TAVOLO NUMERO 1 - Oliver W. Baker

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    Aveva quasi riso di sé stesso quando si era iscritto all'iniziativa degli speed date, sua sorella lo aveva preso di mira senza vergogna e Oliver, da bravo fratello maggior aveva lasciato che la piccola avesse i suoi pomeriggi di gloria. « Mi raccomando tieni con te il telefono, fai una foto alla ragazza davanti a te e poi mandamela così posso consigliarti...» Daphne analizzava la sua vita sentimentale come fosse un falco, ala ricerca di un modo per metterci il proprio zampino. « Secondo te posso conoscere una ragazza mentre perdo tempo con te a messaggiare? Come minimo vengo innaffiato di burro birra. » Oliver non era certo un esperto di galateo, ma dubitava che distrarsi e non prestare attenzione alla persona che avesse davanti fosse il piede giusto con cui cominciare. Si era iscritto un po' per gioco e un po' per provare qualcosa di nuovo; dopotutto era una persona estroversa che non faceva fatica ad attaccare bottone. « Puoi sempre tenermi d'occhio da lontano e una volta finito ti aggiornerò minuziosamente » Daph lo guardò con fare scettico, conscia che era solamente l'ennesimo tentativo che Oliver stava tentando per liberarsi di lei. « Va bene, ma non ti perderò d'occhio...giuro che lo faccio per il tuo bene. » Alzò gli occhi al cielo ancora una volta, era una sorellina iperprotettiva; una spina nel fianco di cui gradiva la presenza. Mostrò agli organizzatori il biglietto elettronico e si lasciò accompagnare a quello che sarebbe stato il suo tavolo per la serata. La sala era gremita di partecipanti, molti facevano avanti e indietro per la sala scrutando gli altri, mentre alcuni rimanevano in disparte; probabilmente in attesa che la serata prendesse il via. Quando una campanella risuonò nell'aria ognuno prese il proprio posto, di fronte a Oliver si sedette un ragazzo che non aveva mai visto. « Ah! Posso essere sincero? Hai i capelli più corti di quanto pensassi... » Una sciocca battuta che aveva il solo scopo di rompere il ghiaccio. « Piacere io sono Oliver, se ti capitasse di vedere una bionda che si aggira con aria sospetta e che ti fissa con insistenza non ti spaventare. E' semplicemente quella ficcanaso di mia sorella. » Sapeva che Daphne era nei paraggi e che ci sarebbe rimasta fino alla fine della serata. « Frequenti ancora Hogwarts vero? Non mi sembra di averti visto in giro per il campus... »


     
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    Basta, è deciso. Ma che mi è saltato in testa? Non entro. Gironzola ancora un po', intorno alla porta dei Tre Manici, in preda ad un'evidente crisi sul da farsi. Iscriversi ad uno speed date, dopotutto, non è mai rientrato nella sua personalissima lista di cose da fare prima dei trenta. Eppure, dopo uno slancio di innata iniziativa, carburata anche dall'insistenza di Randy e il fratellino più piccolo, si è deciso a firmare il modulino, senza aver effettivamente pensato alle conseguenze della cosa. La prima, da affrontare in quel momento. Finisce di fumare la sigaretta, lanciando il mozzicone lontano, per poi guardare l'orario. E' ora. Ormai si è imbarcato su quella nave e deve remare, per questo entra. Sorride ad uno degli organizzatori, un po' imbarazzato come suo solito, mentre presenta il suo biglietto elettronico tramite il cellulare. « Comincerà dal tavolo numero 1. Dopo dieci minuti, potrà continuare il giro. » Sebastian annuisce, con le labbra che si trasformano in una linea retta, mentre prende dalle mani del ragazzo la spilletta con il suo numerino identificativo. « Però, avete pensato proprio a tutto! Stacanovisti veri. » Si ritrova a commentare, mentre il tizio sembra aver già passato tutta la sua attenzione alla ragazza dopo di lui. Come biasimarlo! Così il moro si stringe nelle spalle, guardandosi un po' intorno, cercando di carpire informazioni qua e là. Riconosce un paio di volti, tra cui quello di Lyanna alla quale fa un cenno con il capo e gli sembra di aver scorso Theo, quando il gioco ha inizio e lui si appresta a muoversi verso il primo tavolino, al quale è seduto un ragazzo che ha un visto un paio di volte al campo da Quidditch, insieme a Malia. E' sicuramente bello, dai profondi occhi chiari e si domanda come sia possibile che ci sia proprio uno come lui ad un evento del genere. Gli si siede di fronte, con un sorriso che cerca di camuffare tutto l'imbarazzo di quei primi istanti. Imbarazzo per il quale lui corre in suo aiuto. « Ah! Posso essere sincero? Hai i capelli più corti di quanto pensassi... » Scoppia a ridere, passandosi una mano tra i riccioli scuri, per poi scrollare le spalle con fare indifferente. « Sai com'è,
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    volevo essere al mio meglio per questo appuntamento e ho deciso di farmi dare una sfoltita ringiovanente. »
    Risponde in rimando, sentendosi già un po' più a suo agio, nel sedersi poi più comodamente sulla sedia. « Piacere io sono Oliver, se ti capitasse di vedere una bionda che si aggira con aria sospetta e che ti fissa con insistenza non ti spaventare. E' semplicemente quella ficcanaso di mia sorella. » Annuisce, allungando la mano per andare a stringere quella di lui. « Sebastian. » Solo Sebastian. Finge di guardarsi intorno, circospetto, per poi ridacchiare. « Sorella impicciona che vuole mettere l'ultima parola su chi sceglierai stasera? » Domanda. « Ne so qualcosa. Di solito è mia madre che fa certe cose, ma sono abbastanza certo che oggi ci sia mio fratello nei paraggi. Basso, moretto, espressione perennemente assonata, sei avvertito pure te. » Continua con più naturalezza di quanto si sarebbe aspettato. « Frequenti ancora Hogwarts vero? Non mi sembra di averti visto in giro per il campus... » Ahia, argomento spinoso. Annuisce, suo malgrado. « Ho perso un paio di anni, con il trasferimento da Durmstrang e la bocciatura. » Si stringe nelle spalle, accennando un mezzo sorriso. « Ma meglio così, al momento non ho davvero idea di cosa fare del mio futuro. Non so nemmeno se proseguirò con il college, anche se l'idea del campus mi incuriosisce non poco. E' tutto più libero, rispetto ai dormitori di Hogwarts, non è così? » Meno restrizioni, no coprifuoco, nessuna divisione tra maschi e femmine. « Tu invece giochi a Quidditch, non è così? Credo di averti fotografato, durante una delle mie prime sessioni di fotografia in movimento, durante un allenamento in cui c'era Malia Stone. » Si ricorda ancora di quella volta in cui lei le ha raccontato come si sono conosciuti: caffè addosso e camicia sporca e bagnata per un'ottima prima impressione come tutor. « Come ti trovi? E' interessante il corso che frequenti? » Gli chiede poi, prima di adocchiare la cameriera che passa tra i vari tavolini. Alza un dito e le sorride, ormai conoscenti dopo tutte le volte che si è ritrovato a gironzolare per quel pub. « Credo proprio che abbiamo bisogno di bere. » Un'affermazione secca e decisa. « Per me una Lager grande e per Oliver.. - si volta a guardare il biondo con fare eloquente, come a volergli chiedere di completare la prenotazione. « Allora, dato che dovremmo conoscerci più approfonditamente possibile, in questi scarsi dieci minuti..- prende a dire, dopo che la cameriera si allontana -..se dovessi descriverti in tre parole, queste sarebbero? »

