Shag Specialist

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +4    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    322
    Reputation
    +982

    Status
    Anonymes!
    «Ma perché devo parlarci proprio io?!» Cercando di opporsi con tutto il peso del suo corpo magro alla spinta dell'amico, Otis roteò gli occhi al cielo. «Ma chi la conosce?» Emile sbuffò sonoramente. «Nessuno, proprio per questo devi parlarci tu. E poi ti guarda sempre durante le lezioni di Divinazione di tua madre» «A parte che non è vero.. Ma poi questo dovrebbe essere un incentivo a parlarle?! Ci sono due possibili spiegazioni se una persona ti fissa: che vuole malmenarti, oppure che sei il target di un altro scherzo terribile come quello che hanno fatto qualche giorno fa al povero Calum. Vuoi che finisca come Calum?!» La voce di Otis si alzò pericolosamente sull'ultima parte della frase. L'amico lo afferrò per le spalle, guardandolo con estrema serietà, continuando a bisbigliare. «Okay, Otis. Stiamo parlando di una ragazzina di 16 anni di Corvonero che sta singhiozzando, da sola, da dieci minuti. Se dovesse veramente saltarti addosso e picchiarti, te lo prometto, mi assicurerò personalmente che tu ne esca incolume. La combatterò io stesso se necessario.» Otis, in tutta risposta, spintonò l'amico, che ridacchiò divertito. Poi si voltò, lanciando un'occhiata obliqua alla ragazzina bionda, che se ne stava rannicchiata su una poltroncina in un angolo del salone, fissando il cellulare. Si grattò la nuca, ancora incerto.

    tumblr_inline_o53ger0oFx1t4prg6_250
    «Ehm... È tutto okay?» Otis si sporse in avanti, con le braccia tenute dietro la schiena, con discrezione. La ragazza parve non sentirlo. A disagio, il Tasso rivolse un'occhiata eloquente all'amico, seduto poco più in là, su un divanetto di velluto blu, spalancando gli occhi e stringendosi nelle spalle. In tutta risposta, Emile alzò un pollice, sorridente. «Grazie tante... Ehm... Scusami... Stai bene?» Con esitazione, le poggiò una mano sulla spalla. La giovane Corvonero sussultò, sorpresa, e Otis indietreggiò, accompagnato dallo sbuffo ilare di Emile, che era scoppiato a ridere all'assistere a quella scena. «Scusa, non volevo spaventarti. Però ho visto che piangevi e... Insomma, è successo qualcosa? Come ti chiami?» La ragazza lo guardò per qualche secondo, poi sorrise mestamente, annuendo, e tornando a guardare il suo smartphone. «Sono Suzie... È una lunga storia, e non ti conosco, non so se è il caso...» «Capisco... Beh, stammi ben-» «Dopotutto, però, sei stato carino a preoccuparti... È che si tratta del mio ex...» Otis si era già voltato per far ritorno alla casa base quando fu interrotto dalla ragazza e, confuso, roteò su se stesso. Prese posto di fronte a lei, sedendosi sul tavolino da caffè accanto alla sua poltrona. «Okay... Cosa è successo?» «Beh, lui è uno stronzo. Un vero stronzo. E io non sono quel tipo di persona. Davvero non lo sono, non voglio che ti faccia un'idea sbagliata di me. Non l'avrei mai fatto se non fosse stato per lui, ma io lo amavo, capisci? Lo amavo. E quindi niente, l'ho fatto. “Sei una pudica retrogada”, mi aveva detto, e la mia amica gli ha dato ragione. Ha detto che tutti lo fanno, oggi, che è normale. Che ero io quella strana.» L'espressione sul viso di Otis passò dal serio, all'incuriosito, al confuso, fino allo stranito. Di cosa diavolo stava parlando?! Stava per chiedere di rallentare e spiegare, approfittando di un attimo di pausa nel soliloquio di Suzie, ma perse la sua opportunità. «E ora ho paura, lui ha una foto di me e io ho paura perché ci siamo lasciati e c'è lo SHAAAAME» disse poi, scoppiando nuovamente in un pianto fragoroso. Lo sguardo di Emile fu subito su loro due, e mimò con le labbra un FAI QUALCOSA! Otis, visibilmente a disagio, rimase lì fermo per qualche secondo, incerto sul da farsi, per poi darle qualche pacca leggera sulla spalla. «Su... Su... Uhm. Di che tipo di foto stiamo parlando?» Tentò poi. Suzie tirò sul col naso un paio di volte, poi sospirò. «Hai capito di che tipo di foto stiamo parlando. Adesso che lo Shame è tornato la