orribili sono stata? » Accantona il discorso con un leggero cenno della mano scuotendo la testa. E per lo più erano tutti finti. Gente che si giurava amore eterno, trovando conforto non molto dopo tra lenzuola diverse. Ma noi ci siamo già passati vero? Gioia, dolore, povertà, ricchezza, salute e malattia. Le abbiamo già viste tutte in così poco tempo. E siamo ancora qui. « Manca solo il per sempre.. » E a quel punto si scioglie in un sorriso colmo di gioia tra le lacrime. « E io ti sposerei ogni giorno della mia vita - anche quando sarò vecchia e rugosa, e probabilmente grassa, indosserei comunque un vestito bianco solo per te - .. quindi si.. Albus Potter, non c'è niente che aspetto con più ansia che diventare tua moglie. » E scivolato il brillocco sull’anulare della mano sinistra Mun si prende un istante per osservarlo, prima di sciogliersi in un grosso sorriso, abbracciando Albus e riempiendolo di baci sulle guance, sul collo e infine sulle labbra. Quasi riesce a sentire le campane e la marcia nuziale.

    « Sarò una sposa! Ommioddio sarò una sposa! Con tanto di vestito bianco e bouquet.. » Si morde il labbro mentre sembra esplodere dalla gioia come una bambina che ha ricevuto il regalo perfetto il giorno di Natale. « Scusami un attimo amore però devo fare una cosa.. » E senza ulteriori riti, apre la porta finestra che dà sul giardino e senza far caso al freddo ispira profondamente. « PERCY!!! HOLDEN!!! TRIS!!! THEO!!! SARO' UNA SPOSA! CHI E' ORA LA COPPIA CON FIGLI FUORI DAL MATRIMONIO EH? ALBUS MI HA CHIESTO DI SPOSARLO! E IO HO DETTO SI! IO E ALBUS STIAMO PER SPOSARCI! E SIETE TUTTI INVITATI - SI ANCHE LEI SIGNOR MATTHEWS. SI PORTI LA SIGNORA PERCHE' DOVRA' BALLARE TUTTA LA NOTTE!! PERCHE' IO DIRO' Sì DAVANTI AL SINDACO E A DIO E PURE A SATANA SE SERVE, PERCHE' IO SARO' LA SIGNORA.. LA SIGNORA.. la signora Potter.. sarò la signora Potter.. » Quelle ultime parole finiscono per fuoriuscire dalle sue labbra sottovoce, mentre lentamente indietreggia, rientrando in casa con un nuovo spirito di sopraffazione. Respira Mun, respira. E' normale fa parte del dire sì. Si volta di scatto verso il ragazzo raggiungendo il tavolo con una certa velocità per buttare giù qualunque liquido le capiti a tirò. « Sarò la signora Potter.. » Alza lo sguardo verso il suo con fare terrorizzato, mentre si porta la piccola manina dalle unghie smaltate sul petto. « Albus.. io sarò la signora Potter.. » E' come se più lo ripete, più realizza.
    tumblr_pjux73CuUu1y1z8oso2_250
    « Cioè sarò una signora.. » Perché improvvisamente tutto suona.. strano? « Ho appena compiuto diciannove anni e sarò una signora.. e sono una mamma.. » Ha bisogno di sedersi, mentre con fare confusionario cerca la mano di Albus nell'ambiente fissando il vuoto. « E tu sei padre da tre anni.. » Constatazioni che non sembrano andare da nessuna parte ma che rendono bene il modo decisamente repentino in cui sono precipitate le cose. « E stiamo insieme già da un anno.. e saremmo i signori Potter.. a diciannove anni.. » Solleva lo sguardo verso Albus con le labbra spalancate. « Siamo vecchi, Albus. » Scuote la testa. « Diventeremo una di quelle coppie noiose vero? Quelle che nessuno vuole invitare da nessuna parte perché siamo sposati. Diventeremo Watson e la Morgenstern - solo che loro non hanno bisogno di essere sposati per essere noiosi - secondo me si sono sposati in segreto ..ma in ogni caso, io non voglio diventare Watson e la Morgenstern! » Senza offesa, Watson. « Noi siamo.. siamo così tante cose. Siamo bravi a fare tante cose.. davvero tante. Però io voglio sposarmi.. » Deglutisce. « Tu vuoi davvero sposarti? » Un dubbio lecito che sembra riportare alla loro attenzione tutta la pressione sociale che comporta l'essere i signori Potter. Resta in silenzio per un po', tamburellando le dita sul tavolo. Dita che