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    Tutte le medaglie hanno due facce, è risaputo. E così, nonostante quella del college si fosse rivelata un'esperienza oltremodo eccitante perché nuova - e Fawn le cose nuove le adorava, sul serio - in quella prima sessione d'esami, aveva avuto modo di scoprire un dettaglio un po' meno piacevole: la mole di studio, a quanto sembrava, toglieva tempo. Il tempo, sì. Quella mistica cosa che avrebbe volentieri dedicato agli amici, ad una vita sociale e ad un'entità ormai divenuta leggendaria - il sonno. Aveva scoperto, la Byrne, che andare a vivere da sola e fare l'universitaria indipendente, significava anche dimostrare invidiabili capacità di time management. E quest'ultimo poteva essere appreso in sostanzialmente due modi: le buone e le cattive. Le buone si spiegavano da sé - bastava organizzarsi; le cattive, invece, venivano vendute al pubblico al prezzo di qualche sonora imprecazione al primo pasto bruciato, oppure alla prima nottata passata sui libri, dovuta ad un'eccessiva stima di sé. L'americana stava ancora imparando a gestire tutto quanto: da un lato poteva vantarsi di non aver ancora riportato danni fisici o psicologici, dall'altro invece si sentiva sempre più spesso come uno di quei cricetini costretti a correre eternamente nella ruota, tante erano le cose che aveva da fare. Forse si era sopravvalutata. O forse, ancora, quella di avere ritmi estremamente sfasati era una sua segreta perversione, che ancora non aveva rivelato ad anima viva. Comunque fosse, stava di fatto che in quel momento, una sera di Febbraio come un'altra, dopo l'ennesimo bicchiere di caffè - o a quel punto si poteva parlare di "dosi"? - aveva deciso di darsi al recupero di una cosa per lei estremamente importante. No, non la sua media: la sua vita sociale. E per questa particolare missione di massima importanza, aveva bisogno di trovarsi al Castello. Lei e Sirius si erano dati appuntamento alle undici e mezza, alla statua dell'elfo senza un piede. Statua a cui nessuno faceva caso, ma aveva una storia memorabile alle spalle. Una volta, anni prima, Fawn era riuscita in una qualche strana maniera ad evitare di essere colta in flagrante fuori dal letto, e da allora era diventata la sua statua preferita in un tutto l'edificio. Certo, al tempo i piedi li aveva entrambi, si vociferava che avesse perso l'altro durante la rimessa in piedi della scuola, ma questa era un'altra storia. Quel che invece era certo, era che le vecchie abitudini fossero dure a morire. La ragazza fu quasi colta da un moto di nostalgia misto a della palese fierezza quando, arrivata al luogo dell'appuntamento, si rese conto che lei, nonostante fosse ormai, tecnicamente, una persona adulta e responsabile, stesse comunque facendo qualcosa di potenzialmente illegale. Certo, forse lei non aveva più degli orari, ma non era nemmeno sicura di potersi trovare all'interno di Hogwarts a quell'ora. E questo le faceva quasi pizzicare gli occhi dall'emozione; poteva dire di star invecchiando ma, a quanto pareva, non aveva nessunissima intenzione di crescere. Rimase in attesa per qualche minuto poi sentì dei passi: qualcuno si stava chiaramente avvicinando. E, proprio perché il lupo perdeva il pelo ma non il vizio, quello di appiattirsi contro la statua fu un istinto più che una reazione razionale.
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    Le ci volle poco, comunque, a riconoscere l'amico e ad uscire, di conseguenza, da dietro la statua, un largo sorriso che si faceva già strada sulle labbra. « Ed eccoti! » Lo accolse avvicinandoglisi, ed approfittando della stessa vicinanza per stritolarlo in un abbraccio. Poi, ancora sorridente, fece un passo indietro osservandolo con fierezza e soffermandosi per qualche istante in più sulla spilla. « Sai? Ci sono due cose alle quali non mi abituerò mai... » Cominciò, ancora tutta sorridente, mentre spostava con delicatezza una lunga ciocca di capelli dietro l'orecchio « la prima è non vederti tutti i giorni in sala comune. La seconda è che non mi sia proibito bazzicare per i corridoi a quest'ora. » A quel punto guardò il ragazzo di sottecchi, l'espressione del viso che tornava più seria, ma un luccichio palesemente divertito nello sguardo che andava a contraddire del tutto quella finta compostezza e il dubbio che stava per esporre. « Perché io posso stare qui, vero Siri? Non è che è vietato? » Lasciò la domanda ad aleggiare per qualche frazione di secondo, prima di seguire l'amico per i corridoi, in quella che per lui era una spedizione di dovere, ma che per lei era un metaforico ritorno all'adolescenza. Dopotutto, Hogwarts era stata teatro di tutte le sue bravate: era solo ovvio che la mandasse irrimediabilmente su di giri. « Intanto tieni: ti ho portato cibo. So che mi hai detto delle cucine, ma presentarmi a mani vuote mi pareva brutto. E poi questi sono al cioccolato, e secondo me ti stavano proprio chiamando. Inoltre lo sappiamo entrambi che si racconta meglio a stomaco pieno, no? » E fu così che Sirius Potter si trovò una busta di dolcetti in mano, con una Fawn curiosa come una scimmia che lo guardava sorridente, in attesa di aggiornamenti. Dopotutto l'aveva detto: non si vedevano da troppo e, decisamente, dovevano parlare di fin troppe cose. I suoi sensi di ragno avevano percepito che ci fosse qualcosa nell'aria, quella volta a Natale, ma prima la confusione era stata troppa e poi, tra tutto il suo corri corri ed il fatto che il college le desse a malapena il tempo per respirare, non aveva avuto occasione di trovarsi a quattr'occhi con Sirius per potergli fare un amabilissimo terzo grado. Che poi non era detto dovesse esserlo per forza, solo che Fawn era la classica mum-friend. Si preoccupava. E la vita universitaria, tra le altre cose, si stava rivelando un impedimento ad essere presente ventiquattro ore su ventiquattro nella vita dei suoi amici, come invece avrebbe voluto. « Io nel frattempo ti butto lì il dubbio amletico che mi affligge da... beh, quando è successo. » Rise sommessamente, portando lo sguardo in quello dell'amico. « Poniamo caso, in via puramente ipotetica, che mi sia stato chiesto di uscire il giorno di San Valentino. E che altrettanto ipoteticamente io sia stata invitata a vedere un musical. E tu lo sai che a me i musical piacciono, no? Eh. » Dire che a Fawn piacessero i musical era più o meno come dire che a Winnie the Pooh piacesse il miele. « E niente, non voglio fare quella piena di me, ma a me puzza un pochino di appuntamento. Tu che dici? Sto vaneggiando? » Pausa tattica. « Non che debba essere un appuntamento per forza, però... ecco... hai capito. »

