Keep your frenemies close

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    « No ma dico, tutto apposto? Perché sono l'unica che si sta sbattendo qui? » Sorprendere Beatrice Morgenstern a studiare in compagnia dei suoi colleghi era ormai un'abitudine. Prediligeva la compagnia dei due cugini Potter e Wesley, perché in fondo aveva individuato in entrambi una forte determinazione nel portare avanti il loro percorso di studi. Erano bravi. Si sostenevano a vicenda e tutto sommato, tranne le sporadiche disattenzioni del padre-quasi-marito Potter, il loro gruppo ingranava alla perfezione. Hugo era quello meticoloso, attento ai dettagli, Albus era l'istintivo, in grado di uscire fuori dagli schemi, Beatrice dal canto suo era la stratega e tutti insieme, riuscivano a portare avanti il carico di studio in maniera pressoché ottimale. Non c'era una grande competizione tra gli Auror, non come in altri ambiti; a Magisprudenza in primis per esempio, ogni squalo, in fondo, era votato alla sua personalissima crociata. Che tristezza, pensava spesso Beatrice nel veder Percy sbattersi sui mille modi per fregare i suoi stessi compagni. Con gli Auror, la prima cosa che dovevano imparare era il gioco di squadra. Il primo giorno di addestramento al Ministero era stato detto loro senza ma e forse che, tentare di eliminare la competizione era pressoché la cosa peggiore che potessero fare. I loro stessi compagni non erano nemici, target da eliminare, ma erano piuttosto i futuri fratelli, le persone su cui dovevano fare maggiormente affidamento una volta trovatisi davvero sul campo. Non che per questo, ci fossero meno inimicizie e rapporti tesi interni, ma quanto meno le giovani Reclute, avevano compreso in tempi relativamente brevi che, il lasciar per strada i propri futuri compagni di squadra, non era certo la strategia migliore che potessero adottare per farsi notare e diventare degli ottimi Auror. « Eddai Tris, stiamo indietro. Questa storia non ci porterà a finire il programma di DCAO. Lo sappiamo tutti e tre che il modo migliore per esaltare il dipartimento Auror è prendendo il massimo agli esami. » Certo come no. « Ma certo! Infatti le vedo proprio, quelle sanguisughe - senza offesa, Potter - » « Nessun'offesa, figurati.. sentirti insultare Watson è un mio personalissimo feticismo. » Pausa. « Ma io parlavo di - » ..Mun.. va beh, non importa. Scoppiano a ridere tutti e tre, prima che la giovane Morgenstern torni seria. « Il punto è che sono bravi. Lo sappiamo che sono bravi. Anzi, è molto più probabile che nei nostri ranghi ci siano molti più pigroni. Avete visto Turner? Non ha nemmeno iniziato a studiare, si è fatto ogni weekend fuori da quando è iniziata la sessione, e se passa l'esercitazione pratica è già oro colato. Siamo già in svantaggio in termini di merito curricolare. Se questi ci passano avanti pure sull'extracurricolare, siamo morti. L'anno prossimo le eseritazioni le facciamo nelle celle sotterranee a Hogwarts. » « E' un po' presto però per darci all'arte della guerra. » Calma e sangue freddo, mentre stringe i pugni scuotendo la testa. « Potter, tu la devi smettere di guardare la tua ragazza con gli occhi del cuore.. quella ti fotte. » « Beh ehm.. semanticamente parlando - e Albus correggimi se sbaglio - non è proprio così? » Nuovo giro di risate da parte dei due cugini. « Tu non ce la fai proprio se non metti Mun in mezzo. » Ho torto per caso? Il suo sguardo oltraggiato esprime piuttosto eloquentemente quell'implicita domanda. « State perdendo di vista la questione cardine. Io sono quasi certa che stanno organizzando qualcosa. A che serve l'aula altrimenti? E non una qualunque - nooo, la più grande! Quando l'ho vista prenotata in segreteria mi è preso un coccolone. Ora - non dico di non studiare; dico solo di - dedicare un po' di tempo a questa cosa. Io e te Albus, stiamo in casa col nemico » « IL NEMICO! Ridotto a un personaggio di Sleeping with the enemy - fantastico! » Lo sguardo perplesso di Beatrice di fronte a un riferimento che chiaramente non comprende si dissolve in pochi istanti. « Fammi finire, grazie! E tu Hugo.. tu hai fiuto per queste cose. E' un tuo sesto senso. » « Obiezione Vostro Onore, lo sta osannando di proposito. » « Magari mi sbaglio, però se è così sono disposta a fare da sola i riassunti degli ultimi capitoli per sdebitarmi del tempo perso. » « Continuo a trovarlo poco saggio distrarci così. Fosse stato in un altro momento.. » « Da quando Hugo Weasley si tira indietro di fronte a un mistero? » « Da quando Moore rompe il cazzo! » E di fronte a quella profonda verità, tutti e tre sospirano. Che il Capo Auror si fosse dimostrato più tosto di quanto se lo aspettassero, ormai non era più un segreto. « Ok.. facciamo così. Se mi sbaglio.. mi occuperò delle vostre scartoffie per tutto il prossimo mese. » « Gli ultimi capitoli e il lavoro d'archivio? » Albus venne incenerito con lo sguardo e per un istante rischiò di vedersi spaccata la testa con il libro di Difesa. « Se ti allarghi troppo ti spezzi! » Asserisce alzandosi di scatto, dalla propria postazione. « Occhi e orecchie aperte! » « Io vorrei puntualizzare che i riassunti mi piace farmeli da solo.. » Il trio più sgangherato che potesse unire le proprie forze. [...] Da leader di una civiltà sotterranea allo spionaggio industriale, a quanto pare il passo è breve, si ritrovò a pensare ancora un po' seccata mentre, posti gli occhiali da sole sul naso e ancorata svogliatamente la tracolla sulla spalla, iniziò a dirigersi con un passo piuttosto deciso verso il castello. Aveva fatto i suoi compiti attentamente. Non poteva tentare un approccio col diretto interessato- nella fattispecie Watson - sulle questioni del dipartimento di magisprudenza, così, per farsi un'idea aveva fatto leva sui suoi benefici di Senior per studiare attentamente tutta la lista degli iscritti al corso. Per lo più si trattava di facce già viste; con alcuni sapeva di non poter tentare un approccio, con altri semplicemente non aveva voglia di farlo, e così, aveva puntato la sua attenzione sui nuovi. Gli outsiders, gli stranieri, che attirati dall'idea della prima Accademia Internazionale di Magia e Stregoneria, si erano precipitati in Scozia per dare una svolta alla propria vita. Aveva studiato un po' di fascicoli, introducendosi in maniera piuttosto illegale negli archivi della scuola, nei sotterranei, e alla fine aveva selezionato un paio di facce che le sembravano quanto meno a prima vista piuttosto rassicuranti. Era certa che da ovunque provenissero, erano probabilmente già piuttosto famigliari all'idea della sana competizione tra casate e anche - in questo caso - tra dipartimenti, ma poteva quanto meno contare in questo caso sull'assenza di una conoscenza capillare dei rapporti interni andatisi a creare tra tutti gli ex studenti di Hogwarts, nei sette anni passati insieme. Per Beatrice d'altronde, oltre a essere una questione personale che prendeva spunto da una vecchia rivalità tra Serpeverde e Grifondoro - poiché Serperverde erano i principali mandati di quella che prospettava già come una mossa magistrale -, era anche un conflitto interno alle mura domestiche di casa sua. Con Percy. Durante gli anni di scuola, Watson si è divertito tentando di soffiarmi da sotto il naso il campo di Quidditch. Ora siamo passati ai finanziamenti del dipartimento Auror. Not today, Watson! Not today! E questo basta capire quanto fosse in fondo complicata la convivenza tra due ex Caposcuola, una Grifondoro, l'altro Serpeverde.
