TAVOLO NUMERO 1 - Oliver W. Baker

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    Dopo aver salutato Hugo con un sorriso gentile, il tumulto ricominciò ancora una volta. Charlie svolazzò da un tavolo all'altro per qualche altro turno, tra in incontri più o meno interessanti. Le persone nel campus non sempre avevano la capacità di istillarle una dose di interesse abbastanza alta da impegnarsi effettivamente nel conoscere e farsi conoscere. Verificò infine l'orologio al polso, rendendosi conto che avrebbe avuto tempo solo per un altro appuntamento, prima di tornare alla sua vita, e presenziare all'ennesimo evento nelle sue spoglie più ufficiali. Il tavolo che le toccò presentava ancora una volta un soggetto che conosceva. Non abbastanza da poter decretare con precisione se Oliver Baker le piaceva come persona o meno. Così decide di sedersi gettandogli uno sguardo indagatore. Mani incrociate al petto così come accavallate erano le gambe. « Lo sai, hai proprio la faccia di uno con cui non uscirei perché tutte ci provano con te.. »
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    Che fosse bello era oggettivo. Allungò la mano nella sua direzione sorridendogli appena. « Io sono Marion.. piacere di conoscerti, McDreamy. » Solleva un sopracciglio inumidendosi appena le labbra prima di iniziare a giocherellare con una ciocca di capelli. « Non prenderla come un'offesa. In realtà è un complimento.. » Si stringe nelle spalle mentre solleva lo sguardo in direzione del cameriere che è già pronto a chiedere loro se vogliono ordinare qualcosa. Dopo il té e i cioccolatini presi in compagnia di Hugo, Charlie non ha più ordinato nulla, convinta che avesse bisogno di una pausa da tutte le schifezze dolci e decisamente troppo caloriche che il San Valentino propone. « Credo che lascerò a te l'onore di ordinare. » Andiamo, stupiscimi. A quel punto posa i gomiti sul tavolo inclinando appena la testa di lato. « Sono abbastanza certa di aver già sentito parlare di te, ma visto che lo scopo di questo posto è darsi una chance, credo che ti chiederò di parlarmi un po' di te. Evitiamo le cose noiose.. passiamo direttamente alle cose scottanti. » Scoppia a ridere e si stringe nelle spalle. Regalmente, Charlie Windsor, è pur sempre Charlie Windsor. « In fondo abbiamo solo dieci minuti. »

     
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    « Lo sai, hai proprio la faccia di uno con cui non uscirei perché tutte ci provano con te.. » Questa non l'avevo ancora sentita. Lo avevano rimproverato di essere permaloso, troppo concentrato sul quidditch, ma mai era stato accusato di essere uno con cui ci provavano tutte. « Quindi sono colpevole a prescindere? Condannato senza possibilità di appellarmi alla clemenza della corte? » No avrebbe sicuramente fatto il prezioso, era più che conscio del suo aspetto estetico, ma allo stesso tempo sperava che in qualche modo vedessero anche altre qualità in lui. « Io sono Marion.. piacere di conoscerti, McDreamy. Non prenderla come un'offesa. In realtà è un complimento.. » Lo avevano chiamato in modi peggiori e quel piccolo nomignolo lo fece sicuramente sorridere. Marion era in qualche modo una ventata d'aria fresca, gli faceva venir voglia di sorridere spontaneamente; mettendo da parte quei sorrisi forzati che spesso si sentiva in dovere di regalare. « Sono un po' permaloso, ma direi che non è questo il caso di mostrare questo brutto lato...inoltre dovresti sentire come mi chiama il mio allenatore, quelle sì che sono offese. » Era un uomo amareggiato della vita, gravata dal peso della sua pancia e con una tremenda voglia di rifarsi su chi era nel fiore degli anni; l'educazione gli imponeva di non ripetere quegli insulti davanti ad una signorina, troppo volgari. « Credo che lascerò a te l'onore di ordinare. » Patata bollente l'avrebbe definita, salvo poi beccarsi uno scappellotto tra capo e collo per gli evidenti doppisensi non voluti che si nascondevano dietro quelle parole. Lui aveva bevuto un paio di birre, ignorando il suo stomaco che chiedeva a gran voce di essere nutrito. Non voleva ordinare qualcosa di dolce, era San Valentino ed essendo uno degli ultimi giri era probabile