     
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    « Sorella impicciona che vuole mettere l'ultima parola su chi sceglierai stasera? Ne so qualcosa. Di solito è mia madre che fa certe cose, ma sono abbastanza certo che oggi ci sia mio fratello nei paraggi. Basso, moretto, espressione perennemente assonata, sei avvertito pure te. » Famigliari impiccioni e dove trovarli un manuale che Oliver conosceva più che bene. Nonostante gli impegni politici i suoi genitori sono sempre stati ultrapresenti nella sua vita; specialmente sua madre, che aveva addestrato la sorellina ad essere i suoi occhi e le sue orecchie quando lei non c'era. Una compattezza che a volte poteva risultare soffocante, ma che tutto sommato non si sentiva di disprezzare. « Cosa non si fa per i fratelli o le sorelle minori no?! » Oliver aveva infatti accettato che ogni aspetto della propria vita venisse analizzato, criticato e saltuariamente ribaltato; tutto dalle piccole e dispotiche mani di Daphne. Per quanto si sforzasse di sembrare sempre scocciato era profondamente legato a lei e accettava di buon grado le sue intromissioni, in questo modo poteva sempre tenerla d'occhio senza far troppa fatica. « Ho perso un paio di anni, con il trasferimento da Durmstrang e la bocciatura. Ma meglio così, al momento non ho davvero idea di cosa fare del mio futuro. Non so nemmeno se proseguirò con il college, anche se l'idea del campus mi incuriosisce non poco. E' tutto più libero, rispetto ai dormitori di Hogwarts, non è così? » Oliver si limitò ad annuire, anche lui era uno straniero e i primi mesi del nuovo anno erano stati piuttosto solitari per lui; si era impegnato nelle attività e nello sporto, cercando attraverso esso un modo per legare con quelli che erano i suoi nuovi compagni. « In realtà non so paragonare il campus ad Hogwarts perchè vengo direttamente da Ilvermorny, però ha un sacco di aspetti positivi... » I suoi genitori lo avevano esortato ad iscriversi all'università, ritenevano che non poteva basare tutto il suo futuro sullo sport e Oliver non aveva che potuto dar loro ragione. Le sue giornate erano sicuramente impegnative, ma gestire carriera sportiva e accademica era parte della sfida. « Il carico di studio non è indifferente, ma in questo modo puoi anche tentare un approccio con il mondo lavorativo. Per gli studenti vengono pensati un sacco di tirocini; collaborazioni con la gazzetta, con il ministero e addirittura il san mungo. » Un'offerta molto varia che nessuna istituzione poteva vantare al momento. « Tu invece giochi a Quidditch, non è così? Credo di averti fotografato, durante una delle mie prime sessioni di fotografia in movimento, durante un allenamento in cui c'era Malia Stone. Come ti trovi? E' interessante il corso che frequenti? » Annuì orgogliosamente perchè il quidditch era gran parte del suo mondo, non era un semplice sport, ma una parte di sé. Una parte di sé a cui aveva sacrificato molte cose, dalla salute al tempo. Le conseguenze dell'ultimo infortunio erano ancora lì, nascoste in bella vista ; un po' come la polvere sotto al tappetto. « Sono curioso di vedere quella fotografia allora! » Non era una persona egocentrica, ma gli scatti sportivi erano i suoi preferiti; gli permettevano di rivivere emozioni e sentimenti che aveva provato durante quella particolare azione. Senza contare che sua sorella, da brava tifosa n°1, amava raccogliere i migliori scatti in un grosso raccoglitore che custodiva gelosamente. « Ho scelto un corso che fosse affine alle mie passioni, lo sport è importante e penso che debba essere esaltato sin dalla più giovane età. Quindi se deciderai di continuare fai lo stesso e vedrai che arriveranno un sacco di soddisfazioni. » Oliver stava valutando un secondo percorso di laurea, ma era qualcosa a cui stava solamente pensando; l'ultima cosa che voleva fare era togliere tempo agli allenamenti e agli esami attuali. Quando la cameriera passò a prendere la loro ordinazione scelse una Pilsener, una birra leggera che non avrebbe interferito con il suo programma atletico; il nuovo allenatore era più che severo su quale che fosse il comportamento che uno sportivo doveva tenere durante la stagione. Li controllava in maniera costante e non lasciava correre impuniti gli sgarri. « Allora, dato che dovremmo conoscerci più approfonditamente possibile, in questi scarsi dieci minuti...se dovessi descriverti in tre parole, queste sarebbero? » Arricciò il naso, divertito da quella domanda. Dieci minuti e tre parole per conoscersi?! Una sfida da cui non si sarebbe tirato indietro. « Allora tre parole....sono una persona affabile, anche se mia sorella e mia madre direbbero credulone...» Sempre pronte a metterlo in imbarazzo. « Sono permaloso e non me ne vergogno. » Troppo avrebbe aggiunto Daph. « E leggermente sopra le righe?! Si potrebbe dire esuberante, ma sopra le righe mi sembra decisamente una persona più divertente. » Tre parole che in qualche modo davano una visione d'insieme di chi lui fosse, tre parole che di lui dicevano tutto e niente. « Tu invece? Allora mi sembra di aver capito che la fotografia ti appassiona...preferisci i paesaggi o le persone come soggetti? » Oliver non era certamente un esperto, l'occhio critico e artistico in famiglia era quello di sua madre; unica responsabile dei quadri e delle diapositive che adornavano le pareti di casa loro. « Oggi giorno è una passione che puoi sicuramente trasformare in un lavoro... » Sua madre era spesso invitata all'inaugurazione di nuove mostre, decine e decine di vernissage a cui tentava di trascinarlo spesso come suo più uno.
     
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    « Cosa non si fa per i fratelli o le sorelle minori no?! » Già, cosa non si fa. Per un attimo soltanto, gli tornano in mente i ricordi collocati a qualche mese prima, momenti in cui Jessie era stato disperso durante la guerra di Hogsmeade. E' giusto una frazione di secondo, giusto il tempo di un veloce rabbuiare dei lineamenti del suo volto, prima di far tornare il sereno con un sorriso più convincente. « In realtà non so paragonare il campus ad Hogwarts perchè vengo direttamente da Ilvermorny, però ha un sacco di aspetti positivi... » E' felice di non essere l'unico straniero a quel tavolo. In fondo, ha sempre amato la varietà, Sebastian. Ama conoscere, scoprire e la realtà delle varie scuole magiche, in giro per il mondo, l'ha sempre affascinato, tanto da leggere e documentarsi non poco a riguardo. « Ilvermorny? Wow, in che casata sei stato smistato? E' vero che c'è una materia che ti permette di controllare il proprio spirito guardiano? E' come un Patronus? Eeee..troppe domande, scusa. » Ridacchia, leggermente imbarazzato. « Un aggettivo che sicuramente mi descrive alla perfezione è logorroico. Ma so anche stare zitto, quando è il momento, tipo questo. » Si ammutolisce, lasciandolo proseguire nel parlare del campus e di come sia tutto diverso rispetto ad una scuola normale, tanto da riuscire a stuzzicare il suo interesse non appena il biondo comincia a parlare di tirocini e stage vari. « Ecco, sì, questa è una cosa davvero interessante. Scusa il mio essere terra terra, ma sono collaborazioni retribuite oppure? » Chiede, lasciando che sia il suo caratteristico non avere peli sulla lingua a fare da padrone in quella conversazione. « Sono curioso di vedere quella fotografia allora! » Annuisce con un mezzo sorriso, cercando di ricordarsi dove effettivamente abbia messo i suoi primi tentativi in quegli scatti prematuri. « Potrei portartela al campus, nel fine settimana, magari ci becchiamo per un'altra birra. » Sorride, capendo all'istante quanto possa essere interpretata ambiguamente la sua frase. E' come se gli avessi chiesto già direttamente un appuntamento. Si gratta la nuca, nervosamente e ringrazia un po' il cielo di aver adocchiato la cameriera in tempo per smetterla di sembrare un cretino assoluto.
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    « Ma ti avverto, non credo di averti reso giustizia. Erano le prime volte che provavo, per quanto mi piaccia lo shot sportivo, non sono propriamente sicuro che possa essere quella la mia strada. » Si stringe nelle spalle per poi fare attenzione all'ordinazione di lui, come è consuetudine fare per una persona curiosa e vigile come lui: una birra, chiara, dal sapore forte di luppolo, ma abbastanza leggera, adatta sicuramente ad uno sportivo dai periodici controlli come lui. « Allora tre parole....sono una persona affabile, anche se mia sorella e mia madre direbbero credulone...» « Prima cosa in comune, direi » commenta, ridacchiando. « Sono permaloso e non me ne vergogno. E leggermente sopra le righe?! Si potrebbe dire esuberante, ma sopra le righe mi sembra decisamente una persona più divertente. » Le sopracciglia svettano verso l'alto, incuriosite dalla sua ultima descrizione di sé. « Esuberante, eh? Una cosa che ti piace fare, che gli altri riterrebbero "sopra le righe"? » Gli domanda, poggiando i gomiti sopra il tavolo che li divide. « Tu invece? Allora mi sembra di aver capito che la fotografia ti appassiona...preferisci i paesaggi o le persone come soggetti? Oggi giorno è una passione che puoi sicuramente trasformare in un lavoro.. » Non ha bisogno di pensarci nemmeno per un istante. « Le persone, sicuramente. I paesaggi sono stupendi, riescono a suscitarti emozioni forti, ma le persone..in una foto riescono a darti molti più dettagli di sé di quanto possono fare parlando, a volte. E' questo che mi ha spinto a cominciare a fotografare..» ci pensa su per qualche secondo. « Questo e la vecchia compatta di mia madre, che da piccolo avevo scambiato per un giocattolo. Era diventata un'ottima caserma dei pompieri, prima di capire effettivamente a cosa servisse. » Scoppia a ridere a quel ricordo. La cameriera arriva con il vassoio stretto tra le mani, sistema i due boccali di fronte ai ragazzi e sorride loro, più ad Oliver che a lui, per l'esattezza, prima di andarsene. « Agli incontri casualissimi e per nulla programmati? » Propone il moro, come brindisi, prima di battere il proprio bicchiere contro quello di lui. Beve qualche sorso, prima di tornare operativo nel parlare. « Mi permetti una domanda personale, per così dire? » Gli domanda, poggiando il boccale sopra l'apposito sottobicchiere colorato. « Sei un giocatore di Quidditch - a proposito, in che squadra giochi? -, sei oggettivamente bello, sei esuberante, come dici tu..quindi com'è che hai deciso di imbarcarti su questa nave? » Apre la mano, andando ad indicare la saletta nella quale si trovano tutti i tavolini dello speed date. « Non dirmi che ti mancano le occasioni, che la cameriera ti fa gli occhi dolci da quando è venuta al tavolo la prima volta, per farti giusto un esempio. »