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    E così, dopo essersi girata il castello in lungo e in largo, chiedendo tra i più grandi della prima candidata al titolo di interrogata del giorno, era finalmente giunta a trovarla sotto il grande gazebo magicamente riscaldato, che ormai dominava sulla tenuta sin dalla ricostruzione del castello. Un bel modo per sfruttare gli spazi aperti tanto d'estate quanto d'inverno. « Giornata pesante eh? » Attacca bottone in maniera piuttosto spontanea, senza preoccuparsi troppo di quale possa essere la reazione della ragazza. Si siede di fronte a lei, accendendosi una sigaretta e tirandosi su gli occhiali, mentre posa la borsa a terra. Allunga istintivamente il pacchetto di sigarette sul tavolo e le sorride con gentilezza, intimandola a servirsene se ne ha voglia. Persino Beatrice ha imparato a essere gentile e cordiale, soprattutto quando in fondo, la ragazza potrebbe esserle utile. « Tutte uguali in sessione.. » Continua sbuffando mentre libera una nuvoletta di fumo nell'aria calda che si respira sotto il gazebo. « Sei nuova vero? Voglio dire.. prima non eri a Hogwarts. » Allunga istintivamente la mano nella sua direzione e si presenza, con la solita cordialità che ormai il suo ruolo le impone. Un protocollo più che di buone maniere, di gentilezza, che per molto tempo, la giovane Morgenstern non ha davvero saputo adoperare. « Io sono Beatrice.. Morgenstern. Senior dei Grifondoro. » Così, giusto perché il comitato del benvenuto normalmente viene visto con meno diffidenza. « Dove hai studiato prima e cosa ti ha portato qui? » Come se non lo sapessi già.. Ma in fondo, oltre a non voler far saltare la sua copertura, prima di andare al sodo, darsi a quattro chiacchiere di circostanza è quanto mai doveroso. E poi in fondo, Beatrice doveva ammettere, che al di fuori dei suoi compagni di corso con cui era costretta a stare a contatto tutti i giorni, non conosceva poi molte delle nuove persone che si erano unite alla nuova filosofia di tolleranza e collaborazione di Hogwarts. Si ritrovò a pensare che fosse un vero peccato. Tutto quel concentrarsi sul prendere il massimo dei voti, le aveva ancora una volta precluso di guardarsi attorno e rendersi conto che Hogwarts non era più il posto di un tempo. Ora era un incontro di culture e diversi modi di intendere e di volere; nuove opportunità di conoscere nuove cose, nuovi modi di pensare e di agire si aggiravano ad ogni angolo del castello e del campus. « Qualunque posto sia, deve essere stato migliore di Hogwarts nell'ultimo anno.. » Non era ormai una novità che Hogwarts era stata una trappola mortale da novembre dell'anno scorso e fino a pochi mesi fa. Una trappola mentale di cui Beatrice non solo ne era stata testimone, ma di cui se ne era anche assunta le responsabilità assieme ai suoi fedeli compagni e amici, nella speranza di salvare più anime possibili. Un incubo che i sopravvissuti avevano dovuto trasformare in una nuova speranza per il futuro con non poche difficoltà. E' ancora difficile stare qui, ricordare; è difficile fare a meno di rivivere così tante scene dell'orrore. Ma stiamo facendo del nostro meglio.. un po' tutti.