che la ragazza avesse già assaporato ciò che di dolce quel posto aveva da offrire. « Direi che possiamo giocare sui contrasti allora, inoltre sono americano e giustificato a mischiare dolce e salato senza un senso apparente. » Chiesa alla cameriera un piatto di chips salate e croccanti, Oliver dopotutto era più un tipo da salato; non disdegnava i dolci, ma niente era più godurioso di un bel piatto di patatine fritte cucinate ad arte. « Sono abbastanza certa di aver già sentito parlare di te, ma visto che lo scopo di questo posto è darsi una chance, credo che ti chiederò di parlarmi un po' di te. Evitiamo le cose noiose.. passiamo direttamente alle cose scottanti. In fondo abbiamo solo dieci minuti. » Il fatto di non essere uno sconosciuto qualsiasi era per lui motivo di astio, spesso le persone tendevano a farsi di lui un'idea ben precisa; il classico belloccio viziato e presuntuoso, un pensiero più che lontano dalla realtà. « Devo dire che questa sera ho scoperto quanto effettivamente lunghi possono essere dieci minuti... » Nel corso della serata si era trovato di fronte persone completamente diverse e con ognuna di esse il tempo sembrava esser trascorso ad una velocità diversa, ma in realtà sempre dieci minuti erano stati. « Allora hai presenti tutti gli stereotipi sugli americani? Pensane uno, dillo e vedrai che io sarò l'incarnazione di quello stereotipo... » Era un gioco stupido, ma spesso le persone trovavano piuttosto divertente il suo pessimo gusto in fatto di cibo. « Ananas sulla pizza? Una vera goduria. » Da leccarsi i baffi. « Milkshake al cioccolato con bacon croccante? Ti sembrerà di essere morta e finita in paradiso. » Molti si esibivano in facce schifate, quasi oltraggiate da quelle particolari scelte alimentari, ma per lui era tutta questione di cultura e abitudini. « Tu invece? Sei pronta a tirare le somme dopo questa serata? Se tornassi indietro riscriveresti ancora il tuo nome tra quello dei partecipanti? » Oliver era più che certo che lo avrebbe rifatto, aveva passato una serata diversa; mettendosi in gioco su diversi fronti ed esponendosi più di quanto fosse abituato a fare.
     
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    « Quindi sono colpevole a prescindere? Condannato senza possibilità di appellarmi alla clemenza della corte? » Scoppiò a ridere Charlie, convinta di trovarsi di fronte a una persona che aveva la capacità di apprezzare l'umorismo della controparte. Si ritrovò quindi a scuotere la testa passandosi una mano tra i capelli prima di massaggiarsi appena le labbra tinte di rosso. « Assolutamente sì, Vostro Onore. Colpo di fulmine in battuta d'arresto. » Commenta più tra se e se prima di tornare ad osservarlo. Si trova di fronte a un giovane decisamente piacente e compiacente di se stesso, ma in un certo qual modo anche sbarazzino e privo di quel che di ambiguo che ha contraddistinto altri appuntamenti quella sera. Charlie conosce Oliver per vie traverse, ma non può dire di avere effettivamente un quadro completo di come egli sia. Non si è mai soffermata abbastanza a lungo da dirsi curiosa di conoscerlo. Di fronte a quel primo approccio, si scopre tuttavia in un certo qual modo intrigata. « Sono un po' permaloso, ma direi che non è questo il caso di mostrare questo brutto lato...inoltre dovresti sentire come mi chiama il mio allenatore, quelle sì che sono offese. » « Allenatore.. devo quindi presumere che tu sia uno sportivo? Scusami, non seguo abbastanza le cronache sportive da saper chi vi bazzica. » Una piccola omissione, che certamente può permettersi di fronte a un appuntamento lampo. A quel punto attende con curiosità le sue ordinazioni osservandolo con un che di divertito. Vediamo che tipo sei, Oliver. « Direi che possiamo giocare sui contrasti allora, inoltre sono americano e giustificato a mischiare dolce e salato senza un senso apparente. » Accolse quell'iniziativa con un che di estremamente gioioso. Charlie era un'amante del cibo spazzatura. Più di una volta aveva fatto fermare il suo convoglio di fronte a un qualche fast food squattrinato alla ricerca di un hamburger di pessima qualità e una bibita gasata che il suo nutrizionista avrebbe