userà contro di me, se non l'ha già diffusa quel buffone. Non so cosa fare.» Otis annuì, consapevole della gravità della situazione ma anche insicuro su come lui potesse aiutarla. «Diventerò la sgualdrina della scuola. E il peggio è che non è tutto. Ci siamo lasciati perché tra me e lui non funzionava in quel senso. Ed ero io a non funzionare. E se dovesse dire in giro che sono frigida?!» Otis si sentiva sopraffatto da quella quantità di informazioni incredibilmente private che aveva appena ricevuto da una sconosciuta. Si sforzò di mantenersi maturo e di non scoppiare a ridere al suono disperato della voce della ragazza. Strinse le labbra e annuì con aria grave. «Suzie... Ascolta, può capitare. Si parla molto più spesso di quando sono i ragazzi, ad avere prestazioni inferiori alle aspettative, e così pensiamo che non capiti anche alle ragazze. Quanto alle foto, non c'è molto che tu possa fare adesso. Non fraintendermi, non è colpa tua, ma è un rischio che si corre quando si decide di... Di creare un certo tipo di materiale. Capisci che intendo? Non avrebbe mai dovuto insistere e manipolarti così, ma ormai quel che è fatto è fatto, e tu devi fidarti che lui non le diffonda. Perché non gli parli?» Suzie parve pensarci su. Cambiò posizione sulla poltrona, si asciugò le lacrime, e piegò la bocca in un mezzo sorriso. «Potrei farlo, in effetti. Potrei ricattarlo e dirgli che se diffonde certe voci o certe foto dirò a tutti che ce l'ha microscopico e che la prima volta che l'abbiamo fatto aveva comprato una pozione ingrandente.» «Non... Non credo che...» Provò lui, ma non ebbe il tempo di finire la frase che Suzie lo aveva avvolto in un abbraccio soffocante. «Grazie, sarai il mio guru d'ora in poi.» Disse poi, alzandosi dalla poltroncina e uscendo dal salone ricreativo. Otis sospirò, confuso e francamente esausto da quell'interazione. Quando alzò lo sguardo, notò che diverse persone, all'interno della stanza, avevano assistito coinvolte all'intera conversazione, e ora guardavano lui, bisbigliando fra di loro o come in attesa di qualcosa. Lui aggrottò la fronte, perplesso da quell'intero pomeriggio.
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Corvonero
    Posts
    132
    Reputation
    +288

    Status
    Anonymes!
    Il labbro inferiore stretto tra i denti, gli occhi azzurri focalizzati sul contenuto del proprio foglio e qualche parolaccia sussurrata, di tanto in tanto, a mezza voce, mentre l'aria sul suo volto si fa sempre più insoddisfatta. Ci sono giorni, semplicemente, in cui ogni tratto di matita è destinato a scomparire sotto la furia di una gomma da cancellare perennemente insoddisfatta, in cui qualsiasi idea, concetto o visione sembrano sbagliati a prescindere. Apple Tamira Scamander, seduta ad una delle piccole scrivanie di uno dei saloni comuni del castello, fissa il proprio foglio bianco, ma pieno di cancellature, con la stessa delusione nel volto di chi guarda agli errori commessi in una vita intera. Ogni errore è perfettamente visibile sotto la luce della grande lampada che illumina il suo lavoro, nella forma di linee sbiadite disposte in maniera casuale sul foglio - che non portano a nulla. Un po' come tutti i miei lavori. Per essere una persona estremamente artistica e fantasiosa, la giovane Corvonero crede fin troppo poco in sé stessa e nelle proprie abilità. Certo, la sua ispirazione, come per tutti, va a momenti: ci sono giorni nei quali sarebbe in grado di riprodurre l'intero universo in un foglio di carta di dimensioni modeste, e in cui si perde a scrivere versi su versi di poesie; e poi giornate come questa, dove ogni linea tracciata ha il sapore di un errore madornale, e qualunque cosa può fungere da distrazione al suo lavoro. E poiché l'insicurezza nei confronti della sua arte - che in fondo è uno degli elementi che contraddistingue tutti gli artisti e aspiranti tali - si fa spesso sentire, la giovane Corvonero tende a considerare molto più rilevanti quei piccoli fallimenti personali, quelle linee storte e poco credibili, quei colori mischiati poco bene, quei volti poco espressivi che riproduce con riluttanza.