    Edited by lust for life - 7/2/2019, 01:42
     
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    Poniamo il caso che si crei una distorsione spazio-temporale causata da un non meglio precisato motivo che sicuramente troverebbe plausibili spiegazioni grazie alla teoria delle stringhe, la fisica quantistica e altre cose care agli indicibili dell'Ufficio Misteri. Se il Sirius Potter del presente incontrasse il sé stesso di solamente un anno prima, quest'ultimo stenterebbe a riconoscere l'altro. Il grifondoro era cresciuto spaventosamente in un solo anno, sia fisicamente - e i primi cenni di una barbetta color mogano sempre più insistente lo dimostravano - sia soprattutto mentalmente. Era stato il lockdown a far crescere tutti quelli intorno a lui, mentre per Sirius si può dire che fosse stata la vita stessa, che per ironia della sorte affondava le proprie radici in una delle due Logge in ballo. Ma questa è decisamente un'altra storia. Il Siri del passato era un ragazzino burlone e un po' svogliato, sempre alla ricerca del divertimento spicciolo che allietasse le sue giornate adolescenziali passate a rifuggire ogni sorta di responsabilità: era l'ultimo della cucciolata di Harry e Ginny e come tale veniva trattato. Come tale, sotto sotto, gli piaceva farsi trattare. Finché ha smesso di piacermi e crescere è diventato un bisogno naturale. Aveva iniziato a sentirsi stretto dentro un'esistenza "giovane": Sirius non era davvero il genere di ragazzo che ricercava il futuro glorioso che buona parte dei suoi coetanei sognavano, gli bastava un avvenire sereno e felice. Non l'avrebbe ottenuto passando i pomeriggi a giocare a Super Mario 64! Erano pensieri che aveva coltivato pian piano, complice l'entrata nella sua vita di un ragazzo che vedeva molto più maturo e assennato di lui. Judah era stata la spinta finale che aveva contribuito a proiettarlo verso un percorso di crescita, che avrebbe intrapreso in ogni caso ma con assai meno intraprendenza. Il Sirius del presente era un giovane uomo che aveva smesso di scappare dalle responsabilità.. pur continuando a giocare a Super Mario 64. Il passo successivo del suo percorso, tuttavia, non era stato dettato da un bisogno di crescita: aveva accettato la spilla, sì, ma al tempo stesso si era riempito il proprio tempo di attività curricolari e non. Il quidditch, le assemblee, le esercitazioni in vista dei M.A.G.O. erano tutte cose che avrebbe potuto tranquillamente evitare e crescere ugualmente in maniera sana e tranquilla. Il problema era che, tolto Tommy Prince che ancora gli stava accanto al castello, la stragrande maggioranza delle sue conoscenze aveva ormai preso il largo per gettare l'ancora al college. Vicini fisicamente ma terribilmente lontani. Era paradossale: Sirius avrebbe potuto avere tempo per stare con loro ma non poteva uscire dal castello, tutti loro al contrario potevano andare e venire come volevano ma non avevano tempo. Perfino con il suo ragazzo doveva concordare gli incontri nel weekend, quei benedetti weekend che aspettava come si aspetta l'aria dopo un'apnea prolungata. Triste a dirsi, l'ultimo anno a Hogwarts se l'era immaginato più bello e invece si stava rivelando vuoto.
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    Per quel motivo ogni occasione era buona per accordarsi con ognuno dei suoi amici e familiari passati oltre la barricata del diploma e passare del tempo insieme. Quella sera era la volta di Fawn. Il distacco si faceva sentire molto di più con lei che, oltre ad essergli amica, era stata anche sua compagna di casata. Non c'era neanche bisogno di parlarsi, era tutto così semplice prima: bastava scendere in sala comune e incontrarsi era un lampo. E guarda te ora, appuntamenti con luogo e orario. Come degli adulti qualsiasi. La statua dell'elfo senza un piede si trovava al pian terreno, in uno dei corridoi al limitare del cortile esterno, un punto che un visitatore esterno ben consapevole degli spazi di Hogwarts avrebbe raggiunto facilmente. Non la vide subito, complice la penombra dello spazio illuminato dalle torce scoppiettanti, ma la Byrne non tardò molto a manifestarsi. « Ed eccoti! » Rise divertito come sempre, Sirius, nello stringere a sé una delle sue amiche più care. « Ce l'hai fatta! Avevo paura che ti avessero internato in qualche posto segretissimo dove buttano i matti! » Una battuta che non si sarebbe potuto permettere qualche mese prima, quando a separarli non c'era niente. Invece, a guardarli insieme, non potevano sembrare più diversi: lei vestita come una qualunque ragazza della sua età e lui avvolto nella lunga tunica nera bordata di rosso, al cui petto svettava lo stemma di Grifondoro col leone rampante e una più piccola spilletta dorata. Il segno della mia prigionia all'asilo. « Sai? Ci sono due cose alle quali non mi abituerò mai... la prima è non vederti tutti i giorni in sala comune. La seconda è che non mi sia proibito bazzicare per i corridoi a quest'ora. » Beh.. « Perché io posso stare qui, vero Siri? Non è che è vietato? » ...questo sì che è un bello spunto di riflessione! La canonica mano tuffata tra i capelli castani e gli occhi pericolosamente strizzati erano il segno inconfutabile del fatto che Sirius Potter, ancora una volta, era stato colto con le mani nel sacco. « Ecco... diciamo che non si è discusso ufficialmente della cosa. Nel senso, non mi è stato detto che puoi stare qui.. ma non mi è stato neppure detto che non puoi stare qui! E.. cioè.. non è che io posso sapere tutte le regole di questa scuola, ti pare?! » alzò le spalle con una vaga espressione rassegnata sul viso. No certo, non sono mica quello che le regole le dovrebbe far rispettare, figurati se devo pure conoscerle! Bazzeccole. Lo sanno tutti che il caposcuola va solo in giro la notte, toglie punti, fa cose, vede gente. Boh. Forse, in questo specifico frangente, il Siri del passato avrebbe