condannato a vita. Non appena la cameriera tornò con il loro piatto e dopo aver chiesto una birra per accompagnarli, si sentì già più a suo agio. Un po' meno Marion, un po' più Charlie, in una lotta per la supremazia della sua personalità che non sembrava esaurirsi mai. « Direi che stiamo riacquistando punti. Potrei quasi concederti la clemenza.. forse. » E in tutta risposta prende una manciata di patatine prima di dargli modo di rispondere alla sua domanda. « Devo dire che questa sera ho scoperto quanto effettivamente lunghi possono essere dieci minuti... » Non lo dire a me. Sono stata per dieci minuti con un tipo che non riusciva a fare a meno di scaccolarsi. In tutta risposta annuisce alzando lo sguardo verso l'alto come per concordare con le sue parole. Sante parole! « Allora hai presenti tutti gli stereotipi sugli americani? Pensane uno, dillo e vedrai che io sarò l'incarnazione di quello stereotipo... Ananas sulla pizza? Una vera goduria. Milkshake al cioccolato con bacon croccante? Ti sembrerà di essere morta e finita in paradiso.»
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    Aggrotta appena la fronte mentre mastica, decisamente inorridita dall'ultima ipotesi proposta dal ragazzo. « Milkshake al cioccolato con bacon croccante.. è un po' troppo persino per me. Però se ci fosse della crema alle nocciole da abbinare a questi chips, credo che non ne resterebbe nemmeno uno per te. » Sollevo un sopracciglio con fare leggermente malizioso. « Giusto per rimanere in tema di contrasti. » Si stringe nelle spalle e continua a mangiucchiare per qualche altro istante. « Quindi sei il tipo da divano, super bowl e la tradizionale six pack. » Una di quelle tipiche tradizioni americane che Charlie aveva assaporato trovando estremamente entusiasmante. Durante la finale del campionato della NFL gli americani impazziscono. « Tanto per essere chiari, ho un debole per i Giants. » Nessuno si aspetterebbe che la principessa d'Inghilterra abbia certe passioni e invece, seguire lo sport è sempre stata una sua grande guilty plesure. Il Quidditch, lo sport babbano, sono tutte cose che alla corte si imparano ad apprezzare ben presto, soprattutto perché si deve essere in grado di conversare di qualunque cosa, qualunque sia l'interlocutore che ci si ritrova davanti. « Anche se sono schifosamente inglese; per me il tè è il rimedio a ogni problema, farei carte false per l'arrosto fatto in casa e sostengo che la guida a destra è l'unica via possibile. » Sorride con naturalezza arrotolandosi sull'indice una ciocca di capelli. « Tu invece? Sei pronta a tirare le somme dopo questa serata? Se tornassi indietro riscriveresti ancora il tuo nome tra quello dei partecipanti? » Resta a pensarci un po' su mentre sorseggia dalla cannuccia la sua pepsi al limone, esteriorizzando un paio di smorfie atte a rafforzare il suo rifletterci su. « Assolutamente sì. Ho incontrato un sacco di persone diverse per stile di approccio e cultura. » E' il bello del campus. L'incontro di culture, di modi di fare, di credenze. « Non posso dire sia sempre stato piacevole. Mi sono girata circa dieci tavoli.. non poteva andare sempre bene, però tutto sommato non posso dire di tornarmene a casa con l'amaro in bocca. Avrò quanto meno un pezzo da scrivere per il Prophet per la consegna di mercoledì prossimo, il che è già un trionfo. » Si stringe nelle spalle con naturalezza, giocherellando con la cannuccia, prima di azzardare a mangiare un altro paio di patatine. « E poi pensa, sto anche testando la mia capacità di clemenza, continuando a parlare con un tipo con cui chiaramente non uscirei, perché andiamo.. milkshake e bacon? Sei da rinchiudere a vita. » Scoppia a ridere decisamente divertita da quello strano accostamento che il ragazzo le aveva fatto immaginare. « Come mai hai deciso di iscriverti? Clemenza della corte o meno, è oggettivo che tu sia carino. Nascondi qualcosa? Sei un maniaco? Sesso dipendente? Problemi di droga? » Tutte domande che chiaramente fa in maniera del tutto scherzosa. Non vuole metterlo certo con le spalle al muro; quell'incontro semplicemente è iniziato all'insegna dell'umorismo, quindi Charlie seguiva naturalmente quella scia.