    In un luogo come Hogwarts, però, sono tanti gli elementi di distrazione che possono giustificare certi risultati, per quanto la giovane Scamander sia restia a riconoscere di non essere l'unica a cui poter imputare, a conti fatti, i suoi fallimenti. Basta prendere questo pomeriggio come esempio: a discapito della buona volontà da lei dimostrata, sedendosi in un angolino in disparte del grande salone, con la sola compagnia del proprio album e delle proprie matite da disegno, tutti gli elementi accidentali sembrano esserle voluti andare contro. Per prima cosa, è stata indetta una riunione di emergenza insieme ai caposcuola per la questione del campo da Quidditch: a quanto pare, Grifondoro e Serpeverde continuano a litigare per le giornate - e ormai tutti quanti sanno che si tratta più di una tradizione secolare che di un effettivo diverbio. Risolta (più o meno) quella questione, Apple si è ritrovata a dover fare i conti con i piagnistei di Suzie
    tumblr_inline_pbgudnZWxD1uyanoc_250
    Jackson, che pare inconsolabile ormai da giorni. Tutti i membri della casata di Corvonero, a turno, hanno tentato di farla parlare, o anche semplicemente sorridere, in qualche modo, ma il risultato è stato zero per tutti. La povera Suzie ha trascorso il tempo a singhiozzare, in un modo che poteva solo spezzare il cuore ad una persona come Apple, fortemente empatica. Ha tentato di discutere con lei, di farla stare meglio, ma tutto ciò che ha ottenuto è stato venire fissata da quegli occhi lucidi per qualche istante, in silenzio, prima che la malcapitata ricominciasse a piangere a dirotto. La cosa assurda, in tutto ciò, è che nessuno ha ancora capito quale sia effettivamente il problema: ad un certo punto, dopo mille e mille tentativi, perfino i suoi migliori amici si erano stancati di tentare a vuoto di farla stare meglio, e avevano lasciato la stanza, nella speranza che prima o poi riuscisse a tranquillizzarsi da sola.
    Ma nemmeno questa sembrava essere la soluzione. Apple nel corso del pomeriggio, ha considerato più volte l'idea di prendere le proprie cose e andarsene, alla ricerca di un luogo silenzioso, giusto perché i singhiozzi della ragazzina cominciavano a farsi insopportabili. Ma alla fine, un po' per compassione, un po' perché sentiva in qualche modo un certo dovere da prefetto di sorvegliare la compagna, così da accertarsi che, in preda ad un particolare stato d'animo, non facesse stupidaggini. Non si sa mai. In fin dei conti, appena due anni prima una ragazza, proprio a Hogwarts, si era suicidata per motivi ancora sconosciuti. E quindi resta. In silenzio, a soffrire un po' quel fastidioso pianto ormai diventato monotono, con la testa bassa e le linee di matita che continua a cancellare, ma rimane. A un certo punto, la distrazione è tale che si ritrova a disegnare sul proprio foglio Suzie che piange, insieme all'ennesimo interlocutore che prova a venire a capo del suo problema. Si tratta di un Tassorosso, stavolta. Apple si sente già un po' dispiaciuta per il tempo che il ragazzo starà perdendo, ma d'altra parte sa di non poterci farci niente.
    Sono seduti a qualche metro da lei, e da quella distanza, la giovane Corvonero riesce quasi ad udire ciò che dicono. Si sforza di non farlo, però: non le sembra corretto nei confronti di Suzie, nel caso in cui dovesse davvero volersi aprire con il Tassorosso. E allora si concentra a delineare su carta quella scena: comincia dal divano su cui sono seduti - facile - e poi si sposta sulle figure. Prima Suzie, i ricci biondi disordinati e i mille fazzoletti zuppi di lacrime che la circondano, e infine il ragazzo dall'aria calma e paziente. Quando conclude il suo piccolo schizzo dell'immagine che si trova di fronte a sé, Suzie è in piedi, con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra, e dopo aver ringraziato il compagno si allontana dalla sala, presa da una nuova energia.