     
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    « Potrei portartela al campus, nel fine settimana, magari ci becchiamo per un'altra birra. Ma ti avverto, non credo di averti reso giustizia. Erano le prime volte che provavo, per quanto mi piaccia lo shot sportivo, non sono propriamente sicuro che possa essere quella la mia strada. » Annuì convinto di fronte alla proposta del ragazzo, era soprattutto curioso di capire quale fosse lo stile del ragazzo e di quale azione avesse immortalato. « Assolutamente, così fai anche un giro per il campus. Dare un occhio può aiutarti a farti un'idea di cosa troveresti l'anno prossimo. » Lui stesso era rimasto stupito di fronte all'offerta formativa e strutturale del college, i corsi erano all'avanguardia e le strutture un perfetto connubio tra storico e moderno. Sebastian sembrava ancora incerto, un'incertezza tipica della giovane età che anche Oliver aveva. « Esuberante, eh? Una cosa che ti piace fare, che gli altri riterrebbero "sopra le righe"? » Era uno dei tratti della personalità del ragazzo che sua madre definiva eccessivi, forse frutto dell'essere molto estroverso e socialmente vivace. « Diciamo che tendo a farmi prendere la mano nell'organizzazione delle feste...dovresti vedere dopo una vittoria importante. » Più volte la mattina dopo si era risvegliato in condizione pietose, spesso immortalate da quella piccola serpe di sua sorella; pronta a sbeffeggiare il ragazzo d'oro. « Le persone, sicuramente. I paesaggi sono stupendi, riescono a suscitarti emozioni forti, ma le persone..in una foto riescono a darti molti più dettagli di sé di quanto possono fare parlando, a volte. E' questo che mi ha spinto a cominciare a fotografare..Questo e la vecchia compatta di mia madre, che da piccolo avevo scambiato per un giocattolo. Era diventata un'ottima caserma dei pompieri, prima di capire effettivamente a cosa servisse. » Oliver aveva visto spesso genitori opprimenti, alla ricerca di quei sogni di gloria che loro non erano riusciti a realizzare; che tentavano di imporsi in qualche modo sopra quello che era il volere dei figli e plasmarli. Lui si era sentito più che fortunato, suo padre era stato una gloria del quidditch scolastico ai suoi tempi, ma una volta lasciato Ilvermorny aveva appeso la divisa per studiare e diventare l'uomo stimato che era oggi. Mai una volta gli aveva imposto quello sport che aveva imparato ad amare in maniera del tutto naturale, sicuramente era più che felice di avere quella passione che li accomunava, ma aveva permesso ad Oliver di prendere tutte le decisioni, senza mai intromettersi. « Mio padre invece ha sempre tenuto la sua scopa ben lontana dalle mie mani, tutt'oggi la tratta come una reliquia. Ho dovuto pregarlo per mesi per averne una tutta mia. » Una conquista sudata che aveva dato il via a quella smisurata passione che provava per quello sport. « Agli incontri casualissimi e per nulla programmati? » Annuì convinto battendo il bicchiere contro quello del ragazzo, sorseggiando poi il leggero strato di schiuma che ricopriva la sua birra. « Mi permetti una domanda personale, per così dire? » « Spara! » Era una persona trasparente e non si era mai fatto troppi problemi di fronte alle domande dirette. « Sei un giocatore di Quidditch - a proposito, in che squadra giochi? -, sei oggettivamente bello, sei esuberante, come dici tu..quindi com'è che hai deciso di imbarcarti su questa nave? Non dirmi che ti mancano le occasioni, che la cameriera ti fa gli occhi dolci da quando è venuta al tavolo la prima volta, per farti giusto un esempio. » Rise di gusto di fronte a quella domanda, domanda che ad un certo punto si era posto lui stesso. « Sto per firmare un contratto con i cannons, sempre che l'offerta scritta corrisponda a quella che mi era stata fatta a voce... » Oliver infatti stava per passare tra i professionisti, impegnato a vagliare alcune offerte con il supporto della sua famiglia. Era alla ricerca di una squadra in cui potesse crescere, imparando ad amalgamarsi con il gioco di una squadra ben rodata e con ritmi più che sostenuti. « Diciamo che mi piacerebbe andare oltre la fase occhi dolci, mi è sembrata l'opportunità giusta per incontrare persone che avessero qualcosa da dire. » Dieci minuti erano davvero pochi e quale persona con un minimo di cervello si sarebbe sprecata in occhi dolci?! « Sono alla ricerca della sostanza oltre la forma. Tu invece? Cosa ti ha spinto a dire partecipiamo a questo salasso sociale? »
     
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    Fine PRIMO TURNO (12/02-15/02)
    Inizio SECONDO TURNO (16/02-19/02)