     
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    « Assolutamente sì, Vostro Onore. Colpo di fulmine in battuta d'arresto. » Si porta una mano al cuore fingendosi mortalmente ferito da quella condanna inappellabile. La ragazza di fronte a lui gli dava l'idea di spontaneità, di un'autenticità che al giorno d'oggi scarseggiava. « Ho sempre pensato che il sistema di giudizio inglese fosse troppo severo...ringrazio solo che abbiate abolito la pena di morte. » Sono troppo carino per morire con un cappio intorno al collo. Un commento che si tenne per sé perchè pregno di egocentrismo, una qualità che non si sposava assolutamente con Oliver. « Allenatore.. devo quindi presumere che tu sia uno sportivo? Scusami, non seguo abbastanza le cronache sportive da saper chi vi bazzica. » Una boccata d'aria fresca, era sempre piacevole essere riconosciuto per i suoi meriti sportivi, ma allo stesso tempo odiava essere ricollegato solamente a quello. Essere cresciuto in un ambiente privilegiato gli aveva insegnato che spesso le persone si avvicinano con secondi fini, semplicemente alla ricerca di un po' di fama riflessa. I suoi genitori avevano fatto un lavoro più che splendido, proteggendo lui e sua sorella da compagnie poco raccomandabili; cercando in qualche modo di dar loro un'infanzia e un'adolescenza il più normali possibili. « Assumi bene e trovo la tua ignoranza sportiva più che piacevole. Sai quante persone fingono di conoscerti solamente perchè ti vedono svolazzare su una scopa? E alcuni di questi mi chiamano con il numero che porto sulla casacca. » Più di una volta gli era capitato di sentirsi chiamare "ehi tu numero undici", quasi come se lui fosse semplicemente un giocatore di quidditch e niente di più. Uno scotto che doveva pagare, ma che lasciava l'amaro in bocca. Preferiva di gran lunga quando le persone gli riservavano un'occhiata stranita, mentre cercavano di capire dove l'avessero già visto. « Direi che stiamo riacquistando punti. Potrei quasi concederti la clemenza.. forse. » « E dire che pensavo che solo noi ragazzi potessimo essere conquistati con il cibo. » Era fin troppo abituato a ragazze schizzinose, che fuggivano a gambe levate da fritti e carboidrati, quasi come se fosse il diavolo in persona. Trovava che un sano appetito fosse una qualità indispensabile nelle ragazze, tanto che raramente ripiegava su ristoranti che permettessero di ordinare un piatto di insalata; l'unico modo in cui la tollerava era servita di fianco ad una bella bistecca, non certo come piatto principale. « Milkshake al cioccolato con bacon croccante.. è un po' troppo persino per me. Però se ci fosse della crema alle nocciole da abbinare a questi chips, credo che non ne resterebbe nemmeno uno per te. » Sapeva che quel particolare alimento avrebbe suscitato un'espressione disgustata, una reazione che comprendeva ma che non riusciva a condividere. Si allungò verso le patatine con espressione offesa, tradito all'idea che potesse lasciarlo a bocca asciutta e senza cibo. Toglietemi tutto ma non il mio cibo. Avrebbe potuto scherzare dicendo che tutti quei muscoli avevano bisogno di carburante, ma Oliver era abbastanza sveglio da non perdersi in battute così scadenti che avrebbero fatto scappare a gambe levate la ragazza. « Provare per credere piccola. Posso capire che l'idea ti disgusti un pochino, ma fidati di me...non ne rimarresti delusa. » Se solo avessero avuto una seconda possibilità di incontrarsi l'avrebbe sicuramente portata a prenderne uno, sfidandola a superare quella piccola barriera culturale che non rendeva giustizia ai gusti degli americani. « Quindi sei il tipo da divano, super bowl e la tradizionale six pack. Tanto per essere chiari, ho un debole per i Giants. » Gli occhi del ragazzo si