    Un po' tutti, adesso, all'interno della sala, guardano con fare curioso il ragazzo. Apple però è l'unica che effettivamente si alza dalla propria posizione, per sedere accanto al ragazzo, ancora fermo lì, con l'aria vagamente confusa. Gli porge il proprio bozzetto, che non è tra i suoi migliori lavori, ma è senza dubbio la cosa più decente che abbia creato oggi. « Tu sei il figlio della professoressa Branwell, non è vero? » chiede, un sorriso gentile che si apre sulle sue labbra. Allunga una mano, per stringere la sua con fare caloroso. « Apple. Apple Scamander. » Annuisce qualche istante, tra sé e sé, mentre lascia che il silenzio cali tra sé e quello che a tutti gli effetti è un perfetto sconosciuto per lei. E vice versa. Ma non è troppo strano che gli sto parlando, no? Insomma, immagina che avergli regalato il proprio disegno di lui che parla con Suzie sia un gesto carino. Oppure è troppo da stalker? Oh beh, ormai è andata. « Non so se lo sai, ma Suzie piangeva da giorni praticamente. » Questo è il suo incipit, di un discorso che non ha davvero riflettuto a pieno. Cosa vuole sapere? Non sa nemmeno lei, ma è estremamente curiosa di capire. Perché, se il giovane Tassorosso è stato in grado, così dal nulla, e presumibilmente senza conoscerla propriamente bene, di consolare la povera Jackson, allora vuol dire che deve esserci qualcosa di speciale sotto. O qualcosa di losco. In ogni caso sarà un bene scoprirlo. « Non voglio sapere quello che ti ha detto - immagino siano cose private... Anche se ammetto di aver sentito, un po' per caso, una parte della questione. Però, ecco, davvero: come hai fatto? Perché tutti quanti hanno provato a farla star meglio, in un modo o nell'altro, ma con zero risultati. Ti prego, dimmi che non l'hai drogata. » A quel punto sorride alla propria battuta, nella speranza che questo suo atteggiamento possa, per lo meno un po', sciogliere la tensione che legge nel ragazzo.
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    322
    Reputation
    +982

    Status
    Anonymes!
    tumblr_inline_o53gfe16gk1t4prg6_250
    Lo sguardo di Emile, che aveva assistito a tutta la scena da lontano, rifletteva la stessa aria interrogativa del suo. Otis le ragazze non le capiva, e non le avrebbe mai capite, probabilmente, e non è che potesse essere definito un ragazzo socialmente competente, nel vero senso della parola. Eppure, per qualche motivo, nei momenti di difficoltà qualcosa scattava in lui, e riusciva a mettere da parte la sua goffaggine e l'imbarazzo per calarsi in una parte che gli veniva spontanea, come una sorta di seconda identità: diventava un abile consigliere e un attento ascoltatore. Nonostante, dunque, quell'attitudine al supporto non fosse una novità per lui, non era tutti i giorni che gli capitasse di ritrovarsi a consolare una sconosciuta. E adesso che era uscito dal suo ruolo si sentiva vagamente a disagio, osservato da qualche studente presente nel salottino.
    «Tu sei il figlio della professoressa Branwell, non è vero?» Panico, dramma, tragedia. Se non fosse stato per quel titolo, "figlio della professoressa Branwell", Otis sarebbe stato uno studente assolutamente invisibile all'interno del Castello. Non faceva parte di nessun club, non aveva amici veri e propri oltre a Emile, e a scuola non si distingueva particolarmente per voti eccellenti o doti particolari. Era un ragazzo da parete, per citare Stephen Chbosky, un'espressione che lui avrebbe odiato, ma era la verità, e a Otis andava benissimo così. Purtroppo per lui, però, di tanto in tanto il fatto di essere imparentato ad una delle docenti più eccentriche della scuola significava attirarsi un modesto numero di attenzioni o che, se non altro, la sua identità non fosse completamente sconosciuta al resto del mondo. In fondo non c'era niente di così intrinsecamente drammatico nell'essere figlio di uno dei docenti; il problema però, per uno come lui, stava proprio nel particolare temperamento vivace e sopra le righe della madre, che non smetteva mai di farlo sentire tremendamente in imbarazzo.