potuto riconoscere un pezzetto di sé nel ragazzo dall'aria colpevole ritto di fronte a Fawn. Niente che comunque del cioccolato e un po' di sane chiacchiere non potessero lavare via. « Intanto tieni: ti ho portato cibo. So che mi hai detto delle cucine, ma presentarmi a mani vuote mi pareva brutto. E poi questi sono al cioccolato, e secondo me ti stavano proprio chiamando. Inoltre lo sappiamo entrambi che si racconta meglio a stomaco pieno, no? » Quando si trattava di cibo, Sirius e Fawn erano sempre stati sulla stessa, identica linea d'onda. Non ebbe neanche bisogno di aprire la confezione per sapere che il suo interno sarebbe stato di suo assoluto gradimento.. ma nel dubbio la aprì, acciuffò un piccolo bignè e lasciò che le endorfine rilasciate dal cioccolato facessero il resto. « Chi ha inventato il cioccolato ora sta in paradiso e ci protegge da lassù, io me lo sento proprio in fondo al cuore.. » mugugnò pienamente soddisfatto, porgendo il pacchetto all'amica perché favorisse. Dice il saggio: chi non mangia in compagnia, è un ladro o una spia. « Io nel frattempo ti butto lì il dubbio amletico che mi affligge da... beh, quando è successo. » La risata di Fawn lo contagiò. « Ah, così proprio, di botto? Ok, vai, spara! » Un veloce assenso e la concentrazione di Sirius venne focalizzata sul racconto dell'amica. « Poniamo caso, in via puramente ipotetica, che mi sia stato chiesto di uscire il giorno di San Valentino. E che altrettanto ipoteticamente io sia stata invitata a vedere un musical. E tu lo sai che a me i musical piacciono, no? Eh. » Faccino da eh, lo so quanto ti piacciono i musical! Il Siri del passato aveva creduto che fossero una cosa un po' da femminucce, finché Fawn non l'aveva trascinato una sera d'estate a vedere una replica di Wicked. Aveva solo passato le successive settimane di vacanza alla Tana a volare sul manico di scopa urlando a tutti che stava "sfidando la gravità" e che "nessun mago l'avrebbe buttato giù". Logico quindi che il Siri del presente prendesse quell'affermazione con tanto peso. I musical son roba seria! « E niente, non voglio fare quella piena di me, ma a me puzza un pochino di appuntamento. Tu che dici? Sto vaneggiando? Non che debba essere un appuntamento per forza, però... ecco... hai capito. » Si grattò il mento con la mano libera dalle cioccolatose leccornie, mentre iniziava a passo molto lento ad incamminarsi per il corridoio. Al contrario di Fawn, Sirius non era mai stato esattamente il guru a cui fare affidamento per consigli, men che meno per consigli di cuore. Ciò nonostante, ci metteva sempre un grande impegno nel trovare le parole giuste al fine di aiutare un amico in difficoltà. Ci provò anche quella sera. « Vediamo... diciamo che, in generale, credo che se qualcuno ti invita proprio a San Valentino, un motivo ce l'abbia.. no? Cioè, dai, lo sanno anche gli gnù che è la festa degli innamorati! A meno che proprio non ci siano delle convergenze astrali super intricate per cui questo qui è tipo uno che lavora sei giorni su sette e San Valentino cade proprio in quell'unicissimo giorno che ha libero.. oppure boh, non mi viene in mente altro, ma ecco.. per quale altro motivo inviteresti qualcuno per San Valentino?! » Alzò le spalle, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. 2+2 continua a fare 4, no? « E poi lasciatelo dire, salvo casi particolari.. » Judah Jeremiah Carrow « ..noi ragazzi non siamo molto bravi a fare questi giochetti tipo mentalist del ti invito ma non ti sto invitando però sì ma ci devi arrivare da sola. Boh, no, scialla. 9 su 10, è davvero un appuntamento. » Era compiaciuto del proprio consiglio e si premiò con un altro pasticcino, a metà del quale - e con la bocca ancora piena - un dubbio sorse. « Perché è un ragazzo, vero? Cioè, se è una ragazza cambia tutto... non è che è Janis?! » I dubbi amletici di Sirius Cedric Potter, capitolo trecentesimo.
     
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    Rendersi conto che nemmeno Sirius sapesse se potesse o meno trovarsi a scuola a quell'ora in realtà la portò a reprimere una risata, gli angolini delle labbra tesi verso l'alto e le spalle che tremolavano, chiaro segno del fatto che questa missione non le stesse riuscendo proprio nel migliore dei modi. Infatti, di risposta alla reazione dell'amico, assunse un'aria bonariamente furba e, fatte scattare le sopracciglia verso l'alto un paio di volte in un gesto piuttosto eloquente, si sciolse nell'ennesima risata. « Rilassati: quando mai mi sono tirata indietro di fronte a qualcosa di potenzialmente illecito? » Si limitò ad osservare, in tono alquanto divertito. « La trasgressione non è solo uno degli incentivi, per me, lo sai. È l' incentivo. » Fece spallucce come quella sua osservazione - o vaga ammissione di colpe? - fosse la cosa più naturale del mondo. Con leggerezza, quasi non le importasse più di tanto. E la cosa migliore era che non avesse neanche bisogno di fingere che la cosa la toccasse poco e niente, se non in senso assolutamente positivo dato che aggiungeva un po' di sano pepe al tutto, perché effettivamente era così. Fawn, in fondo, era quanto di più lontano dalla persona che seguiva ciecamente le regole ci potesse essere, ancor più se e quando - come in quel caso specifico - queste erano reputate stupide. Certo, riusciva a vedere come mai bighellonare per i corridoi dopo il coprifuoco non fosse esattamente permesso. In prospettiva. Tuttavia, sempre in prospettiva, nel suo caso specifico non ci vedeva niente di male, per cui quella regola era facilissima da ignorare. Se poi al tutto si aggiungeva anche il fatto che lei e il Potter non si vedessero da una vita, almeno per i loro standard di compagni di Casa e quindi Sala Comune, che insieme al college fossero venuti meno gli aggiornamenti in tempo reale, la regola in questione assumeva più o meno la stessa importanza dei termini e condizioni di una qualsiasi applicazione per cellulare: non veniva nemmeno letta. E questo è esattamente il motivo per cui non sono mai stata interessata alle cariche varie: troppi casi particolari. . « Chi ha inventato il cioccolato ora sta in paradiso e ci protegge da lassù, io me lo sento proprio in fondo al cuore.. » Annuì, proseguendo a pescare rapidamente un dolce dal sacchetto.