illuminarono di gioia, ciò che aveva appena descritto era una sorta di manuale per il perfetto americano; forse l'aspetto che più gli mancava della sua amata America. Si protese verso di lei unendo le mani a mo' di preghiera. « Dove sei stata fino adesso? Assicurami che ami tutto ciò e sono pronto a scappare a Gretna Green. » Gretna era un paesino della Scozia famoso per i matrimoni in fuga, per secoli coppie innamorate di erano rifugiate in quel paesino per coronare il loro sogno d'amore a dispetto di ciò che le famiglie di entrambi volevano. « Sono esattamente quel tipo di americano, a mia discolpa potrei dire che mia madre mi ha insegnato anche le buone maniere e ad apprezzare un elegante vernissage, ma il problema è che mi annoierei a morte. » Più di una volta si era defilato dalla porta di servizio passando inosservato, gettando alle sue spalle cravattini e papillon che minacciavano di strozzarlo senza pietà alcuna. « Tu invece che tipo di ragazza sei? Da cioccolate e film romantico oppure cibo spazzatura e infinite saghe splatter? » Era una domanda cruciale che molto probabilmente avrebbe determinato il resto di quei dieci minuti, non era un aspro disprezzatore delle commedie romantiche però non si faceva troppi problemi ad ammettere che i suoi gusti erano ben diversi. « Anche se sono schifosamente inglese; per me il tè è il rimedio a ogni problema, farei carte false per l'arrosto fatto in casa e sostengo che la guida a destra è l'unica via possibile. » La guida a destra era stata per lui un grande problema, tanto che per le prime settimane si era categoricamente rifiutato di guidare; l'ultima cosa che voleva era finire sul giornale per essersi schiantato con la propria macchina volante sul tetto di qualche classica casa inglese. « Ti dico solo che quando ci siamo trasferiti i miei genitori hanno ricevuto parecchi cesti di benvenuto, tutti avevano in comune una sola cosa...il tè. Abbiamo la dispensa piena di ogni tipologia di tè, ci basterà fino alla fine del mondo. » In famiglia era sua madre quella che si era lasciata influenzare più di tutti, aveva iniziato a berne in quantità industriali e cercava in ogni modo di rifilarlo al resto della famiglia. Oliver dal canto suo era dell'idea che né lo apprezzava né lo disprezzava, ne gradiva una tazza, ma non ne sarebbe mai diventato dipendente. « Assolutamente sì. Ho incontrato un sacco di persone diverse per stile di approccio e cultura. Non posso dire sia sempre stato piacevole. Mi sono girata circa dieci tavoli.. non poteva andare sempre bene, però tutto sommato non posso dire di tornarmene a casa con l'amaro in bocca. Avrò quanto meno un pezzo da scrivere per il Prophet per la consegna di mercoledì prossimo, il che è già un trionfo. » Quindi sei una scrittrice. Quel piccolo dettaglio spiegava molte cose dell'argutezza mostrata da lei, si era tenuto ben alla larga dalla facoltà di giornalismo, molti degli studenti sparava domande a raffica; subissandolo in pochi secondi e rendendogli difficile il compito di rispondere. Inoltre si riteneva un tipo piuttosto riservato, che non amava sbandierare la propria vita in faccia agli altri. « Ameno ti sei potuta muovere, io ho dovuto mantenere il sedere incollato alla sedia per tutto il tempo. Ad un certo punto mi è venuto una specie di crampo e sono saltato in piedi per sciogliere i muscoli...la ragazza si è spaventata ed è scappata via prima ancora che finissero i dieci minuti. » Era stato imbarazzante venir piantato così all'improvviso, aveva persino scorto sua sorella ridere a crepapelle di fronte a quel clamoroso bidone che aveva ricevuto. « Qual è l'argomento che preferisci per i tuoi scritti? Politica, attualità, gossip o natura? » Una parte di lui sperava vivamente che non fosse gossip, una branca