    Adesso un'altra studentessa di Corvonero, dai capelli biondi e grandi occhi azzurri, gli stava rivolgendo la parola, porgendogli un disegno. Otis avvertì il familiare rossore colorargli il viso mentre annuiva, e accettava il bozzetto della ragazza. «Apple. Apple Scamander.» Otis la conosceva di vista, l'aveva vista in giro a scuola, e poi era il Prefetto dei Corvonero. Le strinse la mano, finalmente decidendosi a parlare. «Sono Otis. Cos'è questo? L-l'hai fatto tu?» Lo schizzo che la ragazza gli aveva porto rappresentava lui e Suzie, circondati da fazzolettini usati dalla giovane Maddalena e seduti sul divano. Era veramente colpito, e oltremodo imbarazzato dall'idea di essere stato osservato e disegnato da un altro essere umano – una ragazza, per altro. Sii carino. «È veramente... È bello! Sei brava. Grazie.» Ma perché l'hai fatto?, avrebbe voluto chiederle, ma riconobbe che fosse una domanda stupida ed evitò.
    «Non so se lo sai, ma Suzie piangeva da giorni praticamente.» Ovviamente, non lo sapeva. Scosse la testa, stringendosi nelle spalle. «Non voglio sapere quello che ti ha detto – immagino siano cose private... Anche se ammetto di aver sentito, un po' per caso, una parte della questione. Però, ecco, davvero: come hai fatto? Perché tutti quanti hanno provato a farla star meglio, in un modo o nell'altro, ma con zero risultati. Ti prego, dimmi che non l'hai drogata.» Ridacchiò, scuotendo la testa, e scrollò le spalle ancora una volta. «Un po' per caso?» Mimò con le dita delle virgolette. «Comunque non saprei, davvero. C'erano diverse questioni che la affliggevano, ad essere onesti, ma non ho avuto il tempo di dirle molto perché è sfrecciata via prima che avessi modo di finire. E adesso crede che io le abbia consigliato di minacciare il suo ex ragazzo di mettere in giro voci sulle dimensioni del suo...» Sospirò, passandosi una mano sul volto. «Comunque sia, credo che avesse soltanto bisogno di parlare con qualcuno. Sono sicuro che chiunque altro avrebbe avuto il mio stesso effetto.»
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Corvonero
    Posts
    132
    Reputation
    +288

    Status
    Anonymes!
    L'imbarazzo del giovane Tassorosso è ben visibile agli occhi di Apple, la quale, nel sederglisi accanto sul piccolo divanetto, si costringe a mantenere una certa distanza da lui. La bionda è la classica persona capace di prendere fin troppa confidenza subito, che, se potesse, si presenterebbe ad un estraneo con un abbraccio coloroso e un bacio sulla guancia; ma è anche abbastanza empatica per cogliere la timidezza del ragazzo che le siede accanto, ed il suo evidente non essere propriamente a suo agio con la situazione. Cerca allora di non invadere troppo i suoi spazi: si limita ad una stretta di mano che ha un che di istituzionale, e rimane in silenzio ad osservarlo, mentre con i suoi occhi chiari pare studiare con una certa minuzia il contenuto del foglio che gli ha appena regalato. « Sono Otis. Cos'è questo? L-l'hai fatto tu? »
    La bionda annuisce, sporgendosi leggermente di più verso di lui per spiare, un altro istante appena, il contenuto del disegno. « Mhm, sì. Sareste tu e Suzie. Vedi, ti ho disegnato un'aureola sulla testa perché mi sei sembrato una specie di angioletto, mentre le parlavi. » Con l'indice segue alcune linee tracciate a matita, e ridacchia leggermente nel parlare, finendo per domandarsi, tra sé e sé, quanto di tutto ciò che sta dicendo possa essere scomodo o poco opportuno agli occhi di Otis. Le labbra rosee s'incurvano in un sorrisino quasi timido, nel posare gli occhi chiari in quelli di lui. Fa spallucce. « Ho semplicemente notato che hai dei modi di fare molto gentili » tenta di spiegare ulteriormente, in un
    tumblr_mh8ug7211m1qdndm8o1_250