esibiscono già in bella vista una pietra in grado di attirare l'attenzione persino di un cieco. « Fa un sacco paura.. tutte queste cose che stiamo facendo.. fanno un sacco paura. Siamo passati dal tradire in un bagno - il che non ci fa molto onore - a questo.. che è bellissimo! » Osserva ancora una volta l'anello di fidanzamento non riuscendo a capacitarsi di quanto possa calzarle a pennello. « Lo riconosco, non pensare! Ed è.. perfetto. Mio fratello lo regalò a Jolene per ricordarle che nonostante tutto, lei una famiglia ce l'ha sempre avuta. Era lui la sua famiglia.. Deimos era la sua famiglia più di quanto lo sia stato chiunque altri. E lei era la migliore tra noi. Da Ghermidrice ha eluso le nostre tracce per quanto potesse.. e io non ho neanche avuto modo di ringraziarla. » Continua a osservarlo con un velo di nostalgia. Deimos era l'unica famiglia di cui Jolene aveva bisogno come tu e i bambini siete le uniche persone di cui non potrei mai fare a meno. « Deimos l'ha incantato affinché riprendesse perfettamente le sfumature dei suoi occhi.. » E infatti, ora, della sfumatura di Jolene non ce ne era più l'ombra. A sostituirla era il colore singolare degli occhi di Mun, colmi di gioia ma anche di dissidio. « Siamo pronti vero? Lo siamo davvero.. a sbattere in faccia a tutti che siamo come il primo giorno, ma molto più rispetto al primo giorno.. Perché lo siamo.. vero? »



     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ricercati
    Posts
    1,867
    Reputation
    +2,294

    Status
    Anonymes!

    gXCzOJY
    "Sarò una sposa! Ommioddio sarò una sposa! Con tanto di vestito bianco e bouquet..Scusami un attimo amore però devo fare una cosa.. " In tempi meno sospetti, parole del genere lo avrebbero fatto correre a comprare un sombrero e un biglietto di sola andata per il Messico. Perché per gran parte della sua vita, Albus Potter aveva visto il matrimonio come un punto che metteva fine a qualcosa - e forse, tutti i torni non li aveva, ma ciò non faceva la sua opinione meno incompleta. Il vestito bianco e la marcia nuziale erano stati mostri a cui ogni ragazzo sembrava doversi spaventare, quasi come se l'accettazione facesse di te una persona strana. Ed è giusto, è giustissimo essere spaventati dal concetto di matrimonio: perché un per sempre non lo si deve dire con leggerezza. Ma è altrettanto giusto forzarsi a rientrare in categorie predefinite? E' giusto scegliere di non fare un passo perché nessun altro intorno a te lo sta facendo? Alla fine dei conti, Albus era arrivato a rispondersi che no, non era giusto, e che non gli importava davvero di tutte le persone che avrebbero alzato gli occhi al cielo di fronte all'ennesima sparata di Potter e della Carrow. Senza contare che dopo aver avuto Rudy e Olympia come apripista, minimo le bocche le voleva solo vedere chiuse quando non si aprivano per fargli le congratulazioni. Quel matrimonio, si era detto, non sarebbe stato un punto di fine, quanto piuttosto uno di inizio: avrebbe aperto un nuovo capitolo della loro storia, della loro famiglia..uno che Albus non vedeva l'ora di iniziare a scrivere insieme a lei. "PERCY!!! HOLDEN!!! TRIS!!! THEO!!! SARO' UNA SPOSA! CHI E' ORA LA COPPIA CON FIGLI FUORI DAL MATRIMONIO EH? ALBUS MI HA CHIESTO DI SPOSARLO! E IO HO DETTO SI! IO E ALBUS STIAMO PER SPOSARCI! E SIETE TUTTI INVITATI - SI ANCHE LEI SIGNOR MATTHEWS. SI PORTI LA SIGNORA PERCHE' DOVRA' BALLARE TUTTA LA NOTTE!! PERCHE' IO DIRO' Sì DAVANTI AL SINDACO E A DIO E PURE A SATANA SE SERVE, PERCHE' IO SARO' LA SIGNORA.. LA SIGNORA.. la signora Potter.. sarò la signora Potter.." Sollevò gli occhi al cielo, scuotendo il capo e ridacchiando tra sé e sé mentre pian piano rimetteva in ordine i piatti lasciati sul tavolino improvvisato, avvicinandosi poi alla finestra per appoggiarsi contro uno stipite e accendersi una