del giornalismo da cui si teneva accuratamente alla larga. Nel corso della carriera politica erano stati numerosi i giornaletti scandalistici che avevano in qualche modo tentato di intromettersi nella vita privata dei suoi genitori, dipingendo suo padre come un donnaiolo e sua madre come una donna frivola. Attribuivano loro tradimenti incuranti di quanto false fossero quelle voci e del tutto insensibili nei confronti della loro famiglia. « E poi pensa, sto anche testando la mia capacità di clemenza, continuando a parlare con un tipo con cui chiaramente non uscirei, perché andiamo.. milkshake e bacon? Sei da rinchiudere a vita. » « Mi stupisco di questa chiusura mentale, provare per credere. Ti assicuro che non ne rimarrai delusa. » Nessuno avrebbe giudicato il suo milkshake e bacon senza averlo assaggiato, era un vero e proprio affronto che non poteva tollerare. « Come mai hai deciso di iscriverti? Clemenza della corte o meno, è oggettivo che tu sia carino. Nascondi qualcosa? Sei un maniaco? Sesso dipendente? Problemi di droga? » Una domanda che gli aveva posto sua sorella e anche il ragazzo del primo turno. Era chiaro che la sua bellezza sembrava stonare con quel genere di appuntamenti, ma a sua discolpa Oliver avrebbe potuto dire che pure Marion era oggettivamente bella. « Ci sei arrivata vicina sai? » Si guardò intorno con aria circospetta e si avvicinò a lei per poi parlare sottovoce. « Sono un narcotrafficante e questa mi è sembrata la migliore opportunità per espandere il mio giro. » Una ridicola bugia che nemmeno la più credulona delle persone si sarebbe bevuta. Nascondeva qualcosa? Sicuramente, ma tutti nel bene o nel male avevano i propri segreti. Non era mai stato definito un maniaco, troppo per bene per risultare sospetto. Sesso dipendente? Gli allenamenti a volte lo spossavano talmente tanto che gli risultava difficile strisciare nella doccia per lavarsi, figuriamoci sostenere i ritmi fisici di un sesso dipendente. « Sinceramente ho colto al volo l'occasione, dove mi può capitare di avere più appuntamenti uno dietro l'altro? Inoltre mi ha permesso di conoscere nuove persone, che forse per uno straniero come me è la cosa che più ha attirato la mia attenzione. » Era di natura socievole, ma nonostante ciò gli allenamenti e lo studio gli portavano via gran parte del tempo riducendo drasticamente le sue interazioni sociali. « Tu invece? Sei qui solamente per motivi di ricerca? Dieci modi per fare una buona impressione ad uno speed date.»
     
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    « Assumi bene e trovo la tua ignoranza sportiva più che piacevole. Sai quante persone fingono di conoscerti solamente perchè ti vedono svolazzare su una scopa? E alcuni di questi mi chiamano con il numero che porto sulla casacca. » Ci sono cose ben peggiori.. si ritrova a pensare Charlie nella propria intimità, convinta che molte stelle nascenti si lamentano forse un po' troppo. Dovrebbero essere tutti sulla stessa barca, tutti uniti contro il gossip e la mercificazione delle loro personalità all'ideale del dio denaro. Ma no, Charlie non rientra tra le persone solidali; è egoista e pensa solo e unicamente al proprio tornaconto personale. Non può tuttavia fare a meno di simpatizzare, annuendo appena a quella parole. « Dove sei stata fino adesso? Assicurami che ami tutto ciò e sono pronto a scappare a Gretna Green. Sono esattamente quel tipo di americano, a mia discolpa potrei dire che mia madre mi ha insegnato anche le buone maniere e ad apprezzare un elegante vernissage, ma il problema è che mi annoierei a morte. Tu invece che tipo di ragazza sei? Da cioccolate e film romantico oppure cibo spazzatura e infinite saghe splatter? » Si stringe nelle spalle con naturalezza. Dov'è stata fino ad ora?