     
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    Altro giro, altra corsa. I dieci minuti scoccarono prima che Theo potesse accorgersene e, seppur avesse salutato per tempo Hugo Weasley, in cuor suo sapeva che ci fosse rimasto qualcosa di irrisolto fra loro, una questione lasciata sospesa. Chissà, forse un giorno l'avrebbero risolta, forse no, ma adesso la mora doveva solo pensare a sfoggiare un grossissimo sorriso e passare oltre, verso il secondo tavolo della serata. « Quando si dice il caso » Alla vista di Oliver Baker, Theo sorrise, inarcando le sopracciglia mentre prendeva posto davanti a lui, trascinando la sedia « Non sai quanto i Black Thestrals ti stiano dietro per farti entrare in squadra, mi chiedo perchè tu sia così sfuggente alle volte, Oliver. Non tiferai mica per i Thunderbirds » Theo non aveva mai parlato direttamente con Oliver, ma essendo il capitando delle Sweet Fairies, conosceva un po' degli affari interni della squadra a cui dava supporto. Alle volte bastava fare le ochette con i giocatori per avere le notizie più succose posate su un piatto d'argento. Gli occhi felini della ragazza andarono a posarsi su di lui mentre le mani, velocemente, frugarono nella borsetta per tirare fuori un pacchetto di sigarette: sperava si potesse fumare dentro i tre manici, benchè sapesse perfettamente che, a livello di volgarità, aveva ben poco a che fare con altri locali come il Testa di Porco o qualche bettola ai margini di Nocturn. Si guardò attorno prima di afferrare una sigaretta e portarsela alle labbra, disinibita, ponendo l'accendino davanti al filtro per poterla accendere. « ...Credo tu sappia chi sia, no? Non mi devo presentare, spero. » Ed ecco che la stronza di sempre tornava ai primi posti, acida e presuntuosa. Avrebbe potuto offendersi se Oliver se ne fosse uscito con un "no, in realtà non ti conosco", la mora avrebbe potuto fargliela scontare per i dieci minuti successivi. Se non sai chi sono, significa che o sei gay, o sei cieco; è impossibile che tu non sappia chi sia, quindi sforzati. A volte Theo si atteggiava per la diva che non era, a volte cercava fama ed altre volte invece più passava inosservata e meglio era; stavolta aveva scelto decisamente di far ricorso a quella puntina di popolarità che circondava la sua vita. Frutto di una sorta di narcisismo che le spingeva chiaramente nel cervello: io so chi sei tu, in cambio vorrei che tu sapessi chi sia io, altrimenti mi sento una sfigata. Poco le interessava se Oliver dovesse far ricorso alle notizie di gossip più trash che giravano sul suo conto. « Spero il fumo non ti dia fastidio - si allungò verso di lui, rilasciando la nicotina dalle labbra quasi sul suo volto, facendolo palesemente di proposito - potresti allungarti e prendere il posacenere dietro di te? Grazie. »


     
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    Quando il campanello segnò la fine del primo turno assistette a quella buffa coreografia che prevedeva il cambio tavolo; formando così una piccola folla al centro del locale. « Quando si dice il caso » La nuova controparte era più che nota al giovane Oliver. « Un caso fortunato spero... » Le riservò un'occhiata giocosa, quasi come se la stesse sfidando a contrariarlo. « Non sai quanto i Black Thestrals ti stiano dietro per farti entrare in squadra, mi chiedo perchè tu sia così sfuggente alle volte, Oliver. Non tiferai mica per i Thunderbirds » Aveva partecipato agli allenamenti di prova con entrambe le squadre e nei momenti di pausa non aveva fatto niente per nascondere il suo interesse nei confronti degli allenamenti delle tifoserie; interesse che condivideva con gli altri membri della squadra. Una piacevole distrazione per cui gli allenatori si sentivano in dovere di bastonarli per riottenere la loro attenzione. Entrambe le squadre studentesche non aveva fatto mistero delle intenzioni nei suoi confronti, ma Oliver stava valutando attentamente una proposta ricevuta dalla serie di punta; una proposta che veniva con la condizione di non giocare nel campionato studentesco. « Diciamo che sto ancora cercando di decidere... » e di capire se sono in grado di giocare con i grandi nonostante l'infortunio. La paura di non reggere il ritmo delle partite era ancora nascosta sotto la sua pelle, durante ogni allenamento aspettava quella fitta di dolore che lo costringeva a stringere i denti; a fare del suo meglio per impedire al dolore di trasparire. Un segreto pressante che avrebbe potuto mettere in pericolo il suo intero futuro sportivo. « ...Credo tu sappia chi sia, no? Non mi devo presentare, spero. » Non poté fare a meno di ridere, divertito da quell'audacia mista ad acidità di cui la ragazza non faceva mistero. Oliver fortunatamente non amava giocare a nascondino e di sicuro non trovava divertente il giochino fingo di non sapere chi sei per sentirmi più figo. « Come dici tu so chi sei sulla carta, so quello che alcuni dicono di te...ma dubito fortemente di sapere chi tu sia. » Lui stesso veniva dipinto come tante cose e ciò che non sopportava era quanto le persone supponessero di conoscerlo in base a semplici dicerie. Il nome della ragazza era saltato fuori spesso negli spogliatoi, spesso accompagnato da uno stronza o da un figa da paura, definizioni pressoché vuote che di lei dicevano davvero poco. « Spero il fumo non ti dia fastidio...potresti allungarti e prendere il posacenere dietro di te? Grazie. » Lasciò che la flebile nube di fumo si diradasse intorno al suo volto, intrigato da quella sfacciataggine. Non era un fumatore, ma allo stesso tempo non era un bacchettone ed era convinto che ognuno dovesse essere libero di godersi i propri vizi. Allungò il portacenere verso la ragazza e prese di nuovo tra le mani la sua birra quasi finita. « Quindi vediamo un po'...sei una serpeverde, capitano delle Sweet Fairies, media impeccabile secondo alcuni...eppure sono tutte informazioni effimere. » Informazioni con molta forma e poca sostanza. « Per quale motivo sei nella tifoseria di uno sport che non ti interessa nemmeno? » L'aveva osservata parecchio dagli spalti durante le partite e aveva notato quella mancanza di interesse nei confronti del risultato; la mancanza di quella fiamma che animava coloro che amavano quello sport. Oliver non era offeso dalla cosa, ognuno era libero di considerare il quidditch uno sport di poca testa e molto più fisico.
     
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    « Come dici tu so chi sei sulla carta, so quello che alcuni dicono di te...ma dubito fortemente di sapere chi tu sia. » Theo, all'affermazione di Oliver, rispose con una leggera quanto distratta alzata di spalle. Dopotutto non le interessava sapere cosa Oliver conoscesse effettivamente sul suo conto, alla mora bastava essere riconosciuta, della serie: bene o male purchè se ne parli. Per il misero tempo che avevano a disposizione, era ovvio che Theo prendesse in considerazione una conoscenza superficiale e del tutto fine a sè stessa, perciò almeno i convenevoli preferiva saltarli. Chissà per quante volte ancora dovrà ripetere il proprio nome, durante tutta la serata, solo al pensiero percepiva già la lingua impastata. « Come io dubito fortemente di sapere chi sei tu, dopotutto, ma credo che stasera sia tutto concesso, anche fare ricorso ai pettegolezzi per sentirsi almeno in grado di farsi un'idea delle persone a cui regalerai dieci minuti della tua vita. Non so te, ma io non amo particolarmente sentirmi un pesce fuor d'acqua » Con un sorrisetto divertito, Theo attese qualche istante prima dia afferrare il posacenere che il ragazzo le allungava, trascinandoselo verso di sè e, con occhi bassi, colmandolo con la prima pioggia di cenere che lasciò cadere dalla sigaretta. Non lasciò in alcun modo trasparire quanto il comportamento lascivo di Oliver, ad ogni sua provocazione, la deliziasse, a partire dal semplice modo in cui respirò il fumo rilasciato dalle labbra di Theo invece di scacciarlo via con una mano ed una smorfia contrariata a raggrinzire l'espressione. « Quindi vediamo un po'...sei una serpeverde, capitano delle Sweet Fairies, media impeccabile secondo alcuni...eppure sono tutte informazioni effimere. » Esatto, esatto, esatto. Beh, per quanto possano essere effimere, sono anche veritiere « Per quale motivo sei nella tifoseria di uno sport che non ti interessa nemmeno? » No, quel tiro mancino arrivato dal nulla non se lo aspettava affatto. Difatti, con leggero lazzo, Theo arricciò le labbra, inarcando le sopracciglia in un quadro piuttosto scettico; quasi non le cadde la corona dalla testa per la sorpresa. « ...scusa? » Proseguendo sulla linea che non lasciava tregua alle sfide velate, la giovane si sporse in avanti per cinguettare quello smacco che per un po' le concesse l'aria offesa di chi aveva appena ricevuto un insulto bello e buono. Ma non reggeva. « Questo perchè quando i Thestrals vincono ed ottengono un bel punteggio, non mi metto a ballare sugli spalti?...ah, no, quello lo faccio già » Scoccò un sorriso, prendendo l'ultima boccata nervosa di fumo prima di schiacciare ciò che rimaneva del filtro direttamente dentro al posacenere. Si percepiva che non amasse particolarmente essere smascherata? Soprattutto quando meno se lo aspettava. Il problema principale era che Theo non disponesse di abbastanza materiale sul conto di Oliver con cui replicare, quindi aveva bisogno di riflettere e riafferrare il controllo della situazione per vie traverse. « Quindi guardi me durante le partite, invece che concentrarti sul gioco? Ti piace rifarti gli occhi con le gonne vertiginose e le canottiere attillate, comprensibile, probabile ti facciano eccitare... » Volutamente, con una sfacciataggine che non ammetteva repliche, accavallò le gambe, lasciando scivolare una mano sulla gonna per scoprire le cosce un po' più di quanto fosse normalmente concesso. « Potrei sentirmi lusingata, Baker, ma lascia che ti dica una cosa: non sono io che ho voluto far parte della tifoseria, è quello che ho attorno che mi impone di starci dentro; e se vuoi proprio saperlo non mi dispiace nemmeno un po' godere dei privilegi che ciò comporta. » inclinò il capo « Forse la cosa non è tollerata dalle seicentoventi religioni a cui affidi la tua fede » Gli sfilò il bicchiere di birra dalle dita, ormai vuoto, facendo un cenno al cameriere per ordinarne altre due, tornando rilassata e spensierata contro lo schienale della sedia. « Perchè ti dipingono come un donnaiolo, se posso chiedere? A me non sembra affatto che tu lo sia »