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    « Lui e quello del caffé sono ufficialmente le mie uniche due divinità. Te lo immagini un universo parallelo in cui questi due sono supereroi il cui compito è quello di salvare il genere umano? Anche se... » Diede un morsetto alla delizia che aveva in mano, prima di fare l'occhiolino all'amico con aria complice. « ... a me non sembra nemmeno un universo così parallelo. » Finì in un sol morso quello che restava del suo dolcetto e per un attimo nel suo cervello non vi fu altro che un sonoro alleluia cantato probabilmente dalle sue papille gustative, poi però venne riportata alla realtà. « Vediamo... diciamo che, in generale, credo che se qualcuno ti invita proprio a San Valentino, un motivo ce l'abbia.. no? Cioè, dai, lo sanno anche gli gnù che è la festa degli innamorati! A meno che proprio non ci siano delle convergenze astrali super intricate per cui questo qui è tipo uno che lavora sei giorni su sette e San Valentino cade proprio in quell'unicissimo giorno che ha libero.. oppure boh, non mi viene in mente altro, ma ecco.. per quale altro motivo inviteresti qualcuno per San Valentino?! » Aspetta, innamorati?! Che c'en-AH. Quella di farsi il più piccola possibile, fu una reazione del tutto istintiva. Più o meno come la tattica degli opossum di fingersi morti. Solo che quella di sdraiarsi a stella marina sul pavimento del corridoio sperando che quella sospetta sensazione di calore alle guance andasse via non era un'idea così geniale, e questo lo comprese anche lei, con tanto di cervello in tilt. Per cui chinò repentinamente la testa, osservando l'amico di sottecchi man mano che questo parlava, sperando che la trasformazione della tough Brooklyn girl in a blushing mess passasse in qualche modo inosservata.
    Una parte di lei capiva che quella reazione fosse forse un tantino esagerata, o forse era lei a sentirla così - almeno per quelli che erano i suoi standard - dal momento che quel dubbio era stata lei a renderlo palese e pubblico, ma il punto era proprio quello. Il punto era che Fawn, da che mondo era mondo, della sua vita sentimentale non parlava. Si trovava in una situazione x, viveva la suddetta, e poi al massimo ne comunicava i risultati. E così, quella che altro non era che una semplice constatazione dei fatti, aveva avuto uno strano effetto su di lei. Un effetto imbarazzante. Piacevolmente imbarazzante, sì, perché si rese conto che l'idea di un appuntamento vero non innescava la voglia di non soltanto tirare pacco, ma farlo dopo essere scappata a Madagascar, ma pur sempre imbarazzante. Ed il fatto che a Sirius sembrasse così ovvio, forse perché in fondo ovvio lo era, mandò ancor più in pappa il suo cervello. « Dici? » Come arrampicarsi sugli specchi: for dummies. Ed infatti anche alle sue orecchie la sua voce risultava diversa dal solito. Di almeno mezza ottava più acuta. Si schiarì la gola. « Beh... sì... cioè... » Di nuovo un colpetto di tosse per schiarirsi la voce. Prese ad attorcigliarsi una ciocca di capelli tra le dita, poi - dopo un terzo tentativo di riportare la voce ad uno stato umanamente accettabile - sollevò finalmente lo sguardo sul viso dell'amico. «.... non mi viene in mente altro, ora che mi ci fai pensare. » Mille punti a Grifondoro; perché nella mia testa suonava molto più intelligente? Si rese conto di avere ancora il dolcetto in mano per cui, di reazione, pensò bene di dargli un morso con aria più assorta del solito, le guance ancora rosse. « E poi lasciatelo dire, salvo casi particolari.. ..noi ragazzi non siamo molto bravi a fare questi giochetti tipo mentalist del ti invito ma non ti sto invitando però sì ma ci devi arrivare da sola. Boh, no, scialla. 9 su 10, è davvero un appuntamento. » Prese un respiro profondo, espirò: « Effettivamente è anche improbabile che la data sia sfuggita perché insomma è una persona organizzata, che...» « Perché è un ragazzo, vero? Cioè, se è una ragazza cambia tutto... non è che è Janis?! » Ecco, una Fawn in crisi si riconosceva da due segni peculiari: il primo era una sensibile accelerazione del passo. Il secondo un altrettanto sensibile aumento della velocità con cui parlava. A macchinetta. E nel suo parlare a macchinetta, il suo ragionamento a voce alta era andato ad accavallarsi alla domanda di Sirius. La mora inchiodò di riflesso, gli occhi sgranati. Ci fu un attimo di silenzio. « Ehmmm... » Fu in quel preciso attimo che il suo encefalo le propose un'immagine davvero singolare: Erik, ma coi capelli di Janis. « No? » Si rese conto di star trattenendo a fatica le risate ed infatti, un attimo dopo, con quell'immagine che continuava a venirle riproposta, non ce la fece. « Non... scus-AHAHAHAHAHAH » Si costrinse letteralmente ad aggrapparsi al braccio di Sirius per restare in piedi. « Non è per te... è che ho immagina -AHAHAHAH lui coi capelli e i vestiti di.... AHAHAHAHAH.. non respiro aiuto. » La ridarella assassina imperversò su di lei per almeno altri trenta secondi. Fino alle lacrime. Se non altro, però, quando dopo averle asciugate sollevò nuovamente lo sguardo sul Potter, l'imbarazzo era passato. E il rossore alle guance era sempre lì, ma la sua causa era più un buonumore dilagante che quello strano imbarazzo. « Ok, scusa, sono terribile. Allora, due cose: la prima è che se fosse stata Janis - e chiunque sarebbe fortunato ad uscire con JJ - penso che nemmeno ne staremmo parlando. La seconda: come ti dicevo, è un ragazzo. E no, non credo ci siano strani allineamenti astrali di mezzo. Anzi, lo vedo anche piuttosto spesso al di fuori della questione di San Valentino. Nel senso: quasi sempre. E terza - perché non c'è due senza tre... » A quel punto il sorriso si fece più piccolo, discreto, quasi un po' di imbarazzo fosse tornato a colpire. « Scusa, sembro stupida a fare queste domande così... » Scosse leggermente la testa, alla ricerca di un termine che non fosse di nuovo "stupide". «... ovvie, ecco. Però non mi è mai successo prima. Cioè, sono uscita con altra gente, chiaro, però è la mia prima uscita a San Valentino. E... » IL sorriso si allargò, parve illuminarsi tutta per un attimo. «...adesso che te l'ho detto, sono proprio contenta. Perché ha cercato proprio qualcosa che piace a me, capito? » Nessuno si è mai effettivamente organizzato prima. Sull'onda di quel pensiero, inclinò la testa di lato, ancora visibilmente contenta. « Ok, dubbio amletico risolto. Grazie. Adesso però tocca a te: voglio tuuuutti gli aggiornamenti sulle cose che mi sono persa. Vai! »