     
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    Tutto era sconosciuto, tutto era nuovo ed allo stesso tempo ostile agli occhi di chi aveva attraversato l'oceano alla ricerca di una nuova vita. Come in una vecchia fiaba a cui a dar colore era stata la voce di un qualche malinconico cantastorie la bimba che un tempo era stata aveva finito con il cedere il posto ad una giovane donna e, nonostante le radici che la legavano alla sua terra natale fossero profonde, era in qualche modo riuscita a muoversi fino a quel nuovo mondo. Con lei avevano viaggiato i ricordi delle afose giornate trascorse a Minneapolis e le parole d'insegnamento di suo padre, quel vecchio uomo dal volto ricoperto di rughe e da una potente aura di tribale potere. Così in lei non avevano smesso di vivere tutte le componenti che in qualche modo aveva tentato di lasciarsi dietro le spalle, fedeli compagne in ogni nuovo passo compiuto su quel suolo sconosciuto. Era rimasta in lei la diffidenza e la difficoltà ad interessarsi al prossimo, così come non aveva perso la presa dalle labbra piene quella fastidiosa abitudine di non sorridere mai, forse addirittura accentuata dalla costante sensazione di essere costantemente fuori posto. Era come se ogni sguardo le ricordasse come ci fosse chi aveva di certo più diritto di lei a calpestare i corridoi di quella centenaria scuola. Non che le importasse del giudizio altrui, ma quella dannata sensazione... ed infondo come evitarla? Diciannove anni di incoscienza ed un carattere affatto facile non avrebbero potuto nulla contro quelle oscure percezioni nate dall'interno, posizionate proprio sotto lo sterno e percepite come un fastidioso formicolio persino mentre la mente veniva totalmente assorbita dai pesanti tomi di Magisprudenza. Non erano pensieri coscienti, di quelli in grado di distogliere con prepotenza l'attenzione dalle complesse parole dei paragrafi all'apparenza infiniti, quanto più una sensazione di costante inquietudine in grado di portare le dita a tamburellare costantemente contro la superficie del tavolo su cui aveva preso posto da ormai diverse ore. Di tanto in tanto il capo scattava verso destra, portando gli occhi a perdersi nel paesaggio colmo di studenti intenti a passeggiare per il parco, diretti chissà dove, forse persi esattamente come lei... e fu proprio in uno di quei momenti di nulla che, con la coda dell'occhio, una figura in avvicinamento finì con l'attirare la sua attenzione. Si trattava di una ragazza, il volto parzialmente coperto da un paio di occhiali da sole e le spalle dritte di chi ha la certezza di quale sia il proprio posto nel mondo. Trasmetteva un senso di matura sicurezza in ogni piccolo gesto e questo non poteva che essere un problema per l'americana verso cui si dirigeva con passo fin troppo veloce. Così circondata da fogli riempiti con quella sua scrittura confusionaria e da bicchieri ormai vuoti ma ancora macchiati di caffè, i capelli legati in una treccia disordinata, dava forse l'impressione di essere in cerca di un'ancora di salvezza, magari una spensierata chiaccherata tra studenti. La realtà era che un confronto con una perfetta sconosciuta era l'ultima cosa che Shannon desiderava. Istintivamente gli occhi color del miele tornarono ad abbassarsi sulle pagine del tomo che le piccole mani tenevano sollevato verticalmente in un tempestivo tentativo di mostrarsi particolarmente impegnata, forse così la sconosciuta avrebbe evitato di attaccare bottone. O forse no. Il libro emise solamente un attutito colpo nel toccare con il dorso la superficie legnosa del tavolo mentre già le labbra sembravano farsi più sottili e rigide, primo sintomo di un fastidio ingiustificato ed a tratti infantile nella sue inesistenti motivazioni per esistere. Non lo avrebbe mai ammesso, l'americana, ma quell'atteggiamento era ormai parte di nient'altro che una nociva abitudine. Niente di personale, niente di comprensibile ad occhi esterni. « Shannon. » Prima ancora di appropriarsi di una delle sigarette che la ragazza aveva lasciato a metà strada tra loro (mai avrebbe rinunciato ad una sigaretta, quale che fosse l'umore del momento), si sforzò di mostrare quel minimo di civiltà necessaria, stringendo brevemente la mano della Morgenstern nella propria. Forse era in qualche modo obbligata a dover dare il benvenuto a tutti i nuovi arrivati in qualità di Senior Grifondoro... non riusciva a trovare un'altra motivazione valida per quell'improvvisa loquacità, visto che a ben pensarci quella era la prima discussione che aveva con un altro studente da quando i suoi piedi avevano sfiorato il suolo inglese. Lo sguardo vacuo non abbandonò il volto della ragazza mentre le esili mani guidavano la sigaretta fino alle labbra morbide né quando un veloce movimento del polso ne accese la sommità, permettendo ai polmoni di riempirsi della prima boccata di amaro fumo. Infondo quello scelto dalla grifondoro era il miglior modo per sciogliere il ghiaccio: offrirle una sigaretta era decisamente un passo verso la giusta direzione per rendere l'espressione crucciata un po' meno ostile. « Mmh mmh... Ilvermorny. Devo ammettere che non ho mai rischiato di essere uccisa tra quelle mura. » Certo, rimaneva pur sempre quell'inesistente delicatezza nell'affrontare argomenti particolarmente delicati su cui sarebbe stato meglio lavorare, ma non era il caso di pretendere troppo. Intrappolato tra i denti perlacei il fumo della sigaretta prese a fuoriuscire lentamente, interrompendo ogni parola per interminabili secondi durante i quali lo sguardo di Shannon si perse ad osservare i lineamenti dell'altra, indiscreto e sfrontato. « Non sei obbligata a farlo. Cos'è, una specie di biglietto da visita per le pecorelle smarrite appena arrivate al castello? ”Tranquilli, siete i benvenuti” o qualcosa del genere? Basta questa, hai già comprato il mio silenzio se qualcuno dovesse chiedermi se hai fatto il tuo dovere. » Sollevò appena la sigaretta, così da chiarire meglio il concetto. Non era colpa della Morgenstern, come avrebbe potuto immaginare di aver scelto di avvicinarsi ad una persona tanto indisponente ed irritante? « Tranquilla. »


    Edited by Huyana - 14/2/2019, 00:05
     