sigaretta. "Lo so, lo so..non dovrei fumare in casa. Ma con quest'aria fredda l'odore se ne va subito." disse, mettendo le mani avanti in modo che Mun non cominciasse immediatamente con la filippica. Ma forse, di questo non se ne doveva curare al momento, dato che la ragazza sembrava presa in tutt'altre considerazioni. "Sarò la signora Potter..Albus.. io sarò la signora Potter.." Rimase impietrito per un istante, fissandola con fare interrogativo, incerto su cosa dire o fare. Beh..cioè..questo lo si dava più o meno per scontato nel concetto in sé. Sempre che tu non voglia mantenere il tuo cognome, sia chiaro: mica sei obbligata a prendere il mio. E infatti disse velocemente "Se vuoi, ovviamente. Cioè, puoi sempre essere la signora Carrow." Anche se era piuttosto evidente, dal suo tono, quale delle due alternative avrebbe preferito. Che Albus fosse un tradizionalista su queste cose, nessuno l'avrebbe mai detto; e un po' ci si sentiva quasi in colpa a preferire in cuor suo che lei prendesse il nome Potter, ma non c'era davvero nulla che lui potesse farci per controllare quel piccolo desiderio. Di certo, però, non avrebbe espresso disappunto nel caso in cui lei avesse deciso di mantenere il proprio cognome. Tuttavia non sembrava essere quello il problema. "Cioè sarò una signora..Ho appena compiuto diciannove anni e sarò una signora.. e sono una mamma..E tu sei padre da tre anni..E stiamo insieme già da un anno.. e saremmo i signori Potter.. a diciannove anni.." stese una mano verso di lei, stringendola appena e stirandole un piccolo sorriso come a chiederle di continuare. "Mun..lo sai che non sei obbligata, vero? Non me la prenderò se.." "Siamo vecchi, Albus. Diventeremo una di quelle coppie noiose vero? Quelle che nessuno vuole invitare da nessuna parte perché siamo sposati. Diventeremo Watson e la Morgenstern - solo che loro non hanno bisogno di essere sposati per essere noiosi - secondo me si sono sposati in segreto ..ma in ogni caso, io non voglio diventare Watson e la Morgenstern!" Una risata, a questo punto, risalì genuinamente sulle sue labbra mentre scuoteva la testa a metà tra il divertito e l'incredulo, spegnendo la sigaretta ancora a metà sul portacenere che teneva religiosamente sul davanzale. Fatto ciò le fece cenno di fargli spazio, prendendo posto sulla sedia e aiutandola a posizionarsi sulle sue ginocchia. Una mano si intrecciò istintivamente a quella di lei, mentre l'altra si allungò a carezzarle teneramente la guancia, scostandole qualche ciocca di capelli dal viso mentre lei continuava a parlare. "Noi siamo.. siamo così tante cose. Siamo bravi a fare tante cose.. davvero tante. Però io voglio sposarmi..Tu vuoi davvero sposarti?" Rimase in silenzio per qualche istante prima di tirare un sospiro e, col sorriso sulle labbra, annuire fermamente. "Sì, Mun. Ci ho pensato molto e sono giunto alla conclusione che non c'è davvero alcun motivo per non farlo. E lo so..fidati, lo so che fa paura e sembra un po' quasi come se la nostra vita dovesse finire lì. Però non è così. Sposati o meno, abbiamo ancora diciannove anni - e forse il nostro stile di vita non ci permette di fare in tutto e per tutto la vita dei nostri coetanei; senza contare che le circostanza, ormai, ci hanno fatto crescere tutti - chi più e chi meno - in maniera abbastanza forzata. Però siamo ancora noi, e non sarà un anello o un cognome a cambiare le cose." Ho visto tanta gente, nei miei pochi anni, correre dietro al matrimonio nella convinzione che quel giorno possa cambiare la loro intera vita. Convinti che li avrebbe mutati come persone e come coppie; che una volta fatto quello, si poteva tirare un sospiro di sollievo perché era un qualcosa in meno di cui preoccuparsi. Ma io sono convinto che non ci si sposa per essere un qualcosa di diverso da ciò che si era prima, quanto piuttosto per dire 