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    « Sono sempre stata qui, letteralmente sotto il naso di tutti. » Una frase detta con estrema naturalezza che tuttavia nasconde non pochi doppi significati, che chiaramente né Oliver, né nessun altro quella sera potrebbe comprendere. « Splatter assolutamente. » Risponde senza pensarci troppo. Anche perché ho tentato la via romantica e non ha funzionato più di tanto. Alcune persone semplicemente non sono adatte per certi approcci. In questa categoria doveva necessariamente rientrare anche Charlie. Romanticamente inabile e ormai, con mola probabilità anche incapace di lasciarsi coinvolgere. « Almeno ti sei potuta muovere, io ho dovuto mantenere il sedere incollato alla sedia per tutto il tempo. Ad un certo punto mi è venuto una specie di crampo e sono saltato in piedi per sciogliere i muscoli...la ragazza si è spaventata ed è scappata via prima ancora che finissero i dieci minuti. Qual è l'argomento che preferisci per i tuoi scritti? Politica, attualità, gossip o natura? » Una domanda che le è già stata posta e alla quale già in precedenza ha avuto qualche difficoltà nel rispondere. In un certo qual modo stava ancora cercando di trovare la sua dimensione, capire in cosa fosse effettivamente brava. Il futuro non è una cosa poi tanto semplice, soprattutto quanto il futuro non è nemmeno il proprio, bensì di una persona che si interpreta. « E' un po' difficile dire cosa preferisci quando non hai provato tutto il provabile, non credi? » Una domanda che lascia intravedere via via un sorriso sempre più ampio dipinto sul suo volto. « L'unico mantra personale che mi sono posta è di starmene alla larga dal gossip. » Perché è il mio incubo. Ma in quel momento sente di metterla su un altro piano, consapevole di come era finita in precedenza con Hugo a forza di addentrarsi troppo nell'argomento. Si era sbilanciata e non nel modo giusto. « E' un mondo troppo sfrenato. E poi sono quasi certa di non essere tagliata per rapportarmi con quel tipo di giornalisti. » Decisamente più neutra torna a gustarsi qualche altra patatina, chiudendo così quel discorso. « Ci sei arrivata vicina sai? Sono un narcotrafficante e questa mi è sembrata la migliore opportunità per espandere il mio giro. Sinceramente ho colto al volo l'occasione, dove mi può capitare di avere più appuntamenti uno dietro l'altro? Inoltre mi ha permesso di conoscere nuove persone, che forse per uno straniero come me è la cosa che più ha attirato la mia attenzione. Tu invece? Sei qui solamente per motivi di ricerca? Dieci modi per fare una buona impressione ad uno speed date.» A quel punto Charlie emula il suo gesto sporgendosi appena oltre il tavolo per mettere su la stessa divertente sceneggiata da Oliver usata in precedenza. « Conoscere nuova gente? Sul serio? Mi piaceva di più la storia del narcotrafficante.. » Pausa. « Anche perché io dal canto mio sono la principessa d'Inghilterra sotto mentite spoglie, che sta cercando di svincolarsi dalle rigide regole della corte, provando il brivido di un semplice appuntamento privo di secondi fini. » A quel punto si allontana e scoppia a ridere, scuotendo la testa. Da certi punti di vista è davvero così lontano dalla verità. Infine si stringe nelle spalle passandosi una mano tra i capelli. « Non lo so. Era semplice curiosità. E poi, se non ci si mette in gioco non si può nemmeno avere la pretesa di lamentarsi perché si è soli al mondo. » Marion avrebbe risposto così. A quel punto il campanello suona di nuovo e Charlie comprende che anche quel appuntamento è concluso. L'ultimo prima di scappare a un evento di stato dall'altra parte del paese. Letteralmente. « Direi che il nostro tempo è finito.. ma ci conto su quel provare per credere. » Prima o poi.

     
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    LO SPEED DATE E' CONCLUSO!
    Tutti i pg che hanno un tavolo devono solamente comunicare la propria scelta qui sotto in spoiler.
    Grazie a tutti quanti per la partecipazione.

     
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    *lancia la sfera poké* Marion scelgo te!
     
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