     
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    « Come io dubito fortemente di sapere chi sei tu, dopotutto, ma credo che stasera sia tutto concesso, anche fare ricorso ai pettegolezzi per sentirsi almeno in grado di farsi un'idea delle persone a cui regalerai dieci minuti della tua vita. Non so te, ma io non amo particolarmente sentirmi un pesce fuor d'acqua » Nemmeno Oliver lo era, ma nonostante ciò provava una certa repulsione nei confronti dei pettegolezzi; motivo per cui tendeva ad ignorarli senza troppe esitazioni. Li riteneva una cortina di fumo, in grado di distogliere l'attenzione dalla realtà; ascoltarli sarebbe stato sicuramente più facile, ma preferiva non crearsi false speranze o errate supposizioni. « Allora cerchiamo di sfruttare al meglio questi dieci minuti, senza perderci in domande inutili... » Anche perchè scoprire quale fosse il suo colore preferito non gli sarebbe servito a niente per la fine della serata. Era sicuramente più interessato a scoprire quanto di quella perfezione fosse solamente di facciata. Nell'ambiente in cui era cresciuto aveva imparato che le persone bramavano circondarsi di un'aurea di perfezione, spesso per usarla come scudo e impedire agli altri di vedere cosa ci fosse sotto la superficie. « ...scusa? Questo perchè quando i Thestrals vincono ed ottengono un bel punteggio, non mi metto a ballare sugli spalti?...ah, no, quello lo faccio già » Le regalò un'occhiata di sbieco, quasi offeso da quell'insulto alla sua intelligenza. « Oh ti ho vista eccome ballare ad ogni punto assegnato, ma allo stesso tempo ti ho visto arricciare il naso dietro quei pomposi pon-pon. Quasi scocciata dall'idea di dover esultare... » Tenne per sé il fatto che trovava quell'arricciata di naso divertente, che però lo spingeva a chiedersi per quale motivo sprecasse così tanto tempo e fatica in qualcosa che non la elettrizzava minimamente. « Quindi guardi me durante le partite, invece che concentrarti sul gioco? Ti piace rifarti gli occhi con le gonne vertiginose e le canottiere attillate, comprensibile, probabile ti facciano eccitare... » Non cercò in alcun modo di nascondere l'occhiata che regalò alle gambe della ragazza, gli erano state gentilmente offerte su un piatto d'argento e non avrebbe certamente fatto il timido ritroso e imbarazzato. Apprezzava quella sfacciataggine perchè era autentica, per niente artefatta o costruita. « Quando assisto alle partite da spettatore la mia attenzione al gioco è molto scarsa... » Diciamo che lascia parecchio a desiderare. « ...e quelle gonne non sono per niente male, ma dopotutto non è anche il motivo per cui le hai scelte? » Non era un maschilista misogino, riteneva che le cheerleader fossero atlete a tutti gli effetti, ma non per questo avrebbe negato di apprezzare in particolar modo le loro divise, sarebbe stato un bugiardo e Oliver preferiva di gran lunga essere trasparente. « Potrei sentirmi lusingata, Baker, ma lascia che ti dica una cosa: non sono io che ho voluto far parte della tifoseria, è quello che ho attorno che mi impone di starci dentro; e se vuoi proprio saperlo non mi dispiace nemmeno un po' godere dei privilegi che ciò comporta. Forse la cosa non è tollerata dalle seicentoventi religioni a cui affidi la tua fede » Touché Theo. Inclinò il capo per darle ragione, essere il capitano della tifoseria portava sicuramente dei vantaggi sociali, ma anche accademici e nessuna persona sufficientemente furba di sarebbe lasciata scappare un ruolo del genere. « Ti assicuro che le mie religioni non hanno assolutamente niente da rimproverarti...nemmeno la lunghezza di quelle gonne. » Anzi le approva con molta veemenza. Fortunatamente Oliver era convinto che la ragazza fosse del tutto disinteressata dal parere altrui e che il suo apprezzare o meno la loro divisa fosse irrilevante. « Perchè ti dipingono come un donnaiolo, se posso chiedere? A me non sembra affatto che tu lo sia » Si allungò sul tavolo avvicinandosi a lei, una domanda che aveva previsto e che non trovava in alcun modo scomoda. Da quando aveva messo a piede al college gli avevano attribuito una quantità notevole di relazioni e cuori infranti; dipingendolo come un fuco che voleva di fiore in fiore senza troppi riguardi nei confronti di quelli che si lasciava alle spalle. « Mi dipingono come tale perchè è più semplice...sono un monaco? Assolutamente no, ma il mio letto non è così frequentato come si dice in giro. » Molti avrebbero potuto rimproverargli di sguazzare in quella fama di donnaiolo, ma in realtà Oliver sapeva che cercare di smentire quelle voci avrebbe solamente sortito l'effetto contrario; aveva da tempo accettato l'idea che ognuno poteva farsi la propria idea senza che a lui fregasse qualcosa. « Perchè invece la prima cosa che ho saputo sul tuo conto è stata stronza dal cuore di ghiaccio? » Prese una delle due birre che la cameriera consegnò al tavolo, allungando la seconda verso Theo. « E prima che tu me lo chieda ti dico subito che sì, ho chiesto di te ad un compagno di corso. »
     