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    « Shannon. » Lo so! fu la prima cosa che pensò sommessamente tra se e se, lasciandosi tentare da un leggero sorriso a fior di labbra mentre stringeva la mano della ragazza con una stretta ferrea, degno simbolo di sicurezza di sé e fiducia. Suo nonno lo diceva sempre; non c'è cosa che istilli rassicurazione e affidabilità nel prossimo di una stretta di mano salda. « Bel nome! » Si ritrovò a dire quasi senza pensarci. « Particolare soprattutto. » Nessun desiderio di esaltazione, solo una semplice constatazione che si sentì di gettare lì in ordine al tentare di instaurare un dialogo costruttivo. Seppur inizialmente Tris fosse tutto fuorché votata alle pubbliche relazioni, col tempo, soprattutto a forza di stare a contatto con un così bravo oratore come Percival Watson, aveva imparato a destreggiarsi anche in quell'arte che un tempo le sarebbe risultata del tutto fuori portata. « Mmh mmh... Ilvermorny. Devo ammettere che non ho mai rischiato di essere uccisa tra quelle mura. » Annuì tra se e se piuttosto pensierosa. Doveva ammettere di non sapere con esattezza cosa era successo di preciso ad Ilvermorny quando la Loggia Nera era sbordata oltre i confini di Hogwarts, rimangiandosi pezzo dopo pezzo in poche settimane ogni angolo della terra. Immagina che, come tutto il resto, si è semplicemente spenta restando dormiente in attesa che i guerrieri della Loggia Bianca, coadiuvati di tutti gli aiuti che potessero avere e che in fondo avevano ricevuto, arrivassero a salvare la situazione. Non aveva nemmeno la più pallida idea di come fosse fatta; le avevano racconto che era decisamente diversa da Hogwarts, ma non per questo meno raffinata nella qualità degli insegnamenti e nella portata della gloria che portavano nel mondo i suoi diplomandi. Si annotò quindi mentalmente di non mortificare Shannon in alcun modo, esaltando troppo Hogwarts rispetto alla sua vecchia seconda casa.. anche se.. « Non deve essere affatto facile vestire i panni di una realtà completamente diversa rispetto a quella in cui hai vissuto per sette anni. » Una constatazione che in fondo capiva. Lei per prima non era stata poi molto propensa a svestire i panni dei cacciatori per diventare una Grinfondoro. Il processo di adattamento può risultare traumatico, a volte tutto fuorché facile. « Dove sei stata smistata? » Chiese infine con una punta di curiosità, non riuscendo a individuare la spilla della sua casata appuntata. Non troppo in vista vero? E' difficile cambiare casacca per continuare il proprio percorso. In fondo sei appartenuta a una casata completamente diversa per molto tempo. E ora, arrivi qui, e questi spilungoni con la puzza sotto il naso, con uno strano accento troppo impostato per un qualunque americano che si rispetti, ti impongono di punto in bianco a riconoscere come tuoi nuovi ideali, nuovi colori. Un altro sentimento che in fondo Tris conosceva. Da profonda scozzese, nata nel nord dell'Inghilterra e cresciuta lontana dalla madrepatria, quel sentimento lo capiva. Era british, ma non abbastanza, era scozzese ma non del tutto, parlava il suo dialetto, ma non con la stessa forte cadenza facilmente riconoscibile, dalle singolari sonorità. « Non sei obbligata a farlo. Cos'è, una specie di biglietto da visita per le pecorelle smarrite appena arrivate al castello? ”Tranquilli, siete i benvenuti” o qualcosa del genere? Basta questa, hai già comprato il mio silenzio se qualcuno dovesse chiedermi se hai fatto il tuo dovere. Tranquilla. » Scoppiò a ridere a quel punto scuotendo la testa. Sono già diventata così gentile da sembrare il tipo da comitato del benvenuto? Se solo i suoi amici avessero sentito quella storia, si sarebbero sbellicati dalle risate. In fondo nel gruppo Tris era stata, ed era tutt'ora la musona, quella che parla poco, che preferisce agire piuttosto che discutere. Un tipo pragmatico ma non altrettanto diplomatico e dedito alle cosiddette chiacchiere da bar.
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    « Andiamo.. ti sembro davvero il tipo da benvenuto forzato? » Una domanda retorica, prima di aspirare nuovamente dalla sua sigaretta portandosi i lunghi capelli su una spalla osservando con attenzione la propria interlocutrice. C'era qualcosa in lei che urlava in fondo bisogno di adattarsi. Alla nostra età tutti vogliono adattarsi. E' nella nostra natura cercare di scivolare in mezzo agli altri, anche quando ci convinciamo del contrario. Abbiamo bisogno dei nostri simili per sentirci meno soli, meno insicuri, meno persi di fronte a un futuro ancora incerto e del tutto imprevedibile. « Chiamalo piuttosto cameratismo tra pecorelle smarrite. » Per un istante sembra quasi perdere di vista il suo obiettivo. In un certo qual modo, nonostante non la conosca, Shannon riesce a metterla a suo agio. Il suo non tentare di piacere a tutti i costi è qualcosa che Tris apprezza estremamente. « Anch'io sono stata la nuova - non nel senso della bambina sperduta al primo anno di scuola - no. Intendo proprio quella che si trova in un paese apparentemente estraneo, nessun amico d'infanzia su cui fare affidamento, nessuno in generale di cui fidarsi.. una nuova cultura da conoscere e capire. » Si stringe nelle spalle con naturalezza. « Ci sono un sacco di cose da processare. Io a Hogwarts sono arrivata più tardi.. tutti i miei amici avevano già preso confidenza gli uni con gli altri.. tutte quelle cose che accadono nei primi anni io me le sono perse. A volte ti sembra proprio che tu non capirai questo nuovo mondo.. ti sembra tutto ostile. » Un altro sorriso mentre giocherella distrattamente con il pacchetto di sigarette. « Però alla fine, per quanto ti impegni, in un modo o nell'altro, prima che te ne accorga, ti sgusciano sotto la pelle e non c'è modo di liberarti di loro. » Scoppia a ridere nel ripensare a tutti i modi che Dean e Malia si sono inventanti per tentare di far uscire Tris dal proprio guscio, tutte le prove più o meno stupide a cui l'hanno sottoposta pur di farla sentire parte del gruppo. « Sei fortunata, tutto sommato. Questo primo anno è pieno zeppo di persone in gamba - altri sono assolutamente da evitare - ma te ne accorgerai da sola. » In fondo, qualunque strada Shannon avesse preso, l'importante era sentirsi rassicurata all'idea di sapere che c'era davvero un po' di tutto, che in mezzo a tutto quel groviglio numerosissimo dei collegiali del primo anno c'erano persone davvero in gamba. E lo sono davvero tutti. Forse alcuni non mi stanno particolarmente simpatici, forse con alcuni non andrò mai d'accordo, ma sono tutti ottime persone, e in fin dei conti, che ci piaccia ammetterlo o meno, un po' tutti, ci siamo salvati a vicenda più e più volte. Questo è un gruppo che chiunque vorrebbe avere al proprio fianco, di cui chiunque si sentirebbe felice e fortunato di far parte. Un giorno spero che tu arrivi a capirlo, che ti senta orgogliosa tanto quanto mi sento orgogliosa io, perché in fondo, una volta conquistati, daranno la vita per te e tu vorrai dare la tua per loro, senza se e ma. E' semplicemente contagioso. « Dimmi, cosa studi e soprattutto quali sono le tue prime impressioni dopo questi primi mesi? Conosciuto qualcuno di interessate? »



     