    tono semplice, il contenuto di quella vignetta che, comincia a pensare, potrebbe risultare alquanto fuori luogo. Questa becera abitudine che ha sempre avuto d'intromettersi nelle faccende altrui, senza chiedere il permesso, non ha mai effettivamente riscontrato particolari successi. Sorride però al complimento forzato di Otis, come se lui l'avesse appena elogiata nel più entusiastico dei modi. « In realtà è stata una cosa un po' improvvisata... Ma grazie. »
    « Un po' per caso? Comunque non saprei, davvero. C'erano diverse questioni che la affliggevano, ad essere onesti, ma non ho avuto il tempo di dirle molto perché è sfrecciata via prima che avessi modo di finire. E adesso crede che io le abbia consigliato di minacciare il suo ex ragazzo di mettere in giro voci sulle dimensioni del suo... Comunque sia, credo che avesse soltanto bisogno di parlare con qualcuno. Sono sicuro che chiunque altro avrebbe avuto il mio stesso effetto. »
    Il gomito appoggiato allo schienale del divano, e il palmo della mano che le sostiene il capo, la piccola Corvonero pare rimanere assorta tra quelle parole anche dopo svariati istanti dal momento in cui Otis smette di parlare: gli occhi chiari si concentrano su un punto imprecisato, poco più in là, e sembrano lontani, mentre la giovane ripercorre mentalmente la scena a cui ha appena assistito. Qualcosa le dice che non è stato semplicemente il caso ad aver fatto sì che il moro sollevasse in pochi minuti la povera Suzie da quello stato di disperazione totale: così non può essere. Non ha mai creduto nelle fatalità, forse perché si è sempre dipinta una visione più deterministica dell'universo, forse perché è convinta che ogni cosa, nella vita, debba avere una specifica funzione - e così ogni persona. La rilassa incredibilmente questo pensiero, semplicemente perché si accorge che accettare che tutto quanto, intorno a lei, sia in preda al caos più totale, sarebbe troppo doloroso. L'idea di esistere per un motivo già ben definito, di avere uno scopo in quanto essere vivente, è così poetica e, banalmente, così bella, da impedirle di cercare altrove una risposta alla sua stessa esistenza. Ed ha proprio questo pensiero a tempestarle la mente, quando pare riemergere dal suo stato di trance temporanea, e torna a stabilire un contatto oculare con il ragazzo di fronte a sé. « Non aveva bisogno di parlare con qualcuno. » Scuote la testa piano, mentre uno strano senso di realizzazione ed euforia sembra pervarderla. « Aveva bisogno di parlare con te. » I suoi occhi azzurri sembrano illuminarsi di colpo, e sembrano gridare rivelazione, mentre si fa più vicina al ragazzo. « Abbiamo provato per giorni a tranquillizzarla. Se tu sei stato il primo che c'è riuscito, e dopo così pochi minuti di conversazione, un motivo deve esserci. Non trovi? » Gli sorride, quasi contenta di aver colto quel particolare. Come se il suo scopo quotidiano fosse all'improvviso portato a termine. « Chissà, magari sarai un grande piscologo, da grande! Ci hai mai pensato? » Annuisce, sempre più convinta delle proprie parole. « Sono certa che devi essere bravo, con le persone. E non fare quella faccia... Probabilmente non devi essertene ancora reso conto. Fidati, io ho occhio per queste cose. Ti ho visto mentre le parlavi: sembrava proprio che tutti quei consigli ti venissero fuori così... spontaneamente. Come se avessi già vissuto quello che stava vivendo lei, in un'altra vita magari! » Apple comincia a pensare che Otis potrebbe, da un momento all'altro, darle della pazza e scappare via. E forse non sarebbe da biasimare. Ma lei, semplicemente, non riesce a smettere di parlare: è come se, all'improvviso, una vocina nella sua testa avesse cominciato a dirle che la sua missione della giornata è proprio davanti a lei: e si chiama Otis Branwell, un ragazzino incapace di vedere le proprie grandi capacità. « Sono sicura che hai talento. Ma se vuoi esserne certo, possiamo metterti alla prova, magari. Prova con me. » Si stringe nelle spalle, guardandolo con fermezza. « Se ti va, chiaramente. »
     
    .
  5.      
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Collegiali
    Posts
    322
    Reputation
    +982

    Status
    Anonymes!
