TAVOLO NUMERO 3 - Hugo Weasley

Il giovane Weasley è distratto. Sebastian lo osserva, in silenzio, mentre non ottiene alcuna risposta alla sua domanda e subito comincia a sentire l'imbarazzo salirgli alle gote. Okay, imbarazzante. Neanche mi guarda in faccia e già mi ha scartato. Dov'è una pala per sotterrarmi proprio qui? Si ritrova a commentare, tra sé e sé, piuttosto dispiaciuto. Ma alla fine, il moro alza lo sguardo dal cellulare per incontrare i suoi occhi bicolore. « Hugo. » Tira un respiro di sollievo, Sebastian, sedendosi di fronte a lui, pronto all'ennesima presentazione e alla sommaria conoscenza dell'altro che si può ottenere in pochi minuti. Ma il sollievo dura poco, perché il ragazzo di fronte a lui è assente, completamente immerso nel suo mondo. Sebastian continua a guardarlo, nel silenzio carico d'imbarazzo, perlomeno da parte sua, che si va creando dopo l'avvenuta ordinazione di entrambi. Sembra perdersi dietro i propri pensieri, cercando di venire a capo di un dilemma. In fondo, per uno come lui abituato ad osservare la realtà dal retro di una macchina fotografica, non è difficile interpretare i segnali. La fronte che si corruga, andando ad impreziosirsi di linee orizzontali, lo sguardo perso, le dita che, di tanto in tanto, tamburellano sul tavolo. Sta rincorrendo qualcosa, un'idea, un pensiero, una decisione da prendere, questo Sebastian non lo sa, ma è abbastanza certo della sua lettura facciale. O semplicemente gli stai già sulle palle e questo è il suo modo carino di dirtelo. Spera vivamente che non sia così, mentre tenta di intrufolarsi nei pensieri di Hugo con qualche domanda, buttata lì, giusto per capire quale tra quelle due possibilità sia effettivamente vera. Lo vede lanciare un'ulteriore occhiata al cellulare e questo gli fa ben sperare che sia la prima via quella giusta. « Sei la terza.. no, la quarta persona che me lo chiede e finora non ho mai tradito il segreto professionale. Sono eticamente vincolato al silenzio. » Si stringe nelle spalle, sorridendo imbarazzato. « Certo, la statistica non è dalla tua: ho conosciuto molte persone e la probabilità che fossero interessanti è alta. 95% per l'esattezza, se volessi raggruppare tutto sotto una campana gaussiana. Il problema quindi è capire dove ti poni tu. Dentro o fuori la campana? Preferisci stare dentro e quindi essere come tutti gli altri, o stare fuori? » Ci pensa su qualche istante, riuscendo a seguire perfettamente il suo discorso sulla statistica, senza risultare un completo deficiente. Dovrei ringraziare mamma per tutti quei libri di matematica che ha sempre pensato fossero un'idea geniale come regali di Natale per un bambino di sette anni. « Se sono la quarta persona che ti ha fatto la stessa domanda, potrei dirti che dovrei essere dentro la campana perché, statisticamente, almeno uno di noi quattro deve esserti piaciuto, anche per qualcosa di semplice, una peculiarità, non per forza nel complesso, ma quel tanto che ti ha fatto dire "Ma sì, forse, potrei farci un pensierino." » Aspetta che il cameriere li serva, per poi proseguire. « Ma non credo di avere i giusti requisiti per entrare sotto la campana. Sono imbarazzante, spesso inopportuno, non ho molti peli sulla lingua, ho poca vita sociale, ho una famiglia disastrata, mi piace la fotografia, passo più tempo davanti al computer che a parlare con la gente e questa è una delle prime volte che mi metto così tanto in gioco con delle persone. Quindi credo proprio che reclamerò il mio posto fuori da essa. » E decide di essere com'è, brutalmente onesto, per non vendersi come un qualcuno che non è effettivamente. Si stringe nelle spalle, mentre gli vibra il cellulare in tasca, per l'ennesima volta. Lo sfila appena e nota 5 messaggi da parte di suo fratello Jessie. "Hai visto il post dello Shame su ig?" Sbianca, per qualche istante, mentre dà una letta veloce al messaggio che gli è arrivato sul cellulare. Scuote la testa e prova a fare due più due, mentre le dita si attorcigliano intorno al bicchiere di coca. « Hai letto il messaggio? » Non specifica quale messaggio. Assottiglia soltanto lo sguardo, per captare un eventuale cambiamento sul suo volto. E' lo Shame che ti preoccupa?