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    Cosa mai poteva esserci di tanto difficile in un'amichevole chiaccherata? Infondo una parte dell'americana aveva immaginato l'esatto momento in cui qualcuno avrebbe finalmente deciso di rivolgerle parola, rompendo quella bolla di densa solitudine nella quale si era ritrovata immersa negli ultimi mesi. Aveva cercato negli sguardi che le si posavano addosso un cenno di interesse, sentendo tuttavia allo stesso tempo il fastidioso formicolio causato dalla troppa radicata voglia di essere lasciata in pace. Quel muro di diffidenza che aveva portato con sé attraverso l'oceano l'aveva in qualche modo protetta dalla delusione di non essere considerata, sminuita a nient'altro che un volto sconosciuto da fissare con curiosità per qualche secondo prima di essere archiviato come poco importante. Aveva sentito la voglia di urlare a pieni polmoni a quegli occhi discreti che dietro un primo sguardo c'era un intero universo di cui non erano a conoscenza, che sarebbero stati fortunati nel poter avvicinarsi ad una persona come lei... ma le labbra carnose, petali di una rosa ancora lontana dallo sbocciare, rimanevano in ogni caso strette in una linea sottile ed impenetrabile. Nessuno avrebbe sentito il suo lamentarsi e nessuna esplosione avrebbe dato modo ad estranei di poter osservare il crollo definitivo di nervi troppo giovani per potersi dire saldi. Non era nella sua natura, non era così che Shannon era stata cresciuta. Fin da piccola l'unico punto di riferimento a cui guardare era stato suo padre, uomo di carne ed ossa eppure all'apparenza tanto immobile ed imperscrutabile da dar l'impressione di essere in parte composto di alberi centenari ed immense montagne. Shannon aveva tentato di raggiungere nell'espressione quella calma che nulla sembrava in grado di scalfire senza tuttavia mai riuscire del tutto in quella titanica impresa, resa impossibile dalla giovane età. Nessuno aveva allungato una mano verso di lei per dirle che il suo non era un fallimento, ma unicamente la sua natura, simile a quella paterna e del tutto diversa allo stesso tempo. Il tempo era poi passato, instaurando in lei la convinzione che la solitudine fosse infondo il miglior modo per mantenere quel perfetto equilibrio interiore, quel distacco dal mondo terreno che le era stato insegnato non essere abbastanza grande da contenere un'intera anima. Piccola pecorella smarrita, per l'appunto, forse più di quanto mai avrebbe ammesso persino a se stessa, persa a metà strada tra la spensieratezza della sua età ed il pesante bagaglio di un retaggio culturale dall'immenso potere. Gli occhi d'ambra si scontrarono improvvisamente con quelli di felce, dando via ad una lenta danza di silenziose domande. Perché sembri tanto interessata a quel che penso?
    « Certo che fai un sacco di domande, tu. » I primi secondi passarono senza che nessun movimento arrivasse a smuovere la bocca, impegnata nell'intrappolare un nuovo sbuffo di grigiastro fumo, come a confermare che nessun sorriso sarebbe arrivato ad alleggerire quell'aspra constatazione... ma, contro ogni previsione, mentre già le dita allontanavano il mozzicone di sigaretta per portarlo verso la sommità del tavolo, alla fine in un accenno dall'aria quasi infantile gli angoli della bocca carnosa finirono con l'arricciarsi dolcemente verso l'alto, creando due biffe fossette sulle guance tondeggianti. Ed eccolo lì, quel primo e quasi trasparente cenno di apertura al dialogo. La piccola torre di cenere grigia andatasi a creare sulla sommità della cartina crollò nel vuoto, raggiungendo silenziosamente terra dopo solo pochi secondi, già dimenticata, persa davanti ad un'attenzione ormai diretta alla ragazza dai lunghi capelli di mogano, improvvisa protagonista della scena. « Sono stata smistata a Serpeverde, anche se ancora mi è poco chiaro del perché dello smistamento per i collegiali. Che senso ha? Non è abbastanza sapere che studio Magisprudenza? Ma forse tu sai il motivo, Senior. Illuminami. » Il sopracciglio destro formò una perfetta curva nel sollevarsi, dando man forte ad un tono di voce di per sé abbastanza eloquente. C'erano diverse cose che sembravano non tornare, rendendo quella nuova esperienza ancor più strana agli occhi dell'americana. Alle volte le stranezze suscitavano una genuina curiosità, altre volte un innegabile fastidio. In un caso come quello delle casate, entrambe le cose. Il busto si portò istintivamente più vicino al bordo del tavolo, lasciando che i piccoli seni ne sfiorassero il bordo spigoloso per permetterle di avvicinarsi alla sua interlocutrice, in un chiaro segno di interesse verso la risposta a quel quesito. « Sinceramente? Sei la prima persona con cui ho una conversazione di più di cinque parole, Morgenster. Ho solo conosciuto di vista i miei compagni di corso... e tu non sei tra questi. Cosa studi? » Inclinando appena il capo verso destra, come a voler guardare la grifondoro da una nuova angolazione, Shannon si prese tutto il tempo necessario a formulare il successivo pensiero. Infondo trasformare un fiume di pensieri in una sola manciata di parole rimaneva il suo forte. « Senti, davvero, non vorrei sembrare la solita stronza paranoica, ma al tuo posto non perderei tempo a parlare con l'ultima arrivata... e l'unico motivo che mi viene in mente è la pietà. Se è pietà, puoi anche ficcartela su per il culo. » Una pausa, questa volta nessun sorriso. « In caso contrario, lascia che ti offra un caffè per sdebitarmi della sigaretta e della compagnia. »
     
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    « Certo che fai un sacco di domande, tu. » Oh non hai idea nemmeno di quante posso farne, in realtà. Era una forma mentis che ben si sposava alla personalità di Beatrice, ulteriormente accentuata dai primi leggiadri passi tra le schiere degli Auror. Era piuttosto certa che la strada dell'investigazione non rientrava prettamente tra le sue primarie prerogative, ma di certo sapeva ben condurre un interrogatorio. Lo aveva appurato prima lavorando nella squadra d'Inquisizione, poi prendono le redini di Inverness. Si ritrovo a sorridere stringendosi nelle spalle, nell'esatto momento in cui liberava il fumo di uno degli ultimi tiri della propria sigaretta. « Ti assicuro che poteva capitarti di peggio. » In fondo, l'atteggiamento di Beatrice nei confronti della ragazza aveva del sottile, non era mai troppo invadente, semplicemente perché, lei per prima non apprezzava particolarmente le persone prettamente invasive. Di ficcanaso peggiori di lei tuttavia ce ne erano a sufficienza ed erano decisamente peggiori della giovane Morgenstern. « Sono stata smistata a Serpeverde, anche se ancora mi è poco chiaro del perché dello smistamento per i collegiali. Che senso ha? Non è abbastanza sapere che studio Magisprudenza? Ma forse tu sai il motivo, Senior. Illuminami. » Di fronte a quella domanda Beatrice si ritrova a sorridere. Si è chiesta spesso e volentieri per quale ragione gli ex Hogwarts avessero tenuto così tanto ad avere l'occasione di continuare a identificarsi con le loro precedenti casate. La verità è che lo spirito di appartenenza non li aveva mai abbandonati. Ora più che mai, dopo il lockdown, sembravano affamati, letteralmente assorti dall'idea di appartenere a qualcosa, di fare gruppo. Si cercavano di continuo, che piacesse loro ammetterlo o meno. Aveva bisogno l'uno dell'altro. Quel qualcosa che li aveva legati durante i lunghi mesi di sopravvivenza, continuava a persistere come un fantasma che alloggiava perennemente sopra le loro teste. Forse una specie di istinto di sopravvivenza, una perenne paranoia che sembrava coglierli di continuo. Restiamo pressoché uniti, nel caso si dovesse ripresentare il bisogno di ricominciare da capo. Ma forse c'era anche qualcos'altro..