    Edited by lust for life - 13/2/2019, 00:37
     
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    « Ehmmm... No? » Alzò le spalle, con un'espressione "whatever" sul viso. Cioè, ok, anche a me sembrava strano ma che ne so? Cioè magari anche voi giocavate alle criptolesbiche come faceva Judah perché cè ommioddio non possiamo dirlo in giro perché nel Bronx si fa così! Siete strani voi americani oh, bevete beveroni di caffè e avete inventato il trash! ...ok questi sono pregi but still! E poi, che Janis gli avesse sempre dato un po' di gayvibes era vero, ma per quanto fosse vicina alla sua famiglia per via di quell'intricatissimo gioco del destino e che aveva unito lei e Albus, non poteva dire di conoscerla davvero. Certo è che, dal punto di vista di Fawn, quell'azzardo doveva essere davvero spassoso! Come se qualcuno azzardasse ipotesi su me e Tommy! ..ah no aspe', Judah lo fa praticamente ogni due giorni. « Vabbè che ne so io! » commentò ridacchiando insieme all'amica.. se non che lei doveva aver trovato la questione un po' troppo divertente e s'era messa a ridere. Molto. Forte. « Sssshhhh! » sibilò con un dito davanti alle labbra, guardandosi intorno. Ok che sono caposcuola ma io ci studio ancora qui!! « Non è per te... è che ho immagina -AHAHAHAH lui coi capelli e i vestiti di.... AHAHAHAHAH.. non respiro aiuto. » e la risata aumentò talmente tanto di tonalità che, con gli occhi della paura, il grifondoro schizzò con la mano nella tasca interna della tunica scolastica e cacciò fuori la bacchetta, che fece volteggiare sopra le loro teste. « Muffliato! » La barriera magica calò su entrambi come un velo invisibile, insonorizzando quel tratto di corridoio e permettendo a Fawn di finire di ridere: Siri lo sapeva bene, quando ti prende la ridarella non è che poi la puoi ricacciare indietro come ti pare! Cioè è tipo come tutte le altre robe fisiologiche che ti escono dal corpo, mica le puoi rimettere dentro! Pensieri di altissima filosofia. « Ok, scusa, sono terribile. » Terribile? « No,sei proprio pazza! Non sai quale pericolo oscuro si aggira per questi corridoi! Se ti scopre è la fine! Si fa chiamare "professor Morgenstern" ma noi preferiamo appellarci a lui col suo vero nome. IL MALE. » Sì, la disciplina militaresca del nuovo docente di Difesa contro le arti oscure e i suoi altissimi standard, pressoché inumani, erano una delle cose di cui doveva assolutamente aggiornare Fawn. Ma c'era tempo, una serata intera. « Allora, due cose: la prima è che se fosse stata Janis - e chiunque sarebbe fortunato ad uscire con JJ - penso che nemmeno ne staremmo parlando. La seconda: come ti dicevo, è un ragazzo. E no, non credo ci siano strani allineamenti astrali di mezzo. Anzi, lo vedo anche piuttosto spesso al di fuori della questione di San Valentino. Nel senso: quasi sempre. » Allungò le labbra, Sirius, a voler mimare un silenzioso "uuuuuh!". Quasi sempre, ah? E poi non dovrebbe essere un appuntamento! « E terza - perché non c'è due senza tre... scusa, sembro stupida a fare queste domande così... ovvie, ecco. Però non mi è mai successo prima. Cioè, sono uscita con altra gente, chiaro, però è la mia prima uscita a San Valentino. » Le rivolse un gran sorriso, uno di quei suoi sorrisi teneri e intrisi di dolcezza che lo facevano sembrare un bambino troppo cresciuto in altezza. La verità era che ora, finalmente, Sirius riusciva a capirla come, solo fino a qualche mese prima non avrebbe saputo fare. Non sono un asso con queste cose di cuore ma quando succedono e sono così "normali", sono talmente belle che ci mandano in pappa il cervello. Ci fanno diventare tutti un po' stupidi. « Vabbè dai ma è normale! Cioè quando ci stai dentro, alle cose, non le puoi vedere bene! Se riuscissimo a risolverci i problemi da noi, a cosa servirebbero gli amici? » A portarti un vassoio di pasticcini durante la ronda notturna, ecco a cosa. E un altro venne fatto magicamente sparire. « E... adesso che te l'ho detto, sono proprio contenta. Perché ha cercato proprio qualcosa che piace a me, capito? » Annuì con convinzione, concordando sul fatto che sì, era davvero un motivo più che valido per essere felici. « Dai, allora mi sembra proprio che sia un'occasione da prendere al volo! Cioè, dai, in quanti ci avrebbero pensato su invece di andare dal fioraio e mandarti a casa una rosa? » ...cosa che forse avrei fatto pure io perché i regali non li so davvero fare. No dai, forse una rosa no. Ok, questo mi ha appena ricordato che non ho organizzato nulla per Jude. Cazzo.« Ok, dubbio amletico risolto. Grazie. Adesso però tocca a te: voglio tuuuutti gli aggiornamenti sulle cose che mi sono persa. Vai! » Corrucciò la fronte. « Ma come, mi lasci così appeso senza sapere chi è com'è cosa fa dove sta perché sta? Manco una foto! Cioè è tipo il finale di stagione dove lasci l'hype selvaggio! »