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    « Oh ti ho vista eccome ballare ad ogni punto assegnato, ma allo stesso tempo ti ho visto arricciare il naso dietro quei pomposi pon-pon. Quasi scocciata dall'idea di dover esultare... » Mi hai osservato bene, non c'è che dire, ed hai anche la faccia da stalker, il che sarebbe preoccupante se non fosse che non ti biasimo nemmeno un po'. Magari ti ho dato qualche motivo per farmi studiare in modo così certosino, probabile nemmeno me ne ricordi. Lo sai, Oliver, con quanti ragazzi flirto normalmente? Che poi a voi basta davvero poco per partire con l'immaginazione, è sufficiente uno sguardo di troppo a dieci chilometri di distanza. « Da come lo dici sembra che non mi stia a cuore far parte delle Fairies e, per la cronaca, mi piace fare la cheerleader, un po' meno prostituirmi per il quidditch. » Ma se non fosse stato per il quidditch, probabilmente Theo avrebbe trovato altri modi con i quali prostituirsi, essendo un aspetto insito nella sua natura; lo stesso atteggiamento sfacciato sarebbe emerso anche se si fosse occupata della biblioteca del campus oppure se si fosse ritrovata nel gruppo di scacchi magici. « Quando assisto alle partite da spettatore la mia attenzione al gioco è molto scarsa...e quelle gonne non sono per niente male, ma dopotutto non è anche il motivo per cui le hai scelte? » Un sorriso sornione si dipinse sulle labbra di Theo, la quale con soddisfazione stava incassando lo sguardo che Oliver si lasciò sfuggire. Le piacevano le lusinghe, soprattutto se non erano scontate, e dare uno smacco al suo buon gusto non lo era decisamente. Almeno non si era fermato ad un'aspetto puramente oggettivo. Però la mora non gli diede modo di trarne compiacimento, lasciando cadere il suo appunto riguardo le gonne della divisa quasi fosse un dettaglio superfluo ed alquanto irrilevante. Così nella tua testolina non potrai pensare: "ho fatto centro" « Ti assicuro che le mie religioni non hanno assolutamente niente da rimproverarti...nemmeno la lunghezza di quelle gonne. » Ed ecco che insisteva, l'insistenza era decisamente un punto in più per lui « Se lo sapevo prima avrei potuto portartene una come souvenir, per ricordarti di me una volta usciti da questo posto. Non sarai un playboy, ma uuuhhh so riconoscere un collezionista di indumenti femminili...ma tu sei più un tipo da biancheria » Lo canzonò, sagace, tentennando un po' non appena i due boccali di birra sfiorarono il tavolo. Da quanto non toccava l'alcol? Per quanto potesse essere innocente una birra, qualche mese, circa. Ed il problema non era nemmeno la birra in sè, quanto i limiti che Theodora Watson era incapace di imporsi: bastava un nonnulla per ricominciare alla grande. Ma quello era il momento meno indicato per farsi scrupoli, quindi le dita corsero velocemente verso il proprio boccale, allungatole dall'altro, trascinandoselo sotto al naso, lì dove gli occhi non avrebbero potuto intercettarlo. Sperava che nascondendolo alla vista, avrebbe potuto venir meno ai sensi di colpa. « Mi dipingono come tale perchè è più semplice...sono un monaco? Assolutamente no, ma il mio letto non è così frequentato come si dice in giro. » In realtà, l'ex serpeverde non pensava davvero che Oliver non avesse la faccia da seduttore, la sua era stata più una provocazione che lui aveva colto e, effettivamente, affermato. Theo pensava più che il ragazzo si sarebbe stizzito, addirittura alterato, ma sembrava che nemmeno questo avesse avuto il potere di scalfirlo. Anzi, era addirittura la verità. Ah, non sei un maschio alpha, non ti infastidisce nemmeno un po' che qualcuno dubiti delle tue doti adescatrici « Infatti, si vedeva. » Sì, certo. Il ciondolare del bicchiere tra le mani della giovane terminò nel momento in cui scelse di imprimere le labbra sul bordo, tirando giù un generoso sorso di birra, il primo. « Perchè invece la prima cosa che ho saputo sul tuo conto è stata stronza dal cuore di ghiaccio? E prima che tu me lo chieda ti dico subito che sì, ho chiesto di te ad un compagno di corso.» Fantastico, adesso ho la certezza che tu sia uno stalker, altrimenti perchè andare addirittura a chiedere informazioni sul mio conto? « Per definirmi così, è uno a cui brucia ancora » ridacchiò « diciamo che mi affeziono difficilmente alle persone e mi annoio facilmente » ed era vero, Theo non riusciva a trovare qualcuno che sapesse tenerle testa e che, al contempo, fosse capace a lasciarle qualcosa che la segnasse. Questo non faceva di lei un' anaffettiva, perchè dopotutto provava affetto per Percy, per Greg e addirittura per Tris che aveva un carattere fin troppo diverso dal suo. Che non avesse ancora trovato la persona giusta? Probabile, ma c'erano così tante sfaccettature ad allargare la panoramica sui perchè non fosse all'altezza di una relazione. Non era adatta, ma questo non le impediva di divertirsi quando ne aveva voglia. Andava per tentativi, e più tentativi faceva, più possibilità aveva di trovare un equilibrio. « Tu? Hai avuto fidanzate che siano durate più di uno starnuto? » Secondo me sì, e sicuramente sei qui per rimediare ad un cuore infranto « Aspetta, fammi indovinare, questo gioco mi diverte. Vediamo... » Al primo sorso di birra ne seguì il secondo, mentre Theo si ricomponeva sulla sedia con un'aria pensierosa « Era bionda, alta più o meno come me...no, forse più bassa. Un faccino angelico, occhi nocciola e, oh, non era Inglese. Forse è finita perchè le relazioni a distanza non facevano per te, o per lei. Ti ha messo le corna e te lo ha detto per telefono, piangendo, magari recitando la fatidica frase: Oliver, ti amo, ma il problema sono io, non sei tu! »

     
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    « Da come lo dici sembra che non mi stia a cuore far parte delle Fairies e, per la cronaca, mi piace fare la cheerleader, un po' meno prostituirmi per il quidditch. » L'espressione di Oliver era un perfetto connubio tra divertimento e sbigottimento, sbalordito dal fatto che sembrasse odiare e amare la tifoserie in egual misura. Personalmente apprezzava le ragazze non solo per le divise, ma principalmente perchè erano in grado di cambiare l'animo dei tifosi; li spronavano senza sosta e non c'era niente che sapesse spronarlo più di un buon tifo. « Prostituirti per il quidditch? Ti sei accorta della stronzata che hai appena detto? Ti reputi alla pari delle ragazze che assediano gli spogliatoi nella speranza di rimorchiare qualche giocatore? » Più di una volta gli era capitato di dover sgomitare per uscire dagli spogliatoi, non disdegnava la compagnia femminile, ma trovava ben poco interessanti le ragazze che si offrivano con tutta quella semplicità solamente per vantarsi con le proprie amiche di aver aggiunto un altro sportivo alla loro collezione. « Se lo sapevo prima avrei potuto portartene una come souvenir, per ricordarti di me una volta usciti da questo posto. Non sarai un playboy, ma uuuhhh so riconoscere un collezionista di indumenti femminili...ma tu sei più un tipo da biancheria » Le regalò una profonda risata, era la prima volta che lo accusavano di essere un feticista e collezionista di biancheria femminile. « Ah ho una collezione invidiabile, le ho addirittura divise per colore e tipo di tessuto. Mi definirei quasi un esperto di biancheria femminile ormai. » Ovviamente non era vero, ma se c'era qualcosa che Oliver aveva imparato alla perfezione era come non raccogliere le provocazioni. Era sempre sotto i riflettori per la posizione di suo padre, ogni sua mossa veniva osservata e analizzata al vetriolo; più volte aveva provato a giustificarsi per comportamenti del tutto normali per un adolescente, fino a quando aveva capito che in quel modo faceva solamente il gioco dei giornalisti. « Per definirmi così, è uno a cui brucia ancora...diciamo che mi affeziono difficilmente alle persone e mi annoio facilmente » Un sentimento che ultimamente il ragazzo condivideva pienamente, era sempre lo stesso ragazzo affabile di sempre, ma aveva iniziato ad essere più guardingo nei confronti delle ragazze di cui si circondava. « Sedotto e abbandonato quindi... » Spesso i ragazzi si lamentavano di come le loro ex conquiste reagissero in maniera melodrammatica, ma evidentemente quel compagno di squadra era altrettanto rancoroso. « ...per quanto mi riguarda affezionarmi non è mai stato il problema, il problema è quando le persone si svelano essere diverse da ciò che ti avevano fatto credere. » Niente per lui poteva essere più cocente della delusione, era abituato a vivere tutto con sincerità e si aspettava di venire ricambiato con la stessa identica moneta. « Tu? Hai avuto fidanzate che siano durate più di uno starnuto? » Lo sguardo del ragazzo si adombrò per una frazione di secondo, un'istante in cui la cocente delusione tornò a farsi sentire; come se quella ferita non fosse mai guarita. Annuì semplicemente prendendo un lungo sorso della sua birra, scacciando via quei demoni che lo avevano tormentato a lungo. « Aspetta, fammi indovinare, questo gioco mi diverte. Vediamo...Era bionda, alta più o meno come me...no, forse più bassa. Un faccino angelico, occhi nocciola e, oh, non era Inglese. Forse è finita perchè le relazioni a distanza non facevano per te, o per lei. Ti ha messo le corna e te lo ha detto per telefono, piangendo, magari recitando la fatidica frase: Oliver, ti amo, ma il problema sono io, non sei tu! » Alzò il bicchiere verso di lei, brindando al suo acume e alla sua capacità di carpire quei piccoli dettagli che rivelavano il suo cuore infranto. Un cuore che alla fine era guarito, ma che in qualche modo aveva cambiato l'idea che aveva dell'amore. « Hai mai pensato di giocare ad un gioco a premi? Arriveresti sicuramente lontano... » Il suo tono non era risentito, ma forse in qualche modo ammirato. « Ci hai preso su molte cose, tranne sugli occhi e sul come ci siamo lasciati... » Gli occhi verdi di Claire lo avevano tormentato a lungo, spingendolo a chiedersi come aveva fatto ad essere così stupido. « Le corna ci sono state, ma ho avuto la fortuna di scoprirle da me. La cosa triste però è stata la mia reazione...ero talmente ferito che ho pensato di ripagarla con la stessa moneta. » Aveva scelto la sua migliore amica e lo aveva fatto con l'intenzione di ferirla, deciso a farle capire e provare come lui si fosse sentito. « Mi sono sentito appagato? Assolutamente no e proprio per questo ho scelto di mettere da parte le relazioni serie...grattacapo di cui non ho bisogno in questo momento. » Preferiva concentrarsi sul quidditch e la sua carriera accademica, ma nonostante ciò non aveva sicuramente intenzione di vivere quegli anni come un monaco di clausura. « Mentre la parte da algida stronza ti serve per tenere lontani gli altri? O semplicemente ti diverte giocare a fare la burattinaia, così da capire fino a dove sono disposti ad arrivare i ragazzi pur di avere una chance con te? » Sua madre l'avrebbe definita una domanda indiscreta, ma Oliver stava solamente cercando di capire di che pasta fosse veramente Theo. Voleva in qualche modo sbirciare oltre la cortina di fumo che l'avvolgeva in uno stretto abbraccio.
     