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    « Credo che in fondo.. a Hogwarts continuiamo a cercare pretesti per scannarci, hai presente? » Ride leggermente mentre spegne il mozzicone nel posacenere di fronte a lei. « Non ne abbiamo mai a sufficienza. E' quasi una specie di passatempo. » Certo, la rivalità non è più forte come ai tempi della scuola, ma sembra quasi d'altronde essersi spostata su un altro piano, più maturo. Chi ottiene gli orari migliori, chi organizza le attività extrascolastiche più interessanti, chi propone più iniziative, chi si aggiudica i tirocini migliori. « Credo sia un modo per sentirci parte di qualcosa.. la competizione ci sprona a dare il meglio di noi. » E non c'era cosa che a Beatrice piacesse più di un po' di sana competizione. « Sei capitata bene. Serpeverde è un'ottima casata. » Non la migliore ma se mi sbilanciassi risulterei decisamente troppo di parte. « So per certo che raccoglie molte persone che stimo. » Diplomatica e precisa nella spiegazione di quel suo pensiero. « Sinceramente? Sei la prima persona con cui ho una conversazione di più di cinque parole, Morgenster. Ho solo conosciuto di vista i miei compagni di corso... e tu non sei tra questi. Cosa studi? » « Corso Auror, al rapporto. » Asserisce con un leggero saluto militare scherzoso, prima di sciogliersi in un leggero sorriso. Beatrice andava fiera non solo della sua casata ma anche del nuovo ambiente di cui era diventata parte integrante. Le piaceva ciò che faceva, ne era soddisfatta, a tratti estasiata; anche quando era costretta a fare lavoro d'archivio nei sotterranei del Ministero, sembrava trovare nuovi motivi per cui quella era esattamente la strada migliore per lei. « Senti, davvero, non vorrei sembrare la solita stronza paranoica, ma al tuo posto non perderei tempo a parlare con l'ultima arrivata... e l'unico motivo che mi viene in mente è la pietà. Se è pietà, puoi anche ficcartela su per il culo. In caso contrario, lascia che ti offra un caffè per sdebitarmi della sigaretta e della compagnia. » Inarca un sopracciglio a quel punto, sorridendo con un che di enigmatico, prima di sospirare scuotendo la testa. Una che va dritto per dritto; sincera e priva di giri di parole. « Una giurista che non ti abbindola con le parole? Da dove spunti di preciso? » Scoppia a ridere facendole cenno di seguirla. Raccoglie la propria tracolla e si avvicina a uno dei carretti ormai fissi sulla tenuta del castello che vendono caffè, bibite zuccherose e schifezze varie, raccogliendo il suo premio. Due caffè scadenti, tipici della vita universitaria. « Chi mi conosce sa bene che sono tutto fuorché un soggetto dedito alla pietà.. » Asserisce con naturalezza mentre camminano in mezzo al prato verso una direzione non precisa. Cammina per il semplice gusto di farlo. « Se proprio devo essere sincera, nemmeno io sono una grande estimatrice della socialità. Ma il campus segue regole ben precise - da soli si sopravvive ben poco. » Fa un leggero gesto della mano piuttosto eloquente. « Si fa presto a entrare in una fase di esaurimento precoce a forza di restare lupi solitari. » E in fondo, la mia stessa natura non mi permette di fare il lupo solitario. Sono nata per viaggiare in branco. « Perché non iniziare proprio dall'ultima arrivata? Quanto meno posso stare certa che con te, la fama non mi precede.. » Lo dice in tono scherzoso e anche leggermente ironico, seppur quelle parole abbiano un fondo di verità. Chiunque si approcci a Tris lo fa con una deferenza che la snerva, con un terrore che la spazientisce o una supponenza che la innervosisce. Poi ci sono i suoi amici, decisamente più alla mano, ma che chiaramente, ormai, sono i suoi amici.. possiamo solo accettarci a vicenda, con tutti i nostri pregi e difetti, esattamente come siamo. « E poi, questo incontro, lo vedo come un qualcosa di estremamente prezioso. » Compie una leggera pausa tempo in cui si inumidisce le labbra. « Il mio ragazzo è convinto che una recluta e un giurista non andranno mai d'accordo. Pare sia il nuovo ordine delle cose.. » Ok, forse Percy non ha detto propriamente questo. Forse, solo forse, quell'ipotesi potrebbe averla avanzata la stessa Tris, pur di tormentarlo un po' - cosa che in fondo smentivano proprio loro, stando insieme. In quel momento tuttavia, decise di eludere l'esatto ordine delle cose. « Ma ecco, a essere sincera.. non ho mai avuto una grande simpatia per l'ordine delle cose. » Si stringe nelle spalle. « Ho una lunga storia alle spalle di regole ribaltate. Questa settimana ancora non ho sovvertito niente. Potresti darmi una mano. » E a quel punto ride prendendo un altro sorso di caffè. « Altrimenti potresti avere sulla coscienza la mia astinenza. » A quel punto solleva lo sguardo verso l'alto, osservando le pietre millenarie che assemblano le spesse mura di Hogwarts. « Io sono nata qui in Scozia.. e ho vissuto gran parte della mia vita nel medio-oriente. Non sono mai stata in America.. tutto ciò che so è quello che vedi nei film. Hai presente? Gli stereotipi insomma.. c'è qualcosa di vero nei teen drama? »


     
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    Non era affatto facile ed allo stesso tempo estremamente naturale, quel lasciarsi trascinare in una conversazione che non implicava un fine ultimo. Le parole scivolavano in un'ordinata fila senza eccessiva difficoltà, riportando la Plenty alla spensieratezza tipica della sua età. Riusciva a stare al gioco nonostante la diffidenza insita nella sua natura, rimanendo guardinga senza tuttavia sentire la necessità di fuggire dalla compagnia di Beatrice. C'era qualcosa di giusto nel rimanere all'aria aperta a fumare una sigaretta senza più dover far fronte a quella costante solitudine a cui Londra l'aveva confinata. Era strano notare come fosse arrivata a percepire il bisogno di un qualche contatto umano solo nel momento in cui se ne era presentata l'occasione e non prima, quando effettivamente le giornate erano passate senza che nessuno si degnasse di rivolgerle parola, probabilmente scoraggiati dallo sguardo gelido dell'americana. Con un'ultima boccata di fumo rubata al filtro della sigaretta si ritrovò a riflettere sulle parole pronunciate dalla Grifondoro, l'aria improvvisamente pensosa