'questo che già ho è ciò che voglio, e non c'è nulla di esso che cambierei per nulla al mondo'. E in fin dei conti era questo uno dei tanti scatti di maturità che divideva l'adolescenza dall'età adulta, riassumibile nel più ampio concetto di prendere coscienza di ciò che si vuole nella propria vita. Albus non aveva più paura del matrimonio perché apprezzava ciò che aveva e voleva valorizzarlo, perché non voleva nessun'altra donna se non lei e celebrare ciò che avevano con un impegno più solido lo vedeva solo come un onore. "Fa un sacco paura.. tutte queste cose che stiamo facendo.. fanno un sacco paura. Siamo passati dal tradire in un bagno - il che non ci fa molto onore - a questo.. che è bellissimo! Lo riconosco, non pensare! Ed è.. perfetto. Mio fratello lo regalò a Jolene per ricordarle che nonostante tutto, lei una famiglia ce l'ha sempre avuta. Era lui la sua famiglia.. Deimos era la sua famiglia più di quanto lo sia stato chiunque altri. E lei era la migliore tra noi. Da Ghermidrice ha eluso le nostre tracce per quanto potesse.. e io non ho neanche avuto modo di ringraziarla. Deimos l'ha incantato affinché riprendesse perfettamente le sfumature dei suoi occhi.." Un piccolo sorriso si espanse sulle sue labbra nell'accarezzare col polpastrello del pollice l'anello che aveva messo al dito di Mun. Deimos..chi l'avrebbe mai detto?! Da tutti si sarebbe aspettato una mano in quelle circostanze tranne che dal maggiore dei Carrow, il quale si era mostrato più disponibile di quanto mai Albus avrebbe auspicato, tenendo fede alle parole che gli aveva rivolto a Natale. E non poteva che esserne felice, Albus, perché quello era un segno inconfondibile del fatto che la famiglia di Mun la stava sostenendo - anche se solo in parte, piano piano, un passo alla volta. "Tuo fratello è stato molto d'aiuto. Penso che sarebbe giusto coinvolgerlo nei preparativi." A differenza dell'altro, che si è dimostrato utile come un gufo paraplegico. "Siamo pronti vero? Lo siamo davvero.. a sbattere in faccia a tutti che siamo come il primo giorno, ma molto più rispetto al primo giorno.. Perché lo siamo.. vero?" Sollevò quindi lo sguardo verso di lei, carezzandole la guancia mentre un sorriso più largo spuntava sulle sue labbra, portandolo ad annuire con convinzione. Le dita si intrecciarono alle sue con decisione, sollevandole la mano dell'anello all'altezza del proprio viso per lasciarvi alcuni teneri baci. "Dubito fortemente che al mondo ci sia attualmente qualcuno più pronto di noi." Sospirò, quindi, aggrottando appena le sopracciglia con aria pensosa. "Ciò per cui non sono affatto pronto, invece, è la reazione della mia famiglia quando scopriranno che non gli ho detto nulla. Mi sorprende piuttosto che James non l'abbia già sbandierato a tutti: cosa di cui sono certo, dato che il mio telefono non sta squillando come una tromba e la nostra casa non è stata assalita da uno stormo di gufi incazzati." Tirò un altro sospiro, tamburellando le dita sul dorso della mano di lei prima di schioccare la lingua sul palato ed esordire nuovamente "Credo che dovremmo fare una cosa abbastanza collettiva. Tipo una cena o qualcosa del genere. L'unica cosa è che non so se dirlo prima a Jay o coinvolgerlo insieme a tutti gli altri. Cioè..sono sicuro che sarà quello più felice tra tutti, ma ecco, da una parte mi piacerebbe farlo sentire un po' speciale - soprattutto dato che ora ci sta anche Lily - mentre dall'altra non sono certo che riuscirebbe a tenersi due ceci in bocca per più di cinque minuti." rimase in silenzio per qualche istante, rivolgendole un cenno interrogativo col mento "Tu cosa ne pensi?"

     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Slytherin pride

    Group
    Ricercati
    Posts
    2,563
    Reputation
    +2,283
    Location
    the void of metamorphoses

    Status
    Anonymes!