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    Ti rendi conto che sto aspettando la nuova di Game of Thrones da un anno? E tu mi lasci qui con questi dubbi esistenziali!!! « Ok allora io ti aggiorno, ma non credere che non torneremo sull'argomento perché, cioè, mo' che ho risolto i problemi di coppia sono curioso!! » Lo chiamavano "Dottor Stranamore". Alzò gli occhi per fare un po' il punto della situazione mentale e, naturalmente, tutto portava a Budino. Era decisamente il punto focale dei suoi aggiornamenti, e quanta acqua sotto i ponti era passata da quel giorno al mercato nero! « Beh.. uh.. vediamo.. inizio con le news di scuola così ce le togliamo. » Certo, perdi tempo Potter, che tanto non scappi! « Tommy non è riuscito ad entrare in squadra neanche quest'anno, porello. C'è rimasto male come sempre! Poi.. ah sì, ti dicevo, IL MALE. Niente, hanno assunto il fratello di Tris Morgenstern come prof di Difesa. Non so se l'hai mai visto ma è tipo un armadio altissimo, se parli all'ultimo banco lui lo sa e.. circolano voci sulle sue punizioni.. » Scosse lentamente la testa verso Fawn. Non vuoi davvero sapere. Neanch'io voglio. Nessuno vuole.. infatti non le conosce nessuno. Intorno a Holden Morgenstern c'erano più leggende metropolitane che fatti concreti ma era un fatto concreto che, quando appariva lui, scendeva il silenzio. « E niente, hai presente che a Natale, dopo la cena, siamo andati in chiesa? Ecco.. mi ha beccato a farmi un selfie con una statua e s'è incazzato di brutto! Era nero! Mi ha trascinato fuori per un orecchio. Quello non è che ha due mani, ha.. boh, due pinze! E boh, mi odia. » Non che ci fossero stati altri avvenimenti degni di nota dopo quella volta ma Sirius ne era ormai assolutamente convinto. Cioè mi ha messo pure T! ...ok era in un'interrogazione che ha fatto il primo giorno dopo le vacanze e ha beccato proprio me che non avevo aperto libro ma.. boh, mi odia, punto. Ma a proposito di Natale, era certo che Fawn stesse aspettando ben altri aggiornamenti e Siri ci stava girando intorno ormai da troppo. Abbassò lo sguardo con un sorrisino imbarazzato ma felice. « Per il resto.. ehm.. sì, ci sono novità. Tanto lo so che l'hai già capito, a Natale era tutto un po' antisgamo. » Ma prima di Natale la situazione era parecchio tesa. « Hai presente Budino, no? Beh.. era Jude. Judah Carrow. Già. Sono il secondo Potter a beccarsi un Carrow, shocking! Mia nonna non lo sa ancora. » Camminando a passi lenti per il corridoio, cercò di ripercorrere la sua storia con l'ex serpeverde dal punto in cui Fawn si era fermata, ovvero quello in cui un fantomatico Budino voleva tenersi nascosto e allo stesso tempo continuare a conoscere Siri. « Ne sono successe di cose, da quella volta al Burlesque.. abbiamo passato mesi in cui stavamo insieme ma non stavamo insieme. Stava diventando sempre più un segreto. Solo che poi c'è stata la storia dell'apocalisse e io.. sono stato molto male. Lui mi è stato accanto e mezzo la mia famiglia ha capito tutto. Insomma, la situa era abbastanza stabile. » Anche se nessuno di noi diceva nulla. Lui ancora non era pronto e io ero troppo preso per tradire il suo segreto. « Poi è nata Lily e.. ti ricordi che c'era anche lui? Beh.. l'ho meeeezzo trascinato con l'inganno. La notizia buona è che non mi ha ucciso, la cattiva è che è entrato in para e dopo un po' mi ha mollato. » Boom. Volevi il colpo di scena, ve'? Lo sapevo! « Per quello alla cena di Natale c'era quel clima un po' awkward. Io da una parte e lui dall'altra, due sconosciuti. E' solo che.. non so perché, boh.. ma abbiamo parlato e.. e boh, mi ha detto che mi ama e che non voleva nascondersi più. E l'ha fatto! Ha detto di me a tutti.. ai suoi amici! Cioè, hai presente no? Tipo che sono tutti straricchi e super snobbini.. they know. » Ecco quindi, in pillole, come Sirius Potter era passato da essere uno scapestrato ragazzetto con una turbolenta e sotterranea vita sentimentale ad un quasi uomo con una relazione stabile. Non riusciva a trattenere il sorriso sulle labbra, il rossore nelle gote, l'emozione negli occhi. « E.. boh, è strano Fa'. Oggi sono come non avrei mai creduto. Ci vediamo nel weekend, i miei sanno di lui, i suoi.. beh, non so se la madre lo sappia ma è complicato. Stiamo bene.. sono felice.. lo amo un botto. » Dirlo ad alta voce, a qualcuno che non fosse Judah, faceva un effetto stranissimo. Poter proclamare il proprio amore, per un altro uomo per giunta, e sapere di non essere affatto giudicato in alcuna maniera era una sensazione indescrivibile. Le lanciò un'occhiata, molto più matura di quelle che si scambiavano di solito. « Sei mai stata innamorata? Dico.. innamorata vera, di quelle robe che ti si scioglie il cuore. Io prima di adesso non avevo mai provato 'sta roba. E' assurdo! A volte mi chiedo se sia normale.. cioè, hai presente quando una cosa ti sembra "too much"? » Non che fossero le parole giuste per descrivere il groviglio di belle sensazioni che il giovane aveva dentro. Non sentiva qualcosa di esagerato perché il proprio sentimento era uno e uno solo, ben definito in un angolo del proprio cuore, e non era talmente grande e invasivo da togliere spazio agli altri suoi sentimenti. Ma quello spazietto destinato solo a Judah brillava con la stessa potenza di una stella, con la stessa energia di un nucleo atomico. E' piccolo ma può fare cose infinite. Ecco, non è che sia "troppo", non è una questione di grandezza.. è una questione di intensità. Non ho mai provato qualcosa di tanto profondo. E il bello è che non mi spaventa neanche un po'! E' come se fosse naturale.. come se tutti noi fossimo nati per amare e istintivamente sapessimo come fare. Ecco, io la trovo davvero una cosa fichissima. Non ci sono limiti all'amore che possiamo provare.