e gli occhi socchiusi, come a voler tagliare fuori dalle percezioni gran parte della realtà circostante. Assaporò il suono di quella semplice affermazione ripetendola mentalmente una o due volte. « Il campus segue regole ben precise - da soli si sopravvive ben poco. Si fa presto a entrare in una fase di esaurimento precoce a forza di restare lupi solitari. » Era così che la sua mente aveva iniziato a percepire la situazione nella quale era finita dopo il trasloco? Dipendeva da quell'unica verità quel costante senso di pesantezza mentale? I denti affondarono distrattamente nel labbro inferiore, smascherando una latente preoccupazione che tuttavia non trovò sfogo in vere e proprie parole. Quel pensiero finì con l'annidarsi dentro di lei fino a mettere radici, persino quando l'argomento della conversazione virò verso terreni meno scivolosi. Preceduta dalla mora, Shannon si prese il tempo necessario a raccogliere i libri che aveva disseminato per il tavolo e riporli nella borsa, seguendo poi l'altra attraverso il prato e fino ad uno dei banchetti itineranti che erano disseminati un po' ovunque in quell'aria comune. « Due caffè. » Non si trattava esattamente di caffè, quanto più di una brodaglia dal sapore quasi insopportabile, eppure durante le lunghe ore di studio persino quello schifo si rivelava utile a mantenere alta l'attenzione. Subito dopo il primo sorso, un vero e proprio attentato per le papille gustative, l'americana cedette al desiderio di accendere un'altra sigaretta. Dopo aver acceso la sommità della cartina allungò il pacchetto verso la Morgenstern in un silente invito a servirsi pure, mentre già le gambe guidavano entrambe in una passeggiata priva di meta o di fretta. « Il mio ragazzo è convinto che una recluta e un giurista non andranno mai d'accordo. Pare sia il nuovo ordine delle cose.. Ma ecco, a essere sincera.. non ho mai avuto una grande simpatia per l'ordine delle cose. Ho una lunga storia alle spalle di regole ribaltate. Questa settimana ancora non ho sovvertito niente. Potresti darmi una mano. Altrimenti potresti avere sulla coscienza la mia astinenza. »
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    « Sì, ho notato una certa competizione tra reclute e giuristi, effettivamente. Forse semplicemente sono qui da troppo poco tempo per sentirne gli effetti diretti... forse è un po' come barare, bisognerebbe ripetere l'esperimento tra qualche mese. » Un pigro sorriso le stirò le labbra, tra un tiro di sigaretta e l'altro, rivelando quanto poco le importasse di quella competizione interna ai corsi di studi. Non era nella sua natura preoccuparsi di primeggiare, forse unicamente a causa di una visione così egocentrica del mondo da non permetterle di dare così tanta rilevanza a qualcun'altro. « Quindi immagino di conoscere almeno di vista il tuo ragazzo. Giusto? » Si ritrovò a portare alla memoria velocemente i volti dei ragazzi che aveva visto durante le lezioni, cercando poi di indovinare quale dovesse essere il ragazzo della mora senza tuttavia riuscire a raggiungere un'ipotesi soddisfacente. Decise alla fine di attendere semplicemente una risposta dell'altra, mentre ancora erano intente a camminare fianco a fianco. « Io sono nata qui in Scozia.. e ho vissuto gran parte della mia vita nel medio-oriente. Non sono mai stata in America.. tutto ciò che so è quello che vedi nei film. Hai presente? Gli stereotipi insomma.. c'è qualcosa di vero nei teen drama? »
    « Mh? Oh... » Le sopracciglia si avvicinarono donandole un'aria pensosa per appena una manciata di secondi. « Mi dispiace, non posso aiutarti. Sono cresciuta a Minneapolis, non è proprio il genere di città che si vede nelle serie tv. Potrei dirti con più certezza che nelle riserve indiane non si vive più come in “Balla coi lupi”. »Un sorriso malizioso le stira le labbra, mentre volta appena il capo per poter incontrare lo sguardo dell'altra. « Magari posso cedere qualche dettaglio succulento in cambio di qualche dritta da chi è qui da più tempo. O forse non è saggio chiedere per erba e alcool ad una senior e futura auror? »
     
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    « Sì, ho notato una certa competizione tra reclute e giuristi, effettivamente. Forse semplicemente sono qui da troppo poco tempo per sentirne gli effetti diretti... forse è un po' come barare, bisognerebbe ripetere l'esperimento tra qualche mese. » L'ennesima trovata per tenersi in allenamento, se lo si chiedeva a Tris. Che il mondo magico fosse fortemente polarizzato sulla competizione sin dagli esordi della vita di ciascun piccolo futuro prodigio, era ormai storia nota. La giovane Morgenstern aveva dovuto fare un estremo lavoro su se stessa per comprendere affondo quelle dinamiche, che in fondo, non appartenevano affatto alla società dei cacciatori. La gente di Inverness si stringeva tutta attorno ai propri leader, giurando loro fedeltà e collaborando affinché la prosperità della città e del singolo si congiungessero in un unico intento. Uscire da quelle mura, avevano messo Tris in una prospettiva completamente diversa da quella che conosceva. Aveva dovuto mettersi in testa che la leadership in certi ambienti va guadagnata, e non basta un diritto di nascita affinché quest'ultimo venga riconosciuto. Seppur in fondo, anche tra i cacciatori, e tra gli attuali lycan, la fiducia e il rispetto si guadagnano giorno per giorno, non poteva certo nascondere il fatto che il suo percorso è stato in un certo qual modo agevolato. « Fossi in te non avrei troppa fretta di capire le.. dinamiche? Si chiamano così? » Si stringe nelle spalle. « Ultimamente abbiamo troppo tempo per le mani. Tentiamo di occuparlo come meglio possiamo. » Una cosa che ben poco riesce a digerire Tris, di connotazione guerrafondaia sin dall'alba dei tempi. Le sembra che sia priva di obiettivi, priva di qualcosa da fare per le mani. « Quindi immagino di conoscere almeno di vista il tuo ragazzo. Giusto? » Annuisce anche se non del tutto convinta. Percy è il Senior dei Serpeverde, ed è anche uno dei migliori studenti di Magisprudenza, ma non ha la tendenza di mettersi poi troppo al centro dell'attenzione. Quindi nulla è scontato. « Percy Watson? Anche lui Senior. » Alza gli occhi al cielo scuotendo la testa.