    « Mun..lo sai che non sei obbligata, vero? Non me la prenderò se.. » Oh Albus, a volte sei un tale angelo. Un sorriso intenerito sembra saettare sul suo volto nel riprendere le redini delle sue parole, ripensando al lampante dispiacere e delusione che attraverso il volto di lui durante il breve discorso che sembra a parar suo preannunciare un rifiuto. Rifiuto che non arriverà, perché in fondo, sotto pieghe di palese ghiaccio e impalcature di ostentata superiorità Mun quella vita l'ha sempre desiderata, l'ha attesa, l'ha sognata anche quando si ostinava a vedere in scelte simili la tomba di chiunque le intraprendesse. In mente le torna ancora una volta quella sua cugina arrivata dalla campagna con la sua figliola. Quanto aveva maledetto quel suono stridulo e acuto e quanto se ne era lamentata con Jude e Deimos quando le loro abitudini dovevano essere piegate alla presenza di una neonata in casa. Ti giuro che le strangolerei nel sonno - madre e figlia, aveva detto più e più volte a Jude sottovoce prima che la governante arrivasse prontamente a zittirli durante la cena tirando a ciascuno uno scappellotto di tutto rispetto. Se Jude era pronto allora a chiudere la bocca, Mun sembrava essere implacabile, pronta a rigettare su quelle due povere creature tutta la sua frustrazione; in fondo, uno scappellotto in più non avrebbe alzato ulteriormente la soglia del dolore che ormai aveva sviluppato grazie ai trattamenti del padre. Mun era anche questo; lo era stato per molto tempo, ma forse in fondo, a modo suo, della cugina era solo invidiosa. Aveva la possibilità di fare di meglio; i bambini, la famiglia, sono questo. Una seconda possibilità, un continuo mettersi alla prova per valutare e rivalutare quanto si è appreso a propria volta nel nido. Mun la rivalsa l'ha sempre attesa; ha sempre atteso di fare di meglio, di fare diversamente, di dimostrare a se stessa e soprattutto alla sua famiglia che una via differente esisteva. « Sì, Mun. Ci ho pensato molto e sono giunto alla conclusione che non c'è davvero alcun motivo per non farlo. E lo so..fidati, lo so che fa paura e sembra un po' quasi come se la nostra vita dovesse finire lì. Però non è così. Sposati o meno, abbiamo ancora diciannove anni - e forse il nostro stile di vita non ci permette di fare in tutto e per tutto la vita dei nostri coetanei; senza contare che le circostanza, ormai, ci hanno fatto crescere tutti - chi più e chi meno - in maniera abbastanza forzata. Però siamo ancora noi, e non sarà un anello o un cognome a cambiare le cose. » Ascolta silenziosamente le parole di lui, mentre giocherella distrattamente con l'anello osservandolo con infinito orgoglio. In cuor suo sa che Albus ha ragione, e lo dimostra soprattutto il modo in cui in fondo entrambi riescono a intrecciare la loro sfrenata voglia di vivere con le responsabilità di una vita pressoché sedentaria. Non sono cambiati così tanto come Mun vorrebbe raccontarsi. Forse è cambiata la loro prospettiva, le loro priorità, il loro modo di organizzare le loro giornate e il modo di soppesare ciascuna situazione, ma in termini pratici, seppur più maturi, Albus e Mun sono gli stessi ragazzi che non più lontano di quasi due anni prima litigavano sfacciatamente in biblioteca negandosi volutamente a vicenda un canale di comunicazione. Siamo gli stessi, e continueremo a esserlo, ma insieme. Insieme siamo sempre stati più forti. E lo diventeremo ancora di più. In quella stretta delle loro mani riconosce simbolicamente il pregio di ciò che hanno costruito; non tanto le cose materiali, quanto il loro aver trovato nell'altro il pezzo mancante, il completamente di ciò che a ciascuno di loro mancava per smettere con l'autosabotaggio, andando avanti. « Ti racconto un segreto.. » Asserisce in un sussurro civettuolo al suo orecchio. « ..tu ne hai quasi venti. » Scoppia a ridere incollando la fronte contro la sua fronte, prima di aggrapparsi al suo collo per abbracciarlo, strofinando teneramente il nasino contro i suoi capelli. « Tuo fratello è stato molto d'aiuto. Penso che sarebbe giusto coinvolgerlo nei preparativi. » Sospira, mentre porta di fronte ai propri occhi e a quelli di Albus l'anello, osservandolo sotto la luce fiocca dei primi raggi di sole del mattino. « Deimos Ambrose Carrow.. chi l'avrebbe mai detto. » Un tono pensieroso mentre osserva con dedizione l'anello; è perfetto, particolare. Non il solito anello di fidanzamento. Classico ma al contempo dai sapori prettamente personali; qualcosa che sembra ricalcare perfettamente la sua personalità, le sue origini. Di fronte a tutto