     
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    « Ma come, mi lasci così appeso senza sapere chi è com'è cosa fa dove sta perché sta? Manco una foto! Cioè è tipo il finale di stagione dove lasci l'hype selvaggio! » Nell'armadio delle tattiche di distrazione della gente, oltre a quella ormai nota al mondo e presa in prestito dagli opossum di fingersi morti e restare immobili, ce n'era un'altra, che Fannie aveva collaudato sino a raggiungere la professionalità più assoluta: riempirsi la bocca e glissare sulle cose con così tanta nonchalance da far pensare al proprio interlocutore di non aver mai nemmeno detto ad alta voce quel che, invece, anche la Byrne aveva sicuramente sentito benissimo, ma scelto di ignorare. Per attuare questa tattica infallibile, prese un altro bigné e gli diede un morso, certa che Sirius non avrebbe lasciato che la conversazione tra i due cadesse nel vuoto cosmico. E poi le signorine a modo non parlano con la bocca piena, dovresti saperlo, pensò. E condì il tutto con un sorriso talmente enigmatico da far sentire lo Stregatto un dilettante. « Ok allora io ti aggiorno, ma non credere che non torneremo sull'argomento perché, cioè, mo' che ho risolto i problemi di coppia sono curioso!! » E infatti... A quanto sembrava, il gioco di fare la gnorri le riusciva proprio bene. Perché tempo un attimo, e Sirius Potter cominciò, anche con una certa enfasi, a narrarle della per così dire new entry del corpo docenti. L'aveva nominato anche prima, in effetti, ma in quel momento l'americana doveva essere troppo presa dai postumi della propria ridarella per prestare effettivamente attenzione a colui che, a quanto sembrava, la faceva da padrone nel regno del terrore degli studenti. Ogni ciclo studentesco ne aveva uno, e per il caposcuola, a detenere lo scettro della kattiveria - sì, con la k, altri non era che... « Aspetta, Holden Morgenstern? » Gli chiese in maniera animata, senza dimenticarsi però di tenere la voce abbastanza bassa per non mettere l'amico nei guai. « Quel Morgenstern? Il fratello di Tris? » Bisognava ammettere che a guardarla sembrasse genuinamente incuriosita dalla cosa, ma non pareva condividere quell'arcaico terrore che aveva avviluppato il compagno. La conferma sull'identità del presunto aspirante tiranno del corpo docenti le venne fornita sempre dall'accorato Sirius, che intanto aveva proseguito nell'elencare i dieci motivi per cui, a quanto le sembrava di capire, l'assunzione di Morgenstern come insegnante di DCAO, aveva stravolto l'ordine naturale del fancazzismo studentesco. « [...] Non so se l'hai mai visto ma è tipo un armadio altissimo, se parli all'ultimo banco lui lo sa e.. circolano voci sulle sue punizioni.. » Ecco, la Byrne avrebbe dovuto mantenere un costernato contegno, a quel punto, più per rispetto della situazione che per altro, ma proprio non fu fisicamente in grado di non alzare un sopracciglio con un'aria che stava a metà tra il palesemente allusivo ed il divertito. Non in quella situazione. Non quando le parole che il suo amico aveva usato sembravano un invito da raccogliere. « Ah sì? Tipo che ha un dungeon con le catene e gli strumenti di tortura? » Una breve pausa che occupò assumendo un'aria serissima, quasi corrucciata. « Beh, che dire: se mai voleste scoprirlo, sempre pronta ad infiltrarmi. Per il bene comune, ovvio. » Ma quel momento di ilarità si concluse subito. Perché Siri, nel frattempo, si era addentrato nei racconti quelli davvero importanti. Il gossip davvero succoso, in altre parole. Ed era bastata un solo termine a far drizzare le antennine dell'universitaria, che portò lo sguardo sul proprio interlocutore e passò ad ascoltarlo con aria assorta, senza interromperlo. Di tanto in tanto, nei momenti in cui il ragazzo era troppo preso dal proprio racconto, lei controllava il corridoio che stavano percorrendo, ma poi riportava subito gli occhioni chiari su di lui, chiaro segno del fatto che avesse la sua completa attenzione. In realtà la grifondoro, proprio come il Potter aveva appena esplicitato, aveva in un certo senso il sentore che gatta ci covava già da tempo - insomma, se la ricordava persino troppo bene, la sensazione di essere il terzo incomodo, al Burlesque - ma, proprio come promesso, aveva evitato di porsi domande. E di conseguenza di indagare. Gli aveva promesso di non ficcare il naso, e così aveva fatto, rispettando in questo modo la sua richiesta di privacy. « Per quello alla cena di Natale c'era quel clima un po' awkward. Io da una parte e lui dall'altra, due sconosciuti. E' solo che.. non so perché, boh.. ma abbiamo parlato e.. e boh, mi ha detto che mi ama e che non voleva nascondersi più. E l'ha fatto! Ha detto di me a tutti.. ai suoi amici! Cioè, hai presente no? Tipo che sono tutti straricchi e super snobbini.. they know. E.. boh, è strano Fa'. Oggi sono come non avrei mai creduto. Ci vediamo nel weekend, i miei sanno di lui, i suoi.. beh, non so se la madre lo sappia ma è complicato. Stiamo bene.. sono felice.. lo amo un botto. » E a quanto pare, ho fatto bene. Si sciolse in un enorme sorriso: quel tipo di felicità era contagiosa. Specialmente quando veniva da una persona come Sirius, che in quel momento sembrava proprio un raggio di sole.