    «Mhm, sì. Sareste tu e Suzie. Vedi, ti ho disegnato un'aureola sulla testa perché mi sei sembrato una specie di angioletto, mentre le parlavi. Ho semplicemente notato che hai dei modi di fare molto gentili. In realtà è stata una cosa un po' improvvisata... Ma grazie» Otis seguì con lo sguardo i sentieri invisibili tracciati dalle dita della ragazza sul disegno. Non riusciva proprio a capire cosa l'avesse spinta a farlo, ma se ne sentiva estremamente lusingato, e sapeva che avrebbe fatto tesoro di quel gesto così dolce. Annuendo, ripiegò il foglietto, con lo sguardo ancora per terra. «L'aureola è un po' eccessiva, forse, e mette a dura prova la reputazione da cattivo ragazzo che mi sono costruito con tanta fatica, per cui dovrò assicurarmi che nessuno lo veda mai.» Scherzò poi, con la sua solita espressione serissima. Finalmente le sorrise incerto.
    «Non aveva bisogno di parlare con qualcuno. Aveva bisogno di parlare con te.» «Ma verament-» provò ad obiettare Otis, ma venne prontamente fermato dalla ragazza. «Abbiamo provato per giorni a tranquillizzarla. Se tu sei stato il primo che c'è riuscito, e dopo così pochi minuti di conversazione, un motivo deve esserci. Non trovi? Chissà, magari sarai un grande psicologo da grande! Ci hai mai pensato? Sono certa che devi essere bravo con le persone» Esitò, strofinandosi le mani tra le gambe, incerto. Non si era mai soffermato a pensare al suo futuro in quel senso. Lavorativamente, Otis non aveva idea di dove avrebbe potuto collocarsi. Aveva varie passioni, una certa propensione per l'Erbologia e la cura delle Creature Fantastiche (ma nulla degno di particolare nota), una discreta abilità nel disegno e una notevole collezione di vinili babbani, custodita gelosamente all'interno di una libreria nella sua camera, celata da una tendina scorrevole. Difficilmente il percorso che la madre avrebbe voluto per lui nel mondo della Divinazione, senz'altro facilitato dalla sua Legilimanzia, sarebbe stato quello scelto dal giovane mago, che piuttosto avrebbe preferito lasciarsi torturare da una maledizione Cruciatus per due anni (senza essere drammatici). Voleva molto bene alla madre, ma per quella sorta di naturale istinto che si cela dentro di noi che ci spinge ad allontanarci quanto più possibile dalle identità dei nostri genitori, di forgiarci una nostra strada, tracciare un percorso autonomo e differente, e per scarso interesse personale, probabilmente dovuto a quella stessa spontanea spinta, era certo che ci fosse altro che il destino aveva in serbo per lui. Ma la psicologia... Non ci aveva proprio mai pensato, ma intuitivamente l'idea di avere a che fare con così tante persone per così tanto tempo, di assumersi tutta quella responsabilità gli creavano già una certa quantità di ansia. «Io non credo ne sarei capace...» Ma Apple non sembrò convinta. Annuì, in tutta risposta, energicamente. «E non fare quella faccia... Probabilmente non devi essertene ancora reso conto. Fidati, io ho occhio per queste cose. Ti ho visto mentre le parlavi: sembrava proprio che tutti quei consigli ti venissero fuori così... spontaneamente. Come se lo avessi già vissuto quello che stava vivendo lei, in un'altra vita magari!» Otis aggrottò la fronte, perplesso. «Oh-oh. Sembri quasi mia madre.» Si grattò la fronte. «Temo tu mi stia sopravvalutando moltissimo. Si è trattato di un caso, davvero. Le persone sono...» Sospirò, gli occhi che vagavano da destra verso sinistra, in cerca della parola giusta. «...Sono difficili. E pesanti, a volte. Però non sono impossibili da capire. Il problema, in fondo, credo stia nel fatto che pochissime persone sono disposte a fare quello sforzo in più a... A cercare di capire. E quindi gli sembra impossibile, e quando qualcuno ci riesce gli sembra un miracolo. Vedere il mondo dagli occhi altrui a volte ti può prosciugare, è giusto che venga fatto con parsimonia... Ma non è una cosa così straordinaria.» Accetta il complimento e taci. Grazie al Cielo Apple non diede troppo peso alle stupidaggini che aveva iniziato a borbottare. «Sono sicura che hai talento.» fece semplicemente. «Ma se vuoi esserne certo, possiamo metterti alla prova, magari. Prova con me. Se ti va, chiaramente.»