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    « Prostituirti per il quidditch? Ti sei accorta della stronzata che hai appena detto? Ti reputi alla pari delle ragazze che assediano gli spogliatoi nella speranza di rimorchiare qualche giocatore? » Sinceramente parlando, Theo non si era mai posta alla pari delle altre ragazze, e questo perchè sapeva perfettamente di stare qualche gradino sopra la media; e sì, questo poteva essere il suo scontato punto di vista, lo stesso che avrebbe avuto qualunque altra ragazza con manie di protagonismo. Ma qualcuna di loro amava leggere così come amava farlo lei? Aveva lo stesso vocabolario forbito e sapeva affrontare un discorso serio semmai ce ne fosse stato il bisogno? Per ciò che Theo aveva potuto constatare, no, nessuna delle ragazze che aveva conosciuto andava oltre il trucco ed i vestiti, e probabilmente era questo il motivo per il quale la Watson si era lasciata andare ad un mondo così superficiale quando al di fuori avrebbe potuto trovare molto di più. In qualche modo l'idea di poter primeggiare su menti piatte aumentava a dismisura il suo ego già gonfio, cosa che non sarebbe accaduta semmai si fosse inserita in un covo di geni. Magari sarebbe stata lo scarto, l'emarginata, l'ultima fra i primi, e lei era troppo megalomane per ridursi al nulla. « Ma non è ciò che faccio? » In effetti era ciò che faceva, e nemmeno nascondeva che le piacesse a dismisura. « Rimorchio anche io giocatori negli spogliatoi, l'unica differenza è che io non nutro alcuna speranza, più che altro mi diverte riuscire ad incasinare le menti. Solitamente aspetto che qualcuno mi si avvicini per poi farlo scappare alla prima frase che implichi abilità intellettive. Mi piace vederli boccheggiare in cerca di aiuto. » Le dava modi di elevarsi, ma era assolutamente un gioco scorretto se non si faceva fra pari. Probabile che tra pari sarebbe stata lei ad avere la peggio. « Però a volte trovo teste calde che non demordono, lo ammetto. » E forse sì, sto parlando anche di te. Era abituata a fare di tutta l'erba un fascio, e ciò non andava decisamente a favore della genialità che pensava di avere; Theo suddivideva le persone per categorie, e seppur lei fosse la dimostrazione di quanto una categoria non descrivesse le qualità di un soggetto, aveva difficoltà a distaccarsi da una visione d'insieme. Ad esempio odiava l'ordine degli ingegneri, perchè li reputava bigotti e poco inclini al confronto, per questo evitava la facoltà di ingegneria come si evitava la peste. Per quanto la divertisse vedere che Oliver le reggesse il gioco, Theo ancora una volta non volle concedergli la soddisfazione di un segno d'approvazione nei suoi confronti, mostrandosi piuttosto altezzosa e lasciva. Per quanto riguardava quel giochetto umoristico a cui aveva dato inizio sul collezionismo, difatti, mollò il colpo, benchè avesse potuto alzare la posta con forse più malizia e, se possibile, ancora più sfacciataggine. Ma non si sarebbe abbassata tanto da chiedergli, visto che si definiva un gran intenditore di biancheria, quale genere indossasse in quel momento sotto ai vestiti, secondo lui. C'era decisamente ancora troppa gente da conoscere, dopo Oliver, e la ragazza non si sentiva ancora pronta a concedere più del dovuto nonostante la chiacchierata stesse decisamente precipitando sul piccante. « Sedotto e abbandonato quindi... » Come tutti gli altri del resto, perchè dargli modo di credersi speciale? « ...per quanto mi riguarda affezionarmi non è mai stato il problema, il problema è quando le persone si svelano essere diverse da ciò che ti avevano fatto credere. » Theo rientrava perfettamente nella categoria, per chi voleva essere cieco e guardava semplicemente all'esterno « Questo è un insulto alla tua intelligenza; a meno che tu non abbia mai avuto a che fare con gente alla dottor Jekyll e mister Hyde, nessuno è così bravo a nascondere ciò che è realmente » Perlomeno a me non è mai capitato « Ma magari sai cosa, può essere che tu sia un sentimentalista e riponga troppa fiducia nel genere umano, quindi suppongo che tu non riesca a guardare le persone in un'ottica che vada oltre ciò che provi. Sei uno di quelli che vede solo il buono. » Lei, invece, cercava il marcio in tutto. All'alzata di bicchiere del suo interlocutore, la Watson chinò appena il capo quasi a ringraziarlo, ridacchiando « Hai mai pensato di giocare ad un gioco a premi? Arriveresti sicuramente lontano... Ci hai preso su molte cose, tranne sugli occhi e sul come ci siamo lasciati... Le corna ci sono state, ma ho avuto la fortuna di scoprirle da me. La cosa triste però è stata la mia reazione...ero talmente ferito che ho pensato di ripagarla con la stessa moneta.» Un po' le dispiaceva, toccare tasti dolenti come quelli non era mai facile, e soprattutto riconosceva non fosse facile affrontare l'argomento con un perfetto sconosciuto. Vedi, però? Sei troppo buono. Per il resto, questa volta fu Theo ad alzare il boccale in onore alla sua vendetta, mando giù un altro po' di birra « Non fartene una colpa, vendicarsi è liberatorio oltre che essere umano, a volte preferisco essere umana che rimanere impassibile davanti alle cose, e credo valga la stessa cosa per ognuno di noi. » Meglio essere umani che impazzire « Invece per quanto riguarda le relazioni serie fai bene a concentrarti sul quidditch e lasciare perdere queste cose, faccio parte di quella corrente di pensiero che crede che i vent'anni non siano ancora l'età giusta» « Mentre la parte da algida stronza ti serve per tenere lontani gli altri? O semplicemente ti diverte giocare a fare la burattinaia, così da capire fino a dove sono disposti ad arrivare i ragazzi pur di avere una chance con te? » Botta e risposta « Sai qual è stata la carta vincente dell'Impero Romano? » Attese silenziosamente, anche se quella domanda sembrava all'apparenza fuori contesto e priva di raziocinio. Si umettò le labbra prima di continuare « Nel 200 avanti Cristo, la Macedonia stava estendendo i propri territori a macchia d'olio, e durante le guerre Puniche Filippo V strinse un'alleanza con Annibale per reprimere l'espansione Romana...ma di fatto non attaccò mai Roma. » Dove volesse andare a parare? Strinse lo sguardo, sorridendo « ...Fu Roma ad attaccare per prima, il senato scelse di condurre una guerra preventiva verso la Macedonia benchè non avesse motivi per farlo. Chissà come sarebbe andata a finire se avessero scelto di rimanere a guardare. » Theo non era una che rimaneva a guardare, sperò che Oliver potesse cogliere la metafora e ricollegarla al modo che la ragazza aveva di approcciarsi alle persone. Colpire per non essere colpita, evitando così di ridursi ai rimorsi come aveva fatto lui, uscendone sfregiata e con il cuore infranto. « Però, sì, mi piace anche vedere fin dove si spingono le persone, ad esempio tu fin dove ti spingeresti? » Ormai rimaneva poco tempo prima dello scoccare dei dieci minuti che avevano a disposizione, e l'indiscrezione al momento sembrava il miglior modo di scavare uno nell'animo dell'altro « Tic-Tac, il tempo scorre, se riesci ad essere rapido potrei dirti se riusciresti a farcela, magari potrei sorprenderti » Si erano stuzzicati sufficientemente, e la mora aveva percepito quanto fossero caratterialmente differenti. Ma, chissà, mai dire mai.