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    « Non prettamente un'accoppiata che tende a stara lontana dai problemi. E di certo nemmeno l'eccezione alla regola nella competizione tra Auror e Giuristi o tra Grifondoro e Serpeverde, per quel che vale. » Sbuffa piuttosto seccata di fronte a quella realizzazione. « A mia discolpa abbiamo iniziato a.. frequentarci.. prima che tutto questo nuovo assetto si delineasse. » Molto prima. Molto prima che addirittura noi capissimo che ci stessimo frequentando. Tutto poteva dire tranne che vivere e condividere la vita universitaria con Percy Watson fosse facile, ma d'altronde si poteva dire la stessa cosa su di lei. Tris era ormai consapevole di non essere la persona più semplice con cui condividere anche semplicemente un panino, figuriamoci una casa, un gatto, degli obiettivi, forse addirittura molto di più. A quel punto scavatasi ormai la fosse e comprendendo che Shannon in fondo le sta davvero simpatica, e appurato anche che sotto sotto della competizione tra auror e giuristi le interessava fino ad un certo punto, decide di tentare di conoscerla sul serio, ampliare i suoi orizzonti, uscire dalla solita quotidianità fatta delle stesse persone e delle stesse abitudini. « Mh? Oh... Mi dispiace, non posso aiutarti. Sono cresciuta a Minneapolis, non è proprio il genere di città che si vede nelle serie tv. Potrei dirti con più certezza che nelle riserve indiane non si vive più come in “Balla coi lupi”. Magari posso cedere qualche dettaglio succulento in cambio di qualche dritta da chi è qui da più tempo. O forse non è saggio chiedere per erba e alcool ad una senior e futura auror? » Scoppia a ridere a quel punto Tris. Oh i soliti, semplici passatempi di qualunque studente che si rispetti. « In realtà sei fortunata. Il mio responsabile ha ben pensato di farmi una lavata di testa il primo giorno di tirocinio. » Alza gli occhi al cielo sospirando. « Il capo auror in persona si è scomodato per farmi capire che questa non è Inverness signorina Morgenstern e la guerra è finita. Dovrei esserne lusingata, lo so bene, ma a dirla tutta mi ha solo rotto il cazzo. » Bonjour finese, al solito. A Tris le regole non piacevano, soprattutto se la gente tentava di imporle al suo cospetto prima ancor di aver capito se fosse disposta a seguirla. Il capo auror si era mostrato prevenuto nei suoi confronti, motivo per cui, Tris, quel dialogo con Moore lo aveva gradito prettamente quanto una spina nel fianco. « Quindi, credo proprio che uscirò dai panni della Senior nonché futura Auror - semmai ci arriverò di questo passo. » Resta un po' a pensarci su e poi la osserva con fare divertito. « Per le sostanze ricreative chiedi di Dean Moses. In realtà non ti ci vorrà molto per capire chi è. Lavora ai Tre Manici e studia Lingue e Culture Magiche. Ha una specie di fiuto per le persone nuove. Ma, se ho capito qualcosa su di te in questi dieci minuti di conversazione, ti avverto: non mostrarti troppo prevenuta nei suoi confronti. Potrebbe appiccicarsi e tentare con ogni mezzo possibile di sfondare la tua corazza. E ti giuro non è un doppio senso sconcio. » Scoppia a ridere divertita. Dean. Gli vuole estremamente bene, ma a volte il ragazzo è decisamente tanto, troppo. Bisogna prenderlo a piccole dosi e soprattutto sapere come prenderlo per non dargli modo di tirare fuori il peggio di lui. « Tende a prendere le persone per esaurimento. Alla fine, vuoi non vuoi, finisci per dirgli di sì, altrimenti continuerà a romperti le scatole. Però è un bravo ragazzo. » Pausa. « Ho sentito che in questo periodo ha preso di mira una nostra compagna Corvonero. Povera ragazza già mi fa un po' pena. Se pensa di poter tenere il muso duro a Moses, non ha proprio capito niente. » A quel punto il discorso sul clima di Hogwarts deve necessariamente portato avanti. In fondo, seppur Tris non sia stata nei paraggi per più di un anno, con molte di quelle persone ha avuto modo di vivere durante una situazione piuttosto estrema, se li è ritrovati in seguito durante l'occupazione di Hogwarts, e poi a Inverness. Poteva dirsi abbastanza esperta dei loro drammi, seppur sembrasse non dar loro alcun credito. « Evita i signorotti - Douglas, Gauthier, Montgomery, Olivander, Carrow eccetera - li riconoscerai facilmente perché li becchi sempre in giro insieme. La maggior parte di loro sono bravi.. » Fatte le dovute eccezioni in cui non rientra in realtà neanche il mio ragazzo. Per l'amor del cielo, quello è il re delle fregature. « ..però non aspettarti troppa fedeltà da parte loro. Ah! E poi evita Potter e la Carrow. Di tutte le piaghe che ti possono capitare, la coppia letteralmente sposata è la peggiore. In confronto a qualunque altra cosa, quelli sono il male. » E io devo pure vivere accanto a loro. « Per il resto.. beh.. per il resto, evita di aprire le porte degli sgabuzzini se c'è un calzino sulla maniglia, non tentare di forzare le porte dei bagni chiusi a chiave, e non dare troppa confidenza ai fantasmi, e direi che dovresti stare pressoché apposto. In fondo ti piacerà.. vedrai. Inizierai ad affezionarti.. un po' a tutto. Anche alle rotture di coglioni. Un po' per tutti, per un motivo o un altro, questa è una seconda casa. » Pausa. « Ah ultima cosa: non fare mai domande sul vecchio preside. La gente diventa ipersensibile quando si parla di Edmund Kingsley. »

     
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