    tumblr_o43tslwNHc1s01fsdo8_r1_250
    Quella richiesta lo spiazzò per qualche istante – come del resto aveva fatto anche il resto delle ultime interazioni che il ragazzo aveva intrattenuto nell'ultima mezz'ora. «Uhm... Non lo so...» Lanciò un'occhiata incerta all'amico, alla ricerca di una via di uscita, ma lui ormai aveva smesso di prestargli attenzione ed era ritornato ad occuparsi dei propri compiti. Tornò a guardare Apple, quindi si mordicchiò il labbro, ancora assorto nei suoi pensieri. «E va bene. Ma l'hai voluto tu, e non puoi picchiarmi o insultarmi o offenderti se dico qualcosa che non va bene. Promesso?» Si voltò, in modo da porsi di fronte a lei con tutto il corpo, ed emise un respiro sonoro. «Uhm... Beh, partirei da quello che so. Sei un Prefetto, per cui devi essere una persona responsabile, suppongo? Probabilmente hai molto a cuore gli altri, ti prendi cura di loro per quanto ti è possibile. Sei una persona introversa, probabilmente, per via del fatto che uno dei tuoi hobby credo sia disegnare, che è un'attività che tendenzialmente si fa da soli... Quindi... Quindi ti piace stare da sola, ma ami la compagnia degli altri. E... E quindi direi che sei creativa, sei probabilmente anche una sognatrice, un'idealista, forse. Però a volte ti senti un po' sola, forse stai cercando qualcuno che ti capisca fino in fondo. Merlino, ora sono io a parlare come mia madre.» Otis si passò una mano sul volto, imbarazzato e detestandosi per la banalità delle proprie affermazioni. Cercò di combattere la timidezza, e di concentrarsi, di continuare. Ma si spinse troppo oltre. Prima che potesse controllarsi, Otis le stava leggendo la mente, invadendo i ricordi. Sentì le sue sensazioni, visse le sue emozioni, e per qualche secondo entrò completamente nella sua testa. Riuscì a tirarsene fuori, stravolto, e rimase a fissarla con occhi spalancati. «Mi dispiace moltissimo. Io... Io non volevo. Non avremmo dovuto, è stata un'idea stupida. Devo... Vado!» Quindi si alzò, inciampando nei piedi della poltrona di fronte a lui ma riuscendo a tenersi in piedi. Afferrò il suo zaino e lo riempì freneticamente dei libri e dei quaderni che aveva lasciato sparsi sul tavolo su cui stava studiando. L'amico, confuso, provò a chiedergli cosa fosse successo, ma Otis lasciò la stanza senza dargli spiegazioni, cosicché questi si limitò a seguirlo.


    Non aveva avuto il coraggio di fermarla nei corridoi e scusarsi per l'increscioso incidente. Aveva passato i giorni successivi all'episodio a nascondersi ed evitarla nei corridoi come meglio poteva, ma quella situazione, se ne rendeva conto anche lui, doveva terminare. Così aveva deciso di fare la seconda miglior cosa, ed un pomeriggio era riuscito a recuperare Suzie Finnegan, ottenendo la sua attenzione per una frazione di tempo abbastanza ampia da consegnarle un bigliettino, chiedendole di lasciarlo dove Apple l'avrebbe trovato. La nota scritta da Otis leggeva:

    Scusami ancora per l'altro giorno. Non so proprio come fare per farmi perdonare.
    Dimmi cosa vuoi che io faccia, e farò di tutto. Non proprio tutto Ovviamente ci sono alcune cose che non farei mai, manteniamoci sempre civili e decenti.
    Ma sono abbastanza aperto all'ipotesi della pubblica umiliazione. Mi manterrei invece piuttosto distante da punizioni di tipo fisico, i.e. inflizione di ferite con armi contundenti e/o aggressioni. Appoggio invece aggressioni di natura verbale.
    Fammi sapere, sono a tua disposizione per qualunque idea ti venga in mente!
    Scusami ancora
    Otis
     
    .
4 replies since 20/2/2019, 20:52   115 views
  Share  
.