ciò, il cuore di Mun sembra in un certo qual modo scoppiare dalla gioia. In fondo, sin da quando lei e Albus sono diventati inseparabili, aveva quasi dato per scontato l'idea di doversi completamente spogliare della propria eredità. Ma questo, è un po' come portare nel mio nuovo mondo, qualcosa del mio vecchio. La parte migliore, più pura. « Ho sempre pensato che sarebbe stato Jude quello che avrebbe accettato più facilmente la questione. » Pensavo che sarebbe stato lui quello contento di vedermi trovare il mio posto. « ..no. Non accettato. Pensavo che sarebbe stato felice, accidenti! Che avrebbe avuto voglia di conoscerti, di - non lo so.. » Si copre il volto cosciente di non essere in grado di trovare parole adatte per esprimere quella frustrazione. « Scriverò a Deim, comunque. Sono certa che sarà contento a questo punto. » Si stringe nelle spalle. « Sono comunque giunta alla conclusione che dobbiamo tenerci strette solo le persone che vogliono esserci.. » Tutto il resto è polvere nel vento e perdita di tempo. Chi vorrà esserci ci sarà. Tutti sono sempre necessari, ma nessuno è indispensabile. Si può prescindere da chiunque, se è questo ciò che vogliono. « Dubito fortemente che al mondo ci sia attualmente qualcuno più pronto di noi. Ciò per cui non sono affatto pronto, invece, è la reazione della mia famiglia quando scopriranno che non gli ho detto nulla. Mi sorprende piuttosto che James non l'abbia già sbandierato a tutti: cosa di cui sono certo, dato che il mio telefono non sta squillando come una tromba e la nostra casa non è stata assalita da uno stormo di gufi incazzati. » « Ci sono momenti, futuro Mr Potter, in cui sono quasi lieta della famiglia che mi è capitata. » Asserisce piuttosto divertita prima di sospirare. Pochi legami, poco attaccamento. Capisci? « Credo che dovremmo fare una cosa abbastanza collettiva. Tipo una cena o qualcosa del genere. » Noooo, un'altra cena no. Nonna Molly mi farò uscire esaurita. Minimo vorrà farmi indossare il velo che lei portò trecento anni fa, per buon augurio e tanti figli maschi. « L'unica cosa è che non so se dirlo prima a Jay o coinvolgerlo insieme a tutti gli altri. Cioè..sono sicuro che sarà quello più felice tra tutti, ma ecco, da una parte mi piacerebbe farlo sentire un po' speciale - soprattutto dato che ora ci sta anche Lily - mentre dall'altra non sono certo che riuscirebbe a tenersi due ceci in bocca per più di cinque minuti. Tu cosa ne pensi? » Corrugò appena la fronte restando un po' a pensarci su silenziosamente. Jay era sempre un tasto dolente in qualunque situazione; Mun aveva ormai compreso che era un bambino con cui bisognava andarci con i piedi di piombo per così tante questioni. Lentamente aveva iniziato a comprendere quale fosse il verso giusto per cui prenderlo, ma spesso e volentieri si sentiva come terrorizzata all'idea di sbagliare con lui a tal punto da influenzare la sua crescita. In fondo si sa, i bambini sono soggetti fragili. Un minimo errore basta per influenzarne la crescita. Per un po' resta accarezzando pensierosa i capelli di Albus, giocherellando con le sue dita, mentre si morde il labbro inferiore - chiaro segno che le sue rotelle stanno vorticando alla velocità della luce. « Albus.. » Gli occhi grigi di lei saettano in quelli di lui come colta da un'improvvisa consapevolezza. « ..credo che dobbiamo smettere di rendergli tutto.. uhmm, come dire - speciale. » Ci va coi piedi di piombo mentre si scioglie dal suo abbraccio allungando la mano per trascinarlo verso l'interno della casa fino a ritornare in salotto e poi su per le scale. Si ferma a metà del percorso voltandosi verso di lui. « Amore, senti.. sto per proporti una cosa abbastanza affrettata, ma sappi sin da subito che non deve necessariamente andare così.. è.. è solo un'idea. » Un'idea che nel corso dei suoi studi di privato, si era intrufolata nella testa di Mun per un solo breve istante, per poi scacciarlo con la stessa velocità con cui era piombata sotto i suoi occhi. Mentre studiava il diritto di famiglia, tutto ciò che vedeva erano perni e vincoli, clausole e contratti. Nulla a che vedere con ciò che Mun e Albus avevano e stavano tutt'ora costruendo. Giunto nella stanza al piano di sotto che avevano iniziato ad arredare a mo di studio, gli fece cenno di sedersi mentre con una impazienza cercava il volume di suo interesse. Dirrito di famiglia - parte speciale. Lo lascia cadere con un tonfo pesante di fronte agli occhi del ragazzo, ricercando in fretta e furia la pagina di cui aveva bisogno. Norme e condizioni sull'adozione. Respira Mun.