     
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    « Ma non è ciò che faccio? Rimorchio anche io giocatori negli spogliatoi, l'unica differenza è che io non nutro alcuna speranza, più che altro mi diverte riuscire ad incasinare le menti. Solitamente aspetto che qualcuno mi si avvicini per poi farlo scappare alla prima frase che implichi abilità intellettive. Mi piace vederli boccheggiare in cerca di aiuto. » Un luogo comune che aveva ascoltato più e più volte, per molte persone i giocatori di quidditch non erano altro che scimmioni con poco sale in zucca. Oliver riconosceva che alcuni compagni di squadra non brillavano era intelligenza, ma allo stesso tempo non amava essere categorizzato così semplicemente. « Ti assicuro che mi sono evoluto e non sono rimasto al io Tarzan tu Jane. » Essere cresciuto in un ambiente elitario lo aveva sicuramente aiutato, gli aveva permesso di vedere il mondo e venire a contatto con diverse culture; sua madre inoltre era una grande appassionata di arte e letteratura e riteneva fondamentale che anche i suoi figli imparassero ad apprezzarli. « Però a volte trovo teste calde che non demordono, lo ammetto. » Così come lui aveva una particolare preferenza per le stronze, gli piaceva essere sfidato e tenuto sul filo del rasoio; preferenza che svelava una leggera sfumatura masochista del suo carattere. Troppo spesso aveva scelto la via più semplice ed era stato ricambiato con un pungo di mosche e l'amaro in bocca. Forse anche per questo aveva deciso di mettere da parte il cuore e dedicarsi a qualcosa di più frivolo e meno impegnativo. « Sarebbe troppo semplice avere a che fare solamente con tontoloni no?! Dove sarebbe tutto il divertimento poi? » Non ti annoia la monotonia? « Questo è un insulto alla tua intelligenza; a meno che tu non abbia mai avuto a che fare con gente alla dottor Jekyll e mister Hyde, nessuno è così bravo a nascondere ciò che è realmente. Ma magari sai cosa, può essere che tu sia un sentimentalista e riponga troppa fiducia nel genere umano, quindi suppongo che tu non riesca a guardare le persone in un'ottica che vada oltre ciò che provi. Sei uno di quelli che vede solo il buono. » Precisa e affilata, sembrava in grado di scovare quelli che erano i suoi punti deboli, i tratti della sua personalità su cui tentava di lavorare. Troppo buono lo definivano alcuni, ma lui era più severo con sé stesso e non si vergognava di quell'ingenuità che lo spingeva sempre a vedere il lato migliore delle persone, ignorando i mille campanelli d'allarme che spesso risuonavano nella sua mente. « Ho sempre pensato che nel momento in cui smetterò di vedere il bene nelle persone mi dovrò considerare sconfitto... » Perchè vorrebbe dire che nella sua giovane vita aveva sbagliato tutto, perdendosi in inutili ricerche che non facevano altro che demolire ciò in cui credeva. « Inoltre trovo oltremodo triste supporre sempre il peggio, è la via più facile. Serve solo per mettersi al riparo dalle delusioni e sinceramente le vie facili non sono mai state le mie preferite. » Si sarebbe tenuto il suo cuore infranto senza vergognarsene minimamente. L'unica cosa di cui si era vergognato era stato quel occhio per occhio e dente per dente che l'aveva fatto sentire sporco e sbagliato. « Non fartene una colpa, vendicarsi è liberatorio oltre che essere umano, a volte preferisco essere umana che rimanere impassibile davanti alle cose, e credo valga la stessa cosa per ognuno di noi. Invece per quanto riguarda le relazioni serie fai bene a concentrarti sul quidditch e lasciare perdere queste cose, faccio parte di quella corrente di pensiero che crede che i vent'anni non siano ancora l'età giusta» Un pensiero che difficilmente avrebbe sposato, aveva provato la vendetta e non l'aveva minimamente trovata gratificante. Si era illuso che in quel modo avrebbe potuto risanare il proprio orgoglio ferito, medicare quel cuore infranto, ma in realtà gli era rimasto ben poco di quel gesto futile. Aveva messo da parte le storie serie perchè non si riteneva abbastanza sereno da impegnarsi in una coppia, se solo ci avesse provato avrebbe significato prendere il giro l'altra persona e Oliver non era assolutamente così meschino da illudere qualcuno. « Vent'anni sono più che sufficienti quando la persona è quella giusta. » Per sua fortuna o sfortuna si riteneva più che lontano dall'amore, dal trovare la persona giusta; lontananza che lo rassicurava perchè in quel momento aveva ben poco da offrire. I suoi pensieri erano tutti concentrati sulla guarigione, sul tornare ad essere l'atleta che era prima dell'incidente. Viveva spesso nel terrore che qualcuno notasse le sue smorfie di dolore sul campo e mettesse così fine a quello che era il suo sogno, avere una persona affianco in quel momento avrebbe voluto dire trascurarla. « Nel 200 avanti Cristo, la Macedonia stava estendendo i propri territori a macchia d'olio, e durante le guerre Puniche Filippo V strinse un'alleanza con Annibale per reprimere l'espansione Romana...ma di fatto non attaccò mai Roma. Fu Roma ad attaccare per prima, il senato scelse di condurre una guerra preventiva verso la Macedonia benchè non avesse motivi per farlo. Chissà come sarebbe andata a finire se avessero scelto di rimanere a guardare. » In quel momento l'avrebbe paragonata a Minerva se solo avesse potuto, la dea delle grandi virtù della guerra giusta, della saggezza e delle strategie. Preferiva giocare d'anticipo piuttosto che essere sorpresa e costretta a difendersi. Oliver dal canto suo era più sconclusionato e istintivo, si lasciava guidare dal cuore in ogni questione; dando raramente retta a ciò che gli suggeriva la ragione. « Però, sì, mi piace anche vedere fin dove si spingono le persone, ad esempio tu fin dove ti spingeresti? Tic-Tac, il tempo scorre, se riesci ad essere rapido potrei dirti se riusciresti a farcela, magari potrei sorprenderti » Rispondere a quella domanda avrebbe significato esporsi, scoprire tutte le sue carte e non lasciare niente al caso. « Vorrei dirti che smuoverei mari e monti, ma sin dall'inizio sono stato sincero e non mi sembra il caso nascondermi dietro frasi fatte proprio adesso. » Era più che convinto che le piacesse essere guardata e ammirata, circondata da ragazzi boccheggianti che aspettavano solamente un suo cenno per cadere ai suoi piedi. « Ma penso anche tu sia troppo complicata e interessante per essere una storiella senza significato di cui dovrei dimenticarmi il giorno dopo. » In quei dieci minuti aveva capito che non aveva niente a che fare con le ragazze di cui si circondava ultimamente, spesso frivole e senza pretese. Nonostante quella algida facciata era più che certo che la sostanza di cui era fatta era molto più interessante della forma.
     
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