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    « Dai, se la metti così allora il beneficio del dubbio se lo meritava tutto. Da qui può solo che andare ancora meglio, no?» Una pausa scandita da un colpetto affettuoso sul braccio dell'amico. E ci credeva davvero in quel che stava dicendo, sebbene non conoscesse il Carrow in questione, perché Sirius aveva nominato un concetto estremamente serio - l'amore. E per lei, che per natura era molto restia alle etichette - figurarsi a dare nomi così importanti ai sentimenti - quella era una dichiarazione di tutto rispetto, indipendentemente da tutto il resto. Nella sua concezione idealista, l'ammettere una cosa del genere equivaleva ad una vera e propria dichiarazione d'intenti. Una tacita promessa di proteggere la persona destinataria di quell'amore ed il rapporto. Cose serissime, per le quali provava un enorme rispetto e dove non avrebbe mai ficcato il naso. Stava ancora sorridendo sotto i baffi e beandosi della gioia dell'amico, probabilmente aspettando di poter chiedere ulteriori dettagli - tipo come, quando e se avesse intenzione di informare nonna Molly della questione - quando la conversazione prese una piega inattesa. Beh, non propriamente "inattesa" forse - in fondo Sirius era uno dei suoi migliori amici, era soltanto prevedibile che i loro discorsi non fossero lineari ed alternassero momenti di condivisione più semplice a domande di natura più profonda, ma Fawn si trovò ugualmente presa in contropiede dalla domanda di lui che seguì. « Sei mai stata innamorata? Dico.. innamorata vera, di quelle robe che ti si scioglie il cuore. Io prima di adesso non avevo mai provato 'sta roba. E' assurdo! A volte mi chiedo se sia normale.. cioè, hai presente quando una cosa ti sembra "too much"? » Successero due cose. La prima fu che Fannie, sorpresa da una domanda tanto diretta, si trovò a rallentare leggermente il passo quasi questo si fosse adattato al momentaneo fermarsi dei suoi pensieri. La seconda cosa che avvenne fu che, sorprendentemente, Fawn decise - per la prima volta nella sua vita - di smettere di giocare a quel che Sirius aveva definito the mentalist pochi minuti addietro. Prese un enorme respiro, poi distolse lo sguardo per un attimo, quasi tenerlo fisso davanti a sé mentre camminava potesse aiutarla non soltanto a seguire una strada vera, fisica, ma anche a tracciarsene una mentale che potesse essere lineare. Era difficile, ma ci poteva provare. Doveva farlo. « Io... non ho mai dato nomi a queste cose. » Cominciò, una nota di esitazione nella voce. Si morse l'interno guancia. L'istinto era quello di chiudere il discorso perché faceva paura, perché non voleva alterare l'atmosfera gioiosa che era venuta a crearsi, appesantendola con ammissioni del tipo "ehi, ma lo sai che sono fatta sbagliata e che capisco bene i sentimenti altrui, ma non i miei?". però sentiva che dire una balla non sarebbe stato giusto. Avrebbe prima di tutto mancato di rispetto alla trasparenza di Sirius, ma poi avrebbe pure mentito a sé stessa. Quindi, sforzandosi di mantenere lo sguardo sul corridoio deserto davanti a loro, continuò. « Non ho mai neanche creduto che esistessero, forse perché sono cresciuta in un ambiente dove quando si parlava di amore, si intendeva gente che lo usava come pretesto per farsi del male, giustificare cose orribili e via dicendo. » Aggrottò la fronte per un attimo, sospirando. « E sinceramente non ho mai creduto che potesse esistere per me. Non ho niente di speciale, alla fine. In un certo senso anche le mie storie - e lo so, sono una brutta persona - avevano tutte la data di scadenza. Perché queste cose mi fanno paura, infatti il mio primo istinto è sempre quello di... » fece una pausa, riportando finalmente lo sguardo sull'amico, anche se ancora non lo guardò negli occhi. Era difficile dire certe cose in maniera così brutale. Soprattutto per una persona come Fawn, che cercava di portare positività ovunque andasse e che, proprio in virtù di ciò, si teneva lontano dall'esprimere il proprio punto di vista su certi argomenti. « ... darmela a gambe, ecco, o quantomeno di lasciarmi uno spiraglio per poterlo fare in seguito.» Tempo un battito di ciglia ed ecco che aveva portato lo sguardo in quello di Sirius. Anche con questa persona ho pensato di scappare perché avevo paura, anche qui ho sempre cercato il marcio. Ma è una cosa bella, non una cosa marcia E di scappare non ho il cuore. « Ho sempre trovato i pretesti più svariati per chiudere tutto e troncarlo sul nascere, ma qui è diverso. Ci sono stati momenti in cui gli avrei girato la faccia a ceffoni, ci sono delle cose di lui che mi fanno un po' incazzare, però... in qualche maniera, nessuna di queste cose è un buon motivo per andarsene. Perché fondamentalmente non voglio farlo e di lui mi importa più che del resto. » Un mezzo sorriso. «... poi c'è questa cosa... ti è mai capitato di pensare "ok, oggettivamente hai sbagliato cosa x, e io te ne posso dire di ogni, ma se lo fa qualcun altro, me lo mangio solo perché sei tu"? Poi magari glielo fai notare, dopo, ma è diverso. Ecco, succede anche questo. » Scosse leggermente la testa, accompagnando il tutto ad una risata. « E niente, questo è quanto. Non lo so. Direi che lo scopriremo solo vivendo. » Troppe cose nuove per una persona che mancava di dimestichezza nei sentimenti. « Però... tornando a te, penso che sia bellissimo, non normale. Cioè, sembra proprio una di quelle cose che valgono la pena, capito? » Gli fece gomitino, strizzandogli l'occhio subito dopo. « Io ho un rapporto complicato con i sentimenti, ma il fatto è che, se senti tutto questo.. alla fine non importa nient'altro. Tutto il resto potete affrontarlo insieme. Hai già pensato a come dirlo a nonna Molly? A San Valentino fate qualcosa? »

    Edited by lust for life - 25/2/2019, 15:24
     
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4 replies since 6/2/2019, 21:13   195 views
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