    tumblr_pnmc3ge4AT1rz101bo9_250
    « Ascolta.. le cose stanno così. Io non progetto di essere una cosa passeggera nella tua vita.. Lily non lo è, e non lo è nemmeno Jay. E arriverà il momento in cui uno dei due o entrambi ci odieranno per il semplice fatto che forse saremmo i cattivi della loro storia. Perché lo diventeremo. E' inevitabile. » Punizioni, liti, disaccordi, diversi punti di vista. Il fatto che ora sta andando tutto liscio non significa che non arriverà il giorno in cui lo scontro generazionale tra noi e loro sarà un impedimento nel crescerli al meglio. « Temo che col tempo questo potrebbe crearci problemi - Albus, io non voglio finire per diventare la matrigna. E non voglio nemmeno che Jay e Lily arrivino a sentirsi fratellastri. » Si stringe nelle spalle, pronunciando quell'ultima parola quasi in tono dispregiativo. Non voglio veder arrivare il giorno in cui potrei sentirmi accusata di non aver fatto abbastanza. « So bene che questa è solo una formalità. Gran parte del lavoro lo devo fare io.. e forse non sempre ci riesco, ma mi sto davvero impegnando. Però.. non credo che Jay ha bisogno di essere trattato ulteriormente con i guanti. Dobbiamo metterci nella condizione di rendere tutto questo normale. » Pausa. « Non è colpa tua. Devi smettere di comportarti come se ti sentissi sempre in dovere di fare di più per supplire alle tue mancanze del passato, o al fatto che tra capo e collo nel giro di pochissimo tempo è stato costretto ad adattarsi a un sacco di cambiamenti. » Deglutisce sospirando affondo. « Albus, tu sei davvero bravo con lui. E.. Laura non tornerà.. ma io sono qui. E non dico che voglio o devo sostituirla, però.. noi siamo qui.. no? Non è giusto che Jay si senta un po' più fuori - o speciale - solo perché.. perché sì, insomma, le cose sono andate così. » Jay merita una possibilità, una vera. Ha lo stesso diritto di Lily di viversi questa famiglia, nel bene e nel male, esattamente come sua sorella. « Rendiamogliela speciale così. Ovviamente se tu e soprattutto Jay siete d'accordo.. coinvolgiamolo rendendo il nostro giorno anche il suo giorno. Sfatiamo davanti a tutti i nostri amici e parenti l'idea che Jay è il bambino piovuto giù dal cielo. » Forse Jay non capirà sul momento, ma a cambiare potrebbe essere la percezione che si ha di lui attorno. « Ci saranno sempre due persone che si prenderanno cura di lui, che gli rimboccheranno le coperte e gli leggeranno le favole della buona notte. E io sono pronta ad assumermi tutte queste responsabilità anche davanti alla legge. Ciò che ora è mio, così come a breve sarà tuo, quando non ci sarò più.. voglio che sia anche suo.. » Sto facendo sul serio. Ci sono dentro con tutte le scarpe - e amore mio, la mia scarpiera è piuttosto ingombrante. E se tu sei pronto a caricartela comunque sulla schiena, io farò lo stesso con tutto ciò che arriva assieme a te.



     
    .
3 replies since 28/1/2019, 13:03   132 views
  Share  
.